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Autore: Will Darklighter    16/10/2019    11 recensioni
"Unisciti a me, e insieme potremo governare la galassia, come padre e figlio!". Questa celeberrima frase racchiude in se tutto il desidero di un padre di ricongiungersi alla propria discendenza e al contempo la volontà di un apprendista di voler mettere fine una volta per tutte al legame che lo vincola al proprio Maestro. E se questa duplice intenzione avesse avuto una possibilità di realizzarsi? E se al padre fosse riuscito quantomeno di porre il seme del dubbio nel cuore del proprio emotivo figlio? A questo e ad altri interrogativi, come un possibile approfondirsi della relazione sentimentale tra gli inconsapevoli gemelli Skywalker e un miglior trattamento di alcuni comprimari sin troppo maltrattati nei film, provo a rispondere in questa storia.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Capitolo 23 – Una mancanza di alternative


HAN
 

Seguito a breve distanza da un possente Wookie, anche più robusto e alto del fratello che aveva da poco perso, Han Solo avanzava con passo sostenuto e deciso attraverso i resti di ciò che restava della Fortezza Delta 001, ultimo rimasuglio fino a solo pochi minuti prima della potenza Imperiale sul pianeta di Kashyyyk.

 

Tarfful, questo era il nome dell’autoctono di quell’ancestrale pianeta che stava accompagnando il generale Ribelle sotto bandiera bianca, al fine di offrire una resa senza ulteriori spargimenti di sangue al comandante nemico poichè questi si era rintanato in un bunker al centro della base occupata dai compatrioti del condottiero Wookie che Han aveva avuto l’onore di aiutare nella loro grande e inarrestabile insurrezione.
Né i caccia Tie né tantomeno le difese di contraerea avevano potuto nulla contro la squadriglia Rogue e la nave Slave One, un tempo appartenuta al cacciatore di taglie Boba Fett. I muri della struttura erano stati fatti crollare in più punti come anche molti degli edifici interni. Alcuni camminatori AT AT e AT ST, i principali mezzi corazzati delle forze imperiali, erano stati rubati dai feroci alieni durante la battaglia e si erano uniti al fuoco proveniente dall’alto che era stato determinante per la sconfitta definitiva del presidio nemico.
Il Moff Lozen Tolruck, governatore del pianeta, si era rintanato in quel buco fortificato assieme a pochi fedelissimi mentre i suoi uomini continuavano a perdere terreno e molti di essi venivano privati delle loro braccia dalla vindice furia del popolo di Kashyyyk.
Han ammirava la calma del gigantesco condottiero dal pelo bruno scuro che lo stava scortando ma immaginava perfettamente quale rabbia covasse nel cuore di Tarfull, Grande Unificatore del Popolo Wookie. Svettava tra i suoi non solo per altezza e possanza guerriera ma anche per l’appartenenza alla schiatta dei Berserker, indomiti combattenti che contrariamente ai loro altri simili, riuscivano sempre a mantenere un perfetto controllo dei loro sensi e dei loro pensieri quando combattevano in preda alla furia insita nel loro sangue. Con una coppia di lame Ryyk in mano, un Berserker era un avversario pressoché imbattibile e Han lo aveva ben notato osservando Tarfful in azione dall’alto: una macchina da guerra inarrestabile che nella confusione della battaglia riusciva anche con invidiabile freddezza a dare ordini precisi ai suoi.

Quando anche l’ultimo soldato imperiale era stato ucciso, Han si era fatto incontro al condottiero e non senza una certa meraviglia da parte dell’umano, il potente alieno lo aveva riconosciuto per fama, complice il fatto che lui e Chewie provenissero dallo stesso villaggio e che avessero combattuto insieme durante la Guerra dei Cloni. Il Grande Unificatore aveva acconsentito che fosse il Generale Ribelle a trattare la resa di ciò che restava delle forze nemiche ma ad una condizione: che tutte le decisioni in merito al fato che avrebbe atteso coloro che si fossero consegnati sarebbero state prese insieme e l’ex contrabbandiere non ebbe assolutamente nulla da obiettare al riguardo. E concordare una base comune per la trattativa da portare avanti si era rivelato anche abbastanza semplice.

