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Autore: lady lina 77    08/10/2019    1 recensioni
Una nuova fanfiction, una AU (che sarà molto lunga), che parte dal tradimento di Ross della S2. Cosa sarebbe successo se Elizabeth si fosse accorta prima di sposare George, della gravidanza del piccolo Valentine? Cosa sarebbe successo se avesse obbligato Ross a prendersi le sue responsabilità?
Una storia dove Ross dovrà dolorosamente fare i conti con le conseguenze dei propri errori e con la necessità di dover prendere decisioni difficili e dolorose che porteranno una Demelza (già incinta di Clowance) e il piccolo Jeremy lontano...
Una storia che, partendo dalla S2, abbraccerà persone e luoghi presenti nelle S3 e 4, pur in contesti e in modalità differenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Nuovo personaggio, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera e quella notte fra anti-Vigilia e Vigilia di Natale erano state strane, cariche di emozioni, piene di dolcezza e un misto di sensazioni e sentimenti fortissimi, racchiusi nello scrigno di Nampara che aveva custodito una mamma, un papà e una bimba appena nata, arrivata per dimostrare al mondo che i miracoli esistono.

Ross non aveva chiuso occhio e lui e Demelza erano rimasti a lungo abbracciati a letto in silenzio, scaldati dal camino, con la piccola Isabella-Rose fra loro. Aveva ammirato commosso sua figlia, l'aveva accarezzata, baciata, aveva imparato a conoscerla e si era impresso nella mente ogni aspetto di lei, neonata. Tante cose si era perso con gli altri bambini ed ora ne era pentito perché osservare la propria figlia appena nata, era qualcosa di grandioso da condividere con la donna amata e che ti ha reso padre.

Demelza era stanca ma la sua espressione era felice e serena. Col capo appoggiato contro il suo petto avevano chiacchierato, si erano coccolati, si erano presi quel tempo solo per loro che si erano negati troppo a lungo quando erano nati gli altri figli e quando si erano separati e il fatto che la piccola avesse scelto quel preciso momento in cui erano soli a casa per venire al mondo, era stato vissuto come un dono e una benedizione da entrambi. Passata la paura, passato il dolore, passata la tensione, avevano assaporato quei primi preziosi momenti senza disturbi, senza chiasso, circondati solo da pace. E solo Dio sapeva quanto ne avessero bisogno e quanto negli anni il ricordo di quel momento sarebbe stato dolce e carico di commozione.

Isabella-Rose aveva dimostrato da subito un caratterino fiero, degno delle sue sorelle maggiori ma soprattutto, degno di una Poldark. Reclamava attenzioni, reclamava coccole e strillava se non si sentiva al centro dell'attenzione. Avevano riso nel guardarla, avevano scherzato sul fatto che coi gemelli avrebbero fondato una gang di briganti e immaginato mille e mille cose sul suo futuro. La piccola si era addormentata solo dopo mezzanotte, alla fine dell'ennesima poppata, fra le braccia di Demelza ormai esausta. E a quel punto Ross aveva insistito perché dormisse anche lei.

Si erano coricati insieme, l'aveva tenuta stretta a se con la piccola e dopo infiniti minuti in cui le aveva accarezzato capelli e spalle, aveva ceduto al sonno anche lei, come la bambina.

