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Autore: Florafairy7    18/10/2019    2 recensioni
Sono passati due anni da quando le Winx e gli specialisti hanno sconfitto Zvonimir, ma ancora una volta le loro vite vengono scombussolate: mentre ognuno di loro raccoglie ancora le macerie dopo la guerra contro lo stregone, una nuova minaccia incombe sulla Dimensione Magica. Molte cose sono cambiate e non tutti sono pronti a mettersi in gioco; nel frattempo, Brandon e Flora fanno i conti con la profezia che gli Spiriti di Linphea hanno pronunciato e che cambierebbe non solo la loro vita, ma quella di tutti, per sempre.
Seguito di "Bocciolo d'Inverno"
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Brandon, Flora, Nuovo personaggio, Specialisti, Winx
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INCONTRI DAL PASSATO
 

Brandon fissava quelle foto cercando di mettere insieme i punti. Una parte di lui sperava di sbagliarsi, ma d'altro canto se non fosse stato Barrera il suo uomo significava che c'era un cacciatore di fate in più nella Dimensione Magica. Ad un tratto, ruppe il silenzio di quell'ufficio tirando il dossier davanti a lui sulla scrivania, e si rese conto che rimanere fermo a riflettere non era per nulla nel suo stile.

Su Magix, nel frattempo, Helia era in quello che ora era diventato il suo ufficio come preside di Fonterossa e aveva appena finito di organizzare la riunione per quel pomeriggio. Diede un'occhiata all'orologio e, notando che si era sbrigato piuttosto in fretta, decise di mettere da parte le scartoffie e mettersi al lavoro sul serio. Si diresse all'armadietto che aveva accanto allo specchio che gli permetteva di comunicare con Alfea e con Torrenuvola e prese le radici che aveva trovato con Martha, il piccolo calderone, la polvere di stelle e la rugiada che la melissa gli aveva procurato e portò tutto sulla scrivania. Dalla libreria prese il libro di pozioni che proprio suo nonno gli aveva lasciato. Sospirò, dando un'occhiata a tutti quegli oggetti, poco convinto, e iniziò a leggere.

"Molto bene, dunque... l'incantesimo della strega Agnes Nutter in grado di assorbire energia magica... eh beh, mi pare di avere tutto, ma non capisco come...?" Bussarono alla porta, il giovane chiuse immediatamente il libro davanti a lui. "Ehm... sì?" La giovane segretaria aprì di poco la porta e fece scivolare la testa.

"Preside Helia, c'è una persona che chiede di lei."

"Non mi sembrava avessi appuntamenti oggi."

"Oh, no, non ne aveva infatti, ma dice di essere un suo amico."

"Beh, fallo entrare allora. Grazie." Disse Helia, piuttosto sorpreso. Ma la sorpresa divenne ancora maggiore quando vide chi entrò nel suo ufficio.
I due si salutarono con un abbraccio, anche se l'ospite non era completamente a suo agio, e poi Helia lo invitò a sedere. "Scusami, metto via questa roba." Disse, cercando di sgomberare in fretta la scrivania, ma ancora stupito. "Wow, non posso davvero crederci!" Esclamò con un sorriso, l'altro ridacchiò. Dunque Helia sedette alla sua scrivania, con un sorriso stampato in volto.

"Beh, guarda che non sono mica morto e tornato in vita, sono solo stato lontano per un po'." Disse l'altro, replicando a quello stupore.

"Lo so, sì, certo, perdonami, è solo che sono cambiate così tante cose, sembra essere passato così tanto tempo..."

"Già, immagino, scommetto che siete stati voi a rimettere a posto il cielo due anni fa."

"Infatti..." Confermò Helia stringendo le labbra.

"Helia, avrei bisogno di un favore." Confessò quindi.

"Ma... ma certo, dimmi." Helia annuì mostrando tutta la sua disponibilità.

"Beh, mi chiedevo se avessi bisogno di qualcuno qui a Fonterossa, non so, se..."

"... davvero? Cioè, tu a Fonterossa? Con i ragazzi?" Notò che l'altro era perplesso. "Cioè, non fraintendermi, ma non credevo fosse la tua aspirazione."

"È vero, ma ora qualcosa è cambiato e sento che posso davvero fare qualcosa. Ascolta, so che non ti fidi di me, neanch'io mi fiderei di me, ma..."

"Riven, non dire altro. Mi fido di te, solo che non credevo che fosse questo quello che volessi fare nella vita." Helia sorrise pacificamente, Riven strinse le labbra.

"Ho avuto un'adolescenza difficile, le mie vecchie ferite mi hanno accompagnato per troppo tempo e mi hanno fatto diventare una persona che non mi piaceva, ma ora le cose sono cambiate e se posso vorrei essere un esempio per dei ragazzini."

"Beh, questo ti fa onore." Dichiarò Helia, con un sorriso, stupito.

"Ti ringrazio." Replicò il giovane, accennando un sorriso educato. "Allora, puoi aiutarmi?"

"Forse io no, ovvero, non qui a Fonterossa, ma proprio l'altro giorno sono stato contattato dal Collegio di Linphea, i paladini devono pur essere allenati da qualcuno, e beh... Linphea negli ultimi tempi non se l'è passata troppo bene... non voglio portartela per le lunghe, ma saresti interessato?" Chiese Helia, storcendo le labbra, ma Riven gli sorrise entusiasta.

"Non so come ringraziarti! Helia, davvero, grazie mille!"

"Ma figurati..." Ridacchiò Helia. "... in cambio potresti raccontarmi dove sei stato per tutto questo tempo."

"Oh, beh, certo..." Borbottò il suo amico, passandosi le mani sulle coscie con impazienza, quasi aspettasse di alzarsi e correre su Linphea di lì ad un istante.

"Tè al gelsomino?" Propose il bach, impaziente invece di ascoltare tutta la storia.

"Solo per farti piacere." Rispose il suo amico ridacchiando.

