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Autore: Miharu_phos    16/10/2019    0 recensioni
Dove Gabi è tormentato dai sentimenti che prova verso il suo migliore amico Riccardo.
Riuscirà a dichiararsi?
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mark fischiò per segnalare la fine dell'allenamento ed esortò i ragazzi a ritirarsi dal campo.

 

Come al solito Riccardo si avvicinò subito alla ragazza seduta sugli spalti e lei si affacciò alla ringhiera trovandosi così esattamente di fronte a lui.

 

Gabi dovette trattenere una smorfia di disprezzo e presa la sua borraccia si avviò verso gli spogliatoi quando si sentì chiamare dalla voce di Riccardo.

 

-Gabi, Victor, Lucien! Venite, avvicinatevi tutti ragazzi- gli esortò, facendo cenno a tutta la squadra.

 

-Ellie vuole invitarvi tutti alla sua festa di domani sera- spiegò guardando poi la ragazza con un sorriso riconoscente.

 

Gabi osservava tutta la scena mantenendosi a distanza e Riccardo incontrò il suo sguardo contrariato che Gabi subito dissimulò.

 

Gli fece cenno di avvicinarsi e lui ubbidì sospirando, posizionandosi proprio dietro l'amico, che subito efferrò la sua mano di nascosto per poi rivolgergli un sorriso.

 

Gabi ricambiò per poi prendere ad osservare la ragazza che parlava, descrivendo il tipo di festa ed il luogo in cui avrebbe festeggiato l'indomani.

 

La sua voce era proprio come l'aveva immaginata, pur non avendola mai sentita prima: un'oca in piena regola.

 

Gli altri ragazzi erano in defibrillazione, si davano spallate con fare eccitato e Gabi trovava tutto ciò rivoltante. 

 

Questo era l'effetto che la presenza di una ragazza provocava ad una manica di adolescenti?

 

Tentò di studiare l'espressione di Riccardo, ma trovandosi dietro di lui riusciva solo a scorgere un sorriso sul suo volto che raramente assumeva un'aria allegra.

 

Sciolse le dita dalla mano di Riccardo e sussurrò all'orecchio dell'amico -Io non ci vengo- per poi allontanarsi facendo voltare Riccardo contrariato.

 

Si recò in spogliatoio e cominciò a togliersi i vestiti andando poi ad infilarsi sotto l'acqua bollente della doccia. 

 

Si sentiva stupido per aver detto quella frase a Riccardo, era chiaramente una richiesta di attenzioni e avrebbe fatto la figura del geloso infantile con la persona a cui teneva di più al mondo.

 

Avrebbe voluto prendersi a schiaffi.

 

Si sciolse i codini e lasciò che l'acqua gli bagnasse completamente la testa, facendo così ondeggiare i lunghi capelli rosa sulle spalle magre e pallide.

 

I ragazzi erano entrati in spogliatoio, lo si capiva dal fracasso che provocavano con la loro goffaggine ed i loro toni di voce estremamente alti.

 

La tenda della sua doccia si aprì e Riccardo, completamente nudo, gli si affiancò toccandigli il braccio per avvisarlo della sua presenza.

 

Gabi arrossì di vergogna.

 

Non era certamente la prima volta che vedeva il suo migliore amico senza vestiti, più volte avevano fatto il bagno e la doccia insieme, conosceva bene il corpo di Riccardo.

 

Ma da qualche tempo si sentiva inspiegabilmente a disagio quando l'amico gli stava troppo vicino senza vestiti o quando dovevano spogliarsi insieme in generale. 

 

Cercava accuratamente di evitare certe situazioni per non dover mostrare il proprio imbarazzo.

 

-Perché non vuoi venire- domandò l'amico con tono piatto, mentre si bagnava sotto la doccia di Gabi.

 

-Non è il luogo per me- mormorò Gabi tenendo lo sguardo puntato verso il muro per non dover incontrare il corpo bagnato di Riccardo.

 

-Dai Gabi! Ci divertiamo, vengono tutti! Per favore, lo sai che senza di te non ci vado- piagnucolò Riccardo tenendogli la spalla e tentando di incontrare i suoi meravigliosi occhi celesti.

