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Autore: Lilitu    11/10/2019    1 recensioni
Sakura sta male, è palese, si rende conto che tutto quello che ha sempre amato non la ricambia e che persino genitori e amici non la sopportano. Una notte, però, nei suoi sogni appare un ragazzo inizialmente sfuocato che inizia a prendere forma piano piano che l’aiuta. Dopo 5 giorni il cambiamento sarà fatale.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sakura Haruno | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Dopo che Sakura se ne fu andata per la seconda volta avendo mostrato il suo lato più oscuro e malvagio tutti i ninja, o per lo meno i superstiti, si recarono nelle loro case per riposare.
 Dopo qualche ora vennero richiamati nell’ufficio dell’Hogake, dovevano parlare della loro prossima mossa non avevano tempo da perdere. Tsunade gli aveva concesso il riposo perché si era accorta del loro bisogno e aveva compreso pienamente i sentimenti che potevano provare tutti quelli che un tempo avevano amato Sakura. Lei stessa era rimasta sconvolta davanti al cambiamento brutale a cui era stata sottoposta.
 Ma non avevano tempo per elaborare lo shock, non in quel momento, ora dovevano pensare solo alla guerra che si sarebbe abbattuta su di loro come un uragano nei prossimi giorni.
 Non potevano lasciarsi andare per il bene del villaggio, non poteva permettere che il popolo venisse massacrato soltanto perché i suoi protettori non riuscivano ad accettare il fatto che una loro compagna fosse diventata quello che era.
 Tsunade non era ancora di dare un nome a  quella cosa, se ne sarebbe occupata dopo, avrebbe fatto delle ricerche e se ne avesse avuto la possibilità avrebbe chiesto direttamente  a Sakura.
«Stai pensando anche te a che razza di mostro sia diventata.»
 «Si ma non credo che sia impossibile salvarla, ci deve essere qualcosa.» disse osservandola attentamente.
 Era distrutta, sapeva che non voleva mostrarlo ma anche lei era piuttosto scossa e sapeva perfettamente che si sentiva in colpa per non essersi accorta del suo cambiamento, non serviva a niente ricordarle di tutti i compiti che in veste di Hokage doveva compiere per mandare avanti il villaggio.
 Notando la sua espressione esausta le fece passare il braccio intorno alle spalle facendole posare la testa su di se.
«Hai visto quell’uomo?»
Jiraya annuì continuando ad assaporare quel momento con lei.
«Era strano.»
 «Orochimaru deve aver trovato un tassello del puzzle, si è illuminato quando lo ha visto.»
 «Ho convocato anche lui. Stanno arrivando tutti.»
Le diede un bacio sulla fronte e si sedette sulla scrivania di lei aspettando che arrivassero tutti quanti per fare il punto della situazione e per cercare di risolvere una situazione tragica.

 Ci impiegarono una mezz’oretta ma arrivarono tutti.
 Quando la stanza fu gremita Tsunade prese parola.
«So quanto tutti voi siate sconvolti ma spero che voi abbiate capito la gravità della situazione. Sakura è …» si prese una pausa per valutare il termine con il quale descriverla. «…Cambiata in questi mesi. Ormai la guerra è alle porte e dobbiamo tenerci pronti. Non ho voglia di dirvi che sarà facile, sarà una delle guerre peggiori a cui dovrà partecipare il nostro villaggio, purtroppo però non possiamo tirarci indietro.»
Orochimaru si mise appoggiato sulla scrivania accanto all’Hokage e a Jiraya.
«Per prima cosa dobbiamo conoscere i nostri nemici. Il primo è Nowaki  e sono certo che si tratti di uno degli aiutanti di Sakura e dell’uomo che era con lei. Ha manifestato in tutti i suoi omicidi una forte propulsione alla violenza e al sadismo. Il secondo è Sakura che come abbiamo visto è cambiata molto trasformandosi  in qualcosa di oscuro e minaccioso per tutti noi ma il nemico più pericoloso  in cui potevamo incappare è l’uomo che è comparso ieri accanto a Sakura.»
