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Autore: Yumeji    18/10/2019    0 recensioni
- Un posto per la notte? - ripeté Todoroki pensieroso, imitandolo nel prendere la strada verso la locanda. - Chi offrirebbe mai ospitalità ad un lupo? - senza contarne il pessimo carattere, la sua natura animalesca manifestata da coda ed orecchie canine faceva alzare la guardia a chiunque. Era improbabile che trovasse in quel luogo, in cui la popolazione rurale si rivelava fin troppo chiusa, sospettosa e legata alle antiche credenze, qualcuno disposto ad accoglierlo.
- Forse solo una persona molto eccentrica? - ipotizzò Eijiro ridendo.

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[FantasyAU senza pretese - classica storia della ricerca di un modo per impedire la distruzione del mondo da parte di un gruppo tutt'altro che unito. Accenni sia a coppie Het che Yaoi]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Kaminari Denki, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lo stavano osservando, Bakugo poteva avvertire i loro sguardi su di se. Occhi scuri lo fissavano da lontano, studiandolo in silenzio forse con minaccia o per paura. Era difficile comprenderlo a quella distanza, ma d'altronde non era né dell'umore adatto; né aveva un motivo per indagare. Finché si fossero limitati a guardarlo senza tentare di avvicinarlo o di infastidirlo in qualche modo, poteva lasciarli fare.
Vista la sua natura in parte bestiale era abituato ad attirare l'attenzione, i lupi non erano certo animali che di norma camminavano su due gambe. Sopratutto non in pieno giorno e non nella piazza di un mercato, in mezzo ad una folla di potenziali pasti. Aveva già notato più di un volto allarmato al proprio passaggio e sapeva per esperienza che presto sarebbe finito in qualche seccatura. Gli abitanti di cittadine rurali ed isolate come quella erano sempre molto rapidi a riunirsi in masse rabbiose, armate di torce e forconi.
Bakugo avvertiva una sorta di inquietudine mista ad irritazione nel trovarsi a girare per quel borgo, con coda ed orecchie ben in vista a rendere pubblica la sua natura di bestia maledetta. Per sua sciagura non aveva trovato modo di svincolarsi quando il suo gruppo aveva deciso di passare lì la notte, approfittando dell'unica locanda presente su quel lato della montagna innevata. Per lui sarebbe stato molto più comodo accendere un fuoco ed accamparsi nella boscaglia, ma si era trovato ad essere il solo a pensarlo. Neppure Kirishima lo aveva appoggiato, troppo allettato all'idea di una letto e di un pasto caldo. Incredibile, si era detto, tradito dal suo stesso drago! A sentirlo non ci aveva quasi creduto, forse il rettile stava davvero passando troppo tempo come essere umano se finiva con il farsi corrompere dalle loro comodità.
Arrivati alla bettola si era innervosito ancora una volta, finendo per fare una scenata rivolgendo la propria rabbia verso Deku. Lo riteneva la causa primaria di tutte le seccature da cui era stato colpito nell'ultimo periodo e, a ben pensarci, aveva ragione. Quel impiastro era piombato da un giorno all'altro nel suo accampamento ad implorare aiuto e, quando Kirishima si era fatto abbindolare dalla storia della "missione per salvare il mondo", per lui era stata la fine.
Certo, era un lupo che era riuscito a domare un drago ma, come ogni buon cavaliere conosceva i limiti del proprio cavallo, Bakugo era conscio del buon cuore del suo rettile. A causa del contratto da cui erano legati, non aveva potuto limitarsi a cacciare Deku e quel mezzo principino che lo seguiva come invece avrebbe voluto. Si era quindi trovato a partire all'avventura con quel duo di idioti, il suo drago altrettanto scemo e Kaminari, il quale come lui non pareva troppo entusiasta all'idea di salvare il mondo ma aveva dovuto seguirli. Essendo un bardo che già un tempo aveva provato la vita in solitaria, sapeva di aver ben poche possibilità di sopravvivere senza qualcuno.
Con un gruppo simile il mondo era di certo in buone mani, si era detto Bakugo in senso ironico, e ancora lo pensava. Sopratutto perché la "salvezza" di cui andava tanto a parlare quello scemo di Midoriya, e che tanto lo faceva uscire dai gangheri, era qualcosa di ben diverso dal suo concetto di "salvare".
Quel discorso era però un'altra storia su cui avrebbe fatto bene ad arrovellarsi il fegato dalla rabbia un'altra volta. In quel momento aveva altre priorità, doveva trovare un posto in cui passare la notte visto che non aveva alcuna intenzione di trascorrerla nella locanda assieme agli altri. L'orgoglio bruciava, e sarebbe stato troppo imbarazzante tornare sui propri passi con la testa china.
Si era allontanato con una tale foga, irritato al punto da avere il cervello annebbiato, da dimenticare di aver perso nell'ultimo scontro il catalizzatore magico con cui celava agli occhi dei più il proprio aspetto.
Aveva ben presto iniziato ad accorgersi dell'attenzione che attirava su di se e la rabbia aveva cominciato a scemare, sostituita da una profonda stizza rivolta in parte a se stesso. Non c'era verso che qualcuno desse ospitalità ad un lupo, doveva tornare al suo piano iniziale ed accamparsi nella boscaglia poco al di fuori del villaggio.
L'essere solo comportava però che non avrebbe avuto nessuno con cui condividere i turni di guardia, sarebbe dovuto quindi rimanere sveglio per l'intera notte, attento ad agguati o a bestie feroci. La sua natura animalesca non gli precludeva la possibilità di essere attaccato da altri animali, anzi, c'era il rischio che il suo odore attirasse i maschi dominanti presenti nelle vicinanze. Nel timore di un invasione del territorio da parte di un estraneo avrebbero potuto coalizzarsi contro di lui per annientarlo. Certo, nulla a cui Bakugo non sarebbe potuto sopravvivere con facilità, ma comunque una seccatura che gli avrebbe portato via ore di sonno. E vista l'insistenza con cui i nemici avevano preso ad attaccarli sempre più spesso, il riposo era essenziale per tornare nel pieno delle forze. Non avrebbe sopportato l'umiliazione di finire ferito in battaglia a causa di una svista causa dalla stanchezza. Già poteva immaginare lo sguardo irritante di Todoroki che lo fissava dall'alto in basso con il suo fare da principino, e ciò lo mandava in bestia. Perché era sempre tanto inespressivo, come se nulla lo toccasse?
E perché, nonostante si fosse allontanato dalla via principale, avvertiva ancora gli occhi di qualcuno fissi su di se? Avevano preso a pedinarlo?
- Sei rumoroso - commentò ad alta voce, abbastanza perché, chiunque lo stesse seguendo, potesse sentirlo.
Temendo di finire in guai ben peggiori nel dar sfogo alla propria violenza, aveva pensato bene di infilarsi in una via secondaria, stretta fra due file di edifici mal ridotti, buia e silenziosa. Il luogo perfetto dove liberarsi di un eventuale seccatore. - In più hai addosso un profumo che mi urtica il naso - aggiunse voltandosi verso il proprio inseguitore, trovandosi di fronte ad una figura incappucciata. Si era avvicinato più di quanto avesse creduto, notò, non lasciando però trasparire quel vago senso di stupore. Indossava un lungo mantello blu dal fine ricamo dorato, il quale ne copriva per intero il corpo. Pareva un indumento costoso, valutò Bakugo per quanto non fosse il più adatto a giudicarlo. Il suo occhio era più allenato a studiare il filo e lo stato delle armi piuttosto che intuire il valore dei capi di vestiario. Forse Kaminari o quel damerino mezzo idiota avrebbero saputo ricavare di più, lui al momento poteva solo intuire che, chi lo seguiva, non doveva soffrire di problemi finanziari. - Cos'è? E' la prima volta che pedini qualcuno con un ottimo olfatto e non hai pensato di nasconderlo? - lo derise colmando la breve distanza che li separava, scoprendo così una leggera differenza di altezza fra loro. Dovevano essere solo un paio di centimetri, eppure per qualche motivo lì percepì subito.
