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Autore: NPC_Stories    13/10/2019    3 recensioni
Collezione di oneshot fantasy a tema "fairy", come indicato nella lista di Inktober che io e la mia affezionata illustratrice Erika abbiamo scelto (no, non Erika la webmaster, un'altra Erika). Io scrivo, lei disegna... speriamo di tenere il passo!
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Alcune di queste storie saranno ambientate nel nostro mondo, alcune altre nell'ambientazione del fandom in cui sono più attiva, Forgotten Realms, e altre ancora saranno ambientate in mondi di mia creazione o di fantasy generico, o parodistico.
Alcune di queste storie vi faranno ridere (spero), altre vi faranno piangere (mh, forse sto esagerando), ma in ogni caso mi auguro che tutte vi piacciano.
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Che la vostra vita possa essere piena di momenti di piccola meraviglia!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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13. Raven


Sotto-genere: lore
Ambientazione: Tribyd, mondo di Doningothr (mia ambientazione)


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Sir Leo Blakward era un giovane cavaliere spavaldo e non aveva paura del bosco dei corvi. Da quando aveva reclamato il castello del Picco Minore con il consenso del Re, si era impegnato a proteggere i confini del regno dagli eserciti delle regioni confinanti e dai mostri. Non era sua intenzione fallire, e soprattutto non intendeva lasciarsi sopraffare da sciocche superstizioni popolari.
Il bosco dei corvi è maledetto, dicevano i contadini e i minatori. Nessuno di quegli ignoranti paesani metteva mai piede nel bosco, solo i soldati avevano abbastanza coraggio da tagliare gli alberi più giovani che tentavano di colonizzare le campagne del feudo, ma nemmeno loro osavano spingersi all’interno della foresta.
Sir Leo non aveva intenzione di ordinarglielo. Non poteva cominciare il suo dominio inimicandosi la gente del posto, doveva mostrare loro almeno un po’ di rispetto, loro appartenevano a quella terra più di lui.
Ad ogni modo era tradizione che la prima notte di luna piena dopo aver preso possesso del feudo, il nuovo signore si incamminasse nel bosco e andasse a incidere il suo nome sull’albero-pilastro, un altissimo frassino che si diceva crescesse al centro della foresta.
Leo non era certo che il frassino esistesse davvero, forse era solo una leggenda. E poi, dov’era mai il centro di quell’immensa foresta? Ad ogni modo, la missione era considerata superata se il signore del feudo riusciva a restare nel bosco almeno per tutta la notte e a tornare vivo l’indomani mattina, o anche qualche giorno dopo. Se passava un intero mese, il lord era dato per morto.
Sir Leo non pianificava di morire così giovane, anzi, avrebbe superato la prova e allora sarebbe diventato lord Blakward; anzi, come si usava in quel regno, lord Freymont, prendendo il nome dal feudo. Era una cosa che avrebbe dovuto tenere a mente, se voleva diventare un grande signore doveva imparare l’etichetta.

Non era chiaro come mai quell’immensa distesa di alberi si chiamasse bosco dei corvi, non c’erano più uccelli che in qualsiasi altro bosco. Non sul limitare della foresta, almeno, perché Leo non ne aveva ancora visitato l’interno.
Non sapeva bene cosa aspettarsi da quell’oscuro reame boschivo. Le leggende dicevano che la luce del sole illuminasse a malapena la terra umida sotto agli alberi, che per la maggior parte non era mai stata calpestata da piede umano. Pochissimi vecchi lord erano sopravvissuti a quell’ardua prova, e non avevano passato il loro titolo ai figli perché il feudo di Freymont non veniva trasmesso per via ereditaria; era più simile a un governatorato, il nuovo marchese poteva essere solo nominato dal re.
Era forse l’unico feudo del regno di Wildelyn che funzionasse in quel modo, o almeno, per quanto ne sapeva Leo. Non è che fosse un grande esperto di storia o di politica.
Avrebbe potuto farsi furbo, e cercare di capire se qualcuno dei vecchi lord avesse lasciato delle memorie, dei diari o dei racconti sulla natura del bosco dei corvi, ma Leo era sempre stato più coraggioso che intelligente.

Nelle profondità del bosco, la regina dei tengu, gli uomini-corvo, attendeva con pazienza il suo nuovo sposo.
Quella era la tradizione, quello era l’accordo con il re umano del regno confinante: ogni trent’anni doveva mandare un giovane uomo in salute per la regina dei tengu, perché solo così lei poteva riprodursi e dare vita ad altri tengu di aspetto umanoide. Non poteva certo accoppiarsi con i tengu con la testa da uccello, erano creature troppo piccole e stupide, buone solo per fare i soldati e i servitori. Serviva un umano per dare vita a una nuova generazione di guerrieri di elite, maghi e sacerdoti, e naturalmente a una nuova principessa. In cambio, il bosco dei corvi avrebbe protetto il piccolo regno di Wildelyn dalle invasioni e dalle razzie dei suoi molesti vicini.
La regina Waru distese le ali e volò fino alla cima degli alberi, dove si sedette comodamente su un tronco alto per osservare il cielo notturno. La luna era quasi piena e lei si sentiva romantica. Il suo sposo sarebbe arrivato presto; se non questo mese, allora il prossimo. Il re manteneva sempre la sua parola, aveva troppo da perdere a non farlo.


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Nota:
per questa ambientazione ho ripreso i tengu di AD&D di “Monstrous Compendium: Kara-Tur Appendix”. La specie dei tengu è divisa in due razze: i tengu con la testa di corvo, che assomigliano a corvi umanoidi di taglia Piccola, e i tengu con testa umana, che sono descritti come umani con il naso lungo e la pelle blu o rossa. In A&D erano piuttosto bassi ma in questa ambientazione sono di taglia Media, di stazza umana, solo un po’ più bassi e minuti. Entrambe le razze di tengu hanno sia le braccia che le ali e possono volare. I tengu con la testa umana sono più intelligenti e capaci di usare la magia, gli altri no.
   
 
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