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Autore: time_wings    23/10/2019    1 recensioni
Alla 1-A viene data l'opportunità di passare un'estate in un resort di lusso. Sembra forse esserci un modo migliore di combattere il caldo e i duri allenamenti al chiuso?
Purtroppo, però, sogni così inverosimili, si sa, finiscono sempre per schiantarsi al suolo ed i ragazzi scopriranno presto, a loro spese, che non è tutto oro quello che luccica e che, come ogni eroe che si rispetti, anche a loro toccherà guadagnarsi la fortuna che tanto desiderano.
Riusciranno i nostri futuri eroi a trovare il modo di godersi l'estate nonostante imprevisti ed incidenti di percorso?
Piccole avventure e brevi sconfitte riempiranno i capitoli con il fascino travolgente dei personaggi che abbiamo amato.
Una storia di amicizia e di paura, che mostra il percorso di adolescenti in cerca di loro stessi, alle prese con timori da superare e amori da conquistare.
[KiriBaku, KamiJirou, Tododeku]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Mina Ashido
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PYROPHOBIA
paura del fuoco

 
Ricordò che aveva paura di innamorarsi proprio per questo struggente dolore dell'attesa.
Orhan Pamuk

 


 

Kirishima rimpiangeva amaramente il momento in cui aveva accettato la sfida di Bakugo. La detenzione si stava rivelando un vero incubo. Passò lo straccio sulla superficie di alluminio, che riportava disgustose tracce di sugo incrostato. Storse il naso e distolse lo sguardo dalla piattaforma, limitandosi a percepire il contatto ruvido tra la macchia ed il sottile strato dello strofinaccio.
“Ehi, capelli di merda,” La voce di Bakugo risuonò chiara tra rubinetti soffocati dal calcare e piastrelle bianche: “non dimenticare la cappa.”
“Guarda che non puoi lasciare tutto a me.” Si lamentò Kirishima, scoccando l’ennesima occhiata all’orologio alla parete. Iniziava a chiedersi se fosse rotto.
“Questo pavimento è un cesso. Non mi pare che mi stia grattando la pancia.” Ruggì Bakugo, mollando il mocio all’improvviso e avvicinandosi al rosso a grandi falcate. Kirishima, però, sobbalzò non appena sentì il rumore della mazza di legno che si scontrava con la ceramica del pavimento.
“Ehi, ehi,” Si difese Kirishima, mostrando i palmi delle mani in segno di resa, mentre Bakugo lo afferrava per il colletto della camicia: “la verità è che sono stanco morto!” Si lamentò ancora il rosso e, non appena Bakugo allentò la presa, si lasciò andare ad un piccolo sfogo, scivolando sulla cucina appena lucidata e sedendosi a terra: “Non ne posso più. Non solo ci fanno lavorare e allenare, ma dobbiamo fare anche…” Kirishima si indicò, con gesti piuttosto teatrali e sconclusionati: “questo.”
Bakugo alzò gli occhi al cielo, poi sospirò, come se stesse ponderando un’idea; infine si decise a sedersi accanto a Kirishima, poggiando i gomiti sulle ginocchia e lasciando che la struttura in acciaio sostenesse il peso della sua schiena: “Guarda che è tutta colpa tua, con quelle stronzate sul bagno al tramonto.”
“Ti ricordo che anche tu non hai esitato a buttarti a mare.”
“Perché tu mi hai schizzato, idiota!” Si difese Bakugo.
“Tipo così?” Kirishima raccolse il flacone di ‘sgrassatore infallibile per superfici in metallo’ (che invece falliva eccome) poggiato sul pavimento alla sua sinistra e ne spruzzò una piccola quantità sulla camicia di Bakugo.
“MA CHE CAZZO FAI?!” Tuonò il biondo, condendo il tutto con un’esplosione che fu prontamente schivata da Kirishima, che scoppiò a ridere.
“Devo ammettere che Sato e Shoji ci stanno proprio dando dentro in questa cucina, eh?” Commentò Kirishima, non appena riuscì a riprendersi dalle risate.
Bakugo si guardò attorno, constatando che, in effetti, non importava quanto tempo passassero a pulirla, quella cucina, il giorno dopo sembrava sporca da intere settimane: “Secondo me ci meritiamo una ricompensa.” Propose Kirishima all’improvviso, lo sguardo tipico di chi sta per fare l’errore più grande della sua vita.
