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Autore: _Blanca_    16/10/2019    0 recensioni
| Contesto → Pacifist Route | ● | Deviant!Connor + Human!OC ♡ | ● | Reporter/Detective relationship tropes |
Nova Barton è una reporter freelance nella Detroit del 2038. La metropoli sa essere un’arena ostile e Nova si arrangia come può per sbarcare il lunario. Non era certo nei suoi piani finire invischiata nelle indagini di un tenente di polizia perennemente di cattivo umore e del suo improbabile collega: un avanzatissimo modello di androide, programmato per dare la caccia ai cosiddetti devianti. Che Nova lo voglia o meno, anche lei dovrà fare i conti con le conseguenze delle proprie scelte.
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{ 06.20 capitoli revisionati » 1 – 21 }
Genere: Science-fiction, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor/RK800, Hank Anderson, Kara/AX400, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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 022. BLACK HAT







DATA: 7 NOVEMBRE 2038
ORA: 17:40

WAREHOUSE DISTRICT


Alle spalle di Nova, le porte dell’ascensore si richiudono con un rugginoso cigolio, abbandonandola in un corridoio puzzolente come il vicolo sul retro di un bar. Sotto le sneakers sporche di neve, la moquette grigia deve visto giorni migliori; davanti a lei, le porte chiuse dei monolocali si susseguono nel chiarore verdastro delle plafoniere al led. Da un punto indefinito arrivano le note di una canzone rap, da un altro l’anonimo tonfo di un mobile che viene spostato, da un altro ancora le voci confuse di un televisore.
Nova marcia lungo il corridoio e raggiunge la penultima porta. Scambia un'occhiata torva con lo spioncino digitale. Sta per agire da infame, come reporter e come persona; è una lucida consapevolezza che però non le impedisce di sollevare il braccio destro e martellare il pugno contro la porta.
Poi, con calma, estrae il cellulare dalla tasca del trenchcoat.
La porta si apre scivolando di lato.
Nova si ritrova a fissare un visetto spigoloso, bianco come quello di una geisha e spalmato di makeup in stile dea del gothic rock; sulla fronte si arricciano le punte viola pastello della frangetta cortissima. La ragazza sulla soglia è imbustata in un montgomery che, sbottonato, lascia intravedere una minigonna dall’orlo sfilacciato e calze a rete che pretendono di coprire le cosce magre da modella.
Non è la persona che Nova si aspettava di trovare. «Salve» esordisce, tranquilla, perché nonostante il trucco pesante è palese che la sconosciuta sia molto più giovane di lei. Raccoglie le mani davanti al ventre, stringendo il telefono nella sinistra in modo che il display resti girato verso il trench.
«E questa qui chi è?» squittisce la ragazza, rivolgendosi a qualcuno all’interno del monolocale.
Annunciata da un rumore di passi strascicati, una seconda faccia compare sopra la spalla della sconosciuta.
Eddie Palmer è come Nova lo ricorda. Bello. Del genere di bellezza che fa tanto bello e dannato. O, in alternativa, bello e serial killer.
Passa qualche istante prima che i magnifici occhi azzurro ghiaccio di Palmer si ripuliscano dall'inebetita perplessità. Un sorrisetto affilato gli stiracchia le labbra turgide. «Una collega.» Molla uno schiaffo al fondo-schiena della ragazza, che incassa con un saltello affettato. «Non essere gelosa.»
La ragazza gli rivolge uno sguardo malizioso. E poi gli avvinghia le braccia attorno al collo.
Piuttosto che assistere alla mise en scène di un bacio alla francese, con annessi palpeggiamenti e schiocchi umidicci, Nova opta per lo studio del disegno di Rorschach, in forma di muffa, che addobba la tappezzeria vicino alla porta.
Finalmente l’octopoda rockettara si scolla da Palmer e Nova si fa da parte per lasciarla uscire in corridoio.
La sconosciuta la guarda, vittoriosa.
E Nova la guarda, di rimando, con onesta indifferenza.
«Chi non muore si rivede» commenta Palmer, appoggiandosi allo stipite, le braccia conserte. Indossa un paio di jeans e una t-shirt blu scuro; ora che lo osserva meglio Nova nota un cambiamento: l’Eddie Palmer di sei mesi, pur senza che la sua bellezza ne risentisse, aveva il fisico da scaricatore di files. Adesso il petto è largo e i bicipiti modellati. Deve aver iniziato ad andare in palestra.