Ross invece era rimasto sveglio fino all'alba, attento che non finisse la legna nel camino, con l'orecchio teso al rumore del vento e della neve che sbattevano contro le finestre e gli occhi che non si staccavano mai da Demelza e dalla loro bambina. Non riusciva a smettere di guardarle, entrambe bellissime, preziose per lui e infinitamente amate. Era felice, totalmente. E per natura lui non lo era mai davvero del tutto e perciò era ancora più sensazionale quello stato di cose. E si sentiva orgoglioso, della piccola e di tutta la sua famiglia: di Demelza, non avrebbe mai potuto vivere amore più grande o scegliere una moglie e una mamma migliore di lei, per i suoi figli. Di Jeremy e dell'ometto in gamba e sorridente che era diventato, di Clowance che riusciva ad essere elegante ed eterea anche in mezzo alla campagna e si era abituata subito alla sua nuova vita, di Valentine che era diventato sorridente e forte nonostante tutto, di Daisy, piccola piratessa coraggiosa in erba, dal cuore grande e generoso e di Demian, diversissimo da lui, un'anima delicata e gentile destinata ad essere un artista un giorno ma che per adesso era riuscito nell'impresa di imparare, più o meno, a dormire da solo. E anche della piccola Isabella-Rose che con determinazione aveva scalpitato per nascere prima di Natale, in modo da poter festeggiare con tutti loro.

Non vedeva l'ora che i bambini vedessero la loro sorellina, di divertirsi nel guardare le loro reazioni e di tornare tutti sotto lo stesso tetto. Era grato di quel giorno e quella notte solo con Demelza e di tutto ciò che aveva portato ma con le prime luci del giorno sentì che mancava un grande pezzo di famiglia per rendere completa la sua gioia.

Di soppiatto si alzò dal letto, raggiunse il camino per aggiungervi legna e poi prese delle coperte che poggiò sul letto, nel caso Demelza avesse sentito freddo svegliandosi.

La piccola, disturbata dai suoi movimenti, si svegliò e dopo alcuni istanti Demelza fece lo stesso. "E' già mattina?" - chiese, stiracchiandosi.

Ross le si sedette accanto, porgendole dei biscotti e una tazza di tè che aveva appena preparato per lei. "Sì, ma vorrei che stessi a letto per oggi. Finché puoi, almeno".

Lei si rannicchiò sotto la coperta, stringendo a se la neonata. "Ci sono un sacco di cose da preparare per stasera. Non abbiamo combinato nulla...".

Ross ridacchiò, guardando Isabella-Rose. "Non sono d'accordo... E tu hai bisogno di riposo e io di sapere che sei a letto tranquilla".

"E la cena di stasera?" - chiese lei.

Chinandosi a baciarla sulle labbra, le scompigliò scherzosamente i capelli. "Ci arrangeremo, anche con poco. Per ora vado a prendere i bambini e avverto che hai partorito, al massimo Lady Alexandra farà preparare del cibo ai suoi cuochi e lo farà portare quì. La cosa importante in fondo è stare insieme, non importa la cena".

Demelza sorrise, prendendogli la mano e baciandogliela. "Vai subito? Ho voglia di vedere tutti i miei bambini".

"Subito! Saranno stupiti di vedermi arrivare a quest'ora, ma appena sapranno cos'è successo, scalpiteranno per correre a casa".

Demelza guardò fuori dalla finestra, accigliata. "Copriti bene e COPRILI bene, fa freddo".

Ross rise, diede un bacio a lei e uno alla bimba e poi, col tricorno in testa, si diresse verso la porta. "Agli ordini! E tu non muoverti dal letto! Strada facendo passo da Dwight e gli chiedo di venire a darti un occhio, comunque".

"Non è necessario, sto bene e lo vedremo stasera".

"E' necessario!" - ribadì Ross. E senza darle tempo di rispondere, sparì di corsa dietro alla porta.


...


Dopo aver allattato Isabella-Rose, Demelza si era addormentata profondamente, cullata dal silenzio tranquillo della casa. Anche la piccola pareva assonnata e anche se c'erano tante cose da fare, per una volta Demelza decise di coccolarsi, di essere ragionevole e di rimanere a letto come le aveva chiesto Ross. Si addormentò domandandosi come i bambini avessero appreso la notizia della nascita della sorellina ed immaginò Ross alle prese con le loro mille domande e la loro eccitazione.

