Serie TV > I Medici
Segui la storia  |       
Autore: Abby_da_Edoras    16/10/2019    4 recensioni
Questa mia long fic si ispira alla prima stagione della serie TV "I Medici" ed è il sequel della mia storia "Non mi avete fatto niente". Chi ha seguito la precedente, sa che Rinaldo Albizzi si trova in prigione dopo aver tentato di rovesciare la Signoria, ma Giovanni non può permettere che gli accada qualcosa. Dunque farà tutto quanto è in suo potere per salvarlo, anche con l'aiuto di Cosimo de' Medici. Ovviamente la mia ff è What if e AU, il tono è leggero e ironico e il personaggio di Giovanni degli Uberti è inventato da me...
Grazie a chiunque leggerà e commenterà la mia storia, in particolare a Ciuffettina che mi segue sempre con affetto e allegria!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori della serie TV I Medici.
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo quarto

 

Vinci fino a perdere
perdi fino a ridere
ma di giustizia non ne avrai mai.

E cammina, cammina non esiste fatica o inverno
non ti fermare mai
finché non vedrai il mare
zitto e cammina contro il vento, che mira al petto
non ti fermare mai
la vita è tutto ciò che hai
la vita è tutto ciò che hai.

La mia rabbia mi esce proprio da dentro
niente è mai sicuro per noi
proverò a resistere
forse dovrò insistere
ma il mio scalpo non lo avrai mai…

(“La mia gente” – Luca Dirisio)

 

La mattina successiva Giovanni si alzò prima che spuntasse l’alba, perché sapeva che Rinaldo sarebbe stato portato in giudizio poco tempo dopo… non avrebbe voluto lasciarlo per tutto l’oro del mondo, ma sapeva troppo bene che era necessario: lui avrebbe fatto il possibile per farlo liberare e, se non ci fosse riuscito, avrebbe avuto comunque l’aiuto di Cosimo.

Albizzi attirò a sé il ragazzino per un ultimo abbraccio e un ultimo bacio, perché così la vedeva lui: sarebbe andato al patibolo fiero e dignitoso, consapevole di morire per conservare la dignità alla sua casata, a suo figlio. E avrebbe portato con sé il dolce ricordo di Giovanni per farsi forza.

“Ricordate le mie parole, Messer Albizzi” insisté il giovane, ostinato. “Voi non sarete condannato a morte.”

Rinaldo sorrise e scrollò il capo, intenerito, senza ribattere. Se Giovanni voleva mantenere la sua illusione, lui non gliel’avrebbe tolta, ma sapeva bene che, entro pochissime ore, la Signoria avrebbe emesso il suo verdetto di condanna.

La notte trascorsa con Giovanni, tuttavia, lo aveva calmato e tranquillizzato e, quando le guardie vennero a prenderlo per condurlo in presenza della Signoria riunita, Albizzi non batté ciglio, si alzò in piedi e scostò le mani che volevano afferrarlo con un moto d’orgoglio. Non aveva bisogno di essere trascinato verso il suo destino, lui, lo aveva già accettato e sarebbe morto come un martire della sua famiglia e della sua patria.

O, perlomeno, così si andava raccontando…

L’uomo fu portato nel salone dove tutti i membri della Signoria e una grandissima folla di persone si erano riuniti per conoscere l’esito di quel verdetto.

“L’ora è giunta” disse il Gonfaloniere Guadagni. “Dobbiamo giudicare Rinaldo Albizzi secondo la legge e decidere la punizione per il suo tradimento.”

Fu allora che, con grande stupore di tutti, Giovanni iniziò la sua performance!

“Questo processo è ingiusto e porterà a un verdetto comunque ingiusto” cominciò, tanto per non mandarle a dire… “E questo perché su quella sedia c’è un solo imputato, Messer Albizzi, ma il vero colpevole del suo tradimento si nasconde tra i nobili fiorentini!”

Il Gonfaloniere non sapeva se scoppiare a ridere o mettersi le mani nei capelli. Da quando quel ragazzino era arrivato a Firenze ogni seduta della Signoria poteva riservare delle sorprese! Tentò comunque di riprendere la direzione del processo…

“Messer Uberti, abbiamo avuto giorni e giorni per riflettere su ciò che Rinaldo Albizzi ha commesso, abbiamo ascoltato più volte le vostre rimostranze e anche le parole di Cosimo de’ Medici” gli ricordò Guadagni. “Tuttavia non abbiamo trovato niente che potesse farci ritornare sulla nostra decisione. Albizzi ha avuto anche la possibilità di firmare un documento in cui si impegnava a lasciare per sempre Firenze, senza più tentare di rovesciare la Signoria, ma ha rifiutato. Non è questa una prova lampante della sua colpevolezza?”

