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Parole: 5123
Prompt/Traccia: Flashback
Brevi Deliri Pre Partum: PORCA LOCA MA È LUNGHISSIMO. COME È STATO POSSIBILE.
Okay, uhm, ci sono. Questo è uno dei capitoli
più lunghi che io abbia mai scritto, ma tutte le spiegazioni e i perché e i per
come siamo arrivati alla situazione dei primi capitoli doveva essere spiegata
tutta insieme altrimenti si perdeva il pathos Maki sei letto vai a stanca.
Come sempre grazie a tutti voi che continuate
a seguirmi! Ci rivediamo nelle recensioni o alla prossima!
Hopeless
wanderers
Senza speranza, senza testimoni, senza ricompensa
alcuna.
[o di un uomo buono che
andò in guerra]
Gennaio
È iniziato tutto con una semplice,
banalissima sensazione di essere osservato.
Non è così strano, gli ripetono
spesso alcuni colleghi, in fondo è famoso – Izuku
risponde sempre che è un Eroe, non un divo di Hollywood, ma sembra non vedano
la differenza.
Anche quella domenica sera si sente
osservato, sente degli occhi sconosciuti fissi sulla schiena mentre si sforza
di non farlo notare a Ochaco che continua a trascinarlo
per le strade fino al cinema; non lascia andare la sua mano nemmeno un istante,
vuole essere sicuro che chiunque ce l’abbia con lui non cerchi di fare del male
a lei.
-Izuku?- Ochaco
lo chiama, il tono preoccupato, mentre cerca i suoi occhi. –Va tutto bene? Sei
stanco? Scusami, ti ho costretto a uscire subito dopo il turno… -
Ma Izuku
le sorride e le bacia la fronte. –Tranquilla, ‘Chaco,
non sono stanco. Andiamo, dai, prima che inizi il film.-
Ochaco
sorride raggiante e lo trascina verso la sala felice come una bambina,
rischiando di farlo inciampare negli scalini.
“Piantala,
Midoriya. Stai diventando paranoico.”
I giorni liberi, qualsiasi altro
Eroe potrebbe confermare, sono sempre troppo pochi e troppo lontani tra loro. Izuku un po’ li odia, perché nonostante tutto l’impegno e
tutta la buona volontà di cui dispone non riesce a stare fermo: accompagna sua
madre dal medico o a fare la spesa, aiuta i vicini del piano di sotto a
sistemare il loro negozio, si arrampica su un albero per recuperare il gatto di
un bambino… Nonostante sia esausto, Izuku non riesce
proprio a stare fermo. Si chiede come faccia Kacchan
a dormire per un giorno intero.
Ma anche in quei giorni, in cui non
capita nulla di anormale e Izuku può anche fingere di
non essere l’Eroe Deku, quella sensazione di essere
osservato non lo abbandona.
Febbraio
Quello che si staglia davanti ai
suoi occhi è paragonabile soltanto a uno scenario apocalittico: niente, di quel
paese a qualche manciata di chilometri da Yokohama, è riuscito a resistere
all’onda d’urto distruttiva creata dal Quirk di quel Villain. Izuku sente forte
l’odore acre di gas che si mischia a quello del fumo e crea un mix
terrificante, che gli fa rivoltare lo stomaco e salire la bile su per la gola.
E nonostante ci provi con tutto sé
stesso, non riesce a distogliere lo sguardo.
Si riscuote quando sente un pianto
– flebile, debole, appena udibile – e senza nemmeno pensarci inizia a seguirlo:
è un ragazzino, rimasto intrappolato sotto i pezzi di cemento di quello che
crede sia un muro che però non lo hanno schiacciato.
-Ehy… -
mormora, cercando di attirare la sua attenzione. Un paio di occhi scuri, rossi
e gonfi di lacrime, si alzano di scatto verso di lui. –Ehy,
ciao. Come ti chiami?-
-Ryu… -
singhiozza il ragazzino.
-Ryu.- sorride -Va tutto
bene, okay? Ti tiro fuori di lì.-
Con un po’ di fatica, anche per le
condizioni del ragazzo intrappolato, Izuku riesce a
sollevare i blocchi di cemento e a liberarlo. Ryu si
lascia prendere in braccio come un bambino, singhiozzando di avere male alle
gambe.
-Nell’insieme sta bene, non è grave.- lo rassicura una dottoressa, pulendosi gli occhiali
con un angolo della maglia. –Le gambe sono quelle che hanno riportato più
danni, sicuramente, ma con il gesso e un po’ di riposo non avrà problemi.-
-Meno male… - Izuku
sospira di sollievo. –Cosa ne sarà di lui, una volta che lo dimetterete?-
La donna si scurisce in volto. –Non
so nemmeno io come risponderti, Deku. È un ragazzino
che viveva nell’orfanotrofio di quella città… Credo lo affideranno ai servizi
sociali, magari lo porteranno in un’altra struttura.-
No, non può permetterlo. Non di
nuovo.