L’umano e lo Wookie erano arrivati al fine alla porta di accesso del bunker; Han accese dunque il comunicatore posto all’esterno e prese a parlare.
“Desidero parlare con il Moff Tolruck – disse con voce chiara e limpida il corelliano. Dall’altra parte ci fu silenzio per una decina di secondi, poi finalmente qualcuno rispose.
“Qui Tolruck, dica pure quello che deve e poi sparisca, feccia ribelle. Assieme ai suoi amici alieni – con quelle poche parole l’uomo che era al di là della porta a prova di blaster si era appena guadagnato uno dei primi posti tra coloro ai quali Han avrebbe volentieri piantato un colpo in testa senza stare a pensarci troppo. Il Generale Ribelle si voltò a guardare il suo accompagnatore ma quello non fece una grinza. Confortato da quella invidiabile tranquillità, l’umano riprese a parlare.
“Non c’è bisogno che moriate tutti in maniera orribile, Moff. Lei e i suoi ufficiali sarete trattati come prigionieri di guerra, in attesa di un formale processo da parte dell’Alleanza per la Restaurazione della Repubblica. Quanto agli schiavisti trandoshani che sappiamo essere lì con voi, saranno consegnati agli Wookie.”
Han lanciò una veloce occhiata a Tarfful il quale fece un secco accenno di assenso con il capo. La risposta del governatore imperiale non si fece attendere
“Non me ne importa un bel niente dei trandoshani, i suoi amici barbari possono fare di loro quello che preferiscono. Io e i miei ufficiali lasceremo questo maledetto pianeta con un trasporto che lei ci fornirà. Non saremo imprigionati né tantomeno processati da alcun traditore!”
Ora l’ex contrabbandiere cominciava davvero a spazientirsi.
“Moff Tolruck, gli Wookie sono pronti a far saltare in aria questo bunker, assieme a lei e a tutti coloro che sono lì dentro. E io non potrò trattenerli per sempre. Le do cinque minuti, CINQUE MINUTI – alzò la voce – non un secondo di più, per decidere. Aspetterò qui la sua decisione.”
E senza attendere replica, Han chiuse il comunicatore, lanciando un mezzo sorriso al condottiero alieno, il quale si limito a socchiudere i suoi penetranti occhi color grigio scuro.

“Anche in questo preciso momento è dominato dall’ira eppure riesce a non darlo a vedere, dovrei farmi dare qualche lezione a riguardo!”

Trascorsi i cinque minuti senza ottenere alcuna risposta, la coppia di negoziatori stava già per allontanarsi dalla fortificazione, quando il comunicatore si riaccese dall’interno.
“Accettiamo – sentì semplicemente dire dall’altra parte dalla stessa voce con la quale aveva parlato fino a poco prima – abbiamo la vostra parola d’onore?”
“L’avete – rispose seccato Han – ora aprite e venite fuori!”
La porta antiblaster del bunker cominciò lentamente d’aprirsi. Il primo a venire fuori fu proprio il governatore: indossava la classica divisa color cachi dell’esercito imperiale, aveva una barba corvina molto ordinata e capelli delle stesso colore, i suoi occhi erano parimenti neri come la pece. Dietro di lui vennero una dozzina di uomini con la medesima divisa: il più vecchio aveva l’età del corelliano, gli altri erano tutti evidentemente più giovani. Erano tutti disarmati.
“C’è un problema – disse il governatore – i trandoshani si sono rintanati nelle profondità del bunker armi alla mano e rifiutano di consegnarsi.”
L’ex contrabbandiere non fu troppo sorpreso da quella scelta, pensavano di sapere cosa gli Wookie avrebbero fatto loro, data la faida secolare che esisteva tra le due specie.
Tarfful si limitò semplicemente a fare un verso feroce, che sembrava un vero e proprio ruggito. Dai ranghi degli Wookie, i quali circondavano il bunker da ogni lato, ne uscirono una decina di guerrieri il cui pelo era dipinto.

“Altri Berserker – pensò subito Han.

Una volta che ebbero raggiunto il loro condottiero, guidati da Tarfful si diressero all’interno del buco fortificato con le lame Ryyk in pugno.
“Seguitemi, signori – disse il corelliano rivolgendosi ai suoi di prigionieri – sarete condotti al sicuro.”
Mentre l’ex-contrabbandiere conduceva coloro che si erano arresi in una struttura che ancora poteva ospitarli, dall’interno del bunker sentì udire urla strazianti e qualche colpo di blaster. Non desiderava curarsene, gli Wookie si stavano prendendo la loro giusta vendetta.