“Voi vi siete lasciato ingannare fin dall’inizio dal vero colpevole, Messer Guadagni, per questo non riuscite a considerare lucidamente gli eventi. Ma chi è stato a spingere Messer Albizzi a tradirsi? Chi lo ha incoraggiato a pagare dei mercenari per impadronirsi della Signoria? Chi vi ha fatto ascoltare il colloquio con il quale Messer Albizzi ammetteva le sue colpe, permettendovi così di arrestarlo? Chi, infine, ha sottratto un documento privato voluto da Sua Santità Eugenio IV e lo ha portato a voi insinuando che Messer Albizzi avesse rifiutato di firmarlo perché le sue intenzioni erano losche? Chi ha fatto tutto questo? Il vero colpevole, ossia Andrea Pazzi, che ha tramato nell’ombra per tutto il tempo! Lui ha appoggiato Messer Albizzi finché pensava che potesse prendere il potere, poi si è tirato indietro e lo ha tradito quando ha capito che le cose si mettevano male, perché oltre a tutto il resto è pure un vigliacco. Adesso vuole eliminare Messer Albizzi per prendere il suo seggio nella Signoria e, quando lo avrà ottenuto, continuerà a tessere intrighi per rovesciare lui la Repubblica!” dichiarò Giovanni, senza nemmeno fermarsi per riprendere fiato e dimostrando che sarebbe stato un ottimo avvocato, la sua arringa era travolgente.

Ma il Gonfaloniere non si lasciò travolgere.

“Messer Uberti, le vostre accuse sono molto gravi ma non portate alcuna prova a sostegno di quanto dite. Sembra piuttosto che voi abbiate una questione in sospeso con Messer Pazzi, forse perché, molti anni fa, la sua famiglia ebbe un ruolo importante nella cacciata dei vostri antenati da Firenze” disse Guadagni. “Dovrei accusare un nobile fiorentino per via del vostro desiderio di vendetta?”

Giovanni trasecolò. Come poteva il Gonfaloniere difendere così apertamente quel serpente di Pazzi e prendersela con lui? La rabbia lo sopraffece, ma cercò di mantenere un tono calmo e glaciale, pensando di apparire più credibile per ciò che aveva da dire.

“Molto bene, adesso è ancora più chiaro. Gonfaloniere Guadagni, voi non potete essere più obiettivo e equanime, perché Andrea Pazzi vi ha soffiato il suo veleno nelle orecchie per troppo tempo. Propongo dunque di eleggere me come nuovo Gonfaloniere per avere finalmente qualcuno che non sia legato alle alleanze politiche e possa giudicare con giustizia!” esclamò.

Ora, chissà che cosa pensava di ottenere Giovanni con quella sua sparata così scioccante, ma le reazioni furono più o meno queste: la maggior parte dei presenti scoppiò a ridere, anzi, a sghignazzare apertamente. Chi si credeva di essere quel ragazzino per candidarsi Gonfaloniere a nemmeno diciotto anni? Anche Guadagni stesso dovette fingersi indignato per non fare brutta figura, ma avrebbe voluto rotolarsi dalle risate pure lui: non si era mai divertito tanto a una riunione della Signoria! In compenso chi si indignò davvero fu Pazzi.

“Messer Guadagni, avete ancora bisogno di prove? Il ragazzo è chiaramente un pericolo per Firenze, un sovversivo senza il minimo rispetto per l’autorità e, molto probabilmente, influenzato proprio dal suo mentore Rinaldo Albizzi!” ringhiò. “Io propongo di mettere a morte entrambi!”

Rinaldo, dal canto suo, era rimasto allibito. Quello che Giovanni aveva appena fatto era veramente un atto sovversivo… e lo aveva fatto per lui, per salvarlo dalla condanna a morte! Ancora una volta si rese conto di quanto avesse sottovalutato quel ragazzino, di come sarebbe stata la sua vita se, invece di limitarsi a divertirsi con lui, lo avesse preso maggiormente sul serio. Di quanto Giovanni lo amasse al punto da mettere a repentaglio la sua stessa vita…

Lorenzo, accanto a Cosimo, si mise le mani nei capelli.