Nel frattempo, su Zenith, Timmy stava aprendo gli occhi, ritrovandosi con gli occhiali storti e la bocca impastata dopo essersi addormentato forse all'alba, rimasto in piedi fino a quell'ora grazie a dosi esagerate di caffè. Fu un raggio di sole che lo svegliò, chissà come aveva trovato il proprio passaggio attraverso le persiane abbassate. Infatti, il laboratorio era in penombra, ed era un vero disastro: libri per terra costringevano allo slalom, la scrivania annegava sotto appunti, le due lavagne erano in mezzo alla stanza ed una di queste era stata cancellata malamente durante un momento di scoraggiamento.
Lo scienziato si raddrizzò gli occhiali e sbadigliò, guardandosi intorno. Controllò il cellulare: Helia avrebbe dovuto già chiamarlo. Diede un'occhiata agli appunti che stava scrivendo prima di addormentarsi:

"- essenza magica -> impossibile da recuperare (?) --> HELIA
- Abilità occulte --> x
- Polvere di stelle + polvere di fata + (x • n33) ÷ (?)"

"Perché non riesco a trovarti? Perché non riesco a capire?!" Esclamò con rabbia, riferendosi a quel fattore che gli mancava. Era solo in quel laboratorio, non poteva prendersela con nessuno se non con se stesso, che non aveva trovato un modo per sconfiggere Zvonimir prima che Tecna concedesse la propria essenza di fata. In preda ad un impeto di rabbia scaraventò gli appunti sul pavimento, per poi rimanere a fissarli per qualche minuto, senza sapere esattamente cosa fare.

"Quando me ne sono andato non avevo una meta precisa," Spiegò Riven. "ma mi ero reso conto che ormai trasmettevo solo sentimenti negativi alle persone che mi stavano vicino, soprattutto a Musa. Ero innamorato di lei, ma non bastava e so che ha sofferto molto." Soffiò sul suo tè. "Sono andato a Basing-Seh, dove ho cercato di imparare qualcosa dai monaci della terra e dell'aria. Ero deciso a trovare me stesso, ed è quello che ho fatto: ho guardato in faccia tutto quello che mi portavo dentro. Tutte le delusioni, le paure, quelle cose che mi facevano rimanere bloccato nella rabbia e nel rancore. Mi sono reso conto che per quegli anni non avevo fatto altro che autocommiserarmi invece che reagire, mentre credevo di farlo cercando di essere il migliore e superare tutti trattandoli anche male. Mi sono allenato con loro e ho allenato anche la mia anima. Sono una persona nuova, Helia, ma sempre quella che conosci... non so se è chiaro."

"Credimi, è chiarissimo." Replicò  bach col sorrisetto di uno che la sapeva lunga. "Io stesso ora sono una persona completamente diversa, sono il bach di Linphea, ma rimango me stesso." Lo guardò. "Sono felice che tu sia tornato."

"Anch'io, mi siete mancati tutti. Mentre ero lontano mi sono reso conto che siete voi i miei amici e questo non potrà cambiare. I ragazzi come stanno?"

"Oh, stanno tutti bene. Insomma, ognuno ha le sue cose ora, e con quel che è successo, anche se sono passati due anni, siamo ancora tutti un po' scossi... ma in fondo stiamo bene."

"Oh... e le ragazze?"

"Beh, loro... sono certo saranno felicissime di sapere che sei tornato." Replicò il giovane preside; a quanto pareva in quel momento gli era mancato il coraggio per raccontare tutto.

"Oh, no." Lo frenò Riven, ed Helia parve confuso. "Non dire ancora nulla... vorrei prima sistemarmi... sai, voglio fare le cose per bene, soprattutto con Musa, quindi per favore non farglielo sapere ancora che sono tornato."

"Oh, va... va bene, sta' tranquillo."

"Neanche a Flora, per favore."

"Oh, no, ehm... certo..." Borbottò Helia.

"Per come ricordo voi due vi dite praticamente tutto..." Puntualizzò Riven, guardando stranito il suo amico. Helia strinse le labbra con un sospiro e disse:

"Puoi stare tranquillo: io e Flora non stiamo più insieme."
Riven s'incupì e si affrettò ad aggiungere:

"Helia, mi dispiace, scusami, non l'avrei mai immaginato, voi due eravate così... scusami... la..." Si schiarì la voce. "... la senti ancora?"

"È la mia migliore amica, in realtà." Rivelò il bach, alzando le spalle.

"Oh... bene." Replicò Riven con un sorriso, anche se un po' in imbarazzo.

"Si è sposata." Aggiunse Helia, il suo amico alzò entrambe le sopracciglia per lo stupore.

"Sembra che mi sia perso un po' di cose... ma quando?"

"Era ad un paio di giorni dalla quasi fine del mondo, due anni fa... poco dopo ci fu la battaglia."

"Oh... e lui com'è? Ha combattuto con voi? È parte della squadra?" 
Helia non poté fare a meno di trattenere un sorriso davanti a quelle domande.

"Certo che ha combattuto con noi, Brandon non si è mai tirato indietro quando si è trattato di battersi e credo che tu lo sappia bene."
Riven assottigliò gli occhi, poi sorrise stupito.

"Oh, beh, non male, lo ammetto... e... e tu? Cioè..."
Helia si schiarì la voce per non permettergli di continuare e disse:

"... allora, ti andrebbe bene se chiamassi per fissarti un incontro al Collegio?"

Nel frattempo, su Eraklyon, Brandon aveva fatto qualcosa che forse non avrebbe dovuto: si era spogliato della sua uniforme della guardia reale e si era recato sulla riva est, nei luoghi dove erano state trovate quelle fate. Non aveva informazioni, non sapeva chi fossero, ed Eraklyon aveva preferito insabbiare tutto senza fare troppe domande. Ma Brandon di domande ne fece eccome, quel pomeriggio, anche se ottenne poche risposte. La maggior parte delle persone non rispondeva e sosteneva di non sapere assolutamente nulla, anche se i corpi esanime di quelle povere ragazze erano stati trovati proprio in strada. Era riuscito soltanto a scoprire i nomi, ma quando si era recato dalle loro famiglie queste non avevano voluto parlare con lui. Stava tornando a palazzo, quando il suo sguardo fu attirato da un volto. Contro la sua volontà, si ritrovò a fissarlo, quando questo incontrò il suo sguardo. Entrambi capirono di essere la persona che l'altro credeva e non si stavano sbagliando, ma quando questo fece un passo nella sua direzione, Brandon mise in moto la sua windrider e si diresse a palazzo ad una velocità che non era di buon esempio per gli altri sudditi. Soltanto quando si trovò nel cortile del palazzo tornò a respirare normalmente.
Quel giorno si poteva dire ormai concluso: non riusciva a pensare ad altro, sentiva dentro di sé un senso di ansia e paura. Fu il principe Sky che lo raggiunse quel pomeriggio per chiedergli novità, e notò che qualcosa turbava il suo amico.

