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Autore: viola_capuleti    12/10/2019    0 recensioni
Raven ha sempre avuto la certezza di essere una ragazza normale, nonostante la famiglia ristretta alla madre Elen e l'amico di famiglia Andrea che non la lasciano mai sola, i numerosi traslochi e la vistosa cicatrice che ha sul petto.
Ma tutto cambierà quando un misterioso uomo comparirà davanti a casa sua, insieme ad un particolare trio di ragazzi, proprio quando sua mamma dovrà andarsene di casa per lavoro e un misterioso coniglio albino le farà compagnia nei suoi sogni per avvertirla di un pericolo.
Scoprirà ben presto di far parte di una relatà ben più grande di quanto avrebbe mai potuto immaginare...
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO 10
... e un sacco svuotato


-Dove credi di andare tu? Resta qua. -.
Jaguar tirò a sedere il fratello afferrandolo per il cappuccio della felpa, senza neanche dargli tempo di allontanarsi dalla sedia da cui stava sgusciando via silenziosamente.
-Stavo andando in bagno! – protestò vivacemente Beast con una smorfia infastidita a storcergli la bocca.
Raven sbuffò con ironia: -Ti conosco da ben poco tempo, ma pure io so che stavi andando a origliare. Chi ha diritto di sapere cosa quei due sono andati a discutere in questa stanza sono io, perciò o porti pure me o ti tengo io inchiodato alla sedia. -.
Beast la squadrò come se anche lui, oltre a Milord, volesse darle una bella lezione per la sua linguaccia. Poteva capirlo, essere sgridati o comandati da qualcuno della stessa età poteva essere fastidioso, soprattutto se la persona in questione poteva essere facilmente presa a calci.
Ma lui decise per fortuna sua di incrociare le braccia sul tavolo e appoggiarci sopra il mento, borbottando: -Quel Malinois non mi piace… chi ci dice che non faccia qualche trucchetto per portarcela via? -.
Fece un cenno con la testa verso Raven, spostando lo sguardo per controllare se Milord stesse tornando dalla chiacchierata.
-Figurati se Andrea farebbe una cosa del genere. – fece Raquel con una scrollata di testa e un sorriso.
-Malinois? – ripeté Raven. Cos’era, una specie di insulto nella loro lingua?
Matisse interruppe per un attimo la sua attività di sparecchiatura, appoggiando la pila di piatti con sbuffi di panna e crema sul tavolo, per risponderle: -Il vecchio cognome di Andrea. A dire il vero ha cambiato anche il nome, prima si chiamava Alexandre. -.
-Non sapevi neanche questo? – chiese sempre divertita la ragazza di Jaguar, sporgendosi verso di lei, e continuò con tono vagamente cospiratorio: -Prima di ricevere il siero Andrea era un pezzo grosso in Paradiso, veniva da una famiglia bene: i protettori del Sommo Serafino. -.
Era la seconda volta nel giro di un paio d’ore che questo siero veniva nominato di nuovo. Cos’era poi questa storia che Andrea non si chiamava così da sempre?
Beh, quella era decisamente la cosa meno scioccante degli ultimi giorni.
-Mi state incuriosendo. – ammise –Ditemi di più, intanto aspettiamo che quei due smettano di chiacchierare. -.
I mezzi demoni e l’angelo si scambiarono una rapida occhiata dubbiosa.
Alla fine Jaguar disse: -Beh non credo ci sia niente di male a dirle questo. Giusto per far passare il tempo. Spiega tu Matisse, sei più ferrata di noi sull’argomento. -.
L’angelo mise definitivamente da parte quello che stava facendo e si sedette di nuovo di fronte a Raven, che si mise in una posizione più comoda per ascoltare.
-Ti ricordi cosa ti ho detto riguardo la mia voglia, vero? -.
-Difficile scordarselo. -.
-Come ti ho già detto gli angeli hanno una testa abbastanza quadrata. Cosa credi che possano pensare allora di una persona come Andrea? -.
