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Autore: linea_carmensita94    18/10/2019    1 recensioni
Cinque ricordi mischiati nel tempo narrano la dipendenza da l'acool di Lilija, una giovane donna vittima di un destino avverso e di un clima di fatalismo che ha segnato l'Ucraina di metà anni ottanta.
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Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cap. 3
Fine Aprile 1988
 

Apro gli occhi: un forte dolore alla schiena e un emicrania allucinante mi sorprendono come una bastonata improvvisa. Ho un leggero brivido e mi accorgo di avere addosso solo un paio di mutande bianche e la vestaglia da notte verde tra le mani.
Un insopportabile odore di chiuso invade le mie narici, così cerco di mettermi in piedi per aprire la finestra ma le ginocchia mi abbandonano di colpo; riesco ad aggrapparmi a un  angolo del letto e solo in quel momento realizzo di aver dormito sul pavimento della mia camera.

Sono ancora in ginocchio, aggrappata a  l’angolo del materasso e mi rendo conto che è quasi sera. Quante ore ho dormito? Perché ho dormito per terra? Non ricordo proprio niente … non so nemmeno che giorno è oggi!
Cerco di nuovo di rimettermi in piedi e per fortuna riesco a rimettermi dritta nonostante il tremendo capogiro che ne segue. A passi lenti, mi avvicino al soggiorno restando appiccicata alle pareti immersa nel buio della sera. Raggiungo l’interruttore e accendo la luce del soggiorno. La luce mi acceca di colpo e la mia emicrania si fa sempre più fastidiosa, per non parlare della nausea.
Il soggiorno, il corridoio e la cucina sono un disastro! Ci sono frammenti di cocci sul pavimento, spazzatura arretrata, avanzi di pane con lardo e alcune bottiglie di vodka vuote. Il divano è macchiato di vomito, i vetri delle finestre hanno un fitto strato di polvere come i pochi mobili di casa che mi sono rimasti … ma di tutta questa confusione, ciò che più mi tocca è la foto del mio matrimonio per terra in mezzo a quelle bottiglie vuote. La raccolgo e la guardo con profonda malinconia ripensando a quella felicità perduta.

Cosa è rimasto di quella Lilija sorridente e piena di sogni?  
Osservo quella vecchia Me con l’abito bianco, i capelli corvini raccolti in un intreccio elaborato, gli occhi azzurri pieni di vita, la faccia marcata ,la pelle bianca pulita, il corpo slanciato e con poche forme.
Adesso sono solo una donna grassa e trasandata  con i capelli crespi,  lo sguardo pitturato e vuoto. Inoltre, è da qualche giorno che ho la vescica infiammata e non riesco più a mangiare come si deve: qualunque cosa mangio, la vomito subito! Dovrò farmi visitare dal medico uno di questi giorni.
Mi rimetto la vestaglia addosso e controllo se in frigo ho ancora delle bottiglie di vodka; ho bisogno di bere, così mi annullo e non penso più al mio dolore incessante.
Per fortuna, ne ho ancora due! Devo assolutamente comprarne delle altre, queste mi basterà a malapena per la notte. Guardo l’orologio e mi accorgo che sono passate le venti: adesso il super mercato è chiuso. Afferro la mia borsa appesa a l’appendi abiti, cerco con urgenza il mio borsello e controllo quanti soldi mi sono rimasti. Maledizione! Non ho niente.

Qualcuno bussa alla porta. Senza curarmi della sporcizia e del disordine che regnano, vado ad aprire. Sbuffo nel constatare che si tratta della signora Borisevic.
« Cosa desidera? » le chiedo cercando di contenere la mia scocciatura. Dopo tutto, questa donna mi da un tetto dove poter sopravvivere.
« Sa che giorno è oggi? » mi chiede guardandomi torva.
« Domenica … »
« è Giovedì!  »
 Cosa? Ho saltato un quattro giorni di lavoro e nessuno mi ha cercata, come può essere?!
« è in ritardo di otto giorni con il pagamento dell’affitto e l’altro giorno ho scoperto per puro caso che è stata licenziata per essersi presentata completamente ubriaca in fabbrica. Ho cercato di essere indulgente e ho provato a cercarla in diverse occasioni, ma da quello che vedo  …  » lascia la frase in sospeso osservando l’interno del mio appartamento « I vicini sono venuti da me a lamentarsi del baccano che hanno sentito in questa casa negli ultimi giorni! » continua riuscendo a malapena a contenere la rabbia.
Non so cosa dire, non ricordo nulla ne del mio licenziamento, ne di essermi rinchiusa in casa per così tanti giorni … tanto meno mi ricordavo dell’affitto da pagare! È come se la signora Borisevic mi avesse tirato una secchiata di acqua fredda addosso: non ho soldi, ho appena scoperto di essere senza lavoro e la mia affittuaria vuole essere pagata.
« Mi … mi dispiace per questa situazione. Ho passato un momento difficile ma le prometto che troverò i soldi per l’affitto, riprenderò il mio lavoro, farò … »
 « Signora Kochanov, non è solo un problema di soldi: è da troppo tempo che va avanti questa storia delle sbronze e io non posso più tollerare un simile comportamento! »
Improvvisamente, due uomini in camice bianco si materializzano dietro la signora Borisevic.
« Che diavolo significa? » le chiedo con voce tremante e un brutto presentimento che cresce.
« è per il suo bene, loro possono aiutarla. »
  
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