- Hai seguito un lupo in un luogo buio ed isolato - continuò non ricevendo risposta, - O sei incredibilmente stupido, o devi avere davvero qualcosa di importante da chiedermi - sollevò le labbra in un ghigno sanguigno a mostrare le zanne non del tutto umane, nell'intento di intimorirlo. Non avvertiva alcuna minaccia provenire dall'altro, ma preferiva spaventarlo intimandogli di non avvicinarsi oltre, prima che il suo interesse per lui si potesse tramutare in una battuta di caccia al lupo.
- Sì, è vero. E' la prima volta che incontro qualcuno come voi...- e sta volta Bakugo non riuscì a nascondere dal proprio volto il senso di sbigottimento. Si trattava di una voce femminile. Se però aveva già cominciato a sospettate che il proprio inseguitore fosse una donna, avendone percepito il profumo, ciò a cui non era preparato fu il tono educato e formale con cui lei gli si rivolse.
Lo stava forse prendendo in giro? Chi mai avrebbe dato del "voi" ad un lupo?
- Vi ho seguito senza riflettere, sono stata avventata - ammise chinando il capo mentre si levava il cappuccio dal volto. - Mi scuso se il mio comportamento discutibile vi ha messo in allarme - Aveva occhi scuri, pelle chiara, capelli lunghi e neri, raccolti in una coda alta. Era suo lo sguardo che Bakugo aveva sentito su di se da quando aveva lasciato il mercato.
Sul volto aveva un'espressione seria, la quale tradiva una certa agitazione accentuata dalle guance arrossate. Una luce di intelligenza ed aspettativa pareva illuminarle le iridi.
- Non mi hai messo in allarme - sbuffò Bakugo alzando lo sguardo al cielo, l'aria scostante mentre un vago nervosismo lo pervadeva - Ma è seccante essere pedinati -  c'era qualcosa che non gli tornava in quella ragazza. I suoi occhi lo mettevano a disagio. Era una sensazione strana, di solito accadeva il contrario. Le zanne, gli artigli, il comportamento aggressivo, di norma era lui che metteva gli altri in difficoltà.
- Sono la duchessa Momo Yaoyorozu - decise di presentarsi, ed essendo una nobile Katsuki capiva perché i suoi modi gli paressero tanto stonati. - E non ho cattive intenzioni - ci tenne a rassicurarlo, facendo un profondo inchino nel presentarsi, così come le chiedeva l'etichetta.
- Strano, perché di solito mi si avvicinano persone con sole cattive intenzioni - rimase impassibile, per nulla impressionato dal suo titolo come al tempo non era stato da quello di Todoroki, figlio dell'imperatore tiranno. L'unica cosa di cui si incuriosiva era il motivo per cui una donna di alto rango si trovasse in quel borgo sperduto fra le montagne. Non gli sembrava il luogo più adatto per fare villeggiatura.
- Spero non mi considererai come una di quei tali - parve preoccuparsi, portandosi una mano dubbiosa al petto prima di pronunciare decisa: - Io desidererei comprarti, qual è il tuo prezzo? -

- Dove pensi che sia finito Bakugo? - domandò Denki nel fissare sovrappensiero il paesaggio grigio oltre la finestra. Da paio d'ore aveva preso a piovere un misto di acqua e neve che rendeva ancor più gelida l'aria, facendo appiccicare in maniera fastidiosa i vestiti al corpo. Se non si avesse avuto un fuoco con cui scaldarsi si rischiava che i tessuti si congelassero sulla pelle, portando ad un principio di ipotermia.
- Sei preoccupato per Kacchan? - sorrise Midoriya sollevando il capo dalle pagine polverose che stava studiando, seduto al tavolo sommerso da tomi corposi e volumi di vario genere. A quanto sembrava la biblioteca di quel villaggio era davvero fornita come le voci raccontavano, strano per un luogo dove la maggior parte delle persone era analfabeta.
Ciò però era dovuto al filone religioso cui la regione era stata dominata per secoli, la quale predicava l'erudizione per il proprio clero. La gente comune poteva rimanere ignorante sui principi più basilari della fisica e della matematica, ma chi pregava per la salvezza delle loro anime doveva essere saggio. Un bravo pastore doveva possedere conoscenze al di fuori dell'ordinario per guidare al meglio il proprio gregge. O almeno era Kaminari a sospettare fosse un motivo simile, in realtà ne sapeva davvero poco al riguardo, la religione non era proprio il suo argomento preferito. Intuiva però che, con principi simili, per i nobili dei dintorni doveva essere divenuto d'uso comune, per la salvezza dell'anima e per tenersi così la coscienza a posto, lasciare come dono alla chiesa la propria libreria. Era di certo un sistema molto più comodo ed economico che cedendo periodicamente ingenti somme di denaro al sacerdote di turno. Per comprarsi il paradiso bastavano un paio di libri o tomi rari.
A rifletterci Denki poteva comprendere come fosse possibile che persino in un luogo sperduto come quello una chiesa di un simile ordine possedesse una biblioteca tanto fornita.
- Chi mai si preoccuperebbe per lui? - rispose con un sorriso ironico a Deku, staccandosi dalla parete cui era appoggiato, annoiato dal seguire il percorso dei fiocchi d'acqua gelata che battevano contro la finestra. Il freddo aveva cominciato a penetrare attraverso le sottili fessure degli infissi di legno mezzo marcio e, nonostante il camino acceso, a causa dell'umidità la temperatura della stanza non voleva saperne di alzarsi.
- Beh, Kirishima lo era di sicuro - obbiettò Izuku, chiudendo il libro che stava consultando per affrontare il volto dell'altro che gli si era avvicinato appoggiandosi con i gomiti ad un angolo del tavolo, rimanendo in piedi.
- Kirishima cerca di nasconderlo, ma è un tipo ansioso - ne minimizzò le preoccupazioni. - In più, visto il loro rapporto, al momento deve sentirsi come un attendente che abbia voltato le spalle a colui cui ha giurato fedeltà - scherzò, ma non più di tanto. Non credeva avrebbe mai visto un grande drago piagnucolare. Di norma Eijiro sapeva come trattare con Bakugo, quella volta però qualcosa era andato storto, non gli era riuscito di farlo ragionare. Ed essendo un pessimista che cercava di essere positivo, Kirishima aveva cominciato a rimuginarvi sopra sino al punto da cominciare a credere di aver incrinato per sempre il proprio rapporto con l'altro. A peggiorare le cose fu il fatto che anche Midoriya fosse un falso positivo e, mentre Kaminari e Todoroki erano usciti a recuperare un po' di scorte per il viaggio, i due finirono con l'influenzarsi a vicenda.
Al ritorno del bardo e del principino, un vortice di negatività li aveva accolti, investendoli con la stessa potenza di un miasma velenoso.
Quella sarebbe stata la prima e l'ultima volta che lasciavano quei due da soli, si erano ripromessi Todoroki e Kaminari trovandosi a dividerli per evitare al senso di negatività di spargersi per l'intera locanda. "Non devono mai diventare amici di bevute" si disse Denki riflettendoci su, ancora un poco stupito dall'aura pesante e violacea mostratasi di fronte nell'aprire la porta. Come potevano quei due, che si sforzavano tanto per essere positivi, finire per deprimersi sino a quel punto? Certo, forse avevano una brutta influenza l'uno sull'altro, ma parte della colpa non poteva che essere di Bakugo, essendo il fulcro della vicenda.
- Non è facile avere a che fare con Kacchan - ammise Izuku con un sorriso esitante, il quale si sciolse in un sospiro affranto. Se si trattava del lupo quei due si deprimevano con facilità, notò Denki capendo di aver sbagliato a toccare il discorso. Si stava però annoiando troppo per rimanere ancora in silenzio ad osservare Midoriya perso su quei libri, doveva trovarsi qualcosa da fare. In più temeva ci sarebbe voluto ancora molto prima che Todoroki e Kirishima tornassero. Per migliorare l'umore del drago avevano deciso di andare a cercare Bakugo, ma erano già usciti da più di un'ora.