 «Chi è?» domandò Sasuke digrignando i denti.
 Tutti posarono il loro sguardo sul ragazzo ricordando la sua confessione susseguita dal bacio appassionato scambiato con l’uomo che Sakura gli aveva sbattuto in faccia mettendolo in ridicolo davanti a tutti.
«È un antico demone, forse uno dei primi.»
 «È come me quindi.» disse Naruto.
«No, è diverso. Il tuo  demone è rinchiuso dentro il tuo corpo, tu sei solo un contenitore. Lui invece è un demone in carne ed ossa, un demone in sembianza umana. E temo che Sakura stia diventando qualcosa di simile, si sta trasformando in qualcosa di molto pericoloso per noi e per se stessa.»
 «Da cosa lo deduci?» domandò Shiba. «Potrebbe star sviluppando poteri che aveva sempre avuto ma che non aveva mai portato in superficie.» disse questa volta Kakashi.
«Lo deduco dal mostro che è apparso dietro di lei. Anzi mi correggo, quello non era un mostro, quello era il suo chakra. Bene, ripassiamo le basi che ogni ninja dovrebbe conoscere: ognuno di noi ha un tipo di chakra che può variare dal colore e dalla potenza con cui il mago può utilizzarlo e controllarlo. Il Chakra di Sakura da che ricordo è sempre stato molto sviluppato ma non a quel livello. Quello è il chakra di un demone, di una persona che sta firmando un contratto con il diavolo. Credo che Sakura non sia del tutto umana, si sta trasformando in qualcosa di nuovo.»
 «Come facciamo a impedire che questa trasformazione avvenga?» chiese Ino preoccupata per la sua amica, per la sua vecchia rivale in amore. Preoccupata per la persona che le aveva dato tanto e da cui per un breve periodo si era separata.
«Si, ovviamente c’è un modo ed è uccidere il demone che le sta accanto, cosa quasi del tutto impossibile.»
 «Come ha fatto ad arrivare a Sakura?» domandò Tsunade che continuava a non darsi pace, doveva sapere come quell’essere pregevole fosse arrivato alla sua migliore allieva.
 Tutti fecero correre  i loro sguardi dall’Hokage alla serpe attendendo una spiegazione.  Tsunade infatti aveva dato voce al pensiero di tutti dentro quella stanza.
«Il nostro demone durante una guerra tra demoni e forze oscure venne ferito gravemente e rinchiuso nel mondo dei sogni, luogo in cui è rimasto per molti anni se non secoli. L’unico modo che aveva per assaporare la realtà era avvicinarsi a persone estremamente deboli come bambini e anziani o a persone stressate, stanche e malate. Ha sempre divorato le anime di quelle persone dopo avergli dato una sorta di sollievo.»
 «Perché con Sakura è stato diverso allora? Perché non ha divorato la sua anima?» domandò questa volta Hinata ancora più in ansia. «La divorerà?»
 «L’unico modo che aveva per uscire dal mondo dei sogni era quello di compiere un determinato rituale. Un rituale complicato in cui legava la sua anima a qualcuno, un rituale doloroso e in cui il rischio non poteva essere concepito. Così ha iniziato ad elaborare metodi per valutare se le donne in questione sarebbero riuscite a legarsi con lui rendendolo libero. Sono morte tutte … tutte tranne Sakura che in qualche modo è riuscito a sopravvivere, quindi no, non la divorerà. Non divorerà la donna a cui è legato per l’eternità.»
Nel sentire quelle parole Sasuke si irrigidì. Eternità? Ma di cosa diamine parlava, Sakura non poteva essere legata a quell’uomo, a quel demone. 
«Non possiamo rinchiuderlo di nuovo nel mondo dei sogni?»
Tutti i visi si voltarono verso la faccia ombrosa e minacciosa di Sasuke che aveva bisogno di sapere come avrebbe potuto liberare la sua donna.
«A meno che tu non voglia rivedere mai più Sakura, no. Dobbiamo ucciderlo.»
 « Ma hai detto che è impossibile.» ripeté Ino, confusa.
