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Autore: __Talia__    21/10/2019    8 recensioni
Isabella era una ragazzina sciocca ed innocente la prima volta che aveva visto Dean Winchester, e lui aveva sperato di trovare un angolo di normalità con lei.
Sono passati 3 anni; Isabella è stata costretta a crescere e Dean ha capito che le distrazioni non sono più concesse. Eppure la prima volta che si sono visti vecchi sentimenti e nuovi rancori hanno invaso le anime del due ex amanti, che non sono più gli stessi. Dopotutto Isabella era cambiata, ora inseguiva una vendetta che l'avrebbe, forse, portata alla distruzione mentre Dean aveva superato troppo dolore ed orrori indicibili per pensare che ci possa essere un lieto fine alla sua vita.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Isabella
 

Si svegliò di soprassalto da un incubo. Si ritrovò sudata e con la gola roca, secca. Aveva sognato il momento dell'esplosione della donna, la maniera in cui l'aveva guardata e squadrata. Il modo in cui aveva sussurrato quelle parole l'aveva fatta rabbrividire. Poi l'incubo cambiava e la giovane veniva catapultata nella sua vecchia casa, bottiglie di alcol e birra ovunque, suo padre che russava sonoramente sul divano ed un uomo in cucina; i capelli rossi come il fuoco e gli occhi neri come la pece. Si girò a guardarla e sorrise, vittorioso. Cercò di calmarsi, cercò di non pensare a quello che aveva appena visto, cercò di dimenticare senza però riuscirci. Guardò l'orologio, scoprendo che erano solamente le quattro del mattino. Il sole era ancora basso e di fianco a lei c'era Dean, la guancia premuta contro il cuscino mentre russava leggermente e si ritrovò a sorridere a quella visuale. Sembrava di tornare indietro nel tempo, a quando erano solamente dei ragazzi che disobbedivano ai loro rispettivi padri. Era così tranquillo e pacifico che le dispiaceva svegliarlo. Andò a scoprirsi e si mise sul bordo del letto, i piedi che toccavano le fredde piastrelle e le mani erano intrecciate ai capelli, il corpo ancora scosso da quell'incubo.

<< Torna a letto. >> Mormorò Dean allungando un braccio verso di lei, prendendola in vita. Sorrise nel vederlo così sereno e così tranquillo, nel sentire quella voce assonnata. Si avvicinò a lui, pettinandogli i corti capelli biondi con le dita, carezzandogli poi il volto con i polpastrelli, lentamente.

<< Dean...>> Lo chiamò continuando con gesti lenti e delicati. Il ragazzo non aprì gli occhi, ma si avvicinò a lei ulteriormente. Poteva sentire il calore irradiato dal suo corpo seminudo scaldarla in quella notte fretta, poteva sentire il profumo leggermente muschiato che la faceva uscire di testa e che la faceva tornare indietro nei ricordi.

<< Dovresti tornare da tuo fratello. >> Disse lei con un sorriso timido sulle labbra tentando di svegliarlo, sentendosi però anche in colpa. Lo sentì mugugnare qualcosa e lo vide aprire lentamente gli occhi andando subito ad agguantarla per la vita col suo braccio muscoloso. Isabella rise venendo trascinata verso di lui e si sdraiò al suo fianco, placida, venendo subito abbracciata stretta. Lo sentì sospirare debolmente prima di posare la guancia leggermente ispida sulla sua spalla nuda provocandole solletico.

<< Non voglio andarmene. >> Mugugnò lui continuando a tenere gli occhi chiusi, ma tenendo il braccio ben saldo su di lei rendendole impossibile scappare. Isabella fece scorrere lentamente le sue dita sul suo braccio, notando in quel momento quanto fosse diventato più grosso.

<< Sam farà domande e...>> Cominciò a dire lei senza però trovare le parole giuste. Dopotutto non le interessava niente se Sam avesse scoperto che il fratello aveva passato la notte da lei, sopratutto perchè tra loro non c'era stato niente di così eclatante se non qualche bacio, qualche carezza quasi timorosa. Quella sera avevano finito tenersi stretti l'uno all'altra fino ad addormentarsi con lei poggiata al petto di lui. Avevano fatto un qualcosa di assolutamente diverso, di così normale, che tutt'ora ne era stupita. Era rimasta interdetta quando lo aveva visto davanti alla sua porta ed era ancora più stupita di ciò che lei aveva fatto. L'aveva letteralmente trascinato dentro la propria stanza e poi sul letto, finendo a cavalcioni su di lui senza smettere neanche un secondo di baciarlo, beandosi di quelle labbra che le erano mancate in maniera terribile. Aveva sorriso su quelle labbra, aveva stretto la carne dell'uomo tra le sue dita e aveva lasciato che lui la toccasse. Lo aveva spogliato, togliendogli la maglia scura a maniche corte ed aveva lasciato che lui facesse lo stesso, togliendole la maglia che fungeva da pigiama. Aveva lasciato che gli occhi verdi di Dean scorressero lungo le sue spalle e le sue braccia, lungo le clavicole e lungo la schiena. Lo lasciò sfiorare tutte le cicatrici, tutti i segni che quel corpo che a malapena le apparteneva aveva impresso. Non era però riuscita ad andare oltre; un blocco mentale l'aveva fatta praticamente irrigidire tra le mani di Dean, che aveva avuto la sensibilità di non chiederle niente e di trascinarla a letto con lui, abbracciandola e carezzandole i capelli.

<< Perchè mai ti dovrebbe interessare di Sam? Non...non c'è niente tra voi, perchè dovrebbe interessarti ciò che lui pensa? >> Domandò lui, slacciando l'abbraccio facendola sentire immediatamente nuda e vulnerabile. Lo vide mettersi a sedere, il volto corrucciato mentre si stropicciava il viso, alzandosi poi dal letto di malavoglia. Lei subito si inginocchiò sul materasso, raggiungendo il bordo, gli prese il braccio e lo trattenne un poco a sé.

<< La verità è che... >> Cominciò a dire Isa sentendo la bocca improvvisamene secca mentre lui la guardava intensamente, le mani grandi e calde avevano raggiunto i suoi fianchi, sfiorandoli e carezzandoli dolcemente. Quando la guardava in quel modo lei non capiva più niente, era sempre stato così.