- Tralasciando quel lupo rumoroso - fece una maldestra manovra per cambiare discorso, - Cos'è che stai cercando in questi libri? - osò infine chiedere, ormai al limite e disperato sino a tal punto.
Nello spiegare la propria missione per "la salvezza del mondo" Midoriya aveva il brutto vizio di straparlare, sovreccitandosi e buttando fuori parole a macchinetta, colmo di entusiasmo esagerato. Perciò Denki non era mai riuscito a seguirne una spiegazione a riguardo, arrivando così ad ignorare del tutto il motivo per cui si fossero incamminati su quelle cime innevate sul giungere dell'inverno. Affrontando neve e gelo per settimane.
- Ma come? Te ne sei già scordato? - se ne stupì Izuku, lo sguardo confuso e un poco ferito nel fissare Kaminari con i suoi larghi occhi da cucciolo, capaci di instaurare un sottile senso di colpa in chiunque.
- Ehm... con tutto quello che è successo mi deve essere fuggito - mentì Denki sentendosi subito messo in difficoltà,
- Cerchiamo indizi sul luogo dove dovrebbe essere sopito il re Corrotto -
- Intendi dove è sepolto il corpo del antico re drago? Quello delle leggende? -
- Esatto - confermò, - Noi al momento sappiamo solo che Shigaraki e i suoi vogliono riportarlo in vita. Non sappiamo come vogliano farlo, ma di certo gli servirà un corpo da rianimare, no? - gli spiegò mentre riapriva il tomo che stava consultando, rivelando caratteri dalle linee spigolose e sottili, prive di grazie e delle rotondità tipiche della scrittura comune.
- La lingua dei draghi? - se ne stupì Kaminari, si trattava di un alfabeto quasi estinto, di cui si era perso quasi del tutto l'uso parlato. Sopravviveva solo in alcuni libri e per certi incantesimi, Denki non credeva che Midoriya la conoscesse.
- Trattandosi di vecchi racconti meglio andare all'origine - spiegò mentre il suo sguardo passava veloce sulle pagine alla ricerca di un passaggio preciso. - Quelle che per noi sono diventate "leggende" o "favole", per chi le ha vissute in prima persona erano il "presente", giusto? Pensavo che cercando in testi storici antichi avrei trovato qualche indizio - fece tornando ad appoggiare la copertina sul ripiano del tavolo, voltando il libro nel senso di Kaminari così che potesse vederlo per bene. - Purtroppo questo non è proprio il diario di chi ha vissuto gli eventi, ma è quello che di più vicino possiamo reperire -
- Canti? - essendo un bardo, nel leggere il testo, Denki riconobbe subito nella ripetizione e nella cadenza delle parole, versi abbozzati di una canzone. Con tanto di note ed istruzioni segnate fra una strofa e l'altra.
- Si tratta degli appunti di viaggio di un'artista itinerante - spiegò, - A quanto pare incontrò uno dei pochi draghi sopravvissuti alla battaglia -
- E speri di capire qualcosa da qualche abbozzo romanzato? - suonava scettico, ben consapevole di quanta fantasia i bardi inserissero nei loro racconti.
- Da qualche parte si deve partire, no? - rise Izuku, per quanto il suo sorriso fosse esitante e mal nascondesse la preoccupazione che si celava appena al di sotto.
Pareva uno di quei cuccioli ancora troppo piccoli per lasciare la tana, speranzoso aspettava la propria madre, scodinzolando ad ogni rumore credendo fosse lei, senza sapere che in realtà era finita uccisa dal forcone di un contadino.
- Dammi qui - per qualche motivo Kaminari avvertì un groppo di compassione stringerlo alla gola, - Non sono certo una cima, ma finché si tratta di brani musicali potrei rivelarmi utile - si offrì tirando il libro a se, prendendo posto di fronte a Midoriya dopo aver spostato i tomi che già occupavano la panca.
- Grazie! - squittì Izuku, grato e stupito. Durante il loro viaggio non aveva mai passato molto tempo con Kaminari e per lui, quel bardo vagabondo che si accompagnava ad un drago ed a un lupo, rimaneva ancora un mistero. - Per me è già straordinario che qualcun altro conosca la lingua dei draghi - sospirò come se si fosse tolto un peso di dosso. - E' così complicata, solo tradurla mi fa perdere un mucchio di tempo - si lamentò con fare scherzoso, notando solo poi come l'altro si fosse già fatto prendere dalla lettura. Allora era il tipo di persona che, quando serviva, sapeva impegnarsi? Si domandò osservandolo, avvertendo però la sorpresa essere presto sostituita dalla confusione e dal dubbio.
- Kaminari... da quant'è che viaggi con Kacchan e Kirishima? - la prese larga,
- Uh? Circa due anni, mi sembra - non alzò lo sguardo dal tomo, per quanto si fosse mostrato restio al principio, si era fatto catturare con facilità da quella pagine. Erano certo molto antiche e un po' troppo pompose, ma quelle canzoni non erano per nulla da buttare, anzi, con qualche aggiustatina pensava di poterne aggiungere qualcuna al proprio repertorio. Forse, quando fossero scesi dalla montagna, avrebbe potuto portarle a Jiro e farsi aiutare da lei per la parte musicale.
- Ed è stato Kirishima ad insegnarti la lingua dei draghi? - forse il suo era solo uno stupido sospetto cui risposta era in realtà molto semplice, si disse Midoriya.
- Nah... lui non è così antico - negò sollevando infine gli occhi dal libro, il fare pensieroso. - Da quel che so è stato Bakugo ad obbligarlo ad imparare sia a leggere che a scrivere, ma si trattava comunque del linguaggio comune -  si decise a portare la propria attenzione su Izuku, - Se l'avesse conosciuta, per quanto lui detesti gli studi, si sarebbe di sicuro proposto per aiutarti, così magari vi sareste distratti evitando di deprimervi a vicenda - aggiunse divertito.
- Capisco - annuì invece Deku esitante, - Quindi, se non è stato Kirishima ad insegnartela, quando hai imparato la lingua antica? -
- Eh? - ebbe un leggero sussulto, come di sorpresa.
- Sei un bardo, anche ammesso che tu abbia frequentato la scuola di qualche comunità, il linguaggio antico non è una delle principali materie di studio - simili ad un archivio Midoriya si era abituato a raccogliere le più svariate informazioni su tutto ciò che lo circondava e catturavano il suo interesse. I suoi compagni di viaggio non erano un'eccezione, e quella gli pareva l'occasione giusta per sondare un po' l'esistenza vissuta da Kaminari. Non si trattava però di mancanza di fiducia nei suoi confronti, il bardo si era pur sempre attirato la simpatia di Kacchan e ciò significava che a grandi linee, per i canoni del lupo, doveva trattarsi di una persona buona. Voleva solo scoprire qualcosa in più su di lui.
- Io sono una persona comune e solo perché sono venuto per caso in contatto con testi proibiti che ne ho scoperto l'esistenza - non poteva certo dire che il suo sapere era dovuto per intero ad un "passaggio di coscienza" in cui un eroe mitico gli aveva fatto dono di tutta la conoscenza che possedeva. Sarebbe stato troppo lungo da spiegare, in più aveva fatto un giuramento a riguardo per cui prometteva di non rivelarlo ad anima viva, pena la perdita di ciò che aveva appreso.
- La maggior parte delle persone non crede neppure che i draghi siano mai esistiti - continuò, non notando il disagio che si stava palesando man mano sul volto dell'altro. - E perciò non è facile per qualcuno del volgo apprendere un linguaggio che non si sa neppure che esiste - lo sguardo di Kaminari si fermò sulla porta alla spalle di Izuku, forse con l'istinto di fuggire oppure sperando che il loro compagni ritornassero in quel momento ad interromperne la conversazione.
- Quindi, tu chi sei? -


Per riflesso Todoroki allungò la mano, afferrandolo per il polso quando il drago ignorò il suo ennesimo richiamo. La pioggia si era fatta più forte e la sera si stava avvicinando, avrebbero dovuto tornare indietro prima che il gelo li cogliesse. Entrambi avevano una buona resistenza, ma il drago rimaneva comunque un rettile a sangue freddo, e nel gruppo erano quello che soffriva peggio le basse temperature, difatti durante la traversata delle cime innevate aveva rubata più volte la pelliccia di Bakugo. Il quale però, fatto strano secondo quello che Shoto aveva appreso del suo carattere, non se ne era lamentato più di tanto.