«Da quando ti piace quel genere lì?» chiede Nova.
La ragazza è appena salita in ascensore.
Palmer scrolla le spalle nuove di zecca.
«A me piacciono tutte.»
«Ma è almeno maggiorenne?»
«Mica le ho chiesto la carta d’identità.»
«Sei una volpe.»
Palmer aggrotta la fronte. «Perché hai la faccia pesta?»
«Un incidente.»
Palmer inclina la testa di lato. I capelli biondastri, pettinati all’indietro, sono rasati a zero sopra l'orecchio sinistro.
«Insomma, che vuoi?»
«Parlare.»
Lui sorride, sornione. «Se se qui per supplicarmi di darti una seconda possibilità, io sono come Panini
«Vuoi dire Paganini.»
Palmer ignora l'appunto. «Però, se ti decidessi a vestirti come un vero pezzo di donna, magari un—ah! Che cazzo fai?»
Ha allungato una mano verso il mento di Nova.
E lei gli sta piegando mignolo e anulare all’indietro.
Palmer tira via la mano.
«Sono qui per un motivo serio e vorrei che parlassimo seriamente. Mi bastano cinque minuti.»
Palmer socchiude le palpebre, fissandola come stesse tentando di leggerle nel pensiero. Poi, con un passo di lato e ciondolio della testa, la lascia entrare.
Il monolocale è quasi al buio. Una tenda a lamelle verticali oscura la finestra e le uniche fonti di luce sono il faretto del minuscolo angolo cucina e il trittico di schermi montati attorno a una caotica postazione informatica. Sotto la scrivania si aggrovigliano le ombre di una giungla di cavi; sopra la scrivania le tastiere tattili nascondono quella olografica, un datapad fa da sottobicchiere per una lattina di birra e cartoccio di cibo cinese, con tanto di bacchette piantate tra i resti di pollo fritto, è piazzata sopra la sottile scatola della stampante.
Nova allenta la sciarpa. Fa caldo. E c’è un odore acre. Sul basso tavolo davanti al divano di pelle nera, in puro stile discarica, tra una dozzina di bottiglie di alcolici, una sigaretta accesa languisce dentro un cicchetto.
Non è tanto per il disordine che Nova ringrazia di non aver mai accettato un primo appuntamento con Eddie Palmer. Non è per i piatti e le padelle sporche ammucchiati dentro il lavandino, né per i poster di film pulp e donne nude che coprono le pareti o per le manette di pelliccia leopardata tra le lenzuola sfatte del letto.
Principalmente è per l’escort androide seduta a gambe accavallate sul divano.
La Traci le rivolge un sorriso mansueto e assente. È un'avvenente ragazza dai lineamenti vagamente orientali e lisci capelli biondi, costretta in una divisa formata da stivali al ginocchio, pantaloncini cortissimi e canotta nera. Lungo la generosa scollatura sono stampate le parole Eden Club.
«Non sei solo» commenta Nova, prendendo mentalmente nota di non toccare nessuna superficie orizzontale nella stanza. E, tanto per andare sul sicuro, di restare anche a distanza dalle pareti.
Palmer si lascia cadere sul divano.
La Traci gli sorride.
«Questa qui non conta.»
L'uomo colpisce la fronte dell'androide con il palmo, costringendola a piegare violentemente la testa all’indietro. E l'androide continua a sorridere.
«Ti mette a disagio?» punzecchia lui.
«So che una di quelle ha ammazzato un cliente, qualche sera fa.»
Affatto impressionato, Palmer guarda la Traci. Guarda Nova. Scrolla le spalle. «L’avevo affittata fino alle sette, ma ormai l’atmosfera è rovinata.» Si rivolge all’androide. «Vattene.»
La Traci registra il comando con un flash del LED. Scavalla con grazia le gambe e si solleva dal divano. «Spero di rivederti presto, Eddie» pronuncia, con la suadente dolcezza imposta dalla programmazione. «L’Eden Club si augura che l’esperienza sia stata—»
«Fila via, troietta di plastica.»
Quando la Traci esce dal monolocale, Palmer recupera la sigaretta dal cicchetto e, con un sospiro di esagerato appagamento, allunga le gambe sul tavolino accavallando le caviglie. È a piedi nudi.
Nova resta dall’altro lato del tavolino.
«Ecco fatto. Siamo soli. Contenta?»
«Fossi in te, Eddie, spenderei soldi per un androide domestico invece che per le prostituite. Questo posto è una discarica.»
