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Autore: Sarah_lilith    19/10/2019    2 recensioni
Lan Zhan ha passato tredici lunghi anni ad aspettare che la sua vita tornasse serena come quando Wei WuXian era accanto a lui. Sa che il dolore non scemerà mai via del tutto, ma spera che il suo cuore guarisca almeno un pò, permettendogli di respirare senza provare il desiderio di morire.
Suo fratello gli diceva che nulla cura il passato come il tempo, e che nessuno poteva rubargli l'amore che era destinato a trovare. Ora non dice più nulla, perché l'amore che aveva trovato, non era stato risparmiato dalla Morte.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan, Lan XiChen/Lan Huan, Wei Ying/Wei WuXian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Undicesimo anno - Addestramento


Capitava, a volte, che Lan Zhan si perdesse nei suoi pensieri.

Sognare ad occhi aperti, l’avrebbe definito qualcuno. Altri avrebbero detto che si perdeva nei suoi ricordi, e forse alcuni credevano perfino meditasse su argomenti profondi che gli impegnavano la mente per ore.

Sbagliavano tutti, ovviamente. 

Capire davvero qualcuno è un’impresa ardua anche per il migliore degli osservatori. Si può conoscere una persona da anni e non essere ancora in grado di percepire i pensieri, perché troppo articolati o magari estremamente semplici. L’umanità vuol dire essere incapaci di non complicarsi la vita.

Nel caso di Lan WangJi, suo fratello era l’unico che gli vedesse nel profondo. Anche Lan SiZhui, comunque, riusciva a indovinare qualche suo stato d’animo, ma era più fortuna che bravura.

La Seconda giada del Clan Lan aveva passato l’ultimo anno a rivivere volontariamente i suoi momenti più belli, perfezionando il gioco mentale che aveva iniziato alla morte del coniglio nero, cercando di consolarsi. Ricordare ancora, ancora e ancora. L’unica cosa che gli restava da fare.

Di questo, nemmeno Lan XiChen se n’era accorto.

Non si poteva definire quest’attività come “perdersi nei ricordi”, proprio perché era volontaria e perfettamente controllata. Non si perdeva in niente. Viaggiava e basta.

Quel giorno, per fortuna, toccò alle memorie felici. 

I lontani momenti passati in tranquillità con Wei Ying gli avevano affollato la mente per tutta la mattinata, e lo avevano fatto commuovere più che mai, portandolo spesso sull’orlo delle lacrime.

Si trovavano nel bel mezzo di un’esercizio per imparare a dosare i propri poteri spirituali. Lan QiRen affermava che la delicatezza, come la forza, era un’arma utile contro le avversità della vita, quindi quel tipo di allenamento era entrato nella “tradizione degli addestramenti”.

-Fate crescere il bocciolo che sceglierete con la vostra forza spirituale, ma dosate le forze, o fallirete- era stata la consegna, assegnata davanti ad una ciotola piena di fiorellini chiusi e delicati.

Lan Zhan eccelleva in tutto, quindi non ebbe difficoltà a far fiorire la piccola orchidea bianca che aveva raccolto poco prima. Vicino a lui, Jiang Cheng si sforzava di concentrarsi, nel disperato tentativo di far aprire di almeno qualche petalo il suo piccolo fiore violaceo, senza grande successo. 

Nie Huaisang non aveva neppure deciso se prendere in mano il bocciolo di crisantemo giallo o quello verde chiaro.

Sospirando con grande pazienza, Lan QiRen passava vicino ai propri allievi e scuoteva la testa esasperato. Non era contento dei loro risultati. Come sempre, l’unico che lo riempiva di orgoglio era suo nipote.

-Sei maldestro e poco controllato- inveiva velenoso contro Wei WuXian, che stringeva tra le dita i petali ormai appassiti di una peonia rossa come il sangue, scuriti dalla secchezza che li infettava di strisce nere.

-Questo è certo- rispondeva a tono Wei Ying con uno sciocco sorriso dipinto sul viso allegro -Comunque, vi sbagliate- apriva le mani con il palmo rivolto verso l’alto e lascava cadere il fiore distrutto. Rovinato per sempre, come certe anime.

-E in cosa sarei in errore, sentiamo- ribatteva il maestro, punto sul vivo. Come se un ragazzino potesse darmi torto, pensava.

Senza distogliere lo sguardo dal mucchietto di petali ai suoi piedi, Wei Ying rispondeva con voce incolore e vibrante. A Lan Zhan veniva la pelle d’oca.

-Voi avete detto di volerlo veder crescere, giusto?- piegava il capo verso destra e si chinava al suolo, appoggiando le ginocchia a terra e immergendo le dita nei rimasugli del fiore appassito -Anche il morire fa parte del percorso-

Questa è una delle cose che non si scorderà mai di lui. La sua assoluta schiettezza che lo portava a dire quello che pensava senza preoccuparsi di apparire troppo stupido o, al contrario, troppo superbo.

Non l’avrebbe mai scordata perché anche SiZhui, seppur non ricordando niente del padre, ne ricalcava l’immagine senza nemmeno rendersene conto. Era come guardare la figura di Wei Ying attraverso una tenda che filtrava la sua spavalderia.

SiZhui gli assomigliava troppo, ma allo stesso tempo troppo poco.

Quando, sul quaderno dei pensieri del figlio, aveva trovato un’aforisma ormai a lui familiare, aveva rischiato di perdere anche l’ultimo pezzetto di anima che ancora viveva in lui.

