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Autore: Eilan21    23/10/2019    4 recensioni
Cosa vuol dire essere regina di un regno diviso, ambito da cristiani e infedeli e al centro di lotte per il potere e per le sue incommensurabili ricchezze? Cosa vuol dire sposare l'uomo più potente del mondo per salvare quel regno, un uomo geniale e intelligente, ma anche freddo e calcolatore? Regina a soli pochi giorni di vita, Imperatrice pochi anni più tardi, Yolande si trova ad essere la pedina di una lotta di potere più grande di lei. Questa è la storia di Isabella di Gerusalemme, moglie di Federico II di Svevia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Castello di Oria

9 novembre 1225


Yolande non era sicura di cosa provasse nei confronti di suo marito, e neppure di cosa pensasse di lui. Fin dal momento in cui aveva messo piede nella Cattedrale di Brindisi il giorno precedente, con il cuore in gola e i palmi delle mani sudati, lo aveva giudicato enigmatico ed ermetico. Si era ritrovata al suo fianco sentendosi completamente fuori posto e incredibilmente a disagio. Sentiva sulle spalle il peso degli sguardi dell’intera cattedrale gremita di nobili siciliani e tedeschi, consapevole che non le avrebbero concesso alcuna attenuante. Lei era la straniera, la seconda moglie, la regina di un regno talmente piccolo che a paragone dell’impero del potente marito quasi scompariva. E a confronto con la loro defunta e amata imperatrice Costanza d’Aragona, cos’era lei se non un’insignificante ragazzina che cercava di prendere il suo posto? Yolande avrebbe giurato di poter sentire i loro pensieri, li sentiva strisciare addosso come brividi agghiaccianti. La sua incoronazione, le nozze per procura erano niente in confronto a quella prova. Solo qualche mese prima era stata felice ed orgogliosa del calore dimostratole dai suoi nobili e del suo popolo. Ma lì era a casa sua. Qui percepiva solo freddezza, gelo e giudizi bisbigliati a mezza bocca.

Yolande non era sciocca e non era rimasta stupita dall’accoglienza che le era stata riservata dai suoi nuovi sudditi; se lo era aspettato, nonostante Anais avesse cercato in ogni modo di rassicurarla. E si era mentalmente preparata ad affrontare la prima, durissima prova che l’aveva aspettata al suo arrivo: quella lunga passerella di fronte a quella folla ostile attraverso la navata della chiesa, solo con la sua determinazione a farle da scudo dalle migliaia di sguardi inquisitori. Era servita a poco la consapevolezza della presenza del suo seguito, delle sue dame, di sua cugina. Così come le era stato di scarso conforto rivedere suo padre dopo tanto tempo, riccamente abbigliato accanto all’imperatore, al cui confronto però impallidiva. Federico era estremamente elegante, ai limiti della superbia; l’aspetto curato minuziosamente a cominciare dalla chioma rosso fuoco e dalla barba dello stesso colore, senza un pelo o un capello fuori posto. Il suo abbigliamento era la quintessenza del lusso e della finezza. Nonostante fosse di altezza media e di corporatura non molto robusta, era imponente nella sua autorevolezza, immenso nel fascino che emanava; i suoi occhi azzurri sembravano trapassarla come lame di ghiaccio mentre la osservava per la prima volta avvicinarsi all’altare e a lui.

Yolande avrebbe voluto fuggire da quello sguardo che sembrava non celare alcuna emozione. La sua mente lavorava febbrilmente per cercare di capire cosa pensasse di lei, se lei gli piacesse, se fosse deluso dal suo aspetto, se fosse già pentito di avere sottoscritto quel dannato contratto di matrimonio, se rimpiangesse sua moglie Costanza o una delle sue numerose amanti. Si era sentita bella quella mattina, rimirandosi nel grande specchio d’argento che era stato di sua madre e che aveva portato con sé da Gerusalemme. Eufemie aveva perso molto tempo a creare un’acconciatura degna dell’occasione. Le aveva fissato le trecce ai lati del capo dopo averle intrecciate con nastri dorati che si abbinavano all’oro e rosso dell’abito da sposa e della collana di rubini. Anais l’aveva personalmente aiutata a vestirsi, gli occhi lucidi come se stesse mandando all’altare sua figlia, ripetendole quanto fosse bella mentre le drappeggiava il lungo velo bianco sulla coroncina d’oro. E Yolande aveva finito per crederci, evitando per una volta confronti con la straordinaria bellezza in fiore di sua cugina, ammantata di un abito blu bordato di verde.