Si addormentò col sorriso sulle labbra e non seppe nemmeno lei quanto dormì. Ma quando un trambusto e un grande chiasso che proveniva dal piano di sotto invase la casa, si svegliò di soprassalto. Il momento di pace era finito a quanto sembrava, anche se Isabella-Rose non ne pareva affatto turbata e continuava a dormire dalla grossa.

La porta si spalancò di corsa e cinque bambini, imbaccuccati come eschimesi e con i cappellini di lana ancora pieni di fiocchi di neve, irruppero eccitati. "Mammaaaaaa!".

Ross, trafelato, li raggiunse col fiatone. "Vi avevo detto di fare con calma e in silenzio! Sembrate la calata degli Unni!".

Valentine lo fissò accigliato. "Chi?".

"Lascia perdere, tesoro...". Ross gli accarezzò i capelli e poi osservò sua moglie, sorridendogli. "Scusa, ho cercato di tenerli tranquilli ma ho fallito miseramente. Stavano facendo colazione quando mi hanno visto arrivare e siccome non ero atteso se non nel pomeriggio, hanno subito capito perché fossi lì. Da quel momento è stato il caos totale! Mi han fatto mille domande, mille richieste, saltavano e correvano ovunque. Lord Falmouth è diventato bianco come un cencio, Lady Alexandra si è messa a piangere e Prudie e i Gimlett si sono allarmati e hanno chiesto di tornare subito a casa. Sono di sotto, stanno sistemando le cose dei bambini e predisponendo per preparare qualcosa per stasera visto che sei comunque decisa a far la festa di Natale, quì. Ho detto loro che non c'è nulla di pronto e fra Lady Alexandra che ha allertato il suo cuoco e i nostri servi, forse stasera non rimarremo a stomaco vuoto".

Ross aveva parlato senza prendere fiato, quasi a volersi giustificare per quella rumorosa invasione. La divertiva vederlo tanto affannato, vederlo preso dai bambini e perso in pensieri meno foschi di quelli che per anni gli avevano annebbiato l'anima. Era adorabile, era l'uomo di cui si era innamorata, forte e passionale ma finalmente anche sorridente e sereno. E poteva definirsi serena pure lei, visto che Prudie e i Gimlett avrebbero salvato il salvabile per la cena assieme ad Alexandra. "Venite quì!" - sussurrò ai bambini, allargando le braccia.

I cinque piccoli, ora più guardinghi e calmi, le si avvicinarono a piccoli passi.

Il primo ad abbracciarla fu Jeremy, il suo ometto che si preoccupava sempre per lei. "Mamma... Stai bene, vero?".

Lo strinse a se, baciandolo sulla fronte e mostrandogli la sorellina che aveva aperto gli occhi e ora sbirciava dalla copertina dentro cui era avvolta. "Io sì. E anche lei, visto?" - disse in tono leggero, per tranquillizzarlo.

Jeremy fece un sorriso biricchino. "Un'altra femmina! Sono morto!".

Anche Valentine sbirciò, incuriosito da questa esperienza che per lui era totalmente nuova. "Ooooh, papà! Ha i capelli neri come i miei! E i tuoi!". Ne sembrava felice, come se questo lo facesse sentire più partecipe della famiglia. Doveva essere bello per lui avere finalmente una sorella con cui condividere la sua appartenenza a quella casa e ai Poldark.

Demelza gli sorrise, ormai la somiglianza fra Valentine e Ross non faceva più male ma anzi, sommata ai tratti di Isabella-Rose, rendeva tutti loro una famiglia unita. "Sì, hai ragione! Ti piace?".

Valentine ci pensò su. "Boh, non avevo mai visto una bambina così piccola. E' strana, così minuscola e così rossa in faccia".

Come offesa da quei commenti poco lusinghieri, Isabella-Rose fece un versetto stizzito, facendo ridere tutti. "Stessi capelli dei Poldark, stesso carattere intransigente..." - rise Ross, osservando ancora una volta il caratterino fiero della sua figlia più piccola.