“Che vuoi fare?” Domandò Bakugo sospettoso, che conosceva quello sguardo e sapeva che non lasciava presagire nulla di buono.
“Aspetta qui.”

E fu così che, qualche minuto dopo, i due ragazzi si ritrovarono seduti per terra come prima, ma con un contenitore colmo di dolci avanzati dalla cena della sera prima tra le gambe.
“Se ci beccano…” Iniziò Bakugo, addentando un brownie: “ti ammazzo.” Concluse semplicemente, ma bastò a Kirishima per farlo scoppiare a ridere: “Non avevo dubbi.” Commentò, servendosi con un cupcake alla fragola.
“Comunque stasera abbiamo in mente una cosa…” Iniziò Kirishima, sondando il terreno.
“No.”
“Ma non ti ho neanche detto cosa!” Si lamentò il ragazzo, staccando stressato un altro morso del suo cupcake.
“Perché già so che sarà un’altra stronzata dei tuoi amici dementi.”
“Ehi, ma chi ti dice che sono dementi?” Inquisì Kirishima, sempre pronto a difendere Sero e Kaminari.
“Mah… non lo so,” Iniziò il biondo, fingendosi in profonda riflessione: “il fatto che siano amici tuoi, forse?”
“Ah, sì? E perché mai io sarei demente?” Lo incalzò Kirishima.
“Perché non sei capace di mangiare neanche un cupcake senza imbrattarti di crema alla fragola.” Rispose semplicemente Bakugo, con una scrollata di spalle.
“EH?”
“Proprio qui, cretino.” Ribatté il biondo, poggiando il pollice sull’angolo della bocca di Kirishima e ripulendolo della sostanza rosa e viscosa, ma indugiando qualche secondo di troppo con lo sguardo sulle sue labbra. Kirishima trattenne il respiro. Quando si era avvicinato così tanto? E, soprattutto, perché era così a disagio? Perché le mani gli sudavano e i sensi gli si intorpidivano? Gli sembrò quasi che si stessero avvicinando ogni secondo di qualche millimetro, gli sembrò quasi che…
“Avete finito?” La porta della cucina si spalancò ed il professore Aizawa si fece spazio nella stanza. Bakugo e Kirishima cercarono di nascondere le tracce e fingersi impegnati, ma ci riuscirono a malapena, in un lasso di tempo tanto breve. A dirla tutta Kirishima fu l'unico che si adoperò per insabbiare il delitto, perchè Bakugo lo osservava dall'alto come se fosse un idiota.
“Bene, bene,” Iniziò infatti il professore, con il tipico sorriso distaccato e quasi incurante: “cosa abbiamo qui?”
“Ci… Ci assicuravamo che i dolci fossero ancora buoni da mangiare.” Inventò Kirishima. Bakugo lo guardò annoiato, poi alzò gli occhi al cielo.
“Oh, in tal caso, immagino possiate continuare a rendervi utili qui, prolungando la vostra permanenza di una settimana.” Commentò, con sguardo vuoto: “D’altro canto, mi sembrate davvero dediti alla causa.”
Kirishima deglutì rumorosamente, vedendo la luce in fondo al tunnel farsi sempre più lontana ed inafferrabile: “M-ma mancavano due giorni alla fine della punizione!”
“Adesso ne mancano nove. Ripulite e uscite di qui.” Concluse duro Aizawa, prima di lasciare la stanza con i due ragazzi ancora in piedi, tesi, con lo sguardo fisso davanti a loro.
“Ti avevo avvisato;” Iniziò Bakugo, senza muovere un muscolo o spostare lo sguardo sull’amico: “scappa.”
 
“Cosa?” Uraraka era confusa. Quasi come se ad aver paura di un rifiuto, più che lei, fosse Midoriya.
“Sai mantenere un segreto?” Ripetè il ragazzo, con sguardo serio.
“S-sì.” Si limitò a rispondere Uraraka, con un filo di voce. Non ci stava capendo nulla, tanto valeva rispondere alle domande che le venivano poste con sincerità, senza cercare di leggervi chissà quale significato nascosto.
“Ecco, ultimamente ci ho pensato molto.” Iniziò, torturandosi le dita e alzando gli occhi sui pini secolari, di tanto in tanto: “E sono arrivato alla conclusione che…” Uraraka attendeva in silenzio: “che anche a me piaccia qualcuno.” Si limitò a dire Midoriya, con un filo di voce. La ragazza non capiva. Non era poco carino parlare di un’altra ragazza a lei, che era appena stata rifiutata? Tuttavia non disse una parola e rimase in ascolto; aveva capito che Midoriya non aveva ancora finito di parlare.
