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Autore: Shimba97    17/10/2019    7 recensioni
La vita in Inghilterra trascorreva tranquilla dopo l’Apocalisse non avvenuta; uragani, incendi autostradali e motociclisti demoniaci erano ormai un lontano, ma neanche tanto ricordo.
Nessuno si ricordava di quei due giorni concitati e paradossali che avevano quasi causato lo sterminio dell’intero genere umano, a parte una manciata di persone che si contavano sulle dita delle mani…
- Ehi angelo, senti. Se questa libreria è frutto di un miracolo, puoi spiegarmi questo libro?
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dell’arte di Crowley e dell’amore di Aziraphale
Di promesse mantenute
 


Come ci erano finiti in camera così velocemente, nessuno dei due lo sapeva.
Con uno schiocco forse? O con un movimento agile quanto istintivo di Crowley?
Poco importava comunque, ad entrambi, troppo intenti ad aggrapparsi l’uno all’altro, con le bocche avide di sentirsi, quasi a divorarsi, come se dovessero recuperare tutto il tempo perduto.
Aziraphale aveva provato a tenere il passo del suo amato, ma senza grossi risultati: il demone infatti sembrava entrato in una spirale di passione e lussuria, incapace di tenersi a freno.
- Crowley.. – ansimò, staccandosi dalle sue labbra per riprendere fiato. Alzò lo sguardo e sentì la testa vorticare: Crowley era un incanto. Il viso arrossato, le iridi dorate nascoste dalle sue pupille nere, così profonde da poterci sprofondare dentro, i capelli ormai umidi che erano più gonfi, spettinati, che ricadevano in modo scomposto sulle spalle.
Avrebbe voluto immortalare quel momento, proprio come aveva fatto lui non tutti quei disegni. Quei disegni. Gliene doveva sicuramente parlare e voleva delle spiegazioni! Ma.. quando sentì la mano del suo amato poggiarsi sul suo petto, decise che ci avrebbe pensato successivamente.
L’angelo si vide lentamente privare della giacca color tartàn e del panciotto, finendo malamente sul pavimento.
- Crowley! Sono dei capi delicati! – si lamentò, rosso in viso, con gli occhi lucidi.
- Al diavolo angelo, non è che questo che mi interessa al momento – lo fulminò con lo sguardo, spingendolo verso il letto, facendolo sedere.
- E- E cosa.. ti interessa? – che domanda stupida, Aziraphale, lo canzonò il suo Crowley interiore, ma lui aveva bisogno di sentirselo dire.
Il demone si fermò, addolcendo il viso, accarezzandogli lo zigomo arrossato – tu, angelo. Mi interessi solo tu – si spinse in avanti, tornando a baciarlo con ardore, facendolo distendere, per sovrastarlo – sapevo che saresti finito sotto tu, alla fine era scontato che toccasse a te –
L’angelo, che fino a quel momento si era lasciato andare al torpore aprì gli occhi, fermandolo con una mano sul petto – scontato? – domandò, leggendo la confusione negli occhi del suo compagno.
- Sì, certo, io ho.. più esperienza di te – disse con ovvietà, come se non avesse detto nulla di sbagliato.