“Il ragazzo è impazzito, ma cosa gli è saltato in mente? Cosimo, cosa possiamo fare adesso?” gemette.

Cosimo, invece, appariva tranquillo e sicuro. L’uscita spiazzante e spregiudicata di Giovanni aveva preso in contropiede anche lui, era vero, ma aveva creato anche l’attenzione che gli serviva per fare il suo discorso in difesa di Albizzi.

“Messer Guadagni, vi chiedo di perdonare l’intemperanza del giovane Uberti. Come potete vedere da solo, è ancora un ragazzino e si è lasciato trascinare. Chiedo tuttavia il permesso di parlare io stesso alla Signoria, prima che venga presa una decisione su Rinaldo Albizzi” disse.

Tutti tacquero, soffocando le ultime risate. Il Gonfaloniere concesse a Cosimo il permesso di parlare. Dopo tutto il casino che era successo, gli occhi di tutti erano fissi sul Medici. Si sarebbe candidato anche lui come nuovo Gonfaloniere?

“Ho avuto l’onore di passare questi ultimi giorni in compagnia di un uomo davvero santo, Papa Eugenio IV” iniziò Cosimo, catturando la totale attenzione di tutti i presenti. “Egli è dovuto fuggire da Roma e ha cercato rifugio nella nostra città, Firenze, sapendo che si fa vanto della sua misericordia verso i bisognosi. Sua Santità è arrivato qui vestito di stracci, braccato dai suoi nemici. Eppure, non appena arrivato a Firenze, il suo primo pensiero non è stato per se stesso ma per il suo amico, Rinaldo Albizzi. Sperava che noi mostrassimo pietà per lui così come Gesù ha avuto pietà di noi.”

Giovanni ascoltava affascinato e dovette riconoscere che la strategia di Cosimo era molto più efficace della sua…

“Gesù disse Colui che è senza peccato scagli la prima pietra, e così io ora chiedo a tutti voi” riprese Cosimo, guardando uno per uno i membri della Signoria, “io vi chiedo: chi siete voi per scagliare questa pietra? Chi siamo noi per togliere la vita a un uomo? Chi siamo noi per decidere se Rinaldo Albizzi deve vivere o morire?”

A queste parole ci fu un lungo istante di silenzio, talmente profondo che si sarebbe potuto sentir cadere uno spillo. Il discorso di Cosimo era stato appassionato, coinvolgente e, soprattutto, giusto.

Poi Messer Cavalcanti, un membro della Signoria, iniziò ad applaudire e tutti lo seguirono con impeto ed entusiasmo, tutti pronti ora a seguire Cosimo e a risparmiare Rinaldo così come pochi minuti prima erano stati pronti a farlo impiccare… insomma, mancava solo che facessero la ola!

In tutto ciò, ovviamente, Andrea Pazzi aveva un diavolo per capello e si mangiava le mani per la rabbia di essere stato nuovamente sconfitto…

La votazione che seguì, come ci si poteva aspettare, stabilì che Rinaldo Albizzi sarebbe stato esiliato.

Ormanno tirò un sospiro di sollievo e si fece il segno della croce, Giovanni cercò subito lo sguardo di Albizzi come per dirgli, orgoglioso Che vi avevo detto? Ho avuto ragione io, ma l’uomo era rimasto impassibile, freddo, come se la cosa non lo riguardasse minimamente.

Non degnò nessuno di uno sguardo e si lasciò riportare in cella, in attesa dei preparativi per la sua partenza per Ancona, il luogo scelto per il suo esilio.

A dirla tutta, sembrava piuttosto incavolato per non aver potuto esibire la sua morte da eroe e per essere stato salvato proprio dal rivale di sempre, Cosimo, che così aveva fatto di nuovo la figura del magnanimo, del grand’uomo…

E, siccome Rinaldo Albizzi era pur sempre un uomo irragionevole e senza un briciolo di buon senso, non trovò nulla di meglio da fare che attaccare Cosimo che era andato a parlare con lui in prigione. Vi aspettavate forse che si mostrasse grato? Mai più e mai poi! Non sarebbe stato Rinaldo Albizzi, altrimenti.