“E questo qualcuno è Todoroki.”
Uraraka schiuse appena le labbra, sorpresa, mentre il ragazzo alzava timidamente lo sguardo su di lei, inalberandosi un attimo dopo: “So che probabilmente ti faccio schifo,” Tutta la calma e la compostezza che aveva cercato di mantenere si sciolsero come neve al sole. Il suo tipico nervosismo si fece spazio nella voce, spezzandogli le parole ed i pensieri e facendolo tremare e sudare al tempo stesso: “è che… Non è qualcosa… Non posso controllarlo. È successo e basta e non sai cosa farei… Non sai cosa darei per farlo smettere,” Il ragazzo si prese la testa tra le mani, affondando le dita nei capelli verdi ribelli, ai quali non riusciva a dare una forma, specchio dei suoi pensieri: “per farlo stare zitto, ma proprio non ci riesco. Forse penserai che è… sbagliato, sai che… che è innaturale, ma io…”
“Va tutto bene.” Uraraka gli prese le mani e lo guardò fisso negli occhi preoccupati: “Non c’è nulla che non vada bene in te.”
Midoriya la guardò come se fosse l’unica salvezza in un mare di terrore. Le si strinse il cuore: “Davvero?” Domandò genuinamente il ragazzo. A Uraraka scappò una risata leggera: “Certo. Ascolta…” Si prese una pausa, per ponderare bene le parole: “Tu sei la persona più forte e determinata che conosca.” Midoriya sgranò gli occhi.
“Ma sei anche dolce e gentile con tutti e sono sicura che diventerai un grande eroe. Il più grande di tutti e…” A queste parole Midoriya rise piano, rendendosi conto solo allora che qualche lacrima gli bagnava la base degli occhi, bruciando in attesa di poter essere lasciata libera di scorrere sulla sua guancia: “è da superficiali pensare che sia questo a definirti e mi sorprende che uno coraggioso come te si stia davvero nascondendo così.”
“Lo so, è che…”
“E poi…” Lo interruppe Uraraka: “questo non cambierà in alcun modo quello che penso di te, perché io sono dalla tua parte. Il tuo segreto è al sicuro con me, fino a quando vorrai mantenerlo tale.”
Midoriya non resse e la abbracciò forte, facendola quasi cadere sull’erba fresca: “Grazie.” Sussurrò sincero.
“Non si ringrazia mai un’amica per essere un’amica.” Uraraka tornò a guardarlo negli occhi: “Poi, ecco…” Iniziò, alzando gli occhi al cielo: “devo ammettere che Todoroki è un gran figo e in più… spesso ti guarda per qualche secondo di troppo.”
“Ma dai…” Midoriya la guardò scettico, ridendo nervoso: “Davvero?” Chiese poi e Uraraka scoppiò a ridere, costringendolo a prendersi meno sul serio.
Fu costretta però ad ammettere, almeno a se stessa, che un sapore amaro le invadeva ormai la bocca.
 
“Okay, fate silenzio. Non dobbiamo farci scoprire.” Sussurrò Sero, voltandosi per assicurarsi che i suoi amici fossero ancora alle sue spalle, ma tutto ciò su cui posava lo sguardo sembrava essere inghiottito da un buio soffocante.
“La vedo dura, visto che avete in mente di fare un falò.” Constatò Jiro, qualche metro più in là, riuscendo a distinguere solo vagamente la forma di qualche foglia illuminata dalla luce della luna.
“Abbiamo trovato una rientranza nella spiaggia;” Spiegò Kaminari: “questo vuol dire che gli alberi bloccheranno la luce.”
“Senza contare che abbiamo fatto un gran baccano, calandoci dal balcone della camera di Todoroki e Aoyama.” Continuò imperterrita la ragazza.
“La smetti di fare la guastafeste?”
“I-io… Non voglio altra detenzione.” La voce preoccupata di Kirishima si unì alla conversazione.
“Oh, andiamo, sarà divertente.”
“La prossima volta che mi trascini da qualche parte ti faccio saltare in aria la testa.” Minacciò Bakugo, riferendosi chiaramente a Kirishima e condendo il tutto con una leggera esplosione, che, più che a scopo dimostrativo, gli servì per illuminare momentaneamente il passaggio ed evitare una radice che l’avrebbe sicuramente messo KO.