«Ho detto che è quasi del tutto impossibile.»
 «Niente è impossibile per noi.» esclamò Naruto ergendosi in tutta la sua statura. «Ne abbiamo passate tante nel corso degli anni e le abbiamo superate tutte, supereremo anche questa riprendendoci Sakura.»
 «Sto  cercando di sviluppare un veleno in grado di ucciderlo, ovviamente non abbiamo modo per sperimentare la sua efficacia, però  si può sempre provare. Se il veleno non dovesse funzionare ci toccherà rinchiuderli nel mondo dei sogni di nuovo. E voglio dirvi un’altra cosa, una cosa che se vinceremo la guerra dovrete mente bene in mente, se anche riuscissimo a uccidere il demone non è detto che Sakura torni da voi, la sua reazione potrebbe essere alquanto esplosiva e potreste comunque perderla.»
 «Noi ci proveremo comunque.» ribadì Naruto prendendo l’approvazione di tutta la stanza.
 Tsunade sospirò e terminò la riunione.
 Ordinò a tutti quanti di andarsi a riposare dopo la giornata stressante e faticosa che avevano subito ed elesse il lutto cittadino, per onorare i ninja caduti quel giorno.
 Il team 7 si strusciò fin dentro la casa e in religioso silenzio, nessuno aveva più la forza neanche per parlare.
 I due ragazzi salirono le scale e si diressero ognuno nella propria stanza chiudendosi la porta alle spalle, tranne Shiba che rimase ferma nel salotto.
 Fece cadere la sua frusta per terra, si tolse il mantello e si diresse verso la cucina con l’intenzione di prepararsi un the caldo per cercare di eliminare il freddo che la stava invadendo.
 Tremava ancora al pensiero delle mani di Sakura sul suo collo e dell’artiglio che le aveva fatto scorrere lungo il volto. Sasuke l’aveva salvata approfittando di un suo momento di distrazione oppure era stata proprio Sakura a mantenerla in vita concedendo quel breve istante al moro per poterla salvare.
 Forse avrebbe preferito ucciderla in un altro modo, in un altro luogo o con un’altra arma.
 Magari avrebbe gettato  via qualsiasi strumento per ucciderla con le sue mani, d’altronde dopo aver scoperto che Shiba aveva preso il suo posto non aveva reagito bene.
 Ovviamente non è che le avesse concesso la salvezza per clemenza o per qualche altro motivo che avrebbe portato un essere umano ad essere misericordioso o semplicemente pietoso.
 Rabbrividì di nuovo rivedendo lo sguardo di ghiaccio della rosa su di lei.
 Ma subito il freddo venne occultato dalle sue guance calde dovute al ricordo di ciò che Sasuke aveva fatto per lei. Poteva dichiarare il suo amore in qualunque modo a parole ma l’uomo che aveva portato via Sakura aveva ragione: i gesti non mentono mai e valgono più di mille parole.
 Se l’aveva salvata voleva dire solo una cosa: stava iniziando ad affezionarsi a lei, o come minimo la considerava come parte integrante del gruppo ormai.
 Aveva trapassato da parte a parte il suo amore senza esitazione per salvarla.
 Shiba in quel momento le aveva augurato la morte, aveva davvero sperato che esalasse l’ultimo respiro abbandonando questa terra di anime mortali.
 Magari il demone che le stava accanto l’avrebbe seguita nell’aldilà per non abbandonare la donna a cui si era legato per l’eternità.
 Eternità.
 Shiba la trovava davvero una parola meravigliosa.
 era sicura che il demone non l’avrebbe abbandonata. Davanti a tutto il villaggio aveva dimostrato di possederla. L’aveva toccata minacciando Sasuke con lo sguardo.
 Shiba sapeva che alla sua comparsa tutte le donne presenti avevano perso un battito.
 Quei due insieme erano meravigliosi e proprio lì aveva pensato che fossero realmente eterni e incontrastabili.