<< Ho paura di soffrire ancora. Ho paura di essere nuovamente lasciata indietro. Ho paura Dean... >> Ammise dopo qualche secondo sentendosi più libera. La loro relazione era stata una sofferenza dall'inizio alla fine; non poter farsi vedere da nessuno, dover continuare a rincorrersi, aspettare sempre il ritorno dell'altro e non poter mai essere, o anche solo sembrare, normali. Avevano vissuto una relazione, se così si poteva chiamare, di cinque anni completamente clandestina; non avevano mai potuto cenare ad un ristorante insieme, non erano mai potuti andare al cinema, non avevano potuto camminare mano nella mano per le vie della sua città. Quando erano insieme si nascondevano, andavano nella periferia o alla vecchia chiesa sconsacrata oppure, quando andava bene, Isabella sgusciava dentro il motel di Dean da una finestra, il volto coperto e il corpo infagottato da abiti larghi. Non era questo che lei voleva adesso, non era questo di cui aveva bisogno. Il filo dei suoi pensieri si interruppe quando si sentì circondare dalle possenti braccia del ragazzo che la trasse a sé, tenendola stretta per secondi che le sembrarono interminabili. La giovane posò il mento sulla sua spalla, beandosi di quel momento. Continuava a pensare a quell'inferno che aveva passato quando erano solo adolescenti, era un chiodo fisso nella sua mente che le impediva di andare avanti. Come se suo padre potesse sbucare da un momento all'altro, tornando a farle del male perchè lei si era innamorata di un ragazzo che lui non apprezzava.

<< Isa non deve essere nulla di...serio. Possiamo goderci il momento, cercare almeno di farlo. >> Mormorò lui baciandole i capelli, facendola sentire bene, ma incompleta. Godersi il momento e quello che c'era, non avere paura di etichette e di spiegazioni, lasciarsi trasportare da ciò che l'uno provava per l'altra e non avere paura. E quell'ultima parte sarebbe stata la più difficile per lei perchè aveva paura di perderlo di nuovo, di vederlo salire sulla sua Impala e scomparire per sempre. Aveva paura di essere nuovamente solo un rimpiazzo, di essere solamente un fantasma del passato da cui lui non voleva separarsi. Non voleva essere solamente la ragazza con cui andava a letto. Era cresciuta, voleva qualcosa in più, ma sapeva anche che nessuno dei due poteva più permetterselo. Sorrise dolcemente lasciandosi cullare dalle braccia di Dean. Si erano ritrovati da poco e si stavano lentamente riavvicinando, ma avevano anche ripreso a litigare, come era loro abitudine anche quando erano stati insieme anni prima. Non erano in grado di stare tranquilli, di godersi ciò che avevano; loro litigavano e così facendo si infiammavano ed il più delle volte finivano con l'andare a letto. Il vero motivo per cui litigavano però era che entrambe erano testardi, orgogliosi, entrambe volevano avere sempre ragione.

<< Va bene. >> Sussurrò lei prima di venire investita dalle labbra di lui e sorrise su quelle labbra finalmente ritrovate.

 

Si ritrovò giù con gli altri alle nove del mattino notando immediatamente il sorriso furbo e soddisfatto dipinto sul volto di Dean, ma almeno ebbe la decenza di non far niente. Voleva comunque parlare con Sam prima, voleva dirgli quello che c'era stato e quello che si erano detti, almeno per correttezza. Adorava quel ragazzo e voleva capire se anche a lui andava bene quella specie di cosa che lei e Dean volevano intraprendere. Altrimenti Isabella avrebbe chiuso tutto, o comunque se ne sarebbe andata. Sapeva bene quanto Sam fosse importante per Dean e non voleva in nessun modo che il loro rapporto si incrinasse. La cacciatrice sorrise ai due, forse leggermente imbarazzata, prima di buttare il borsone dentro la macchina, andando poi a sedersi nei sedili posteriori, lasciando che Sam si sedesse di fianco al fratello. Avrebbero dovuto affrontare un lungo viaggio; sarebbero dovuto andare in Oregon, dove sembrava esserci un caso di vampiri e lei odiava i vampiri; erano scaltri, intelligenti, incredibilmente forti e non erano facili da ammazzare come si leggeva nelle favole.

<< Facciamo una pausa questa volta, ci fermiamo in Nevada, abbiamo bisogno di qualche provvigione >> disse Dean mettendo in marcia la sua Baby. Quella macchina era stata spettatrice di tanti loro incontri ed Isabella sapeva quanto importante fosse per il cacciatore che la curava in maniera quasi maniacale. Era incredibile come Dean non lasciasse guidare il fratello, a meno che lui non avesse sonno o fosse disperato. Non sapeva se Sam fosse un pessimo guidatore o se Dean fosse solamente geloso di quel gioiellino.

<< Andiamo al Kinky? >> Chiese Sam alzando gli occhi al cielo e subito Isa notò che Dean la stava guardando attraverso lo specchietto della macchina, le gote leggermente arrossate e il suo solito sorriso da paraculo sul volto. Poteva immaginare che tipo di locale fosse; spogliarelliste e gioco d'azzardo.

<< No, ma che dici? >> Rispose Dean, arrampicandosi sugli specchi.

<< Ah no, e dove allora? >> Domandò Isabella, sporgendosi un poco in avanti andando a sfiorare la guancia del biondo col labbro inferiore, sentendolo trasalire. Nonostante la vita che conducevano loro erano ancora giovani, erano ancora ragazzi che avevano voglia di divertirsi. Eppure non potevano concederselo, se non raramente. 

<< Ovunque, ma dobbiamo prendere un po' di soldi. >> Tagliò corto lui e subito Isabella saltò sul sedile, battendo le mani con forza, contenta. Sapeva cosa volevano dire quelle poche parole; biliardo o qualche gioco d'azzardo. Era bravissima a giocare a biliardo e anche a poker e a volte si sentiva quasi una ladra quando trovava giovani ingenui che pensavano di poterle sfilare qualche bacio in caso di vittoria, finendo poi senza pantaloni.

