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Autore: linea_carmensita94    18/10/2019    1 recensioni
Cinque ricordi mischiati nel tempo narrano la dipendenza da l'acool di Lilija, una giovane donna vittima di un destino avverso e di un clima di fatalismo che ha segnato l'Ucraina di metà anni ottanta.
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Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cap. 4.
Aprile 1987


Un altro pantalone da sistemare con la macchina da cucire e ho finito anche oggi! Non ne posso più di restare seduta in questa sedia scomoda. Prendo la mia borraccia e mi riempio la tazza portatile con la vodka, la quinta tazza della giornata.
Durante le ore lavorative, cerco sempre di controllarmi considerando che non posso permettermi colpi di sonno con la macchina da cucire in azione; però è più forte di me, ho bisogno della vodka come fosse ossigeno perché mi aiuta a non pensare, a non ricordare …

Oggi è il 26 Aprile, è già passato un anno da l’incidente di Cernobyl. Ieri sera, Gorbacev diceva parole rassicuranti sulle opere di bonifica fatte dai volontari in televisione. A me non importa più niente! So che non tornerò mai più a Pripjat, non passerò più le Domeniche mattina con Dimitri ad aiutare suo padre a raccogliere le patate nel campo, non pranzeremo  più insieme con le conserve e i salumi nei pressi del fiume Pripjat durante le nostre scampagnate, non avrò mai la mia casa grande, la mia famiglia, i figli e i nipotini … Dimitri non invecchierà con me.
Avevo spento il televisore, scolato  una bottiglia e mezzo di vodka e mi ero addormentata nel divano, stringendo la foto del mio matrimonio sul petto, ingoiando le mie lacrime.

Dopo Cernobyl, ho scoperto che tanta gente ha trovato conforto nella vodka; si dice che ti protegga dalle radiazioni. A me, mi aiuta a vivere un giorno alla volta: quelle poche amicizie che avevo creato a Kiev, sono sparite perché nessuno è in grado di comprendere la mia sofferenza, alcuni colleghi di lavoro hanno persino provato a corteggiarmi ma la sola idea di dividere la mia esistenza con un uomo che non sia mio marito, mi è inaccettabile! 
Solo la vodka non mi abbandona!  
Quando non lavoro, riparo i vestiti di qualche vicino in cambio di una bottiglia di vodka; tra i “ compagni “ vale il sistema del baratto, specialmente in questi tempi di crisi.  
 
°°°°°°°°°°°°°


Appena rientrata, mi reco subito verso il frigorifero per poter bere in santa pace, senza freni.
Non c’è vodka in frigo, non può essere! Ieri pomeriggio, avevo comprato quattro bottiglie, come ho fatto a finirle in così poco tempo?!
Prendo la mia borsa e controllo se mi è rimasta della vodka nella borraccia. Niente!
Inizio a grattarmi la testa con fare ansioso e cerco di calmarmi. Se non ricordo male, dovrebbe passare Vadik a ritirare la sua giacca di pelle e mi porterà due bottiglie di vodka come ringraziamento.

Bussano alla porta, deve essere lui. Corro trafelante e appena apro, osservo il biondo gigante ben piazzato sulla soglia come fosse un’ apparizione.
« Buonasera, Lilija. È pronta la giacca? » mi chiede con un tono tutt’altro che amichevole. A dire il vero, non è mai stato un simpaticone.
« Eccola.  » gli rispondo mentre gli consegno la giacca ben piegata.
Osserva accuratamente la giacca con fare contrariato « Dovrei darti due bottiglie di vodka per questo? Non ne meriti nemmeno una! »
« Lo strappo era profondo, il mio è stato un lavoro di precisione, considerando il materiale! Non puoi fare il pidocchioso! »  gli urlo contro.
« Vai al diavolo! » replica voltandosi in direzione della porta ma io mi butto ai suoi piedi in ginocchio.
« No! Ti prego, Vadik. Cosa posso fare per quelle due bottiglie?! Mi servono! » lo supplico in preda a una crisi di nervi.
Vadik si guarda intorno e il suo sguardo si sofferma su un mobile vicino al divano « Dammi quel orologio da polso e ti darò tre bottiglie di vodka. » risponde impassibile.
Mi si gela il sangue, vuole prendersi l’orologio da polso del mio Dimitri! Quello era un regalo della sua famiglia quando concluse il servizio militare. Non posso darglielo … però mi darebbe tre bottiglie di vodka ed io ne ho bisogno.
« Allora? le vuoi o no le tue bottiglie?! » mi incalza con aria impaziente.
Mi rimetto in piedi. Con le lacrime agli occhi e il passo tremante, prendo l’orologio e lo porgo a Vadik.
 
Sto così male da volere che qualcuno mi uccida all’istante.
 
  
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