 

Gabi si sentì punzecchiare il cuore a quelle parole ma dovette trattenere un sorriso.

 

-Si che ci vai...ci vai benissimo anche senza di me- mormorò facendo ridacchiare Riccardo che prese a fargli il solletico sulla vita.

 

Gabi rise piegandosi in avanti per sfuggire alle mani dell'amico e questi ne approfittò per afferrarlo con forza e spingerlo contro di se, provocando maggior imbarazzo nell'amico che lo guardò sbalordito, con il volto completamente rosso.

 

-Dai...- mormorò guardandolo fisso negli occhi, che Gabi subito puntò altrove. 

 

-Va bene, certo che vengo ma adesso lasciami!- disse rassegnato per poi staccarsi con decisione dalle grinfie di Riccardo che gli diede velocemente una pacca sul sedere mentre l'amico fuggiva via dalla doccia, incurante dei compagni che avevano preso a ridere divertiti.

 

Lui fece qualche smorfia di rimando ai compagni e si avvolse nel primo asciugamano che trovò, fiondandosi poi a sedere su una panca.

 

Premette le mani sul pube dove sentiva di aver ricevuto uno stimolo inconfondibile e si guardò attorno per assicurarsi che nessuno se ne fosse accorto.

 

Il contatto fra le sue parti intime e quelle di Riccardo era stato inevitabile a causa della mossa dell'amico e Gabi si sentiva terribilmente scosso.

 

Cercava di convincersi che non ci fosse nulla di male, che forse stava accadendo la stessa cosa a Riccardo ma questo non riusciva a tranquillizzarlo.

 

Era terrorizzato dall'idea che quella reazione fosse stata provocata proprio da Riccardo e dal contatto col suo corpo nudo ma preferiva sopprimere questa convinzione che era in realtà quasi una consapevolezza.

 

Si vestì in fretta e andò via il più velocemente possibile per non dover incontrare ancora Riccardo. 

 

Temeva di incrociare il suo sguardo, non sapeva come avrebbe potuto gestire la cosa se Riccardo gli avesse chiesto spiegazioni in merito alla reazione che sperava gli fosse passata inosservata.

 

Voleva solo ritornare a casa e distrarsi per non pensare più a quell'avvenimento imbarazzante.

 

-Come al solito se ne va senza salutare- si lamentò Riccardo scuotendo la testa quando, uscito dalla doccia, notò l'assenza del suo migliore amico.

 

 

~

 

Una marmaglia di adolescenti uscì poco a poco dall'immensa macchina che i genitori di Riccardo avevano messo a disposizione della squadra per recarsi alla festa di quella sera. 

 

Fra schiamazzi e urletti vari di esaltazione, i compagni di squadra di Gabi, compreso Riccardo, entrarono entusiasti nella grande casa che accoglieva la festa. 

 

Riccardo si affiancò subito al suo amico, gli aveva promesso di non lasciarlo per tutta la serata ed aveva intenzione di tener fede alle sue parole.

 

Inizialmente la squadra rimaneva unita ma più passavano i minuti più i vari compagni cominciavano a disperdersi per la grande casa piena di gente; Gabi era ansioso e temeva che da un momento all'altro anche Riccardo si sarebbe allontanato lasciandolo tutto solo in quel posto che detestava.

 

Lo seguiva come un cagnolino e spesso Riccardo lo guardava per assicurarsi che fosse a suo agio. 

 

Gabi si sentiva un peso per l'amico e lottava contro l'istinto di chiamare sua madre per farsi venire a prendere con una scusa.

 

Sapeva però che così facendo avrebbe deluso Riccardo, così si trattenne e cercò di sopportare quell'ambiente odioso con tutte le proprie forze. 

 

Quando però l'amica di Riccardo li scovò seduti su un divanetto mentre conversavano con alcuni compagni, si insinuò viscidamente facendosi spazio fra Gabi e Riccardo e cominciò a monopolizzare la conversazione concentrando l'attenzione su se stessa.

 

Riccardo sembrò dimenticarsi completamente del suo amico e cominciò a conversare con lei assieme agli altri ragazzi; Gabi non sapeva come reagire, si sentiva terribilmente a disagio e sapeva di essere di troppo in quella situazione ma per non dare dispiaceri al suo migliore amico sopportò la presenza di Ellie rimanendo in silenzio e abbozzando un sorriso ogni qual volta lo sguardo di qualche amico si posava su di lui.