<< Sono bravissima nel gioco sai? >> Disse lei con un largo sorriso facendo sorridere anche il biondo, che continuava a fissarla dallo specchietto. Sam si girò, guardandola con un largo sorriso stampato sul volto. Tutta la tensione provata in quei pochi giorni sotto l'influenza di Pruslas sembrava finalmente esser andata via.

<< Non scherzare, ti straccerò, ma ti lascio la scelta del campo di gara. >> Disse Sam con un sorriso largo stampato sul volto, facendole nascere spontaneamente una smorfia sul volto. Poche volte aveva visto quel ragazzino sicuro di sé, ma Isabella sapeva perfettamente quanto fosse brava, sapeva ciò che era in grado di fare.

<< Vedremo. >> Rispose lei prima di tornare a sedersi in maniera più composta, guardando fuori dal finestrino. Era strano cacciare in compagnia, non era quasi più abituata, ma le piaceva. Non cacciava più in compagnia da tanto tempo, da quando la coppia di cacciatori che l'aveva salvata era morta.

 

< Come ti chiami? >> Domandò una donna dalla pelle scura ed i capelli corti, il volto magro e pesanti rughe ad incorniciare grandi occhi marroni. Isabella cominciò a tremare vistosamente a quella domanda. In uno scatto scomposto allungò il braccio sinistro, le dita della mano che stringevano con forza il lungo coltello da cucina sporco di sangue. La donna non si mosse neanche di un centimetro e non sembrava spaventata. Sembrava impietosita.

<< Non ti faccio niente, lo giuro. Sono dalla tua parte...>> Continuò lei con voce calma e calda. Isabella scosse la testa mentre apriva e chiudeva le labbra più e più volte, forse cercando anche di parlare, ma nessun suono uscì dalla sua gola. Gli occhi verdi della ragazza si riempirono di lacrime, ma non per questo abbassò il coltello.

<< Darleen lasciala stare! É solo tempo perso...>> Urlò un uomo che sembrò comparire dal nulla. Isabella subito andò a girare le spalle verso l'uomo, la mano che tremava vistosamente, il fiato corto e ricordi di dolore cominciarono a passarle davanti agli occhi. 

<< Sei un cazzo di idiota! Non lo vedi che è spaventata! Ed è ferita...non possiamo lasciarla qui in mezzo alla strada in queste condizioni. >> Rispose la donna, rimproverando l'uomo dalla pelle mulatta che era sceso dalla macchina. Isabella vide l'uomo rovesciare gli occhi all'indietro e tirare un calcio alle ruote della sua automobile, forse imprecando. Tremò, stringendosi nelle spalle davanti a quella forza. 

<< Non ti faremo del male. Siamo brave persone e voglio solo aiutarti, portarti in un motel e darti una lavata...i tuoi piedi sanguinano, hai una brutta ferita al braccio,  vorrei solo dargli un'occhiata. >> Continuò la donna avvicinandosi ulteriormente a lei. Isabella non sapeva più chi guardare; i suoi occhi saettavano da una parte all'altra, da una persona all'altra, prima di sentire un dolore alla mano ed al polso. La donna si era avvicinata velocemente e le aveva strappato via il pugnale che aveva per proteggersi, facendola sentire improvvisamente ancora più nuda. In un moto impulsivo Isabella andò a stringersi il petto con le braccia, andando a coprire il corpo seminudo. Poco le interessava che, così facendo, la ferita sul braccio si fosse ulteriormente dilatata. 

<< Così stiamo tutti più tranquilli, giusto? >> Mormorò Darleen guardando l'uomo che era stancamente appoggiato al camioncino.

<< Non abbiamo tempo per queste puttanate...sarà solamente una senzatetto o qualcosa del genere. >> Sbuffò l'uomo, facendo spazientire la donna, che gli rivolse un'occhiata di fuoco. 

<< Non mi interessa Joshua! É una ragazzina! Siamo cacciatori, ma siamo ancora umani! >> Urlò la donna, frustrata. Ci fu una sola parola ad attirare l'attenzione di Isabella. Cacciatori. Erano anche loro cacciatori e subito la sua mente tornò a momenti più felici, all'unico cacciatore che aveva conosciuto ed amato. A quel ragazzo che l'aveva lasciata in pasto ad un mostro. Le braccia della giovane diventarono improvvisamente flosce, cadendole lungo i fianchi mentre ricordava gli occhi verdi di Dean Winchester che si spostavano sulla finestra prima che lei venisse presa dal padre. L'aveva lasciata indietro. Tutto l'amore che aveva per lui ormai si era trasformato in rabbia.

<< D...n Winch...er... >> Sussurrò Isabella, la voce roca, la gola che faceva male. Nonostante non fosse riuscita a pronunciare il suo nome al completo i due cacciatori sembrarono aver capito. Gli occhi nocciola di Joshua si fecero più grandi e l'uomo si staccò dalla sua auto, facendo qualche passo verso di lei mentre Darleen la guardò stranita.

<< Dean Winchester? È questo che volevi dire? >> Domandò la donna, alzando un sopracciglio tatuato. Isabella immediatamente annuì col volto. Dean le aveva sempre detto che alcuni cacciatori potevano essere persone rispettabili, che non tutti erano bastardi senza cuore. E Darleen si era pur sempre fermata per aiutarla, no?

<< Come lo conosci? >> Domandò Joshua, più sospettoso tra i due. E quella domanda le riempì nuovamente gli occhi di lacrime, facendola tremare ancora di più. Come mai lo conosceva? Forse quella non era la domanda giusta da farle. Joshua cominciò a ridere, una mano sulla pancia mentre tornava all'auto.

<< Se la sarà portata a letto, come tutte le altre...ecco come conosce quel piccolo bastardo >> scherzò nuovamente l'uomo facendola crollare ulteriormente. Isabella sentì le ginocchia cedere e si ritrovò a graffiare l'asfalto con le unghie ed i polpastrelli. E fu in quel momento che un sasso le capitò tra le dita. Non seppe dove prese la forza, o anche solamente il coraggio. Isabella chiuse le dita intorno a quel sasso, si alzò e lo lanciò debolmente contro l'uomo, beccandolo in piena schiena. Ci fu un momento di silenzio. Non soffiava più il vento, gli animali avevano smesso di muoversi e nessuno dei tre respirava.

