Serie TV > Don Matteo
Segui la storia  |       
Autore: paoletta76    10/10/2019    1 recensioni
"She's not afraid of all the attention
She's not afraid of running wild
How come she's so afraid of falling in love.."
Anna pensò che, se solo fosse stata un tantino più pazza, in quel momento l’avrebbe tranquillamente baciato.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Olivieri, Sorpresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Piccole Storie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dopo una manciata di chilometri a fissare il panorama che scorreva oltre il finestrino, il maresciallo la vide fare un piccolo scatto, e voltarsi di tre quarti con quella domanda. Lo costrinse ad esitare per un istante.
- Sud. Coordinamento Territoriale Liguria Sud – rispose, quasi sillabando – perché me lo chiede?
- Mi è venuta in mente una cosa.- le dita contro la fronte, il gomito al finestrino, Anna gli rispose tornando con gli occhi alla strada – al matrimonio.. quando ero ancora sobria, sì.. ho parlato per qualche minuto con una ragazza. Caterina, credo si chiami. Ha nominato un’unità SAeS.
- SA che?
- SAeS, Cecchini. La divisione sperimentale di soccorso, quelli che tra l’altro ci devono istruire sulle tecniche di-
- AH.
- Ha detto che ne hanno una.
- Sono roba di élite, sì.- quello sollevò il naso, col fine orgoglio di chi può vantarsi d’avere tre parenti in un’operativa di terzo livello – però non vedo come-
- Io sì, Maresciallo. La tipa raccontava di un istruttore particolarmente dotato per la fisioterapia. Ha rimesso in piedi un collega vittima di una bomba, un paio d’anni fa. Era dato per spacciato, doveva perdere una gamba. E invece se l’è cavata con una manciata di cicatrici.
- Brutte, cicatrici.
- Ok, però sta di nuovo in piedi. Io direi che il quaranta percento di probabilità basta, per provare, che ne dite?
- Capitano-
- Non mi dica che lo dà per spacciato anche lei. E’ un collega, uno dei nostri ragazzi. Almeno provare, no? Brigadiere?
A quella richiesta di sostegno, Pietro si limitò ad un’occhiata veloce, per poi tornare occhi al volante:
- Io direi che vale la pena provare.
- Maresciallo?
- Il capitano è lei..
- Decidiamo per una vita, Cecchini. Quaranta la salviamo, sessanta ne facciamo un disperato. E’ con me?
Quello si ritrovò ad annuire, serio, nello specchietto retrovisore.
- Allora.. appena può, mi dà il numero di Laura?
 
Buio.
Era completamente buio, il cielo, nell’aria sospesa di quella sera. Solo un paio di punti, luminosi, lontano.
Un’occhiata distratta, raccogliendo il fiato e le chiavi della macchina.
Esattamente come la notte in cui aveva trovato Oksana sulla statale, lei aveva visto la divisa e non l’aveva lasciato parlare.
 
Il garage in cui l’aveva vista entrare non era lontano, da casa.
La verità. Voleva la verità, perché sicuramente c’entrava quello schifoso di suo cugino, con questa storia. Come c’entrava con il suo essere costretta a portare il pane a casa vendendo tutto quello che aveva, compresa sé stessa.
 
La porta si apriva sotto i suoi colpi, ma il viso che faceva capolino non era il suo.
- Oksana non è ancora tornata. E tu è meglio se te ne vai; è tutta colpa tua.- Vera, la ragazza coi capelli rossi, era riuscita a tenerlo fuori, con piglio deciso e sguardo cattivo.
Un pugno, due, a quella porta di nuovo chiusa. Voltare i passi, riprendere l’auto.
 
Alle arcate. Forse alle arcate l’avrebbe trovata, avrebbe ottenuto la sua spiegazione. Forse c’entrava anche Vera, forse stavano entrambe proteggendo qualcuno.
Forse, avevano semplicemente troppa paura, per tendere la mano e lasciare che le aiutasse, che lo facesse per davvero.
 
Io ti posso dare una mano.
 
Una mano? Tu? Uno sbirro?
 
Sì, ok, sono un carabiniere. Posso.. posso aiutarti ad uscirne, posso darti una mano. Non meriti questa vita, nessuna di voi lo merita.. Irina per prima; ha solo quindici anni, volete che finisca per la strada? Ho bisogno dei nomi, Oksana. Dammi i nomi di chi vi costringe a fare.. questo, io ne parlo con il capitano, e-
 
Sei impazzito? Vuoi- vuoi farci ammazzare?
 