- Torniamo - intimò a Kirishima in tono piatto ma fermo, consapevole di apparire brusco nonostante non fosse sua intenzione. Midoriya gli aveva fatto notare più volte come, la mancanza di espressioni facciali, gli rendesse difficile comunicare con gli altri e difatti si trovava spesso frainteso senza comprenderne il motivo.
- Torna tu, io vi raggiungo più tardi - alle sue insistenze, e poiché lo teneva per il braccio, Kirishima aveva finito con il fermarsi, ma non si era ancora voltato verso di lui. Il suo capo pareva chino e lo sguardo fisso a terra, forse il senso di colpa per non aver seguito l'amico lo attanagliava, misto alla preoccupazione che gli fosse potuto accadere qualcosa.
La pioggia da cui erano battute le strade e forse l'intero versante della montagna si stava infittendo abbassando le temperature, già in partenza di qualche grado sotto lo zero. C'era il rischio, lo si poteva supporre dai tuoni udibili in lontananza, che si tramutasse in una tempesta o peggio, e con quelle condizioni avverse persino per un lupo come Bakugo poteva rivelarsi un impresa ostica superare la notte, sopratutto se privo della pelliccia. L'aveva lasciata nel bagaglio che il gruppo aveva sistemato nella locanda ed era probabilmente troppo orgoglioso per tornare indietro a riprendersela.
- Ci hanno detto di non separarci - gli ricordò Todoroki, lasciando la presa su di lui ora che aveva smesso di ignorarlo. Sia Midoriya che Kaminari gli avevano intimato di tornare assieme, forse consapevoli di come avrebbe reagito il drago se la loro ricerca si fosse rivelata un tentativo a vuoto. - In più, con la pioggia magari Bakugo ha sbollito la rabbia ed è tornato alla locanda -
- Ne dubito - voltò il capo per rivolgergli un sorriso tutto denti, quasi il pensiero lo divertisse, il cappuccio con cui aveva tentato di ripararsi dalla pioggia ormai del tutto zuppo, così come lo erano i vestiti di entrambi. - Conoscendolo è più probabile che sia uscito dalla città - disse alzando le spalle fingendo un fare vago, - Probabilmente si è preparato un piccolo accampamento tra le radici di un albero e, catturata una lepre, ora sta imprecando perché con questo nevischio non riesce ad accendere un fuoco - era il suo tentativo di sdrammatizzare, ma c'era uno spesso velo d'ansia dietro al sorriso che gli rivolgeva.
- Non pensi di preoccuparti troppo per lui? - Todoroki sapeva di non essere una persona molto empatica, ma da quando aveva preso a viaggiare con Midoriya aveva cominciato pure a studiare con più attenzione i volti altrui, cercando di intuirne i turbamenti. Voleva essere in grado di comprendere quando qualcosa preoccupasse Izuku ed essergli da supporto senza obbligarlo a parlargliene.
- Tu credi? - rise il drago un momento prima di decidere di essersi stancato di chiacchierare in mezzo ad una strada fangosa e conducendo lui e il principino a ripararsi sotto alla tettoia di un abitazione che dava sulla strada.
 - In realtà come suo drago non dovrei mai abbandonarne il fianco, sai? - riprese il discorso levandosi il cappuccio dal capo, imitato subito da Todoroki, il quale nonostante non soffrisse i cambiamenti di temperatura avvertiva comunque il fastidio del contatto del tessuto bagnato sulla pelle. - So che Bakugo non è qualcuno per cui "ci si debba preoccupare" e capisco pure che è stupido intestardirsi a cercarlo, ma per mia natura non posso fare altrimenti - si giustificò chinando un poco il capo mentre prendeva a grattarsi la nuca nervoso, - Sembra un'idiozia, vero? -
- Sì - Midoriya gli aveva anche fatto notare come spesso mancasse di tatto, ma su quello Todoroki ci stava ancora lavorando. - Sopratutto perché questo è l'istinto che dovresti rivolge al tuo padrone, giusto? Ma come può un lupo dominare un drago? -  si trattava di una questione da cui si era trovato tormentato spesso negli ultimi tempi, più o meno da quando aveva compreso la reale natura di Kirishima. Nonostante non faticasse ad ammettere quanto forte fosse Bakugo, una parte di lui non poteva far a meno di chiedersi come una metabestia potesse prevalere e soggiogare una bestia non solo completa ma dalle capacità leggendarie. Era solo per via della "giovane" età del rosso e per la sua inesperienza che Bakugo era riuscito a domarlo mettendolo sotto i propri ordini?
- Chissà, forse perché come drago sono al quanto scarso? - ne intuì i dubbi Eijiro, lasciando che il sorriso fittizio venisse sostituito da un sospiro stanco, lo sguardo sollevato verso la pioggia che gocciolava dalla tettoia. - Sai sei il primo che me lo chiede così apertamente - commentò sempre tenendo lo sguardo puntato in alto, -In realtà credo che infondo, infondo anche Kaminari e Midoriya almeno una volta se lo siano domandato, alla fine però loro devono essersi dati una risposta da soli -
Todoroki non comprese le sue parole, sentendosi anzi ancora più confuso: - Perché hai scelto Bakugo? - insistette, a differenza degli altri due lui non era capace di capire senza porre quella domanda; E solo ora, nell'avvertire le mani tremare nel serrare i pugni e il cuore mancare un colpo nell'attesa, comprendeva quanto avesse bisogno di una risposta.
Nelle antiche leggende, quelle poi modificatesi nel corso dei secoli, in origine si raccontava che chi fosse stato scelto da un drago sarebbe anche stato destinato a salire al trono. Ora quel posto era occupato da un despota, un uomo irascibile e violento, dal carattere burbero incapace di trarre a se l'amore del popolo o della propria famiglia. Un padre pessimo, in grado avvolte di tramutarsi in un mostro da cui i suoi stessi figli e moglie fuggivano, ma comunque un sovrano capace di proteggere il proprio regno e i suoi sudditi.
Non era capace di trattare con le persone e in pochi avevano una buona opinione di lui: troppo severo e rigido, era l'opinione di alcuni; spaventoso era quella di molti altri. Eppure era da quando suo padre aveva spodestato il precedente regnante, più di vent'anni prima, che quei luoghi non vedevano traccia di guerra o carestia. Anche se quegli anni di raccolti abbondanti erano forse dovuti più alle nuove conoscenze agricole arrivate dai paesi confinanti, che a un suo merito.
Per quanto Shouto odiasse quel uomo, non poteva negare fosse un buon sovrano, non perfetto, ma almeno degno di un tale titolo. E forse lo urtava un po' che un drago, cui capacità era quella di designare il prossimo re, avesse scelto un lupo.
- Non saprei - ammise Kirishima non senza una vaga esitazione intrisa di imbarazzo, - Non è stata proprio una scelta, quando l'ho conosciuto non era premeditato e non stavo neppure cercando un padrone. Ad un certo punto della nostra conoscenza ho solo capito fosse lui l'individuo che dovevo seguire -
Ebbe la netta sensazione che dopo quella risposta Todoroki, per quanto cercasse di mantenersi impassibile, fosse sul punto di scoppiare a ridere.
"A pensarci, Bakugo non è cambiato per nulla neppure dopo che gli ho detto chi ero" si ritrovò a rammentare fra se e se, "Ma Midoriya ha detto che, quando erano piccoli, il suo più grande sogno era di incontrare un drago". Sospiro sconfortato, probabile che ne avesse tradito le aspettative? Aveva il forte dubbio fosse così.
Un tuono più forte degli altri squarciò d'improvviso l'aria, interrompendo il loro discorso, portando entrambi a sollevare di nuovo il capo verso quel cielo plumbeo, sempre più scuro con l'addensarsi delle nubi e l'arrivo della sera.