<< Cazzo >> Mormorò Darleen prima di vedere l'uomo girarsi e tuonare sulla ragazza, gli occhi di lui erano incollati in quelli rossi e lucidi della ragazza, che sostenne quello sguardo fino alla fine.

<< Non è forse così? >> domandò lui, beffardo e col sorriso già spuntato sul volto. Non poteva permetterglielo...Isabella fece di no con la testa e cominciò a picchiare coi pugni sul petto dell'uomo, con tutte le poche forze che aveva. E tutto quello non fece altro che provocare le risa di quello che era un gigante di uomo. 

<< Mi piace questa ragazza...>>

 

<< Sai quanti sono? >> Stava chiedendo Dean al fratello che continuava a rileggere le notizie che aveva stampato poco prima di partire.

<< Dovrebbero essere quattro o cinque vampiri massimo e neanche troppo intelligenti vista la scia di sangue che si stanno trascinando dietro. >> Aveva risposto il minore dei fratelli tornando poi a guardare la strada davanti a sé. Non le piaceva andare a caccia di vampiri, sopratutto perchè avevano un aspetto normale, umano, e le costava tanto tagliar loro la testa.

<< Prima finiamo questo lavoro meglio è. >> Sussurrò Dean, la voce tesa e bassa mentre il suo sguardo era concentrato sulla strada. Tornò a guardare fuori, gli occhi le pizzicavano e le sembrava poco adatto farsi vedere piangere così dal nulla. Chiuse gli occhi lottando contro i singhiozzi che le stavano crescendo nel petto, pregando di addormentarsi.

 

Si risvegliò dentro un letto dal materasso duro e le lenzuola che pungevano. Si guardò un po' attorno, ancora assonata e distante, notando subito delle vecchie mura ammuffite e la mobilia scadente, capendo che erano arrivati ad un motel. Si alzò, prese le sue cose e andò a bussare nella porta accanto sapendo di trovarci i fratelli Winchester e così fu. Dean era seduto su una sedia e stava affilando il suo machete, quello che le aveva puntato addosso, quello che le aveva segnato il petto in una lunga linea che percorreva lo sterno mentre Sam stava leggendo qualcosa sul suo computer. Alzarono lo sguardo e il biondo alzò un angolo delle labbra nel suo solito sorriso strafottente.

<< Buongiorno principessa. >> Disse lui continuando a passare la cote sulla lama che diventava man mano sempre più lucida, sempre più affilata e letale.

<< Mi hai portato tu? >> Domandò lei rimanendo in piedi, lontano da tutti. Non le piaceva starsene con le mani in mano ed era quello che stavano facendo i due fratelli in quel momento. Quel flash le aveva ricordato che lei aveva un proposito, che lei aveva una missione da compiere. E stava perdendo tempo.

<< Chi altri se no? >> Rispose Dean con voce serafica, il solito sorriso stampato sul volto. Sorriso che, in quel momento, le dava solo i nervi. 

<< Sta sera andiamo al pub qua di fianco. >> Continuò lui mettendo giù il machete per poi svaccarsi sulla sedia sospirando rumorosamente. Tutta quella situazione le stava mettendo addosso una strana agitazione. Darleen e Joshua non stavano mai con le mani in mano, erano in continuo movimento e appena finivano un incarico ne cercavano un secondo senza troppa esitazione.

<< Quando siete pronti venite a bussare. >> Disse semplicemente con la voce quasi strozzata per la fatica di dover pronunciare quelle parole. Fare niente, era quello che non le riusciva affatto. Se non faceva niente tutti i ricordi e gli incubi tornavano a galla. Si buttò dentro la sua camera sbattendo la porta dietro di sé e avrebbe voluto urlare, neanche lei sapeva perchè. Prese la sua pistola e la smontò con abilità prima di cominciare a pulirla con attenzione in ogni sua parte, sfregando con furia su ogni graffio e sulla trappola del diavolo incisa sul calcio e continuò a strofinare finchè non si trovò davanti un'arma quasi nuova che gettò sul materasso dietro di lei. Non aveva un arsenale come Sam e Dean, le sue armi si limitavano a tre pistole, un fucile, cinque pugnali e un tirapugni, ma fino ad ora era riuscita a farsele bastare. Un leggero bussare le fece alzare la testa. Era sicura di sapere chi aveva bussato e, se anche fosse stato qualcuno di male intenzionato, era circondata da armi che sapeva perfettamente usare.

<< Sì? >> Domandò senza andare alla porta. Era passata forse un'ora da quando si era svegliata e il sole era ancora alto, era troppo presto per andare al pub.

<< Sono io. >> Rispose Dean al di là della porta continuando a bussare delicatamente sul portone fino a che esso non si aprì cigolando. Non aveva neanche avuto l'accortezza di chiuderla a chiave prima. Dean entrò chiudendo la porta dietro di sè, studiandola in volto, rimanendo a distanza di sicurezza. Probabilmente sapeva perfettamente che in quel momento la cosa migliore era lasciarla sbollire in santa pace. Il biondo si sedette sulla sedia e la osservò attentamente senza però emettere nessun suono per i primi venti minuti.

<< Ti è passata? >> Chiese lui dopo qualche secondo ricevendo in cambio un finto sorriso.

<< Oh andiamo! Cosa posso aver combinato questa volta? >> Domandò un poco stizzito, forse anche stanco. Avevano detto che avrebbero provato a godersi il momento, ma non era mai facile per i cacciatori. Perchè non c'erano momenti. C'era solo la caccia.

<< Assolutamente niente, solo che non mi piace starmene con le mani in mano. >> Rispose lei alzandosi dal letto per mettere via le pistole dentro il borsone, nascondendole tra i vestiti. Sentì la sedia scricchiolare un poco e i passi pesanti di Dean verso di lei ed era tentata di girarsi e chiedergli perchè aveva pensato che ce l'avesse con lui quando sentì le sue labbra baciarle dolcemente il collo, mentre le mani grandi e calde del giovane andavano a solleticare la pelle del bacino. Il corpo della giovane per qualche secondo si irrigidì. Isabella si tese come una corda di violino mentre sentiva le dita ruvide dell'uomo carezzarle la pelle.

