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Autore: NPC_Stories    17/10/2019    3 recensioni
Collezione di oneshot fantasy a tema "fairy", come indicato nella lista di Inktober che io e la mia affezionata illustratrice Erika abbiamo scelto (no, non Erika la webmaster, un'altra Erika). Io scrivo, lei disegna... speriamo di tenere il passo!
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Alcune di queste storie saranno ambientate nel nostro mondo, alcune altre nell'ambientazione del fandom in cui sono più attiva, Forgotten Realms, e altre ancora saranno ambientate in mondi di mia creazione o di fantasy generico, o parodistico.
Alcune di queste storie vi faranno ridere (spero), altre vi faranno piangere (mh, forse sto esagerando), ma in ogni caso mi auguro che tutte vi piacciano.
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Che la vostra vita possa essere piena di momenti di piccola meraviglia!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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17. Mushroom


Sotto-genere: avventura, lore
Ambientazione: Forgotten Realms
Note: questi personaggi compaiono già in Big Brother Worship


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1282 DR, sottosuolo del Faerûn settentrionale

La caverna era buia e silenziosa come una tomba, in un modo che avrebbe reso nervoso qualsiasi elfo. Le creature abituate alla notte della Superficie non hanno idea di cosa sia l’oscurità perfetta, perché nemmeno una notte senza luna è completamente priva di luce. Il silenzio assoluto sarebbe stato ancora più alieno alle orecchie di un elfo di Superficie; la notte non è molto meno rumorosa del giorno, punteggiata dal frinire dei grilli e dal tubare degli uccelli notturni. Anche nelle zone più remote e desolate del mondo, la carezza del vento di solito sporca il silenzio con i suoi sussurri.
Per fortuna, Duvainion era un elfo solo per metà, e aveva passato quasi un quarto della sua vita nel sottosuolo. Ricordava la prima volta in cui aveva messo piede nel Buio Profondo. Era soltanto un ragazzo di nemmeno trent’anni, abituato alle foreste e alle pianure della Superficie, e si era aspettato di avere paura… invece no. La sua vista soprannaturale si era adattata senza problemi all’oscurità, come se per lui vivere sottoterra fosse una seconda natura. Quel paesaggio fatto di alcove scavate nella roccia, stalattiti e stalagmiti, cascate e cannule, aveva subito catturato la sua immaginazione e l’aveva incantato con il suo fascino. Come poteva avere paura di un luogo tanto bello? E poi all’epoca non era solo. Sapeva che sua madre e suo zio l’avrebbero protetto.
Duvainion scosse la testa, piegando le labbra in un sorriso silenzioso. Era passato un quarto di secolo da quella prima grande avventura, adesso era molto più consapevole dei pericoli del Buio Profondo, ma era anche in grado di difendersi da solo. Forse sarebbe stato anche in grado di proteggere la sua giovane sorella.
Nel silenzio completo delle gallerie apparentemente morte, sentì i suoi passi leggeri che si avvicinavano.

Kore era molto giovane e stava ancora imparando. Questo Duvainion lo sapeva, ma non era certo di cosa lei stesse imparando. Sembrava che la ragazza non avesse un’idea chiara di cosa fare nella vita, anzi, sembrava che volesse imparare a fare tutto. Era affascinata dall’idea di diventare una strega, come la loro madre, ma Duv sapeva che anche suo padre aveva una forte influenza sulle decisioni della ragazza. Perfino la prospettiva di diventare una guerriera esperta la intrigava, ma era consapevole della sua minore prestanza fisica rispetto a… be’, praticamente a chiunque, in Superficie, tranne forse gli halfling e gli gnomi o altre razze di piccoletti. Kore raggiungeva a stento i cinque piedi d’altezza per cento libbre di peso, era decisamente più minuta del fratello e sapeva che non avrebbe mai potuto fare affidamento sulla forza fisica o sulla stazza. Era fin troppo entusiasta del suo progetto di imparare a usare trucchi e inganni per avere la meglio sugli avversari, per superare i suoi nemici in astuzia. Duv ogni tanto si chiedeva se non fosse una cosa innata nella sua natura di drow. La maggior parte delle volte poi scartava quel pensiero come uno sciocco preconcetto, eppure il dubbio rimaneva.
Sapeva che Kore non era meschina né malvagia, per lei si trattava di un gioco, e quando si immaginava a sconfiggere i suoi avversari non aveva in mente nessuno in particolare; il suo stile di vita non le aveva ancora procurato dei nemici. Si trattava delle fantasticherie di un’adolescente, e Duv era anche convinto che nella sua mente Kore non immaginasse nemmeno di uccidere. Dopotutto, se i suoi avversari morivano, come avrebbero fatto a sapere che aveva vinto lei?
Quindi sì, Kore stava imparando. Stava affinando il suo talento naturale nel creare illusioni magiche, e stava allenando la coordinazione muscolare per arrivare a muoversi in perfetto silenzio. Purtroppo era ancora molto lontana dall’obiettivo.
In Superficie il lieve rumore che stava producendo sarebbe passato inosservato, ma il Buio Profondo non faceva sconti a nessuno. Laggiú c'erano creature che attendevano, sempre in agguato, pronte a sfruttare ogni minima debolezza.
Duvainion era già in allerta, non a torto. All'improvviso percepì un leggerissimo tremore nella roccia e capì che stava per piovere merda.
Abbandonò la sua usuale furtività e corse via, battendo i piedi per terra in modo più rumoroso del dovuto. Con un po’ di fortuna, il predatore avrebbe seguito lui. Il peso dei suoi passi sulla roccia avrebbe dovuto identificarlo come una preda più grande, quindi più appetibile della fragile e minuta femmina.
Grazie al cielo il verme purpureo sembrò pensare la stessa cosa.

