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Autore: Luchawww    06/10/2019    0 recensioni
Settimo e ultimo anno per Rose Weasley alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Eppure, le parole del padre Ron pronunciate quel primo settembre di sette anni prima a King's Cross le risuonano ancora nelle orecchie: "Quel piccolo Scorpius, vedi di batterlo in tutte le prove. Rose...Non essere troppo amica con lui!”.
(caratterizzazione e concept PRE Cursed Child)
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily Luna/Lysander, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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«Può darsi che tu abbia ragione Lily, ma finchè non ti fai avanti non capirai mai se…»
«Senti, boh ora come ora non saprei che fare e poi-»
«Questo perché non trovi il coraggio»
Mugolai, aprendo un occhio e incontrando la federa chiara del cuscino. Sembrava il ripetersi del solito incubo: non bastava passare un’intera estate alla Tana, rinunciando ad ogni minima briciola di privacy e ad ogni occasione per farsi una sana dormita; no, le chiacchere ad alta voce la mattina presto mi avrebbero assillata per tutto l’anno scolastico.
«Svegliati pelandrona!»
Un cuscino mi rimbalzò all’altezza imprecisa del sedere, dato che ero un groviglio indecifrabile di coperte, arti e capelli. Con un unico movimento fulmineo mi rivoltai a pancia in su e lanciai uno sguardo orizzontale alla stanza.
Essendo Caposcuola avevo la mia camera da letto personale, corredata di una piccola libreria ed un tavolo in legno scuro. Tavolo su cui se ne stava elegantemente seduta una Dominique già pronta e pettinata, che mi lanciava uno sguardo vagamente interdetto, come se avessi interrotto il suo discorso.
«Muoviti che oggi ci danno gli orari… cavolo, dovresti essere te a dirmelo.» borbottò Lily lanciandomi la camicia. Mi strofinai gli occhi e biascicai qualcosa mentre mi vestivo.
«Sono rimasta alzata… non ho visto Albus tornare.»
Dominique saltò giù dal tavolo con un fruscio della gonna e rivolse gli occhi al cielo «Rose, avrà avuto le sue cose da fare.»
La fissai alzando un soppracciglio, mentre tentavo di annodarmi la cravatta e infilarmi le scarpe contemporaneamente e dovetti sembrare alquanto ridicola perché Lily me la prese tra le mani ridacchiando e mi aiutò a fare un nodo decente.
«Che cose e cose da fare, non si è fatto vedere nemmeno al banchetto. Cioè il banchetto di inizio anno! Dell’ULTIMO anno! Potrei sospettare che non sia nemmeno arrivato ad Hogwarts!»
Lily scosse la testa «Tranquilla, prima ho beccato Hugo e mi ha detto che era già sceso. Poi non ho ben capito perché continuasse a ridere…» si grattò il mento pensierosa «…ma sicuramente sarà perché anche tuo fratello fa parte della combriccola di Fred e Roxanne, ovvero quella dei deviati mentali»
Ridacchiai.
«Allora andiamo, che voglio parlargli e… Dom?» la bionda si girò mentre mi teneva aperta la porta per passare «Com’è che sai la parola d’ordine della Sala Comune?»  Dominique sorrise maliziosa «Ho le mie fonti.»
Lanciai uno sguardo interrogativo a Lily, ma mi rispose con un’alzata di spalle e un’espressione amara.
 
La Sala grande era già gremita di studenti schiamazzanti che scartavano pacchi e aprivano le lettere appena recapitate dallo sciame di gufi. «Non sarà rimasto più nulla da mangiare!» si lamentò Dominique, congedandosi con uno sbuffo e andando dritta a sedersi vicino alla figura di un ragazzo di Corvonero che sembrava essere decisamente Rainold Light. Io e Lily ci scambiammo un’occhiata esasperata prima di infilarci in due posti vuoti quasi in fondo al tavolo, vicino ad Hugo e Fred che se la raccontavano animatamente senza degnarci di un saluto. Non appena ci fummo sedute, una mano mi battè sulla spalla.
«Ciao Rose! Ciao Lily!» ci voltammo sincronicamente per salutare il professor Paciock. Lui ci sorrise gentile mentre infilava la mano in una delle tante tasche del grembiule di pelle sporco che indossava. «Ciao Neville» salutò Lily con un cenno del capo.