 

Quella situazione fastidiosa però scomparve presto: con la scusa di presentargli degli amici infatti, Ellie prese per mano Riccardo e se lo portò via, lasciando così Gabi completamente solo, pur essendo circondato dai suoi abituali compagni.

 

"Ecco, proprio quello che temevo" pensò Gabi "proprio per questo non volevo venire".

 

Gabriel non era un ragazzo asociale, anzi: partecipava sempre alle conversazioni con i suoi compagni di squadra e si godeva sempre piacevolmente la loro compagnia, anche quando Riccardo non era presente; quella volta però era diverso, perché quel posto e la grandissima parte della gente presente erano a lui  sconosciuti, e se si aggiungeva l'ansia provocata dalla presenza di quella ragazza, Gabi non poteva fare a meno di fremere dalla voglia di andar via.

 

Non era arrabbiato con Riccardo, anche se non aveva mantenuto la sua promessa; a ferirlo era il fatto che Riccardo non si stesse preoccupando dello stato d'animo del suo migliore amico. 

 

Lui lo conosceva meglio di chiunque altro e avrebbe dovuto immaginare -soprattutto dopo le ultime conversazioni- che l'ultima cosa che avrebbe dovuto fare sarebbe stato lasciare Gabi da solo durante quella festa.

 

Sopportò un tempo interminabile tentando invano di distrarsi con i suoi amici, ma non veder più Riccardo tornare lo stava preoccupando. Quanto poteva volerci per presentargli degli amici?

 

"Certamente si sono appartati da qualche parte" pensò Gabi con rassegnazione, e questo pensiero, non capiva perché, lo faceva stare molto male.

 

In quel momento realizzò di essere molto più geloso di Riccardo di quanto credeva, e se ne sentiva in colpa, certo, ma non poteva fare a meno di desiderare che il suo amico ritornasse da lui per andare via al più presto da quel postaccio.

 

Si alzò con la scusa di dover andare in bagno e cominciò a gironzolare per la grande casa in cerca dei due piccioncini. 

 

Non sapeva cosa avrebbe fatto quando avrebbe ritrovato Riccardo, ma prima di tutto voleva assicurarsi che stesse bene e che non si fosse dimenticato del suo amico che aveva abbandonato ormai da più di un'ora.

 

Quando imboccò le scale per dirigersi al piano di sopra cominciò pian piano a sbirciare in tutte le stanze, finché una scena a dir poco disgustosa gli si parò davanti.

 

In una stanza buia illuminata solo dalla luce esterna proveniente dalla finestra, poté notare distintamente una testa dai capelli lunghi intenta a fare un certo lavoretto fra le gambe del suo migliore amico che rimaneva in piedi, appoggiato contro il muro, mentre le teneva la testa con entrambe le mani.

 

Gabi trattenne un conato di vomito e, disgustato nel profondo, chiuse la porta con un boato, incontrando per un istante lo sguardo confuso di Riccardo.

 

Corse al piano di sotto senza un motivo valido e afferrato il primo bicchiere che si trovò davanti, ingoiò senza pensare tutto il suo contenuto alcolico.

 

La gola gli bruciava e gli occhi gli pizzicavano per le lacrime.

 

Ma tentò di trattenersi.

 

Sentiva il cuore squarciarsi in mille pezzi ogni volta che quella scena rivoltante gli si ripeteva nella mente e solo in quel preciso instante realizzò che tutto l'odio, il disprezzo ed il fastidio che aveva provato nei confronti di Ellie da quando aveva cominciato a ronzare attorno a Riccardo, erano dovuti a qualcosa di più grande e profondo di una semplice gelosia fraterna.

 

Desiderava strappare via il suo Riccardo a quella vipera più di qualsiasi altra cosa.

 

Lo rivoleva tutto per sé. 

 

Ma questi sentimenti lo confondevano, perché non riusciva ad essere semplicemente contento per il suo amico? 