- Oh Crowley.. – se lo tirò di sopra, ribaltando le posizioni; adesso era il demone disteso sul materasso, che lo guardava sorpreso, con le braccia aperte – ma posso iniziare a farla con te – portò le mani tremanti sulle asole della sua camicia scura, cominciando a sbottonarla. Averlo finalmente lì, nel suo letto, gli aveva fatto capire che non avrebbe potuto solo subire, non sarebbe stato cortese, no? Dopo diversi tentativi finalmente riuscì a liberarlo di quel capo, sfiorando il suo petto nudo e tonico; rimase positivamente sorpreso quando lo sentì fremere sotto i suoi tocchi, portandolo a provare una strana soddisfazione nel vederlo così provato, per le attenzioni che gli stava riservando – caro… devo farmi perdonare – si chinò per baciargli il collo, con attenzione e cura, sfiorando la giugulare – per il mio comportamento e.. per non aver capito cosa provavi.. –
- Angelo… - la sua voce era tremante e roca, ridotta ad un sussurro – non c’è bisogno che...-
- Lasciami finire, te ne prego – lo accarezzò, scendendo sul petto – ti chiedo perdono... sono stato superficiale e senza cuore… mi sono accorto di quello che avevo fatto quando ho visto quello sguardo nei tuoi occhi ed ormai era tardi per rimediare... – sfiorò col naso i suoi capezzoli, sentendolo irrigidirsi – ti ho cercato per settimane, ho pensato tanto ad un modo per farti tornare, ho chiesto aiuto anche ad Anathema...-
- Ana... thema? – sospirò, rigido, con quel poco di lucidità che gli rimaneva.
Aziraphale annuì, risalendo fino al suo viso, sbottonandosi lentamente la camicia candida - se non fosse stato per lei non avrei trovato i tuoi disegni - la piegò, con cura, poggiandola sul bordo del letto - sono davvero sorprendenti e… meravigliosi - arrossì, notando che ad entrambi rimanevano ormai pochi strati addosso; ma non si sentiva a disagio, tutt'altro: voleva che accadesse, con ogni fibra del proprio corpo.
- Come li hai trovati? – domandò il rosso, sfiorando il suo petto morbido, aggrappandosi ai suoi fianchi.
- Mh? - Il biondo arrossì, lasciandosi trafiggere da quello sguardo liquido, ma indagatore – sei rientrato in casa mia? –
- No – negò, forse con troppo vigore – io.. –
- Bugiardo.. – borbottò, sospirando subito dopo – ma credo che stavolta potrei fare un’eccezione se.. trovassi un modo per farti perdonare – le sue mani trafficarono con la cintura dei suoi pantaloni, facendo zittire finalmente l’angelo, finendo per aiutarlo.
In poco tempo rimasero nudi, in silenzio, ad ammirarsi, ad ascoltare i loro respiri più accelerati, con il desiderio sempre più crescente di prendersi, unirsi per la prima volta dopo una lunga attesa durata 6000 anni.
E quando finalmente si presero, capirono di non voler essere in nessun posto se non lì, stretti l'uno tra le braccia dell'altro, muovendosi all'unisono al ritmo delle spinte, riempiendo la stanza dei loro sospiri che ben presto divennero gemiti, perché il loro rapporto non era mai stato lineare, tra battibecchi, litigi, esitazioni nel momento in cui le cose iniziarono a cambiare. Tu corri troppo per me non esisteva più, era diventato Adesso io corro con te, ovunque tu voglia.
 
