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Autore: Justice Gundam    13/10/2019    1 recensioni
Quello che per un variegato gruppo di avventurieri comincia come un viaggio in incognito e una missione di recupero di poche pretese, si rivela essere invece soltanto una parte di un vasto intrigo che li porterà a confrontarsi con il lato oscuro del loro paese, e con antichi misteri che si credevano ormai dimenticati. Ispirato alle sessioni di Pathfinder che gioco assieme ai miei amici.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Pathfinder: L’Ascesa della Follia

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

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Capitolo 13 – In fuga da Grisborgo

Dopo tutto quel tempo passato in quegli angusti, umidi e pericolosi cunicoli sotterranei, il gruppo era più che felice di poter respirare di nuovo l’aria aperta. Dopo aver imboccato la via d’uscita dal dungeon, i ragazzi, i bambini rapiti e il resto dei fuorilegge stavano percorrendo un lungo corridoio cilindrico nel quale si sentiva, come una luce nel buio, una corrente d’aria fresca che recava con sé l’odore penetrante del fiume. Dovevano essere sbucati un bel po’ lontano dalla città, e Maria riflettè che forse era meglio così. Avrebbero avuto più tempo per nascondersi a chi li volesse catturare, ed elaborare un nuovo piano d’azione.

Dario provò a ruotare il braccio ferito – grazie agli incantesimi curativi che aveva ricevuto, le ustioni che all’inizio erano sembrate debilitanti e pericolose, si erano ora ridotte a semplici arrossamenti e vesciche, ma non era ancora in grado di muovere bene l’arto. Sperava che non ci fossero altri avversari da affrontare – molti dei suoi compagni erano esausti ed ammaccati, e avevano quasi esaurito gli incantesimi.

Pandora, da parte sua, stava pensando agli uomini-ratto. Erano delle creature che non aveva mai visto prima e di cui non aveva mai sentito parlare. Quando viveva nella sua modesta fattoria, aveva sentito spesso delle storie popolari su certe creature – la voracità e le capacità rigenerative dei troll, la spietata intelligenza e crudeltà dei mind flayer, gli uomini lucertola e i loro modi primitivi… ma questi uomini-ratto erano qualcosa che le giungeva completamente nuovo. Una parte di lei era curiosa di sapere da dove venivano, e quali fossero i loro scopi…

“Ragazzi… quell’uomo-ratto con la pelliccia bianca.. Gergald, mi pare si chiamasse… era un alchimista…” esordì infine la giovane fattucchiera, passandosi una mano sulla fronte per tergersi il sudore. “Aveva parlato dei Malformatori, vero? Qualcuno di voi… ha mai sentito questo nome?”

Holger, che in quel momento stava controllando se Endlinn e i bambini stavano bene, e si assicurava che Sebastiano seguisse il gruppo senza fare storie, assunse un’espressione pensierosa e cercò di scavare nella sua memoria per vedere se ricordava un nome come quello. Aveva vissuto per diverso tempo in quegli ambienti pericolosi e malfamati, e sapeva come muoversi… ma per quanto si sforzasse, non gli veniva in mente nessun nome. “Malformatori? Hmm… no, non posso dire che mi sia familiare, questo nome. Sarà… una delle tante bande che si formano e scompaiono nel giro di poche settimane… ma quegli uomini-ratto non li avevo mai visti prima.”

“E siamo in giro da un bel po’ di tempo, per giunta…” affermò Endlinn. Rivolse un pensiero ai suoi compagni di banda che erano morti in quell’operazione destinata al fallimento, e gettò uno sguardo pieno di rancore a Sebastiano. Se la decisione fosse spettata unicamente a lei, lo avrebbe già sgozzato per vendicare i suoi compagni, ma quell’uomo era più utile vivo, in quel momento. “Che avete intenzione di fare? Volete saperne di più? Se volete la mia opinione, io ne ho avuto abbastanza di questa storia. Non ho voglia di rischiare il collo in questa storia… è più grande di me, mi dispiace.”

“Tranquilla, non saremo noi a biasimarti per questo…” rispose Gunter. Il nano si fermò soltanto qualche secondo per controllare il suo equipaggiamento, e ricaricò il suo moschetto mettendo un proiettile in canna. “Però, da parte mia, io vorrei sapere di più di quello che sta accadendo.”

“Giusto, è per questo che noi qui.” Rispose Iaco con voce acuta. “Poi, se elfa non vuole andare avanti, per me va bene. Noi non chiedere a voi di rischiare vostre vite.”

“E questo vale anche per voi, ragazzi.” Continuò Nisa, ora rivolta a Matilde e Bastiano. I due bambini stavano al passo con il gruppo, anche se Matilde doveva aiutare il suo migliore amico a muoversi più velocemente. “Credo… che questa storia sia troppo pericolosa per voi. E’ vero che sapete difendervi, ma credo che da adesso in poi… beh, saremo in fuga, almeno finchè non riusciremo a chiarire cosa ci sia dietro tutte queste losche operazioni.”

