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Autore: cin75    25/10/2019    3 recensioni
WARNING STAGIONE 15.
Ho scritto questa storia ad inizio stagione 15, spinta da alcuni rumors che già spoileravano della crisi tra Dean e Cass, ma vi giuro che quando ho visto la 15x03, mi è venuto un colpo.
Quel discorso finale tra loro e non dico altro!!
Vi dico solo che sono uscita per giocare al Lotto. Che ci prenda anche in qualche numero???
Capirete nella seconda parte della storia!!!
Sempre se la prima parte vi piacerà e vorrete sapere come finisce!!
:)))))
Genere: Angst, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Sam prese il cellulare. Le mani, gli tremavano appena. Nella mente mille pensieri frustranti. Nel cuore, l’ennesimo peso doloroso.
Si sentiva profondamente inutile e dopo aver tentato di tutto, cominciava a convincersene.
Digitò il numero e attese che dall’altra parte gli rispondessero.

“Sam?” fece la voce dal tono appena seccato.
“Castiel, io...”
“Ascolta...non serve che mi chiami quasi ogni giorno. Te lo ripeto: tuo fratello è stato esplicito anche senza dirlo a parole. Non mi vuole tra i piedi. Non...”
“Castiel, senti..”
“..non si fida più di me. Mi ritiene responsabile della morte di vostra madre. Del tradimento di Chuck e di conseguenza anche della morte di Jack e ..”
“Castiel...”
“...e non riesce a perdonarmi. Riesce a malapena a guardarmi in faccia, quindi…”
“No, Castiel, ma...” iniziando a sentirsi esasperato dal non riuscire a dire quello che doveva dire.
“..e quindi dovevo andare via!!” sembrò volersi giustificare per quel suo allontanamento dal bunker.
“Non è così, ma tu ora..” lo interruppe.
“Non vuole che io..” stava per continuare quando questa volta fu Sam a fermarlo.
“Dannazione, Cass!!” sbottò adirato da quel riassunto telegrafico della lite che l’angelo aveva avuto con Dean prima che il fratello gli facesse intendere senza troppa diplomazia di andare via dal bunker.
Cass tacque, preso di sorpresa.
“Sam?!”
“Castiel...” cercando di ritrovare il controllo, per quando possibile. “Dean sta morendo e io...io ho provato di tutto, ma non è servito a niente. Non so che altro fare.”
“Ma che è successo? “ chiese istintivamente, ma poi, subito dopo: “No, lascia stare. Dimmi dove siete!” fece l’angelo senza altro indugio.
“Lafayette, Luoisiana.”
“Ottimo...io sono a New Orleans. Sono a circa due ore da dove vi trovate voi. Arrivo il prima possibile.”
“Fa’ presto Cass!!” sembrò supplicare Sam e poi mise fine alla telefonata e restò seduto a fissare lo schermo del suo cellulare che piano piano si spegneva tra le sue mani.
Lì, su quella sedia, in quel corridoio di quel reparto di intensiva, dove , il medico che aveva preso in cura Dean,  gli aveva detto di restare fin quando non fosse andato a chiamarlo per aggiornarlo sulle condizioni del maggiore.
Erano due giorni che era lì, e la maggior parte del tempo lo aveva passato a fare incantesimi di guarigione o ad aspettare quel medico.
E ogni volta che lo vedeva, le notizie non erano affatto incoraggianti.
“Il danno causato dall’aggressione di quell’animale è troppo grave. Non riusciamo ad arginare un’emorragia che se ne ripresenta un’altra più grave. E poi c’è quell’infezione così violenta che sta letteralmente mangiando ogni tessuto che riesce a raggiungere. Gli stati di veglia ormai diventano sempre meno e sempre più brevi. Le consiglio di restare con lui il più possibile per approfittare di quei pochi momenti di lucidità. Mi dispiace, ma arrivati a questo punto possiamo solo alleviargli il dolore.” e con questa sorta di condanna a morte il medico si era congedato da lui, l’ultima volta, prima che si decidesse a chiamare Castiel, dopo aver provato altri incantesimi voodoo o imprecando contro Rowena che non poteva più aiutarli e contro quella magia che era risultata inutile. 