"No, tranquillo..." Lo rassicurò il suo scudiero. "... sai, con la faccenda di Flora sono costantemente preoccupato... comunque," Prese un respiro per cambiare argomento. "sono stato sulla riva est."

"Brandon..." Il principe alzò gli occhi al cielo stancamente.

"Lo so che non avrei dovuto, ma fissare quelle foto non mi dava delle risposte."

"Ed ora le hai trovate?" Chiese il principe, scettico, ma disposto a dargli il beneficio del dubbio. Brandon, appoggiato allo schienale della sedia, alzò lo sguardo verso di lui con aria sconfitta.

"No... ma devo per forza: abbiamo un cacciatore di fate qui su Eraklyon." Ci fu silenzio. "Questa storia mi sta facendo impazzire!" Esclamò irritato.

"Ecco, appunto." Disse il suo amico, sedendo di fronte a lui. "Ti ho chiesto di occupartene, ma sei ad un vicolo cieco e devo chiederti ora di lasciar perdere."

"Cosa?! No, Sky..."

"... ascoltami." Lo zittì il principe. "Ho bisogno di te qui a corte, sai che è pericoloso e ho bisogno che mi guardi le spalle, a me ma soprattutto a Bloom."

"Ma..." Provò a ribattere Brandon, ma il biondo con uno sguardo lo fermò.

"Presto avremo il ricevimento per il compleanno di mio padre e ho bisogno che tu sia fra noi, anche con la testa. Lascia perdere le fate, per ora... ovviamente, se ci saranno dei cambiamenti hai tutto il mio appoggio, ma per ora... per ora ho bisogno che tu non parta in quarta per qualcosa tralasciando tutto il resto." Brandon tentennò per qualche secondo, poi, alzando gli occhi al cielo, concesse:

"E va bene..."

"Ed ora va' a casa." Il principe accennò un sorriso, cercando di smorzare la tensione che si creava quando tra i due amici diventava evidente che Brandon era il sottoposto.

-

"Di solito parto in quarta lasciando perdere tutto il resto?" Chiese Brandon, mentre era stretto alla sua fata davanti al camino.

"Tu? Sempre." Rispose Flora, con un sorriso divertito.

"Oh, andiamo, non ci hai nemmeno pensato!" Protestò lui.

"Non devo, ti conosco bene..." Lo guardò, diventando seria. "... Brandon, che succede? Guarda che lo vedo che sei preoccupato." Lui sospirò, incupendosi. "Ehi." Lo incalzò la fata.

"C'è un cacciatore di fate su Eraklyon." Flora sgranò gli occhi. "Sono già due le fate a cui ha rubato le ali. Non ho tracce, non ho nulla, non riesco a capire: perché loro? È un caso? O è studiato? Perché ucciderle soltanto dopo? Mi porta a pensare che possa essere Barrera."

"Ma..."

"... non sono sicuro di nulla, a dir la verità, è solo un'ipotesi, e Sky ha detto che vuole accantonare la cosa perché c'è altro a cui pensare."

"Brandon," Lei si tirò su, "sono certa che riuscirai a capire di chi si tratta e perché ha fatto questo a quelle povere fate. Ma non tormentarti..."

"... come faccio? So che cammina libero e io non ho tracce!"

"Su Eraklyon c'è un corpo di vigilanza, perché te ne stai occupando da solo?"

"Perché ormai non ci si può fidare di nessuno: sappiamo che l'ispettore Ayala parteggia per gli antimonarchici anche se non apertamente, e con quello che è successo due settimane fa con l'incidente all'attraversata della famiglia reale ormai è impossibile dar fiducia a qualcuno."

"Perché non me l'hai detto prima?" Chiese Flora, scura in viso.

"Per... non volevo farti preoccupare." Confessò il soldato, poi posò una mano sul grembo della sua fata.

"Beh, credo gli interessi sapere del suo papà." Replicò lei, intrecciando la propria mano con la sua. Si sorrisero. "Brandon, dimmi la verità: c'è altro che ti preoccupa." Lui strinse le labbra.

"Credo... credo di aver visto mio padre oggi." Flora alzò entrambe le sopracciglia e dovette ricordarsi di chiudere la bocca.

"M-ma... dove?"

"Sulla riva est, ero vicino alla strada che porta al ponte... io... era lui, ne sono sicuro. Mi ha visto, e credo che mi abbia riconosciuto..." Flora non disse nulla, rimasero in silenzio con solo il crepitio della legna che ardeva. "Cosa ci faceva su Eraklyon?" Si chiese poi il giovane. "Chissà se sa di Logan, chissà se... non lo so neanch'io cosa voglio sapere, sinceramente..." Flora non disse nulla, ma lo abbracciò stretto.

Quelle settimane passarono senza alcun cambiamento, se non in Flora. La fata stava scoprendo dei cambiamenti nel suo corpo, nel suo umore. Ormai la paura per la profezia stava andando man mano scemando data l'incredibile emozione e la felicità che provava. Le sue amiche, sebbene impegnate con i loro regni, le stavano vicino ed erano emozionate quanto lei. Nel frattempo, Brandon cercava di tenere da parte i suoi dubbi per godersi appieno quei momenti che lui per primo aveva tanto desiderato, anche se su Eraklyon la situazione era complicata a causa della costante protezione che doveva garantire a Sky e Bloom e del cacciatore di fate ancora senza identità. 
Nel frattempo, Helia aveva provato e riprovato con gli incantesimi di Agnes Nutter, ma nessuna soluzione era ancora tra le sue mani, mentre Timmy era sempre più chiuso in se stesso cercando di capire dove sbagliava. Mentre Tecna rimaneva nella sua piccola bolla, indisturbata, anche se Flora continuava ad andarla a trovare spesso, cercando di rompere quel circolo vizioso di giornate monotone. La scuoteva, anche se non era nel suo stile, e la maggior parte delle volte Tecna crollava. Per la keimerina era straziante vederla in quello stato, ma sapeva che era necessario se non altro per farla sfogare, per innescare delle emozioni, seppur dolorose, che rompessero quell'apatia. Sperava in qualche modo che aprendosi Tecna potesse rialzarsi, riprendere le forze che teneva nascoste dentro e che ormai era troppo spaventata per mostrare.
Quel pomeriggio, Flora aveva terminato le sue lezioni e aveva lasciato Miele con le sue amiche, quindi si diresse verso casa. Un messaggio però le fece cambiare direzione e allora, allarmata, raggiunse in fretta il palazzo reale.