Clowance guardò suo padre, piena di ammirazione. "Davvero hai aiutato tu la mamma a farla nascere, papà?".

Ross ridacchiò, imbarazzato. "Non ho avuto scelta, te lo assicuro".

Clowance e Jeremy risero. "Lo zio ha detto che non ha mai sentito nulla del genere, che il mondo sta andando a rotoli e che non devono mai essere gli uomini a far nascere i bambini! La nonna è quasi svenuta quando papà glielo ha detto, lo sai mamma?".

Demelza rise, immaginandosi la scena. "Santo cielo, avranno gli incubi per anni. Per sempre, forse".

"Gli passerà" – rispose Ross, sedendosi accanto a lei e prendendo Isabella-Rose fra le braccia perché i fratelli potessero vederla meglio. "Volevo andare anche a chiamare Dwight per farti fare una visita ma poi ho pensato che non aveva le chiavi per entrare e ti saresti dovuta alzare dal letto per andare ad aprirgli la porta. E ti preferivo al caldo e addormentata. Andrò ora, dopo aver sistemato i bambini".

"Non ce n'è bisogno, Ross".

Lui sbuffò. "Ne abbiamo già parlato...".

Daisy si avvicinò alla neonata, studiandola attentamente. "Ohhh, grazie!".

"Chi ringrazi?" - le chiese Jeremy.

La gemellina alzò le spalle. "Tutti! Mamma e papà perché mi han fatto la sorellina e Isabella-Rose che è nata e adesso non sono più la più piccola. E visto che sono grande e ho anche cinque anni da qualche giorno, posso avere la mia torta al ruhm come i pirati, stasera?".

"NOOOOO!!!" - risposero Demelza e Ross all'unisono, davanti a quell'ennesima richiesta.

"Ma uffa!" - sbottò la piccola, picchiando il piedino per terra. "Io devo far pratica!".

Clowance e Valentine ridacchiarono, ancora. "Mamma" – disse la bambina più grande – "Pure per questo la nonna stava per svenire! Quando Daisy le ha detto di voler diventare una piratessa, per poco non è caduta dalla sedia. Miss Rose, la sua domestica personale, ha dovuto portarle i sali".

"La nonna è un pò esagerata" – borbottò Daisy, avvicinandosi alla sorellina appena nata. La guardò, mettendosi in punta di piedi, le toccò la guancia con un dito e poi sospirò. "Io sono più bella!" - sentenziò.

Non lo chiese, lo affermò con assoluta sicurezza e Ross sorrise. "Certo, ovviamente!".

"E io?" - chiese Clowance.

Ross la abbracciò, Clowance era uno splendore, una piccola dea che avrebbe fatto innamorare, nel giro di pochi anni, qualsiasi uomo avesse incrociato il suo cammino. "Anche tu, anche tu ovviamente".

Demian, rimasto imbronciato e in disparte a fianco del letto, guardò sua madre con gli occhi lucidi. Demelza se ne accorse e capì subito cosa ci fosse che non andava. La piccola usurpatrice di mamma e attenzioni era finalmente arrivata e lui era tutt'altro che felice di dividere tutto questo con lei. "Piccolo principe, vieni quì" – gli disse, dolcemente.

"No...".

"Dai...".

"NNNOOO!!!".

Ross si avvicinò al bimbo mentre Clowance sghignazzava. "Su, vai! La mamma aveva davvero voglia di vederti".

"Anche se c'è quella lì?" – chiese imbronciato, indicando con la manina la piccola Isabella-Rose fra le braccia del padre.

Ross sospirò. "Come vedi la tengo io, non la mamma. Potrai tenerla in braccio anche tu, è tua sorella e non è venuta a rubarti niente e nessuno. Soprattutto la mamma!".

Demian sospirò e poi, dopo un'occhiata in cagnesco alla sorellina, si avvicinò alla madre. "Sono ancora il tuo principe?".