“Sì, la mia compagna ha ragione. Non è una storia in cui dei bambini dovrebbero restare coinvolti.” Continuò Dario.

Tuttavia, per quanto le loro intenzioni fossero comprensibili, Matilde non le apprezzò molto. “Un momento! E noi, non possiamo dire la nostra?” esclamò la bambina, usando una mano per gettarsi dietro la schiena una delle sue lunghe trecce castane. “Non so se lo avete notato, ma anche io e Bastiano siamo in grado di difenderci!”

“Andiamo, Mati, non te la prendere. Il signor Dario, la signorina Nisa e gli altri sono solo preoccupati per noi.” Il più razionale Bastiano cercò di rabbonire la sua impulsiva amichetta. “Certo… devo riconoscere che anche a me piacerebbe poter viaggiare con loro… però hanno ragione a dire che sarà pericoloso.”

“Se sarà pericoloso, allora tutto quello che dobbiamo fare è diventare più forti, così ci possiamo difendere! Semplice, no?” ribattè prontamente la piccola spadaccina, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Diversi membri del gruppo la fissarono sbalorditi, mentre Sebastiano fece una breve risatina sprezzante – come per dire che certi mocciosi non dovrebbero farsi venire strane idee.

“Matilde… io non credo che sarebbe una buona idea.” Holger cercò di spiegare a Matilde il problema. “In questa occasione, beh… vi siete dovuti difendere, e non avete avuto molta scelta. Inoltre… c’eravamo io ed Endlinn al vostro fianco, e potevate sempre contare sul nostro aiuto. Ma… questo non è il tipo di vita che si addice a due bambini come voi!”

Matilde premette le labbra tra loro, cercando di trovare una risposta… e dopo qualche istante, decise che tanto valeva dire la prima cosa che le passava per la testa.  “E allora, signor Holger… mi dica, che tipo di vita dovremo fare, una volta che saremo usciti da qui?” chiese, forse senza rendersi conto di quello che stava per suggerire.

“Beh, prima di tutto…” Pandora cercò di rispondere… ma si bloccò nel momento stesso in cui iniziò a pensare più attentamente a quello che la bambina aveva detto. In effetti… che possibilità avevano lei e Bastiano, in quella situazione? Certo non di tornare in quell’orfanotrofio, e certo non quella di vivere all’addiaccio, non da soli almeno. Se davvero quel Nerenzio trafficava con dei loschi individui, era altamente probabile che Matilde e Bastiano sarebbero stati presi di mira da sgherri dell’organizzazione, che non si sarebbero fermati finchè i due bambini non fossero stati nelle loro mani…

E chissà di quali risorse potevano disporre quei malfattori… per quanto fossero coraggiosi e pieni di risorse, Matilde e Bastiano non sarebbero mai riusciti a sfuggirgli, e Pandora non credeva che Holgen ed Endlinn sarebbero stati in grado di proteggerli a lungo…

Tutto considerato, per quanto l’idea potesse sembrare assurda, Pandora cominciò a pensare che forse l’unica possibilità concreta di proteggerli fosse di lasciarli venire con loro…

Ma sarebbe stato il caso di discuterne più avanti. Il tunnel stava finendo, e tra pochi metri, sarebbero emersi da qualche parte oltre le mura di Grisborgo. Con rinnovata volontà, i giovani avventurieri accelerarono il passo e raggiunsero finalmente l’uscita. L’aria fresca della mattina diede a tutti loro una sensazione di liberazione, e una gradevole brezza mandò via l’odore di umidità che li aveva accompagnati per tutto quel tempo. E dovevano essere rimasti parecchio tempo là sotto… ormai, le ombre della notte stavano facendo posto ai primi raggi di sole. Se non altro, questo voleva dire che non avrebbero dovuto camminare nell’oscurità.

“Bene… direi che siamo al sicuro, almeno per adesso.” Affermò Maria. Iaco si protesse il volto con una mano, sentendo per qualche istante un forte bruciore mentre i suoi occhi abituati all’oscurità cercavano di adattarsi alla luce del sole del mattino. “Credo che la prima cosa da fare, ora come ora, sia cercare di capire dove ci troviamo, e poi decidere dove andare.”

Dario si guardò attorno, e dopo qualche secondo riuscì a vedere la città in lontananza. Si erano allontanati un bel po’, in effetti…  se non altro, questo voleva dire che avevano meno possibilità di imbattersi in qualche pattuglia, o in qualche scagnozzo prezzolato. “Vedo Grisborgo in quella direzione.” Affermò infine, mostrando la città fluviale ai suoi compagni. Faceva uno strano effetto vederla così lontana, dopo che si erano incontrati e avevano vissuto lì le loro prime avventure come gruppo… e adesso, la situazione era tale che molto probabilmente erano stati bollati come ricercati. “Però non so esattamente dove ci troviamo rispetto alla città.”