- Hai ragione, è meglio se torniamo indietro - dovette infine cedere Kirishima, per quanto non sembrasse contento all'idea.
- Sicuro? - nonostante fosse stato lui il primo a proporlo, Todoroki in minima parte poteva comprendere i sentimenti del drago e non riusciva a far a meno di chiedersi come si sarebbe comportato se fosse stato Midoriya a sparire. Un po' di pioggia o l'oscurità non lo avrebbero fermato, a costo di usare se stesso come lanterna per rischiarire la notte.
- Non mi piace l'idea ma è la scelta migliore - confermò Kirishima, un poco divertito dalla contraddizione in cui era caduto l'altro. - Alla fine, grazie al nostro legame, posso avvertire se gli sta capitando qualcosa di male, e al momento sta bene - fece non trattenendo uno sbuffò stanco, - E' probabile che abbia trovato un posto comodo per la notte e si ripresenterà domani mattina - convenne tornando a portarsi il cappuccio sul capo, per quanto ormai servisse ben poco a proteggerlo.
- Un posto per la notte? - ripeté Todoroki pensieroso, imitandolo nel coprirsi mentre prendevano la strada verso la locanda, - Chi offrirebbe mai ospitalità ad un lupo? - senza contare il pessimo carattere di Bakugo, la sua palese natura animalesca che si manifestava con coda ed orecchie canine faceva alzare la guardia a chiunque lo incrociasse. Era improbabile che trovasse in quel luogo, in cui la popolazione rurale si rivelava fin troppo chiusa, sospettosa e legata alle antiche credenze, qualcuno disposto ad accoglierlo.
- Forse solo una persona molto eccentrica? - ipotizzò Eijiro ridendo, non poteva comprendere dove l'amico si trovasse e, per quanto smettere di cercarlo lo angustiasse, per lo meno sentiva che stava bene. Al momento doveva accontentarsi.


Dopo la richiesta al quanto imbarazzante ed ambigua con cui la duchessa lo aveva approcciato, il primo istinto di Bakugo fu quello di darle le spalle e continuare per la propria strada come se quello scambio di battute non fosse mai avvenuto. Non gli importava più sapere perché lo spiasse, temeva di avere a che fare con una nobile annoiata dai gusti discutibili. Non aveva intenzione di entrare in quel tipo di mondo, l'orgoglio e l'amor proprio glielo impedivano.
- A-aspettate! Non lasciatemi così! - fu rapida Yaoyorozu a seguirlo e Bakugo lo fu altrettanto ad accelerare il passo, tornando sulla strada principale con l'intento di confondersi con le persone che ancora si recavano al mercato. Una goccia lo colpì sulla punta del naso, avvertendolo dell'arrivo imminente della pioggia.
- Signor lupo! - non si arrese lei per quanto la distanza fra loro non facesse che aumentare, fiduciosa di non perderlo di vista. Non aveva difficoltà a notare in mezzo alla folla quelle orecchie tanto caratteristiche. - Signor lupo! - continuò a chiamarlo al punto che, le persone presenti in strada non poterono far a meno ad interessarsi alla scena, prendendo ad osservare Bakugo con sempre maggiore insistenza e sospetto. - Signor..! -
- E piantala! - la interruppe all'ennesimo richiamo, costretto a tornare sui suoi passi per fronteggiarla, irritato da come stesse attirando tutta quell'attenzione su di lui. - Non l'hai capito? Non sono in vendita! - gli intimò riflettendo su qualche soprannome offensivo con cui additarla, peccato che la maggior parte degli insulti a tema nobiliare li avesse già usati con Todoroki.
- Ma, ma...- si trovò a balbettare lei, lo sguardo un momento perso, forse colta alla sprovvista dall'irriverenza del lupo. - Ma non potrebbe rifletterci almeno un poco? - riuscì a recuperare la propria fermezza, tornando decisa nell'affrontarne lo sguardo. - Non le ho ancora detto in cosa consiste il lavoro per cui vorrei assumerla, in più, se è restio perché teme che non abbia modo di pagarla - la sua mano scomparve sotto al mantello e, se per un momento Bakugo credette stesse per estrarre un coltello, si stupì quando la ragazza gli mostrò una pesante sacca luccicante, finemente decorata, colma di monete d'oro e pietre preziose al punto che un paio ne caddero a terra. - Questo può rassicurarla, giusto? - gli sorrise candida ed ingenua, mentre il via vai della gente che li circondava, prima tanto fremente, parve d'improvviso arrestarsi.
- Ma sei cretina!?! - veloce Bakugo ne chiuse la ricca saccoccia e un po' brusco l'afferrò per le le spalle, spingendola per obbligarla ad allontanarsi il più in fretta possibile dalla strada, il passo urgente quasi si stessero dando alla fuga. - E' da decerebrati tirare fuori tutti quei soldi in mezzo ad una folla! - la rimproverò rabbioso mentre ancora la strattonava, un fastidioso brivido sul retro della nuca ad avvertirlo che c'era ancora chi li seguiva con lo sguardo. Ora che si stavano allontanando erano diminuiti, ma ne aveva contati almeno una ventina che si erano soffermati famelici sul tesoro nelle mani di Yaoyorozu, colmi di una cupidigia da cui era stato messo in allarme.
- Eh? Ho fatto qualcosa di male? - non parve comprenderne il nervosismo la duchessa, la quale si affrettò ad accelerare il passo per tenere il suo ora che non la stingeva più per condurla, lo sguardo largo ed innocente di chi era tanto ricco da non comprendere il buon senso comune della plebe.
- Mi prendi in giro? - stizzito Bakugo schioccò la lingua, fermandosi un solo istante per volgergli uno sguardo rovente prima di infilarsi senza esitazioni in una stretta viuzza fra un due fila di palazzine. - Non bisogna mai far intendere quanto denaro si ha con se! - sembrava il vicolo dove poco prima Yaoyorozu lo aveva avvicinato, con la differenza che non si trattava di una strada chiusa ma sbucava su una piccola piazzetta semi deserta.
- E perché non è consigliabile farlo? - insistette, il tono confuso e pensieroso, quasi vi stesse riflettendo su ma non riuscisse proprio a comprenderne i motivi, e a Bakugo venne quasi istintivo prendersi la fronte fra le mani.
- Perché il denaro, sopratutto quando è tanto, attira le seccature - davanti a tanta ingenuità nobiliare gli passò la voglia di insultarla, seppur la tentazione di urlare dalla frustrazione fosse forte. - Ora muoviti a nascondere quel borsello - le ordinò con un gesto sbrigativo, - Le seccature fanno presto a presentarsi - ed ebbe a appena il tempo di dirlo che due figure si affacciarono sulla strada da cui erano venuti.
- Avrebbero anche potuto accontentarsi - borbottò infastidito, riconoscendo gli individui che, con riflessi ed una velocità più rapida del normale, si erano affrettare a raccogliere le due monete cadute dalla sacca.
Non importava quanto piccola fosse una cittadina, quando era giorno di mercato, ed era quindi implicito che chiunque, per quanto miseri fossero i suoi avere, avrebbe girato per strada appesantito dai propri preziosi e desideroso di spenderli; almeno uno o due ladri si sarebbero di certo presentati a fare man bassa sulle monete  di chi era troppo distratto per tenerle da conto.
Dell'esistenza di ladri simili ne era a conoscenza chiunque non fosse nato in una famiglia agiata al punto da poter permettersi di veder alleggerito il proprio borsello senza farne un dramma. Bakugo li aveva visti sin da cucciolo aggirarsi per le bancarelle e per le vie affollate, dove era più facile avvicinare i bersagli senza essere beccati, e nonostante viso, età e corporatura fossero sempre diversi, il loro sguardo era lo stesso. Con il tempo e il timore di finire derubato, era diventato abile a percepirne la presenza.
Cercando di occultarsi almeno in parte dalla loro vista, Bakugo si appoggiò rasente il muro, giusto dietro l'angolo dal quale sbucava il vicolo.