Una volta messi sottochiave gli imperiali, vide Lando venire nella sua direzione.
“Comandante Carlissian – gli disse con il consueto tono canzonatorio – che ne dice di una bella sfida a Sabacc accompagnata da una lunga bevuta per festeggiare? Naturalmente in palio ci sarà quel gioiello di nave di cui parlavamo prima della battaglia.”
“Credo che la sfida dovrà aspettare – rispose l’ex amministratore di Cloud City con tono molto serio mentre lanciava una rapida e preoccupata occhiata al bunker dal quale erano appena usciti i Berserker ricoperti di sangue trandoshano – il generale Madine vuole che ti metti in contatto con lui. Mi ha chiesto di avvisarti non appena fosse cessata la trattativa.”
“Andrò subito a parlargli – replicò il corelliano – ma che hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma!”
“Non verserò lacrime per qualche schiavista arricchitosi letteralmente sulla pelle di coloro che abbiamo aiutato – disse il giocatore d’azzardo tagliando corto – ma farli macellare così a colpi di spada… non potevi proporre di far processare anche loro? Molto probabilmente sarebbero stati giustiziati comunque ma almeno avrebbero avuto un equo processo.”
Han sbuffò, molto contrariato a quella rimostranza.
“Se c’è una cosa che gli Wookie disprezzano più di ogni altra è la vigliaccheria. Vuoi sapere la verità? – l’ex contrabbandiere lanciò un’occhiata molto accesa al suo novello vice - se si fossero consegnati e magari avessero chiesto umilmente perdono per ciò che da SECOLI fanno ai loro vicini, autorizzati o meno da qualcun altro, i trandoshani avrebbero anche potuto salvarsi. Hanno preferito non fidarsi e restare con le armi in pugno. Quindi dal mio punto di vista, sono stati gli ultimi caduti di questa battaglia e non certo carne da macello, alla quale non si offre nessuna possibilità di difesa!”
Lando non ebbe nulla da obiettare e parlò con voce contrita.
“Scusami amico, non intendevo mettere in dubbio la tua capacità di giudizio né quella di questo fiero popolo al quale sei molto legato. Dicevo solo … che potremmo provare ad essere meno spietati.”
Il Generale lo guardò con aria più comprensiva prima di rispondere.
“Lo so – sospirò lievemente – e ti prometto che farò del mio meglio per provare ad esserlo. Contento?”
Il giocatore gli diede una pacca sulla spalla accompagnandolo con uno dei suoi bianchissimi sorrisi.
“Certo, certo. Ora vai, hai una comunicazione che ti attende.”
Han ricambiò pacca e sorriso e si diresse a bordo dello Slave One. Inserì i dati del destinatario della chiamata, lasciati da Lando sul navicomputer e accese l’holoproiettore.


Poco dopo comparve la sagoma azzurrognola di Crix Madine, nuovo capo di stato maggiore delle forze di terra dell’Alleanza a seguito dell’ancora misterioso abbandono, almeno per lui, della carica da parte del Generale Carlist Rieekan.
L’ex contrabbandiere lo conosceva solo per sommi capi e per fama: ex ufficiale dell’esercito imperiale con un ottimo curriculum alle spalle, lo aveva abbandonato per disgusto degli eccessi che gli era stato ordinato di compiere e che aveva rifiutato di eseguire. Era entrato per la sua professionalità nelle grazie del Cancelliere Mon Mothma, Capo di Stato e Leader politico dell’Alleanza, diventandone consigliere personale. Corelliano proprio come lui, era famoso oltre che per la sua competenza anche per il suo senso pratico e se non ricordava male, gli era più vecchio di appena un paio d’anni.
“Generale Solo, è un piacere conoscerla di persona finalmente. Il suo rapporto sulla battaglia è pronto? Ci sono state perdite?”