Circa due ore e mezzo dopo aver parlato con Castiel, l’angelo arrivò in ospedale e raggiunse l’amico in intensiva.
“Sam?”
“Oddio, Castiel, sei arrivato!!” fece appena un po’ sollevato.
“Dov’è? Lui dov’è?” chiese preoccupato l’angelo.
“Vieni, ti porto da Dean.” fece mentre si avviava con l’amico verso la stanza in cui riposava il fratello. “Il medico lo ha visitato poco fa e ...” deglutì a fatica.
“E….cosa?!”
“Pochi giorni. È questo che ha detto. Dean ha solo pochi giorni!” rispose sconsolato.
“No. Ora ci penso io!” fece deciso, Castiel.

I due entrarono nella stanza e Castiel si fermò solo un secondo, avvilito, quando vide le condizioni in cui versava Dean.
Il cacciatore era pallido, una vistosa fasciatura attorno al ventre evidentemente ferito, qualche contusione qui e là, alcuni tagli sul viso e miriadi di fili  che lo collegavano ai macchinari che tenevano sotto controllo i suoi parametri vitali.
Una situazione decisamente diversa da come aveva visto l’ultima volta l’amico cacciatore.
Si riprese immediatamente e raggiunse Sam accanto al letto.
Si mise di lato e cercò immediatamente concentrazione.
Poi impose le mani sul corpo del ferito. Una sulla testa e una sull’addome.
Respirò profondamente e Sam potè vedere l’ormai conosciuta luce salvifica brillare tra le mani e le dita dell’angelo.
Era convinto che tutto stesse per finire, che di lì a poco Dean avrebbe riaperto gli occhi e che di sicuro lo avrebbe rimproverato per aver chiamato Castiel.
Ma tutto questo non avvenne.
Gli unici occhi che si ritrovò puntati addosso furono proprio quelli ancora sfolgoranti di luce dell’angelo stesso e quando lo sguardo di Castiel divenne di nuovo del solito blu, Sam si ritrovò a chiedere che cosa non fosse andato per il verso giusto.
“Ma a che cosa avete dato la caccia, Sam?!” chiese con apprensione, Castiel.
“Perchè? Che succede?”
“Non riesco a guarirlo. Il suo corpo è pregno di una magia molto antica che lo sta uccidendo ed è talmente forte che respinge il potere della mia grazia.”
“Cosa?!”
“Contro chi vi siete messi?!” domandò quasi con rimprovero.


TRE GIORNI PRIMA. NELLE FASI FINALI DELLA CACCIA

“Ok! Sammy...abbiamo tutto. Vediamo di mandare in letargo questo lupetto!” esclamò Dean, infilandosi sotto il giaccone la sua Colt caricata con proiettili di argento e mentre ne passava una altrettanto carica al fratello.
“Sì, ma...” tentennò Sam, prendendo l’arma e sistemandosela dietro la schiena.
“Cosa?!” fece stranito da quella titubanza del minore.
“Non lo so, Dean. Ho una strana sensazione!”
“Su cosa?”
“Il modo in cui ha colpito le sue vittime, cioè...non ha strappato via solo i cuori, le ha fatte a pezzi e non è proprio….una cosa da lupi mannari, anche se il ciclo lunare coincide.”
“Sam, lo so. C’ho pensato anche io ma ricorda che ci sono in giro ancora alcuni dei mostri ibridi creati da quello psicopatico di Michael. Forse qualcuno di loro sta cercando di , come dire, farsi una vita, nonostante il grande capo sia andato!!” cercò di giustificare la perplessità del minore.
“Già!” convenne frustrato, Sam. “Ok!” fece poi, con fare più deciso. “Facciamo il culo a lupo Alberto!!”
“Ecco il mio fratellino!!” fece soddisfatto Dean, mentre afferrava le chiavi della macchina e si avviava all’uscita della loro stanza di motel.

