Alle spalle di Nova,
le porte dell’ascensore si richiudono con un rugginoso
cigolio, abbandonandola in un corridoio puzzolente come il vicolo sul
retro di un bar. Sotto le sneakers sporche di neve, la moquette grigia
deve visto giorni migliori; davanti a lei, le porte chiuse dei
monolocali si susseguono nel chiarore verdastro delle plafoniere al
led. Da un punto indefinito arrivano le note di una canzone rap, da un
altro l’anonimo tonfo di un mobile che viene spostato, da un
altro ancora le voci confuse di un televisore.
Nova marcia lungo il corridoio e raggiunge la penultima porta. Scambia
un'occhiata torva con lo spioncino digitale. Sta per agire da infame,
come reporter e come persona; è una lucida consapevolezza
che però non le impedisce di sollevare il braccio destro e
martellare il pugno contro la porta.
Poi, con calma, estrae il cellulare dalla tasca del trenchcoat.
La porta si apre scivolando di lato.
Nova si ritrova a fissare un visetto spigoloso, bianco come quello di
una geisha e spalmato di makeup in stile dea del gothic rock; sulla
fronte si arricciano le punte viola pastello della frangetta
cortissima. La ragazza sulla soglia è imbustata in un
montgomery che, sbottonato, lascia intravedere una minigonna
dall’orlo sfilacciato e calze a rete che pretendono di
coprire le cosce magre da modella.
Non è la persona che Nova si aspettava di trovare.
«Salve» esordisce, tranquilla, perché
nonostante il trucco pesante è palese che la sconosciuta sia
molto più giovane di lei. Raccoglie le mani davanti al
ventre, stringendo il telefono nella sinistra in modo che il display
resti girato verso il trench.
«E questa qui chi è?» squittisce la
ragazza, rivolgendosi a qualcuno all’interno del monolocale.
Annunciata da un rumore di passi strascicati, una seconda faccia
compare sopra la spalla della sconosciuta.
Eddie Palmer è come Nova lo ricorda. Bello. Del genere di
bellezza che fa tanto bello e dannato. O, in alternativa, bello e
serial killer.
Passa qualche istante prima che i magnifici occhi azzurro ghiaccio di
Palmer si ripuliscano dall'inebetita perplessità. Un
sorrisetto affilato gli stiracchia le labbra turgide. «Una
collega.» Molla uno schiaffo al fondo-schiena della ragazza,
che incassa con un saltello affettato. «Non essere
gelosa.»
La ragazza gli rivolge uno sguardo malizioso. E poi
gli avvinghia le braccia attorno al collo.
Piuttosto che assistere alla mise
en scène di un bacio alla francese, con annessi
palpeggiamenti e schiocchi umidicci, Nova opta per lo studio del
disegno di Rorschach, in forma di muffa, che addobba la tappezzeria
vicino alla porta.
Finalmente l’octopoda rockettara si scolla da Palmer e Nova
si fa da parte per lasciarla uscire in corridoio.
La sconosciuta la guarda, vittoriosa.
E Nova la guarda, di rimando, con onesta indifferenza.
«Chi non muore si rivede» commenta Palmer,
appoggiandosi allo stipite, le braccia conserte. Indossa un paio di
jeans e una t-shirt blu scuro; ora che lo osserva meglio Nova nota un
cambiamento: l’Eddie Palmer di sei mesi, pur senza che la sua
bellezza ne risentisse, aveva il fisico da scaricatore di files. Adesso
il petto è largo e i bicipiti modellati. Deve aver iniziato
ad andare in palestra.
«Da quando ti piace quel genere lì?»
chiede Nova.
La ragazza è appena salita in ascensore.
Palmer scrolla le spalle nuove di zecca.
«A me piacciono tutte.»
«Ma è almeno maggiorenne?»
«Mica le ho chiesto la carta
d’identità.»
«Sei una volpe.»
Palmer aggrotta la fronte. «Perché hai la faccia
pesta?»
«Un incidente.»
Palmer inclina la testa di lato. I capelli biondastri, pettinati
all’indietro, sono rasati a zero sopra l'orecchio sinistro.
«Insomma, che vuoi?»
«Parlare.»
Lui sorride, sornione. «Se se qui per supplicarmi di darti
una seconda possibilità, io sono come Panini.»
«Vuoi dire Paganini.»
Palmer ignora l'appunto. «Però, se ti decidessi a
vestirti come un vero pezzo di donna, magari un—ah! Che cazzo
fai?»
Ha allungato una mano verso il mento di Nova.
E lei gli sta piegando mignolo e anulare all’indietro.