Tutto questo non era bastato a confortarla mentre saliva quei pochi gradini che l’avevano condotta davanti al Vescovo di Brindisi e accanto a suo marito. Quando era venuto il momento di scambiarsi le promesse Yolande aveva cercato di tenere ferma la voce, ma non appena il sollievo per esserci riuscita l’aveva riempita, Federico l’aveva guardata abbandonando un po’ della freddezza che fino a quel momento lo aveva caratterizzato. Lei si sentì gelare: forse non era sicura di cosa pensava di suo marito, ma era molto chiaro ciò che lui pensava di lei. La delusione era evidente nel suo sguardo.


Forse l’imperatore non era al settimo cielo per la sua nuova sposa, ma i cronisti presenti alle nozze non poterono negare che avesse speso una favolosa somma di denaro per festeggiare degnamente l’unione tra l’occidente e l’oriente cristiano, un evento senza precedenti. Tre giorni di festeggiamenti erano previsti al castello di Oria, banchetti, musica, danze esotiche, spettacoli teatrali, intrattenimenti dei migliori artisti provenienti da ogni angolo dell’impero, perfino un torneo.

Per il banchetto della sera delle nozze Yolande si cambiò d’abito e si preparò ad affrontare quell’ennesima prova, non prima che suo padre fosse venuto a salutarla nelle stanze che le erano state assegnate, complimentandosi con lei per la sua forza d’animo e annunciandole la nascita di un’altra figlia, Marie, avuta dalla sua nuova moglie.

Lei si congratulò, sinceramente contenta di avere finalmente una sorella, prima di ricordarsi che probabilmente non l’avrebbe mai conosciuta. Gli consegnò la lettera di Alix, riferendogli il suo messaggio.

Credi si possa fare qualcosa per aiutarla a mantenere la reggenza?”

Ci proverò”, le rispose Jean. “Parlerò con il Papa; dovrò recarmi comunque da lui non appena saranno finiti i festeggiamenti per il matrimonio. C’è la crociata da organizzare.”

Yolande guardò suo padre: sembrava quasi euforico. Nonostante neanche questa volta avesse avuto il figlio maschio che tanto desiderava, aveva pianificato e realizzato con successo il matrimonio del secolo ed era ad un passo dal mettere in moto la tanto attesa sesta crociata. In tutto questo il problema di sua cognata doveva sembrargli di poco conto, anche se Yolande era sicura che avrebbe almeno tentato di perorare la sua casa. A Gerusalemme faceva comodo l’alleanza di un’isola dalla posizione strategica come Cipro.

Jean sorrise alla figlia, come se la vedesse solo in quel momento: “Non preoccuparti, so quanto sei affezionata a tua zia. Farò tutto ciò che posso per aiutarla.”

Ci vediamo al banchetto”, la salutò uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.

Stai benissimo” le disse Anais squadrandola con le mani sulle sue spalle. “Sei pronta ad affrontare la serata?”

Ho scelta?” sospirò Yolande.

Che ti prende?”

Io non gli piaccio, Anais”, mormorò nervosamente, passandosi le mani sulla gonna.

Non devi dire così, cara. Non farti condizionare dalle fantasie. L’imperatore è un uomo estremamente affascinante e non ha occhi che per te.”

Non mentirmi, non sono stupida!”, sbottò Yolande.

Anais rimase a bocca aperta, era la prima volta che sua cugina le si rivolgeva in quel modo. L’aveva vista triste, sconsolata, impaurita… ma mai arrabbiata. Certamente non con lei.

Scusami… scusami…” mormorò subito dopo, rifugiandosi nel suo abbraccio.

Anais la strinse a sé.

Andrà tutto bene, mon petite. Andrà tutto bene. Vedrai che lo conquisterai.”

Ora dobbiamo andare però”, le sorrise, asciugandole una lacrima e aggiustandole una ciocca della bionda chioma.


Federico l’aspettava con il suo seguito personale all’ingresso della sala grande e Yolande lo raggiunse con le proprie dame. Anche lui si era cambiato la tunica e il mantello indossati quella mattina e lei pensò che fosse l’uomo più vanitoso che avesse mai conosciuto. Ma aveva sentito queste voci su di lui, che era ossessionato dall’aspetto e dall’igiene e che addirittura si faceva un bagno completo tutti i giorni. Yolande non aveva mai conosciuto un uomo che adottasse simili abitudini e stentava a credere che fosse tutto vero.