 
 
Il primo ad aprire gli occhi fu Crowley. Si erano addormentati per diverse ore dopo essersi amati, testimone era il sole quasi tramontato. Cavolo, si erano amati per davvero. Stentava ancora a crederci, come se stesse facendo un sogno dal quale non si voleva svegliare. Eppure Aziraphale era lì, col viso sprofondato nel cuscino, con la schiena scoperta, coperto dalla vita in giù. Era rimasto spiazzato quando l'angelo aveva preso il comando, costringendolo dolcemente ad aprirsi per lui, legandosi al suo cuore, così come al suo corpo. In poco tempo la dolcezza aveva lasciato posto alla passione, travolgendoli come un fiume in piena, lasciandoli indolenziti, ma estremamente appagati. Al pensiero arrossì, come una ragazzina con il suo primo fidanzatino. Per Satana! Era un demone rispettato, aveva avuto decine di amanti, di ogni genere! Sì, ma nessuno era il suo angelo.
Sospirò, accarezzando con lo sguardo le sue curve arrotondate, sentendo le mani formicolare. Adorava tutta quella morbidezza che poteva stringere tra le mani, nonostante l'angelo si lamentasse sempre di quanto fuori forma fosse, per colpa del suo vizio di gola (e dei loro appuntamenti al Ritz), eppure lui non riusciva a non trovare tutto quel ben di Dio adorabile.
Allungò una mano, accarezzandogli i ricci morbidi, ridestandolo appena.
Aziraphale sorrise, ancora con gli occhi chiusi - Crowley.. -
- Angelo... come ti senti? –
- Bene – soffiò leggero, percependo i suoi dubbi - So cosa stai pensando... mh... - si stiracchiò appena, aprendo di poco gli occhi, mostrando le sue iridi azzurre, tornate lucenti - se fosse un sogno ce ne accorgeremmo, non credi? -
Il demone annuì, continuando ad accarezzarlo, stregato da tutta quella bellezza.
- A che pensi? - lo riscosse dai pensieri, guardandolo curioso.
Dire la verità o una verità omessa? Sospirò, optando per la prima opzione - a te - sorrise appena - a quanto tutto questo mi sembri... surreale –
Lo vide ricambiare il sorriso, alzandosi sui gomiti – è surreale il fatto che ci abbiamo impiegato così tanto tempo… -
- Ed è solo grazie ad un libro se siamo finiti in questa situazione –
- Già –
- Già –
Il demone dopo un secondo di esitazione si avvicinò all’angelo, donandogli un bacio a fior di labbra che fece venire la pelle d’oca ad entrambi. Non era necessario un bacio approfondito per farli tremare, ne bastava uno leggero, un semplice sfiorarsi per riaccendere i sensi.
- Crowley… - il biondo si allontanò di poco, guardandolo negli occhi – disegnami –
Il rosso sgranò gli occhi; aveva sentito bene? Gli aveva appena detto di disegnarlo su una tavola? Farlo nascosto da lui, al buio, ritraendo anche i minimi particolari era una cosa, ma farlo con lui di fronte, che lo guardava... - Cosa? –
- Si insomma… tu sei così bravo ed anche se mi hai ritratto tante volte... vorrei che lo facessi adesso… - aveva dovuto fare appello al tutto il suo coraggio per esternare quella domanda, ma era finito il tempo dell’imbarazzo, doveva farsi avanti e richiedere quello che desiderava. Quando aveva visto il contenuto di quei fogli a poco aveva avuto un mancamento, e gli angeli non avevano questi tipi di problemi umani, per Dio! Eppure lui si era visto costretto a sedersi, perché le sue gambe avevano iniziato a tremare vistosamente. Essere il soggetto principale della sua arte era... strabiliante, oltre che fuori dal comune; un demone che ritrae un angelo, persino mentre dorme.
- Io non ho mai disegnato davanti a qualcuno, di presenza – ammise, un po' a disagio, portandosi i capelli all’indietro. Solo una volta gli era stato commissionato uno schizzo, che ritraeva una donna-dea durante un temporale estivo, immersa nel verde della natura. Gabriele era stato molto preciso su quel dipinto, a quanto pare era per una sua opera1 e tutto doveva combaciare nei minimi particolari.
- Puoi iniziare adesso, se vuoi –
Il demone sembrò pensarci su, anche se in cuor suo aveva già deciso. Schioccò le dita, materializzando una tavoletta compresa di foglio ed una matita.