Raven storse il naso, ricordando le occhiate che suo zio riceveva spesso in pubblico, soprattutto quando decideva di sfoggiare abiti più indicati per lei o Elen o anche solo quando apriva bocca, di tanto in tanto. Non era piacevole e quando era più piccola a volte gli chiedeva del perché si comportasse così, ma solo quando era cresciuta aveva ricevuto qualche spiegazione.
-Esatto. – disse Matisse, arricciando il naso proprio come lei –Per quello che mi ha spiegato Andrea, o hai un basso profilo o le cose si mettono male per chiunque. Lui che poi faceva parte di una famiglia altolocata, i protettori del Sommo Serafino infatti, era ancora più sotto i riflettori rispetto ad altri angeli. Quando è stato scoperto, però, non hanno potuto fare come hanno fatto a me, sia per la sua posizione che per il “problema”. Per chi ha ancora possibilità di poter essere reintegrato nella società del Paradiso si usa un siero per togliere loro la possibilità di usare le ali. Basta farsi un’altra puntura per riaverle in poche parole. Ma Andrea si è sempre rifiutato di tornare… nessuno della sua famiglia l’ha mai cercato. Neanche i suoi fratelli. -.
Andrea non aveva mai parlato dei suoi genitori o della sua famiglia in generale. Qualche frase di circostanza, certo, tipo “sembri mia madre” o “manco mio padre era così stronzo”, ma niente che descrivesse. E adesso aveva pure dei fratelli.
-Nessuno dei nove. – confermò Raquel.
-Cavolo, nove? -.
-Dieci, ma uno non conta, lo odia. – precisò Matisse.
-Dieci?! – esclamò Beast battendo Raven di un secondo –Che cavolo è la madre, una fabbrica? -.
-Porta rispetto. – lo sgridò Jaguar.
-Già. – rincarò la dose Raquel –Per quello che ne so, lei e i suoi altri fratelli, a parte quello che lo odia, gli volevano molto bene e lui mancano. Lo ammiravano, sarebbe potuto diventare un Serafino. -.
All’espressione confusa di Raven venne in aiuto Matisse: -Gli angeli si dividono in nove categorie: gli Angeli, cioè gli angeli appena nati, senza istruzione o cacciati, gli Arcangeli, chi inizia a studiare all’incirca a sei anni fino a diventare Principati, quando finiscono gli studi intorno ai dieci anni. I Potestà sono quelli che iniziano l’accademia militare a undici anni, i Virtù chi perde la verginità a dodici o tredici anni. Qui le carriere si dividono: i Domini finiscono l’accademia militare, i Troni sono quelli che continuano gli studi fino ad avvalersi del titolo di Cherubini e i Serafini sono chi si specializza per diventare Sommo Serafino, chi comanda in tutto il Paradiso. -.
-I Virtù cosa? – chiese Raven.
Matisse si morse un labbro e non rispose, cosa che invece fece Raquel: -Oh, andiamo, non è niente di imbarazzante Matisse. Angeli e demoni possono cambiare forma in animale, ma solo se maturano sessualmente possono prendere un corpo adulto, cosa che aiuta molto nel combattimento. Andrea ha spiegato che aumenta anche la forma fisica, cosa che è importante per i Domini in poi. -.
Jaguar osservò: -Ma sono giovani a quell’età. -.
-Se è per questo non è niente di piacevole. – intervenne nuovamente Matisse, rossa in faccia –Non possono farlo di loro spontanea volontà. Da quando sono piccoli gli viene insegnato che amare è sbagliato perciò… ecco… -.
-Mi allontano cinque minuti e voi diventate delle comari? -.
Andrea alzò un sopracciglio mentre entrava nella sala da pranzo, ma Raven capì che non era arrabbiato, anzi. Sembrava divertito.
