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Autore: madsdreamsx    14/10/2019    0 recensioni
Richie Tozier ha 16 anni e dopo la Tragedia per lui tutto è cambiato, ha dei grossi problemi di salute e si sente più giù che mai, i suoi pensieri sono sempre più cupi. Lui vorrebbe essere un ragazzo normale, ma non lo sarà mai e nella piccola cittadina di Derry non ha un amico e non si è mai innamorato.
Quando la sua psicologa insieme alla madre gli propongono di andare in una clinica per farsi curare lui si ribella, ma non sa che la sua vita cambierà e non tornerà ad essere quello di prima.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quando aprì la porta vide che la stanza non era molto grande, ma era più grande di quella che aveva a casa sua. C'erano tre letti a baldacchino. C'erano due armadi abbastanza grandi, ma il pavimento era in rovina e l'intonaco veniva via dai muri: sembrava un lusso per essere in manicomio.

“Ehy tu, devi essere il nuovo arrivato”, disse un ragazzo parandosi davanti a lui. Era un ragazzo un po 'grassottello “io sono Ben” e poi dal nulla lo abbracciò, Richie pur riluttante ricambiò l'abbraccio.

“Lascialo respirare Ben”, disse un'altro ragazzo dai capelli ricci, castano chiaro coricato su un letto “e lascia che si ambienti”.

“Grazie”, disse Richie “comunque io sono Richie.. Richie Tozier”.

Il ragazzo grassottello si spostò e lui posò la borsa a terra nell'unico letto libero, quello vicino alla porta.

“Da dove vieni, Richie?”, chiese il ragazzo dai capelli ricci.

“Derry”, disse il corvino mettendo i suoi effetti personali nell'armadio piccolo che aveva di fianco al letto.

“Mai sentita”, disse Ben “e tu Stan?”.

“Nemmeno io”, disse l'altro ragazzo “comunque io sono Stanley Uris”, si presentò finalmente mentre Richie si sedette sul letto a baldacchino che era molto alto “ti stringerei la mano, ma sono germofobico e potresti avere cose strane”.

“Stai tranquillo”, rispose Richie “mi sono lavato”.

Il ragazzo che si chiamava Ben rise e Stan fece un piccolo sorriso.

“Allora cosa si fa qui esattamente?”, chiese Richie dopo qualche attimo di silenzio, “ cioè è tipo un manicomio qui, ma molto più bello”.

Stan rise.

“ Bhe fra poco dovrebbe esserci una sessione di gruppo dove si parla dei nostri problemi e poi ci fanno lavorare a gruppi”, spiegò Ben “poi ci sono le sessioni private con la psicologa e poi le ore dove si studia”.

“Che palle studiare”, disse Richie “ e direi che qui dovrò mettermi d'impegno”.

“Tu che problemi hai, Richie?”, chiese Stan “sembri normale”.

“Ho molti problemi”, disse Richie “ ma non penso che gli rivelerò molto presto”.

“Non è ora di scendere, Ben?”, chiese Stan all'altro ragazzo che guardò un orologio che portava al polso.

“Direi di si, sono quasi le undici e mezza”, disse “forza Richie”.

Il ragazzo con estrema riluttanza sì alzò dal letto e uscì dalla stanza insieme ai ragazzi.

“Qual'è la tua storia, Richie?”, chiese Ben.

“Non ho una storia, Ben”, disse Richie “sono un ragazzo come tanti”, i due risero a quella battuta del ragazzo, che però non voleva far ridere. I tre scesero le scale e andarono al primo piano, guidarono Richie dentro una stanza enorme con delle sedie disposte tutti a cerchio, che cazzo era? L'allegro falò? Mio dio...

Richie prese posto a fianco di Ben, e Stan si sedette al fianco dell'altro ragazzo lasciando il posto a fianco di Richie vuoto.

“Perché siamo tutti in cerchio? Cosa dobbiamo confessarci i nostri intimi segreti?”, chiese il ragazzo agli altri due.

“Non ti preoccupare”, disse Stan “non è difficile”.

“Ecco che arriva”, disse piano Ben, ma Richie sentì, era la ragazza rossa di prima, e il ragazzo di nome Ben diventò tutto rosso e distolse lo sguardo dalla ragazza che si sedette su una sedia al fianco di un ragazzo dai capelli castani.

Di fianco a lui si sedette un ragazzo di colore.

“Tu sei quello nuovo”, disse il ragazzo che avrà avuto la sua età.

“Esatto, sono Richie Tozier” e i due si strinsero la mano “piacere”.

“Mike Hanlon”, si presentò l'altro “è la tua prima seduta di gruppo?”.

“Si”, rispose Richie “ anche se sembra una riunione degli alcolisti anonimi” e Mike scoppiò a ridere.

“Bene”, disse una donna che il ragazzo non aveva mai visto, forse una dottoressa, perché portava una specie di divisa. “Abbiamo un volto nuovo qui, un nuovo arrivato”, disse e puntò il suo sguardo su Richie “tu saresti?”.

“Richie Tozier”, disse il ragazzo “ sono nuovo e non so bene cosa sia tutto questo”.

“Cosa intendi?”, chiese la dottoressa con tono gentile, sembrava giovane.