“Mi dispiace, Duv” mormorò la ragazza qualche minuto dopo, guardandosi i piedi. “Non pensavo di aver fatto tanto rumore.”
“Non preoccuparti. Imparerai.” La rassicurò lui, guardando con immenso sollievo il gigantesco verme che si rituffava nella terra. Alla fine rimase solo un mucchietto di roccia smossa (digerita) a testimoniare il passaggio della bestia.
“Come sei riuscito a mandarlo via?”
Il mezzodrow si concesse un sorrisetto soddisfatto. La ragazza lo guardava con occhi spalancati, colmi di meraviglia. Lui si crogiolò per un po’ in quell’ammirazione, perché era convinto che la sua intelligente sorellina sarebbe presto stata una sua pari, quindi voleva godersi quelle lusinghe finché c’erano.
“Non stai imparando anche tu come influenzare gli animali e far sì che si fidino di te?” la imbeccò.
Lei boccheggiò per un paio di secondi, mettendo a confronto quello che stava imparando a fare con quello che aveva appena fatto lui.
Io riesco a convincere i gatti a farsi prendere in braccio, e neanche sempre.” Sussurrò, scuotendo la testa.
Duvainion sorrise, questa volta un sorriso aperto eppure con un che di misterioso.
“Allora lascia che questo viaggio ti apra la mente.”
Percorsero il resto della strada in silenzio, anche se non più in un clima di paranoia; un verme purpureo, gentilmente indirizzato verso prede più succulente, poteva fare miracoli per sgomberare una regione da potenziali nemici.

“Siamo quasi arrivati” annunciò l’esploratore, qualche ora dopo.
Kore immaginava che dovessero trovarsi da qualche parte sotto la Grande Foresta. Duv sapeva tutto quello che riguardava la Grande Foresta, e la sua conoscenza si estendeva anche al Buio Profondo sotto di essa, o almeno così sembrava a lei. In realtà non c’era limite alle cose da sapere o da scoprire in un territorio così vasto, ma la ragazza era giovane e naive. Per lei la Grande Foresta era come un’unica entità, un unico luogo, poco importava che fosse grande quanto un regno umano di dimensioni rispettabili.
“Quanto siamo scesi?” Gli domandò ad un certo punto, perché negli ultimi giorni aveva avuto l’impressione di scendere all’infinito.
“Non molto.” La rassicurò lui. “Un miglio e mezzo sotto il livello della pianura, circa. Ti sembra di più perché la discesa è stata lunga.”
Kore mugugnò, pensando alla risalita che sarebbe stata ancora più lunga.
“Mi chiedo se…” mormorò, pensando ai suoi progetti futuri. Era autunno, e aveva avuto il permesso di lasciare la locanda di sua madre per qualche mese, per andare a trovare suo padre. A patto che stesse attenta. “Non conosco bene il Buio Profondo in questa zona, è possibile viaggiare senza tornare in Superficie?”
“Non essere sciocca.” La rimproverò il fratello, seccamente. “Queste zone sono molto pericolose, siamo vicini a una città drow.”
“Eryndlyn?” Domandò lei, cercando di mantenere un tono casuale.
Eryndlyn?” Sbuffò lui, incredulo. “Kore, siamo entrati dalle Colline Forlorn e poi ci siamo diretti a nord-est, tu cosa ne dici?”
La ragazza ci rifletté su per qualche attimo; vero, erano proprio scesi nel sottosuolo a partire da una grotta che si trovava sulle brulle e pericolose Colline Forlorn. Aveva sperato che si fossero spinti un po’ a sud, invece no. In quella zona, in Superficie, c’erano le propaggini meridionali della Grande Foresta. Ma nel Sottosuolo c’era…
“Hm. Ched Nasad?” storse il suo piccolo grazioso nasino, pensando di avere indovinato.
Duvainion si limitò ad annuire.
Hm, Ched Nasad.” Confermó lui, facendole il verso. “Fai un favore a te stessa, non avventurarti da sola se hai così poco senso dell'orientamento.”
Kore mise il broncio e per il resto della strada non gli rivolse più la parola. Tutto sommato era un bene.