“Se diamo un’occhiata qui attorno, dovremmo essere in grado di trovare il Bo.” Disse Nisa, riferendosi al grande fiume che attraversava Grisborgo. “Basterà dare un’occhiata al suo corso per farci un’idea sufficiente di dove ci troviamo.”

“Mi sembra una buona idea… ma dopo che abbiamo capito dove ci troviamo, dove pensate che potremmo andare? Non voglio sembrare pedante, ma ci stiamo muovendo senza un piano ben preciso.” sospirò Gunter, volgendo uno sguardo vagamente ansioso ai loro inaspettati compagni. Matilde non sembrava troppo preoccupata, e stava in piedi accanto all’uscita del passaggio, con la schiena appoggiata alla parete e un’espressione quasi annoiata. Bastiano sembrava un po’ più nervoso, ma manteneva un sangue freddo invidiabile, per un ragazzino così giovane invischiato in un simile caos.

“Non abbiamo abbastanza informazioni per prendere una decisione precisa, miao…” affermò rapidamente Sotero.

“Beh, se è questo il problema, io posso darvi qualche indicazione.” Sebastiano alzò una mano e chiese la parola. Quando fu sicuro di avere l’attenzione di tutti, il bandito si schiarì la voce e cominciò a dare le dovute spiegazioni. “Secondo me, la cosa migliore che potete fare è dirigervi verso nord-est, verso la Landa delle Viole. E’ il confine più vicino a Grisborgo, e una volta che lo avrete passato, sarà sicuramente più difficile rintracciarvi.”

“La Landa delle Viole? Sì… ho sentito dire che è una regione che se la passa abbastanza bene, tutto sommato.” Affermò Endlinn, dopo averci pensato un po’ su. "Però... una volta che saremo lì, che cosa hai intenzione di fare? Ti informo che anche se ci sei stato utile, non ti ho esattamente perdonato per i nostri compagni che tu e i tuoi uomini avete fatto fuori."

Sebastiano alzò le spalle. "Non pretendo che tu lo faccia. Ma non ti aspettare che io me ne resti fermo e aspetti che tu ti prenda la tua vendetta o mi faccia catturare." affermò. "Per quanto mi riguarda, una volta che saremo arrivati nella Landa delle Viole, la nostra alleanza è finita. Ognuno si prende la sua parte, e poi tutti per la loro strada."

"Mi sento in dovere di avvertirti, Sansovino. Abbiamo collaborato, perchè non avevamo altra scelta, e siamo anche disposti a lasciarti andare, per questa volta." affermò Dario con espressione seria. "Ma sappi che se dovessi tentare qualche colpo basso, non esiteremo a fartela pagare."

"Okay, okay... questo non è il momento di minacciare o di ravvivare le ostilità." Maria si intromise nella discussione e prese Dario per la spalla, in modo da rendergli chiaro che non era disposta a lasciargli fare di testa sua. "Se siamo per la maggior parte d'accordo, io dico che andiamo verso la Landa delle Viole. Da lì in poi, le autorità di Grisborgo non riusciranno più a catturarci."

"Per me va bene. Intanto, la cosa più importante è trovare un luogo dove possiamo appoggiare la testa senza il timore che qualcuno ce la stacchi dal collo." affermò Gunter. Si assicurò il moschetto alla schiena dopo averlo avvolto nuovamente nel telo che di solito lo celava. "E voi, ragazzi?"

Seguì un breve momento di silenzio, e infine Iaco alzò la testa e disse di sì. "Iaco d'accordo..." affermò, e con una piccola mano artigliata si schermò gli occhi dalla fastidiosa luce del sole. "Voi, cosa dire?"

"Ho sentito parlare bene della Landa delle Viole... è un posto dove la cavalleria è ancora viva!" rispose Matilde, con un sorriso trasognato. La bambina strinse i pugni davanti a sè e alzò lo sguardo, sognando ad occhi aperti - Iaco ebbe quasi l'impressione che stesse brillando! "Pensate un po'... non sarebbe male trovare un posto dove vivere in un luogo così bello, e magari poter vedere qualche nobile cavaliere in missione per catturare dei briganti o sconfiggere un drago! Anzi, potessi diventare anch'io un cavaliere! Ho sempre adorato le loro avventure!"

"Ehm..." Bastiano ridacchiò imbarazzato. A volte Matilde aveva certe idee... "Mati, forse è meglio se parliamo di queste cose dopo che siamo arrivati nella Landa delle Viole! C'è un bel po' di strada da fare... e forse è meglio se ci muoviamo, prima che comincino a mandare delle pattuglie a cercarci!"