<< Se vuoi so io come intrattenerti per un po'... >> Mormorò sulla sua pelle facendola però rabbrividire. Sapeva perfettamente che impazziva quando faceva così, quando poggiava con delicatezza le labbra sulla sua pelle facendole venire la pelle d'ora, quando le sussurrava con voce roca che la desiderava. Era bravissimo in quelle cose, ci sapeva decisamente fare e aveva paura a pensare a quante ragazze avesse sedotto in quel modo, quante avevano ricevuto quello stesso trattamento pensando erroneamente di essere speciali. Più volte aveva pensato di essere una tra tante, ma poi scacciava quel pensieri ripensando che lui era sempre tornato da lei, dopotutto. Ed ora si ritrovava a tremare, per la paura ed il desiderio. Aveva paura di rivivere un incubo, di non essere neanche più capace di donarsi ad un'altra persona, non dopo tutto ciò che era successo. E dall'altra parte tremava perchè voleva farlo, voleva cercare di tornare indietro, voleva tornare a sentirlo proprio. Le mani di Dean continuavano a sfiorarle la pelle, intrufolandosi sotto la maglia toccandole la pelle della pancia, i fianchi, sfiorandole solamente la curva del seno mentre il fiato del ragazzo diventava sempre più corto, i baci sempre meno sfiorati. Isabella si girò di scatto quando decise che ne aveva troppo poco e bastò incrociare i suoi occhi per far scattare ancora una volta quel qualcosa e le sue labbra furono subito impegnate a baciarlo mentre le sue mani si infilarono sotto il giubbino di pelle, spingendolo via, lasciandolo cadere a terra prima di avvinghiarsi maggiormente a lui che rispose togliendole la maglia, gettando anche quella a terra con noncuranza. Le loro labbra continuavano a cercarsi, sembravano giocare a rincorrersi mentre le loro mani vagavano sul corpo l'uno dell'altra, studiandolo per la prima volta dopo anni. Isabella gli tolse la maglia rivelando il fisico statuario e imponente che ricordava e andò a sfiorargli le cicatrici nuove con i polpastrelli e Dean sembrava fare lo stesso. Erano cambiati nel corso di quei tre anni; Isabella sapeva di aver messo su massa muscolare e aveva il suo bel conteggio di cicatrici biancastre sparse lungo tutto il corpo, per non parlare della scritta sulla schiena regalatole da suo padre mentre Dean era, se possibile, ancora più grosso e muscoloso di quanto si ricordava e la sua pelle non era poi così segnata come invece si era immaginata, a parte una grossa bruciatura sulla spalla a forma di mano, una cicatrice decisamente particolare. Sentì le dita di Dean scorrere lungo la schiena carezzando dolcemente la spina dorsale fino ad arrivare al gancio del reggiseno che aprì con maestria con due sole dita facendo increspare il suo volto con un sorriso. Ci aveva sempre saputo fare, ma quella tecnica sembrava nuova. La liberò da quel pezzo di stoffa inutile e la strinse a sé, petto contro petto, scaldandola col proprio calore mentre continuava a baciarla ed accarezzarle i capelli, la schiena, i glutei. Isabella d'altro canto stava tentando di non pensare.

<< Sei migliorata anche sotto questo aspetto...>> Sussurrò lui guardando verso il basso facendola ridere, scacciando per qualche secondo la grossa nube nera che stava rischiando di soffocarla.

<< Sono cresciuta, ma Dean non penso di riuscire a... >> Mormorò lei, imbarazzata. Sapeva che si sarebbe bloccata, sapeva che avrebbe avuto ancora paura. Il cacciatore sorrise e le carezzò il volto, prima di alzare le spalle, in segno di noncuranza, andando poi a cercare le sue labbra che baciò con dolcezza. Le mani di Isabella si mossero senza controllo, per abitudine, e lei cominciò a sfiorandogli il bordo dei jeans, sbottonando il primo bottone mentre le sue labbra erano nuovamente impegnate a baciarlo, sorridendo tra un bacio e l'altro. Era arrivata all'ultimo bottone e stava già afferrando i pantaloni per abbassarglieli quando la porta si aprì con uno scatto, la voce di Sam da acuta e strillante diventerò sempre più flebile mentre Isabella diventava man mano più rossa e si stringeva a Dean per cercare di coprirsi.

<< Dannazione... >> gemette il biondo ed Isa vide subito gli occhi verdi di Dean alzarsi verso il cielo mentre la stringeva con ancora più forza, girando il collo verso il fratello.

<< Potevi almeno avere la decenza di bussare >> gli dice e dalla sua voce non sembrava neanche troppo arrabbiato, ma più che altro un poco spazientito. Sam era ancora sull'uscio, la porta spalancata e gli occhi fissi verso loro due, non sembrava in grado di poter distogliere lo sguardo. Ed il bel piano di parlargli era andato bellamente a farsi fottere. Isabella si fece scudo con il corpo di Dean per riuscire a coprire le nudità, sentendo le gote infiammarsi per lo sguardo di Sam verso di loro.

<< Sammy? >> Lo chiamò Dean tentando un sorriso forzato mentre continuava a tenerla saldamente a lui, coprendola con il suo corpo mentre i suoi pantaloni stavano lentamente scendendo ed ora gli arrivavano a metà glutei. Isabella li afferrò e li tirò su facendolo sorridere malizioso.

<< Forse dovresti uscire e chiudere la porta >> Continuò il biondo cercando di scuotere il fratello che sbattè le palpebre per la prima volta da quando era entrato. Sam balbettò qualcosa di incomprensibile prima di fare qualche passo indietro e chiudere la porta lentamente.

<< Ha sempre avuto un pessimo tempismo...>> mormorò Dean abbottonandosi i pantaloni con riluttanza continuando a guardarla, facendola arrossire ulteriormente. Continuava ad osservarla, come se fosse impossibile per lui distogliere lo sguardo da lei e dal suo corpo.