Meno di mezz’ora dopo, finalmente Duvainion le fece cenno di fermarsi. Con un gesto della mano le indicò una cosa per terra, una massa di sostanza informe dal colore grigiastro... ma qualsiasi cosa aveva un colore grigiastro grazie alla loro vista soprannaturale: potevano vedere al buio, ma solo in bianco e nero.
“Che cos’è?” Sussurrò la ragazza, che non aveva mai visto niente di simile. “Una melma?”
“No, è… era un pezzo dell’Araumycos.”
“Un pezzo di che?”
Duv sorrise e le fece cenno di seguirlo oltre una svolta. S’infilarono in una galleria troppo stretta per allargare le braccia, e che in origine forse era molto lunga. Ora non più: si interrompeva dopo pochi passi, bloccata da una parete irregolare e molto strana.
Avvicinandosi, Kore si accorse che non era affatto pietra, ma una sostanza grigia e dall’aspetto spugnoso.
“Ma che è? Si può toccare?” Domandò, spostando lo sguardo da quella cosa a suo fratello.
“Te l’ho detto, è l’Araumycos. Si tratta di un fungo.”
Kore gli lanciò un’occhiata scettica.
“Adesso mi prendi per i fondelli!”
“Secondo te ho fatto tutta questa strada per uno scherzo?” Duv non abbandonò il suo sorrisetto saputo. “Questo è un fungo, e si tratta di un unico enorme organismo. Si estende per miglia. Sotto tutta la Grande Foresta. E questa è solo la zona più superficiale, perché si sviluppa anche verso le profondità della terra.”
La giovanissima drow restò a bocca aperta, cercando di immaginare l’enormità di quelle dimensioni.
“Un solo organismo vivente??” Chiese di nuovo, per sicurezza.
Duv ridacchiò della sua innocente sorpresa. “Te lo assicuro. Guarda, puoi toccarlo se vuoi. È innocuo.”
Kore sporse una mano verso la parete grigiastra, curiosa come un gatto, ma si fermò un attimo prima di toccarla.
“Mi hai sempre detto che non c’è niente nel Buio Profondo che sia innocuo.”
Il mezzodrow si strinse nelle spalle. “Diciamo quiescente, allora. Se non lo attacchiamo non ci farà del male. Se provassimo a tagliarlo o a bruciarlo, allora forse metterebbe in campo delle… difese di qualche genere. Io però non ci ho mai provato.”
“Non vedo il motivo di farlo” sussurrò Kore, aggrottando la fronte. “Se ne sta qui e basta, perché dovremmo cercare di distruggerlo?”
“Qualcuno ci avrà provato” suppose lui “per aprirsi la strada o qualcosa del genere. Questo fungo cresce di anno in anno.”
“Sembra…” Kore lo toccò, accarezzando con una mano la superficie spugnosa. “Sarà sciocco, ma sembra un enorme cervello. Per queste curvature che ha. La consistenza però è meno morbida.”
“È interessante che tu l’abbia detto.” Duvainion si appoggiò casualmente contro una parete. “Ci sono teorie sul fatto che sia senziente, almeno fino a un certo punto. Mi piacerebbe che tu facessi un esperimento. Se te la senti, naturalmente.”
“Hm? Mi fido di te, fratellone” affermò con noncuranza, una frase stranissima da sentire in bocca a una drow.
Con qualche giro di parole, Duvainion le disse che cosa voleva farle fare.
Kore rimase interdetta.
“Ah, quindi è a questo che si spinge la curiosità di un druido?” sussurrò.
“Non dire ad alta voce che sono un druido” Duv alzò lo sguardo verso il soffitto della galleria, come se potesse vedere oltre la pietra.
“Siamo un miglio e mezzo sotto la foresta, non credo che possano sentirci” scherzò Kore.
“Sì, ma tu non dirlo comunque. Vorrei continuare a evitare quei rompiscatole degli altri druidi. Loro non capirebbero.”
“Cos’è che non capirebbero, il tuo interesse per il sottosuolo? O la tua idiosincrasia per il lavoro di gruppo?”
“Non odio lavorare in gruppo, sono qui con te adesso, no?”
“Ah, no. Non è lavoro di gruppo, tu vuoi sfruttarmi. Ma io credo che non servirà a un bel niente. Non sono in grado di aiutarti, non ho alcun potere speciale per sviscerare i misteri della mente.”