Demelza allungò le braccia, stringendolo a se e mettendoselo sul letto, seduto sulle sue gambe. "Amore, sempre..." - sussurrò, baciandolo sulla guancia. "Hai già dei fratelli e delle sorelle, Isabella-Rose è una in più, tutto quì. Sei abituato ad essere in tanti".

Jeremy intervenne. "Esatto! Pensa a me e a quante volte mi è capitato di trovarmi un fratellino nuovo! O una sorellina... Vedi che mamma mi vuole ancora bene anche se siete arrivati voi?".

Tranquillizzato – almeno in parte dalle rassicurazioni del fratello – Demian tornò a guardare la piccola Isabella-Rose. "Ma lei deve rimanere a vivere quì con noi?".

Clowance rise. "Certo!".

"Per quanto tempo?".

"Finché non si sposa!".

Demian apprese la notizia con sgomento, intrecciando le braccia. "E' Natale, sai mamma? Come Gesù Bambino... Lei è nata come Gesù Bambino e allora, come lui, deve dormire nella stalla. Se la mettiamo lì, sarà contenta di far la nanna come lui, con il nostro asinello e le nostre mucche. Magari le diamo anche le caprette e gli agnellini per tenerla calda!".

E Clowance rise, di nuovo, imitata da tutti gli altri. "Non ci sperare! Ci ho provato pure io, quando siete nati tu e Daisy, ma non ha funzionato, abbiamo dovuto tenervi".

"Hei!" - borbottò la piccola piratessa, dando una pacca sul braccio alla sorella.

Jeremy soggignò. "Strillavi sempre, Daisy!".

"Non è vero!".

"Sì che è vero!".

"Papààààà". In cerca di sostegno, la piccola gemellina si gettò fra le braccia di Ross che fu costretto a prenderla al volo col braccio che aveva libero. A fatica diede Isabella-Rose a Demelza perché la mostrasse bene a Demian e poi si mise Daisy sulle spalle per farla giocare ed impedirle di picchiare Clowance.

Demian spiò la piccola e poi gli fece la linguaccia. E Isabella-Rose di tutta risposta, allungò la manina a tirargli i capelli. "Haiaaaaa!" - piagnucolò – "Vedi mamma, deve stare nella stalla, tira i capelli!".

Ross prese la palla al balzo. "Vedi che li devi tagliare, i capelli!".

"Ross...". Demelza gli lanciò un'occhiataccia per quell'ennesimo tentativo, mentre allontanava la neonata dai capelli del suo biondo principino. Poi sorrise, guardando i suoi piccoli capolavori, la cosa migliore che avesse mai creato nella sua vita. Era orgogliosa, di loro, di tutti loro. Erano una grande famiglia, quei bambini si portavano dietro, chi più chi meno, storie diverse e a tratti difficili, eppure sorridevano, erano contenti e si sentivano tutti fratelli. E lei sentiva il cuore scoppiarle di gioia. "Bimbi, che ne dite ora di andare a dare una mano ai Gimlett e a Prudie per la cena di stasera? Purtroppo non c'è pronto nulla e temo che tante cose che desideravate, non ci saranno".

Jeremy annuì, prima di avvicinarsi e abbracciarla. "Fa niente mamma, a me basta che stai bene e che stia bene anche la sorellina".

Anche Clowance e Valentine annuirono, d'accordo, mentre Demian si rannicchiava fra le sue braccia, facendole capire che voleva stare con lei.

Daisy, sulle spalle di Ross, annuì. "E' giusto così, io non posso avere la torta col ruhm e loro non possono avere i loro dolci! Grazie ancora, Isabella-Rose!".

Ross rise per l'ennesima dimostrazione del suo modo di fare sfacciato, rimettendola a terra. "Su, avete sentito la mamma? Andate di sotto ad aiutare!".

Clowance gli si aggrappò a un braccio, tirandolo. "Dai, vieni anche tu!".

"Io?".