Spostò lo sguardo su di lei: -Mi sembra giusto che tu vada a curiosare nel mio passato quando io ho tenuto la bocca chiusa su argomenti più importanti. Se vuoi che ti dica qualcosa su tua madre però dovrai pagarmi bene. -.
-Non le dirai niente su Elen. – intervenne Milord entrando dandogli una spallata per niente accidentale.
L’angelo alzò gli occhi al cielo e sbuffò, borbottando qualcosa di incomprensibile.
Raven si alzò dal tavolo, guardando i due con aspettativa: adesso doveva avere le sue spiegazioni. Non gliene poteva fregare di meno di cosa sua madre le aveva nascosto sulla sua vita, voleva sapere che cosa c’entrava lei con tutta questa storia di demoni, angeli, mezzi demoni e il soprannome stupido che Milord e quei due cani le avevano appioppato.
Milord si rimise la sigaretta che teneva sull’orecchio tra le labbra e ordinò: -Matisse e Raquel, fate le vostre cose in cucina. Jaguar, vai a finire i tuoi lavoretti fuori. Raven, come e Andrea nello studio. Beast non disturbarci. -.
Non stette neanche ad ascoltare le proteste di Raquel e di Beast, Raven spinse indietro la sedia e seguì di corsa il mezzo demone che era già in corridoio, diretto alla sua stanza privata, con Andrea alle spalle.
Lo studio non era niente di speciale ma Raven non stette a guardare nessun particolare che avrebbe potuto destare la sua curiosità. Si precipitò a sedersi nella sedia libera di fronte al tavolo su cui Milord si era andato ad accomodare in una posizione rigida e tesa.
Sembrava infastidito da tutta quella situazione e Raven si ripromise di fargli pesare ogni secondo per come l’aveva e probabilmente avrebbe continuato a trattarla.
Incrociò le braccia e alzò le sopracciglia, incoraggiandolo a cominciare.
Lui sbuffò una nuvola di fumo, dicendo: -Credo che sia meglio cominciare dall’inizio. Come hai già capito ci sono tre razze di creature, angeli, demoni e esseri umani… -.
-Stai scherzando, cosa vuoi che me ne freghi… -.
-Raven, zucchero. – la interruppe subito Andrea appoggiandole una mano sulla spalla –Lascialo parlare. -.
La ragazza sbuffò, seccata, e si abbandonò contro lo schienale della sedia facendola cigolare.
-Come stavo dicendo… - riprese Milord senza nascondere un sogghigno –Puoi ben capire che sono molto simili tra di loro queste specie, per cui si possono mischiare. Che si ottiene dall’unione di un demone e un umano? -.
-Quelli come voi? Mezzi demoni? -.
-Il tuo tono non mi piace, sto cercando di coinvolgerti ignorante. – la sgridò il mezzo demone senza sembrare davvero arrabbiato –I demoni e gli angeli sono sempre stati coinvolti nella vita degli umani per un motivo o un altro. Principalmente per ispirare e guidare, ma queste sono altre storie. Come avrai capito, gli angeli si schifano parecchie cose e hanno uno strano concetto di rispetto nei confronti degli altri esseri viventi, perciò dato che gli umani davano tante confidenze ai demoni, che ritengono dei bruti senza cervello, non se li filavano troppo. I demoni invece fin troppo. Puoi capire che spesso ne erano attratti anche in modo da averci figli assieme. -.
-Ok. Quindi? -.
-Questa cosa per un po’ è andata bene. I mezzi demoni venivano spartiti a loro preferenza tra mondo umano e Inferno, non davano fastidio finché tenevano un profilo basso tra gli umani. Peccato che a un certo punto il numero di mezzi demoni ha iniziato a diventare enorme, soprattutto perché era un passatempo riprodursi con gli umani. Superava quasi il numero di nascite di demoni purosangue. Puoi capire che la cosa ha fatto storcere il naso agli angeli e ai demoni, che comunque li vedevano come una sottocategoria. Il sovrano dell’epoca per evitare problemi vietò di generare prole con gli umani e ai mezzi demoni di mischiarsi con altri demoni, per eliminare i geni umani. La cosa funzionò, quelli che stavano per superare in numero i loro progenitori sovrannaturali diventarono una minoranza, ma ormai il danno era fatto: ormai c’era chi li odiava. C’era stata la possibilità di diventare estinti. I mezzi demoni non ebbero più lavori di rilievo, furono considerati inferiori e pericolosi. Spesso ci furono episodi violenti ma i sovrani riuscirono a sedare con l’andare del tempo certi pensieri. Dopotutto i mezzi demoni erano comunque in parte demoni. -.