Palmer tira via la mano.
«Sono qui per un motivo serio e vorrei che parlassimo
seriamente. Mi bastano cinque minuti.»
Palmer socchiude le palpebre, fissandola come stesse tentando di
leggerle nel pensiero. Poi, con un passo di lato e ciondolio della
testa, la lascia entrare.
Il monolocale è quasi al buio. Una tenda a lamelle verticali
oscura la finestra e le uniche fonti di luce sono il faretto del
minuscolo angolo cucina e il trittico di schermi montati attorno a una
caotica postazione informatica. Sotto la scrivania si aggrovigliano le
ombre di una giungla di cavi; sopra la scrivania le tastiere tattili
nascondono quella olografica, un datapad fa da sottobicchiere per una
lattina di birra e cartoccio di cibo cinese, con tanto di bacchette
piantate tra i resti di pollo fritto, è piazzata sopra la
sottile scatola della stampante.
Nova allenta la sciarpa. Fa caldo. E c’è un odore
acre. Sul basso tavolo davanti al divano di pelle nera, in puro stile
discarica, tra una dozzina di bottiglie di alcolici, una sigaretta
accesa languisce dentro un cicchetto.
Non è tanto per il disordine che Nova ringrazia di non aver
mai accettato un primo appuntamento con Eddie Palmer. Non è
per i piatti e le padelle sporche ammucchiati dentro il lavandino,
né per i poster di film pulp e donne nude che coprono le
pareti o per le manette di pelliccia leopardata tra le lenzuola sfatte
del letto.
Principalmente è per l’escort androide seduta a
gambe accavallate sul divano.
La Traci le rivolge un sorriso mansueto e assente. È
un'avvenente ragazza dai lineamenti vagamente orientali e lisci capelli
biondi, costretta in una divisa formata da stivali al ginocchio,
pantaloncini cortissimi e canotta nera. Lungo la generosa scollatura
sono stampate le parole
Eden Club.
«Non sei solo» commenta Nova, prendendo mentalmente
nota di non toccare nessuna superficie orizzontale nella stanza. E,
tanto per andare sul sicuro, di restare anche a distanza dalle pareti.
Palmer si lascia cadere sul divano.
La Traci gli sorride.
«Questa qui non conta.»
L'uomo colpisce la fronte dell'androide con il palmo, costringendola a
piegare violentemente la testa all’indietro. E l'androide
continua a sorridere.
«Ti mette a disagio?» punzecchia lui.
«So che una di quelle ha ammazzato un cliente, qualche sera
fa.»
Affatto impressionato, Palmer guarda la Traci. Guarda Nova. Scrolla le
spalle. «L’avevo affittata fino alle sette, ma
ormai l’atmosfera è rovinata.» Si
rivolge all’androide. «Vattene.»
La Traci registra il comando con un flash del LED. Scavalla con grazia
le gambe e si solleva dal divano. «Spero di rivederti presto,
Eddie» pronuncia, con la suadente dolcezza imposta dalla
programmazione. «L’Eden Club si augura che
l’esperienza sia stata—»
«Fila via, troietta di plastica.»
Quando la Traci esce dal monolocale, Palmer recupera la sigaretta dal
cicchetto e, con un sospiro di esagerato appagamento, allunga le gambe
sul tavolino accavallando le caviglie. È a piedi nudi.
Nova resta dall’altro lato del tavolino.
«Ecco fatto. Siamo soli. Contenta?»
«Fossi in te, Eddie, spenderei soldi per un androide
domestico invece che per le prostituite. Questo posto è una
discarica.»
«Solo i coglioni si piazzano in casa uno di
quelli.» Palmer porta il mozzicone alla labbra, con la
noncuranza di un dandy vittoriano. «La gente non ha idea di
quanti dati personali si possano rubare attraverso gli androidi. O
quanto sia facile manometterli. Persino a distanza...» Espira
il fumo. «Allora? Qual è questo motivo
serio?»
«Devo chiederti un favore.»
«Bell’incipit.» Il ghigno riaffiora.
«Vai avanti.»
«Una volta ti vantavi di saper mettere le mani nei database
della polizia.»
«Potrei o non potrei averlo detto.»
«Ieri sera è stato commesso un
omicidio—»
«Sai che novità.»
«—all’interno di una redazione per la
quale ho lavorato» tira dritto Nova, calandosi nella parte
della reporter pragmatica e distaccata.
«Mmh, sì, delitto
in redazione. Ne parlano da questa mattina. Sospettano
degli androidi, giusto?»
«Devo sapere quali informazioni ha in mano la
polizia.»