-È
ancora chiuso lì dentro?- domanda Todoroki.
-Uraraka ha cercato di farsi aprire, ma non ascolta nessuno.- sbuffa Iida. –Comincio
davvero a preoccuparmi.-
Izuku resta rannicchiato sul suo letto, chiuso nella sua
stanza, nel pugno stringe ancora quel nastrino verde.
-Levatevi
dal cazzo.-
-Bakugou… !-
-Ho
detto di levarvi dal cazzo! Mi avete rotto le palle già abbastanza!-
sbraita Kacchan, tirando poi un calcio alla porta.
–Sturati le orecchie e ascoltami bene, nerd, perché lo dirò una volta sola.
Capisco che sia difficile da accettare ma non puoi cambiare quello che è
successo, stare lì dentro a piangerti addosso come una checca isterica non la
riporterà qui.-
Izuku non ci vede più dalla rabbia: con un balzo scatta in
piedi e spalanca la porta, scagliandosi contro Kacchan
con tutta la forza del One For All.
Kacchan lo evita con una facilità disarmante.
-Come
puoi dire una cosa simile, Kacchan!?- urla, caricando
un destro verso il viso del biondo. –È morta! Ed è stata colpa mia!-
-E
allora reagisci!- bercia in risposta questi. –Sei un
Eroe, cazzo, fai quello che ti hanno insegnato a fare!-
-Ed eccoci qui.-
sospira, tenendo la porta di casa aperta per permettere a Ryu
di entrare tranquillamente nonostante le stampelle. –Ti ho preparato la tua
stanza, vuoi vederla?-
-Quanto resterò con te?- sussurra il ragazzino, quasi spaventato.
-Tutto il tempo che vorrai, Ryu. Non ti manderò via.- Izuku gli sorride. –Dai, poso la tua valigia in camera tua
e poi prepariamo la cena. Hai voglia di qualcosa in particolare?-
Aprile
- giugno
La sensazione di essere osservato
non lo abbandona nemmeno quando parte in missione lontano da casa. Sente quegli
occhi sempre addosso, anche se non riesce a individuare di chi siano e cosa
voglia questa persona da lui.
Alla fine ce la fa, a capire chi lo
sta seguendo da ormai mesi: è un uomo smilzo e altissimo, che appena si accorge
di essere stato scoperto inizia a correre più veloce che può – ma Izuku lo raggiunge in un attimo, senza neanche usare il One For All. Non
vuole fargli del male, non ne sarebbe capace, desidera solo capire cosa vuole
da lui.
-Io… Mi… Mi dispiace… - balbetta
l’uomo, visibilmente spaventato. –Io non c’entro niente! Io… Mi ha mandato qui!-
-Chi?-
domanda, confuso.
-Non lo so! Qualcuno!-
strilla l’uomo, pallido come un lenzuolo. –Qualcuno mi ha mandato qui!-
Izuku
non capisce. –Perché ti ha mandato qui?-
-Per… Per sorvegliarti e… E…-
-Cosa vuole da me?-
lo incalza nervoso.
L’uomo si guarda intorno
terrorizzato, poi inchioda gli occhi sgranati nei suoi. –Te. Ha detto che vuole
te.-
In quell’esatto momento, Izuku capisce che deve pensare a qualcosa. E in fretta.
Izuku dondola le gambe lasciate a penzoloni oltre il bordo
del tetto, Kacchan gli ha appena messo tra le mani un
hamburger, sedendosi accanto a lui.
-Senti,
Kacchan… -
-Oh
porca troia, conosco quel tono.- brontola Kacchan, sospirando. –Cosa ti turba, nerd? Forza, esponi i
tuoi crucci, anche perché se ti dicessi di non rompere il cazzo lo faresti comunque.-
-…là
fuori, c’è davvero così tanta malvagità? Insomma, davvero tutti i Villains sono Villains solo
perché sono cattivi?-
Kacchan resta in silenzio, soppesando per qualche secondo le
sue parole. –A volte, penso che qualcuno lo faccia perché non ha altra
scelta. O non gli è stata data, un’altra
scelta. Altre volte penso che non sia cattiveria, ma… non lo so, fame.-
-Fame?- Izuku non capisce.