“Questo lo dici tu. Tuo padre ha poteri telepatici, lo ricordo bene; potresti averli ereditati.”
Kore sentì un brivido spiacevole lungo la schiena.
“Mio padre non ha mai approfondito troppo quei poteri. Sono interessanti, ma se perdesse il controllo in una città come Eryndlyn, che razza di pensieri orrendi sciamerebbero senza controllo nella sua mente? E quindi non ha mai avuto modo di insegnarmi. Io non so nemmeno se ho ereditato quella cosa. Non mi interessa scoprirlo.”
Perché no? Andiamo, Kore, tu hai una mente svelta e curiosa. Non puoi non voler sapere di cosa sei capace.”
“Ma non voglio. Tu… maledizione, Duv, io odio il fatto che mio padre abbia poteri mentali e che sia così paranoico al riguardo. Sai che ogni tanto io e mamma andiamo a trovarlo, e poi cancella i suoi stessi ricordi ogni volta che ci separiamo? Come pensi che mi senta, sapendo che se lo incontrassi per caso non mi riconoscerebbe?”
“Tutti i drow sono paranoici, che cosa ci vuoi fare? Il fatto di sapere o non sapere se hai ereditato i suoi poteri, non cambia il fatto che tu li abbia o no. Pensaci…” Duvainion prese le mani della sorella nelle sue e la guardò negli occhi con grande serietà. “Se deciderai di restare nell’ignoranza e poi di punto in bianco cominciassi a sentire i pensieri della gente, non sarebbe peggio? Non è meglio addestrarsi e imparare a controllare questa capacità?”
“Una capacità che sicuramente non ho nemmeno” Kore storse il naso. “Stai facendo il passo più lungo della gamba.”
“Ma se invece l’avessi?”
“Ah!” La ragazza liberò le mani dalla presa del fratello, facendo un passo indietro. “E per scoprirlo dovrei farmi un viaggio con una sostanza allucinogena!”
“Non sappiamo se sia allucinogena. Ci sono stati casi di bestie del sottosuolo che hanno mangiato pezzi dell’Araumycos. Non è successo niente, tranne in alcuni casi in cui il fungo ha risposto mettendo in atto le sue difese.”
“Che gioiosa prospettiva!” Ironizzò Kore. Tornò vicino alla strana parete organica e accarezzò con interesse le pieghe e le curvature dell’Araumycos. “Al di là del rischio personale, non voglio tagliare pezzi di questa creatura, nemmeno se è migliaia di volte più grande di me. Non sappiamo se senta dolore. Penso che sia un organismo molto antico e merita più rispetto di così.”
“Parli a me di rispetto? Io sono un… quella parola con la d.” Le ricordò lui, con un sorriso rassegnato. “Non avevo intenzione di tagliare pezzi di questo fungo. Ogni tanto si lascia indietro dei residui, come quello che hai visto fuori.”
Kore ripensò a quella massa informe e grigiastra vicino all’imbocco della galleria.
“Ah. Non solo vuoi che mangi un fungo, ma un pezzo di fungo marcio per giunta.”
“Non è marcio! È solo un po’... saponificato. Appena appena. Non si è staccato da molto.”
La giovane drow cominciava a capire che suo fratello ci teneva davvero, a questo esperimento. Sapeva che Duvainion non l’avrebbe messa volontariamente in pericolo, la loro madre l’avrebbe polverizzato se le fosse accaduto qualcosa di brutto.
Forse dopotutto le conveniva accettare. Un favore così grande lasciava spazio a una trattativa.
“Ho sempre desiderato un cat shee” buttò lì. “Anche un gatto fatato è una creatura da trattare con rispetto, ma immagino che siccome sei un… la parola con la d… potresti convincerne uno a diventare mio amico.” Intrecciò le mani dietro la schiena e si sporse verso Duvainion, con un sorriso esagerato e furbetto. “Sai, con le buone maniere. Un po’ come stai convincendo me a fare questa cosa disgustosa per te.”
Il mezzelfo sospirò, perché si stava chiedendo quando Kore se ne sarebbe uscita con una proposta del genere. Lo aveva messo in conto.
“Proverò. Ma non è giusto. Questa cosa che stiamo facendo è anche per il tuo bene.”