Palmer si fissa gli alluci. Prende tempo. E un altro tiro di sigaretta.
E un altro ancora. «Vuoi mettere le mani sui dettagli della
faccenda prima dei tuoi colleghi, eh?»
Le spalle di Nova crollano. «Perché pensate tutti
che mi importi soltanto di scrivere un articolo?»
«Perché tu sei... tu. Niente ti eccita come
l’idea di vedere un articolo in prima pagina firmato con il
tuo nome.»
«Le mie priorità sono cambiate.»
«E da quando?»
«Di recente.»
Palmer si gratta il collo, spargendo cenere sul divano. «Non
lo so, Nova... rubare dagli archivi della polizia è sempre
rischioso. Fattibile, ma rischioso. Devi darmi un ottimo motivo per
farlo. Se capisci cosa intendo.» Sorride, compiaciuto di
sé stesso come quando ha colpito la Traci.
Nova non fa una piega. La conversazione è approdata
esattamente là dove aveva previsto e sperato, per quanto la
prospettiva di scendere a patti con Eddie Palmer le dia letteralmente
la nausea. Ma non ha altre risorse. Hank Anderson non
accetterà mai di metterla al corrente delle indagini e lo
scambio di informazioni con un'intelligenza artificiale non
è più un’opzione. Ammesso di riuscire a
trovare delle informazioni da scambiare, l’idea di mettere
Connor nei casini... no, non vuole farlo.
«Insomma, ne sei in grado oppure no? Puoi rubare i rapporti
della polizia di Detroit?»
«Te lo ripeto: devo avere un buon motivo per farlo.»
«E io come faccio a sapere che non sborserò un
mucchio di denaro per niente?» insiste Nova. «Sei
già entrato negli archivi digitali della polizia in
passato?»
«Non mi faccio pagare tutta la somma in anticipo, piccolo
genio.» Palmer schiaccia il mozzicone tra la cenere dentro il
cicchetto. «E sì che l'ho già fatto.
Quegli archivi sono una groviera.»
«Quanto vuoi?»
Palmer strofina le nocche sotto al mento. «Prima di
rispondere sul prezzo, dovrò mandare un paio di
messaggi.»
«Adesso ti serve un assistente?»
L'uomo le lancia un’occhiata teatralmente risentita.
«Non ho assistenti io.»
«E allora chi—» Le sopracciglia di Nova
hanno uno scatto. «Oh. Qualcun altro ti ha chiesto
informazioni sull'omicidio dello Zenosyne..»
«Diciamo che mi sono fatto un nome
nell’ambiente.»
Palmer abbandona il divano e ciondola verso il frigorifero.
Nova lo segue. «Chi è interessato al
caso?»
«Un sacco di gente. Ti credi l’unica giornalista
interessata agli androidi? Comunque i miei clienti si rivolgono a me
perché gli assicuro l’anonimato.»
«Quindi ti sei dato alle aste. Rubi dati dalla rete e poi li
rivendi chi paga di più.»
«Non ti sta bene?»
Nova pianta una mano sul fianco, urtando con il gomito il manico di una
padella sul fornello spento. «Però...»
riflette, «non puoi essere così stupido da mettere
all’asta una merce che ancora non possiedi. Il che
significa... che tu hai già i rapporti della
polizia.»
«Sveglia quasi quanto un poliziotto.»
Palmer apre il frigorifero e sparisce dietro lo sportello.
E il telefono di Nova sparisce nella tasca del trench.
Lei guarda i fornelli. E la padella.
Palmer riemerge da dentro il frigorifero, con una lattina di Bud Light
in mano. Si volta. Non ha tempo di aprire la lattina. O di chiudere il
frigorifero. O di veder arrivare la padella: Nova gliela schianta in
faccia, brandendola come una mazza da baseball. Si sente un tonfo. E un
gemito. Qualcosa scricchiola. La lattina di birra rotola sulla
moquette. E Palmer la segue.
«PUTTANA
PSICOPATICA!»
Eddie Palmer ammanettato al sifone con un paio di manette bordate di
finta pelliccia di leopardo, con il naso sanguinante e il resto del
viso accartocciato in una paonazza maschera di rabbia alla quale manca
giusto un goccio di bava alla bocca è,
nell’insieme, un’immagine grottesca.
«Io ti ammazzo!»
Nova si tiene a un abbondate metro di distanza dal braccio libero
dell’uomo. Getta uno sguardo alla porta del monolocale,
piuttosto fiduciosa di trovarsi nel tipo di palazzo in cui quel genere
di urla sono la norma, e affonda le mani nelle tasche del trenchcoat.