<< Dici che Sam ha bisogno di noi? >> Chiese Isabella indossando tutti gli indumenti che Dean le aveva velocemente tolto, guardando ancora una volta nella sua direzione, la grande cicatrice a forma di mano faceva un netto contrasto con la pelle chiara del giovane. Gli rubò la maglia dalle mani, un sorriso furbo stampato sul volto mentre si allontanava da lui facendosi rincorrere fino a che Dean non la prese in braccio, facendola poi cadere sul letto ridacchiando. Le baciò il collo e le guance, tutta la pelle scoperta raggiungibile dalle sue labbra; lo sterno, le spalle, la parte alta del seno. Tutto.

<< Posso chiederti una cosa? >> Domandò lei trovandosi improvvisamente sotto il corpo bollente di Dean che si era messo sui gomiti, sollevandosi appena, guardandola attentamente mentre le carezzava i capelli con gesti ritmici.

<< Dimmi. >> Rispose lui tornando a baciarla ovunque facendole perdere per qualche secondo il filo dei pensieri. Gli bastava così poco per farle perdere la cognizione del tempo.

<< Cosa è successo alla tua spalla? >> Domandò andando a sfiorare la grande cicatrice rosata, la pelle era spessa ed irrimediabilmente rovinata, come se fosse stata bruciata. Dean sospirò dolorosamente prima di mettersi a sedere, segno che quella non sarebbe stata una bella storia. Lei subito lo seguì sedendosi di fianco a lui, pronta ad ascoltare qualsiasi cosa lui avesse detto. Quando era in giro con i cacciatori aveva evitato qualsiasi notizia sui Winchester, per non soffrire, eppure qualche volta li aveva sentiti sussurrare nel sonno che era successo l'impensabile. Che c'era stata l'Apocalisse. E che loro ne erano i responsabili. Dean sospirò pesantemente prima di aprire le labbra carnose per qualche secondo, rimanendo però in silenzio. Non voleva mettergli fretta, non voleva affrettare quel momento.

<< Sono finito all'inferno Isabella...>> Mormorò Dean, facendole spezzare il fiato. Le dita delle mora cominciarono a tremare mentre gli occhi verdi erano alla continua ricerca di bugia. L'Inferno? Non poteva essere vero...non Dean. Avrà ucciso, sarà stato uno stronzo, ma lui era una persona buona.

<< Come? >> Domandò la cacciatrice con un filo di voce, riuscendo a stento a credere a quelle parole. Come era possibile? E come poteva esser tornato indietro? Dean si riempì i polmoni, respirando rumorosamente prima di tornare a guardare le proprie mani, le labbra sempre semi aperte.

<< Per salvare Sam... é morto tra le mie braccia e non l'ho potuto accettare. Non potevo perderlo Isa, non potevo lasciare che lui rimanesse morto... Sam è così innocente, è così puro. Non si merita questa vita e ne era uscito. L'ho trascinato dentro nuovamente e l'ho portato alla morte. È colpa mia se era morto, è colpa mia se la sua ragazza è morta e se lui sta soffrendo ancora per questo. È tutta colpa mia...>> Gemette lui e la mora poteva vedere gli occhi lucidi. Non l'aveva mai visto piangere. In tutti e cinque gli anni della loro pseudo relazione lei non lo aveva mai visto piangere. Ed ora si sentiva anche in colpa; era a causa sua se stava ripercorrendo tutto quel dolore ed avrebbe voluto dirgli che neanche lui meritava quella vita, che anche lui poteva essere innocente se solo avesse avuto una vita differente. Dean a volte neanche capiva quanto buono e prezioso fosse, non vedeva niente se non il dolore che procurava. Non vedeva nient'altro che le morti ed il dolore, non riusciva a vedere le vite che aveva salvato e tutto il bene che aveva fatto in quegli anni. Aveva rinunciato alla sua vita per gli altri, ma continuava ad incolparsi.

<< Ci sono stato quarant'anni, che sono quattro mesi qui sulla Terra e non hai idea di ciò che ho fatto Isa...Mi hanno torturato, per anni. Sono stato il loro giocattolo e continuavano a farmi una proposta. Passare da vittima a carnefice, ma come potevo farlo? Come potevo mutilare ulteriormente quelle anime? Ho resistito per anni, ho detto di no e mi hanno fatto di tutto. Non posso neanche esprimere a parole il dolore che ho provato, ma poi tutto tornava come prima. Il mio corpo all'Inferno si rimarginava e dava loro ulteriore modo per infliggermi le peggiori pene. Ho resistito per anni, ma alla fine non ho più retto al dolore. Ho detto sì ed ho cominciato a torturare le anime che mi portavano davanti, ho cominciato a trasformarmi in un essere senza scrupoli, in uno di loro...E ricordo ancora tutti coloro che sono passati sotto le mie mani, tutti coloro che ho dilaniato... >> sussurrò lui, puntando gli occhi su di lei, facendola sentire incredibilmente piccola. Istintivamente andò a posare la propria mano su quella ruvida del cacciatore, stringendola forse per dargli forza. In verità stava cercando di prendere la forza che Dean aveva avuto per continuare a vivere, la stava assorbendo perchè lei non ne aveva mai avuta, si era sempre abbattuta.

<< E come...come ne sei uscito fuori? >> Cercò di distrarlo lei. Non voleva che pensasse alle cose che aveva dovuto fare all'Inferno, non voleva che pensasse ancora agli orrori che aveva dovuto subire e commettere. Avrebbe parlato con Sam, avrebbe cercato di capire da lui ciò che Dean aveva passato. L'Inferno. Ancora Isabella non poteva crederci. Il volto di Dean si aprì in quello che sembrò una specie di sorriso.

<< é stato un angelo, Castiel. Mi ha afferrato per la spalla e mi ha portato fuori. >> Rispose lui andando a guardarsi la brutta cicatrice che ancora costellava la sua pelle. Non sarebbe mai andata via, mai del tutto, ed avrebbe per sempre ricordato quel brutto capitolo della sua vita. Ed ad Isabella avrebbe fatto vedere quanto era stata egoista ed egocentrica. Si sentiva addirittura male; il fiato si era spezzato, lo stomaco era sottosopra ed aveva cominciato a tremare.