-Ma? -.
-Ma la cosa alla fine non è andata bene. -.
Lo sguardo d’acciaio di Milord brillò di una sfumatura color sangue, freddo e pieno di emozioni che si accavallavano.
Il suo tono diventò più duro: -Regina Hydra non era d’accordo con i sovrani, i mezzi demoni andavano trattati come si meritavano. Fin troppe persone concordavano con lei e ha scelto di agire, invece che limitarsi a parlare. Ha spodestato i sovrani e li ha uccisi, i mezzi demoni li hanno seguiti insieme ai loro genitori. -.
Raven si leccò le labbra, a disagio. Questa storia non le piaceva e non riusciva a capire dove volevano andare a parare con lei. Si lasciò sfuggire un: -Deve essere stato orrendo. -.
Il mezzo demone non disse niente né si mosse per fare cenno d’assenso. Si limitò a prendere una profonda boccata di fumo.
Andrea riprese il discorso: -Prima di morire la regina diede una profezia. -.
-I deliri di una partoriente. – rettificò a denti stretti Milord, facendo venire la pelle d’oca alla ragazza.
L’angelo lo ignorò: -Disse “la Fenice risorgerà, un cuore coraggioso sconfiggerà un cuore pieno d’odio”. Intanto, i dissidenti del suo governo appena nato si riunirono per fare giustizia e tra di loro c’era qualcuno che rispecchiava la descrizione della profezia. Diedero battaglia ma il loro eroe li tradì e passò sotto Regina. Per essere sicura che le rimanesse fedele lo privò del cuore e lo nascose, in modo che nessuno potesse trovarlo e compiere la profezia. -.
-Il cuore passò ad una bambina umana, il ventidue Marzo del novantasei. -. Milord alzò finalmente gli occhi da terra, che aveva abbassato da quando Andrea aveva preso a raccontare –Ricorda niente, Portatrice? -.
Sotto il suo sguardo predatore, la cicatrice diede una stretta dolorosa, tanto che Raven dovette appoggiarci una mano sopra per accertarsi che niente la stesse effettivamente aprendo, cosa che sembrava stesse succedendo.
-La mia data di nascita… - mormorò.
Era seduta ma le sembrava di avere le vertigini. Aveva voglia di vomitare.
-Crediamo sia tu. – disse Andrea dandole una carezza su una spalla, con un tono dolce –Anzi, ne siamo certi. Per questo ti cercano e noi ti proteggiamo. -.
-Vi sbagliate. – balbettò Raven, il dolore alla cicatrice che le faceva venire voglia di urlare (o erano queste assurdità?) –Tutto questo è una pazzia, io non so neanche come possiate aver fatto un collegamento del genere con me. -.
-La cicatrice zuccherino. – rispose l’angelo con un tono paziente che irritò Raven –È una pratica antica ed esclusiva per l’esecuzione. È una credenza antica che i sentimenti risiedano nel cuore e Regina è superstiziosa più che cauta… -.
-Ma che cosa stai dicendo?! – sbottò Raven schiaffeggiando via la mano dello zio, alzandosi di scatto dalla sedia, ribaltandola. La cicatrice adesso pizzicava, ma non faceva meno male di prima. Forse reagiva alla sua rabbia, non ne aveva idea. Continuò ad urlare contro uno sbigottito Andrea: -State dicendo delle puttanate! Questa me la sono fatta per un intervento al cuore quando ero piccola! È assurdo quello che hai detto, è impossibile! -.