«Senti, Eddie, ho avuto un paio di giornate molto
pesanti.»
«IO TI AMMAZZO!» Palmer
strattona il braccio ammanettato. «MI HAI
CAPITO, TROIA!»
Nova si umetta le labbra. Reprime con cura il desiderio di tirargli un
calcio sullo stinco. «Sì» lo rassicura.
«Il concetto è chiaro. Andiamo avanti.»
Estrae il cellulare. «Telefono... apri la cartella
Audio.»
Una colonna di icone riempe il display. Nova seleziona il primo file in
elenco, scorre la registrazione in avanti di qualche secondo e preme play.
‘Non lo so, Nova... rubare dagli archivi della polizia
è sempre rischioso. Fattibile, ma rischioso. Devi darmi un
ottimo motivo per farlo. Se capisci cosa intendo.’
Nova interrompe l’audio quando si inizia a parlare di dati
messi all’asta. Persino nella penombra elettrica riesce a
capire che Palmer sta diventando ancora più rosso, mentre
gli affascinanti occhi di ghiaccio tentano l’impresa
fisicamente impossibile di raddoppiare di circonferenza.
«È materiale per un'indagine
giornalista» spiega Nova. «Dammi i rapporti
sull'omicidio allo Zenosyne, io non consegnerò questa
registrazione alla polizia. E se provi a denunciarmi per aggressione,
io darò la registrazione alla polizia insieme alle
fotografie dei lividi sul mio viso.»
Silenzio.
La mano ammanettata di Palmer penzola immobile.
E ancora silenzio.
«Sei una stronza» sillaba l'uomo.
«E tu sei un black hat.»
«Cerco di solo di guadagnarmi da vivere!»
«E ho visto come spendi i tuoi guadagni. Alcolici e escort
androidi.»
Palmer strizza le palpebre e allarga le narici otturate dal sangue.
«Tu mi hai rifilato un trauma cranico—»
«Esagerato...»
«—e mi stai ricattando! E vuoi mentire alla
polizia! Pensi di essere una persona migliore di me, Barton?»
«No. Però... la padella è stata
un’improvvisazione. Il mio piano iniziale ottenere
una confessione compromettente e ricattarti più
tardi.»
«Ah, questo cambia tutto...»
«Ascolta, per quanto mi riguarda puoi continuare a vendere
informazioni a chi ti pare. Non userò il contenuto del
rapporto per un articolo.» Nova si sposta verso la scrivania,
toglie la lattina di birra da sopra il datapad e lo allunga a Palmer.
«Questa è una faccenda personale.»
/\/
Nova
stringe il tappo della confezione di antidolorifici e la getta in
borsa. Le pillole dentro al flaconcino giallo picchiano tra di loro
come una maracas in miniatura. Lei è seduta in fondo al bus
automatizzato e dal sedile davanti al suo spunta la testa rasata di un
uomo con due auricolari wireless
agganciati alle orecchie; ci sono soltanto una decina di distratti
passeggeri a bordo della corsa per Ravendale e lo scompartimento degli
androidi è vuoto.
Nova inghiotte gli antidolorifici. Il mal di testa sta tornando. Ma,
almeno, il suo non è un mal di testa da post padellata. Ha
lasciato Eddie Palmer ammanettato al sifone, cosa che lo messo ancor di
più di malumore, ma con il cellulare in mano; e non ha
chiuso a chiave la porta dell'appartamento, quando ne è
uscita, inseguita da una rozza processione di insulti e con una copia
del rapporto della polizia in borsa.
Nova sfila la cartellina dalla borsa.
Il bus si ferma. Le porte si aprono con il familiare sospiro meccanico.
Qualcuno sale a bordo, ma Nova non alza lo sguardo dall'anonimo
rettangolo di plastica nera sulle sue ginocchia. Le dita tremano
impercettibilmente mentre i polpastrelli scivolano lungo i bordi della
cartellina: ci sono delle fotografie tra le pagine del rapporto.
Fotografie della scena dell'omicidio. Fotografie di Walty.
Il bus riparte. La strada e le luci e la neve riprendono a sfrecciare
al di là del finestrino appannato. Nova stringe la mano
destra in un pugno. Le unghie spingono contro la carne troppo calda del
palmo.
Apre la cartellina. Ha sotto gli occhi un primo foglio, carta di un
bianco immacolato e severe parole stampate in nero. Scorre le prime
righe.
NUMERO CASO: 44-70152
DATA DEL RAPPORTO: 7 NOVEMBRE 2038
CASO ASSEGNATO A: TENENTE H. ANDERSON
STATO DEL CASO: APERTO