"Sì! Dai papà, è il primo Natale che fai da mio papà vero, mi aiuti a fare i dolci? E le focaccine?".

Ross la guardò e capì che non poteva dirle di no. Che mai ci sarebbe riuscito, era una lotta impari e senza speranza. Clowance era sua e lo incantava solo con uno sguardo... E lei ormai lo aveva capito. "Hai bisogno di qualcosa?" - chiese a Demelza, tentennando.

No, non lo avrebbe trattenuto da quell'impegno con sua figlia nemmeno se avesse avuto bisogno della luna. "No, va con loro! Io, Demian e Isabella-Rose staremo quì a riposare insieme".

"Va bene. Tu non vieni, piccolo scansafatiche?" - chiese a Demian prima di uscire con gli altri bimbi.

"No, voglio rifare la nanna! Con la mamma, NEL SUO LETTO! Anche se c'è anche quella lì..." - borbottò, riferendosi a Isabella-Rose.

Demelza sorrise, stringendolo a se. E Ross e gli altri scesero di sotto, dopo aver baciato la sorellina appena nata e litigato su chi dovesse prenderla in braccio per primo. Vinse Jeremy, il più grande e di seguito gli altri. Un giorno forse anche Demian avrebbe voluto farlo, sperò Demelza...

Rimase sola, con il figlio e la figlia più piccoli. Cantando loro una canzone che Isabella-Rose parve apprezzare e coccolando Demian che era quello che più di tutti necessitava di attenzioni e amore...

E dopo pochi istanti, come successe per i gemelli, Prudie fece capolino nella stanza. "Ci risiamo, è!" - borbottò, osservando la neonata. "Ne è arrivata un'altra. Una bestiolina Poldark, stavolta... Tutta suo padre! E come i gemelli, questa qua non mi frega mica!".

Demelza rise, seguita a ruota da Demian che non poteva trovarsi più che d'accordo con lei.

"E la adorerai, come adori le altre bestioline" – la punzecchiò Demelza.

"Vedremo, vedremo... Tu goditi questa mocciosa finché puoi, finché mantiene questo aspetto angelico, finché non si trasformerà in un uragano..." - ribadì Prudie, pensierosa, accarezzandole con fare materno i lunghi capelli rossi. "Sono felice, sai? Ci voleva proprio questa lezione, per il signor Ross?"

"Quale lezione?".

"Costringerlo a un faccia a faccia diretto con le conseguenze delle sue azioni. Farlo assistere al parto è stata un'idea grandiosa e una perfetta vendetta!".

Demelza rise. "Mica è stato per scelta!".

Prudie le strizzò l'occhio. "L'importante è il risultato! E tu, bestiolina bionda? Batti la fiacca?" - chiese poi, rivolta a Demian. "Mollala tua madre e il suo letto e scendi a dare una mano con gli altri".

Demian le fece una pernacchia e Prudie rispose facendogli la sua migliore faccia brutta. "Bestiolina, ti ritrovi il culetto rosso entro sera, se prosegui così". Sospirò, riavvicinandosi alla porta mentre sbiascicava che Demelza era troppo buona e il piccoletto troppo furbo. "Salirà anche l'angelo del focolare, a vedere la piccola, ti avverto ragazza. Lei si farà fregare dalla creaturina, scoppierà a piangere dall'emozione...".

L'angelo del focolare... Demelza ridacchiò, pensando che quel nomignolo Prudie lo aveva affibiato alla perfetta signora Gimlett, sempre gentile, discreta e sensibile. "Prudie...".

"Ohhhhh, lei è ingenua, si farà fregare dalla visione di quel fagottino! Non è come Prudie che fiuta i guai a distanza. Ti inonderà la stanza di lacrime, ti avverto ragazza!".

Demelza e Demian risero. E Prudie, ciabattando grossolanamente, scese la scale per andare a lavorare. C'era la cena della Vigilia di Natale da preparare e mancavano solo poche ore...

  
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