“Che novità.”
“Attento, capelli di merda,” Lo mise in guardia Bakugo: “perché oggi ho una gran voglia di farti nero.”
“La smettete, piccioncini?” S’intromise Kaminari.
“CHE CAZZO HAI DETTO, MEZZO PIKACHU?”
“Vacci piano…”
“Shh Kacchan, ho sentito un rumore di passi.” Midoriya pose fine alla conversazione, mettendo tutti in ascolto.
“Saranno i tuoi, stupido nerd.” Riprese il biondo, dopo qualche secondo di confortevole silenzio.
Per fortuna i ragazzi arrivarono indenni alla spiaggia, facendosi luce di tanto in tanto come poterono, o, nel caso di Jiro, riconoscendo gli ostacoli grazie alla riflessione delle onde sonore.
“Bene, poggiate la legna qui.” Comandò Sero, non appena si fu assicurato che quello fosse il posto giusto.
“Ora, Todoroki, potresti accendere un fuoco?” Chiese Ashido, girando il viso un po’ a caso, dato che non aveva la più pallida idea di dove fosse.
“Oh, ecco…” Il ragazzo a metà esitò: “Sì.”
“Faccio io, polacco di merda.” Una grossa esplosione incenerì metà della legna che avevano raccolto, ma, miracolosamente, il fuoco si accese, illuminando finalmente qualche viso.
“Ma perché l’ha chiamato ‘polacco’?” Domandò confuso Kaminari, alzando un sopracciglio.
“Credo sia per la bandiera.” Precisò Kirishima, confuso quanto il suo amico.
“Oh, ma certo, tutto chiaro.” Replicò ironico Sero, lasciandosi scappare una risata.
“Ma dove si è cacciato Aoyama?” Chiese Uraraka, guardandosi attorno.
“Era qui un attimo fa.” Midoriya aggrottò le sopracciglia, evidentemente confuso: "Ecco di chi dovevano essere quei passi."
“Bene, prendete posto, signori.” S’intromise Ashido, sedendosi per prima sulla sabbia e osservando gli altri fare lo stesso.
Iida, intanto, si massaggiava le tempie, cercando di calmarsi e convincersi del fatto che non ci fosse niente di male o di sbagliato nel fare qualche scorribanda notturna con i suoi amici. Poteva farcela. Cos’altro sarebbe mai potuto andare storto, d’altronde?
“Abbiamo portato qualcosa per tirarvi su.” Cominciò Sero, cacciando dalla tasca un sacchetto di plastica contenente quella che era marijuana a tutti gli effetti.
“NO!” Iida per poco non fu colpito da un fulmineo arresto cardiaco: “Come vostro capoclasse devo ricordarvi che non…”
“C’è niente di male nel rilassarsi un po’.” Continuò la frase Kaminari, circondando con un braccio le spalle larghe del ragazzo con un sorriso sornione. I compagni risero.
“Per chi non ha voglia di fumare ho qui delle…”
“ASSOLUTAMENTE NO!”
“carte da gioco…” Continuò Mina, guardando confusa il capoclasse, che trasse un sospiro di sollievo quando constatò che, in effetti, il pacchetto che Ashido tirò fuori dalla tasca conteneva un innocuo mazzo di carte francesi.
“Oh, scusa.”
“Bene, chi è il primo?” Chiese Sero, non appena ebbe finito di rollare la canna.
“Io.” Si propose Kaminari, accettando il sottile cilindro che gli stava porgendo l’amico e concedendosi un lungo tiro, prima di passarla a Jiro, seduta accanto a lui.
La ragazza esaminò l’oggetto con diffidenza, prima di scrollare le spalle e prendere una boccata di fumo. Tossì un po’, mentre Denki rideva bonario. L'occhiataccia se l'era andata praticamente a cercare.
“Oh, no, no.” Commentò Momo, passando subito la canna a Midoriya, seduto accanto a lei.
“Ehm, ecco… Non lo so, non sono sicuro che sia una buona idea.”
“Guarda che un tiro non ti fa niente.” Gli disse Kirishima, scrollando le spalle.
Deku sospirò, poi strinse gli occhi e fece un breve tiro, che non gli risparmiò comunque dei sonori colpi di tosse, ai quali si accompagnarono le immancabili battute di Bakugo che suonavano vagamente come “cretino” o “nerd di merda”. Deglutì sofferente e aprì un occhio per sondare il terreno.
