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Autore: time_wings    08/10/2019    2 recensioni
Alla 1-A viene data l'opportunità di passare un'estate in un resort di lusso. Sembra forse esserci un modo migliore di combattere il caldo e i duri allenamenti al chiuso?
Purtroppo, però, sogni così inverosimili, si sa, finiscono sempre per schiantarsi al suolo ed i ragazzi scopriranno presto, a loro spese, che non è tutto oro quello che luccica e che, come ogni eroe che si rispetti, anche a loro toccherà guadagnarsi la fortuna che tanto desiderano.
Riusciranno i nostri futuri eroi a trovare il modo di godersi l'estate nonostante imprevisti ed incidenti di percorso?
Piccole avventure e brevi sconfitte riempiranno i capitoli con il fascino travolgente dei personaggi che abbiamo amato.
Una storia di amicizia e di paura, che mostra il percorso di adolescenti in cerca di loro stessi, alle prese con timori da superare e amori da conquistare.
[KiriBaku, KamiJirou, Tododeku]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Mina Ashido
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PHONOPHOBIA
paura dei suoni


 

I pazzi osano dove gli angeli temono d'andare.
Alexander Pope

 


Gli occhi brillanti rilucevano di consapevolezza mentre si chinava verso di lui e gli posava un bacio bagnato sulle labbra, disdegnandole un attimo dopo e prendendo ad occuparsi del suo collo. Gli stava facendo uno strano effetto. Sentì il suo stesso respiro aumentare come mai prima d’ora, mentre la pelle sensibilissima rispondeva con un’ondata di brividi nei punti in cui si posavano le mani callose e rinforzate dagli allenamenti. Non aveva idea di cosa fosse quella sensazione nuova, ma sapeva che era esattamente così che avrebbe voluto sentirsi ogni giorno della sua vita. Intanto il ragazzo gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo, quasi preoccupato, ma il desiderio nelle sue pupille non lasciava molto spazio ad altre emozioni. Gli stava chiedendo qualcosa. Non conosceva la risposta a quella domanda silente, ma il suo istinto lo portò ad annuire, intimamente consapevole di quello a cui stava acconsentendo. Fu tutto ciò di cui l’altro ragazzo aveva bisogno. Scese con le labbra sul suo petto, lasciando una scia di baci umidi che contribuirono ad un’altra ondata di pelle d’oca nei punti in cui la saliva era ancora fresca. Sospirò impaziente, davanti alla lentezza del compagno che, arrivato all’elastico dei pantaloncini, proseguì infilando la lingua oltre il bordo e mordendo inaspettatamente una porzione di pelle. Prevedibilmente, gli strappò un gemito. Notò che la voce roca e spezzata dal desiderio non sembrava neanche la sua. Lo sguardo dell’altro, divertito e decisamente stravolto dall’eccitazione, fu abbastanza da fargli perdere la testa ed alzare il bacino, chiedendo un contatto più diretto e soddisfacente. Averlo lì, finalmente davanti a lui, su di lui, sembrava un sogno.