"Allora direi che simo tutti d'accordo..." affermò Holger, e si sgranchì la spalla con un movimento del braccio. "Scendiamo verso il Bo, e da lì cerchiamo di raggiungere il confine. Poi... immagino che decideremo il da farsi."

"Buona idea... da quella parte, vero?" chiese Pandora. La giovane fattucchiera prese in braccio Sotero, e cominciò a seguire i suoi compagni mentre si dirigevano verso le sponde del grande fiume, senza avere la più pallida idea di cosa li aspettasse in futuro.

Dario doveva ammettere che da una parte, era una cosa che lo affascinava della vita di un avventuriero. Non avendo mai avuto un luogo che potesse veramente chiamare casa, il giovane si era trovato spesso a viaggiare da un quartiere all'altro, e diverse volte, anche a cambiare città quando il suo volto era diventato troppo noto alle guardie cittadine. Per certi versi, l'idea di affrontare la vita così come veniva era qualcosa a cui era da tempo abituato, e lo stile di vita girovago di un avventuriero aveva tra l'altro il vantaggio di procurare delle ricche ricompense per chi fosse abbastanza abile, tenace e fortunato...

D'altro canto, riflettè mentre guardava Matilde e Bastiano (e la bambina continuava a parlare con eccitazione di cosa avrebbe fatto una volta diventata una ragazza cavaliere), non era certo il tipo di vita che faceva per molte persone. Molto spesso, gli avventurieri erano mercenari (come loro, si affrettò ad aggiungere tra sè), malfattori o gente non proprio a posto con la testa. O magari più di una di queste cose. Ed era un mestiere ad alto tasso di mortalità...    

Una radice sporgente sulla quale stava per inciampare costrinse Dario a prestare più attenzione a dove metteva i piedi. Nisa gli fece cenno di stare attento e lo trattenne con una mano per evitare che cadesse, e il giovane biondo ringraziò con un cenno della testa per poi riprendere a seguire il resto del gruppo verso le rive del fiume...

 

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Nel frattempo, nel luogo conosciuto come La Casa Della Pietà, il direttore Nerenzio non stava più in sè per l'ansia... e a farne le spese, erano i suoi inservienti, che si trovavano a dover calmare una crisi di nervi come mai prima d'allora!

"Come sarebbe a dire, che Sansovino non ha più fatto alcun rapporto? E neanche quei mocciosi che ho assoldato?" strepitò, sbattendo con violenza il registro sulla sua scrivania, e facendo volare alcuni fogli! "Maledizione! Non è possibile! Sono circondato da idioti che non si rendono conto dei miei doveri! Se i Villanova non avranno quei due mocciosi entro due giorni, la mia testa cadrà! E anche le vostre! Non dimenticate che sono io che vi pago lo stipendio!"

"M-ma... s-signore... non... non sarebbe possibile... mandare qualcun altro al posto di Matilde e Bastiano?" chiese un inserviente in uniforme blu, che non sembrava un tipo troppo sveglio. Gli altri lo fissarono, non approvando per niente la sua idea.

Nerenzio raggiunse il malcapitato e lo prese per il colletto dell'uniforme, fissandolo ferocemente. "No che non è possibile, testa di cazzo! Altrimenti lo avrei già fatto!" esclamò, abbastanza furioso da non preoccuparsi più di tenere la voce bassa. Un altro suo sottoposto gli fece timidamente segno di restare tranquillo, per evitare che qualche bambino o qualche suora sentissero i loro discorsi. "Hanno chiesto proprio quei due! E lo sapete anche voi il perchè, vero? La mocciosa è più forte di qualsiasi altro moccioso della sua età io abbia mai visto, e il marmocchio zoppo ha sviluppato dei poteri da oracolo, da quando quella gamba non gli è più andata a posto! Devono essere proprio quei due, mi sono spiegato?"

L'inserviente indietreggiò con le mani davanti a sè, nel flebile tentativo di smorzare l'ira del direttore, che prese fiato e cercò come poteva di mantenere il controllo... ma più ci pensava, più gli appariva chiaro che la situazione era senza via d'uscita. Senza quei due bambini, gli esperimenti dei suoi collaboratori erano grandemente ostacolati, e cosa ancora peggiore, i Villanova e i loro misteriosi alleati sarebbero presto tornati per lui, per fargliela pagare. Nessuno irritava i Villanova e sopravviveva per raccontarlo. Era successo soltanto una volta, che lui ricordasse, ma era in circostanze molto particolari...