 Il loro chakra si univa perfettamente, Sasuke accanto alla rosa  non avrebbe potuto reggere il confronto con il demone.  Quell’uomo era un dio, un angelo caduto, inaccessibile per tutti tranne che per Sakura.
 Quei due si amavano, si era visto dai loro movimenti e Shiba non sapeva che cosa un demone potesse volere da un’umana ma lui la voleva, la bramava e non avrebbe mai acconsentito che qualcun altro la toccasse.
 Le sue mani possenti si erano posate su di lei con ferma decisione dimostrando a tutti i presenti che poteva trasformarsi un essere immondo la cui malvagità poteva essere solo immaginata se qualcun altro avrebbe provato a toccarla.
 Ma anche Konoha, con tutti i suoi abitanti e con tutte le sua anime era a sua volta eterna e non si sarebbe fatta piegare così facilmente, avrebbe lottato con tutte le sue forze insieme ai suoi abitanti.
 Il pensiero di essere riuscita a creare una nuova casa e ad accerchiarsi di gente buona la faceva stare meglio dopo tutto quello che aveva dovuto passare nel suo villaggio natale.
 Konoha era eterna mentre il suo villaggio ere sedimentato nella menzogna.
 Scosse la testa rimproverandosi mentalmente. Non aveva il tempo ne le forze di pensare al passato.
 L’unica cosa su cui doveva concentrarsi era allenarsi e cercare di rimanere in vita nella guerra che sarebbe arrivata presto.

 Era incredibile come la follia di Sakura stava cercando di impossessarsi anche di Sasuke.
 Lui ne era stato vittima diversi anni prima. Sapeva cosa si provava.
 Continuava a rivedere quell’uomo dai capelli bianchi toccarla come se fosse sua e la rabbia gli invadeva il  corpo.
 Gli occhi di lei continuavano a trafiggergli la mente, specialmente lo sguardo che gli aveva lanciato quando lui aveva portato via Shiba dalle sue mani pronte a spezzargli il collo senza alcuna esitazione. 
 Aveva passato tutto il pomeriggio dopo la riunione e tutta la sera dentro al letto. Voleva dormire per provare anche solo un piccolo momento di pace ma voleva anche uscire da quella casa sbattendo la porta con tanta violenza da far tremare i cardini e a correre via per cercarla, per salvarla, per averla.
 Poi d’un tratto si ricordava di ciò che aveva visto quel giorno. Della Sakura che aveva visto quel giorno e rimaneva sdraiato nel suo letto.
 Non poteva non mettere a confronto la Sakura che lui aveva conosciuto e che aveva imparato ad amare troppo tardi con quella che si era presentata quel giorno.
 Gli avevano ripetuto innumerevoli volte che Sakura si sarebbe potuta trasformare in qualcosa di diverso, che avrebbe potuto modificare qualche lato del suo carattere dopo esser stata rapita ma da quel che aveva visto quel giorno non era cambiata una parte del suo carattere.
 Era cambiata proprio tutta Sakura, quella persona era stata spazzata via da una ragazza aggressiva e senza clemenza.
 Una ragazza che aveva ucciso in 15 minuti numerosi ninja valorosi di Konoha e che era diventata una minaccia assoluta per il villaggio della foglia.
 Ma lui non poteva odiarla, ci stava provando, le aveva anche infilzato la sua katana nello stomaco ma non riusciva ad odiarla perché l’amava troppo.
 L’aveva detto davanti a tutti e l’avrebbe urlato al mondo , si sarebbe amputato il braccio rimasto per riaverla con se così com’era ma non poteva farlo.
 L’unica cosa che avrebbe potuto riportarla da lui era vincere quella guerra e uccidere quel demone.
 Lui voleva ammazzarlo con ogni fibra del suo corpo, lo odiava e non provava quella sensazione da quando aveva giurato di uccidere Itachi.
 Se la sarebbe ripresa.
 Chiuse gli occhi e finalmente piombò in un vuoto assoluto  in cui ogni tanto comparivano sprazzi di luce rosa.

 Naruto invece era stato raggiunto quasi subito da Hinata che entrando dalla sua finestra per non disturbare gli altri due membri del team 7 si era subito andata a stendere nel letto del suo ragazzo.