Todoroki, invece, prese una lunga boccata di fumo sotto lo sguardo attonito di Midoriya: “Ehi, ehi, il ragazzo di ghiaccio si sta sciogliendo!” Lo prese in giro Mina. Todoroki non rispose, ma si lasciò cadere più comodamene sulla sabbia soffice, non appena ebbe passasto la canna alla vicina.
Tsuyu declinò l’invito, al contrario di Hagakure, che volle provare almeno una volta prima di decidere che no, non faceva decisamente per lei.
Sato e Shoji si guardarono per un attimo, prima di convenire sul fatto che non avessero alcuna voglia di cimentarsi in tale impresa, cosa su cui si trovò pienamente d’accordo anche Koda, che passò la canna, con fare preoccupato, a Ojiro.
Il ragazzo, invece, fece un tentativo con una scrollata di spalle.
Tokoyami, poi, decise che aveva già molto poco controllo del suo corpo per via di Dark Shadow e non voleva certo ritrovarsi in spiacevoli situazioni, così passò la canna a Mineta, al quale fu tolta un secondo dopo da Ashido: “Ehi!”
“Sei già un maniaco senza fumare.” Spiegò Mina prendendo un tiro e facendo scoppiare a ridere tutta la comitiva.
Kirishima era appoggiato con la schiena sulla coscia piegata di Bakugo, quando gli arrivò la canna e Ashido notò, con sua somma sorpresa, che il biondo non se l’era ancora scrollato di dosso.
“Grazie.” Sussurrò allegro Kirishima, prima di fare un tiro veloce e passare la canna a Bakugo, ma questi scosse la testa, rifiutandosi addirittura di toccarla.
“Ma dai, tu fumi sempre!” Lo prese in giro Kaminari, sporgendosi appena per studiare la reazione confusa di Bakugo, seduto oltre Sero.
“E questo che vorrebbe dire?”
“Si riferisce alla tua Unicità.” Spiegò Kirishima, ridendo.
“Andiamo, ce l’hai nel sangue! Sei nato il 20 aprile!” Continuò a scherzare Sero.
“Ma siete coglioni? Che cazzo andate blaterando?”
Kirishima scoppiò a ridere, prima di spiegare, ancora una volta: “4/20. È il numero dell’erba.”
“Ma che cazzo…”
“Non l’hai mai fatto, eh?” S’intromise Ashido. Era una banale e innocua domanda, ma era sicura che Bakugo si sarebbe messo comunque sulla difensiva.
“Ma che stronzata. Da’ qua.” Disse poi, strappando la canna dalle mani di Kirishima e facendo un tiro decisamente troppo lungo.
“No, direi di no.” Si rispose da sola Mina con una risata, non appena Bakugo iniziò a tossire, intervallando ogni colpo con un’imprecazione creativa o un insulto che finiva, inspiegabilmente, sempre diretto a Kirishima.
Bakugo porse la canna al compagno successivo senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, impegnato com’era a tossire ed ingegnarsi per trovare nuovi insulti.
Iida fissò la mano scossa dai colpi di tosse del biondo come in trance. Sapeva che non era una buona idea, aveva letto recentemente in un libro quanto il consumo di marijuana incidesse sul cervello ancora fragile di un adolescente, provocando cali di concentrazione e scatti d’ira. Aveva anche letto, però, che, in fondo, un singolo tiro non l’avrebbe ucciso, né trasformato in una Kaminari versione black out a vita.
Ma non avrebbe dato il cattivo esempio, in qualità di capoclasse?
“Lascia stare, Iida non vuole provare.” Disse Sero, sporgendosi per raccattare la sigaretta speciale, ma si fermò con la mano a mezz’aria, quando il capoclasse parlò.
“Io… In realtà…”
“Non ci credo.” Kirishima smise di prendere a cazzotti la schiena di Bakugo, tanto non lo stava aiutando a fermare i colpi di tosse, per concentrarsi su Iida.
Questi raggiunse la mano di Bakugo e si portò la canna alle labbra, traendo un tiro tremante. Il fumo gli raschiò la gola e per un secondo fu convinto di non riuscire più a respirare, ma poi il bruciore passò, lasciando posto ad un placido sorriso. Questo non l'aveva letto nel suo libro.
Si rese conto solo in quel momento di quanti nervi, fino ad un secondo prima all’erta, si stessero a quel punto concedendo il loro meritato riposo. La mente gli si liberò in un attimo e gli venne quasi naturale avvicinare la sigaretta per un secondo tiro.