Non sapeva cosa aspettarsi da lui, ma decise di seguire il consiglio di Anais e non avere pregiudizi dettati dalla propria paura. Perciò gli sorrise e fu stupita e felice di vedere un suo sorriso in risposta.

Moglie mia”, le disse Federico prendendole la mano. “I nostri ospiti ci attendono, non facciamoli aspettare.”

Rinfrancata dalla cordialità di suo marito Yolande ricevette con piacere le acclamazioni degli invitati all’ingresso dei novelli sposi. E non solo da parte dei nobili siriani e dal resto del suo seguito, ma anche dai nobili e dai dignitari siciliani. Prese posto sullo scranno d’onore fra il marito e il padre e centinaia di calici colmi di un corposo rosso locale si levarono a brindare a quelle nozze.

Nel grande camino di pietra lavorata ardeva un fuoco vivace e al centro della stanza dei giocolieri si esibivano in numeri strabilianti accompagnati dalla musica dei menestrelli che trovavano posto sulla balconata soprastante.

Cominciarono ad entrare le portate una dopo l’altra: zuppe di verdura e legumi, pollo ripieno e selvaggina catturata dall'imperatore stesso con i suoi adorati falconi, condita con salse raffinate che Yolande non aveva mai assaggiato. Alla sua domanda su una salsa in particolare, Federico le spiegò che si chiamava “saracena” ed era una salsa tipica pugliese, di Lucera, a base di uvetta, aceto, mandorle e spezie. A seguire arrivarono volatili laccati al miele, pesce in gelatina, insalate di verdura e frutta, erbe di campo stufate e l’arrosto di cinghiale servito intero e portato al centro della sala per essere ammirato. Quando entrarono i dolci Yolande sentì che non ce l’avrebbe fatta ad assaggiarne nemmeno un pezzo, ma cedette quando suo marito le fece portare espressamente un piatto di frittelle di formaggio, pinoli e uva passa.

Sono il mio dolce preferito, ci tengo che tu lo assaggi”, la incoraggiò. Confortata dalla sua improvvisa premura, che la fece sentire un po’ più a suo agio, Yolande diede obbedientemente un morso a quella deliziosa frittella.

A quel punto fu Jean di Brienne ad alzarsi in piedi e a dedicare il suo personale augurio agli sposi, invitando i propri servitori a far entrare i doni che Gerusalemme aveva portato all'imperatore. Servi mori entrarono portando doni esotici, come spezie, gioielli e coppe lavorate all'orientale, tappeti, cuscini, incenso e perfino dei cammelli portati a briglia dagli scudieri anch'essi mori. Yolande e la delegazione siriana erano abituati a tutto questo, ma i nobili siciliani rimasero a bocca aperta di fronte a quel lusso esotico e stravagante, mentre Federico fu entusiasta di quei doni, in particolare dei cammelli, che si avvicinò ad esaminare a lungo.

Con un ultimo cenno Jean fece entrare delle danzatrici del ventre, abbigliate all'orientale, che erano un ulteriore dono per l'imperatore e che si esibirono per lui. Da quel giorno in poi avrebbero allietato, con le loro danze sensuali, i banchetti della corte siciliana.

Brindiamo a questa sacra unione”, proclamò Jean di Ibelin, Signore di Ramla, uno dei nobili siriani al seguito di Yolande. “L'unione voluta da Dio tra l'Imperatore del Sacro Romano Impero e la nostra amata Isabella, regina di Gerusalemme!”

Nell'alzare a sua volta la coppa, Yolande notò che, ora che l'atmosfera era meno formale di quella mattina, anche i nobili siciliani sembravano più inclini ad acclamarla, non solo per l'alleanza che portava in dote, ma anche come nuova imperatrice e nuova consorte del loro amato sovrano.

I festeggiamenti durarono fino a notte fonda, finché tutti furono troppo stanchi, sazi o ubriachi e cominciarono a ritirarsi nei propri alloggi. La nuova imperatrice venne scortata dalle sue dame alle sue stanze, ma con suo grande sollievo, suo marito non venne da lei, né quella né le notti che trascorsero al castello di Oria.