Kore stese a terra il suo mantello, ripiegato due volte in modo che fornisse un po’ di difesa contro il freddo della pietra. Si sedette a gambe incrociate, chiedendosi se sarebbe riuscita a mantenere quella posizione, nel caso in cui le cose si fossero fatte selvagge. Ma tanto era convinta che non sarebbe successo niente.
Aveva a portata di mano il suo otre d’acqua, perché Duvainion non era un novizio nell’uso delle sostanze psicoattive e le aveva consigliato di fare così. Trovò una posizione comoda e cercò di calmarsi con qualche esercizio di respirazione, mentre suo fratello sezionava il pezzo di fungo in cerca di una parte, all’interno, che fosse ancora abbastanza morbida e incorrotta.
Alla fine lui tornò, con una strisciolina di micete grande quanto un dito.
Kore lo guardò incerta, per un momento, ma lui le promise ancora una volta che avrebbe vegliato su di lei con la magia e con le sue scimitarre.
La ragazza mise in bocca un’estremità di quella strisciolina e cominciò a masticare. Era spugnosa, un po’ più dura di come appariva il fungo più grande. Si aspettava che rilasciasse dei liquidi nella sua bocca ma invece fu il contrario, quel boccone poroso catturava la sua saliva lasciandole la bocca secca. Kore continuò a lavorare di denti, sorbendo un sorso d’acqua ogni tanto. Finalmente, un po’ alla volta, il pezzetto di fungo giunse a saturazione e Kore si trovò a masticare qualcosa di più elastico. Presto la pressione dei suoi denti cominciò a far rilasciare dal fungo la sua stessa saliva mista a… qualsiasi sostanza ci fosse in quell’organismo.
Sapeva di antico. Al gusto non era simile a nulla che la ragazza avesse mai provato, ma la sensazione ricordava il sapore della terra umida, delle foglie secche, del legno di alberi ancestrali… ma diverso. Dopo un po’ ebbe la certezza di stare masticando ossa, ma erano ossa così antiche da essere diventate morbide.
Una parte della sua mente notò che questa cosa non aveva senso, le ossa non diventano morbide, ma quella piccola voce venne messa in un angolo e dimenticata. Kore continuò a masticare per automatismo. Era certa di stare mangiando tutti i funghi del mondo, anzi, forse stava mangiando tutte le cose vive che esistevano su Toril. Era giusto farlo? Il dubbio la fece sentire un po’ colpevole.
Poi qualcosa scattò. Come se una parete nella sua mente fosse stata sfondata, all’improvviso lei non era più lì, non era più Kore. Era estesa, immensa, sentiva le pareti di roccia contro il suo corpo, la circondavano e la tenevano costretta, ma lei trovava sempre nuovi modi per espandersi, in cerca di spazio, di vita, di grandezza. E poi un momento dopo divenne ancora più espansa. La sua mente era tutto il suo enorme corpo, ma era anche di più. Divenne improvvisamente consapevole della posizione di ogni fungo, senziente e non, sopra e sotto la superficie del mondo. Sentiva i grandi miconidi che cantavano lentamente le loro litanie telepatiche, in pace nelle loro ordinate tribù; sentiva gli immensi, luminosi funghi del Buio Profondo, percorsi dallo zampettio di ragni e lucertole; sentiva perfino i minuscoli finferli che crescevano all’ombra delle conifere della Grande Foresta, cullati dalle tenui vibrazioni dei passi degli elfi. Non poteva vederli, ma sapeva, sapeva per istinto quale fungo era quale, eppure erano tutti uno. Una mente alveare, perfino per quelle creature che una mente non l’avevano. Kore - o quello che era in quel momento - sentiva di essere come una immensa rete nervosa, il suo senso del tatto era l’unico senso, ed era l’unico che importava.
Poi l’immensità di quella sensazione fu semplicemente troppo, si stava allontanando da quello che era in origine e da quello che una mente singola poteva concepire. Il suo naturale istinto di sopravvivenza prese il sopravvento e la sua mente chiuse i battenti.
All’improvviso fu tutto… non buio, perché comunque non aveva più il senso della vista, ma fu tutto più ovattato. La sensazione di unità con il mondo c’era ancora, ma aveva il sapore di un sogno. Kore all’inizio cercò di aggrapparcisi ma presto iniziò a perdere la presa, e alla fine lasciò perdere, troppo stanca per lottare contro sé stessa.