L’umanità viene dal mare, è per questo che le lacrime e il sangue sono salati” 1

Quante volte aveva fatto ricopiare a Wei WuXian quella frase, mentre era in punizione nella biblioteca. Con la sua scrittura scarabocchiata e a tratti illeggibile, il discepolo ribelle aveva riempito almeno dieci pagine di pergamena, prima di arrendersi e continuare il resto.

Se solo il fuoco non si fosse portato via i suoi scritti, gli capitava di pensare, se solo il fuoco non lo avesse divorato fino all’osso.

 

 

Capitò il giorno del suo trentesimo compleanno. 

Guardandosi allo specchio, si rese conto di essere maturato, in tutti quegli anni. Lui era invecchiato, se così si poteva dire, come una quercia, in modo lento ma inesorabile, mentre SiZhui, simile ad un giunco di bambù, era cresciuto più veloce di quanto i suoi occhi potessero credere.

Quando se ne accorse, pensò che non aveva fatto abbastanza, per quello che a tutti gli effetti era il figlio suo e di Wei WuXian, l’unica memoria del suo amore perduto.

Avrebbe dovuto essergli più vicino, invece di isolarsi nel dolore come aveva fatto. Avrebbe potuto insegnargli di più sulla vita, prima dei suoi sedici anni. Wei Ying, in un modo tutto suo, magari, l’avrebbe fatto.

Mai soddisfatto, ma sempre stanco.

Per questo quando suo fratello lo raggiunse, lo trovò seduto composto, immobile davanti allo scrittoio. Con lo sguardo fisso nel vuoto della stanza, continuava a ripetere sottovoce rimproveri verso se stesso, poco indulgente perfino con la propria coscienza.

Riprendendo contatto con la realtà nel sentire la presenza di qualcun altro, alzò il viso per incontrare gli occhi di Lan Huan, ancora fermo sulla soglia. Le due Giade si fissarono a lungo prima che uno dei due rompesse l’atmosfera con un rantolio sofferente.

-Come faccio a…?- Lan WangJi non concluse la fase. Non concluse nemmeno il pensiero.

C’era troppo dolore arretrato, quasi un rifiuto di accettazione, simile a sabbia secca che gli grattava la gola. Aveva la bocca troppo impastata per permettersi di parlare.

Lan XiChen capì il suo smarrimento. Capiva sempre, alla fine.

Si era dovuto arrendere tempo prima all’evidenza che suo fratello, da quell’amore tragico e malato, non ne sarebbe mai uscito. Ma darsi per vinto non era nelle sue corde, come non lo era permettere a qualcuno di farsi del male.

La scelta che doveva prendere, alla fine, sarebbe stata se aveva abbastanza coraggio da infliggere lui, il colpo di grazia a Lan Zhan.

-Wei Gongzi ti vorrebbe vedere così?- chiese, nominandolo per la prima vota dopo anni senza la minima esitazione, facendosi scivolare sulla lingua le sillabe familiari che erano state l’incubo del fratello -Secondo te, WangJi, ti lascerebbe essere triste senza cercare di tirarti su il morale con qualche scherzo inopportuno?- 

Alcuni dicono che l’umorismo, anche quello di pessimo gusto, per essere buono deve coniugare due fattori: la battuta e il tempismo. Lan Huan, pur non essendo un esperto di comicità, pensò che la battuta fosse buona e che il tempismo, dopo undici anni, fosse azzeccato. 

Quando vide Lan WangJi che si copriva il viso con le maniche della veste, credette di aver migliorato la situazione, almeno di un pò. Poi si accorse delle calde lacrime che scorrevano sul viso sorridente del fratello minore.

Le due emozioni più rare che Lan Zhan avesse mai manifestato si erano fuse, mentre il loro padrone era incapace di decidere se la mancanza di Wei WuXian gli facesse così male da voler ridere o piangere.

Dopo minuti che ad entrambi parvero ore, l’ilarità malinconica della Seconda Giada si spense, lasciando nell’aria l’eco di una risata bagnata di lacrime.

Lan XiChen si preoccupò molto dell’improvviso silenzio. Si aspettò un’altra ricaduta, l’ennesima. Invece, quando il suo caro fratello alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi, dentro non vi trovò dolore.

Solo determinazione ferrea. Quella fiducia nel futuro di chi ha perso tutto ed è pronto ad andare avanti solo perché sa che non ci può essere nulla di peggio.

Vide la familiare figura bianca e azzurra alzarsi con calma, raccogliere la propria dignità insieme ai rimasugli del proprio cuore. Lo osservò lisciarsi la veste candida come se non fosse successo nulla, in quegli anni. Un frammento di vita terribilmente doloroso che scivolava via come acqua sulle rocce.

-Ora- lo sentì dire -è il momento di andare avanti-

 

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE
1. L’umanità… salati: è un vecchio detto cinese, anonimo, per giunta. Bello e triste, il mio genere preferito :)


Mh, che dire? Gente, questo capitolo mi ha sfibrato. É stato complicato decidere i gisti ritmi per il cambiamento emotivo di Lan Zhan, e mi pare di non esserci riuscita comunque a pieno. Però mi piace com’è venuto.
Era ora che andasse avanti, dite voi? Ci ho messo secoli a fargli provare un minimo di sollievo? Non credo. Lui vivrà sempre con quel dolore, anche dopo la reincarnazione di Wei Ying. É una cosa che non cancelli. Punto.
Grazie per aver letto, come sempre avvertitemi se trovate errori :3

Baci a tutti, Sarah_lilith

   
 
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