"Maledizione! Maledizione... Maledizione! Questa volta non ho scampo! E' la fine! La fine, dico io!" strepitò Nerenzio, passeggiando su e giù per il suo ufficio come un animale in gabbia. Si fermò e si sedette sul primo posto che gli capitò, tenendosi la fronte sudata e cercando di calmare i battiti furiosi del suo cuore. "Calma... calma... ci deve essere una soluzione... non ho voglia di morire così, come un agnello portato al macello... Ormai qui sono fottuto, quindi... sì... me ne devo andare! Aspetterò la notte... e fuggirò da questa città! Mi nasconderò in qualche villaggio... dove nessuno mi conosce... e i Villanova non riusciranno a prendermi! Certo... certo... questa è l'unica soluzione!"

Si alzò di scatto e, senza neanche badare ai suoi inservienti che lo fissavano preoccupati, si diresse a passo spedito verso i suoi appartamenti. Uno dei suoi sottoposti cercò di fermarlo, alzando una mano per fargli una domanda...

"Ma... ma... signor Ungaro, un momento!" esclamò il servo, un giovane dai capelli biondi scuri e un volto dall'aspetto innocente. "E... e cosa ne sarà dei bambini di questo orfanotrofio, se lei va via? Cosa ne sarà... di noi?"

"Questo non è un mio problema! Io ne ho già abbastanza!" tagliò corto Nerenzio. L'uomo infilò una porta accanto alla sua scrivania, e si girò per un attimo, giusto il tempo di indirizzare un'ultima raccomandazione ai suoi inservienti. "Anzi, se siete svegli, ve ne andrete di qui e farete sparire ogni traccia della vostra presenza! Se i Villanova vi prendono... beh, consideratevi fortunati se i loro sicari vi tagliano la gola e basta!"

Nerenzio infilò la porta e scomparve nel corridoio oltre la soglia, sbattendola dietro di sè e lasciandosi dietro gli inservienti sbalorditi e spaventati. Ora soltanto si rendevano pienamente conto della difficile situazione in cui si trovavano... e del fatto che non avevano la più pallida idea di come fare per uscirne!

"Forse... è meglio se facciamo come dice, se ci teniamo alla pelle..." disse infine un inserviente. "Ma prima... vorrei almeno avvertire chi di dovere perchè si occupi di questi bambini..."

"Meglio rivolgerci alla guardia cittadina. Almeno avranno un po' di riguardo per loro..." affermò un altro, ricevendo un cenno affermativo dal primo.

Il tizio in uniforme blu si rimise il colletto a posto. "Fate... fate come volete. Io da qui me la svigno." concluse. "Grisborgo non mi vedrà mai più, e neanche voi."

 

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Per diverso tempo, il gruppetto di avventurieri aveva camminato lungo le sponde del Bo, riuscendo ad evitare incontri spiacevoli con la guardia cittadina o con chiunque altro potesse essere sul libro paga dei Villanova. Non si erano visti nemmeno altri di quegli strani uomini-ratto che li avevano aggrediti nei sotterranei, quindi da questo punto di vista, erano tranquilli. Certo, viaggiare lungo quelle rive sconosciute, in mezzo alle paludi e alle foreste selvagge, non si poteva definire  comodo...

Complice anche la fauna locale, che in quel momento aveva lanciato un attacco al gruppetto di fuggitivi sotto forma di uno sciame di schifose bestiacce alate!

"Aaargh! Che cavolo sono queste cose?" Maria lanciò un grido rabbioso ed impaurito al tempo stesso, mentre con la sua pesante ascia a due mani fendeva l'aria nel tentativo di abbattere le orride creature simili a pipistrelli che svolazzavano furiosamente tutt'attorno. 

Le bestie erano grandi più o meno come gatti, e avevano un corpo bulboso, oscenamente glabro, di un colore rosso ruggine che sbiadiva sul ventre fino ad un giallo sporco, oltre che un paio di ali membranose simili a quelle dei pipistrelli. Tre paia di zampe insettoidi spuntavano dai lati dei loro corpi ripugnanti, e il muso terminava con una lunga ed acuminata proboscide il cui scopo era fin troppo ovvio... In quel momento, il gruppetto stava avendo a che fare con almeno una dozzina di quelle creature disgustose, che svolazzavano attorno e tra di loro in un caotico vortice di ali, zampe e stridii penetranti.

"Uccelli stigei! Bevono il sangue delle loro prede!" esclamò Pandora, usando la sua spada come poteva per tenere a bada le orride creature. "Maledizione... mi sono rimasti pochissimi incantesimi, altrimenti riuscirei a buttarne giù un bel po'!"

"Miao! Ti do una mano io, Pandora!" esclamò il suo gatto nero. Un uccello stigeo stava cercando di afferrarlo, ma Sotero si difese efficacemente, graffiandolo freneticamente con le zampe anteriori. "Frrrrr! Via di qui! Non sono buono da dissanguare, miao!"

