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Autore: reggina    24/10/2019    3 recensioni
Julian ed Amy, Philip e Jenny: istantanee di un amore che cresce insieme a loro.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella tra Julian e la spiaggia è una storia complicata.

Non ha quasi mai voglia di andare al mare d’estate e, quando vi è costretto, al ritorno ha appena il segno del costume.

Ha problemi a definirsi perché non è né il festaiolo che trascorre le serate tra un cocktail e un ballo sulla sabbia, né lo sportivo con la palla da beach-volley sotto il braccio o che si concede nuotate o immersioni.

Preferisce restare a leggere sotto l’ombrellone anche se gli sembra di buttar via le giornate.


Amy ama il mare e allo stesso tempo ne ha paura.

Per lei non significa soltanto nuotare tra le sue onde (lei è una di quelle persone che starebbero sempre in acqua e che ogni tanto passeggiano sul bagnasciuga), significa anche affidargli i suoi pensieri, confidarsi con lui, osservarlo nella sua infinità.

Quello tra Amy e il mare è un legame forte a cui non può rinunciare.

D’estate la vitalità della spiaggia e gli spruzzi d’acqua di chi gioca tra le onde le danno gioia.

Tuttavia, per riuscire a trascinare Julian con sé, ha accettato un compromesso e ora si trova su una spiaggia deserta e davanti a un mare calmo come una scrittrice in crisi che cerca la giusta ispirazione al mattino presto.


Sembra incredibile che a pochi chilometri da Tokyo, dal centro pulsante del Paese, ci sia spazio per le distese di sabbia bianca e per le acque del Pacifico.

“È fantastico!”

Esclama Amy, felice come una bambina che ha appena ricevuto un enorme lecca-lecca di zucchero colorato.

Julian si mette a ridere a questo suo guizzo d’energia, lei sorride di rimando. Poi la mano del ragazzo si chiude sulla sua e si incamminano insieme verso la spiaggia.

Appena sente il rumore delle onde, ad Amy sembra di tornare bambina con la voglia di correre a riva per sentire sabbia e mare sotto i piedi.

Si spoglia del prendisole e rabbrividisce un attimo in bikini, alla brezza fresca del mattino.

Julian resta impassibile. Le sue mani indugiano sulla t-shirt ed esita un secondo di troppo perché lei non si accorga di cosa lo cruccia.

“Ancora con quel complesso del: la mia cicatrice non è una bellezza da esibire ? I bambini usano le cicatrici come medaglie, gli innamorati come armi da svelare!”

Gli parla con un ardore così inaspettato che il viso le diventa più rosso dei suoi capelli mentre sfila la maglietta a Julian, lasciandolo a torso nudo.

Lui non cerca di nascondere quel solco bianco e verticale che, ormai, sembra far parte del suo corpo da sempre. La addita.

“Non è per questo. E neanche per la sabbia che mi si appiccica addosso, per il sole che mi cuoce la pelle o per l’afa che mi lascia sotto l’ombrellone con due di pressione…”

La ragazza vorrebbe replicare che è proprio per evitargli questi disagi che, quelle rare volte, vanno al mare all’alba o al tramonto ma di tutte le possibili ragioni che Julian potrebbe propinargli, quella che le confessa imbarazzato è la più inaspettata.


“Io non so nuotare, Amy! Non aspettarti da me uno stile rana o uno stile farfalla, tutto al più posso esibirmi in uno stile papera!”

Lei scoppia a ridere. Poi si tira su i capelli ed entra in acqua, nuotando piano, piano e facendo attenzione a non bagnarsi la chioma, stile papera.

Julian la guarda perplesso e poi si sente meravigliosamente bene.

“Allora Donald Duck non vieni a galleggiare insieme a me?”

   
 
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