 Lo aveva  stretto tra le braccia e lo aveva cullato dolcemente.
 Poteva immaginare cosa stesse provando. C’era stato un periodo in cui era stata gelosa di Sakura ma quando aveva capito che la loro era un’amicizia indissolubile aveva smesso di provare quel sentimento.
 Sapeva che il suo ragazzo stava vivendo un tormento interiore che metteva in contrasto l’immagine della Sakura angelica che lo aveva accettato per ciò che era ed una Sakura diabolica.
«Io non capisco…» disse in un debole lamento. «Perché ha scelto quell’uomo? Perché se ne è andata da noi? Perché è diventata così?»
Hinata non rispose. Non sapeva che dirgli.
 Non aveva la minima idea di cosa avesse spinto Sakura ad agire in quel modo così come non ce l’aveva nessuno dentro al villaggio. Dovevano solo sperare che il veleno di Orochimaru avesse l’effetto sperato.
 Accarezzò la testa del biondo che dopo qualche secondo di silenzio di girò verso di lei e la baciò.
 Posò la sua testa sul petto prosperoso di lei e cerco di riposarsi aiutato dall’odore della donna che lo faceva rilassare e gli donava amore più di ogni altra persona.

 Le risate di Sakura invasero tutto il castello di Akihito.
 Lei rideva, rideva, rideva e volteggiava per poi tornare tra le braccia dell’uomo che l’aveva resa ciò che era in quel momento.
 L’uomo che le aveva regalato quella felicità.
 Gli circondò il collo con le braccia avvicinandolo a se.
«Sei felice?»
 «Si.» rispose lei con gli occhi che si illuminavano.
 Lui tenendola sempre ben stretta a se iniziò a camminare verso il divanetto che adornava la sua camera di lettura.
 Si sedettero mentre si baciavano e ridevano insieme.
«Hai visto le facce stupite e imbambolate che hanno fatto quando mi hanno ivista.?» disse mentre rideva a squarciagola.
 Si sentì mancare il respiro.
«Fragili come foglie cadute.»
Lui rise insieme a lei.
 E dentro di sé la gioia esplodeva, quel ragazzo aveva staccato il flebile filo che ancora legava Sakura a quel posto. L’aveva spazzato via in maniera così netta e decisa che non ne aveva lasciato neanche un pezzettino.
 Lui non sentiva tutto quel bisogno di spazzare via quell’inutile villaggio cosa che invece Sakura desiderava con tutta se stessa.
 Tutto quell’odio che teneva nascosto dentro di sé e che con gli anni era cresciuto a dismisura e che lei aveva tenuto rinchiuso dentro di se  adesso era incontrollabile.
 E lui più tempo ci passava insieme più se ne innamorava.
 Ne aveva affrontate tante di guerre lui, una in più non faceva la differenza.
 Sakura era più importante, era l’unica persona a cui si era realmente affezionato nel corso di quegli anni, l’unica persona che era stata in grado di far battere il suo cuore inamovibile.
 Avrebbe fatto questo ed altro per lei e le avrebbe regalato la felicità che tanto agognava e una potenza che il genere umano non poteva neanche immaginare.
 Se adesso si trovava esattamente a metà il mondo degli umani e degli immortali tra poco avrebbe fatto quel passo in più che l’avrebbe legata definitivamente a lui e al suo mondo.
 La baciò appassionatamente sentendo quel ritmo insolito e sconosciuto dentro al petto.
 Lei ricambiò il suo bacio con ardore per poi coprire entrambi con una coperta.
 Le baciò la fronte, poi le guance, il naso sorridendo alla risata divertita di lei, poi si soffermò sulla bocca per più tempo, assaporandola come se fosse insieme la prima e l’ultima volta.
 La gustò in tutta la sua bontà e si addormentarono così, con lo spicchio di luna che si infrangeva nella loro stanza passando da una finestra che non era stata chiusa, una tra le braccia dell’altro, sempre più innamorati.

   
 
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