"Martha, che succede? Mi hai fatto preoccupare." La melissa chiuse la porta di fretta, agitata. Poi corse davanti a Flora e la guardò, con occhi pieni di preoccupazione.

"Lo sa." Fu tutto ciò che servì a Flora per capire. Il viso della keimerina perse ogni espressione, fece un passo indietro istintivamente.

"Ti prego, fa' qualcosa." Implorò, con il cuore che le si agitava nel petto.

"Non posso fare nulla, mi dispiace. Vuole vederti." Spiegò Martha, con un nodo in gola per il dispiacere e per quella sensazione di fallimento che sentiva dentro di sé.

"Martha, non posso andare da Lei. Non posso. Io..."

"... sai che devi. Se non lo farai ora Lei troverà un modo per raggiungerti." Flora rimase in silenzio, si coprì il viso con le mani come per riflettere per un secondo. "Vengo con te." Si offrì la melissa.

"Ti ringrazio." Replicò la fata, scuotendosi. "Ma credo che debba venire anche Brandon."

"Lei mi ha chiesto di te, non lo farà accedere alla sua presenza."

"Ma..." Balbettò la keimerina, ma la sua amica la esortò ad andare. Flora non disse nulla durante il tragitto, mentre Martha borbottò senza interruzione. Quando arrivarono davanti alla cascata di rampicanti, Flora prese un respiro e Martha aspettò la sua conferma per scoprire l'entrata all'antro della Natura.

"Avrei preferito trovare il muro di pietra." Borbottò Flora, stringendo i pugni per contenere l'agitazione. Avanzarono sicure, mentre le ninfe scappavano dalla loro vista, sussurandosi qualcosa. Al voltarsi, Flora e Martha trovavano solo alberi, pozze d'acqua e brezze leggere, ma le sentivano.

"La melissa!"

"Accompagna la keimerina!"

"Traditrice!"

"Silenzio!" Tuonò Vymarna, uscendo dalla sua quercia. Flora e Martha erano già davanti a lei.

"Potente Vymarna." Si affrettò a salutare Martha, accompagnando con una riverenza. Flora, invece, non disse nulla e rimase a braccia incrociate. Vymarna sorrise a Martha e poi guardò Flora, cambiando espressione e rivolgendole uno sguardo di sufficienza. La sua pelle rugosa come corteccia si arricciava intorno alle labbra sottili, inarcate esprimendo diffidenza.

"Quando imparerai a mostrare un po' di rispetto?" Chiese, Flora alzò un sopracciglio ma preferì non replicare a quella domanda.

"Mi hai fatto venire qui, che cosa vuoi?"

"Come se non lo sapessi..." Replicò la Natura, assottigliando gli occhi, guardandola con disprezzo.

"Te lo chiedo ancora: cosa vuoi?"

"Quello che porti in grembo è la rovina di Linphea, non te ne rendi conto?!" Sbraitò Vymarna, sbattendo un pugno chiuso sul tronco davanti a lei. I suoi orecchini di legno dondolarono.

"Come fai tu a non renderti conto che non è così?!" Ribatté Flora. "Hai pronunciato una profezia su di lui, proprio tu che mi avevi imposto l'infertilità. L'Inverno deve tornare su Linphea, è il destino che vuole così!"

"Sei ingiusta con me, proprio come tua madre! Ti avevo imposto l'infertilità con lui, e proprio per evitare questo!" Flora alzò gli occhi al cielo.

"Ed io non mi sono opposta, o sbaglio? Vymarna..."

"... liberati di lui." Ordinò la Natura, con un'espressione fredda, calcolatrice, per Flora crudele. Martha, con le mani parate avanti, si affrettò a dire:

"Ma, potente Vymarna, è..." Fu interrotta da un gesto della Natura e obbedì.

"Sai che non lo farò." Replicò Flora, con una mano poggiata sul grembo.

"Te lo sto chiedendo con le buone, keimerina: liberati di lui." Insisté Vymarna, guardandola negli occhi.

"Altrimenti? Non puoi esiliarmi e lo sai."

"È vero, ma sono pur sempre il cuore di questo pianeta. Liberati di lui o lo farò io." Flora sostenne il suo sguardo con aria di sfida. Dopo qualche istante, Vymarna sbatté la mano sul suo tronco e dei rampicanti salirono dal terreno, avvolgendo Flora. La giovane provò a liberarsi, ma invano. Martha, dal canto suo, non avrebbe potuto nulla. "Non ti conviene metterti contro di me, keimerina." Dichiarò la Natura. La giovane fata cercò di utilizzare la sua magia, ma la presa di Vymarna sembrava indistruttibile. Le ninfe si raggrupparono intorno alla quercia, i rampicanti si illuminarono, intrisi di magia.

"Vymarna, vi prego..." La implorò Martha, ma la Natura strinse la mano che guidava quella magia e Flora gemette. Fu in quel momento che, inaspettatamente, i rampicanti furono spezzati da un'onda d'urto e l'antro di Vymarna fu interamente congelato. La brina ricopriva il prato, il ghiaccio si era posato sui tronchi, gli specchi d'acqua si erano ghiacciati. Vymarna era allibita. Flora scappò subito via guidata dalla paura e Martha la seguì. Le ninfe si rivolsero a Vymarna, lei scosse la testa, ma non perché si era arresa.
Flora fu guidata dal suo istinto mentre correva veloce tra quei sentieri e soltanto quando si sentiva abbastanza lontana si fermò. Riprese fiato, sconvolta. Martha la raggiunse, col fiatone.