«Solo i coglioni si piazzano in casa uno di quelli.» Palmer porta il mozzicone alla labbra, con la noncuranza di un dandy vittoriano. «La gente non ha idea di quanti dati personali si possano rubare attraverso gli androidi. O quanto sia facile manometterli. Persino a distanza...» Espira il fumo. «Allora? Qual è questo motivo serio?»
«Devo chiederti un favore.»
«Bell’incipit.» Il ghigno riaffiora. «Vai avanti.»
«Una volta ti vantavi di saper mettere le mani nei database della polizia.»
«Potrei o non potrei averlo detto.»
«Ieri sera è stato commesso un omicidio—»
«Sai che novità.»
«—all’interno di una redazione per la quale ho lavorato» tira dritto Nova, calandosi nella parte della reporter pragmatica e distaccata.
«Mmh, sì, delitto in redazione. Ne parlano da questa mattina. Sospettano degli androidi, giusto?»
«Devo sapere quali informazioni ha in mano la polizia.»
Palmer si fissa gli alluci. Prende tempo. E un altro tiro di sigaretta. E un altro ancora. «Vuoi mettere le mani sui dettagli della faccenda prima dei tuoi colleghi, eh?»
Le spalle di Nova crollano. «Perché pensate tutti che mi importi soltanto di scrivere un articolo?»
«Perché tu sei... tu. Niente ti eccita come l’idea di vedere un articolo in prima pagina firmato con il tuo nome.»
«Le mie priorità sono cambiate.»
«E da quando?»
«Di recente.»
Palmer si gratta il collo, spargendo cenere sul divano. «Non lo so, Nova... rubare dagli archivi della polizia è sempre rischioso. Fattibile, ma rischioso. Devi darmi un ottimo motivo per farlo. Se capisci cosa intendo.» Sorride, compiaciuto di sé stesso come quando ha colpito la Traci.
Nova non fa una piega. La conversazione è approdata esattamente là dove aveva previsto e sperato, per quanto la prospettiva di scendere a patti con Eddie Palmer le dia letteralmente la nausea. Ma non ha altre risorse. Hank Anderson non accetterà mai di metterla al corrente delle indagini e lo scambio di informazioni con un'intelligenza artificiale non è più un’opzione. Ammesso di riuscire a trovare delle informazioni da scambiare, l’idea di mettere Connor nei casini... no, non vuole farlo.
«Insomma, ne sei in grado oppure no? Puoi rubare i rapporti della polizia di Detroit?»
«Te lo ripeto: devo avere un buon motivo per farlo.»
«E io come faccio a sapere che non sborserò un mucchio di denaro per niente?» insiste Nova. «Sei già entrato negli archivi digitali della polizia in passato?»
«Non mi faccio pagare tutta la somma in anticipo, piccolo genio.» Palmer schiaccia il mozzicone tra la cenere dentro il cicchetto. «E sì che l'ho già fatto. Quegli archivi sono una groviera.»
«Quanto vuoi?»
Palmer strofina le nocche sotto al mento. «Prima di rispondere sul prezzo, dovrò mandare un paio di messaggi.»
«Adesso ti serve un assistente?»
L'uomo le lancia un’occhiata teatralmente risentita.
«Non ho assistenti io.»
«E allora chi—» Le sopracciglia di Nova hanno uno scatto. «Oh. Qualcun altro ti ha chiesto informazioni sull'omicidio dello Zenosyne..»
«Diciamo che mi sono fatto un nome nell’ambiente.»
Palmer abbandona il divano e ciondola verso il frigorifero.
Nova lo segue. «Chi è interessato al caso?»
«Un sacco di gente. Ti credi l’unica giornalista interessata agli androidi? Comunque i miei clienti si rivolgono a me perché gli assicuro l’anonimato.»
«Quindi ti sei dato alle aste. Rubi dati dalla rete e poi li rivendi chi paga di più.»
«Non ti sta bene?»
Nova pianta una mano sul fianco, urtando con il gomito il manico di una padella sul fornello spento. «Però...» riflette, «non puoi essere così stupido da mettere all’asta una merce che ancora non possiedi. Il che significa... che tu hai già i rapporti della polizia.»
«Sveglia quasi quanto un poliziotto.»
Palmer apre il frigorifero e sparisce dietro lo sportello.
E il telefono di Nova sparisce nella tasca del trench.
Lei guarda i fornelli. E la padella.
Palmer riemerge da dentro il frigorifero, con una lattina di Bud Light in mano. Si volta. Non ha tempo di aprire la lattina. O di chiudere il frigorifero. O di veder arrivare la padella: Nova gliela schianta in faccia, brandendola come una mazza da baseball. Si sente un tonfo. E un gemito. Qualcosa scricchiola. La lattina di birra rotola sulla moquette. E Palmer la segue.