“Educato e va dritto al sodo, già mi piace”

“Nessuna perdita, signore. Solo un paio di caccia danneggiati assieme alla fregata Hope, ma nulla che non possa essere riparato in breve tempo. Quanto al rapporto, glielo invierò appena possibile. La trattativa per la resa delle forze nemiche è appena terminata e non ho avuto francamente il tempo di scriverlo.”
Lo sguardo di Madine a quelle parole fu molto accomodante.
“Non c’è alcuna fretta; festeggi pure con i suoi uomini ai quali vanno le mie personali congratulazioni. Oltre che a lei naturalmente!”
Han pensò in quel momento che Rieekan avesse scelto davvero molto bene il suo successore. Raramente era andato d’accordo tanto velocemente con un commilitone all’interno dell’Alleanza. Doveva essere per le loro comuni origini.
“Grazie signore! Informerò i miei ragazzi delle sue parole.”
Sul volto dell’interlocutore dell’ex-contrabbandiere si affacciò un tenue sorriso.
“Grazie a lei, Solo. Festeggiate e riposatevi; quando vi sarete rifocillati potrete fare ritorno al punto di rendezvous della Flotta.”
In quel preciso istante, Han ebbe un mancamento. Aveva sentito bene? Un dubbio atroce, che era praticamente una certezza, si affacciò sul suo volto.
“Le chiedo scusa, Generale Madine. Non restiamo a proteggere gli Wookie?”
Il volto dell’altro corelliano si fece più serio.
“No, Solo. Non passerà molto tempo che l’Impero si accorga dell’assenza di comunicazioni da Kashyyyk e che invii dei ricognitori o dei droidi sonda ad indagare. Quando scopriranno quanto è successo, è da considerarsi estremamente probabile l’invio di una potente e numerosa flotta alla quale, come ben sa, non abbiamo i numeri per poter rispondere adeguatamente o comunque con ragionevoli possibilità di vittoria.”
Negli occhi di Han avvampò la rabbia e la sua iride cyborg si accese inviando un tetro bagliore rossastro. E tutta la stima che aveva inizialmente provato per il suo superiore, svanì di colpo.
“Ragionevoli possibilità di vittoria? – disse facendo il verso a Madine – Generale, con tutto il rispetto, con questo modo di ragionare, l’Alleanza non avrebbe di certo distrutto la Morte Nera né ottenuto altre importanti vittorie nel corso di questi quattro anni di guerra! Abbiamo sempre lottato in tragica inferiorità numerica eppure il coraggio non ci è mancato! Cosa vuole che riferisca ai nostri ragazzi e soprattutto agli abitanti di questo pianeta? Che li abbandoniamo perché non siamo certi di poter vincere la prossima battaglia? Se davvero faremo questo, non siamo altro che merda di Bantha!”
Il volto del capo delle forze di terre alleata restò saldo durante tutta la sfuriata del suo subalterno.
“Comprendo il suo punto vista, Solo. Ma il suo ragionamento non tiene in considerazione l’obiettivo a lungo termine: la vittoria finale in questa guerra. La battaglia di Yavin nella quale è stata distrutta la Morte Nera e le altre da lei così vagamente citate, avevano in comune un elemento: la mancanza di alternative. Si trattava di vincere o morire. Ma in questo caso abbiamo una scelta: trasformare la liberazione di Kashyyyk in un grande successo per la nostra propaganda, aumentare di conseguenza i nostri numeri e i nostri mezzi per poter arrivare un giorno a sfidare l’Impero in una grande e possibilmente decisiva contesa.”
Probabilmente per qualcuno dotato di lungimiranza e al contempo di un modo di pensare freddo e distaccato, quelle parole avrebbero potuto anche essere trovate ragionevoli. Ma Han non aveva alcun pensiero a lungo termine in quel momento ed era pienamente coinvolto a livello emotivo.
“E mentre accumuliamo risorse in attesa del nostro momento, cosa facciamo? Sacrifichiamo popolazioni coraggiose come gli Wookie che hanno avuto la forza di liberarsi praticamente da sole? No, mi dispiace Generale. Parlerò con i ragazzi e dirò loro di prendere una decisione: di tornare al rendezvous della flotta o di restare qui con me. Non ho altro da aggiungere!”
I due corelliani si limitarono a guardarsi per diversi secondi senza aggiungere alcunché: allo sguardo compassato di Madine si opponeva quello focoso del suo subordinato.
“Lei mi mette veramente in difficoltà, Solo – disse alfine il biondo ufficiale con voce comprensiva – non le prometto nulla ma proverò a …”
Il capo delle forze di terra alleate non riuscì a terminare quanto stava dicendo poiché intorno a lui cominciò ad udirsi un grande trambusto causato da un numeroso insieme di voci.
“Cosa sta succedendo? – chiese Han più sorpreso che allarmato da quella confusione. Vide attraverso l’holoproiettore che qualcuno si era avvicinato all’orecchio di Madine per sussurrargli qualcosa.
Lo sguardo del Generale a bordo della flotta sembrò perdere il suo naturale aplomb.
“L’Imperatore – disse sbigottito il biondo ufficiale – sta per fare una comunicazione a reti unificate in tutta la galassia. Era dai tempi dello scioglimento del Senato Imperiale che non accadeva una cosa del genere.”
Anche Han non potette trattenere la sorpresa, l'evento citato dal suo interlocutore risaliva a prima ancora dell'inizio del conflitto.
“Si colleghi anche lei, Solo – disse il Generale ritrovando in parte la sua calma – continueremo questa comunicazione più tardi. Passo e chiudo.”