Kirishima si svegliò di colpo, col fiato corto.
Quella notte aveva a stento chiuso occhio ed il fatto che Bakugo stesse dormendo accanto a lui, senza mostrare alcun segno di nervosismo, lo stava facendo dubitare ancora di più della sua sanità mentale. Un raggio di luna evaso dall’impedimento della veneziana illuminava la stanza, allungandosi verso il letto e colpendo il piede nudo di Bakugo. Questi, infatti, aveva malamente spinto il lenzuolo alla base del letto, decidendo che faceva decisamente troppo caldo per tenerlo addosso.
Kirishima sospirò insofferente, allungandosi verso il comodino alla sua sinistra e dando le spalle al biondo. La luce del display del cellulare gli inondò la faccia, accecandolo. Non appena riuscì a mettere nuovamente a fuoco, un terribile 4:10 svettava sullo sfondo di Crimson Riot, ma neanche il suo eroe preferito riuscì a rilassarlo. Non era stato tanto il suo sogno a disturbarlo, quanto più il fatto che l’avesse fatto proprio quella sera. Continuava a ripensare a quanto era stato strano Bakugo durante le loro ore di detenzione. Tanto per cominciare, il biondo era stato tranquillo, efficiente, gentile e decisamente poco rumoroso. Ora, per una persona comune queste erano tutte cose perfettamente normali, ma qui si parlava di Bakugo! Kirishima non smetteva di pensare al fatto che l’idea di poter assistere alla visione di un Katsuski non filtrato da maschere arroganti e distaccate lo faceva sentire in un certo senso onorato. Certo, non era la prima volta che Bakugo gli dimostrava quanto lo considerasse suo pari e non era neanche la prima volta che Kirishima si sentisse lusingato e sorpreso da tutto ciò, ma la verità che il rosso stentava ad ammettere era un’altra. Ovvero che quel giorno, in quella cucina, in quel contesto, aveva percepito un’atmosfera diversa da quella del giorno prima e dalla solita che scorreva tra loro da quando erano amici e ne aveva avuto la piena conferma nel momento in cui le loro mani si erano sfiorate quando Kirishima aveva passato un piatto appena lucidato nelle mani di Bakugo.
In tutta franchezza era convinto che il fatto che lo ammirasse e, parallelamente, il fatto che la loro amicizia si stesse consolidando ogni giorno di più stessero contribuendo enormemente al suo buon umore ed era probabilmente quella la causa del suo strano sogno.
Il buon umore, solo il buon umore.
Eppure, nonostante le infinite logiche spiegazioni, una sola domanda gli martellava a quel punto in testa: se era così sereno e felice, ebbene, perché non riusciva a chiudere occhio?
Kirishima agguantò ancora una volta il cellulare, che adesso segnava le quattro e mezzo, e compose rapidamente un messaggio da inviare ad Ashido: Dobbiamo parlare.
Ripose il telefono, poggiando lo schermo verso il basso e lasciandosi cullare dal distante rumore della risacca e delle cicale. Mina avrebbe saputo come aiutarlo.
Con questo pensiero in testa, il sonno lo accolse finalmente nelle sue braccia rigeneranti.
 
Il sole era alto nel cielo di quel sabato pomeriggio e i clienti del Lotus Resort avevano tutti pensato bene di rilassarsi tra SPA e spiaggia, compresi Aizawa e All Might, che si stavano godendo un drink fresco preparato sotto gli sguardi terrorizzati di Midoriya e Sero che avevano obbedito alla richiesta del professore con più timore del previsto. Dalla parte dei due, infatti, tutto taceva e nessuno si faceva mai vedere, se non per gli allenamenti quotidiani. Alcuni credevano stessero usando la scusa dell’allenamento speciale per godersi una vacanza di lusso, ma altri temevano che da un momento all’altro si sarebbe abbattuta su di loro l’ira del professor Aizawa, sotto lo sguardo divertito di All Might. La spiaggia era caotica oltre ogni limite e a Todoroki pareva di impazzire.
“Bakugo, porta questi lettini all’11.” Gli ordinò con un po' troppa arroganza, il petto madido di sudore che gli chiedeva disperatamente di abbandonare i lettini che stava trasportando all’istante e di concedersi un tuffo a mare per rinfrescarsi.
“Col cazzo, ho da fare.” Ringhiò in tutta risposta Bakugo, che aveva a stento accettato di lavorare con quel bastardo a metà, figuriamoci se avrebbe preso ordini da lui.
Todoroki sospirò, ripetendosi di stare calmo e di non rispondere, per evitare spiacevoli risvolti, soprattutto davanti agli occhi attenti professori. Tuttavia, quando passò davanti all’affollatissimo chiosco del bar, non poté trattenersi dal sussurrare ai due baristi un flebile: “Stronzo” a denti stretti.
Non seppe bene se Bakugo avesse un’Unicità nascosta che gli regalava un udito sovrumano o se avesse semplicemente voglia di attaccar briga, ma, dall’altra parte della spiaggia, il biondo strillò alle ampie spalle di Todoroki: “Che dici, eh, bastardo a metà?”
Todoroki si girò verso di lui con aria indifferente, poi scrollò le spalle con noncuranza e tornò alle sue mansioni.
Era un grande errore, lo sapeva anche lui, ma provocarlo con la sua indifferenza era uno dei modi che preferiva per non farsi sottomettere: “Che cazzo fai? Mi ignori? Ti credi tanto superiore?” Bakugo continuava a gridare dall’altro lato della spiaggia e adesso piccole esplosioni scoppiettanti fuoriuscivano dai suoi palmi. Nonostante l’afa, i bagnanti più vicini si congelarono terrorizzati.
Aizawa, osservando la scena, prese un sorso rumoroso del suo drink, le palpebre semichiuse e lo sguardo annoiato. “Però,” commentò All Might con un sorriso smagliante, dandogli una leggera gomitata, sicuramente poco gradita: “se la cavano bene, eh?”
 
