Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Fabio Brusa    23/10/2019    2 recensioni
"Fenrir Greyback è un mostro. Un assassino. Un selvaggio licantropo. Approcciare con cautela."
Quello che il mondo vede è solo il prodotto di ciò che mi è stato fatto.
La paura li ha portati a ritenerci delle bestie, dei pericolosi predatori da abbattere. E la vergogna per non averci aiutati li spinge a tentare di cancellare la mia stessa esistenza.
Forse finirò ad Azkaban. Più probabilmente, qualcuno riuscirà a uccidermi, prima o poi.
Non mi importa.
Non mi importa, fintanto che sopravvivrà la verità su come tutto è iniziato e sulla nostra gente.
Sui crimini del Ministero e sull'omertà di uomini come Albus Silente.
Su come il piccolo H. sia morto e, dalle sue ceneri, sia venuto al mondo Fenrir Greyback.
---
GREYBACK segue la storia del famoso mago-licantropo. Attraverso vari stili narrativi, dai ricordi di bambino ad articoli di giornale, dagli avvenimenti post ritorno di Voldemort a memorie del mannaro a Hogwarts, in 50 capitoli le vicende dietro il mistero verranno finalmente portate alla luce.
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Fenrir Greyback
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

20/50

***

15 Novembre 2009

Il Wampus d'Argento - Liverpool

Le assi del pavimento scricchiolavano sotto il peso di Burke, un lamento interminabile e concertato col vento, con la pioggia, rinforzato dallo zampettìo dei ratti e il vociare degli ospiti. Il legno sognava il tempo in cui era stato bosco, anni sfuggiti tra le radici come rivoli d'acqua che vi passavano al fianco, a un universo di distanza dalla loro immobilità. Sembrava dolersene l'intera locanda, dalle fondamenta al tetto sferzato dalle intemperie.
   - Mi perdoni, signor Greyback, ma non posso accettare simili irragionevoli illazioni. - Cornelius strinse istintivamente il pugno e lo nascose sotto al tavolo. - Non pretenderà che possa mettere la mia firma su accuse infondate, mosse a un uomo stimato e amato come Albus Silente. Sarebbe un suicidio professionale. Inoltre, l'intero suo racconto ne verrebbe quantomeno sminuito, intaccato. -
   Fenrir Greyback ringraziò con un cenno Burke. Cornelius non riuscì a evitare di fissare l'orrenda cicatrice che gli deturpava il volto, mentre quel vecchio sbavante consegnava un incartamento di documenti al capobranco. Lo mollò di colpo sul tavolo, sollevando un polverone e facendo sobbalzare Morgan, che ancora prendeva appunti.
   - E per giunta a raccontare simili assurdità è un mago oscuro, giusto? - Fenrir si sporse in avanti, viso a viso con il giornalista. - Addirittura un lupo mannaro. Chi crederebbe mai a un individuo del genere? -
   Cornelius deglutì rumorosamente. Ebbe la terrificante consapevolezza, tutta d'un tratto, di essere commestibile. L'uomo che aveva di fronte, i suoi compagni e compagne, erano senza morale, senza emozioni o rimorsi, dal suo punto di vista: pronti a ucciderlo e a chiedersi solo dopo se fosse stata una cattiva idea. Nonostante la paura, la tremenda voglia di fuggire via (se solo avesse avuto una compagna più esperta ed entrambe le mani sane!), trovava impossibile accettare quanto Greyback intendeva fargli mettere su carta. Albus Silente, l'uomo più contestato e poi celebrato del secolo concluso, non meritava simili giochetti sporchi. Nella propria carriera, Cornelius era stato di parte, agguerritamente politicizzato, ma mai distante dalla verità. Portava una spilla appuntata sulla licenza, per questo. La vita da sottoposto gli andava stretta per carattere: intendeva scegliere accuratamente le proprie battaglie e riservarsi il diritto di essere onesto, sempre, fino in fondo.
   Afferrò a due mani il coraggio e parlò con franchezza: - Ho delle riserve su questa storia, lo ammetto. La complicità di Hagrid, la sua presenza mantenuta segreta a Hogwarts, gli interessi di un magonò di cui non ho mai sentito parlare... e ora l'attacco all'uomo che ha combattuto Lei-sa-chi per ben due volte, dando la vita nel farlo. -