–Pensaci
un attimo, nerd. Cattiveria e fame, per certi versi, si somigliano: ti spingono
a compiere azioni che altrimenti non faresti.- Kacchan addenta il suo sandwitch
al tonno. –E poi, la fame può essere anche cattiva, se inverti i punti di
vista. Guarda questo sandwitch, o il tuo panino.
Secondo te ci amano in questo momento?-
Izuku rimane in silenzio per qualche istante, elaborando le
informazioni che ha ascoltato, poi scoppia a ridere così forte che si ribalta
all’indietro. Anche Kacchan ride, scuotendo con forza
la testa.
-Ma
che cazzo mi sono fumato, prima?-
-Kacchan, è geniale!- Izuku quasi non respira, mentre agita le gambe e comincia a
sentire male alle guance.
-Lo
so, nerd. L’ho pensata io, questa stronzata, è ovvio che sia geniale.-
-Ryu, ti
piacerebbe diventare un Eroe?- glielo domanda una
sera, mentre stanno guardando Avengers: Age of Ultron. Ryu solleva gli occhi
scuri su di lui, confuso e curioso, prima di annuire.
-Sarebbe bello, ma con il mio Quirk sarei un Eroe inutile.-
-E qual è il tuo Quirk?-
non gliel’ha mai mostrato, forse se ne vergogna.
Ryu
ridacchia, portando le ginocchia verso il petto. –Posso letteralmente passare inosservato.-
Izuku
non capisce, così Ryu gli dà una dimostrazione: si
alza in piedi e si allontana di qualche passo, gli occhi verdi di Izuku che lo seguono senza perderlo di vista. Poi Izuku sbatte le palpebre e oh, Ryu è scomparso.
-Ryu?- lo chiama, alzandosi a
sua volta e iniziando a cercarlo. –Ryu dove ti sei cacciato?-
Izuku
si sente tirare l’orlo della maglia: Ryu è
esattamente dove l’aveva lasciato. -Non mi sono mosso da qui. Hai semplicemente
smesso di prestarmi attenzione.-
-…wow.- è
impressionato dalle capacità di questo ragazzino. –Perché dici che saresti un
Eroe inutile? Saresti fantastico per fare l’infiltrato, o la spia. Pensa a Invisible Girl: è letteralmente invisibile!-
Ryu
sorride, arrossendo un po’. –Ma non è come avere un Quirk
come il tuo: non riuscirei mai a sconfiggere un Villain,
se questo capisce che basta davvero poco per scovarmi. Basta uno starnuto e bam!, addio copertura
e addio Ryu.-
-Ryu, tu
non hai idea di quanto ti stai sbagliando. È vero, il tuo Quirk
non è il più adatto a uno scontro frontale, ma ti posso assicurare che non è
sempre la forza bruta quella che ti fa vincere. Sono tanti fattori che
determinano l’esito di una battaglia, e gli sforzi di chi sta “dietro le quinte”… - fa le virgolette con le dita.
–…come Invisible Girl, sono fondamentali.-
Ryu
non è molto convinto, ma annuisce lo stesso. –Perché mi hai fatto questa domanda?-
Oh, giusto. –Beh, è una storia un
po’ lunga… -
-Tanto il film l’ho già visto.- Ryu scrolla le spalle. –E
ho tempo.-
Izuku
ride. –Sai chi era All Might?-
Gli occhi scuri del ragazzino si
illuminano come due stelle. –All Might
è il più grande Eroe di sempre! Il simbolo di pace! Tu hai ereditato il suo titolo!-
Izuku
arrossisce. –Diciamo che ho provato ad essere all’altezza delle aspettative…
Comunque, devi sapere che All Might
non ha sempre avuto quell’immenso potere. E nemmeno io.-
Ryu
piega la testa, confuso, così Izuku gli racconta del One For All e di
come All Might lo abbia
passato a lui proprio come Shimura Nana lo ha passato
a Toshinori. –È come… una staffetta infinita. Il One For All deve
continuare a passare di mano in mano, senza mai fermarsi, portando con sé il
simbolo di pace.-
-Perché mi stai dicendo questo?-
-Perché mi piacerebbe fossi tu a
ereditare il One For All, un
giorno. Saresti il decimo possessore.-
Ryu
ha il occhi sgranati e lucidi, quando parla balbetta. –Perché proprio io?-
Izuku
gli sorride. –Perché penso saresti un ottimo simbolo di pace, Ryu. E perché penso che chi ha provato cosa vuol dire
sentirsi impotenti davanti a qualcuno in difficoltà sia abbastanza forte da
ricevere il One For All.-
-E tu lo hai provato?-
Il sorriso di Izuku
vacilla, trasformandosi in una piega triste e mesta. –Così tante volte che ho
perso il conto.-
Izuku
incontra Kacchan durante un pattugliamento, dopo che
quest’ultimo è stato lontano dal Giappone per quasi sei mesi per occuparsi di
un gruppo di Villains in Cina. Non ci ha nemmeno
riflettuto troppo: Kacchan è l’unico a cui può
affidare Ryu in caso gli succedesse qualcosa – non
solo perché è l’unico a conoscenza di ogni dettaglio, ma perché Izuku è certo che saprebbe davvero come gestire la
situazione in caso prendessero di mira Ryu.