Jiro si sentiva un po’ a disagio. Le era stata gentilmente concessa una giornata senza lavorare e, perciò, si era solo allenata nel pomeriggio, nella pulitissima e solitaria palestra del resort. Dopo aver passato tre ore di intenso allenamento fisico unito a qualche perfezionamento della sua Unicità, la ragazza si era diretta nella sua stanza per una doccia rigenerante e aveva preso a fissare il percorso che le gocce scappate al soffione seguivano sul vetro appannato dal calore. Solo in quel momento un leggero nervosismo, fino ad allora ben stipato in una regione remota ed irraggiungibile della sua mente, fece capolino nei suoi pensieri. Ma perché ho accettato? Continuava a ripetersi la giovane, preda del rimorso, lo scorrere delle gocce ora dimenticato. Lasciò che l’acqua calda le scivolasse sulla schiena, coprendola come un mantello rassicurante, poi respirò a fondo un paio di volte, trattenne il fiato e interruppe il getto, decidendosi ad uscire dalla doccia. Un vento fresco le fece venire la pelle d’oca, mentre si avvolgeva un lungo asciugamano sul corpo.
Era pronta.
 
“Questo Lotus Resort inizia a piacermi.” Commentò Mina, per metà stesa e per metà seduta su un lettino bianco di plastica, levando il suo drink… beh, sì, analcolico, ma pur sempre drink.
Questo Lotus Resort, come dici tu, era meraviglioso fin dall’inizio!” Le fece notare con una risata Uraraka, che aveva preso posto accanto ad Ashido.
“Vero,” Convenne Midoriya, seduto sul lettino posto di fronte: “ma ciò che è davvero meraviglioso è che i drink che stiamo bevendo non li abbiamo fatti noi!” Esclamò, alzando uno sguardo verso la luna e prendendo un sorso dal suo bicchiere, come a enfatizzare la portata della faccenda.
“E tu questi li chiami drink? È già tanto se ci hanno messo del succo di frutta.” Brontolò Bakugo, seduto scompostamente accanto a Midoriya e Iida, perché non c’erano altri posti liberi e non ci pensava proprio a sedersi sulla sabbia come Kirishima e Kaminari. Il rosso, però, a quella frase scoppiò a ridere: “Ma dai, fai tanto il duro, ma alla fine sei uno fissato con le regole.” Lo prese in giro Kirishima. Non importava quanto spesso fosse inappropriato con Bakugo, i ragazzi tremavano sempre in quei pochi secondi prima che il biondo esplodesse.
Con grande sorpresa dei presenti, però, Bakugo sospirò rumorosamente, rasentando quasi un ringhio, ma replicò con calma e con un semplice: “Ma che cazzo dici?”
Kirishima inarcò un sopracciglio e gli scoccò un’occhiata veloce, alla quale seguì un sorriso sghembo, dal quale sbucavano i canini appuntiti: “Quello che ho detto. Sei un precisino.” Lo provocò, sghignazzando. Kaminari avrebbe voluto fare lo stesso, ma riuscì solo ad abbozzare un sorriso. Era sicuro che se si fosse comportato come Kirishima gli sarebbe toccata una sorte di gran lunga più atroce. In effetti, ora che ci pensava, aveva già avuto qualche giorno prima la sensazione che il rapporto che c’era tra Bakugo è Kirishima fosse strano. Non sapeva bene perché, ma qualcosa non gli tornava. Fece spallucce: qualunque cosa fosse, era certo che Kirishima gliene avrebbe parlato.
“Che cosa hai detto?” Bakugo si alzò. Eccolo, il tono glaciale, il gorgoglio in una pentola prima che l’acqua inizi a bollire, il ticchettio del timer prima che la bomba esploda, investendo tutto. Midoriya conosceva bene quella sensazione, ma Kirishima ghignava. C’era qualcosa di decisamente singolare nel loro rapporto, constatò Deku. Sì, doveva ammettere che da un po’ di tempo a questa parte, stando a contatto con loro molto più del solito, iniziava a credere che tra di loro scorresse più che una semplice amicizia.
“Ho detto…” Ripetè Kirishima, il ghigno ormai totalmente trasformato nel sorriso sicuro di chi se la sta spassando: “che sei un…”
“PROVA, PROVA!” La combriccola si coprì le orecchie, il suono fortissimo che rischiava di fare esplodere i loro timpani: “Oh, accidenti, ci sieteeeee?” Todoroki era a qualche passo dal gruppo ai lettini, ma si arrestò, piantando i piedi nella sabbia fresca della sera e alzando lo sguardo verso le scale di legno che conducevano alla spiaggia, dove era stata impiantata una postazione dj.