"Flora, quello che hai fatto..."

"Non sono stata io." La frenò subito la keimerina, sconvolta quanto la sua amica. "Non era la mia magia, non l'ho controllata io."

"M-ma... wow..." Fu tutto quello che riuscì infine a dire la melissa, stupita.

"Io... perdonami, ma voglio andare a casa."

"Vuoi che ti accompagni?" Chiese Martha, poggiandole una mano sulla spalla.

"Non ce n'è bisogno, ti ringrazio. Martha, per favore, per qualsiasi cosa avvertimi... io... ci sentiamo, okay?"

"Va bene." Assentì la melissa e, anche se preoccupata per la sua amica, la lasciò andare.
Flora prese la strada verso casa, ancora agitata, ancora con un respiro irregolare e gli occhi lucidi. Prese il telefono per chiamare Brandon, ma mentre teneva gli occhi sullo schermo urtò qualcuno.

"Oh, mi dispia... ce." Quando lo vide fu molto sorpresa. Al sentire la sua voce lui la riconobbe subito quando si voltò. "Riven."

"Flora, ciao!" Salutò l'altro con un sorriso, ma si spense subito quando vide che la sua vecchia amica era in uno stato di turbamento. "Stai bene?"

"Io... santo cielo, quante cose tutte insieme!" Sbuffò, coprendosi per un attimo il viso con le mani e cercando di asciugare gli occhi lucidi. "Sono felicissima di vederti e ti chiederei tantissime cose, ma devo andare a casa e devo farlo ora. Per favore, perdonami."

"Ti accompagno." Si offrì lui con premura.

"Tranquillo..."

"Flora, non ci vediamo da anni ed ora ti ritrovo scioccata e... e sembra che tu abbia combattuto con qualcuno. Permettimi almeno di accompagnarti a casa." Replicò lui osservandola dispiaciuto.

"Oh... grazie." Fu tutto quello che poté dire davanti all'espressione sincera del suo amico. Si diressero quindi a casa sua, e Flora, prima di raccontare cosa le era successo, chiese al suo amico cosa ci facesse lì.

"Ho firmato il mio contratto al Collegio di Linphea: qualche settimana fa Helia è riuscito a mettermi in contatto con la preside. Mi occuperò dell'addestramento dei ragazzi e dell'autodifesa."

"Riven, è fantastico. Sono felicissima per te. E questo vuol dire che sei tornato per restare, ma perché non ci hai detto nulla?" Chiese, aprendo la porta di casa. Lo invitò ad entrare e chiuse la porta alle sue spalle.

"Beh, volevo prima sistemarmi... sai, volevo fare le cose per bene." Spiegò guardandosi intorno.

"Credo che tu le stia facendo... accomodati, scusami, devo chiamare un attimo Brandon." Il suo amico annuì e si accomodò al tavolo di legno, mentre Flora, a pochi passi da lui, fece la sua telefonata, anche se non ricevette alcuna risposta. "Oh, andiamo..." Riattaccò quando rispose la segreteria, insofferente. Prese un respiro, poi raggiunse il suo amico. "Scusami..."

"No, tranquilla... ma ora mi dici cosa è successo?"

"Ti va un po' di tè?" Chiese lei, lui storse le labbra. "Sei un tipo da caffè, va bene..." Lui ridacchiò, la sua amica gli offrì un caffè fumante e una manciata di biscotti. Sedette con lui e lo osservò con un sorriso accennato. "Insegno anch'io al Collegio di Linphea, lavoreremo insieme." Lo informò, lui le sorrise entusiasta. "Ma ora vorrei sapere di te, dove sei stato? Come stai ora?" Riven sorseggiò il suo caffè e raccontò a Flora della sua esperienza a Basing-Seh, lei ne fu affascinata. "Credimi se ti dico che te lo meriti, ti meriti questa pace che senti, questi successi che stai avendo."

"Ti ringrazio. Posso farti una domanda?" Lei annuì. "Come sta Musa? Com'è stata mentre non c'ero?" Ecco, quello fu un tasto dolente, ma Flora cercò di non darlo a vedere.

"Ha da poco concluso la sua tournée, è stata grande, come al solito." Poi però spenss quel sorriso e, con aria seria, aggiunse: "Voglio essere sincera con te: Musa stava male quando sei andato via, ma ha presto capito che lo avevi fatto per il tuo bene e per il suo. Sai, poco dopo abbiamo avuto a che fare con Kalshara e le Trix, e poi con Yana, e poi con Zvonimir, due anni fa, non so se notasti le condizioni del cielo... beh, Musa è stata fondamentale." Le si inumidirono gli occhi.

"Helia mi ha detto che è stata dura..."

"Sì..." Confermò lei annuendo. "... lo è stata, e molto anche. Stiamo ancora cercando di rimetterci in sesto: Tecna ha perso la sua magia ed è un po' che Musa non si fa vedere da queste parti." Riven rimase stupito.

"Tecna?! Ma... come...?"

"Lo ha fatto per salvarci tutti, ha sacrificato la sua magia."

"Io... io non ne avevo idea." Poggiò la schiena alla sedia, come per attutire il colpo.

"Immagino Helia non ti abbia dato le notizie meno belle, ma sei tornato e sei nostro amico, è giusto che tu sappia. Musa non è la stessa, dopo quello che ha fatto per aiutarci contro Zvonimir il suo cuore si è oscurato, anche se non del tutto. Credo che neanche lei lo abbia capito fino in fondo..." Riven era senza parole, guardò Flora come aspettandosi che lei continuasse. "... è almeno un anno che non la vediamo, ci evita... Riven, scusami, provo a chiamare di nuovo Brandon, magari mi risponde." Lui annuì, mentre ancora cercava di metabolizzare le notizie. Ma no, Brandon non rispose e Flora sospirò esasperata.