“Mi raccomando, lasciacene un po’.” Scherzò Sero, strizzandogli l’occhio.
“Oh, scusate.”
Dopo circa mezz’ora e una manciata di partite a carte Sero, Kaminari, Kirishima, Iida e Todoroki sembravano aver sbloccato l’accesso ad una nuova dimensione dell’esistenza, in cui Iida gridava al mondo che avrebbe voluto far fare ad Aizawa un triplo carpiato fuori dalla finestra, ogni volta che gli impartiva nuovi ordini. Midoriya l’aveva momentaneamente raggiunto per dargli qualche piccola pacca di conforto sulle spalle, accompagnando il gesto con un ripetitivo: “Lo so, lo so, è difficile.”
Sarebbe stato anche carino da parte sua, se non avesse speso tutte le sue forze per trattenere le risate. Uraraka li osservava a debita distanza, sorridendo appena.
Fu allora che Ashido decise di infierire con una proposta a dir poco scandalosa: “Ehi, avete mai giocato ad ‘Aspira e Soffia’?” Domandò, dopo l’ennesima e noiosissima partita che Tsuyu aveva stravinto.
“Cos’è?” Domandò curiosa Momo, che non ne poteva più di giocare a carte mentre Kaminari delirava in sottofondo.
“Io ci sto.” Si intromise Sero, con fare solenne.
“Non sai nemmeno cos’è.” Lo prese in giro Kirishima, ridacchiando in modo tutt’altro che lucido.
“No, ma ci sto comunque.”
Ashido alzò gli occhi al cielo: “Ad esempio io prendo questa carta e aspiro, in modo che si attacchi alle labbra, così…” Iniziò Mina, prendendo un asso di picche e dimostrando alla classe quanto aveva appena detto: “Poi la devo soffiare sulle labbra di un’altra persona, che a sua volta dovrà aspirare per evitare che la carta cada. E se cade…” Ashido lasciò la frase a metà, regalando un’occhiata furba ai compagni in cerchio.
“Io passo, sono stanco.” Tokoyami si tirò fuori dal gioco, decidendo che per lui era arrivato il momento di tornare in stanza.
“Anche noi. Abbiamo il turno presto, domani, per la colazione.” Si unirono Sato e Shoji, assicurandosi di saper trovare la via del ritorno con un’occhiata al sentiero buio. Koda scosse la testa e le mani, facendo capire a tutti che il gioco non faceva affatto per lui.
“Chi vuole tirarsi indietro lo faccia ora.” Annunciò solenne Kaminari, con un dito alzato.
“Facciamolo col due di picche.” Propose Todoroki, senza che nessuno gli avesse chiesto di intervenire.
“Io non me lo perderei per nulla al mondo.” Mineta si sfregò le mani, pregustando la gioia della carta che avrebbe fatto accidentalmente cadere, giocando con una pulzella.
“Mina, sono valide le squalifiche?” Domandò Kaminari, lucidissimo. Ciò che lo tradì, però, fu una scossa elettrica improvvisa, che fece saltare Sero il più lontano possibile da lui: “Ehi, amico, ma che ti è preso?” Domandò, sgranando gli occhi.
“Oh, scusami, non l’ho fatto apposta.”
“Ma è… TROPPO FORTE! Rifallo!”
“Iniziamo!” Tuonò Ashido, che voleva evitare che Sero finisse abbrustolito da Kaminari prima dell’inizio del gioco. E, così dicendo, aspirò il due di picche e si avvicinò a Tsuyu. La ragazza le sorrise timida, prima che Mina la incoraggiasse con lo sguardo, come a dirle che, in fin dei conti, non stavano facendo nulla di che. Tsuyu sorrise e si avvicinò ad Ashido. Non ebbe problemi ad aspirare la carta, ma il soffio di Mina non fu precisissimo, il che provocò una cascata di “OOOOOH!” maschili, ai quali Ashido rispose con un’occhiataccia.
Tsuyu rispettò i turni, passando la carta a Uraraka. La sfida si fece complicata quando si trattò di passare il due di picche a Hagakure, ma Ochaco riuscì a superare l’ardua impresa, sotto gli occhi attoniti di tutti.
I primi problemi arrivarono quando la carta cadde per la prima volta, a causa di una scarsa coordinazione tra Ojiro e Hagakure.
“Ah! Scusa!” Il ragazzo sgranò gli occhi, rompendo subito quel contatto.