“Present Mic?!” Esclamò sorpresa Uraraka, alzando a sua volta lo sguardo e rimanendo a bocca aperta.
“Oh, buonasera 1-A, come ve la passate? Vi hanno messo sotto, eh?” Chiese l'eroe, mettendosi una mano davanti alla bocca come a impedire che qualcuno leggesse il labiale e abbassando la voce di qualche tono, ma senza effettivamente sussurrare, visto che aveva amplificato la voce. Midoriya rise e alzò un pollice. Todoroki non si perse nemmeno un attimo di quel movimento.
“Non ci credo. Sei crudele, Aizawa!” Lo accusò Mic, scoccandogli un’occhiata divertita. Per tutta risposta il professore alzò gli occhi al cielo e mosse la mano come a scacciare una mosca.
“E va bene, ricevuto. Passiamo alle novità.” Annunciò e tutti i presenti focalizzarono l’attenzione sullo scoppiettante eroe. C’era da dire che non importava di cosa parlasse di preciso Present Mic, eroi, studenti, semplici clienti del resort, tutti lo stavano a sentire e non solo perché era obiettivamente impossibile non sentirlo, ma perché sapeva come catturare l’attenzione del pubblico. Midoriya si riscoprì felice della sua improvvisa presenza: avrebbe sicuramente reso gli allenamenti meno noiosi e sfiancanti.
“Novità?” Todoroki apparve improvvisamente, poggiando le mani sulle spalle di Deku e facendolo sobbalzare.
“Oh, ehi.” Lo salutò Midoriya, ringraziando il cielo per essere così scuro, perché sentì chiaramente il viso andargli a fuoco. Ritirò subito questo ringraziamento, però, non appena si girò a guardare l’amico, perchè non fu in grado di affermare con certezza se Todoroki stesse davvero abbozzando un sorriso come credeva o se fosse solo colpa di qualche ombra. Tornò a concentrarsi su Present Mic, ma gli riuscì incredibilmente difficile. I suoi sensi si erano improvvisamente acuiti, senza che riuscisse effettivamente a spiegarsi perché. Era a disagio e percepiva ogni punto in cui le mani di Todoroki entravano in contatto con la stoffa della sua T-shirt formicolare. Riuscì nettamente a distinguere la minima differenza di temperatura delle sue mani e provò un primitivo istinto di aggrapparsi al suo lato sinistro per sentire altro calore, nonostante fosse luglio e facesse un caldo infernale. Possibile che…
“Ebbene la brutta notizia è che stasera non sarò io il vostro DJ. Lo so, è terribile, ma non disperate.” Continuò costernato Present Mic, nonostante non ci fosse una singola persona che sembrasse anche solo minimamente toccata dalla notizia: “Ma la buona…” Proseguì il professore, con rinnovato entusiasmo: “È che il motivo è che c’è una mia degna sostituta! Date un caloroso saluto a D-JIRO!”
Kyoka salì alla postazione dj con un’espressione contrariata e atratti nervosa e accese il microfono che, chiaramente, il professore non aveva avuto bisogno di utilizzare: “Non mi chiami così.” Si limitò a dire, spegnendo col suo tono piatto tutti i fronzoli da ottimo presentatore che Present Mic aveva meticolosamente costruito.
“Così mi ammosci gli spettatori!” Si lamentò scherzoso al suo orecchio: “Ebbene, DIVERTITEVI!” Si congedò poi, rivolgendosi al pubblico e raggiungendo gli altri professori.
Jiro era tesa, per qualche strana ragione. Lasciò vagare lo sguardo tra gli spettatori. A dire il vero non sembravano tanto interessati alla musica, anzi, pareva più che dovesse fare da sottofondo al loro drink serale in spiaggia. La cosa, per quanto rude e antipatica potesse sembrare, ebbe un effetto calmante su di lei. O almeno, questo è quello che pensò prima che il suo sguardo si allacciasse a quello di Kaminari, come attratto da un campo magnetico. Jiro lasciò vagare il dito sulla console e la traccia partì esattamente come da programma, ma i suoi occhi non si spostarono di un millimetro da quelli del ragazzo, che aveva inclinato la testa e la fissava come in trance.
Dopo qualche secondo di magica e inspiegabile attrazione, però, si riscosse e, come se non fosse successo nulla, alzò entrambi i pollici e le regalò un sorriso che Kyoka si ritrovò a giudicare tristemente amichevole. Non le fu chiaro perché lo trovasse triste, ma decise che non era affatto il momento di pensarci.
 