- Chi sono? - provò a chiedergli Yaoyorozu, imitandolo per riflesso e sempre più confusa dalla situazione, azzittita però da un suo sguardo eloquente del lupo, il quale pareva dirgli: "piantala con le domande idiote". - Dei malintenzionati, giusto? Sono dei malintenzionati - si diede la risposta da sola unendo i puntini, e prendendo per qualche motivo a parlare a bassa voce, forse credendo che quei ladri non li avessero notati. - Vogliono forse i miei averi? - non le riusciva proprio a non fare domande,
- Ottima intuizione - replicò lui sarcastico, in parte però stupito che quella situazione, piuttosto di spaventarla, paresse metterle addosso una divertita agitazione. Ebbe così riconferma che si trattasse proprio di una nobile eccentrica.
- Quindi è meglio non sbandierare i propri averi per non finire negli interessi di individui simili, giusto? - ora che aveva preso a comprendere la situazione, una sorta di candida felicità gli riempiva lo sguardo, simile all'appagamento provato da uno scolaro trovatosi a comprendere in fine un quesito prima incomprensibile.
- Di nuovo risposta esatta - annuì Bakugo, cominciando ad avvertire un certo disagio sotto quello sguardo tanto puro ed innocente, il quale gli impediva di concentrarsi sulle due figure nel vicolo. Sembrava si fossero fermati a discutere, ma nonostante l'ottimo udito non gli riusciva di comprenderne le parole, distratto dalle insistenze della ragazza. Forse, mossi prima dalla cupidigia di vedere tanto denaro, ora i due si chiedevano se fosse davvero il caso di procedere, non potendo non aver notato il lupo. Bakugo poteva essere certo, vista la propria natura, di essere un ottimo deterrente per i ladri, ma solo nel caso che questi avessero un minimo di cervello e di norma, in posti sperduti come quello, non lo avevano.
- Cosa facciamo ora? - domandò curiosa Yaoyorozu, una vivacità ed esaltazione del tutto fuori contesto per qualcuno del suo ceto sociale, per quanto, se si fosse dimostrata una ragazzetta impaurita e piagnucolante, non si sarebbe di certo mai approcciata ad un lupo.
- La spada che porti al fianco è solo un abbellimento o la sai usare? - sin dall'inizio a Bakugo non era sfuggito che girasse armata, nonostante il mantello riuscisse ben a nasconderla, forse persino con qualche effetto magico per cui non aveva notato invece la sacca con il denaro che vi nascondeva al di sotto.
Per un momento Yaoyorozu parve stupita dalla domanda, lo sguardo ad allargarsi prima che un sorriso deciso si aprisse sulle sue labbra,
- Una nobildonna deve imparare da prima a proteggere se stessa, solo così potrà poi permettersi di chiedere aiuto ad altri - dalla fierezza con cui drizzò la schiena, Bakugo comprese fosse una risposta affermativa.
- Bene - commentò scrocchiandosi le dita, un ghigno poco rassicurante a mostrare i denti con un tono di sfida, simile ad un animale che ringhiava prima di attaccare. Non dubitava che sarebbe riuscito a liberarsi di quelle mezze tacche anche da solo, ma preferiva sapere di non dover essere costretto a proteggerla nel caso gli eventi fossero degenerati.
- Però preferirei provare a parlare con loro - in un istante distrusse la prospettiva di Bakugo di dar sfogo alla propria irritazione in maniera proficua,  - Magari riusciremo a convincerli ad abbandonare i loro disdicevoli intenti e a redimerli - sarebbe scoppiato a ridere, se avesse  parlato sul serio.
- Una paladina, vero? - intuì, quel modo urticante di pensarla gli ricordava fin troppo Iida e la sua "giusta, buona e retta vocazione". Perché doveva incontrare solo individui capaci di urtargli i nervi?
- Dateci tutti i vostro averi! - fu però anche il momento in cui i manigoldi decisero sul da farsi piombando vistosi e rumorosi nella piazzetta, pugnali alla mano. La grazia e l'intelligenza di due buoi a cui avessero appena colpito i testicoli con un bastone arroventato.
Non avendo alcuna intenzione di aprire un dialogo, Bakugo colpì il primo in piena faccia con un pugno abbastanza potente da spaccargli il naso e, dallo scricchiolio che avvertì sotto le nocche, certo di esserci riuscito. Sbilanciato dal colpo, il ladro si trovò spinto indietro, il naso sanguinante mentre gemeva dal dolore. Il lupo però non gli permise di ritirarsi e veloce gli afferrò il braccio armato, roteandogli il polso in un'inclinazione innaturale fino a quando, con un grido di dolore, perse la presa sul pugnale. Con un calcio dietro alle giunture delle gambe, e aumentando la forza con cui gli spingeva il braccio dietro la schiena, fece cadere l'uomo piagnucolante in ginocchio, aiutandosi con il peso del proprio corpo per tenerlo ben piantato a terra. Il tutto durò una manciata di secondi, troppo poco perché il compagno del furfante potesse anche solo pensare di reagire in qualche maniera, rimanendo a fissare la scena allibito. Se il primo aveva una statura nella media, solo un poco più alto del lupo e della dama che lo accompagnava, il secondo ladro era invece meglio piazzato, dalla corporatura robusta e braccia muscolose da taglialegna. Per qualche istante l'uomo parve tentennare, allibito della celerità con cui il suo compagno era stato atterrato, e il suo volto perse sicurezza, almeno sino a quando il suo sguardo passò dal lupo a Yaoyorozu. Bakugo non ebbe difficoltà a leggerne le intenzioni, impossibilitato però a reagire, bloccando ancora i movimenti dell'altro.
L'uomo si gettò feroce sulla ragazza, minacciandola con un coltello mentre con l'altro braccio tentava di afferrarle il mantello, avendo intuito nascondesse al suo interno il denaro. Per un istante presa in contropiede dalla repentina reazione del ladro Momo si trovò a fissarlo allibita, lo sguardo a soffermarsi sull'arma che le puntava contro.
Bakugo temette fosse sul punto di fuggire, essendo pur sempre una nobildonna e, per quanto paladina o meno, incapace di gestire la situazione, con sua sorpresa la osservò invece gettarsi rapida a terra, ad afferrare il pugnale caduto al primo ladro. Stupito dalla sua reazione, l'uomo robusto non fu in grado di reagire prontamente, il coltello che per istinto andò a calarsi sul capo della ragazza. Lo maneggiava come se fosse stata un'accetta, tradendo la sua poca abilità con le armi. Senza difficoltà Yaoyorozu, un ginocchio piantato a terra, ne parò il colpo con il pugnale appena raccolto, lo sguardo deciso e un vago sorriso a fior di labbra. Per la troppa forza dell'uomo e per la scarsa qualità della lama, il coltello non sopportò il contraccolpo e si spezzò. Con movimento rapido del braccio, prima che potesse rendersi conto di essere rimasto disarmato e tentasse a colpirla a mani nude, Yaoyorozu lo pungolò all'altezza della vita.
Bakugo e il ladro a terra rimasero in un inespressivo silenzio a fissare la scena di uno uomo che, tagliata la cordicella che gli faceva da cinta, finiva in mutandoni in mezzo alla piazza con un pudico grido da signorinella.

Yaoyorozu lasciò che i due ladri tenessero le monete d'oro di cui si erano appropriati raccogliendole da terra, convinta dagli stessi che gli sarebbero servite per pagare le spese mediche del primo, a cui a quanto dicevano Bakugo aveva rotto il braccio. Il lupo sapeva stessero mentendo, ma la nobildonna, nella sua buona fede, non aveva voluto sentire ragioni, elargendo anzi altre tre monete d'oro per lasciar modo anche all'altro ladro di comprarsi un coltello ed una cinta nuovi. Alla fine, pur non riuscendo a derubarli, quei manigoldi erano comunque riusciti a guadagnarci, sopratutto perché, una volta sistemati, né Bakugo, né Yaoyorozu avevano voluto chiamare le guardie cittadine per farli arrestare, definendo la loro come una piccola scaramuccia di poco conto.