«Passata una bella estate? Ho qua i vostri orari… scusate forse li ho un po’ sporcati» e con un gesto agitò via le traccie di terriccio dai fogli prima di consegnarceli. «Scusate la fretta, ma devo aiutare mia figlia a ritrovare il suo libro di Pozioni e andare a sistemare la serra numero 2… ci vediamo! Ah, con te Lily ci vediamo dopo!» ci fece l’occhiolino e troterellò fuori dalla sala grande lasciando una scia di macchie di terra sul marmo chiaro.
Scorsi velocemente l’orario di lunedì, notando che avrei avuto Aritmanzia alla prima ora e mi infilai il foglio in tasca. Non volevo rovinarmi la giornata scoprendo già cosa mi aspettava per tutta la settimana; okey che avevo scelto io le materie in cui avrei preso dei M.A.G.O., ma volevo lasciarmi l’effetto sorpresa. Ignorai le lamentele di Lily sul fatto che le avessero appioppato due ore di Cura Delle Creature Magiche subito dopo pranzo e su quanto non sopportasse tutto ciò che potesse essere viscido, peloso, zannuto e velenoso insieme.
Non so quante volte le avevo detto di mollarla, ma ogni volta mi rispondeva con un borbottio che suonava vagamente come ‘Lysander’.
Feci scorrere lo sguardo sul tavolo di Serpeverde ed individuai una nuca biondo chiaro; Malfoy stava di spalle ed un ragazzo dai capelli disordinati era chino su di lui e sembrava lo stesse implorando per qualcosa. Un gesto secco di diniego da parte del biondo fece alzare gli occhi al cielo all’altro.
«É Albus» Lily stava guardando nello stesso punto, mentre spezzava un tramezzino. Mi girai verso di lei tenendo gli occhi fissi sulla scenetta dall’altra parte della stanza.
«Ma che ci fa con la sciarpa?» chiesi, ma sentii addosso uno sguardo e notai che Hugo fissava me, poi Fred, poi i due che discutevano e di nuovo me. Ad un certo punto sia lui che Fred affondarono la testa dentro il calice di Succo di Zucca per mascherare, inutilmente, una grassa risata. «Buongiorno, che avete da ridere voi due cretini?» Roxanne si fece spazio tra i due che avevano preso a scuotere la testa vigorosamente e mollò sul tavolo due fogli. «I vostro orari… li ho fatti uguali ai miei, così siamo in tre a non avere speranze di combinare nulla nella vita.»
Lily prese a ridacchiare mentre io osservavo la figura di Albus che si avvicinava con un’espressione delusa e prendeva posto di fronte a me. Gli rivolsi uno sguardo severo, sperando che cogliesse al volo il fatto che mi sentissi offesa per la sera prima.
«Buon giorno, eh» sbottò Lily lanciandogli un’occhiata. Hugo, Fred e Roxanne trattennero a stento le risate mentre lo guardavano di sottecchi. «Tutto bene Albus?» lo apostrofò mio fratello prima di alzarsi e raccogliere la borsa. Albus gli rivolse un’occhiata gelida. «Si grazie» ribatté con freddezza.
«Allora ci si vede a pranzo» rispose l’altro, allontanandosi con gli altri due appresso, che a stento riuscivano a soffocare le risate. Una volta spariti oltre le porte della Sala Grande li sentimmo scoppiare in un fragoroso latrato.
«Che succede Al? Dove eri finito ieri? Ti sei perso l’ultimo banchetto di inizio anno della tua vita!» sputai fuori tutto d’un fiato puntandogli gli occhi inquisitori addosso. Lui si torse le mani e cominciò a giocherellare con una fetta di pane integrale, frantumandola.
«Cosa ha detto il Cappello Parlante?» chiese.
«Nulla di nuovo, a dire la verità» osservai pensierosa, ma Albus riprese a fissarmi nervoso.
«Devo parlarti, Rose…» dichiarò a mezza voce. Agitai la mano che brandiva la fetta di pane tostato «Sono qui, ti sto ascoltando» dissi, ma Albus lanciò un’occhiata a Lily.
«Che? Ah, oh…» la rossa si alzò con aria offesa «…scusa caro fratellino, mi tolgo di mezzo. Lo so che non sono esattamente la tua confidente preferita» sbottò acida mentre agguantava una mela e si risistemava gli occhiali sul naso.
