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Autore: lunalba    23/10/2019    1 recensioni
Storia ambientata in un mondo non “apocalittico”; Clarke ha 17 anni, vive in un quartiere benestante e passa le sue giornate con i suoi migliori amici e il suo fidanzato Finn. Ma cosa succederà quando in questa normale routine si inserirà una gravidanza, un compagno assente e una madre tossicodipendente? Ci sarà spazio per un nuovo amore e per una nuova vita?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Madi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO 

 

Mi guardai di sfuggita allo specchio maledicendomi per non essermi svegliata in tempo: i capelli biondi mi ricadevano disordinati lungo le spalle, gli occhi presentavano ancora i residui di trucco del giorno prima, decisamente il modo sbagliato di presentarsi al primo giorno di scuola. Lo strombettio del clacson proveniente dal vialetto mi ridestò dal mio momento “vanità”, ricordandomi che non era il momento di pensare al mio aspetto fisico.
Distolsi lo sguardo dal grande specchio e scattai veloce verso le scale, nel vano tentativo di recuperare il terribile ritardo che avevo accumulato.
 
<< dannazione, ho dimenticato il cellulare >> imprecai tornando al piano superiore, mentre dall’esterno proveniva l’ennesimo suono del clacson
 
Recuperato il mio prezioso cellulare volai al piano di sotto, si può dire che volai letteralmente al piano di sotto visto che al terz’ultimo gradino non sentii più il duro marmo sotto ai piedi e, per un momento mi vennero in mente quegli assurdi personaggi dei cartoni animati che, sfidando qualsiasi legge di gravità, corrono senza toccare il suolo. Peccato che io non fossi un cartone animato, e tanto meno fossi in grado di sfidare le leggi della gravità, e in meno di due secondi si ritrovai a fare gli ultimi gradini con il mio povero fondoschiena.
Ignorando il dolore mi alzai e corsi verso l’ingresso, spalancando la porta con poca delicatezza.
 
<< ARRIVO!>> urlai in direzione della grossa macchina rosso fuoco che faceva bella mostra di sé nel vialetto.
<< Clarke, muoviti è tardi! E non rinuncerò alla mia colazione per causa tua e della tua pigrizia!>> rispose una voce proveniente dall’automobile.
 
Accelerai il passo, spalancando la portiera, lanciandomi nella maestosa macchina della mia migliore amica; Raven Reyes, l’adrenalinica, pazza e super tecnologica Raven. Non potei fare a meno di guardarla divertita, i lunghi capelli castani legati in una stretta coda di cavallo lasciavano libero il viso olivastro, facendo risaltare i grandi occhi castani che la stavano guardando con impazienza, incredibilmente il suo aspetto non presentava tracce della sfrenata serata del giorno prima.
 
<< Scusami, non ha suonata la sveglia… o meglio la sveglia ha suonato ma io non l’ho sentita >> mi scusai maledicendo la sera prima e i troppi bicchieri di alcool che avevo bevuto, promettendomi di non partecipare più a serate “pazze” durante la settimana scolastica.
 
Raven non rispose, limitandosi a scuotere la testa mentre ingranava la quarta e sfrecciava a gran velocità verso la strada principale.
Chiusi gli occhi cercando di ignorare il continuo “bum bum” che proveniva dalla mia testa e la nausea che andava via via crescendo, maledetta sbronza! Restai in silenzio per tutto il tragitto e la mia migliore amica mi lasciò in pace, capendo il mio bisogno di silenzio. Questo era il bello della nostra amicizia, non avevamo bisogno di parlare sempre o di ripeterci quando ci volessimo bene o quando fossimo “best friend Forever”, eravamo amiche e sapevamo che nel momento del bisogno l’altra ci sarebbe stata e questo ci bastava.
A metà strada mi decisi ad aprire gli occhi e guardai le grandi villette che sfrecciavano fuori dal finestrino; abitavo in quel quartiere da quando ero nata e per farsi un’idea del mio contesto di vita basta pensare ai classici quartiere benestanti caratterizzati da grandi giardini verdi e vialetti perfetti. Ero una ragazza fortunata e lo sapevo bene, avevo sempre avuto una vita agiata con una madre medico e un padre scienziato in una delle più grandi aziende del paese … mio padre … richiusi gli occhi cercando di portare, inutilmente, il pensiero altrove. Mio padre era morto l’anno precedente, un’incidente mentre tornava a casa da lavoro, una disgrazia che aveva colpito duramente me e mia madre.
 
<< bentornate all’inferno! >>
 
La voce di Raven mi ridestò dai miei pensieri, guardai l’imponente edificio bianco che ormai avevo imparato a conoscere e sopportare e sbuffai pensando a com’era volata via velocemente l’estate, cosa che sicuramente non sarebbe successa con i mesi invernali che invece sarebbero passati con estrema lentezza e agonia.
 
<< colazione, subito! >> quasi ringhiò Raven scendendo dall’auto e trascinandosi verso l’enorme ingresso.
 
La guardai divertita, poi rivolsi la mia attenzione alla folla intorno a noi, sperando di vedere Finn comparire tra lo sciame di persone raggruppate nel cortile. Ma sapevo bene che Finn era vacanza con i suoi genitori e non sarebbe tornato prima di un paio di giorni, che fortuna sfacciata! Sbuffai seguendo Raven verso il bar della scuola.
Mentre camminavo svogliatamente pensai a Finn, il mio dolce e spensierato Finn, con cui ero fidanzata ormai da 2 anni. Era un ragazzo stupendo e mi era stato vicino quando mio padre era venuto a mancare; lo amavo sopra ogni cosa e non vedevo l’ora di rivederlo.
Il dolce profumo di caffè e brioche ci accolse nella calda sala piena di mormorii e risate e mi ridestò dai miei pensieri. Raven si diresse subito al bancone a prendere la colazione per entrambe, mentre io mi guardai intorno cercando Jasper e Monty che sicuramente ci avevano preceduto, ma prima che potessi rintracciarli una voce attirò la mia attenzione, non una voce qualunque, la sua voce.
 