Eppure, non riesce a parlargli.
“Domani
glielo chiedo.”
Tutti i giorni la stessa storia.
Domani, domani, sempre domani. Più Izuku continua a
rimandare, più sente di essere braccato, con l’acqua alla gola.
“Domani
glielo chiedo.”
Una sera, quando Ryu si è finalmente addormentato, Izuku
strappa un foglio da uno dei suoi quaderni, afferra una penna dal portapenne
sulla scrivania e inizia a scrivere:
Kacchan,
se
stai leggendo questa lettera, vuol dire che qualcosa è andato storto e io non
sono più con voi…
15
luglio
-Sorpresa!-
Izuku
non vede l’ora di andare a casa, ma si sforza di sorridere quando Ochaco lo abbraccia e gli schiocca un bacio sulla guancia. Ryu è in un angolo da solo: gli sorride e il ragazzo lo
saluta con un gesto della mano quando si avvicina.
-Tanti auguri, Deku.- lo saluta,
abbracciandolo. –Ti sei dimenticato di dirmelo, però. Ti avrei preso un regalo.-
Izuku
ride, scompigliandogli i capelli. –Non è necessario, Ryu.
È già bello saperti qui.-
Ryu
lo abbaglia con un sorriso, abbracciandolo ancora più stretto.
Poi Deku
scorge Kacchan nella folla.
Okay, può farcela. –Ora o mai più…
-
-Deku?- Ryu
lo guarda con un sopracciglio inarcato, confuso, mentre si allontana da lui a
grandi passi.
E Kacchan…
Kacchan
è allibito, sorpreso e soprattutto furioso, in questo momento. Appena ha
pronunciato quelle poche sillabe – “Se
dovesse succedermi qualcosa, vorrei che fossi tu a occuparti di lui.” – Kacchan ha cominciato ad agitarsi e ribattere che lui non
ne vuole sapere, che non è una tata e che Izuku non
può lasciare a lui i suoi problemi personali.
Ora sembra più stanco che
arrabbiato, mentre Ryu continua a restare nascosto
dietro la sua schiena per la paura. -…perché proprio io?-
-Perché mi fido di te, Kacchan.-
e quale altro motivo dovrebbe avere? Si fida ciecamente di lui, non ha pensato
a nessun altro a cui affidare Ryu e il futuro del One For All. –E
perché so che saprai cosa fare, se dovesse succedere.-
Ma Kacchan
non cede: rimane rigido, minaccioso, mentre continua a ripetergli che non ne
vuole sapere e che non gli succederà niente – poi forse scorge qualcosa, negli
occhi di Izuku, che lo zittisce.
E scappa, lasciandoli senza parole.
-…direi che è un no.-
sussurra il ragazzino, sempre nascosto dietro di lui. Izuku
si limita a sbuffare e a scuotere la testa: non si arrenderà tanto facilmente.
10
ottobre
-Un bambino!-
esclama Izuku, illuminandosi come un sole. Yaoyorozu annuisce e gli sorride, raggiante, portando
istintivamente le mani a intrecciarsi sul ventre: il gonfiore non è nemmeno
lontanamente visibile, eppure quella piccola vita è già lì. –È fantastico!-
-Sono appena entrata nella quinta settimana.- Momo non smette di sorridere. –E tu sei il primo
a saperlo, dopo i nostri genitori.-
Izuku
trattiene il respiro, incredulo, mentre poco lontano Todoroki
li osserva in silenzio. –Davvero?-
–Tanto prima o poi tutti lo
avrebbero saputo, ma almeno a voi volevamo dirlo di persona.-
Shouto annuisce. –Diciamo che la tua presenza qui ti
ha dato un vantaggio sugli altri.-
Izuku
ride, quasi commosso, facendo correre lo sguardo da Todoroki
a Momo. -Wow, è… È meraviglioso, ragazzi. Sono davvero felice per voi.-
Momo ridacchia e abbassa gli occhi
verso il proprio ventre, prima di sentenziare che sarebbe andata a preparare il
tè per tutti. Appena Yaoyorozu lascia la stanza Izuku si ricorda perché si trovi lì e il suo sorriso muore
insieme a tutto l’entusiasmo di quella lieta notizia.