«PUTTANA PSICOPATICA!»
Eddie Palmer ammanettato al sifone con un paio di manette bordate di finta pelliccia di leopardo, con il naso sanguinante e il resto del viso accartocciato in una paonazza maschera di rabbia alla quale manca giusto un goccio di bava alla bocca è, nell’insieme, un’immagine grottesca.
«Io ti ammazzo!»
Nova si tiene a un abbondate metro di distanza dal braccio libero dell’uomo. Getta uno sguardo alla porta del monolocale, piuttosto fiduciosa di trovarsi nel tipo di palazzo in cui quel genere di urla sono la norma, e affonda le mani nelle tasche del trenchcoat. «Senti, Eddie, ho avuto un paio di giornate molto pesanti.»
«IO TI AMMAZZO!» Palmer strattona il braccio ammanettato. «MI HAI CAPITO, TROIA!»
Nova si umetta le labbra. Reprime con cura il desiderio di tirargli un calcio sullo stinco. «Sì» lo rassicura. «Il concetto è chiaro. Andiamo avanti.» Estrae il cellulare. «Telefono... apri la cartella Audio.»
Una colonna di icone riempe il display. Nova seleziona il primo file in elenco, scorre la registrazione in avanti di qualche secondo e preme play.
‘Non lo so, Nova... rubare dagli archivi della polizia è sempre rischioso. Fattibile, ma rischioso. Devi darmi un ottimo motivo per farlo. Se capisci cosa intendo.’
Nova interrompe l’audio quando si inizia a parlare di dati messi all’asta. Persino nella penombra elettrica riesce a capire che Palmer sta diventando ancora più rosso, mentre gli affascinanti occhi di ghiaccio tentano l’impresa fisicamente impossibile di raddoppiare di circonferenza.
«È materiale per un'indagine giornalista» spiega Nova. «Dammi i rapporti sull'omicidio allo Zenosyne, io non consegnerò questa registrazione alla polizia. E se provi a denunciarmi per aggressione, io darò la registrazione alla polizia insieme alle fotografie dei lividi sul mio viso.»
Silenzio.
La mano ammanettata di Palmer penzola immobile.
E ancora silenzio.
«Sei una stronza» sillaba l'uomo.
«E tu sei un black hat.»
«Cerco di solo di guadagnarmi da vivere!»
«E ho visto come spendi i tuoi guadagni. Alcolici e escort androidi.»
Palmer strizza le palpebre e allarga le narici otturate dal sangue.
«Tu mi hai rifilato un trauma cranico—»
«Esagerato...»
«—e mi stai ricattando! E vuoi mentire alla polizia! Pensi di essere una persona migliore di me, Barton?»
«No. Però... la padella è stata un’improvvisazione. Il mio piano iniziale ottenere una confessione compromettente e ricattarti più tardi.»
«Ah, questo cambia tutto...»
«Ascolta, per quanto mi riguarda puoi continuare a vendere informazioni a chi ti pare. Non userò il contenuto del rapporto per un articolo.» Nova si sposta verso la scrivania, toglie la lattina di birra da sopra il datapad e lo allunga a Palmer. «Questa è una faccenda personale.»