-Noi siamo impossibili, zuccherino? – chiese sarcasticamente Milord, facendo il verso all’angelo –Ti ricordo l’attacco dell’altra sera, quello che noi e altri possiamo fare. Non essere ridicola. -.
Un singhiozzo le salì e morì in gola, si rifiutava di piangere per un puro isterismo.
Si voltò verso Andrea: -Mamma, lei… vuoi forse dirmi a questo punto che non è la mia vera madre? -.
-Raven… -.
Scosse la testa, ricacciando indietro le lacrime.
-Non sono io! – urlò –Scordatevi una cosa del genere, non voglio averci niente a che fare con questa storia assurda! -.
Diede un calcio alla sedia rovesciata e scappò verso la porta.
-Corri pure! – le urlò dietro Milord, coprendo il richiamo preoccupato di Andrea –Non credere di riuscire a scappare! -.
Aprì la porta con una spallata dolorante, era solo socchiusa. Per la fretta e gli occhi annebbiati però andò a sbattere anche contro un mobile del corridoio con il fianco, che la fece sibilare.
Incespicò contro una persona, che la afferrò per un braccio e la tenne saldamente prima che potesse cadere o andare a scontrarsi contro qualcos’altro.
-Ehi, fai attenzione Raven. – disse Jaguar. Il suo tono bonario si spense subito, sostituito da un preoccupato: -Ma che succede? -.
-Lasciami andare!  - protestò Raven dando uno strattone, senza successo.
-Ti hanno detto…? -.
Raven non lo lasciò finire e affondando le unghie del dorso della sua mano, ringhiando: -Voi siete dei pazzi, io non farò un bel niente per voi! -.
-Calmati Raven, non dire così. -.
-Quante volte dovrò dirvelo prima che vi convinciate? Io non centro niente con questa storia! -.
La stretta sul suo braccio si fece più forte.
All’improvviso si trovò a un palmo dal volto di Jaguar, gli occhi color giada incredibilmente tristi ma anche decisi. In un sussurro le soffiò in faccia: -Neanche mia madre centrava. -.
Per un attimo la sua rabbia scemò, spiazzata davanti a quella frase, che sembrava più una confidenza che un’accusa silenziosa nei suoi confronti per come si stava comportando.
Poi il dolore alla cicatrice e la stretta sul suo braccio le fecero ricordare la confusione e la paura che aveva provato anche qualche sera prima, sotto la pioggia.
-E mollami. – sibilò rabbiosamente, dando uno strattone con il braccio e una spinta a Jaguar con l’altro, staccandosi da lui.
Poi corse fuori, con quella frase che le pulsava nelle tempie.
 
***
 
Acquattato nell’ombra, Chuck aspettava impazientemente la comparsa di Carlo.
Stare fuori casa quando faceva buio non gli piaceva. In teoria con la fascia degli Hydra sul braccio, in bella vista, non aveva nulla da temere.
Ma lui in quel momento era in una zona grigia di sicurezza. Era ancora al servizio degli Hydra oppure no? La sua faccia e quella di suo cugino era adesso appesa negli spogliatoi delle Squadre di Cattura, con la priorità assoluta di essere catturati? Oppure erano ancora al loro servizio e potevano girare tranquillamente? Erano indecisi se attuare il primo o il secondo caso?
In realtà non si era mai preso il lusso di essere sicuro nel girare per le strade, anche con il simbolo degli Hydra sul braccio. Anche se lo avesse avuto tatuato il fronte o su tutta la schiena non si sarebbe sentito tranquillo.
Le facce dei demoni adibiti alle Squadre di Cattura erano terrificanti, non lo facevano dormire la notte alle volte.
Chuck non se ne era mai accorto, ma lui aveva notato gli sguardi famelici con il quale spesso quei demoni li seguivano quando passavano loro accanto. Gli aveva detto di essere paranoico, ma lui sapeva che non aspettavano altro che poter mettere loro le mani addosso e farli sparire sui loro furgoni neri.