-Midoriya,
che succede?- mormora Todoroki,
socchiudendo la porta. Si fida di sua moglie, non origlierebbe mai, ma Izuku sembra preoccupato che possa succedere proprio
questo. –C’è qualcosa che non va?-
Izuku
si morde l’interno delle guance, poi sospira. –Todoroki,
posso chiederti un favore? Devi promettermi però che non ne farai parola con nessuno.-
Shouto
annuisce, aspettando che Izuku inizi a parlare.
-Se dovesse succedermi qualcosa, ti
prego di assicurarti di un paio di cose per me.-
mormora, scuro in volto. –Ho scritto delle lettere, le ha mia madre insieme ad
altri documenti. Sono cinque, ma devi assicurarti che Kacchan
legga la sua.-
Todoroki
impallidisce. -…Midoriya, mi stai spaventando.-
-Non devi, davvero.-
Izuku scuote la testa. –Non posso spiegarti nel
dettaglio che cosa sta succedendo, ma ti
prego, Todoroki, ho bisogno di sapere che farai
quello che ti chiedo.-
-Se hai bisogno di aiuto, basta che
tu lo dica e… -
-No, no, non capisci. È…- agita le
mani, cercando di spiegarsi. –È qualcosa di troppo pericoloso, meno persone ne
sono a conoscenza e meglio sarà per tutti.-
-Perché è così importante che Bakugou legga quella lettera?-
domanda, scettico.
-Perché Kacchan
sa e capirà quello che sta succedendo. Lui saprà cosa fare, ma avrà bisogno di aiuto.-
Todoroki
sbuffa. –Non sarà facile convincerlo a farsi aiutare… -
-Infatti non dovrai convincerlo.- lo interrompe, sorridendo. –Okay, facciamo un
passo indietro, forse renderà tutto più chiaro.-
Shouto
si appoggia allo schienale della sedia, sempre pallido e teso per la
preoccupazione. –Ti ascolto.-
Izuku
prende un profondo respiro e: -Mi stanno seguendo.-
-…cosa?-
sussurra l’altro Eroe. –Da quando?-
-Da gennaio.-
-E lo dici solo adesso?-
Izuku
porta le mani avanti, per cercare di placare la comprensibile rabbia di Todoroki. –Credevo di poter risolvere questa situazione da
solo… Comunque, fatto rimane che chi mi sta seguendo è un Villain
che vuole qualcosa da me e se non riuscirà ad averlo da me andrà a cercare
qualcuno che ancora non sa difendersi.-
Il volto di Todoroki
si illumina della consapevolezza di aver intuito qualcosa. –Il ragazzino che
era con te alla tua festa di compleanno.-
–Si chiama Ryu
e sarà in un pericolo pressoché mortale se dovesse succedermi qualcosa.- Izuku annuisce. –Ma di
lui non dovrai preoccuparti, ci penserà Kacchan.-
Shouto
sgrana gli occhi. –Hai intensione di affidare un bambino a Bakugou?!-
-Ssssh!-
La voce di Yaoyorozu
li fa sobbalzare entrambi. -Shouto? Va tutto bene?-
-Tutto a posto, Momo. Non preoccuparti.- prima di sillabare un “Ma sei serio?” rivolto a Izuku.
Izuku
che emette un versetto tra il nervoso e l’esasperato. –Todoroki,
non è questo il punto.-
-A me sembra abbastanza importante,
invece.- e Izuku lo capisce,
davvero, perché solo un pazzo affiderebbe un ragazzino a Kacchan,
ma ha i suoi motivi per farlo.
-Mi fido di lui, Todoroki.-
sussurra. –Come ho già detto, saprà cosa fare. Non dovrai preoccuparti, ma se
vorrai essere più tranquillo non credo che Kacchan
avrà problemi a dimostrarti che non hai motivo di essere in ansia per Ryu.-
-Midoriya…
-
-Per una volta.-
lo interrompe. –Per una sola volta, prova a fidarti di Kacchan
come io mi fido di lui.-
Todoroki
non sembra per niente convinto, ma annuisce comunque. –Va bene. Ci proverò.-
Izuku
sorride. –Grazie.-
-Cosa devo fare?-
gli domanda ancora e Izuku gli spiega quello che
vorrebbe che facesse: non può fidarsi di nessun altro che, al tempo stesso, è
abbastanza vicino a Kacchan da tenerlo d’occhio e ha
anche contatti con i servizi segreti – i pregi di essere il figlio di Endeavor, crede.
Momo rientra nella stanza con tre
tazze da tè su un vassoio insieme a dei biscotti e il discorso viene
bruscamente interrotto, riportando di nuovo la chiacchera su argomenti più
frivoli.