Vista la sua natura di lupo e di straniero, Katsuki sapeva non sarebbe stata una buona idea coinvolgere le autorità, le quali avrebbero potuto crederlo colpevole di violenza verso quei due e richiuderlo assieme a loro in una cella. Non capiva invece perché anche Yaoyorozu fosse stata d'accordo, eppure di norma per i paladini le regole della buona società non dovevano avere una valenza assoluta, al limite del fanatismo?
- Perché mi sta fissando, signor lupo? - ne interruppe i pensieri la suddetta, ricambiando il suo sguardo con una nota confusa,
- Piantala con quel "signor lupo", okay? E' irritante! - le intimò sbuffando, le braccia incrociate al petto a mettere una certa distanza fra loro, l'aveva appena conosciuta, ma si era già reso conto della sua tendenza ad invaderne lo spazio personale.
- La chiamerei anche in una altro modo, se solo lei decidesse si presentarsi - obbiettò con un sorriso cortese, per nulla intimorita dal suo atteggiamento, - A dire il vero è stato al quanto maleducato nei miei confronti interrompere la nostra conversazione senza dirmi il suo nome. Io le ho rivelato il mio e la buona etichetta richied-
- Piantala! Non ho bisogno di una lezione sulle merdose buone maniere di voi nobili da quattro soldi! - la interruppe avendo la tentazione di prendere la medesima decisione di poco prima e andarsene.
- Questa non è una maniera educata d'esprimersi - gli fece notare, un vago rammarico nello sguardo che non poté non aumentare l'irritazione del lupo. Aveva appena umiliato un uomo più grosso di lei lasciandolo piagnucolante in mutande ed era il suo modo di parlare ad infastidirla?
- Peccato, avevo deciso di ascoltare la tua strafottuta richiesta, ma se il mio linguaggio da villico urta i tuoi sensibili nervi da signorina allora credo che non se ne potrà fare un cazzo di niente - chiuse veloce la questione con un gesto della mano, - A mai più, Paladina - la salutò con un cenno brusco, prendendo la via da cui erano venuti. Le prima gocce di pioggia avevano preso a cadere su di loro e, dai nuvoloni che riempivano il cielo, era impensabile sperare che si sarebbe conclusa a breve. Doveva sbrigarsi a trovare un posto per la notte.
- A-aspettate! - lo fermò Yaoyorozu, dimentica che per una nobildonna alzare la voce a quel modo non era educato, - Di fronte a me non deve certo farsi delle remore, si esprima pure come preferisca signor..? - lasciò la frase in sospeso in evidente difficoltà, lo sguardo a rivolgergli una muta richiesta.
- Bakugo - non era un moto di pietà il suo, era solo curioso di sapere dove sarebbe andata a parare, - Ed evita il "signore", mi fa venire la pelle d'oca - un paradosso non da poco per un lupo.
- Va bene, allora solo Bakugo, giusto? - si schiarì la voce per ridarsi un contegno, - Dicevo Bakugo: con me può usare qualunque termine volgare voglia, prometto di non rimanerne turbata, a patto però che con questo mi permetta di esporle la mia proposta - si era portata una mano al petto, affrontandone lo sguardo con decisione.
- Comincio a dubitare sia qualcosa di indecente, quindi va', ti ascolto -
- "Qualcosa di indecente"?! Ma come ha potuto pensarlo? - si allarmò, quelle parole a farla sussultare dallo sdegno.
- Ero stato avvicinato in un vicolo buio da una tipa incappucciata che aveva preso a seguirmi e voleva "comprarmi" - le ricordò, e seguì un momento di silenzio in cui non poté far a meno di notare il vivido rossore di cui le si accesero le guance.
- Riconsiderando la situazione ammetto che potessi sembrare un poco equivoca - ammise imbarazzata, prendendo a giocare con il lungo nastro lucido con cui legava il mantello passandoselo fra le dita.
- Lasciamo stare, okay? - non che ne fosse impietosito, ma Bakugo preferì soprassedere andando dritto al punto. - Allora la tua offerta sarebbe? - il tempo peggiorò d'improvviso, passando da una lieve pioggerellina ad un acquazzone violento che fece precipitare acqua sulle loro teste come secchiate di acqua gelata.
- Ho un compito da svolgere per conto del mio ordine - rivelò, confermando così di essere una paladina, poiché alla suore o ad altri membri del clero non era insegnata di solito la pratica della spada. - La forza di un lupo mi sarebbe comoda - si strinse nel mantello, coprendosi il capo con il cappuccio, infastidita dal maltempo. - Per i dettagli però non sarebbe meglio trovare un posto asciutto in cui discutere? - gli propose indicandogli l'insegna sbilenca di una misera taverna, che in quella piazzetta deserta doveva sopravvivere solo grazie agli avventori più fedeli, i quali comunque non dovevano essere molti visto lo stato fatiscente in cui imperversava l'edificio.
Non avendo alternative, poiché con quella pioggia diventava ancora più fastidioso cercare un posto per la notte, Bakugo la seguì cominciando già a rimuginare su quale tipo di lavoro avrebbe potuto trattarsi. Se quel compito si fosse rivelato interessante, oltre ad una ricompensa, chissà se non avesse potuto dargli la possibilità di allontanarsi una volta per tutte da Deku e da quella sua dannata missione per la "salvezza del mondo".

- Per una serie di circostanze non posso più avvalermi dell'aiuto di chi mi ha accompagnata fin qui - prese a spiegare una volta seduti al tavolo, una di fronte all'altro. L'interno della taverna era l'esatta copia del suo esterno, un posto al quanto vecchio e semi ammuffito, con ragnatele che affollavano il soffitto simili a festoni e il pavimento scricchiolante su cui un peso importante avrebbe rischiato di sprofondare nelle fondamenta dell'edificio.
- Sono morti? - suppose Bakugo, il quale pur non essendo un lupo schizzinoso, evitò di appoggiarsi con i gomiti sul piano della tavola. Quella larga macchia scura avrebbe potuto passare per del vino che, non ripulito per tempo, era penetrato nel legno grezzo sino a diventare impossibile da rimuovere. Il suo olfatto canino però non poteva far a meno di avvertire una vaga reminiscenza di sangue fra quelle mura, misto a polvere e brodaglia calda non identificabile. In più avrebbe rischiato di prendersi una scheggia.
- Oh no, nulla di tanto tragico - negò Yaoyorozu, lo sguardo che si fermava attento sull'ambiente circostante, non riuscendo a nascondere un certo disagio e forse rimpiangendo in parte la pioggia. - C'è stata una divergenza di vedute e le nostre strade si sono divise -
- Non mi dirai che avevano tirato troppo su il prezzo e ti sei rifiutata di pagarli? - la beffeggiò appoggiandosi con una mano sulla panca, ritirandola però subito dopo con un leggero sussulto. Si era davvero preso una scheggia.
- Come hai visto, il denaro non è un problema - incrociò le braccia la petto, forse appena un po' seccata nel rivangare la faccenda o forse per cercare di trattenersi dal toccare qualcosa di quel posto. Era un verme quello che strisciava sul tavolo?
I due avventori non ebbero modo di verificarlo che un piatto venne appoggiato di prepotenza fra loro, con il probabile intento di sterminare qualunque essere fosse e fare così d'avvertimento agli amici che si era portato.
- Piatto della casa, giovanotti! - annunciò la vecchia sdentata dai lunghi capelli grigi stopposi, la voce potente di chi è duro d'orecchi ma non lo vuole ammettere. - Sei monete - allungò la mano verso Yaoyorozu, dando segno di non essere in realtà per nulla sorda e di avere invece l'orecchio lungo. Aveva aumento il prezzo, notò Bakugo adocchiando il piatto colmo di una brodaglia non ben identificabile, la stessa di cui aveva già sentito l'odore, che poteva essere una specie di zuppa di carne o forse di pesce. Un occhio morto risalì dal fondo e prese a fissarlo mettendogli addosso un certo disagio e facendogli sparire anche l'ultima ombra di appetito rimastagli.
Educata Yaoyorozu ringraziò la signora e le pagò quanto le aveva richiesto,
- Prego, mangiate pure con comodo! State pure tutto il tempo che volete - li invitò la donna, congedandosi con un espressione esultante e un sorriso tutto gengive. A Bakugo parve persino stesse saltellando dalla gioia.