Quello che teneva tanto lontano Brandon dal suo telefono era il principe Sky, a cui avevano teso un'imboscata mentre stava rientrando a palazzo. Il  suo cocchiere era stato ferito, mentre il suo scudiero aveva combattuto per lui contro i sicari che volevano toglierli la vita ed il trono. Brandon obbligò Sky a tenersi fuori dal combattimento e si occupò dei due uomini. Quando sfoderò la sua spada, le rune incise su di essa brillarono per un veloce attimo, e i due si gettarono un'occhiata. Menando affondi e mandritti, riuscì a disarmare il primo, che però fece per andare alla carrozza. Dunque, il soldato lo raggiunse e lo allontanò di peso, gettandolo a terra, mentre il compagno menò un fendente che ferì il soldato alla spalla. Brandon strinse i denti, cercando di tenere salda la presa sull'elsa, e continuò a combattere. Schivò quei colpi e, ormai stanco e ansioso di finire quel combattimento, con un calcio allontanò l'altro e con un gesto lo disarmò. La spada roteò fino a perdersi nei cespugli, Brandon gli puntò la spada alla gola.

"Chi vi manda? Per chi lavorate?" Quello lo guardò ma non rispose. "Va bene, come vuoi." Concluse il soldato, quindi fece per prendere le manette dalla carrozza, ma questo cercò di liberarsi dalla presa. Brandon gli afferrò il polso e gli tenne il braccio dietro la schiena, facendolo gemere dal dolore, lui invece strinse i denti per sopportare il suo. Gli bloccò le mani dietro la schiena, poi prese anche l'altro che era privo di conoscenza e fece lo stesso, caricando entrambi sulla carrozza.
Quando arrivarono a palazzo consegnarono i due sicari alle guardie reali e poi Sky accompagnò Brandon a medicarsi.

"Questa nostra nuova strategia non mi piace affatto." Precisò Sky, mentre attraversavano i corridoi del palazzo.

"Quello che vogliono uccidere sei tu, mi pare che tu abbia poca scelta." Replicò il suo scudiero, tenendosi la spalla, dolorante.

"Quindi pretendi che io me ne stia a guardare mentre ti fai infilzare come uno spiedino?"

"Sì, direi che il mio lavoro è più o meno quello, o no?" Sky scosse la testa, contrariato.

"Dai, muoviti, ho fatto chiamare il medico." Aggiunse poi, entrando nella camera dove il dottore li aspettava. Si occupò della spalla del soldato, mentre Sky rimase lì ad osservare. Qualche minuto dopo arrivò Bloom, che entrò allarmata. Quando vide Brandon in quelle condizioni sgranò gli occhi e poi corse ad abbracciare Sky.

"Ma cosa è successo?!"

"Ci hanno teso un'imboscata." Spiegò il principe, Bloom si coprì la bocca con le mani.

"Stai bene?!" Chiese, preoccupata.

"Io sì." Rispose lui, gettando poi un'occhiata al suo amico.

"Dobbiamo capire chi c'è dietro tutto questo, non è possibile che non ci sia chiaro... oh, grazie." Borbottò il soldato, il medico terminò il suo lavoro e con un inchino salutò i reali, dunque lasciò la stanza.

"Sembra che stiamo brancolando nel buio mentre tutti mi vogliono morto... il mio regno mi odia così tanto?" Disse Sky, amareggiato.

"Sky, sai che non è così. Eraklyon è un regno potente ed è sempre stata oggetto di minacce. Presto saremo al sicuro." Cercò di rassicurarlo Bloom, posandogli una mano sul viso. Sky però notò l'espressione corrucciata del suo amico mentre controllava il cellulare.

"Che succede?" Chiese, Brandon alzò lo sguardo verso di lui e rispose:

"È Flora, mi ha chiamato... e credo sia successo qualcosa."

Flora, nel frattempo, era ancora in compagnia del suo amico, mentre il sole cominciava a calare.

"Ed ora dov'è che stai?" Chiese la keimerina, riposando il viso sulle due mani, ascoltando il suo amico.

"Ho deciso di stabilirmi qui su Linphea per ora, anche perché nessun altro posto richiede la mia presenza. Come sai vengo da Faisto, ma ormai per me lì non c'è più nulla e, se devo dirla tutta, Linphea non mi dispiace, considerando che ho ritrovato i miei amici." Flora gli sorrise.

"Come ti ho detto, sono davvero felice di rivederti." Il suo cellulare squillò e lei rispose subito, mentre con uno sguardo chiese scusa al suo amico. "Brandon. Sì, ho avuto un problema con... con Vymarna. Calmati... ascolta, vieni a casa e ne parliamo. Per favore, non fare tardi. Oh, va bene, okay, allora a tra poco. Ti amo anch'io." Quando riattaccò lo sguardo del suo amico era posato su di lei. "Mi dispiace, avrei voluto essere di maggiore compagnia, ma sono un po' incasinata al momento."

"Questo l'avevo capito, e non mi stupisce il fatto che nonostante ciò tu sia stata estremamente di compagnia. Sono felice che siate stati tu ed Helia i primi che abbia rincontrato... voi due avete quel non so che che ti fa stare sempre tranquillo."

"Ti ringrazio." Replicò Flora, con un sorriso.

"Però ho parlato soltanto io, tu non devi raccontarmi nulla?"

"Oh, beh..." Alzò per un attimo gli occhi. "In realtà ne sono successe di cose mentre non c'eri, ad esempio ho scoperto di essere una fata dell'Inverno."

"Questa mi mancava." Replicò il giovane, con un sorrisetto.

"E aspetto un bambino." Aggiunse. Riven rimase interdetto, con la bocca semiaperta, poi le sorrise.

"Non sai quanto sia felice per te. Helia non mi ha detto nulla."

"Tranquillo, abbiamo chiesto noi ai ragazzi di non farlo sapere... sai, abbiamo avuto qualche problema qui su Linphea con tutta la questione dell'Inverno..."

"Capisco... beh, grazie per avermi dato la tua fiducia."

"Tu la mia fiducia non l'hai mai persa." Gli assicurò la fata, lui le sorrise, riconoscente.

"Ed ora posso farti una domanda indiscreta?" 
Lei sorrise divertita e annuì.
"Brandon? E sei incinta di lui? Insomma... davvero?"
Flora rise davanti all'espressione del suo amico, poi replicò:

"Beh, che posso dirti... nessuno dei due se lo sarebbe mai aspettato. Ma, sai, sono successe un sacco di cose, tutti siamo cambiati, e credo davvero che lui sia quello giusto."