Non era neanche troppo sicuro che con quei veicoli li avrebbero riportati al Mattatoio dopo una ripassata.
Suo cugino era convinto che era con arroganza che li fermassero ogni tanto, chiedendo di identificarsi. Come se non li conoscessero. Come se non sapessero perfettamente che erano mezzi demoni al servizio di Taylor e Regina, diversi dalla servitù che prelevavano al Mattatoio.
Leggeva il loro disgusto come se fosse stato un libro aperto, la loro voglia di poter cancellare la loro esistenza dall’Inferno per la sola colpa di essere di sangue misto.
Chinava la testa e dava le informazioni che volevano, anche quando erano domande fatte solo per tormentarli, come quando chiedevano cosa era successo prima del Mattatoio, per ricordarsi se erano stati loro o no ad occuparsi della loro famiglia.
Stringeva i denti. Chuck non aveva la sua cautela.
Più di una volta aveva dovuto trascinarlo via prima che loro perdessero davvero la pazienza e decidessero di infischiarsene di quello che Taylor aveva detto, cioè lasciarli stare.
Da una parte avrebbe voluto essere come lui e avere il coraggio di reagire, ma non era troppo sicuro che il suo fosse coraggio.
Arroganza cieca, piuttosto.
Se lo avessero trovato fuori casa, da solo, dopo quello che era successo…
-Faccia presto Carlo, faccia presto… - pregò mentalmente, facendosi ancora più piccolo nel suo angolo buio.
Aveva dovuto fare i salti mortali per non farsi scoprire da Chuck: non doveva sapere niente di questa faccenda. Avrebbe cercato di fare di testa sua.
Carlo arrivò, per fortuna.
-Da cosa ti nascondi? – gli chiese, facendolo trasalire contro un bidone, che si rovesciò sferragliando.
Quando il mezzo demone lo riconobbe e riuscì a calmarsi un po’, rispose con un filo di voce: -Le Squadre di Cattura. C’è il coprifuoco… -.
-Ah, ma sei con me Chuck. Non ci farebbero domande. – lo rassicurò il demone tirandolo su da terra, dove si era accucciato.
Chuck si spazzolò i pantaloni e, mentre rialzava il bidone, Carlo disse: -Non voglio che niente vada storto. -.
-No, certo che no. – si affrettò ad assicurare il mezzo demone –Neanch’io lo voglio. -.
-Chi ce l’ha in custodia? -.
-L’ha Milord. -.
-Puoi dirci qualcosa di lui? Siete voi due ad averci avuto più a che fare. -.
-Non sono una grande minaccia per un demone completo. So che con loro hanno un angelo, ma non l’ho mai visto combattere: è appena una ragazzina, gracilina poi. Lei la tengono con loro più che altro per compagnia, immagino. Poi c’è un ragazzo, Cane, ma spesso si mette in mezzo ed è più un impiccio per gli altri che altro. Anche se l’ultima volta si è comportato bene. Poi c’è Jaguar, lui è bravo e forte. È il figlio di Esteban. -.
-Davvero? -.
Chuck annuì: -Sì, ma voi siete demoni completi. Per quanto sia stato addestrato bene c’è una bella differenza. E infine Milord, Lupo. Lui è pericoloso davvero. Sa fare un trucchetto con il fumo che è micidiale, in un attimo non si vede più niente. -.
-Fumo? – ripeté Carlo stupito portandosi una mano al mento –Lupo hai detto? Che tipo di trucco usa? -.
-I-io penso sia un trucco. – balbettò Chuck, innervosito dalle domande del demone –Ma a dire la verità sembra che venga da lui, signore. -.
-Sei proprio sicuro che sia un mezzo demone? Non è una cosa comune. -.
-Lo so, l’ho pensato anche io. Lui si dichiara mezzo demone, non so perché dovrebbe mentire. -.