- Sai che intendeva sei monete di rame, vero? - indagò, sospettoso di tutta quell'allegra vitalità,
- Ovviamente - mentì lei, palese come un girasole in un campo d'erbacce, - Ma una mancia per il disturbo non la si nega a nessuno - tentò di giustificarsi.
"Con quella somma potrebbe comprarsi una piccola proprietà" pensò sbuffando, in realtà non gli interessava come la paladina scialacquasse i propri soldi, preferiva tornare al loro discorso.
- Stavi dicendo di aver bisticciato con i tuoi accompagnatori e che ne sei stata abbandonata - le ricordò portando la discussione sulla via principale,
- Non è stato un bisticcio e non sono stata abbandonata, ho deciso io di chiudere i rapporti di lavoro - ci tenne a specificare, lo sguardo per un momento a ricambiare quello dell'occhio morto che ancora galleggiava sulla superficie della brodaglia. Anche il suo stomaco doveva essersi chiuso d'improvviso. - Come dicevo ci sono state delle divergenze, ma non è qualcosa che vada approfondita - decise di farla breve e, nonostante negasse, Bakugo si convinse che il denaro centrasse in qualche modo. - Il compito affidatomi è di trasportare un carico di libri rari fino ai piedi della montagna, nulla di complicato - commentò, per quanto non sembrassero parole sue. - Ma visti i recenti attacchi di mostri e animali feroci, non è un'attraversata che mi sento di compiere da sola, per questo cerco qualcuno abbastanza forte, disposto a venire con me -
- E hai pensato che un lupo facesse a caso tuo? - c'era una profonda nota di sarcasmo nella sua domanda, mentre era intento a togliersi la scheggia che pareva essersi piantata in profondità nel suo palmo.
- Finché cammina su due gambe - assentì, tornando a rivolgergli quel sorriso cordiale per nulla ironico, - Ammetto di essermi trovata in difficoltà. Credo abbia notato anche lei che le persone di qui non sono molto ben disposte nei confronti degli stranieri e, per quanto denaro offrissi, non ho trovato nessuno che volesse aiutarmi - e ciò fece suonare un campanello d'allarme alle orecchie da lupo di Bakugo, che per riflesso si drizzarono attente.
- Mi sembra difficile crederlo - commentò gettando via con un gesto la scheggia, la quale finì inavvertitamente nella brodaglia, - Qual è la fregatura per cui tutti voltano le spalle ad una paladina? -
- In realtà mi manca ancora poco per ricevere anche il riconoscimento a Paladino , al momento mi hanno investito del titolo di Comandante - gli confidò non senza una certa fierezza, quasi lo ritenesse un vanto, ma Bakugo non si era mai interessato della struttura interna della Chiesa de Santi Parola e della Spada, quindi non aveva idea se si trovasse di fronte a qualcuno di importante o meno.
- Quindi: la fregatura c'è o no? - insistette, temendo stesse cercando di cambiare discorso per non rispondergli, e vedendola incurvare le spalle un poco amareggiata.
- Non c'è nessuna fregatura, su questo posso giurare - si portò una mano al petto come a sancire una promessa e, se Bakugo ricordava bene, per i paladini il mancare alla parola data era da considerarsi un peccato degno della dannazione.
- Però? - non poteva non esserci un "però" da qualche parte o, ne era consapevole, non si sarebbe di certo rivolta ad un lupo.
- Però c'è una superstizione riguardo ad uno dei tomi che dovrei portare a valle - rivelò non senza fatica, prendendo a mordersi nervosa l'interno guancia,
- Fammi indovinare: un qualche tipo di maledizione? - non ebbe bisogno di vederla annuire per averne certezza, di "oggetti della sventura" se ne trovavano in ogni dove per il mondo e il più delle volte le dicerie createsi sul loro conto si rivelavano false. - E chi meglio di qualcuno già maledetto per trasportarlo, giusto? - era tornato al tono velenoso ed ironico, non erano in pochi a credere che il suo stato fosse dovuto ad un qualche tipo di maleficio e perciò in passato era stato additato anche come "bestia maledetta".
- In realtà, quando l'ho vista ho pensato: "chi meglio di un lupo per riconoscere una diceria vera da una falsa?" - lo sorprese lei, - Non esiste alcuna maledizione, si tratta solo di una fandonia messa in giro da qualcuno che non voleva che quei libri venissero spostati - la piega della sue labbra tradì il fastidio e un certo sospetto.
- Credi ci sia qualcuno che voglia ostacolarti? -
- Questo non lo so, ma potrebbe essere - ammise, - Ci sono molti uomini nell'ordine a non apprezzare che una donna sfoggi il titolo di paladino, intralciarmi ora sarebbe un modo per impedirmi di ottenerlo -
- Oh, quindi hai dei nemici? - se ne stupì, per quanto non conoscesse la duchessa abbastanza da poterne rimanerne colpito.
Per qualche motivo di cui non riusciva a capacitarsi, Yaoyorozu gli metteva addosso un senso di tranquillità. Non la vedeva come una minaccia, per quanto di norma fosse sempre in allerta con chi lo avvicinava, e non riusciva a comprendere come qualcuno potesse darle noia.
- Non penso mi attaccherebbero in maniera diretta, se è ciò che temi per la nostra attraversata, ma non si esimano da qualche dispetto - non gli sfuggì che avesse parlato al plurale coinvolgendolo come se avesse già accettato.
- Come corrompere i tuoi compagni di viaggio perché ti abbandonino a metà del lavoro? - la punzecchiò in un moto di irritazione, poteva anche trasmettergli un'aura di calma e pace, ma non per questo il suo carattere ne era sedato.
- E' ciò che sospetto abbiano fatto, ma non ne ho le prove - sospirò amareggiata, lo sguardo a cadere sulla superficie del tavolo prima di tornare a lui per affrontarlo. - Allora pensa di accettare la mia offerta? Il suo prezzo non sarà un problema - sorrise affabile, con quella nota candida ed ingenua tipica di una nobildonna che, per quanto addestrata all'uso della spada, era comunque cresciuta fra gli agi.
- Non ti stai fidando un po' troppo? Stai pur sempre proponendo ad un lupo di viaggiare da sola con lui, non sai cosa potrei fare - preferì metterla in guardia, sorridendo con un piega di minaccia a mostrare le zanne. Non facevano certo colpo come i denti di Kirishima, ma non sfuggiva la natura bestiale di cui erano intrise.
- Beh, poco fa ha cercato di tirarmi fuori da una situazione scomoda causata solo dalla mia ingenuità - gli ricordò per nulla intimorita, - Lupo o meno, non mi sembra una cattiva persona e, in ogni caso, le ho già dimostrato di essere in grado di difendermi - sollevò il mantello per mostrargli la spada che portava affianco. La lama rimaneva nel proprio fodero, ma Bakugo non dubitava le sarebbe bastato un istante, per puntargliela alla gola. Doveva ammettere che in parte quella ragazza cominciava a piacergli, mancanza di buon senso comune a parte. - Le andrebbe bene partire domani mattina presto? Ho già disposto tutto per il viaggio - gli propose cogliendolo di sorpresa,
- Non ho ancora detto che accetto! - sbottò.
- Se non fosse stato interessato se ne sarebbe già andato da un pezzo, giusto? - obbiettò, memore di come era stato rapido a voltargli le spalle ed andarsene la prima volta. - O forse rimane qui per il cibo? - per riflesso Bakugo sorrise a mascelle serrate, un riflesso dovuto alla sua natura animale e pareva quasi un ringhio. Ora la paladina stava facendo dell'ironia?
- Avrei un paio di condizioni - accettò non riuscendo a trattenere l'entusiasmo, il quale si tradusse in un movimento incontrollato della coda che però Yaoyorozu fu tanto cortese da non fargli notare.
Il bulbo oculare affondò silenzioso nella brodaglia senza che i due avventori se ne accorgessero, il suo sguardo morto a guizzare per un istante di vita nel assistere al loro discorso.



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