"Wow, allora fai sul serio..." Disse Riven, notando lo sguardo della fata. "Mi sono sempre fidato del tuo giudizio. Ci hai sempre visto lungo tu e i tuoi consigli li ho conservati con molta premura. Tu ne capisci d'amore, mi sa che non ti sbagli neanche questa volta."

Su Zenith, Timmy era nel suo laboratorio, consultando i vari appunti, quando qualcuno bussò alla porta. Lo scienziato cercò di ricomporsi ed andò ad aprire. Non fu sorpreso quando vide il suo migliore amico e lo lasciò entrare.

"Come stai?" Chiese Helia, facendosi strada nel laboratorio in disordine.

"In attesa di novità... allora?" Replicò Timmy, impaziente.

"Beh, Timmy, io... io credo sia ora di guardare in faccia la realtà." Timmy avrebbe voluto sentirsi dire qualsiasi cosa, tranne quella.

"Non posso e lo sai bene." Dichiarò deciso, ma Helia, che sedette alla scrivania, sospirò e replicò:

"Quell'incantesimo non funzionerebbe... la miglior cosa da fare ora è accettare la realtà cosicché anche tu torni ora nel mondo reale. Ti sei estraniato da tutto e tutti, Timmy, e Tecna ha bisogno di te."

"Per chi credi stia facendo tutto questo?!" Ribatté il suo amico con rabbia.

"Lo so, okay, lo so, ma intendo di te al suo fianco. Ha bisogno che tu le stia vicino, invece da quanto non vi vedete?"

"Così ora visto che hai fallito vuoi dare la colpa a me..." Affermò Timmy, Helia fu sorpreso. "... non sei riuscito col tuo incantesimo ed ora finisce che tutto quello di cui Tecna ha bisogno è la mia compagnia!"

"Timmy..."

"Se è questo l'aiuto che mi puoi dare allora puoi anche andartene." Concluse lo scienziato, Helia alzò entrambe le sopracciglia esterrefatto.

"Vado via, ma solo perchè hai bisogno di calmarti." Dichiarò il bach, accigliato. Si alzò e si diresse alla porta. "Sappi che io sono dalla tua parte, ed anche gli altri, ma se ti isoli in questo modo non riuscirai mai a ricevere il nostro aiuto." Timmy non incrociò il suo sguardo anche se Helia aspettò qualche istante per dargliene la possibilità. 
Timmy rimase da solo fino a sera, senza fare nulla, guardando quegli appunti e quegli schemi. Da sempre lui era stato visto come quello che non aveva il coraggio di combattere, né contro i nemici né contro le circostanze. E forse era vero, fino ad un certo punto. In alcune occasioni era scappato, in alcune invece si era nascosto dietro i suoi calcoli. Ma ora era differente. Ora sembrava che fosse l'unico ad avere intenzione di combattere mentre tutti gli dicevano di abbandonare quella battaglia. Erano passati due anni, e Timmy si rese conto che forse, almeno in parte, il suo amico aveva ragione. Spense le luci e lasciò il laboratorio. 
Quando Tecna sentì bussare alla sua porta pensò alla scocciatura che sarebbe stata andare ad aprire.

"Tecna, apri, sono io e so che sei lì." Sobbalzò quando lo sentì. Mille pensieri le si affollavano nella mente mentre decideva sul da farsi, e mentre lo faceva era già alla porta. Le mancava l'aria, poggiò la mano sulla maniglia. Quando aprì non disse nulla e neanche Timmy. Si guardarono soltanto e, senza che lei potesse far nulla, lui la strinse a sé e l'abbracciò. La giovane non sentì l'impulso di spostarsi. Forse quella era la spinta che le serviva per alzarsi dal fondo.

"Beh, mi sembra l'ora di togliere il disturbo." Borbottò Riven alzandosi, Flora lo imitò. Il fascio di luce rosata del crepuscolo che arrivava dalla finestra inondò Flora quando si alzò.

"Ci rivediamo al Collegio?"

"Immagino di sì. Grazie per il tuo tempo."

"Grazie a te, ma ora credo sia arrivato il momento di dirlo agli altri, non credi?" Lui abbassò lo sguardo, Flora lo scrutò.

"Io... voglio essere sincero con te, Flora... non sono sicuro se sarò ben accetto nel gruppo."

"Cosa?! Scherzi?! Riven, sei mancato a tutti! Ti abbiamo pensato tanto, ti vogliamo bene." Si affrettò a dire Flora.

"Non sono stato proprio simpatico e..."

"Tu sei sempre stato simpatico e non ricordo una volta in cui non sei tornato sui tuoi passi quando mi hai risposto in maniera sgarbata."

"Ma tu sei un caso a parte, risponderti male senza chiederti scusa mi avrebbe reso davvero una persona orribile..." Replicò lui ridacchiando. "Ma Sky, Bloom, Nex... e Musa."

"Riven..." Stava dicendo Flora, provandolo ancora a convincere, ma sentì aprire la porta e si diresse subito ad essa. Non appena Brandon varcò la soglia di casa, trovò lì Flora e l'avvolse con il braccio buono, mentre l'altro lo teneva fasciato e la giubba appoggiata sulle spalle.

"Ehi, stai bene?" Chiese, tenendo il naso tra i suoi capelli. "Ho fatto il prima possibile..." poi alzò lo sguardo e notò il giovane dai capelli magenta nella sua cucina. Aprì la bocca per dire qualcosa ma non seppe cosa. Quando Flora si sciolse dalla sua presa notò il braccio ferito e la giubba blu diventata nera per la chiazza di sangue.

"Brandon, che ti è successo?!"

"Hanno teso un'imboscata a Sky..." Rispose lui scosso, confuso. "... ma tu... Vymarna e... Riven... ?" Il giovane con un cenno lo salutò.

"Credo di dover andare ora..." Disse appunto Riven.

"Io però sono confuso..." Replicò Brandon, con un sorriso accennato, felice di rivedere il suo amico.