Circa un’ora dopo erano in piena lotta con il famigerato lupo mannaro, che si rivelò ben più forte di quello che si aspettavano, tanto che, almeno per un paio di volte, si ritrovarono in difficoltà e fu proprio in una di queste volte che il mostro diede una feroce zampata prendendo in pieno Sam che si ritrovò scaraventato contro il tronco di un albero.
“Saaaammm!” gridò allarmato Dean, che era ancora a terra a causa dell’ultimo attacco e  a quel grido, il lupo si voltò famelico in direzione del maggiore.
Iniziò ad avanzare minaccioso, ringhiando furioso con la bava alla bocca.
“Oh cazzo!!” sibilò Dean, mentre lo vedeva avanzare. Aveva una gamba decisamente fuori uso e che gli impediva di rimettersi in piedi. L’unica cosa positiva di quella situazione di merda era che il lupo pareva aver perso interesse per Sam che sembrava ancora confuso dal contraccolpo contro l’albero e quindi incapace di difendersi.
Dean iniziò a strisciare all’indietro, cercando di raggiungere la pistola che gli era volata via di mano quando il lupo lo aveva scaraventato in aria. Cercò di essere comunque veloce, si aiutò con le mani, con la gamba buona e riuscì a raggiungere la pistola, ma nell’attimo esatto in cui riuscì a prendere la mira, il mostro gli fu addosso.
Lo addentò con rabbia, stringendo le fauci tra il fianco e l’addome. 

Dean gridò dal dolore, profondo e violento che sembrò spezzargli il corpo a metà.
Sam, poco lontano da lui, appena più lucido, a quella scena urlò, allarmato, il nome del fratello.

Dean cercò di reagire, colpendo il lupo sul muso e al fianco per quanto il dolore lancinante e la posizione nella bocca del mostro glielo permettesse. Sentiva il sangue scorrergli ovunque e dal dolore che provava a causa dei denti che gli penetravano inclementi nella carne, nonostante l’adrenalina, era convinto che ben presto , il suo corpo si sarebbe spezzato in due.
Un'ennesima stretta di quelle fauci e poi, tutto divenne sfocato.
Il dolore prese il sopravvento.
Il buio anche.
“Deeaaannn!” gridò Sam, quando vide il licantropo scuotere la testa come fa un cane che gioca con una coperta, solo che , grottescamente, la coperta era il corpo di suo fratello, ora, completamente abbandonato alla ferocia del mostro.

Sam, si tirò su e raggiunse la sua pistola , poco distante da dove il lupo lo aveva scagliato. L’afferrò e puntò dritto al mostro, escludendo dalla sua visuale il corpo inerme di Dean.
Sparò, colpendo la schiena dell’essere soprannaturale. Per i primi colpi, il lupo sembrò non avere alcuna reazione ai proiettili, poi però quando Sam gli svuotò il caricatore addosso, qualcosa, evidentemente, accadde.
Il lupo lasciò andare la sua preda e ringhiando ferocemente, sparì nella boscaglia oscura. Il corpo di Dean si afflosciò come un cencio sul terreno e un attimo dopo Sam gli fu accanto.
Il maggiore gemeva dolorosamente. Il fianco squarciato dalla presa del licantropo. Il sangue che fluiva copiosamente.
Per un secondo, Sam, andò nel panico, poi, però, immediatamente la sua mente reagì alla gravità della situazione.
Cominciò a pressare sulla ferita di Dean, lo chiamava incitandolo a non svenire del tutto. Velocemente si tolse il giacchetto e lo usò come stoffa per fermare l’emorragia.
“Dean...Dean, cazzo!! stai sanguinando parecchio...non...non riesco a..fermare il sangue.” diceva con fare concitato.
“Sammy….”
“Devo portarti...in ospedale. E devo farlo in fretta!” fece deciso.
“Sammy…va’ alla macchina...”
“Sì, sì...ma non posso spostarti, però. Perdi troppo sangue ma ci metterò cinque minuti a raggiungere l’Impala e...” rispose il minore credendo che Dean stesse pensando alla sua stessa cosa. Invece...
“Va’ ..alla macchina e va’...va’ via di qui prima... che quel figlio di puttana mannaro torni...” sibilò a denti stretti per cercare di contenere il dolore.
Sam strabuzzò gli occhi. Maledetto spirito da martire di Dean.
“Ok! Stammi a sentire. Non esiste che ti lasci qui. Toglitelo dalla testa.” lo rimproverò furioso, odiando quella parte di carattere innata nel maggiore. “Andrò alla macchina e fra meno di dieci minuti sarò di nuovo qui. Ti porterò in ospedale e lì ti rimetteranno in sesto.”
“Non resisterò ...così tanto. Quel bastardo si è portato... via.. un bel po’ di carne e sangue...Sammy..” e poi una scarica di dolore lo costrinse a mordersi le labbra tra i denti.
“Resisti...resisti….so che fa male. Lo so!! ma resisti!” lo incoraggiò il minore. “Andiamo!!!” lo esortò con più forza o forse paura.
“Fa’ male...cazzo!!”imprecò Dean.
“So anche questo...ma tu sei Dean Winchester..” provò a scherzare per distrarre il fratello dal dolore e dalla benda di fortuna che gli stava pressando sul fianco reciso. “...e Dean Winchester non si fa mettere ko da semplice lupo mannaro!”
“Semplice??!” ironizzò dolorante Dean. “Sembrava strafatto ...di steroidi. Gli hai….svuotato il caricatore addosso e...sembrava solo...stordito!” gli fece presente.
“Ascolta...ci pensiamo dopo a cosa fosse davvero quel coso. Ora devi resistere e aspettarmi. Tornerò fra meno di dieci minuti.”
“Tranquillo…non vado da nessuna parte!”  provò a rassicurarlo mettendo le sue mani sul giacchetto ormai impregnato di sangue, al posto di quelle di Sam.
Il minore si voltò solo un attimo prima di allontanarsi.
“Ce la faremo Dean. Vedrai!! supereremo anche questa!!” e corse via prima che Dean avesse la possibilità di rispondergli.
Dean lo vide correre via. Chiuse un solo momento gli occhi e al silenzio che aveva intorno sussurrò: “Devo farcela! Devo farcela!!” ripetè guardando fisso quella parte di boscaglia in cui suo fratello era sparito.