Carlo sembrò perdersi per un attimo in qualche pensiero e Chuck attese che dicesse qualcosa.
-Lasciamo perdere, non è possibile. – borbottò infine –Evitiamo lo scontro diretto. Sapreste attirare la Portatrice lontano dalla loro custodia? -.
-Posso provarci. – assicurò Chuck.
-E tuo cugino no? -.
-Lui… ecco, lui non deve sapere niente. Non vuole neanche collaborare con voi, vuole fare tutto da solo. Non la pensa come me. – confessò il mezzo demone con un nodo in gola.
Il demone lo guardò, dubbioso, e disse: -Qualunque cosa ci sia tra voi due non ne voglio sapere niente, sono affari vostri. Ma fai in modo che non interferiscano con quello che faremo: abbiamo un’occasione sola. -.
-Sì, certo. Sì. -.
-Bene. Allora domani ci incontreremo qui. -.
-Sissignore. Allora a domani. -.
Chuck si voltò e sgattaiolò via, strisciando nelle ombre.
Come avrebbe fatto l’indomani a spiegare a Buck che non sarebbe andato con lui a cercare la Portatrice ma con i McMastiff? Sarebbe andato da solo quell’incosciente, non gli sarebbe importato.
E che avrebbe detto a vederlo con loro invece che con lui?
Si passò una mano sulla benda. Il dolore all’occhio si presentava di tanto in tanto, ma molto meno intensamente di prima.
Avrebbe scambiato volentieri il dolore di prima con un modo per tenere Buck fuori combattimento per almeno un giorno.
Tornò a casa cercando di avere una qualsiasi idea per bloccare Buck o almeno convincerlo a cominciare subito a cercare la Portatrice e prendersi qualche giorno per organizzarsi.
Quando entrò nell’ingresso fu accolto da un gemito sofferente.
-Buck? – chiamò affrettandosi a cercarlo.
Lo trovò accasciato in bagno sul water, la testa completamente dentro la tazza, che amplificava la sua voce in un verso preoccupante.
-Che succede? Stai bene? -.
-Mi fa male tutto… -.
-Ma perché, che hai fatto? – domandò Chuck avvicinandosi.
L’odore di vomito lo fece indietreggiare per un attimo e coprire il naso con il braccio.
-La carne nel lavello. – rispose Buck in un rantolo –L’avevi messa lì a scongelare no? -.
-Quella carne? No, no era da buttare! Non hai sentito che odore che mandava? La spazzatura era piena e l’ho messa lì. L’hai mangiata? -.
-Certo che l’ho mangiata, pensavo fosse di salamandra, ha sempre un cattivo odore. – si lagnò Buck, raddrizzandosi sui gomiti per vomitare di nuovo.
-Da quando ci possiamo permettere carne di salamandra? – scosse la testa Chuck –Dimmi che almeno l’hai cotta. -.
-La carne cotta non mi piace, lo sai. -.
-Tu… - fece il mezzo demone, pronto a sgridarlo.
Ma si zittì.
Buck aveva uno stomaco delicato nonostante mangiasse continuamente carne cruda e cose simili, una cosa del genere poteva tenerlo a letto per almeno un giorno.
S’inginocchiò accanto a lui e gli passò una mano sulle spalle, confortandolo: -Non ti preoccupare cugino. Ti preparo qualcosa da mandare giù che ti faccia passare il male. Poi ti metterai a riposo. -.
-Assolutamente no. – protestò il mezzo demone –Noi due abbiamo da fare. -.
Provò a rimettersi in piedi ma tornò a inginocchiarsi portandosi una mano sullo stomaco con una smorfia.
Chuck osservò: -Non potresti fare un passo. Della Portatrice mi occupo io. -.
-Davvero? -.
Annuì vigorosamente e con convinzione: -Ma certo. Ci divideremo la paga, poi. Non ti preoccupare di niente. -.
   
 
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