…Izuku si
sente in colpa, per aver trascinato anche Todoroki in
questo disastro, ma non ha avuto scelta.
14
ottobre – 15 ottobre
–E va bene. Mi occuperò del
moccioso, contento?- sbotta Kacchan,
quando finalmente riesce a convincerlo.
Izuku
crede di essersi tolto un peso immenso dal petto. –Grazie, Kacchan.
Significa molto per me.-
-Ma tu vedi di non crepare, sono
stato chiaro?- Kacchan lo
minaccia puntandogli contro un dito, Izuku lo supera
e non smette di sorridere.
–Questo non posso promettertelo, però.-
“Mi
dispiace tanto, Kacchan. Spero tu possa perdonarmi
prima o poi… ”
-Quindi ha detto di sì.- sussurra Ryu, la mattina
dopo, quando Izuku gli annuncia di essere riuscito a
convincere Kacchan.
-Possiamo dire che ha accettato per
non sentirmi più parlare di questa cosa… -
Ryu
si intristisce, piegando la testa verso il petto. Izuku
gli posa una mano trai capelli e glieli scompiglia.
-Ehy, non
deve per forza succedere domani, Ryu.- gli sorride. –Magari non è necessario e mi sto allarmando
per niente, ma voglio essere sicuro che se dovesse succedermi qualcosa tu non
sia da solo. E ci sia qualcuno con te che sappia proteggerti.-
25
ottobre – 2 novembre
Yokohama, Izuku
lo sa, è costellata di tanti brutti ricordi per Ryu.
Eppure gli ha promesso che lo avrebbe aiutato a scoprire che cosa successe ai
suoi genitori durante quell’incidente tanti anni prima, il giorno in cui restò
orfano. Glielo deve, è giusto che sappia, magari i suoi genitori sono vivi e lo
credono morto…
Izuku
ci sperava davvero, in una risposta simile. Ryu forse
si era già rassegnato, perché non batte ciglio quando dagli archivi
dell’anagrafe risalgono ai certificati di morte di suo padre e di sua madre: si
limita a sospirare e posare i palmi sul tavolo, dichiarando che vorrebbe andare
via da lì.
Izuku
acconsente immediatamente.
Incontra la dottoressa di qualche
mese prima proprio davanti alla porta del suo studio, accanto a lei Recovery Girl solleva lentamente una mano in un cenno di
saluto. La donna lo saluta con un caldo sorriso, invitandolo ad entrare e
chiudendo la porta alle proprie spalle.
–Allora, Deku,
come posso aiutarti?- gli chiede, sedendosi. Recovery si siede lentamente accanto a lui, in attesa.
-Ho una domanda… piuttosto
specifica, direi.- esordisce. Le due donne lo invitano
a proseguire. –Un particolare gene del DNA di una persona si può trasferire
anche attraverso il sangue?-
La dottoressa e l’infermiera
sgranano gli occhi, sorprese, prima che il medico provi a rispondergli. –Beh, è
certamente una domanda insolita… Attraverso una trasfusione di sangue si
possono trasmettere delle malattie, come l’HIV o l’epatite… -
-E alcuni organismi geneticamente
modificati possono infettare gli animali che si nutrono di essi.-
aggiunge Recovery, occhieggiando verso di lui.
-Dipende da che cosa vorresti trasferire attraverso la trasfusione.-
Izuku
si agita sulla sedia, a disagio. –Posso contare che, qualsiasi cosa dirò d’ora
in poi, non uscirà da questa stanza?-
-Quasi vent’anni fa, quando sono
diventata medico, ho fatto un giuramento. - la donna gli sorride. –Non ho
intenzione di venire meno a nessuno dei suoi punti.-
Forse l’ex Eroina ha capito dove
vuole arrivare, perché si limita a sussurrare: -Ormai sono anni che non ho
detto una sola parola a riguardo. Stai pur certo che mi porterò il segreto
nella tomba.-
-C’è la possibilità, in caso di
trasfusione, di trasferire a un’altra persona il proprio Quirk?- domanda allora,
lasciando la dottoressa a bocca aperta. La donna resta in silenzio per quelle
che paiono ore, riflettendo, prima di provare a rispondere.
-I Quirk
si trasmettono dai genitori ai figli, come tutti i geni del DNA, non si è mai
sentito parlare di un Quirk che può trasferirsi ad
altre persone… -
-Le posso garantire che esiste.- asserisce Recovery.
La donna annuisce, pensierosa.