Anais aveva temuto di incontrare faccia a faccia il figlio dell’uomo che aveva distrutto la sua famiglia, ma quando questo accadde non provò il risentimento che si sarebbe aspettata o che le sarebbe sembrato naturale. Ciò che l’aveva spinta ad osservarlo durante il banchetto era piuttosto curiosità per quel sovrano che all’apparenza non aveva nulla di particolare se non il peculiare colore dei capelli ereditati dal celebre nonno. Ma aveva carisma, questo Anais doveva riconoscerlo. La sua figura emanava grandezza e autorevolezza.

Più tardi era stata fra il corteo di dame che aveva accompagnato la novella sposa alle sue stanze e l’aveva preparata per la prima notte di nozze. Quando aveva lasciato la sua piccola Yolande congedandosi da lei con un lungo abbraccio, si era diretta alla sua stanza, non molto lontana da quella della giovane imperatrice.

Aveva indossato la veste da notte, sciolto i capelli e stava quasi per spegnere l’ultima candela rimasta accesa quando bussarono alla sua porta.

Anais cadde dalle nuvole quando si trovò faccia a faccia proprio con l’uomo che pensava le avrebbe suscitato repulsione al primo sguardo e che invece suo malgrado l’affascinava.

Vostra Grazia, ma… cosa ci fate qui? Dovreste essere con la vostra sposa…”, chiese confusa, battendo le palpebre nella penombra del corridoio illuminato dalle torce.

Mi fate entrare damigella? Vorrei parlare con voi”, rispose Federico con un sorriso accattivante.

Certo… entrate pure…” disse lei accennando un inchino e facendosi da parte per farlo passare. “Gradite del vino?”

Perché no?” concesse Federico accomodandosi su una sedia.

Anais versò il vino in due coppe di vetro e la porse all’imperatore, che la prese sfiorandole il dorso della mano con le dita. La ragazza ritirò la mano, imbarazzata e a disagio per la situazione che si stava creando.

Di cosa volevate parlarmi?” chiese per rompere quel silenzio e porre fine alla questione una volta per tutte.

Io volevo chiedere il vostro perdono”, fu la strana risposta che ottenne. Lei lo guardò stupita, ma Federico continuava a sorseggiare il vino come se avesse pronunciato la frase più banale possibile.

E per cosa?”

Finalmente lui sollevò lo sguardo dal vino e la guardò direttamente.

So chi siete. So cosa mio padre ha fatto a voi e alla vostra famiglia. Dovete sapere che lo rimpiango dal profondo del mio cuore.”

Voi… non dovete… non c’è ne alcun bisogno”, Anais lottò per tenere ferma la voce. “E’… è successo molto tempo fa. E gli errori dei padri non devono ricadere sui figli.”

Siete anche saggia, oltre che bellissima”, disse Federico alzandosi in piedi. Prima che lei potesse rendersene conto la sua bocca era sulla sua.

Anais lo allontanò da sé, sconvolta e con il fiato corto, passandosi il dorso della mano sulla bocca.

Vostra Grazia! Cosa… cosa volete fare? Voi vi siete appena sposato, vostra moglie è nelle sue stanze che vi aspetta!”

Lei non è niente in confronto a voi e alla vostra bellezza, impallidisce come la luna di fronte allo splendore del sole. Non sono riuscito a togliervi gli occhi di dosso da quando vi ho incontrata.”

Vi prego non dite così, Vostra Grazia!”

Non dirmi che non mi vuoi: te lo leggo negli occhi. Ogni altra donna è scomparsa dalla mia vista da quando ho visto te.”

Anais sapeva di doversi sdegnare per quelle parole, per quell’affronto verso la sua fresca sposa. Come poteva dire a un’altra donna che non ne esistevano altre quando aveva appena conosciuto colei con cui avrebbe trascorso ogni giorno della sua vita? Ma la verità è che si sentiva stranamente lusingata, euforica ed eccitata a quelle parole. Lui la desiderava davvero, ed era così… affascinante e intelligente. I suoi sensi erano ottenebrati, come se avesse bevuto troppo vino, e non oppose resistenza quando lui la baciò di nuovo, in modo lento e profondo, lasciandola quasi senza fiato.

Yolande è mia cugina… vi prego, Vostra Grazia”, fu tutto ciò che riuscì a biascicare.

Chiamami Federico”, le mormorò lui nell’orecchio, prima di portarla verso il letto.