“Ehi, ragazzi, qualcuno ha visto Aoyama?” Domandò Sero, seguito da Tokoyami, avvicinandosi a ciò che rimaneva del gruppo ai lettini. Iida guardò i nuovi arrivati confuso: “No, pensavo fosse con voi.” Todoroki e Midoriya si scambiarono uno sguardo veloce, prima di unirsi al capoclasse, scuotendo il capo.
“Ma c’era a cena?” S’informò Midoriya, che era piuttosto sicuro di ciò che aveva visto e la situazione gli pareva del tutto insolita.
“Sì e mi è anche sembrato di vederlo venire qui con noi.” Si aggiunse Todoroki, avvicinandosi ulteriormente col viso a quello di Midoriya, per far sentire meglio la sua voce a Sero e Tokoyami, a causa della musica.
“Ehi, ehi, la serata non vi pare più luminosa, adesso?” S’intromise Aoyama, facendo il suo misterioso ingresso in scena con una naturalezza che proprio non si addiceva alla sua recente scomparsa.
“Ma dov’eri?” Domandò attonito Sero, che aveva ben pensato di non fare domande sul quando e perché il ragazzo avesse deciso di procurarsi una giacca cosparsa di paillettes.
“A indossare questo gioiellino.” Esclamò, come se fosse una risposta capace di fugare ogni dubbio.
“Oh.” Esalò semplicemente Todoroki.
“Accecante.” Commentò Midoriya, con un sorriso tutt’altro che ironico, quanto più sorpreso e genuinamente colpito.
“Kirishima, Kaminari e Ashido?” Domandò Sero, ora che il suo compito era finito.
“Sono da Jiro.” Gli indicò Iida: “Certo che è stata una sorpresa vedere la nostra Kyoka lì. Non ne sapevo niente, eppure avrebbero dovuto avvertirmi, avrei…” Ma Sero non ascoltò mai la fine dello sproloquio di Iida, perché si diresse immediatamente dai suoi amici, salutando i compagni con la mano.
“Vai fortissima!” Esclamò infatti, gridando per superare la musica. Peccato che Jiro scelse proprio quel momento per far sfumare la traccia nel silenzio, mettendo in imbarazzo Sero all’instante e facendo scoppiare a ridere i presenti.
“Sei sempre il solito!” Lo prese in giro Kaminari, levando il bicchiere con fare austero, come se lui non fosse ugualmente un combinaguai cronico.
“Beh, detto da te…” Scherzò infatti Kirishima, prima che Sero e Kaminari iniziassero una discussione su chi fosse il campione di figuracce tra i due, chiedendo spesso l’opinione della povera Jiro, che però non si faceva problemi ad ignorarli e a servirsi di battute sarcastiche.
“Volevi parlarmi?” Ashido colse l’occasione per sussurrare questa frase all’orecchio di Kirishima. Il rosso si guardò attorno per un attimo: “Non qui.” Rispose, guidandola verso un lato della spiaggia decisamente più tranquillo e adatto per parlare. I due presero posto sulla sabbia, dove le onde si infrangevano dolcemente ai loro piedi, creando un’atmosfera rilassata e adatta ad una chiacchierata. Kirishima fissò il mare. Il suo sguardo aveva improvvisamente perso ogni traccia di gioia, lasciando posto a tanta confusione e stanchezza.
Mina si preoccupò e pensò che parlare per prima potesse rivelarsi un'ottima mossa: “Allora?” Lo incitò infatti, spingendogli leggermente la spalla con la sua e regalandogli un sorriso dolce. Era incredibile quanto il suo carattere esuberante fosse capace di adattarsi e mutare all’occorrenza.
Kirishima provò un’ondata di affetto nei suoi confronti.
“Ecco… Stanotte non ho dormito molto.” Confessò il ragazzo, disegnando cerchi con le dita nella sabbia. Mina seguì i suoi movimenti con lo sguardo, attendendo il continuo della storia.
“Non so bene perché, ma… Ecco, Bakugo ultimamente è un po’ strano.” Ora che era arrivato il momento, Kirishima si era improvvisamente reso conto di non sapere bene cosa dire, né quali implicazioni potesse avere questa storia. In fin dei conti aveva solo pensato di confidarsi con un’amica, ma non aveva la minima idea di cosa volesse in effetti confessare.
“Che intendi con strano?” Domandò cauta lei.
“Ieri, la detenzione… Non lo so, era gentile, non gridava, io… Non so perché, ma c’era una strana atmosfera, capisci?” I cerchi nella sabbia si fecero più frenetici, più ansiosi.
“Intendi felice?”
“No, intendo tesa.” Concluse Kirishima, alzando lo sguardo su Ashido per la prima volta da quando si erano seduti. Seguì un lungo silenzio, ma poi Mina sembrò trovare le parole giuste.
“Io vi osservo da un po’.”
“Oh, lo sapevo che avresti saputo cosa dirmi!” Esultò Kirishima, sorridendo raggiante. Il suo sorriso si spense, però, quando incontrò lo sguardo serio di Ashido: “Sicuro che vuoi sapere cosa penso?”
“Cosa? Certo che sì.” Kirishima era visibilmente entusiasta, ma Mina sospirò e si perse ad osservare il mare per un attimo, prima di puntare gli occhi dalle sclere nere in quelli dell’amico.
“Ti piace Bakugo.”
Seguirono degli attimi di imbarazzante silenzio in cui Ashido si pentì della sua sincerità. Non voleva che il suo amico entrasse in crisi a causa sua, ma, d’altro canto, lui le aveva chiesto di essere sincera e la schiettezza era uno dei tratti che bisognava imparare ad accettare se si voleva essere amici di Mina. Kirishima, intanto, la fissava con sguardo vuoto e Ashido era sicura al cento per cento di aver toppato. O almeno, questo era quello che la ragazza pensò fino a quando il viso pietrificato di Kirishima non si aprì in un sorriso, che proseguì fino a diventare una vera e propria risata.
Mina sembrava confusa, ma una parte di lei era sollevata, più che altro perché almeno adesso era consapevole di aver evitato al ragazzo una lotta interiore, visto che non sembrava minimamente colpito dalla sua insinuazione.
“Che? Mi prendi in giro? No, no, no, no, sei fuori strada, stavolta. Siamo ottimi amici, ma niente di più. Il fatto che Bakugo non abbia altri amici oltre me non deve confonderti.” Chiarì Kirishima. Era perfettamente rilassato. Mina aveva toppato in pieno, quella volta. Certo, c’era qualcosa di diverso nel modo in cui Bakugo si comportava con lui, nel modo in cui si sentiva quando erano insieme, ma è perfettamente normale quando c'è di mezzo un’amicizia tanto consolidata, no?
“Beh, allora se non ti dispiace vado a guidare la rivoluzione delle ragazze.” Esordì Mina, alzandosi in piedi e spazzolandosi la sabbia dai pantaloncini azzurri. Kirishima alzò lo sguardo verso di lei, chiudendo un occhio e parando con una mano la luce dei faretti sulla spiaggia per vederla meglio: “Che cosa state architettando?” Domandò il ragazzo, con un sorrisetto curioso.
Mina si guardò attorno con un’aria falsamente innocente: “Segreto!” Esclamò, stringendosi nelle spalle.
Kirishima tornò con lo sguardo sul mare: “Io resto qualche altro minuto qui.” Dichiarò e Mina mormorò in assenso.
Prima di girare i tacchi, però, non poté fare a meno di lanciare un ultimo sguardo alle spalle di Kirishima. Non credeva ad una sola parola di ciò che aveva detto, ma non l’avrebbe forzato, non se neanche lui se n’era ancora reso conto.
 