"Non importa, usiamo i vecchi metodi!" esclamò Sebastiano, sferrando dei rapidi colpi di stocco per impedire agli uccelli stigei di posarsi su di lui. Un colpo riuscì anche ad andare a segno, lacerando un'ala ad una delle bestiacce e facendola schiantare a terra con uno stridio di dolore! Ma gli altri mostriciattoli si allonanarono di colpo e poi tornarono alla carica, sciamando contro il gruppo da tutte le parti! Bastiano gridò di paura e cercò di ripararsi come poteva, rannicchiandosi dietro il tronco di un albero.

"Aaaaah! Aiuto! Via! Via, bestiacce! Non succhiateci il sangue!" gridò in preda al panico, cercando disperatamente di coprirsi la pelle scoperta. Sentiva le ali membranose di quegli esseri che gli sbattevano sulla testa e le braccia... e subito dopo, un fendente micidiale falciò uno degli uccelli stigei quando Gunter sferrò un colpo preciso e micidiale con la ascia!

"Stai con me, piccolo! Non permetterò a queste cose di farti del male!" esclamò il nano. Si piazzò accanto a Bastiano e sferrò un altro fendente, ma la creaturina alata era già riuscita a riguadagnare la distanza. Un altro dei mostriciattoli atterrò sulla spalla di Gunter e, prima che quest'ultimo potesse fermarlo, gli piantò il pungiglione nella spalla! "Aaaargh! Bestiaccia schifosa..." ringhiò, e cercò di afferrarla con la mano mentre l'uccello stigeo cominciava ad ingozzarsi di sangue.

Da parte sua, Iaco sembrava cavarsela un po' meglio. Le piccole dimensioni del coboldo lo rendevano un bersaglio più difficile, e gli uccelli stigei facevano fatica a penetrare la sua pelle squamosa con i loro pungiglioni. Tuttavia, anche lui era a corto di incantesimi, e doveva difendersi come meglio gli riusciva, usando il suo bastone per colpire i mostriciattoli, e cercando di distrarre la loro attenzione dai membri più vulnerabili del gruppo. Si avvicinò ad Endlinn, che aveva preso di mira un uccello stigeo con una pietra e lo aveva colpito con un lancio preciso, costringendolo a ritirarsi.

"AAAAARGH! Attenti! Ne arrivano anche da sopra!" esclamò Holger con un ruggito di dolore. Riuscì a scrollarsi di dosso un uccello stigeo che lo aveva punto vicino al collo, e lo trafisse con una pugnalata, mentre Dario interveniva per aiutare Gunter, e con uno dei suoi pugnali costringeva l'uccello stigeo a staccarsi dal nano.

"Grazie, ragazzo!" esclamò il nano, e si piazzò di nuovo davanti a Bastiano per difenderlo. Il piccolo oracolo prese un ramo da terra e lo agitò davanti a sè come arma improvvisata, cercando di mandare via gli uccelli stigei che avevano preso di mira lui e Gunter.

"State attenti! Questi schifosi hanno proprio sete!" esclamò Dario. Sfoderò uno dei suoi pugnali, e lo lanciò con precisione incredibile, trafiggendo un altro uccello stigeo ed inchiodandolo al tronco di un albero!

Matilde e Nisa si erano piazzate da un'altra parte, in modo da convincere alcuni uccelli stigei a seguirle, e alleviare la pressione sul resto del gruppo. La piccola spadaccina usava la sua enorme lama con abilità notevole, impedendo alle bestiacce alate di avvicinarsi... e Nisa li prendeva di mira con arco e frecce.

"Matilde, stanno arrivando da lato! Non ti scoprire!" esclamò Nisa, prima di scagliare un'altra freccia che mancò di poco un uccello stigeo. L'elfa imprecò e cercò di incoccare di nuovo, mentre Matilde eseguiva un poderoso fendente. Un uccello stigeo precipitò sul terreno fangoso, spaccato a metà, ma un altro riuscì ad infilarsi in un punto scoperto, si avvinghiò attorno al braccio della bambina, e lo trafisse con il suo pungiglione.

"Kyaaaaah!" Matilde strillò per il dolore improvviso e agitò il braccio, cercando di scaraventare a terra la bestiaccia. Un piccolo ruscello di sangue stava già salendo lungo la proboscide del mostriciattolo...

"Mati!" esclamò Nisa, abbassando l'arco per un istante... e permettendo così ad un altro uccello stigeo si posarsi su di lei e infilarle la proboscide nel fianco! La druida dai capelli verdi incespicò e cercò come poteva di raggiungere il mostriciattolo che le succhiava il sangue. "Ugh... qui si mette male! Dobbiamo cercare di seminarli!"