 

Desiderava solo che lei gli stesse lontana e che tutto ritornasse esattamente come prima fra loro due, quando Riccardo ignorava le ragazze che gli andavano dietro e insieme ne ridevano per prenderle in giro quando erano soli.

 

Quando erano soli ed esistevano solo loro due, l'uno per l'altro.

 

"Riccardo" pensò Gabi mordendosi le labbra per trattenere il pianto "ti prego non farlo, non con lei".

 

Aitor gli corse incontro come un fulmine appena lo ebbe individuato da solo, con il bicchiere vuoto ancora fra le mani.

 

-Vieni Gabi c'è una cosa fantastica che devi provare- urlò entusiasta tentando di farsi sentire oltre il volume della musica.

 

-No Aitor ti prego, voglio andare via- sospirò Gabi tentando di liberarsi dalla presa dell'amico ma questi lo trascinò fuori sotto il porticato, dove alcuni ragazzi spaparanzati sui divanetti si passavano quelle che sembravano essere sigarette.

 

-Tieni prova- gli aveva detto Aitor posandogliene una accanto alle labbra, e Gabi lo allontanò con fare infastidito.

 

Lui e Riccardo si erano promessi che la prima volta lo avrebbero provato insieme, così come tante altre cose che avevano già sperimentato solo lui e l'amico.

 

-Dai solo un tiro, vedrai è bellissimo- tentò di convincerlo Aitor.

 

"Questo marmocchio più piccolo di me..." pensò Gabi infastidito e così, un po' per non sembrare da meno davanti ad Aitor, un po' come sfregio verso Riccardo, aspirò da quella strana sigaretta e subito cominciò a tossire.

 

-È erba- gli aveva sussurrato Aitor all'orecchio, per poi riprendersela e cominciare a fare dei tiri sempre più lunghi, passandola di tanto in tanto a Gabi. 

 

Lui ormai sentiva di non aver più nulla da perdere. Voleva solo dimenticare la scena orribile alla quale aveva assistito e sentire quel bruciore interno sembrava distrarlo.

 

Scivolò per terra assieme all'amico fino a sedersi a gambe incrociate sul pavimento, l'uno accanto all'altro.

 

L'umidità dell'imboccatura provocata dalle labbra di Aitor lo ripugnava, ma continuò a spartirsi lo spinello con l'amico mentre la testa gli si riempiva sempre più di pensieri assurdi, mai elaborati prima.

 

L'istinto del vomito si faceva sempre più potente e decise di fermarsi, per poi vedere Aitor andare fino in fondo tutto da solo.

 

"Che coglione" pensò e si lasciò andare contro il muro tentando di rilassare il collo e la testa.

 

Aitor gli si stravaccò addosso ed appoggiò la testa sul suo petto guardandolo in modo strano.

 

-Che vuoi?- gli domandò Gabi ma lui non gli rispose e gli afferrò il volto con entrambe le mani avvicinando le proprie labbra a quelle dell'amico.

 

-Ma che cazzo fai! Che schifo!- gridò Gabi respingendolo con forza prima che le sue labbra visibilmente bagnate potessero anche solo sfiorarlo.

 

Aitor si accasciò sul pavimento sorridendo e cominciando a dire cose incomprensibili e stupide, come suo solito.

 

-Che deficiente- mormorò Gabi allontanandosi. Camminava barcollando a causa della testa che non faceva che girargli, finché si piegò per terra in ginocchio per vomitare.

 

Non si era mai sentito così male, neanche quando aveva avuto la febbre alta.

 

Si rialzò lentamente e riprese a camminare. 

 

Si ripulì la bocca con la manica della felpa e mentre camminava non poté fare a meno di ripensare ancora e ancora a Riccardo.

 

Le lacrime, già sgorgate a causa del vomito, continuarono a scendere lentamente mentre le labbra chiuse di Gabi tremavano per un pianto silenzioso e sommesso.

 

Il cuore gli faceva letteralmente male, gli mancava Riccardo ma più di tutto sentiva dentro di sé un sentimento forte di desiderio verso di lui.

 

Era un desiderio inarrestabile che lo aveva sconvolto. 

 

Gli vennero in mente tutti i bei momenti passati insieme, da soli, tutti i loro abbracci, i momenti in cui si stringevano le mani.