“Grande Jiro!” Gridò Momo, levando il bicchiere e ricevendo un cenno felice da parte della dj, a qualche metro di distanza.
“Poco spazio alle chiacchiere.” S’intromise Hagakure. Si vedeva che l’intera faccenda stava facendo uscire il suo lato pratico. Ashido sorrise.
“Hai creato un mostro.” Commentò ilare Tsuyu e Mina annuì, come una madre fiera della sua prole, prima di scoppiare a ridere, trascinando le altre. Uraraka sembrava l’unica confusa del gruppetto. Perfino Jiro, lontana metri, sembrava più informata di lei che era lì.
“Scusate, ma di che state parlando?” Chiese infatti, generando un’altra ondata di risatine.
“Beh, vedi, il piano…” Momo fu interrotta dall’arrivo di Sero che, imbarazzato, si inserì nella conversazione. Ashido lo guardò con l'aria tipica di chi la sa lunga: “Terzo incomodo con i piccioncini?” Domandò furba, con un cenno del capo in direzione di Kaminari e Jiro. Il biondo, infatti, rideva mordicchiando la cannuccia nera del suo drink, mentre la ragazza alzava gli occhi al cielo, senza, però, riuscire a trattenere un sorrisino che certamente sperava di nascondere (invano) con una battuta tagliente.
“Purtroppo è una conversazione privata.” Lo liquidò Hagakure. Il ragazzo alzò teatralmente le braccia al cielo e si allontanò come un’anima in pena, facendo ridere tutti coloro che avevano seguito lo scambio.
“Oh, amico, allora dove ti eri cacciato?” Domandò poi Sero, appoggiando un braccio sulle spalle di Aoyama e trascinandolo in direzione di Midoriya, Todoroki e Iida, sui lettini di plastica posti al lato opposto della spiaggia.
“Insomma, il piano si chiama ‘OAD’.” Spiegò pratica Ashido e, prima che Uraraka potesse chiederle spiegazioni Hagakure tradusse l’acronimo: “Operazione Accalappiamento Deku.”
Tsuyu e Momo la guardarono come a giurarle che loro, in quella storia (e soprattutto in quel titolo), non avevano avuto molta voce in capitolo: “Tranquille, non c’è bisogno. Ho già tutto sotto controllo.” Prese dopo un po’ la parola Uraraka, con una determinazione negli occhi simile a quella che aveva alla vigilia di un imminente scontro: “Ho intenzione di dirglielo in questi giorni.”
Gli sguardi che le rivolsero le ragazze (sicuramente anche quello di Hagakure) furono impagabili.
 