Iaco pronunciò alcune parole in un linguaggio mistico... e scagliò un piccolo raggio di gelo da un dito artigliato, colpendo con precisione l'uccello stigeo che si era attaccato a Nisa... mentre Maria interveniva rapidamente e afferrò quello che stava succhiando il sangue a Matilde, afferrando e poi costringendolo a mollare la presa. Matilde strinse i denti quando l'uccello stigeo le sfilò il pungiglione dalla carne... poi, Maria scaraventò a terra la bestiaccia e la divise in due con un preciso colpo della sua ascia, spargendo tutt'attorno sangue verdastro!

"Matilde! Nisa! State bene?" chiese la guerriera, rimettendosi in guardia e usando la sua ascia per tenere a bada altri di quegli orridi volatili. Per fortuna, ora lo sciame era molto ridotto... e gli uccelli stigei rimasti, pur essendo dotati di intelligenza animale, si rendevano conto che non potevano sperare di sopraffare questi avversari. Emettendo altri stridii penetranti, i mostriciattoli si staccarono dai loro bersagli, e svolazzarono rumorosamente verso il cielo, in cerca di prede più facili. Gli avventurieri restarono in guardia finchè il fruscio delle loro ali non si sentì più... e finalmente, Maria si permise di tirare il fiato.

"Miao... se ne sono andati..." miagolò Sotero, con la pelliccia ancora rizzata. "Meglio cercare un posto dove fermarci, miao. Se incontrassimo qualche altra bestiaccia, saremmo nei guai, miao..."

"Già..." sospirò Pandora, mentre puliva la sua spada dal viscido sangue degli uccelli stigei che aveva ucciso. "Qualcuno di noi è rimasto ferito..."

"Io, Nisa, Matilde e il signor Holger..." disse Gunter, mostrando il buco rosso vivo sulla sua spalla da cui un uccello stigeo gli aveva succhiato il sangue. Nisa aveva una grossa puntura sul fianco destro, Matilde ne aveva una sul braccio sinistro, e infine Holgen era stato punto tra il collo e la spalla destra. Non erano ferite gravi, ma non era quello il problema...

"Dobbiamo fermarci in un posto un po' più tranquillo, e medicare queste ferite, o potrebbero fare infezione." disse Nisa. Bastiano, ancora un po' tremante per lo spavento, si avvicinò a Matilde e cercò di lanciare un incantesimo curativo, ma senza successo.

"Ugh... scusa, Mati... temo di avere anch'io esaurito gli incantesimi, almeno per adesso..." disse il bambino. La sua amichetta sorrise e gli battè lievemente una mano sulla spalla, per dire che non era un problema.

"Comunque, è vero... non potere andare avanti ancora. Meglio che noi cercare posto per riposare." disse Iaco, usando la sua vista acuta per cercare un possibile rifugio da quelle parti. La foresta si stava fortunatamente diradando, e stava lasciando posto ad un paesaggio un po' meno selvaggio. "Noi stare vicino a rive del Bo, giusto? Basta che noi sa dove si trova, e non ci perdiamo!"

 

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La fortuna continuò ad assistere i ragazzi. Non troppo distante dalle rive del grande fiume, il gruppo riuscì a trovare uno spiazzo in mezzo a delle formazioni rocciose, un posto che sarebbe stato perfetto per passare la notte - l'unica difficoltà era stato un gruppo di insetti giganti che avevano aggredito il gruppo all'arrivo, prima ancora che potessero iniziare a mettere su l'accampamento. Tuttavia, non erano stati avversari impegnativi... e dopo una breve lotta, alcuni di loro giacevano a terra, e gli altri avevano avuto il buon senso di battere in ritirata.

"Uff... oggi non si finisce mai, vero?" chiese Matilde, asciugandosi la fronte con il dorso della mano, guardando esasperata il corpo senza vita di un millepiedi lungo almeno due metri e ampio in proporzione, con grandi mandibole uncinate e il corpo coperto da placche chitinose nere... che non si erano rivelate utili contro la spada della piccola guerriera. "Questo era l'ultimo, spero..." concluse, strizzando un occhio quando la ferita al braccio sinistro le inviò una fitta fin quasi al cervello.

"Che situazione, prima vi faccio rapire, e poi vi aiuto a fuggire." commentò Sebastiano. L'ex-capobanda andò a recuperare un pugnale con il quale aveva ucciso una mosca delle dimensioni di un cane da caccia, lo ripuli con una smorfia di disgusto, e lo mise nel fodero. Maria, da parte sua, si stava già preoccupando di disfarsi dei corpi degli insetti, in modo che non potessero attirare ulteriori attenzioni indesiderate. "Comunque, se non ci sono altri problemi, io comincerei a mettere su il nostro campo base."

"Io do un'occhiata attorno." rispose Endlinn. L'elfa dal volto sfregiato aveva appena finito un altro millepiedi gigante, e adesso stava aiutando il suo capo, Holgen, a sbarazzarsene. "Non mi andrebbe un altro incontro con bestiacce simili... ne ho abbastanza di emozioni forti per oggi."