<< ehi principessa stamattina la tua parrucchiera personale si è dimenticata di pettinarti? >>
 
Bellamy Blake, appoggiato al muro e circondato dai suoi fastidiosi amici, aveva accompagnato la frase con uno dei suoi irritanti sorrisi beffardi.
Bellamy era il ragazzo più arrogante dell’intera scuola, l’universo lo aveva dotato di un bel aspetto fisico e questo lui lo sapeva bene e non faceva altro che ricordalo al mondo intero con il suo comportamento sicuro e sprezzante degli altri.
 
<< sparisci Blake >> sbuffai tornado ad ispezionare la sala bar, individuato finalmente i miei amici nel lato opposto.
Mi avviai verso di loro ignorando il gruppetto di tempisti che ridacchiavano alle mie spalle.
<< Buongiorno! Sembra che tu non abbia avuto un bel risveglio stamattina >> mi prese in giro Jasper addentando un’enorme brioche, probabilmente alla crema.
Non ebbi il tempo di rispondere perché Raven ci raggiunge con un vassoio strapieno di roba:
<< cappuccino, spremuta e brioche al cioccolato per la nostra Clarke la cui spazzola sembra essersela data alla fuga e caffè e brioche alla marmellata per me >> disse posando il vassoio sul tavolo e accomodandosi accanto a me.
<< Buongiorno anche a te!>> la salutò Monty sorridendo, mentre tentava di pulirsi la maglietta sporca di crema.
<< come hai fatto già a sporcarti? >> chiesi osservandolo divertito, mentre notavo Jasper abbassare lo sguardo imbarazzato
<< oh non mi sono sporcato, LUI mi ha sporcato >> rispose con tono accusatorio rivolto al ragazzo accanto a lui.
 
Li guardi mentre si battibeccavano su di chi fosse la colpa del “drammatico” incidente con la crema; Monty e Jasper, tanto diversi quando inseparabili. Jasper era un ragazzo decisamente stravagante, sempre sorridente e pronto a qualsiasi pazzia, Monty, al contrario, era un tipo calmo e riflessivo, ma nonostante fossero due opposti erano inscindibili.
Scossi la testa divertita da quella discussione abbastanza infantile e mi impegnai a finire velocemente la mia colazione.
 
<< io vado a lezione! C vediamo a pranzo>> sbuffò Raven sparendo tra l’immensa folla che si era formata all’ingresso.
 
Mi alzai e mi diressi anch’io verso l’uscita, preparandomi alla prima lezione del nuovo anno: matematica! Odiavo quella materia ma amavo il professore che la insegnava e cercavo davvero in tutti i modi di farmi entrare in testa quelle stupide formule, ma fino a quel momento con scarsi, anzi scarsissimi risultati.
Passai davanti al fastidioso gruppetto di Bellamy, ignorando i loro sorrisi beffardi e mi diressi verso l’aula, sarebbe stata una giornata molto lunga.
Nel momento esatto in cui varcai la soglia dell’aula il mio cellulare vibrò avvertendomi di un sms in arrivo, sorrisi preannunciando il nome che avrei letto sullo schermo e le miei aspettative non furono deluse: Finn
 
<< Buongiorno amore! Finalmente penultimo giorno di vacanza. Non vedo l’ora di tornare a casa. Come vanno le cose lì?>>
 
Risposi velocemente al messaggio prima di prendere posto all’ultimo banco dell’ultima fila, all’angolo vicino alla finestra, il mio posto preferito. Con la coda dell’occhio guardai il banco vuoto accanto al mio che mi ricordava quando Finn mi mancasse terribilmente.
Ero arrivata in classe giusto in tempo per vedere i miei compagni entrare in classe stile mandria imbufalita, ognuno con il preciso obiettivo di accaparrarsi il posto migliore.
Ovviamente il posto accanto al mio rimase vuoto poiché tutti ben sapevano che era il posto riservato a Finn e mi sentii sollevata quando vidi Blake prendere posto nell’unico banco rimasto libero, quello in prima fila, abbastanza lontano per garantirmi che non mi avrebbe infastidito. Bellamy era due anni più grande di me, ma il suo scarso impegno scolastico aveva fatto in modo che fosse rimandato per due anni di fila, e questo, con mio “immenso piacere”, significava che quell’anno avremmo avuto alcune lezioni in comune. Che fortuna!
Guardai fuori dalla finestra, sarebbe stato un lungo anno, questo era certo, ma la presenza di Finn e dei miei amici facevano prevedere anche tanti momenti di divertimento e spensieratezza.
Sospirai guardando le foglie mosse dal venticello di settembre, quei pensieri mi riportarono all’anno precedente, iniziato con tanti buoni propositi e ottimismo verso il futuro, sentimenti spazzati via quel terribile giorno di gennaio, il giorno in cui mio padre ci aveva lasciato; quell’avvenimento mi aveva insegnato che le cose non vanno sempre come prevediamo e che i cambiamenti sono sempre dietro l’angolo.
Scossi la testa scacciando quei brutti pensieri, quell’anno sarebbe stato diverso, quei terribili momenti mi avevano permesso di costruire una corazza difensiva e ormai mi sentivo pronta ad affrontare qualsiasi difficoltà, anche se, dentro di me sentivo o meglio lo speravo, che quell’anno le cose sarebbe andate diversamente, tutto sarebbe andato per il verso giusto.
 

  
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