- Sdraiati - si sedette sulle lenzuola soffici, nudo, con le gambe incrociate, in attesa.
Aziraphale fece come richiesto, poggiandosi su un fianco, mentre il gomito destro premeva sul cuscino per sostenere il viso; il lenzuolo che lo copriva dalla vita in giù era scivolato pericolosamente, facendo intravedere la chiara peluria del pube - così va bene? -
Crowley dovette riportare lo sguardo in basso, sennò non si sarebbe riuscito a controllare - sei perfetto – si schiarì la voce.
Iniziò a tracciare delle leggere linee guida, per poi iniziare a definire il contorno del suo corpo, ricreando le sue stesse curve. Ritrarre qualcuno di presenza era una cosa estremamente intima, o almeno questo pensava. Più alzava lo sguardo verso di lui, più il suo desiderio cresceva, ma voleva disegnare il suo viso angelico, che aveva una luce negli occhi particolare, molto intensa.
D'altro canto Aziraphale si sentiva piacevolmente esposto a lui, in quel momento.
Non era facile mantenere quella posizione immobile, se i suoi occhi lo guardavano in quel modo, attentamente, per scorgere ogni piccolo dettaglio, come le leggere rughe del suo viso o l'ombra del lenzuolo. Si scoprì di amare quel suo lato così preciso, attento. Era sempre stato un demone pieno di sorprese, non ci si annoiava mai con lui, perché finiva sempre per rivelare un lato di sé nascosto al mondo.
C'era stato il periodo della pratica della spada, intorno al 1600, esaltato da quelle guerre per il potere territoriale e religioso2, durata meno di un millennio, visto che si era dato all'eroismo per salvarlo durante la Rivoluzione Francese; nel 1800 aveva solo preso il vizio di rivelare delle idee geniali, come a quel tizio, Ford, che aveva preso la palla al balzo. Nel 1900 invece c'era stato un exploit, tra letterati inglesi ed italiani, il rock and roll, i Queen e la tecnologia. L'unica passione ad essergli rimasta nel tempo era quella per la sua automobile e... a quanto pare l'arte.
Eppure in quel momento pensò che Crowley fosse ancora un mistero tutto da scoprire. Sentiva il rumore della matita sul foglio, dettato dalle sue dita veloci, sicure e comprendeva che si era perso molti momenti con lui, nonostante si conoscessero da 6 millenni e negli ultimi 2 secoli avessero vissuto nella stessa città, condividendo missioni, passatempi e tempo libero.
Il silenzio regnò sovrano per una decina di minuti, interrompendosi d’un tratto – ho finito – tenne la tavola vicino al suo corpo, non rivelando il suo contenuto.
Aziraphale si avvicinò, facendo scivolare il lenzuolo, rivelando il suo corpo – posso vedere? – chiese dolcemente, un po' intimidito, ricevendo un cenno come assenso. Quando girò la tavoletta avvampò in un solo colpo: aveva disegnato esattamente quella scena, ma tutti i dettagli al suo interno lo ritraevano come un uomo piacente, glorioso, con lo sguardo estremamente profondo – C-Crowley, caro, ma io non sono così –
Crowley gli accarezzò lo zigomo, gentile – sei esattamente come ti ho rappresentato, angelo – infilò una mano tra i capelli – pudico, genuino… così puro da farmi perdere il controllo – prese la tavola tra le mani, posandola nel comodino accanto al letto – ed ora ho voglia di fare l’amore con te – lo fece distendere, sovrastandolo.
Per una volta Aziraphale non disse nulla, incatenando gli occhi ai suoi, impotente, denudato di ogni muro che aveva eretto per secoli, nascosti dietro il suo sorriso gentile.
Le mani di Crowley lo esploravano con sapienza, salendo e scendendo solo per farlo sospirare, rispondendo ai suoi stimoli.
Si inarcò, quando sentì le sue labbra chiudersi intorno al suo capezzolo, stringendo il lenzuolo tra le mani, stropicciandolo. Non esisteva nulla se non la bocca infuocata di Crowley sulla sua pelle, che lambiva ogni spazio possibile, lasciando una scia bagnata che gli faceva venire i brividi.
Non riuscì a trattenersi dal gemere quando quella stessa bocca maliziosa arrivò al centro del suo piacere, facendolo inarcare e sorridere il demone.
Sarebbe stata una lunga serata.
 