<< Anzi, dovrei fartelo conoscere...a parte il pessimo umorismo non è male. >> Continuò Dean, forse cercando di dimenticare ciò che aveva appena fatto riaffiorare nella sua mente. Isabella non fece altro che sorridere e fare di sì con il capo, non riuscendo più a proferire parola. Che altro avrebbe dovuto dire? Che altro avrebbe potuto dire? Tutte le parole erano superflue, non sarebbero servite a rendere meno pesante il dolore del cacciatore. La ragazza deglutì, sentendo improvvisamente la gola secca e la bocca piena di sabbia.

<< Sei tornato, è questo l'importante. >> Mormorò a fatica, ancora incredula alle sue parole. Tutto le sembrava assurdo. Dean annuì lentamente ed in maniera gravosa mentre la sua mano era andata a stringere la vistosa cicatrice, massaggiandosi poi la spalla. L'idea che Dean era sceso nell'inferno la faceva semplicemente rabbrividire. Chissà che dolori e pene aveva dovuto subire, chissà quanto aveva sofferto eppure era rimasto uguale a come se lo ricordava. Si girò verso di lui notando subito lo sguardo buio e perso. Aveva scambiato la sua vita per quella di Sam, si era sacrificato per lui. Con lentezza si avvicinò al cacciatore e si mise a cavalcioni su di lui, le braccia posate sulle sue spalle mentre guardava ed osservava quel volto quadrato, la mascella dai tratti duri, gli occhi verdi dal taglio felino, il naso dritto e le labbra carnose. Lo abbracciò strettamente posando la guancia sulla sua spalla tenendolo a sé per diversi secondi.

<< Sei stato coraggioso a farlo. Siamo fortunati ad averti. >> Mormorò la giovane guardandolo negli occhi prima di posare un dolce bacio sulle sue labbra che sfociò poi in un sorriso. Dean la abbracciò tenendola stretta a sé per minuti che sembravano interminabili.

 

Si ritrovarono poi alla sera; i due fratelli erano vestiti in maniera semplice e, nonostante la temperatura poco clemente, Dean aveva arrotolato la camicia a quadri rossa e nera fino a metà avambraccio. Isabella aveva indossato un paio di jeans stracciati ed una anonima maglia chiara, non voleva attirare nessun tipo di attenzione. Entrarono nel pub prendendo una birra ciascuno e poi cominciarono a giocare a biliardo e subito Isabella sfoggiò la sua fortuna sfacciata, oltre che il suo fascino. Il suo tavolo da biliardo venne subito circondato da giovani ragazzi che la guardavano con sguardo famelico, alcuni si avvicinavano a lei e le parlavano di cose frivole continuando ad aumentare la posta in gioco. Dean aveva finito la sua giocata e si era unito agli spettatori, un sopracciglio alzato e le braccia incrociate mentre squadrava qualsiasi persona si avvicinava a lei, pronto a proteggerla da pericoli invisibili. Isabella sapeva giocaee e non solo a biliardo; lei giocava con le persone, con coloro che pendevano dalle sue labbra e ci sapeva fare. Sapeva come atteggiarsi, come sedurre e flirtare. Aveva dovuto imparare a farlo, per necessità.

<< Aumentiamo ancora un po'? >> Chiese un ragazzo sfiorandole una spalla con bramosia mentre la guardava con insistenza. Era da un po' che le girava attorno come un avvoltoio e aveva già perso diverse centinaia di dollari.

<< Quanto vuoi tesoro. >> Flirtò lei portando la stecca tra le dita, un sorriso furbo e malizioso stampato sul volto. Sapeva giocare, lo aveva detto e quel ragazzo ci stava cadendo in pieno. Girò il volto verso Dean, poggiato contro il bancone e con le braccia incrociate, lo sguardo duro ed indagatore. 

<< Mille dollari. >> Disse il ragazzo al suo fianco facendo scuotere la testa a tutti gli altri giocatori che finirono per ritirarsi lasciando solamente lei e lui. Bastarono poche giocate precise per farlo fuori e guadagnarsi i soldi. Isabella li prese dalle mani del ragazzo e li arrotolò, finendo per infilrli nella tasca dei pantaloni. Stava per andarsene, contenta del mazzetto di soldi che si era procurata quando quello stesso ragazzo chiese di giocare ancora e ancora, perdendo sempre. Per tre volte Isabella gli rubò mille dollari e alla fine il ragazzo si arrese, rosso in volto, furioso. Isabella se ne stava per andare, ormai soddisfatta, quando lui la trattenne guardandola attentamente. Le sue dita si erano chiuse intorno al polso magro della cacciatrice, impedendole di scappare via. Isabella si girò e fissò i propri occhi su quelli del ragazzo, impallidendo.

<< Mi ricordo di te... >> Sussurrò lui, gli occhi neri saettavano da una parte all'altra del suo corpo. Isabella fece di no con il capo mentre cercava di allontanarsi da lui. Odiava quando la gente la osservava in quel modo, quando la studiava così come stava facendo lui.

<< Lavoravi al Lotus... >> Continuò il ragazzo, facendola irrigidire immediatamente mentre dei ricordi spiacevoli le affioravano alla mente. Delle mani sul suo corpo, morsi e carezze man mano meno gentili. Sentì le lacrime agli occhi e un peso sullo stomaco, un blocco alla gola le impediva di respirare; l'ossigeno non arrivava più al cervello e la testa cominciava a girarle.

<< Non sono io. >> Gemette lei continuando a scappare verso Dean che si stava facendo spazio tra la folla per riuscire ad arrivarle incontro. Lo guardava in maniera disperata chiedendo aiuto, ma dall'altro lato voleva che lui si allontanasse per non sentire ciò che quel ragazzo diceva. Un'accusa fondata che aveva sperato di lasciarsi indietro.

<< Sei una puttana...>> Disse il ragazzo con rabbia, facendola scattare. Isabella si voltò all'istante e sferrò un pugno in pieno volto al giovane, che indietreggiò barcollando. Il giovane si portò una mano al volto e alle labbra da cui usciva un rivolo sottile di sangue e poi si avvicinò minaccioso ad Isabella che fece per sferrare un altro pugno, venendo momentaneamente bloccata, ma la giovane era addestrata e sferrò un gancio alla bocca dello stomaco, facendolo piegare in due e stava per colpire ancora quando fu fermata da Dean che le cinse la vita, trascinandola via, arrivando persino a sollevarla da terra.