–Allora potremmo provare a vederlo come una malattia, come se stessimo
trasmettendo l’epatite da un soggetto malato a uno sano… Quindi direi di sì,
con una trasfusione si potrebbe trasmettere. Come mai questa domanda, se posso saperlo?-
-Lei mi deve garantire che se mi
succederà qualcosa farà in modo che il mio sangue sia trasfuso soltanto a Ryu.-
Recovery
stringe nel pugno il suo bastone, irrigidendosi e fissandolo truce. –Non mi
dirai che… -
-Non lo so, Recovery.- la interrompe.
–Forse è solo la mia paranoia, ma voglio essere sicuro che… Che il One For All vada
avanti e sia in mani sicure.-
La dottoressa resta in silenzio,
osservando quello scambio di battute senza battere ciglio, prima di sollevarsi
in piedi.
-Allora vieni con me. Andiamo a
fare la trasfusione.-
Izuku
rimane in silenzio per tutta la durata della trasfusione, osservando la sacca
di plastica ondeggiare nella vaschetta e riempirsi lentamente. Il futuro del One For All, se
dovesse accedergli qualcosa, dipenderà da Ryu.
Izuku
ha sempre creduto – e la cosa era diventata più palese e ovvia dopo essere
diventato un Eroe professionista – di essere una persona abbastanza attenta,
con la testa sulle spalle e previdente.
Allora perché, perché si è fatto
fregare come un novellino? Perché ha abbassato la guardia?
-DEKU!-
…perché Ryu
sta gridando? Ryu non alza mai la voce, come se
avesse paura di risultare fastidioso o come se fosse sempre pronto a usare il
suo Quirk… Ora invece sta urlando con tutto il fiato
che ha nei polmoni per attirare la sua attenzione e Izuku
non capisce perché.
Lo capisce troppo tardi, quando un
proiettile gli trapassa il fianco e il dolore quasi lo acceca, mentre di
accascia a terra – e il primo istinto è quello di proteggere Ryu, allontanarlo da lì e assicurarsi che sia al sicuro.
-Deku!- grida ancora il
ragazzino, spaventato, mentre quei tre uomini incappucciati continuano a
sparare nella loro direzione e la gente intorno a loro scappa terrorizzata.
Qualcuno ha chiamato la polizia, perché sente delle sirene in lontananza, spera
facciano in tempo…
-Non restare, Ryu,
allontanati da qui.- gli ordina, spingendolo lontano
dalla traiettoria dei proiettili. In borghese e senza nemmeno i guanti
rinforzati si sente indifeso, come se non potesse fare nulla. Ma il ragazzino
non vuole saperne di lasciarlo andare e si appende al suo braccio con entrambe
le mani, urlando che non lo lascerà da solo. –Ryu,
per favore!-
-Non ti lascio qui! Ho già perso i
miei genitori, non voglio restare di nuovo da solo!-
-Ryu, per
l’amor di… !- una pallottola lo sfiora, questa volta
alla spalla, e Izuku inizia a correre. Ryu ha la priorità, lui può sopportare un po’ di dolore.
Un altro sparo e Ryu cade, ferito, Izuku riesce a
sollevarlo da terra e a saltare più in alto che può – la ferita alla coscia del
ragazzino sanguina copiosamente e si appende al suo collo spaventato a morte,
continuando a ripetere che non lo lascerà andare e resterà con lui, perché non
vuole essere di nuovo lasciato da solo. I Villain
sparano ancora e questa volta il proiettile lo colpisce alla schiena: Izuku cade ed entrambi rotolano per terra, cerca di fare da
scudo a Ryu che per il male sta iniziando a perdere i
sensi mentre impatta con violenza sull’asfalto e sente la spalla sinistra
scrocchiare in modo inquietante. Crede sia rotta, o almeno lussata.
-Coglione! Che cazzo fai?!- sbraita
uno dei Villains, strattonando l’uomo armato di
pistola.
-Ha detto che dobbiamo catturarlo!- tenta di difendersi questi, puntando di nuovo
la pistola verso di loro.
-La Collezionista lo vuole vivo, imbecille!- bercia il terzo uomo, strappando l’arma dalle
mani del Villain.
E Izuku
ne approfitta: si alza, barcollando, prende in braccio Ryu
e con le poche energie che gli restano cerca di saltare di nuovo, di
allontanarsi da lì. Stanno anche arrivando la polizia e un’ambulanza, sente le
loro sirene farsi più vicine—
Sta
per darsi lo slancio e saltare, Ryu ormai incosciente
tra le braccia, quando sente ancora una volta degli spari – e succede tutto in
un battito di ciglia: lancia Ryu verso il poliziotto
che corre verso di lui un istante prima che il proiettile lo colpisca in pieno
petto. Si accascia a terra senza nemmeno un lamento e il mondo si ferma,
attonito, poi dopo una frazione di secondo ricomincia a muoversi.