 
Anathema guardò l’orologio, spazientita. Dove diamine si era cacciato Aziraphale? Dopo quella telefonata concitata non aveva avuto più sue notizie. Erano ore che lo cercava, ma anche il telefono sembrava fosse spento. Che si fosse cacciato nei pasticci?
Lo aveva supportato in quelle tre settimane, ascoltando i suoi infiniti monologhi ed i ricordi malinconici, che raccontava con un sorriso triste sulle labbra.
“Lui è sempre stato con me, nel bene e nel male, pur non accettando le mie scelte. L’ho visto cadere, quel giorno, lo sai?” una volta gli disse “E non potei fare nulla per evitarlo. Mi ero ripromesso di non fargli più provare quel male, ma sono stato proprio io la causa del suo dolore” glielo aveva detto di presenza, in una giornata soleggiata, a Tiedfield. Lo aveva invitato apposta per parlare, sentendolo con il morale a terra. Le si spezzò il cuore a quella confessione sussurrata, con lo sguardo vacuo ed il viso cupo, mentre il tè si raffreddava inesorabilmente, senza essere bevuto.
Se prima aveva avuto qualche dubbio sui loro sentimenti, quelle parole le diedero una conferma assoluta: Aziraphale amava Crowley, così come Crowley amava Aziraphale.
Sperava davvero che le cose si sarebbero sistemate, che avrebbero fatto pace e costruito un rapporto magari più forte di prima, magari con qualcosa di diverso, sperava.
Si era trovata a Londra per far visita a Madame Tracy ed il sergente Shadwell. Era stato un incontro… interessante. Avevano bevuto tè ed aveva gentilmente declinato l’invito di mostrare i capezzoli.
Newton l’aveva avvertita su quella strana mania di quell’uomo, anche perché era una strega, ma aveva un corpo normalissimo, non assomigliava ad un alieno!
Per tutto il tempo trascorso in loro compagnia aveva provato a rintracciare l’angelo, preoccupandosi sempre di più, finendo per prendere un taxi in direzione della libreria dopo essere uscita dall’appartamento di quella strana ma simpatica coppia. Quando scese e bussò ebbe uno strano presentimento, come se stesse disturbando; eppure non c’era nessun cliente e la scritta Chiuso era ben visibile dall’esterno.
Stava per bussare un’altra volta, quando sgranò gli occhi dietro la sua montatura arrotondata, socchiudendo le labbra.
Le auree azzurre ed arancioni di Aziraphale e Crowley si rincorrevano per la libreria, scambiandosi teneri baci e abbracci, felici per essere insieme.
In quel momento la strega capì che l’angelo era riuscito nel suo intento, lo aveva trovato.
Ed ora non lo avrebbe più lasciato.
 
 
 
 
1: l’opera che intendo è “La pioggia nel Pineto” di Gabriele D’Annunzio e la donna dea è Ermione, nonché Eleonora Duse, colei di cui si era innamorato.
 
2: la guerra dei Trent'anni


Note dell'autrice:
Ciao a tutti! Mi scuso per il ritardo, ma tra università e stanchezza cronica non ho rispettato i tempi. Ho corso molto per riuscire ad aggiornare oggi, spero che ne sia valsa la pena!
Io ho proprio un problema con le scene più intime (?) perchè le immagino ma non riesco a scriverle. So che vi aspettavate qualcosa di più e giuro di averci provato, ma il massimo che sono riuscita ad ottenere è quello che avete letto.
Vi ringrazio per essere sempre così tanti a recensire, non mi aspettavo una cosa del genere! E grazie ancora a chi l'ha messa tra le preferite/seguite/ricordate.
Vi avverto che la storia sta giungendo al termine. Non so ancora se il prossimo sarà l'ultimo o il penultimo, ma al massimo mancano 2 capitoli.
Se siete arrivati fin qui a leggere il mio monologo, grazie!
A mercoledì prossimo,
R.
   
 
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