“Ehm… Ma no, fa niente.” Hagakure lo rassicurò, poggiandogli una mano sulla spalla, con fare amichevole. Ojiro arrossì violentemente e si affrettò a riaspirare la carta e passarla a Kirishima, saltando bellamente Mineta.
“Tanto non è voi che voglio baciare.” Si difese il ragazzo, quando notò che era stato rifiutato da Ojiro, il quale se ne stava, adesso che era certo di non avere più i riflettori puntati addosso, con un sorrisetto confuso dipinto in viso. Se qualcuno fosse piombato lì dal nulla avrebbe detto che il meno lucido, in quel cerchio, era senza dubbio lui.
“Sei fatto.” Constatò Bakugo, quando Kirishima si voltò verso di lui, un braccio mezzo indurito senza un motivo valido che non fosse strettamente legato all'assunzione di sostanze stupefacenti. Il rosso alzò gli occhi al cielo; se avesse potuto parlare avrebbe sicuramente esordito con un ironico: 'Ma davvero?'
“Intendo che se la fai cadere ti faccio saltare in aria la testa.” Kirishima alzò ancora una volta gli occhi al cielo, ma in modo decisamente più esasperato e plateale. Bakugo sospirò, poi avvicinò il viso al suo, mantenendo comunque una certa distanza col resto del corpo. Kirishima si guardò attorno, come a cercare sostegno nei volti divertiti dei suoi amici, poi si portò le mani alla bocca e staccò la carta: “Ma sei serio? Devo mandarti un piccione viaggiatore?”
“Se la fai cadere…” Ripetè Bakugo.
“Sì, mi fai saltare in aria la testa, ho capito.” Lo prese in giro Kirishima: “Aspira.” Comandò e, con un movimento fluido riportò la carta alla bocca, portò una mano alla nuca di Bakugo e lo avvicinò a sé, soffiando infine la carta. Il biondo ebbe troppo poco tempo per elaborare l’ordine e aspirò decisamente in ritardo.
Un angolo delle sue labbra collise con quelle di Kirishima e Bakugo si allontanò di scatto, facendo cadere la carta.
Nacque, com’era prevedibile, un’accesa discussione di cui Sero si proclamò giudice. La questione girava attorno alla caccia del vero responsabile della vicenda, perché Bakugo sosteneva di sentirsi violato.
“Ma non fanno prima a baciarsi?” Domandò Todoroki ad Ashido. Ormai era praticamente stravaccato sulla sabbia e chiunque avrebbe potuto dire che non era affatto abituato a fumare.
“Sono giorni che dico la stessa cosa.” Replicò la ragazza con una scrollata di spalle, certa del fatto che il ragazzo a metà avrebbe dimenticato quella conversazione nel giro di qualche secondo.
Il gioco proseguì più o meno tranquillamente, finchè la carta non arrivò a Kaminari. Era da un po’ che il ragazzo non stava dimostrando di reggere troppo bene questo genere di sostanze, ma nessuno si sarebbe aspettato che una semplice canna sarebbe bastata a renderlo una sorta di sfrontato don Giovanni. Il biondo, infatti, senza batter ciglio, si avvicinò alle labbra di Jiro come da programma, ma quando fu troppo vicina perché avesse anche solo il tempo di capire cosa Kaminari avesse in mente, lui soffiò la carta di lato e si piegò sulle sue labbra, rubandole un bacio veloce, tra gli Ooooh sorpresi degli spettatori. Jiro sgranò gli occhi dalla sorpresa e si prese qualche attimo per registrare l’accaduto. Esitò qualche secondo, quasi rispondendo al bacio, ma poi realizzò che Kaminari era totalmente andato e, a conferma di ciò, una serie di scariche elettriche di intensità sempre maggiore minacciarono l’incolumità della ragazza.
Jiro si allontanò delusa, attenta a non farlo notare troppo dal suo sguardo, ma gli occhi rilfettevano indubbiamente una luce delusa.
Poi si reimpossessò della carta e la passò a Momo. Accadde tutto troppo velocemente: la distrazione le giocò un brutto scherzo, la carta cadde ed il terzo bacio della serata sancì una nuova coppia.
Momo rise allo sguardo sorpreso di Jiro. Kyoka non ne aveva per nulla voglia, era ancora scossa dal bacio con Kaminari, ma rise a sua volta, per non destare sospetti.
Per fortuna, il passaggio tra Momo e Midoriya passò liscio come l’olio.