Duvainion vide sua sorella rivoltare gli occhi all’indietro e perdere i sensi, appoggiandosi pesantemente contro la parete di roccia alle sue spalle. Si lanciò su di lei, aprendole la bocca per farle sputare subito il pezzetto di Araumycos. L’ultima cosa che voleva era che morisse soffocata per errore.
Poi frugò nella sua scarsella, cercando qualcosa che potesse aiutarla a riprendersi. Decise per una fialetta di pozione emetica.

Kore stava facendo sogni confusi e non del tutto sani per una mente umanoide, ma mentre li faceva non riusciva a memorizzarli. Aveva ancora la sensazione di essere in più posti contemporaneamente, sentiva che c’era qualcosa di sbagliato ma non capiva cosa.
Poi una sensazione fisica si fece strada con prepotenza nella sua mente, per la prima volta da molti minuti. Era una sensazione così forte che costrinse il suo corpo a svegliarsi.
Kore aprì gli occhi di getto, si piegò di lato e vomitò una boccata d’acqua. Aveva bevuto metà del suo otre mentre masticava l’Araumycos, non si era resa conto che fosse così tanto. La sensazione di nausea non accennava a passare. Riuscì a mettersi carponi e vomitò ancora, mentre i suoi pensieri finalmente si schiarivano.
“Come stai?” Le domandò una voce gentile.
“Ah! Tu dici ‘come stai?’, ma quello che sento io è ‘non dirlo alla mamma’” scherzò, abbozzando un sorriso. Fu subito spezzato da un altro conato di vomito.
“Che sciocchezza, sono davvero preoccupato per te!” Negò lui.
La drow si ricompose un po’ e lo guardò in faccia. Sembrava sincero.
“Ho visto… no, ho sentito cose. Era tutto molto strano, anzi, alieno. Questo… fungo… è senziente. Cioè, non senziente come noi, ma è senziente in modo diverso. Sente tutti gli altri funghi del mondo, e alcuni di loro sono creature con una mente. E se loro hanno una mente, l’Araumycos come può non essere senziente? Lui pensa… e forse i suoi pensieri sono di seconda mano, ma pensa. E so che può… isolare e prendere in esame quei pensieri. Lui sa che siamo qui. Non gli importa, ma lo sa.” Disse d’un fiato.
“Stupefacente” mormorò Duvainion. “Quando io ho fatto questo esperimento, non ho percepito nulla tranne un fungo spacca-mandibole che sapeva di chiuso.”
Kore boccheggiò, atterrita per quell’esperienza e anche per le implicazioni di quella confessione.
“Non mi hai detto che ci avevi già provato!”
“Lo avresti fatto, in quel caso?”
Kore rabbrividì, e non per l’aria fredda. “No, non l’avrei fatto, perché così adesso ho la certezza che…” non terminò il ragionamento, paralizzata dai suoi timori.
“Che hai dei poteri psionici latenti” concluse suo fratello per lei. “Una giornata di grandi scoperte!”
“Vaffanculo” Kore gli diede un pugno su una spalla, ma non molto forte, perché si sentiva ancora scossa. “Ti è mai importato davvero dell’Araumycos? O era tutta una scusa?”
“No, mi importa davvero” le assicurò il druido. “I funghi sono una delle poche forme di vita simil-vegetale che cresce nel sottosuolo. La tua scoperta mi interessa moltissimo.”
“Maledetto druido” borbottò la drow.
Duvainion si rialzò e le porse una mano. Kore accettò quell’aiuto e si lasciò tirare in piedi. Lui recuperò il mantello e lo allacciò intorno al colletto della sorella, in un gesto pieno di premure.
“Va bene, ma quando torniamo su, non dire la parola con la d.” Sussurrò.
Kore gli permise di sostenerla per le prime ore di cammino, perché si sentiva debole e nauseata. Nel frattempo cercò di tenere lontani il malessere e la paura stilando mentalmente un elenco di parole che iniziavano con la d, con cui suo fratello avrebbe meritato di essere apostrofato.

   
 
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