Come detto, meno di dieci minuti dopo, Dean era steso sul sedile posteriore della Chevy.
Sam aveva corso come mai aveva fatto in vita sua e una volta alla guida della macchina, aveva ignorato perfino i rami che graffiavano la carrozzeria. Sapeva che Dean lo avrebbe ucciso quando si fosse reso conto di come aveva ridotto le fiancate della sua amata auto ma ora, onestamente, se ne fregava altamente.

Durante il tragitto, Sam continuava a parlare con Dean, nel tentativo di non fargli perdere i sensi, ma quando dopo avergli chiesto per due volte come si chiamava quella cameriera con cui si era dato da fare l’ultima volta, Sam si voltò verso di lui e si rese conto che Dean era svenuto.
Schiacciò il piede sull’acceleratore sperando di vedere l’insegna del pronto soccorso il prima possibile.
Quando lo vide, ci si fiondò ignorando il semaforo rosso e inchiodò davanti all’ingresso.
Degli infermieri, al suo richiamo allarmato, gli corsero immediatamente in aiuto e dopo aver sistemato un Dean ancora incosciente su una lettiga , lo portarono dentro e sparirono dietro una grande porta scorrevole che portava alle diverse sale di pronto soccorso.

Da quel momento, solo ansia e notizie poco rassicuranti da parte dei medici.
Poi aveva chiamato Castiel, dandosi dello stupido per non averlo fatto prima.