   - Non fu Voldemort a uccidere Silente. Furono le sue stesse menzogne, ingigantitesi negli anni, rotolate giù per il fianco della montagna del suo ego fino a diventare inarrestabili. Lei non deve credere a nulla: io le sto dicendo qual è la mia versione. Ciò che voglio che si sappia, lo pubblicherà. E se poi avrà intenzione di dare sostegno a quanto le sto raccontando, potrà usare queste. - Greyback spinse il plico di cartelle verso il capo opposto del tavolo.
   - Cosa sono? - domandò Megan, curiosa di sfogliare i documenti.
   - Le prove. -
   Cornelius, dubbioso, fissò Fenrir senza muoversi. - Le prove di cosa? -
   - Della partecipazione di Albus Silente al rastrellamento dei lupi mannari durante la Guerra. Qui c'è tutto quello che io, Magnus, Driade e Hagrid siamo riusciti a recuperare nei miei tre anni di permanenza a Hogwarts. Ogni documento che attesta gli ordini e i resoconti del Ministero in cui era implicato Silente. Date, luoghi, nomi: c'è abbastanza per riempire le pagine di un libro. -
   Nessuno dei due giornalisti osava toccare gli incartamenti. Li temevano, così come li desideravano, come un dolce meraviglioso che avrebbe provocato il mal di pancia più straziante della storia. 
   - Non è possibile, - confessò Cornelius, strizzando gli occhi inebetito - Silente è stato un grande uomo. -
   - Silente era un porco. Egocentrico ed egoista fino al midollo. Oh, certo, il più dotato degli ipocriti, molto più intelligente di quell'idiota narcisista di Tom Riddle. No, lui era della stessa pasta di Gellert Grindelwald. Ma almeno il Signore Oscuro ebbe la decenza di mostrarsi per ciò che era veramente. -
   - Un criminale? - azzardò Megan.
   - Una malattia. Un morbo oscuro e tenace che ha infettato la società per decenni, suppuandola e inacidendola, porgendo una mano solo per poter affondare il coltello con l'altra. Silente era un uomo in grado di sacrificare letteralmente chiunque per i suoi scopi. Avido di prestigio, avido di potere, non ci ha mai potuti soffrire. Noi lupi mannari, ma nemmeno le veela e vampiri. Tutte cose che non poteva controllare. Per questo appoggiò i rastrellamenti. Con la gente come mio padre dietro le recinzioni, marchiati come animali da macello, ottenne il controllo e il lustro di cui aveva bisogno. L'illusione di una società perfetta, in pace, protetta dallo Statuto Internazionale di Segretezza. Un uomo intelligente, di certo, ma non difficile da comprendere. Così come il suo scontro con Grindelwald. Così come Ariana. -
   Greyback si mostrava incredibilmente calmo. Nei suoi occhi bruciava una rabbia antica, incandescente e non più indisciplinata, di un braciere che arde da molto, molto tempo. - Riuscite a immaginare cosa pensai all'epoca? Quando misi insieme i pezzi: la fuga dei miei, la vita in isolamento totale dal mondo magico, la disperazione e la depressione di mio padre? Il suo terrore, quando gli dissi che sarei andato ad Hogwarts... ho visto il suo viso nei miei incubi per anni. Blu e asfissiato, ma al posto della corda con cui si impiccò c'erano le mie mani a stringere. Lui implorava solo un po' d'aria. Così decisi che se avessi dovuto usarle per vendicare lui e quelli come me, le avrei strette intorno al collo di Silente e dell'intero Ministero della Magia. -
   Megan era sconvolta, ma non tanto quanto Cornelius. Aveva conosciuto il vecchio Preside solo nei suoi ultimi anni e ciò che sapeva di lui era soprattutto un dipinto eroico che altri avevano tratteggiato per il pubblico. - Qual era il suo ruolo in tutto questo? Quanti licantropi sono stati rastrellati? E cosa avveniva nei campi di concentramento? -
   - Trova tutto nei faldoni, signorina Jones... -
   La porta si spalancò con gran fracasso. Burke, l'unico ad essere rimasto nella stanza con Fenrir, fece scattare in mano la bacchetta. Dovette abbassarla subito di fronte alla valchiria appena entrata, o con lo sguardo lo avrebbe incenerito.