Uno strano strato di ghiaccio, però, ricopriva il braccio destro di Todoroki, che cercò di mettersi dritto come meglio poté, sporgendosi appena con il collo per ricevere la carta. Midoriya aggrottò le sopracciglia, alla vista del sorriso furbo di Todoroki.
Scosse la testa, come a chiedergli a cosa fosse dovuto, ma lui scrollò le spalle e lo invitò con un cenno del capo ad avvicinarsi. Solo quando fu sicuro che Deku fosse l’unico a poterlo sentire gli sussurrò sulle labbra: “E se la facessi cadere?” Lo sguardo un po’ perso per via dell’erba, ma vispo abbastanza da sapere cosa stava dicendo e soprattutto a chi.
Midoriya sgranò gli occhi e per poco non fece cadere il due di picche dalla sorpresa.
Doveva essere più fatto di quello che credeva. Si avvicinò tremante e trattenne il fiato quando Todoroki aspirò per impossessarsi della carta.
Il passaggio fu pulito e senza intoppi e Shoto si girò verso Ashido, senza batter ciglio, pronto a ricominciare il giro.
Midoriya rimase lì, come un pesce lesso, a guardare la sua nuca bicolore, come se questa avesse potuto dargli più spiegazioni della sua gemella anteriore.
Prima che Mina potesse ripartire, però, Jiro sorprese tutti, alzandosi in piedi con un sospiro: “Io sono troppo stanca. Vado a dormire. Ti lascio le chiavi sotto lo zerbino.” Annunciò infatti, con un piccolo sbadiglio e riferendosi direttamente a Mina, nell’ultima parte della frase.
“Ma no, dai!” Si lamentò Ashido, liberandosi momentaneamente della carta, ma l’amica non sembrava disposta a scendere a compromessi.
Infatti Jiro scosse la testa e si avviò mesta verso le stanze. Kaminari la osservò allontanarsi finchè gli alberi glielo consentirono.
“Vado anch’io.” Si aggiunse inaspettatamente Todoroki, alzandosi in piedi a sua volta e spazzolandosi i vestiti per scrollarsi di dosso la sabbia. Fallì miseramente, però, per colpa di un improvviso (e assolutamente sorprendente, nella sua condizione) giramento di testa.
Midoriya ebbe i riflessi pronti e riuscì a sorreggerlo… in qualche modo.
Deku non seppe bene come accadde, ma l’ennesima sorpresa della giornata si affacciò alla sua realtà, mettendo a dura prova i suoi poveri nervi: “Mi accompagni?” Gli sussurrò infatti Todoroki, che da quella posizione aveva facile accesso al suo orecchio, poi lanciò una velocissima occhiata in direzione di Uraraka, che li osservava in silenzio. Il tono era abbastanza indecifrabile. O, almeno, lo fu per i primi venti secondi in cui Midoriya registrò le sue parole.
Dopodiché ne fu certo: era suadente.
Midoriya deglutì a vuoto e non riuscì a fare altro che annuire terrorizzato. Da cosa, poi, a nessuno dei presenti al falò fu chiaro.


Note di El: Questo lo chiamiamo il capitolo dei clichè (olè!)
Pensavate che mi fossi dimenticata della scena di Uraraka e Midoriya eeeeeeh?
Invece no, ma prima dovevano avere un po' di spazio Kirishima e Bakugo. Altri nove fantastici giorni di punizione li attendono e altri nove fantastici (magari) capitoli avete letto, ormai (e solo altri 6 mi restano di copertura. A I U T O !)
Il falò è già abbastanza trash di suo.
La canna pure.
Il gioco anche di più.
Dai, me lo dico da sola, vi risparmio tempo. Almeno non hanno giocato a obbligo o verità! Che passo avanti, signori, che novità che porto!
Niente, le Unicità fuori controllo per il fumo e Todoroki mi dà subito la scusa per essere OOC.
Vi rendete conto di quanto sarebbe più facile se Todoroki non fosse com'è? Beh, immagino perderebbe tutto il senso! La smetto di lamentarmi. Li amiamo per questo.
Non ho più nulla da dire (tranne che ho amato scrivere di Todoroki che dice a Mina "Ma non fanno prima a baciarsi?" Mi diverto con pochissimo)

Allora? Sono riuscita a far passare inosservato il fatto che è mercoledì e ho aggiornato oggi?
Come? L'ho appena fatto notare?
ALLA PROSSIMA!
Adieu,

El.

 
   
 
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