“Questo non cancella il passato e ciò che hai fatto vent’anni fa alla mia famiglia, Medici” gli disse l’ingrato. “Credi forse che, salvando me, hai salvato la tua anima?”

Cosimo era buono e caro ma, alla lunga, l’atteggiamento di Albizzi era venuto a noia anche a lui. Ma insomma, cosa voleva quell’uomo? Gli aveva salvato la vita, gli aveva regalato Giovanni… beh, forse lui non l’avrebbe messa proprio così, ma in fin dei conti era ciò che aveva fatto, no? Albizzi era proprio incontentabile!

“Se tu fossi saggio non torneresti mai più a Firenze. Non forzare la mia mano, potrei non mostrarmi così generoso una seconda volta” lo avvertì il Medici, esasperato.

Ma Rinaldo, che a quanto pare aveva una vera e propria fissazione per tormentare il suo prossimo e Cosimo de’ Medici in particolare, aveva ancora una freccia al suo arco, il colpo più basso che poteva trovare… e, francamente, anche il più stupido.

“Cosimo, c’è qualcos’altro che devo dirti” riprese a bassa voce, facendo cenno al rivale di avvicinarsi. “So che tuo padre non è morto di morte naturale e che il suo decesso è stato molto doloroso… sai, veleni come quello tendono ad attaccarsi alla gola.”

L’insinuazione crudele di Albizzi sconvolse Cosimo, che ormai aveva dato per scontato che l’assassino del padre fosse un altro, secondo le indagini svolte da Marco Bello. Forse si erano sbagliati tutti e Rinaldo, invece, era colpevole di quel terribile delitto?

“Tu sai!” esclamò, impallidendo.

“Certo che so. Ora sono libero per merito tuo e per tutta la vita dovrai convivere con questo tarlo che alla fine ti farà impazzire: forse sono io che ho ucciso tuo padre, forse tu hai salvato la vita all’uomo che ha assassinato tuo padre in un modo tanto atroce” continuò Rinaldo, sempre più malignamente.

Che poi, detto tra noi, il cretino in realtà non era affatto colpevole di quella morte, eppure voleva lo stesso che Cosimo lo credesse, per fargli del male un’ultima volta! Ma si può essere più deficienti e pure stronzi di così?

Cosimo avrebbe voluto avventarsi nella cella di Albizzi, afferrarlo per la gola e costringerlo a dirgli la verità… ma non aveva fatto i conti con Giovanni, che era venuto anche lui per parlare con Rinaldo e aveva assistito proprio alla parte migliore della conversazione, quel finale con i fuochi d’artificio.

Fu quindi il ragazzo a scagliarsi contro la cella di Albizzi, battendo Cosimo sul tempo e lasciando entrambi gli uomini piuttosto sconcertati.

“Vi siete del tutto bevuto il cervello, dunque, Messer Albizzi?” esclamò, infuriato. “Messer Cosimo vi ha salvato la vita, si è opposto all’intera Signoria per voi! Se questo è il vostro modo di ringraziare, non vorrei essere nei paraggi quando invece progettate di fare del male a qualcuno.”

Cosimo, intanto, si stava lentamente allontanando dalla cella, in preda ai pensieri più tormentosi. Poteva essere vero? Rinaldo aveva avvelenato suo padre e lui si era tanto impegnato per salvargli la vita? Marco Bello aveva forse sbagliato? Sembrava improbabile, il suo servitore era un uomo molto accorto e astuto e non si sarebbe fatto ingannare, ma allora perché Rinaldo aveva parlato in quel modo? Possibile che il suo scopo fosse solo quello di lasciarlo macerare nel dubbio per il resto dei suoi giorni, pur essendo innocente?

Si sentiva soffocare. Si affrettò ad uscire all’aria aperta, pensando che sarebbe stato meglio lasciare a Giovanni il compito di parlare con quell’uomo, lui non era più lucido per poterlo fare e, comunque, Rinaldo non gli avrebbe mai detto la verità, lo odiava troppo… lo odiava anche adesso che era salvo grazie a lui o, magari, lo odiava ancora di più proprio per questo.

Avevate già capito quanto Rinaldo Albizzi fosse contorto, no?

Appunto per questo era meglio che fosse Giovanni a parlarci!

Fine capitolo quarto

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > I Medici / Vai alla pagina dell'autore: Abby_da_Edoras