Prendere il respiro, di nuovo. Oksana non avrebbe mai parlato, non ora che lo sapeva un carabiniere.
Forse avrebbe dovuto tacere, si disse, gomito sul finestrino e mento sul polso, di fronte alle arcate in mattoni del vecchio acquedotto. Stare zitto, raccogliere dati di nascosto come fanno quelli che vanno sotto copertura, quelli bravi. Quelli sfregiati dalle cicatrici del lavoro, una missione dopo l’altra.
Aveva sbagliato tutto. Tutto, fin dall’inizio, fin da quel bacio in quel giardino.
 
Avresti dovuto tenerti tutto dentro, Frà. Tutto dentro, a partire da lì. Chi se ne frega, se fa male..
 
Uno sguardo intorno, un giro avanti ed indietro con l’auto. Della ragazza nessuna traccia, e dovette rassegnarsi a riprendere la via di casa.
 
Posso.. posso parlarti?
 
Una voce, leggermente esitante, rispose al suo chi è? nel citofono. La voce di Vera.
- Hai cambiato idea? – rispose, irritato.
- Non potevo parlare, non lì. Le altre non lo devono sapere, chi sei. Sennò è un casino. Senti; Oksana non l’ha fatto apposta, è stata un’idea mia.
- Io volevo solo aiutarvi.
- Lo so. Lei non ci crede, non si fida. Ma io sì. Posso salire?
- Hai i nomi?
- Io.. io non so molte cose, ma qui con me c’è Toni. Il cugino di Oksana. Lui.. lui ha quei nomi che ti servono. Facci salire, non possiamo parlarne da qui.
 
La serratura che scattava, il tempo di aprire la porta.
Di rendersene conto. Aveva commesso l’ennesimo errore. Quello più grave.
 
La donna si faceva di lato, lasciando spazio all’uomo che l’accompagnava, ad un paio di mani che andarono ad artigliargli le braccia, ad un corpo dotato della forza sufficiente per sorprenderlo e trascinarlo fino al balcone aperto.
E poi il vuoto.
 
Buio. Il dolore, dappertutto. La voce che s’infrangeva contro le labbra, esattamente come adesso, circondato dal grigio di quella stanza, mentre la voce dell’uomo col camice sembrava provenire da un punto a distanza infinita.
 
Il sessanta percento. Di restare paralizzato.
 
Le lacrime. A riempirgli gli occhi, costringendolo a chiuderli, per nasconderle alla divisa nera che gli s’era materializzata accanto.
Hai sentito la mia voce.. sei qui.. io.. non voglio che tu mi veda così..
 
Anna ignorava il suo ritrarsi, si sedeva sul bordo del letto. Poteva sentirne il calore, addosso. Le dita sul viso.
Ora inizia la salita, Frà. Ma non ti ci lascio, da solo..
 
Non importava. Non importava più niente, se il caso l’avevano risolto senza di lui, se era andato tutto a buon fine. Non importava neppure se il suo destino era in congedo, su una sedia a rotelle.
Hai sentito la mia voce.. e sei qui..
 
Una mano a stringerla, per assicurarsi che fosse vera. Annuire, occhi negli occhi, mentre la sua voce ferma e decisa gli diceva ti trovo una soluzione. Ne usciamo, insieme.
 
La lama diede un affondo, nel suo petto, al vedere quella divisa, taggata con la mostrina della disciplinare, che quarantott’ore dopo varcava la porta a vetri.
Donna. Bionda, poco più alta di Anna. Si presentava come il capitano Ambrosio, lasciandosi dietro la collega ed un uomo, anche lui con tre stelle per spalla.
Un ufficiale medico.
 
Gli occhi ad indagare nei suoi, come avesse voluto leggerci dentro. Parlava, ed anche la sua, di voce, sembrava provenire dalla stesa distanza di quella del dottore.
Solo a quell’ultima frase, le mani si strinsero a pugno e tutte le fibre del suo corpo riuscirono a ribellarsi.
 
- Io non vado da nessuna parte.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Don Matteo / Vai alla pagina dell'autore: paoletta76