L’ex-contrabbandiere fece quando suggeritogli, collegandosi alla Holonet pubblica e accendendo il registratore. Un simile avvenimento epocale sarebbe stato certamente da ricordare.
Ciò che vide non mancò di aumentare il suo sgomento: tutte le holocamere erano puntate su di un elegante podio montato nel piazzale antistante il palazzo dell’Imperatore su Coruscant o Centro Imperiale che dir si volesse. Una grande folla si era radunata tutt’intorno per ascoltare le parole del Sovrano. Senza alcun preavviso, il portone del palazzo si aprì e ne uscirono cinque figure: disposte lungo un immaginario quadrato vi erano quattro guardie in armatura vestite di cremisi e nero. Al centro di questo quadrato avanzava un uomo incappucciato che si appoggiava ad un bastone, vestito di quegli stessi colori. Una volta che quest’ultimo giunse innanzi al podio e ai microfoni su di esso montati, le guardie si disposero al suo fianco.
Han lo vide poiché le holocamere lo inquadrarono molto bene: un volto di un uomo sfigurato e deforme al quale soltanto un pazzo avrebbe potuto dare la propria fedeltà. Ma a giudicare dagli scroscianti applausi con i quali venne accolto, su quel pianeta di folli dovevano essercene molti. Dopo alcuni secondi, probabilmente annoiato da tutta quella esultanza, l’uomo fece un lento cenno con la mano e la folla si acquietò.
“Cittadini e leali sudditi dell’Impero – pronunciò solennemente con una voce cupa e tetra – giungo qui come vostro sovrano per informarvi personalmente di una incresciosa situazione avvenuta all’interno dei confini della nostra gloriosa istituzione!”
L’ex contrabbandiere si sedette, il suo sgomento all’udire quelle parole non fece che aumentare.
“Il pianeta di Kashyyyk al quale il nostro potente e benevolo esercito ha assicurato sicurezza e protezione è stato protagonista di un bieco e terribile evento: i suoi abitanti, gli implacabili e barbari Wookie, sono insorti senza motivo alcuno, distruggendo e massacrando i nostri nobili soldati con un attacco imprevisto e soprattutto a tradimento!”
Il Generale ribelle avrebbe voluto essere li per sputargli in faccia, tanto era il disprezzo che provava per quell’essere che tutto poteva essere fuorché un suo simile. Accanto a Palpatine comparvero alcune immagini, opportunamente truccate, dell’assalto dei nobili alieni ai danni dei presidi imperiali, ove i primi apparivano feroci aggressori e i loro nemici praticamente delle povere vittime colte di sorpresa. Erano immagini che precedevano l’attacco Ribelle, Han lo capì subito; dunque l’Imperatore non si era mai veramente fidato del suo Moff e teneva sotto sorveglianza il pianeta da lui amministrato. E a quel punto un nuovo e atroce dubbio lo assalì, perché non inviare subito rinforzi se era a conoscenza della situazione?
“Non permetterò mai che simili accadimenti avvengano all’interno del nostro magnifico Impero ed è per questo motivo che ho preso una decisione: interverrò personalmente per mettere fine a questo orrendo misfatto!”
Gli applausi ripresero con grande foga, si udì chiaramente la folla acclamare Palpatine energicamente. Questa volta l’essere malvagio, lasciò che gli schiamazzi durassero a lungo e che si esaurissero da loro prima di continuare.
“Sto già predisponendo l’invio di una potente flotta che possa mettere fine con determinazione a questa ingiustificata sollevazione in armi. E lancio anche un messaggio specifico anche a quella feccia che ha l’ardire di farsi chiamare Ribellione: sono stato fin troppo indulgente con voi nella vana speranza che poteste comprendere la gravità dei vostri atti terroristici e fare ammenda. Poiché così non è stato, vi comunico questo: se vi azzarderete a intervenire a favore di questi barbari sanguinari, vi sterminerò tutti senza alcuna pietà!”
La folla era letteralmente impazzita, qualcuno lanciò addirittura dei fiori nella sua direzione. Quando si furono chetati per l’ennesima volta, Palpatine concluse.
“Kashyyyk mi attende ma non preoccupatevi miei leali sudditi, tornerò presto da voi!”
E senza aggiungere altro, si ritirò tra nuovi applausi all’interno del palazzo, seguito dalle sue guardie.
Han non riusciva più a resistere: senza fermare la registrazione, si precipitò fuori dalla nave e vomitò a terra. Sgomento, timore, rabbia e ribrezzo erano dentro di lui. Prese lunghi respiri mentre gli Wookie che da li passavano lo guardavano incuriositi.
Stette alcuni minuti a prendere aria, ne aveva un disperato bisogno. Quando si fu calmato, rientrò all’interno della nave e ricontattò Madine.
“Avete sentito, Generale? – disse l’ex-contrabbandiere più serio che mai.
“Si – gli rispose il suo conterraneo con uno sguardo decisamente più acceso rispetto a poc’anzi – l’Imperatore ci ha letteralmente sfidato davanti a tutta la galassia, invitandoci ad entrare in una trappola senza uscita. Se rifiutiamo, otterrà la sua vittoria propagandistica e molti incerti torneranno a schierarsi con l’Impero e persino gli animi dei nostri seguaci più entusiasti potrebbero raffreddarsi. Viceversa, se accettiamo…”
Era vero, Palpatine non era voluto intervenire di proposito e il motivo era proprio quello appena spiegato dall’altro corelliano. E loro c’erano cascati in pieno. Non che a Han fosse dispiaciuto, anzi.