-Deku!- esclama qualcuno,
correndo al suo fianco. –Deku, per favore, resisti!-
-…niente stelle.-
sussurra, esausto, gli occhi offuscati puntati verso il cielo. –Speravo ci
fossero le stelle… -
-De… ku…
- sente Ryu sussurrare il suo nome, come un’eco
lontana, poi chiude gli occhi e si lascia andare.
Ryu
si risveglia e la prima cosa che vede è un soffitto bianco.
Ryu
si risveglia e la prima cosa che sente è un beep insistente alla sua
sinistra.
Ryu
si risveglia e la prima cosa che percepisce è un tremendo fastidio al braccio
destro. Poi la testa pesante, appena prova ad alzarsi.
-No, no, stai giù.-
sussurra un’infermiera, dolcemente. Ryu non capisce
cosa stia succedendo. –Riposati, tesoro. È stata una notte difficile per te.-
-Dov’è?-
mormora con un filo di voce. –Dov’è Deku?-
Il viso della donna si incupisce,
mentre gli accarezza dolcemente i capelli. –Mi dispiace tanto, tesoro… -
Appena viene lasciato da solo, Ryu nasconde la testa sotto il cuscino e piange, le grida
attutite e soffocate dalla stoffa.
È di nuovo rimasto da solo.
18
novembre
Per la sua sicurezza, la polizia di
Yokohama ha messo due uomini davanti alla porta della sua stanza – “Così avrai qualcuno che ti difenderà, se
dovessero provare ad avvicinarsi.”, aveva sentenziato il commissario. Ryu si era limitato ad annuire lentamente, con piccoli
movimenti automatici del capo.
Sono passati sedici giorni e
nessuno è ancora venuto da lui. Ryu comincia a
credere che si siano dimenticati che esista, che abbiano deciso di lasciarlo da
solo.
Si sono dimenticati di lui, pensa,
rannicchiandosi su sé stesso e nascondendo il viso contro le ginocchia. Nessuno
verrà a cercarlo…
Sono le urla provenienti dal
corridoio a distrarlo dai suoi pensieri e a riportarlo alla realtà: sono grida
spaventate e passi veloci verso la sua stanza, Ryu
sbianca perché sa che presto arriveranno da lui – ma lui non sa difendersi, che
cosa deve fare? Non può scappare…
-Eccoti qui… - gracchia una voce
alle proprie spalle. Quando si volta capisce di essere in trappola: le
infermiere si sono scordate la finestra socchiusa e quel Villain
si è arrampicato fino ad entrare. Ora lo sta guardando con un ghigno spaventoso
stampato sul viso deformato, mentre si avvicina a lui.
Arretra, rannicchiandosi sul
materasso e cercando di liberarsi della flebo ancora nel suo braccio: riesce a
strappare via l’ago e a lanciare le coperte lontano, ma il Villain
gli piomba addosso e cerca di caricarselo sulla spalla per portarlo via.
-Lasciami andare!-
strilla allora, scalciando come un cavallo imbizzarrito senza però riuscire ad
allontanarlo.
Accade tutto troppo in fretta e la
sensazione gli ricorda qualcosa, un fuoco che gli scorre nelle vene e fa
scattare nella sua testa uno strano meccanismo di autodifesa: stringe la mano
sinistra in un pugno e colpisce, così forte da spaccarsi le dita, spedendo il Villain contro la parete di fronte al letto. E forse per il
dolore o per il rumore simile a quello di un’esplosione causato dal pugno,
tutto sembra tacere: la porta della sua stanza si spalanca e una donna arresta
la sua corsa a qualche passo dalla soglia. Impiega qualche secondo a
riconoscere in lei Ochaco, la fidanzata di Deku, forse per il dolore che gli annebbia la mente o per
le lacrime che gli rigano copiose il viso.
Dietro di lei si staglia Bakugou Katsuki, Kacchan, la persona di cui Deku
si fidava di più, e Ryu capisce di non essere stato
abbandonato quando i suoi occhi rossi si focalizzano solo su di lui.
Se possibile, scoppia a piangere
ancora più forte, stringendo il polso dolorante nella mano destra. -Io… Io non
volevo… Non volevo fargli del male… -
Ochaco
continua a osservare il corpo del Villain,
accartocciato contro la parete, pallida come uno spettro. -…oh.-
Katsuki
invece ha gli occhi fissi su di lui e solo lui, una mano premuta sul fianco
destro resa rossa dal sangue che esce copioso da una ferita e ansimante per lo
sforzo. -Già, oh.-