"Aspetta. Chi è ferito venga con me." disse Pandora, sedendosi su una roccia, e facendo cenno allo spazio rimasto accanto a lei. Nisa aveva raccolto un po' di pietre, e le stava disponendo a cerchio, in modo da preparare un falò per la notte, mentre Dario e Bastiano, una volta sicuri che non ci fossero altre minacce in giro, stavano raccattando un po' di legna da alcuni alberelli secchi. Poi l'elfa dai capelli verdi si sedette accanto a Pandora, che esaminò la sua ferita e tirò fuori dalla sua bisaccia alcune erbe secche. Le premette sulla ferita circolare della sua amica e le fissò con delle bende, sperando che fosse sufficiente. 

"Ecco fatto, Nisa... questo almeno dovrebbe ridurre la possibilità di infezione. Domani ci darò un'occhiata un po' più seria." disse Pandora. "Mati, vuoi fare tu?"

"La mia ferita non è tanto grave." disse svogliatamente la bambina, mostrando il braccio che l'uccello stigeo le aveva colpito. La ferita era un buco circolare ampio come il dito di un uomo, e la bambina represse un brivido. Forse non era grave, ma era piuttosto raccapricciante a vedersi. "Ci posso dormire sopra. Il signor Gunter e il signor Holger hanno più bisogno di me."

Bastiano sospirò, abituato a certi modi di fare della sua amica. "Lo sai che non è la tua ferita il problema... Pandora vuole solo assicurarsi che non faccia infezione. Chissà quante malattie avevano quei... quei cosi orribili..." il ragazzino rabbrividì al pensiero degli uccelli stigei e del loro raccapricciante attacco. "Accidenti, mi fa ancora paura pensarci... io sono un uomo, non dovrei essere spaventato da questa cose..."

"Non fartene una colpa, Bastiano..." disse Dario, piazzando comprensivamente una mano su una spalla del giovanissimo oracolo. "Per dirla tutta, voi non dovreste nemmeno essere qui a rischiare le vostre vite, in questo momento..."

Pandora si era messa a medicare la ferita di Holger, mettendoci sopra un impacco di erbe medicinali. "Di questo passo, dovremmo essere in grado di raggiungere il confine con la Landa delle Viole abbastanza presto." disse la bionda fattucchiera. Il mezzorco notò gli occhi di colore diverso di Pandora mentre lei gli medicava la ferita, e rimase per un attimo perplesso - non aveva mai visto occhi del genere, e gli davano l'impressione che quella ragazza fosse qualcosa di più di quello che dava a vedere. Ma non era sicuro che lei ne fosse al corrente, e non gli sembrava il caso di sollevare la questione lì, davanti a tutti. Se fosse stato il caso, avrebbe atteso quando tutti quanti fossero stati al sicuro oltre il confine...

Per il momento, riflettè Holger mentre osservava Sebastiano che cominciava a preparare la legna per il fuoco, stavano tutti collaborando per uscire intatti e portare a termine la loro fuga rocambolesca. Il suo sesto senso e la sua esperienza lo portavano a pensare che ci fosse qualcosa di grosso dietro i misteriosi ordini dei Villanova, e il fatto che volessero proprio quei due bambini...

Il mezzorco si voltò verso Endlinn, che stava cercando di tenersi occupata, lo sguardo tetro e rivolto verso il terreno roccioso. Ora che la tensione era venuta meno, l'elfa sembrava essersi fermata un po' a pensare... e soprattutto, adesso aveva un po' di tempo per elaborare la morte dei loro compagni. Doveva ammettere che anche lui provava un certo desiderio di vendetta nei confronti di Sebastiano, e che gli avrebbe volentieri preso a pugni fino a spaccargli tutti i denti per quello che lui e i suoi uomini avevano fatto...

I membri della sua banda erano stati dei compagni e degli amici per molto tempo. Anche se la morte era sempre stata un rischio del mestiere, era difficile abituarsi all'idea che di tutti loro, fosse rimasta soltanto Endlinn. Del resto, non era la prima volta che lui avrebbe dovuto ricominciare... per un mezzorco dalle origini incerte, la vita a Tilea non era proprio confortevole, e la sorte era di solito avversa. Era già stato costretto a reinventarsi per sopravvivere e sfuggire al pregiudizio, e anche questa volta sarebbe stato lo stesso...

"Bene... una volta finito mettere su accampamento, decideremo turni di guardia." concluse Iaco, controllando che il falò che Nisa stava preparando fosse sicuro. "Domani meglio partire presto. Credo che scagnozzi di Villanova già su nostre tracce..."

"E' vero..." ammise Holger, scosso dai suoi pensieri. "Diavolo... ancora non riesco a credere che stiamo facendo tutto questo..."

         

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CONTINUA...

  
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