   Lei sembrava non vedere nessuno, se non Fenrir.
   - Auror - disse con la ferocia del disprezzo. Le pesanti occhiaie le arrivavano agli zigomi, scoperti in un gesto rapido mentre si legava una fitta coperta di capelli ricci e ramati in una coda di cavallo. - Cosa facciamo? -
   Greyback espirò infastidito. Poi fece cenno, con il dito davanti alle labbra, di fare silenzio. - Assicurati che Najata sia andata via. Gli altri lasciali divertire. -
   Sul viso della donna comparve un'espressione frustrata, ma accettò gli ordini all'istante.
   - Skoll, - aggiunse Fenrir, prima di vederla sparire sul pianerottolo come un'ombra - non è ancora il momento di scontrarci con loro. -
   In quel frangente il Wampus d'Argento si era zittito. La pioggia leggera cadeva nel mondo ingrigito oltre la finestra. Il respiro pesante della masnada di ladri e tagliagole al piano di sotto era scomparso.
   Poi, si sentì un colpo, un bussare distante. Non uno, non due, ma tre volte.
   Tok-Tok-Tok.
   - Mi dispiace di dover interrompere qui la nostra narrazione, ma il vostro tempo è scaduto. -
   - Ehi, che succede? Non può lasciarci qui così! - Megan restò aggrappata alla penna come se potesse impedire che il tempo facesse il suo corso.
   Greyback si alzò dalla sedia e infilò una lunga mantella nera con cappuccio. La sua stazza metteva soggezione, in particolar modo ai giornalisti ancora seduti, spaventati e ignari. Burke si spostò a spiare fuori dalla finestra.
   - Non vi lascio - li avvertì Greyback. - Non entrambi, almeno. - Fu brutale nel sollevare Megan di peso, prendendola sottobraccio come un sacco di patate. Lei, terrorizzata, rimase di pietra. - Lei, Cornelius, ha tutto quello di cui necessita per scrivere il suo articolo. Parli di noi, di quello che le ho raccontato sul passato della nostra gente. E, vero o no, avrete un motivo per il risentimento che coviamo. Noi non siamo bestie senza una bussola. Siamo uomini e donne che sanno amare e portare rancore. -
   Le vetrate delle finestre esplosero in una nuvola di vetro. Burke riuscì a lanciare una protezione appena in tempo e salvare il poco che restava della sua faccia. Grugnì e corse ad afferrare i documenti sul tavolo.
   - Lei viene con me. Per sicurezza - concluse Grayback, tenendo ben salda Megan Jones. - E anche i documenti. Se li lascio agli Auror, sarà stata solo fatica sprecata. -
   - Fermo! - implorò Cornelius. - Non ne so ancora abbastanza! Ci sono troppe domande senza risposta! Perché fare questa confessione ora? E quale era il piano di Ignavus Lovegood? Perché si è unito a Voldemort, se lo disprezzava? I bambini che ha attaccato in questi anni: cosa significa? Dopo la Guerra dove è stato? E per quale motivo a Hogwarts nessuno si ricorda di lei? -
   Greyback snudò i denti e, molto lentamente, rise. Una risata calma, ferina, soddisfatta.
   - Alcune di queste sono le domande giuste. Le ponga a Lui, quando vi troverete faccia a faccia. -
   - Lui chi? - domandò spaesato Cornelius.
   Dalla tromba delle scale provennero i primi lampi di luce azzurra. Le urla degli incantesimi si sparsero come fiamme e il rombo dei colpi inondò le stanze. Burke si smaterializzò, portando con sé tutte le prove della violenza del Ministero e del defunto Silente verso il popolo dei licantropi.
   Un Auror con un'ampia tunica ocra e sabbia comparve dalla finestra infranta, bacchetta alla mano. Fu rapido, incredibilmente rapido e abile nel lanciare il proprio incantesimo. Cornelius si gettò a terra, ai piedi del suo protettore dagli occhiali tondi e i capelli neri. Per un attimo, sperò che fosse tutto finito. Che Megan fosse in salvo e quel pazzo, bestiale Greyback finalmente potesse essere arrestato.
   Per un attimo solo, sperò.
 

***

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Fabio Brusa