/\/


Nova stringe il tappo della confezione di antidolorifici e la getta in borsa. Le pillole dentro al flaconcino giallo picchiano tra di loro come una maracas in miniatura. Lei è seduta in fondo al bus automatizzato e dal sedile davanti al suo spunta la testa rasata di un uomo con due auricolari wireless agganciati alle orecchie; ci sono soltanto una decina di distratti passeggeri a bordo della corsa per Ravendale e lo scompartimento degli androidi è vuoto.
Nova inghiotte gli antidolorifici. Il mal di testa sta tornando. Ma, almeno, il suo non è un mal di testa da post padellata. Ha lasciato Eddie Palmer ammanettato al sifone, cosa che lo messo ancor di più di malumore, ma con il cellulare in mano; e non ha chiuso a chiave la porta dell'appartamento, quando ne è uscita, inseguita da una rozza processione di insulti e con una copia del rapporto della polizia in borsa.
Nova sfila la cartellina dalla borsa.  
Il bus si ferma. Le porte si aprono con il familiare sospiro meccanico. Qualcuno sale a bordo, ma Nova non alza lo sguardo dall'anonimo rettangolo di plastica nera sulle sue ginocchia. Le dita tremano impercettibilmente mentre i polpastrelli scivolano lungo i bordi della cartellina: ci sono delle fotografie tra le pagine del rapporto. Fotografie della scena dell'omicidio. Fotografie di Walty.
Il bus riparte. La strada e le luci e la neve riprendono a sfrecciare al di là del finestrino appannato. Nova stringe la mano destra in un pugno. Le unghie spingono contro la carne troppo calda del palmo.
Apre la cartellina. Ha sotto gli occhi un primo foglio, carta di un bianco immacolato e severe parole stampate in nero. Scorre le prime righe.

NUMERO CASO: 44-70152 
DATA DEL RAPPORTO: 7 NOVEMBRE 2038
CASO ASSEGNATO A: TENENTE H. ANDERSON 
STATO DEL CASO: APERTO





ANGOLO AUTRICE

Avevo promesso, e mi ero ripromessa, di riprendere a postare i capitoli entro settembre. Invece siamo già a metà ottobre. Di positivo c'è che adesso tutti i capitoli restanti sono pressoché pronti e finiti, quindi non prevedo altre pause eccessivamente lunghe. Ho anche avuto il tempo di rimettere mano ai capitoli già pubblicati (riguardo alle revisioni vi rimando alle note che ho inserito nel primo capitolo.)
Ma passiamo alle cose veramente importanti.
Ringrazio tantissimo i lettori che si sono aggiunti durante questi mesi in stand-by! Così come ringrazio sempre chi, nonostante tutto, ha continuato a seguirmi e a recensire. Sono molto affezionata a questo piccolo progetto e i vostri commenti mi aiutano a portarlo fino in fondo!
   
 
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