NELLA STANZA DI DEAN
“Contro chi vi siete messi, Sam?” chiese Castiel allarmato dal fatto che la sua magia angelica non avesse sortito l’effetto desiderato.
“Eravamo convinti che fosse un lupo mannaro, ma porca miseria….” imprecò preoccupato, Sam. “..quel mostro non doveva essere quello che pensavamo, Castiel!” sembrò quasi giustificare quella sorta di leggerezza di caccia. “Era fottutamente più forte di un normale lupo mannaro. E quando ci ha attaccati non ha puntato al cuore come di solito fanno i licantropi, ma era ...era come se volesse sbranarlo..” disse indicando Dean e come era conciato.
“Come lo hai fermato?!” chiese Castiel.
“Non l’ho fatto!” lo sorprese Sam.
“E come siete riusciti a...”
“Gli ho scaricato addosso un intero caricatore di proiettili d’argento ma tutto quello che ho ottenuto è stato farlo sparire nella boscaglia. Ma non l’ho ucciso!!” fece deluso. “Ne sono certo, Castiel. Non era un licantropo normale, doveva essere ben altro e..” e mentre esternava il suo disappunto, Dean , nel suo letto, gemette, arricciando le labbra e stingendo i denti e la mano che teneva poggiata mollemente su una parte dell’addome ferito.
“Dean??” lo richiamò preoccupato Sam, andandogli vicino. “Dean...sono qui...ehi! Ehi!!” lo richiamò apprensivo. “Risolveremo presto la cosa, amico. Ce la farai anche  questa. Devi solo resistere per un altro po’!” e a quell’esortazione Dean si sforzò di aprire gli occhi.
La prima cosa che vide fu lo sguardo teso del minore. Spostò di poco lo sguardo per guardare appena quello che raggiungeva con i soli occhi, poi tornò a fissare Sam.
“Non credo di essere morto. Qui….è troppo pulito...per essere l’inferno e ….” scherzò al suo solito. “...e mi sento troppo di merda per essere atterrato a Paradise City!”
“No, no, no...idiota. Non sei morto. Sei in ospedale e ora abbiamo qualcosa di meglio dei medici!” asserì guardando verso l’angelo che ancora non era giunto nella visuale del maggiore dei fratelli.
Dean notò  quel cambio di visuale e allora seguì lo sguardo di Sam e voltando lentamente la testa, si ritrovò a fissare lo sguardo altrettanto apprensivo e preoccupato di Castiel.
“Ciao, Dean!” fece l’altro. “Sono venuto non appena Sam mi ha chiamato e mi ha….”
“No, no...” ansimò con quello che sembrava disappunto. “Non voglio che tu..” iniziando ad agitarsi. “Tu non puoi...”
Sam, a quelle negazioni del maggiore vide che i parametri vitali iniziarono a dare di matto.
“Ok, Dean!! datti una calmata. La risolveremo dopo questa vostra personale Guerra dei Roses!!” lo rimproverò.
“Lui non può...non deve..” provò ancora mentre dei trilli poco rassicuranti provenivano dai macchinari collegati a lui.
“Dean...Dean...” lo richiamò preoccupato Sam, vedendo che il fratello premeva la mano sul fianco gravemente ferito, come se il dolore stesse diventando insopportabile. “Dean..che hai?...calmati??”
“Dean..” si intromise anche Castiel. “Dean voglio solo aiutarti.” fece avvicinandosi ma in quel momento, Dean si agitò ancora di più.
“No. No. Non è ...non è...” e poi sospirando dolorosamente, perse di nuovo i sensi.


In quel momento, richiamati dagli allarmi dei macchinari, entrarono nella stanza , sia il medico che un paio di infermieri. Accorsero accanto al paziente e si sincerarono di riportare le cose alla normalità. Se di normalità si poteva parlare.
“Ma che è successo?!” sembrò rimproverarli il medico. “Gli sono saltati alcuni punti.”
“Ha ripreso i sensi e si è agitato!” rispose a quel rimprovero, Sam.
“Suo fratello ha un’emorragia difficilmente contenuta, un’infezione di cui non riusciamo ancora a capire l’origine. Forse un qualche batterio presente nella saliva dell’animale che lo ha attaccato e che sembra impedisca al corpo di reagire a qualsiasi terapia medica.” fece ancora. “Ma se quando riprende i sensi non lo tenete calmo, beh!!, me lo lasci dire: ucciderà suo fratello prima del tempo!!” e con fare severo uscì dalla stanza, lasciandosi dietro un Sam decisamente in colpa e provato.

Quando furono di nuovo soli, Sam guardò Castiel che in quel frangente era rimasto in disparte.
“Dobbiamo fare qualcosa , Castiel. Non posso perderlo in questa maniera.” e quella, all’angelo, suonò esattamente come una supplica.
Castiel sembrò riflettere sulle condizioni in cui versava Dean e quello che aveva appena detto il medico.
“Sam...il dottore ha detto che Dean ha un’infezione che non riescono a stabilire.”
“Sì!”
“E se non fosse un’infezione dovuta ad un batterio, come dice lui, ma ad un qualche veleno che questo lupo inietta nelle sue vittime prima di farle a pezzi?” ipotizzò.
“Le rende incapaci di reagire o guarire e così ha via libera al suo ….pranzo!” convenne Sam.
“Più o meno. E se è così...” fece pensieroso , l’angelo.
Sam lo osservò. Attese in quell’estenuante silenzio.
“Castiel...sai che cosa potrebbe essere?!” azzardò.
Castiel lo guardò e..
“Fenris. Il dio lupo!”

   
 
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