«Lily…» sospirò Albus , ma lei mi salutò con la mano e si allontanò.
«Che miseriaccia succede? Perché porti la sciarpa?» tornai a caricare, con la fetta di pane ormai penzolante dalla mano. Albus si sporse verso di me con aria imbarazzata.
«Vedi… ieri, dopo che ci siamo beccati sul treno ho incontrato Scorpius e l’ho trascinato da Fred e Hugo che stavano facendo i soliti affari di routine…» aggrottai le sopracciglia senza capire «…si beh, dai, testavano la roba nuova che Fred ha sgraffignato allo zio… merce dei Tiri Vispi…insomma erano lì con dei primini e-»
 «COSA?! MA LO SANNO CHE É ILLEGALE?!» urlai sconcertata, mentre una buona porzione di gente presente in Sala Grande si girava a fissarmi. Mi schiarì la voce, sentendomi le orecchie e la faccia calda, e mi avvicinai ancora di più ad Albus.
«Questo gli costerebbe molto più di una sospensione! Ma scusa il tuo amico è Caposcuola e non ha detto niente?!» continuai inacidita, alzando il mento verso alla testa bionda che ci dava le spalle. Albus alzò gli occhi al cielo.
«Calma, aspetta… cioè boh, si, ha detto che non gli fregava niente, che quelli potevano anche farsi saltare la testa a vicenda purchè non lo mettessero in mezzo…» lo squadrai incredula.
«Gran coraggio il signorino… ma chi cavolo lo ha scelto come Caposcuola, diavolo…»
«Mi ascolti?!» Albus alzò la voce, scuotendomi la mano davanti. «Il punto del discorso è un altro…» sbuffai sonoramente ma stetti zitta.
«Insomma, ad un certo punto Fred mi ha passato una pasticca, che io credevo una Pasticca Vomitosa insomma, uguale, okay? Ma mi ha detto di provarla perché era una novità, già testata ovviamente… una sorta di cosa tipo “Piaghesciche Portatili” o che ne so io…» Lo interruppi con la mano che brandiva la fetta di pane.
«E tu vuoi dirmi che l’hai mangiata?» chiesi con voce molto calma, fissandolo. Albus tirò le labbra nervosamente in un sorriso forzato. «Rose… mi ha detto che non avrei mai avuto il coraggio…» Mollai la fetta di pane e presi a massaggiarmi le tempie. Okay, Albus non aveva mai brillato di particolare intelligenza, ma neppure un Elfo Domestico esageratamente masochista avrebbe mai accettato una pillola ‘anonima’ da Fred Weasley. Ma scherziamo? Oltretutto, il pensiero che si divertissero a testare i loro prodotti non brevettati sui poveri e incoscienti undicenni, primo, mi faceva pensare ai racconti di mamma e papà sulle bravate dello zio George e di suo fratello da giovani; secondo, mi faceva sentire uno schifo perché in sette anni non avevo potuto impedirlo.
«Al, credo che tu possa condividere almeno il novantacinquepercento del tuo patrimonio genetico con un Troll» sospirai pietrificandolo con lo sguardo. Lui si risedette con un’espressione malconcia. «…e ora?» chiesi timorosa. Lui sospirò e mi guardò con gli occhi verdi vacui.
«Ora ho un problemino qua sotto.»
La mia mandibola si lanciò a caduta libera verso il tavolo, mentre lo guardavo sconcertata. Albus prese ad agitarsi rosso in faccia «C-che hai capito!» sbottò «Vieni» aggiunse alzandosi e dirigendosi verso l’uscita della sala.
Raccattai la mia borsa e lo seguii. Sentendo un pizzicore alla nuca, mi voltai e vidi Malfoy che, ancora seduto al tavolo della sua Casa, ci osservava con un’espressione strana mentre uscivamo dalla sala. Sembrava a metà tra l’incredulo e l’infastidito e quell’apparente reazione mi spiazzò. Non era un tipo solitamente espressivo. Raggiungemmo l’armadio delle scope di Gazza e ci infilammo dentro.
«Guarda» Albus prese a slegarsi la sciarpa. Notai che la pelle sul collo era viscida e livida. Si sbottonò la camicia e con un’espressione di dolore se la sfilò. «Oddio…» mi coprii la bocca osservando una serie di grosse pustole violacee che ricoprivano una vasta parte di pelle; partivano dal collo e scendevano fino al petto.