Il corteo nuziale si trasferì a Barletta e il sollievo di Yolande per non aver dovuto affrontare fino a quel momento i suoi doveri coniugali si trasformò in preoccupazione per il disinteresse che Federico sembrava nutrire verso di lei. E anche in qualcosa che non aveva mai provato in vita sua: risentimento. Per quanto temesse la freddezza del marito, un moto di orgoglio si risvegliò in lei. Come osava Federico trattarla a quel modo? Lei era pur sempre una regina suo jure, cosa che la sua prima moglie non era stata. E ora era un’imperatrice per matrimonio. Non aveva forse diritto al suo rispetto?

Yolande sospettava che si intrattenesse con qualcuna delle sue amanti e questo era un affronto, ma non voleva esporre le sue lamentele senza prove certe. Ma Anais, Mariam e le altre sue dame non conoscevano abbastanza le dinamiche di quella corte, così decise di rivolgersi ad una delle sue nuove dame siciliane. Si trattava di una dama di circa trent’anni, alta e bionda, di nome Bianca Lancia, membro di una famiglia di piccola nobiltà, i Lancia di Vercelli, che aveva fatto strada grazie alla benevolenza dell’imperatore. Manfredi Lancia, il fratello di Madonna Bianca, era uno dei più cari amici di Federico. Yolande non sapeva molto di lei, se non che era vedova e aveva una figlia di nome Bianca come la madre che aveva dodici anni. Ma le ispirava fiducia, aveva uno sguardo sincero e un modo di parlare dolce e rassicurante. Lei la tranquillizzò prontamente, assicurandole che avrebbe indagato e l’avrebbe informata al più presto. Le era sembrata così sicura di sé, che fu stupita quando tornò alcuni giorni dopo per riferirle ciò che aveva scoperto senza quasi avere il coraggio di guardarla.

Madonna Bianca”, mormorò Yolande facendola sedere di fronte a sé. “Perché non parlate? State cominciando a farmi preoccupare…”

Vostra Grazia io non so come riferirvi la notizia che ho appreso…”

L’imperatrice la osservò tristemente, lo sguardo rassegnato che prendeva il posto di quello disincantato che più sarebbe stato consono alla sua giovane età.

Vi prego, ditemi quello che sapete, non fatevi riguardi per me. Sono più forte di quanto sembri.”

Portate una coppa di vino per Madonna Bianca”, aggiunse facendo un cenno a una cameriera.

Bianca prese la coppa ingioiellata dalle mani della donna e se la portò alle labbra evitando ancora di guardare la sua sovrana negli occhi.

Vostro marito non visita il vostro letto perché ha una nuova amante”, disse tutto di un fiato.

Era quello che temevo”, disse Yolande con un filo di voce prendendosi la testa fra le mani. “E sai il suo nome?”

Si tratta di… vostra cugina.”

Cosa intendete?”

Vostra cugina, Madonna Anais di Brienne, è la nuova amante dell’imperatore.”

Il silenzio che cadde nella stanza era talmente pesante che si sarebbe potuto tagliare con una lama.

No, non è possibile”, bisbigliò Yolande scuotendo il capo. “Non è possibile… Anais non lo farebbe mai. Non mi farebbe mai questo!”

Bianca finalmente la guardava negli occhi e Yolande vi lesse desolazione, pena e compassione. Improvvisamente comprese che era tutto vero, che la sua dama non mentiva. E che era sinceramente dispiaciuta per lei.



Nota dell'autrice: Vorrei precisare che i fatti raccontati in questo capitolo sono storicamente accertati: ergo il tradimento subito da Yolande per mano di Anais è tristemente vero. Come affronterà la cosa la nostra giovane imperatrice? Starà in silenzio e subirà l'affronto o reagirà in qualche modo? Lo scopriremo nel prossimo capitolo! ;)

Federico è una figura davvero particolare come avrete notato e sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate di lui. Il mio giudizio su di lui è ambivalente: uomo intelligente, colto e carismatico, sovrano deciso, ma anche marito possessivo, geloso e freddo, nonché cronicamente infedele e privo di scrupoli. Spero di aver reso decentemente questo personaggio così complesso e sfaccettato.

Una piccola precisazione per chi s'intende un po' del periodo: la Bianca Lancia che qui compare non è la famosa amante di lunga data e probabile ultima moglie morganatica di Federico, bensì sua madre da cui lei prese il nome.

Ringrazio tutti coloro che leggono e coloro che sono passati a farmi sapere cosa ne pensano della storia.

Alla prossima

Eilan


   
 
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