 

Desiderava tanto poter accarezzare le sue mani in quel momento così come il suo bel viso ed i suoi morbidi capelli.

 

"Che cosa mi sta succedendo?" Si chiese in preda al dolore.

 

Perché improvvisamente provava quegli assurdi desideri verso Riccardo? Era forse l'effetto di quello che aveva fumato con Aitor?

 

Ripensò ad Aitor ed al suo tentativo di bacio andato in fumo. 

 

Cosa si era messo in testa quel nanetottolo?

 

Se fosse stato Riccardo a provarci, molto probabilmente Gabi lo avrebbe lasciato fare, e lo sapeva bene.

 

Anzi, chiudendo gli occhi poteva sentire un fremito nell'immaginare le labbra carnose di Riccardo toccare le sue.

 

Si prese la fronte aggrappandosi con una mano allo steccato del campo in riva al fiume dove andavano spesso ad allenarsi lui ed i compagni, e dove era arrivato camminando nel buio, senza farci caso.

 

Era imbarazzato dai pensieri che gli stavano affollando la testa e si vergognava così tanto di provare quei sentimenti verso il suo migliore amico.

 

"Non è giusto, non devo" pensava dandosi la colpa, e tentando di convincersi del fatto che fosse giusto che Riccardo facesse quelle esperienze e che avrebbe dovuto farle anche lui invece di desiderare il suo migliore amico laddove avrebbe dovuto esserci una ragazza.

 

Si sentiva terribilmente indietro e svantaggiato rispetto a Riccardo. 

 

Lottava contro la consapevolezza che doveva darsi una mossa, come gli aveva detto Riccardo, e contro il bisogno di riavere Riccardo tutto per se, per stare soli, lontano dal mondo. 

 

Attraversò il campo con passo lento, e una volta raggiunta la rete si piegò per prendere il pallone che vi giaceva dentro.

 

Si sedette per terra e strinse il pallone in grembo, quel pallone che innumerevoli volte avevano calciato durante gli allenamenti.

 

Lo accarezzò e rivide nella sua mente il volto felice di Riccardo mentre giocavano assieme, solo lui e Gabi fin da bambini.

 

La passione che metteva nel calcio era impareggiabile, ed era stato proprio quello sport ad unirli sempre di più.

 

Arrossì ripensando a quando, da bambini, spesso si ritrovavano soli dopo un allenamento, e la mamma di Riccardo li metteva a fare il bagno assieme, nel grande bagno nella cameretta dell'amico.

 

Lì, senza alcun imbarazzo, si erano toccati reciprocamente in un'impresa di scoperta verso il corpo l'uno dell'altro.

 

Per questo Gabi si sentiva talmente a disagio quando doveva rimanere nudo con Riccardo... 

 

Lui sembrava aver dimenticato i giochi che facevano da bambini nella vasca da bagno, o forse semplicemente fingeva di non ricordare.

 

Gabi non ne aveva mai riparlato, se ne vergognava ed immaginava che fosse così anche per Riccardo, e quindi in un tacito accordo di segretezza avevano deciso di fingere che quei pomeriggi non fossero mai esistiti, che le piccole mani curiose dell'uno non avessero accarezzato ed esplorato il corpo dell'altro e viceversa. 

 

In quel momento se ne vergognava ancora ma non poteva fare a meno di ripensare a quei pomeriggi con nostalgia.

 

A quei tempi non c'era imbarazzo, non c'era vergogna. 

 

Non c'era colpa, non c'era paura. 

 

C'era soltanto tanto affetto reciproco e tanto bisogno di scoprire.

 

Gabi chiuse gli occhi e si accucciò per terra, sotto la rete, in posizione fetale mentre stringeva il suo adorato pallone fra il ventre e le gambe.

 

Non poteva fare a meno di desiderare il caldo abbraccio di Riccardo ad avvolgerlo, così come lo avvolgeva e lo proteggeva in quel momento la porta del campo da calcio. 

 

E così si addormentò, con il cuore in pezzi, le lacrime prosciugate dal volto ardente, ed il gelo dell'inverno imminente che ricadeva sul suo corpo sudato, coperto solo da un jeans stretto ed una felpa larga.

   
 
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