“Ragazzi miei, devo chiedervi un parere!” Esclamò Kaminari, poggiando le braccia sulle spalle di Sero e Kirishima, finalmente liberi di scorrazzare per la spiaggia.
Il rosso lo guardò incuriosito, ma con un sorriso furbo che gli piegava le labbra. Sero alzò gli occhi al cielo, sicuro che l’amico ne avrebbe detta una delle sue.
“Spara.”
“Che ne pensate di Jiro?” Domandò, buttando lì la domanda come se niente fosse. I tre si voltarono furtivi (o almeno così credevano) in direzione della postazione da dj.
“Suona bene.” Si limitò a rispondere Sero, con un sopracciglio alzato e una scrollata di spalle. Ma che accidenti di domanda era?
“Perché?” Rispose Kirishima, sorridendo raggiante.
“Beh, ecco, diciamo che potrei…” Mollò la presa sulle spalle degli amici, per guardarli negli occhi come se fosse stato pronto a rivelar loro le sorti della Terra: “potrei, eh, in linea teorica, intendo, non c’è niente di certo…”
“Kaminari, sputa il rospo.” Incalzò Sero, iniziando a capire.
Il biondo ridacchiò, passandosi una mano sulla nuca a disagio: “Sì, ecco, potrei avere una leggerissima cotta per Jiro.” Confessò, alzando le spalle come se, improvvisamente, le sorti della Terra non fossero più un argomento di cui valesse la pena discorrere.
Seguirono dei momenti di religioso silenzio, durante i quali la festa e la musica non si preoccuparono di adattarsi al momento, isolando così i tre ragazzi in una bolla di sorpresa. Poi Sero ruppe l’incantesimo ed i rumori e la confusione ripiombarono nelle loro orecchie d’un tratto disabituate: “Tu?”
“Una cotta?” Kirishima si accodò.
“Tu?” Ripeté Sero.
Kaminari incrociò le braccia al petto, non era facile capire dal suo sguardo se fosse offeso o divertito: “Sì, io, che c’è di male?”
Kirishima scoppiò a ridere, appoggiando un braccio sulle sue spalle e trascinandolo verso di sé: “Niente, niente, siamo solo sorpresi.”
“Perché, pensate che non abbia speranze?” Lo sguardo del biondo si riempì di speranza, mentre studiava gli occhi pensierosi dei suoi amici.
“Assolutamente no, ma è una tipa difficile.” Confessò Sero. Kirishima annuì.
“Magari prova a sondare il terreno e vedi come reagisce.” Consigliò, poi, il rosso, che non sapeva bene quale fosse la tattica giusta da adottare, ma cercò di spremersi le meningi per trovare qualcosa di utile da dire al suo amico.
“E non fare il cretino.” Lo avvertì Sero.
“Io non sono un cretino.” Si lamentò Kaminari, ma i suoi amici alzarono un sopracciglio all’unisono, prima che Kirishima alzasse una mano, in segno di resa: “Avanti, torniamo dagli altri, prima che Ashido ci veda e ci tempesti di domande.” Esclamò e Sero lo seguì. Kaminari rimase per qualche secondo indietro, cercando di decifrare i gesti dei suoi amici: “EHI, non sono un cretino!” Ripeté, poi, correndo loro dietro non appena si fu reso conto che sì, si erano appena presi gioco di lui.
 