“Sembra una riunione degli alcolisti anonimi, sapete sono Richie Tozier e ora vi confesso il mio più grande segreto, e voi poi rispondete tipo ' ciao Richie' e cazzate varie”, qualcuno rise, mentre qualcuno rimase serio. Il ragazzo moro era seduto vicino alla rossa che piaceva a Ben, rimase serio e lo guardò come per valutarlo.

“E tu hai un segreto da raccontarci?”, disse la donna.

“Non un segreto che valga il vostro tempo”, disse il ragazzo. “comunque questa è una cazzata perché io non vengo a dire i miei problemi a degli sconosciuti”.

Qualcuno rise di nuovo.

“Benissimo”, disse la donna “grazie Richie, il prossimo”

“Qualcun altro?”, disse la dottoressa e un ragazzo seduto a tre sedie da Stanley alzò la mano. Era una ragazzo dai capelli castano chiaro e sembrava agitato.

“I-io”, disse il ragazzo balbettando. Anche uno che balbettava ora? Mio dio..

“Bene Bill, cosa vuoi dirci?”, disse la donna.

“H-ho sognato G-Georgie q-questa n-notte”, disse il ragazzo “e- e sono st-stato sveglio tutta la n-notte. M-mi sento strano in questo p-periodo”.

“Cosa intendi Bill?”.

“E' come s-se n-non potessi essere p-più felice dopo G-Georgie e poi sento delle voci strane nelle testa”.

Tutti si guardarono allarmati, Richie alzò gli occhi al cielo, ma non disse nulla.

“Ehm.. “, la dottoressa fece una piccola pausa “prendi ancora le tue medicine?”.

“S-si”, disse Bill “tutti i giorni”.

“Come se avessimo scelta”, bisbigliò qualcuno che Richie non riconobbe.

La seduta di gruppo dal punto di vista di Richie era una perdita di tempo, alla fine gli erano state poste alcune domande, lui aveva risposto, ma non ne aveva voglia di stare lì, lui sarebbe sempre stato pazzo e le medicine non sarebbero servite, ma doveva stare meglio.

Dopo la seduta che era durata un'ora c'era il pranzo e il pomeriggio c'erano delle lezioni e varie attività: lui voleva solamente restare da solo. C'erano anche le sedute individuali nel pomeriggio, odiava parlare con persone che non conosceva appieno, nonostante facesse sempre battute che a volte non facevano ridere nessuno.

Per il pranzo si sedette insieme a Stan, Ben e Mike- il ragazzo di colore-, non si prese moltissimo da mangiare. Ascoltò e mangiò quel poco che si era preso più che parlare, voleva sapere tutto su quel posto. Le infermiere passavano a dare le medicine a chi doveva prenderla, per fortuna lui doveva prenderle solo la sera e la mattina presto.

Ben continuava a guardare la ragazza dai capelli rossi che mangiava insieme al ragazzo che balbettava e che sentiva le voci nella testa e al ragazzo moro di cui non sapeva il nome.

“Allora ti sei proprio preso una bella cotta eh?”, chiese Richie dando una pacca sulla spalla a Ben che distolse lo sguardo dalla rossa.

“Non è niente”, disse Ben mentre gli altri due ridevano.

“Non è niente?”, disse Richie “te la stavi mangiando con gli occhi”.

Stan rise.

“Tanto lei e Bill stanno sempre insieme”, disse Mike alzando le spalle.

“Bill è quello strano vero?”, chiese Richie.

“Non è strano”, disse Stan alzando un po' la voce “lui è simpatico sai?”.

“Certo”, disse Richie trattenendo una risatina “ascoltate voi cosa volete fare dopo che saremo usciti da qui?”.

“Uhm..”, disse Ben “non saprei..”.

“Io me ne andrò in Florida”, disse Mike.

“E cosa c'è in Florida, Mike?”, gli chiese Stan alzando un sopracciglio “una fidanzata segreta?”.

Mike rise e in quel momento suonò una campanella.

“Ora cosa succede?”, chiese Richie.

“Abbiamo mezz'ora libera”, disse Ben alzandosi “venite in giardino?”.

“Si”, risposero all'unisono Mike e Stan.

“Io vado un attimo in camera ragazzi, ci vediamo”.

Mentre gli altri tre si diressero fuori dall'edifico, Richie salì le scale e si diresse verso il suo dormitorio. Non era un posto strano quello e lui si stava trovando bene. Le persone non lo giudicavano e quei tre sembravano simpatici. Era talmente perso nei suoi pensieri che al secondo piano andò a sbattere contro una persona e tutti e i due caddero a terra. La persona contro cui era andata a sbattere era un ragazzo più alto di lui e sembrava anche più grande di lui. Aveva i capelli castani e gli occhi scuri: era davvero molto bello. Era il ragazzo che alla sessione di gruppo lo aveva guardato male e che mangiava insieme alla rossa e a quello che balbettava.

“Oddio scusa”, disse Richie alzandosi subito dal momento che era finito sopra il ragazzo “vuoi una mano?”.

“No”, rispose l'altro con voce roca “tu sei quello nuovo giusto? Quello che oggi ha fatto battute tutto il tempo”.

“Esatto”, disse Richie e il ragazzo si alzò in piedi, era molto più alto di lui.

“Io sono Richie Tozier comunque”, si presentò lui.

“Lo so”, rispose l'altro guardandolo negli occhi e Richie si sentì arrossire

“Io sono Eddie”, disse il ragazzo dopo qualche secondo “Eddie Kaspbrak”.

   
 
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