«É doloroso» grugnì sofferente Albus.
«É disgustoso» asserii con faccia schifata.
Lui riprese a rivestirsi con lo sguardo piantato a terra. «Non vanno via… non so che fare. Forse ci vorrebbe una pozione, un antidoto boh…»
«Lo hai detto a Fred e Roxanne?»
«Io… no, ma credo che le abbiano testate anche su qualcun altro e visto la reazione… ho notato come ridevano sotto i baffi a colazione» borbottò.
«Parlerò io con loro» cominciai, ma Albus scosse la testa con veemenza
«Neanche per sogno. Giuro che non farò più lo stesso errore, ma giuro anche che non mi abbasserò tanto da dimostrargli di essere caduto vittima di un loro scherzo idiota… e non mi importa se magari hanno un antidoto per farle sparire» aggiunse pensoso e con aria ferita.
«Andiamo da Lumacorno» suggerii allora, ben decisa a non spingerlo a passare sopra il proprio orgoglio. Io ero esattamente come lui, potevo capire; ma lui scosse la testa nuovamente
«Lo sai che quel tipo di merce dovrebbe essere vietata ad Hogwarts, non posso dirgli cosa ho preso… e nemmeno mentirgli» mi anticipò. «Sono già andato anche da Madama Chips, ma non ha fatto altro che guardarmi sospettosa e chiedermi se avessi avuto a che fare con draghi… me la sono svignata prima che potesse tornare con la McGranitt» confessò. «Nemmeno Scorpius mi ha voluto aiutare» aggiunse con fastidio.
Gli rivolsi uno sguardo incuriosito, mentre mi sedevo su un grosso barattolo di Solvente Magico di Nonna Acetonella. «Di questo parlavate a colazione?».
Albus alzò gli occhi al cielo esasperato «Ha detto che non ci pensa nemmeno, che sono affari miei, che se ho i Vermicoli al posto del cervello non è un problema suo.» Non riuscì a mascherare un sorrisetto soddisfatto.
«Non posso che sostenere alla grande ogni sua parola in questo caso…» Ma un’occhiata implorante mi impedì di dare ulteriore manforte alle parole del biondo. Sbuffai.
«D’accordo. Farò qualche ricerca in biblioteca okay? Ma giuro che dopo questa non voglio più saperne niente…» Albus mi sorrise con tutti i trentadue denti mentre si riarrotolava la sciarpa intorno al collo. «Sono quasi certa che ci serva una pozione… ma dovremmo avere un posto dove prepararla... suggerirei il bagno di Mirtilla, ma ora è molto più frequentato di qualsiasi altro bagno… lo sai no, ogni giorno orde di primini cercano di aprire la Camera Dei Segreti sputacchiando biascichii sconnessi, nel tentativo di imitare il grande Harry Potter» Albus sghignazzò sonormente.
«Okay… ma tu Rose hai la camera da Caposcuola…» Alzai le mani prontamente, come per difendermi. «Scordatelo» dissi scuotendo la testa «Dominique verrà a trasferisi nel mio letto prima ancora che me ne accorga!» Albus si grattò la nuca pensieroso.
«Credo che chiederò a Scorpius.» concluse.
«Ma se hai detto che non gli importa niente?» chiesi incredula. Albus alzò le spalle.
«Non conosco altre soluzioni… poi magari se glielo chiedi tu…». Mi alzai di scatto.
«Che?!»
Albus assunse un sorriso stupido. «Massì, ti inventi la scusa che è una grande scocciatura aiutarmi ma che ci serve un posto per preparare la pozione in santa pace…» Incrociai le braccia sprezzante. «Non sarebbe una scusa dire che è una grande scocciatura aiutarti» grugnii.
«Ma lo farai… vero?» chiese di rimando con tono incerto. Lo guardai in quegli occhi verdi e grandi, che anche nella semioscurità dello sgabuzzino sembrava brillassero di luce propria.
«…Si» esalai.
Si lanciò ad abbracciarmi, ma quasi subito si allontanò pentendosi e mugugnando di dolore. «Ahi, credo di averne fatta scoppiare una» borbottò con quasi le lacrime agli occhi.

 

   
 
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