In quel momento un nuovo interlocutore o per meglio dire interlocutrice si unì a quella conversazione olografica; entrambi i corelliani si misero sull’attenti quando la videro. Era una donna di mezz’età dallo sguardo fiero e carismatico che indossava le lunghi vesti tipiche della raffinata nobiltà del pianeta Chandrila.
“Cancelliere! – dissero gli uomini all’unisono.
Era Mon Mothma, il leader indiscusso dell’Alleanza.
“Signori, sono qui per togliervi ogni dubbio. Accetteremo il guanto di sfida che l’Imperatore ci ha lanciato. L’intera flotta dell’Alleanza e tutte le nostre forze di terra convergeranno sul pianeta Kashyyyk. La battaglia che ivi si combatterà sarà ovviamente decisiva. Per la nostra vittoria o per la nostra sconfitta finale.”
Han non avrebbe potuto essere più felice mentre con la coda dell’occhio vide che il suo superiore non condivideva a pieno quella decisione.
“L’ammiraglio Ackbar avrà il comando unificato interforze; lei Generale Madine lo assisterà nella battaglia nello spazio. Quanto a lei Generale Solo, si occuperà delle difese del pianeta!”
Gial Ackbar, l’ufficiale più alto in grado dell’intera Alleanza e il più competente. Un Mon Calamari dell’acquatico pianeta di Dac, molto sensibile ai diritti delle popolazioni non umane. L’ex contrabbandiere non avrebbe potuto desiderare un comandante migliore.
“L’Imperatore ha lanciato un messaggio con le parole, la nostra risposta migliore saranno i fatti! – concluse Mon Mothma
“Si, signora! – dissero nuovamente i due uomini all’unisono. Dopodiché la comunicazione si arrestò.
Il biondo ufficiale lanciò un’occhiata al suo interlocutore.
“Molto bene, Solo – asserì con un mezzo sorriso mesto – sembra che dopotutto non avessimo scelta neanche questa volta.”
L’ex contrabbandiere si limitò a fare un cenno del capo affermativo. 
 “Aspetterò lei e l’Ammiraglio con ansia. Passo e chiudo.”
   
 
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