"Mai quanto me nel vedere voi due insieme." Ribatté il giovane, divertito. "Dovrò farci l'abitudine... ma immagino che ora dobbiate parlare, ti lascio con una fata dell'Inverno piuttosto preoccupata." Brandon non disse nulla, troppo stupito.

"Riven, grazie." Disse Flora. "Ci vediamo domani al Collegio, va bene?" Lui annuì, Flora lo abbracciò per salutarlo. Poi lui si rivolse a Brandon.

"Flora ti spiegherà tutto."

"Va bene. Mi ha fatto piacere vederti." Salutò il soldato con un sorriso sincero. Quando Riven andò via e Brandon chiuse la porta guardò la sua fata e domandò: "Da dove iniziamo?"

"Dal raccontarmi cosa è successo." Rispose Flora, preoccupata, sfilandogli la giubba dalle spalle.

"Niente di che..." Rispose lui con un sospiro stanco, andando a sedersi sul divano, Flora lo raggiunse. "Stavamo tornando a palazzo e ci hanno teso un'imboscata... non guardarmi così, sto bene, è solo un graffio, evito di fare sforzi per un paio di giorni e sono come nuovo. Cosa è successo con Vymarna? Non dirmi che..."

"... lo sa." Confermò Flora, amareggiata. Brandon chiuse per un secondo gli occhi, come per attutire un colpo.

"Come?" Chiese poi, cercando di mantenere il controllo.

"Credo lo abbia... sentito." Fece un gesto per indicare l'intorno. "Martha mi ha detto che mi voleva lì, Vymarna intendo, e siamo andate da Lei."

"Sei impazzita?!" Esclamò Brandon, preoccupato. "Che ti salta in mente?! Andare lì da lei! Perché non mi hai..."

"... volevo chiamarti, ma Martha mi ha detto che Vymarna le aveva chiesto di me e non ti avrebbe fatto accedere alla sua presenza." Brandon sospirò e le prese la mano, intrecciando le proprie dita con le sue.

"Cosa ti ha detto?"

"Mi ha chiesto di... di liberarmi di lui, e poi ci ha provato Lei stessa, ma... il bambino si è difeso, in qualche modo. L'antro di Vymarna si è praticamente ghiacciato, e stavolta non è stato merito mio." Lo guardò negli occhi ambra. "Brandon, cosa facciamo?"

"Non lo so..."

"Non capisco perché mi abbia lasciata andare... non so cosa aspettarmi da Lei..."

"Devi allontanarti da Linphea." Flora sgranò gli occhi. "Almeno per adesso. Lei è il cuore di questo pianeta, potrebbe farti del male, potrebbe riprovarci... devi andare via di qui."

"Intendi scappare?"

"Intendo stare lontana da Vymarna... Flora, ha provato a... non voglio neanche pensarci."

"Mi è sembrato come se la mia magia fosse inutile contro di Lei... mi sono sentita così persa, ho capito che non potevo proteggerlo."

"Ma stavolta è finita bene." La rassicurò lui prendendole il viso con una mano. "Sei una keimerina, sei una delle fate più potenti della Dimensione Magica, hai capito?" Lei gli sorrise accennatamente e annuì. "Che ne dici, come vogliamo muoverci?"

"Penseremo a qualcosa e nel frattempo starò su Andros con Aisha... chiederemo aiuto a Martha: non mi esilierò da Linphea, non è giusto." Dichiarò la fata con amarezza. Lui annuì, imponendosi di non pensare al peggio.

-

Riven aveva pensato a Musa nel tempo in cui era stato lontano. Dopotutto, Musa era stata la ragione per cui lui aveva capito che doveva cambiare, migliorarsi. Finalmente ci era riuscito, e parte di quel cambiamento aveva implicato la consapevolezza che non si finiva mai e che si poteva essere sempre migliori. Per la prima volta da quando la conosceva, quel giorno aveva parlato con Flora senza cercare di nascondersi. Quella ragazza l'aveva sempre fatto sentire un bambino spaurito, anche se lei non l'aveva mai giudicato, anzi, lo aveva ascoltato e consigliato molte volte. 
Mentre guardava di fuori, Riven pensò che in fondo la sua nuova casa gli piaceva, anche se avrebbe dovuto abituarsi a quel pianeta così colorato, allegro e petaloso. Il vecchio Riven ormai non esisteva più, doveva solo ricordarsene nel momento in cui avrebbe dovuto compiere le sue scelte.


Coucou, miei adoratissimi germogli di lullabea! Rieccoci con un nuovo capitolo esattamente dopo due settimane, eh beh, abbastanza movimentato direi!
Dunque, voglio prima di tutto chiarire che non ho visto l'ottava stagione (perdonatemi, la trama mi attira anche ma lo stile non ce la faccio, sembrano bamboline, non riesco a guardarle) anche se so che Riven è tornato anche nella serie (e pensare che mentre scrivevo ancora non era successo, mi sento derubata della mia idea eh u.u)... voglio dire che qui è una storyline completamente diversa e mi baso sul Riven che avevamo lasciato nella stagione 6, niente di quello che è mostrato su di lui nella 8 è presente qui.
Disclaimers fatti, passiamo al capitolo.
Vymarna lo sa. Dovevamo aspettarcelo, e la Natura come suo solito non è stata proprio delicatissima. Nel frattempo, ritroviamo Riven, che sembra essere più libero, e chi sa come si evolveranno le cose. Vi fa piacere rivederlo?
Poi Timmy e Tecna, che non ne potevo più a tenerli lontani, anche se la nostra fata della tecnologia ha tanto con cui scontrarsi... nel frattempo, Sky è in pericolo e a quanto pare Brandon sembra aver riconosciuto suo padre.
Insomma, abbiamo tutti gli ingredienti per un drama esagerato, voi che ne pensate? Io spero davvero che questo nuovo capitolo sia all'altezza delle vostre aspettative, che la storia vi intrighi e che vi piaccia! Vi ringrazio infinitamente per la lettura e le recensioni, non che i messaggi privati! Non immaginate cosa provo ogni volta che arriva una notifica, il cuore fa due capovolte e un salto mortale! Siete fantastici! 
Ci ritroviamo qui fra due settimane, nel frattempo vi dico che vi adoro alla follia!
xoxo Florafairy7

 

   
 
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