Il resto della serata lo passarono tutti a ballare insieme, tra Todoroki che, nonostante le preghiere, aveva insistito per starsene in disparte e Bakugo, che invece, sebbene avesse protestato con quanto fiato aveva in gola, aveva dovuto rinunciare per via dell’insistenza di Kirishima, Sero, Kaminari e Ashido. Jiro poteva dirsi soddisfatta della serata, una volta tornata nella sua camera con Mina, tra qualche risata sottovoce e qualche scarpa fatta volare stancamente per terra. La sua coinquilina stava già dormendo da un po’, ma Kyoka era rimasta a fissare il soffitto, con le orecchie che ancora le ronzavano per la musica ed una strana sensazione di gioia che le correva nello stomaco. Gli occhi le si erano iniziati a chiudere per intervalli di tempo sempre maggiori, mentre il sonno iniziava a stringerla in un abbraccio caldo ed irrinunciabile.
Il ronzio della vibrazione del suo cellulare, però, la costrinse, con un sospiro, ad allungare un braccio in direzione del comodino, per afferrare a tentoni la causa di tanto baccano.
Un messaggio si stagliava solitario sulla chitarra che aveva come sfondo.
Riuscì quasi a sentire la voce di Kaminari pronunciare: “Sei stata fantastica stasera.
Una strana sensazione le invase lo stomaco. Che diavolo era? Cosa le stava succedendo? Perché le faceva così piacere? La sua confusione le diede improvvisamente fastidio e digitò velocemente, come se il cellulare scottasse, un semplice quanto tagliente: “E tu estremamente fastidioso.”
Inutile dire che se ne pentì nell’instante stesso in cui inviò. Nonostante la scarsa gentilezza, però, Kaminari rispose quasi un secondo dopo, con un gloriosissimo: “È la mia specialità”.
“Sei uno scoppiato.” Lo prese in giro lei.
Non chiamarmi così :(
Kyoka si lasciò scappare una risatina. Se qualcuno l’avesse sentita in quel momento sarebbe rimasto sorpreso e lei estremamente imbarazzata, ma nessuno sembrò accorgersi di quella reazione così spontanea e la ragazza ripose il cellulare, mentre la gioia nel suo stomaco veniva acuita dai recentissimi e incomprensibili risvolti.


Note di El: Questa settimana sono una tipa negativa. Il capitolo non mi piace e ho avuto poco tempo per rifinirlo al meglio, quindi mi scuso per eventuali errori, giuro che ce l'ho messa tutta.
Beh, bene così. Note finite.
SCHERZINOOOOO.
Quasi.
Vabbè, amici, c'è poco da dire, in fin dei conti. Siamo entrati nell'era dei capitoli lunghi!
L'inizio era familiareeeee? Tutto inizia e finisce con un messaggino assonnato :)
Kirishima è nel pieno delle sue turbe, ma anche Jiro non scherza.
Kaminari, invece, è un tipo semplice e non ci pensa due volte a raccontare le novità ai suoi amici non appena le comprende anche lui.
Aoyama misterioso as always e Midoriya che sobbalza per il contatto fisico è praticamente l'unica cosa carina di tutto ciò.
Ashidooooooooo, dallo sguardo amico. Ci vedi lungo, non è così? Acciderboli, povero Kirishima.
Bakugo banalmente dorme e urla in questo capitolo. Bene così.
Tralasciando il fatto che siete dei lettori meravigliosi a dare a questa storia più amore di quanto meriti, vi ringrazio per tutto.
Grazie anche per tutte queste dolci recensioni, impazzisco per poco.
E grazie a te, lettore silente, misterioso come Aoyama e diligente come Iida.
Ci vediamo martedì prossimo (indovinate chi sta iniziando a non avere più tanti capitoli da parte? IO, mannaggia. Per ora state tranquilli che arriverete al 15 indenni).
Adieu,

El.

 
   
 
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