<< Sei solo una puttana! >> Urlò ancora il ragazzo facendola infuriare ancora di più. Isabella tentò di sgattaiolare dalla presa salda di Dean e cercò di tornare indietro per zittire quella voce, ma il cacciatore riuscì a tenerla a bada. Dean la trascinò fuori dal locale, lasciandola solamente quando furono a qualche metro di distanza. Isabella tentò di comporsi sistemando i capelli scompigliati e i vestiti che si erano alzati, scoprendole la pelle.

<< Cosa voleva dire quel ragazzo? >> Chiese il cacciatore con le sopracciglia inarcate e corrucciate ed Isabella si sentì sprofondare, si sentì morire. Non guardò neanche il biondo e scosse la testa in un cenno di dissenso.

<< Niente... >> Rispose lei tentando la via di fuga, ma Dean la fermò nuovamente prendendole saldamente il braccio. Isabella poteva sentire le lacrime pungerle agli occhi mentre cominciava a sentirsi nuovamente sporca. Lo avrebbe perso, poteva leggerlo nei suoi occhi completamente bui.

<< Cosa voleva dire! >> Urlò il cacciatore facendola tremare. Non c'era nessuno che poteva aiutarla o salvarla in quel momento. La bocca si asciugò improvvisamente mentre lei cercava di trovare le parole per spiegare ciò che era successo ormai due anni e mezzo fa. Isabella alzò gli occhi verso Dean sperando di trovare comprensione, sperando di trovare qualcosa che non fosse indignazione.

<< Non vuoi saperlo... >> Mormorò lei cercando di far cadere lì la conversazione, ma Dean non voleva mollare. Continuò a guardarla negli occhi, continuava a voler sapere. Era successo tutto in un momento di debolezza e follia ed ora si pentiva di ciò che aveva fatto. Si morse con forza il labbro cercando un qualcosa per aggrapparsi e trascinarsi fuori da tutto quello, ma non trovò niente, assolutamente niente. Improvvisamente dietro di loro apparve la figura alta a magra di Sam, il volto preoccupato e scuro, gli occhi rivolti verso di loro. Isabella tentò di andare verso di lui, verso quello che poteva essere la sua ancora, ma la mano di Dean era ancora serrata sul suo braccio e stringeva talmente forte da farle male. Non l'avrebbe lasciata andare via. Isabella prese un profondo respiro, guardando il cielo scuro sopra di sé per qualche secondo mentre andava a mordersi il labbro inferiore. Solo dopo momento interminabili si decise ad abbassare lo sguardo nuovamente verso il cacciatore.

<< Cosa pensi voglia dire Dean? Le uniche che mi hanno accolto una volta uscita di casa sono state delle ragazze di una casa chiusa...le uniche che mi hanno permesso di sopravvivere sono state loro. Ho lavorato per loro, per sopravviere. >> Sussurrò lei con un filo di voce notando subito che Dean aveva preso le distanze, si era allontanato e la guardava con qualcosa che sembrava disgusto. E non ne aveva nessun diritto. Non sapeva cosa era successo dopo che se ne era andato, non sapeva cosa aveva dovuto subire.

<< Cosa è successo dopo? >> Chiese lui, la voce dura, come lo sguardo. Si sentiva giudicata. Tutto quel sogno si era spezzato, nuovamente. E lei che, stupidamente, aveva pensato che potesse realmente tornare tutto come quando erano giovani. Isabella aveva pensato di esser riuscita a creare un nuovo legame con lui, pensava di esser riuscita a tornare un poco nel suo cuore. Ed ora tutto era nuovamente sfumato.

<< Sono dovuta scappare...>> Tagliò corto lei, lo sguardo basso a guardarsi la punta degli anfibi neri. Glieli avevano presi i cacciatori che l'avevano accolta, uno dei loro ricordi e infatti poche volte si separava da essi o da qualsiasi oggetto che loro gli avevano donato. Non riusciva a guardare Dean. Non riusciva ad alzare il suo sguardo per incrociare quello verde del cacciatore perchè aveva paura di quello che poteva trovarci. Dean era un donnaiolo, era risaputo, ma era anche vero che lui le seduceva, non le pagava. Tra loro due cadde il silenzio più assoluto. Per qualche secondo Isa andò alla ricerca dello sguardo e della figura di Sam, sperando di trovare almeno in lui conforto, ma anche gli occhi verdi del più giovane tra i fratelli erano bassi e scuri. Isa non aveva idea se avesse sentito, ma poco le importava, perchè sembrava aver capito comunque tutto.

<< Non dici niente? >> Chiese improvvisamente lei; forse una risposta era meglio di quel silenzio che aveva il potere di confonderla e di perforarle le orecchie. Quello era parte del suo sporco passato, parte di un periodo di vita che avrebbe volentieri dimenticato. Ricordava la sensazione di inadeguatezza, la sensazione di viscidume quando qualcuno la toccava o quando le lasciavano con disprezzo i soldi sul comodino. Ricordava le lacrime ogni volta che si guardava intorno trovando la desolazione della sua stanza, ogni volta che i suoi seni erano indolenziti, ogni volta che le sue gambe facevano male, ogni volta che notava segni nuovi sulla sua pelle chiarissima.

<< Cosa devo dire? >> Rispose lui, la voce talmente fredda che le fece venire i brividi. Ecco di cosa aveva paura. Avevano fatto passi avanti da quando si erano visti, si erano ritrovati finalmente ed ora tutto era andato in fumo, tutto era svanito veloce come era arrivato. Isabella non voleva neanche arrabbiarsi; non voleva urlargli che era, in parte, colpa sua se lei era andata a finire in quel posto e se ora lei era una cacciatrice, ma non le sembrava il caso.

<< Qualsiasi cosa...qualsiasi... >> Sussurrò lei con la voce incrinata, le lacrime le pungevano gli occhi e rischiavano di scendere da un momento all'altro mentre Dean sembrava essere diventato di pietra, il suo volto non tradiva nessuna emozione. Lei era lì ad aspettare, come aveva fatto per quasi tutta la sua adolescenza.

<< Non penso di aver niente da dire ora, ci vediamo domani mattina >>

 

   
 
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