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Autore: LetsgotoAlphaCentauri    25/10/2019    3 recensioni
[Storia presente anche su Wattpad, sul profilo di Tetra_]
Crowley alzò gli occhi verso il cielo e lo vide. Lontano, no, irraggiungibile, affacciato alla finestra. In quel momento si rese conto che non avrebbe trovato il coraggio di parlargli, ma sapeva già che, tornato a casa, avrebbe riempito pagine su pagine del suo quaderno con schizzi confusi del suo viso, dei suoi ricci biondi, dei suoi occhi così chiari e puliti da far invidia al cielo.
°°°
"È una cosa che non capisco."
"A quelli come me, quelli bassi, infimi come me, la bellezza piace. La bramiamo, la desideriamo, anche se siamo brutti dentro, anzi, proprio perché lo siamo. Quando dipingo qualcosa di bello mi sembra di poter avere anche io qualcosa di buono."
"Tu sei buono."
"Attento alle tue parole." sorrise Crowley, nascondendosi di nuovo dietro la tela.
°°°
Human! AU
1970s
Un pittore senza ispirazione la trova in qualcuno di inaspettato.
Un lettore che fugge dalla realtà cerca il coraggio per scrivere un libro.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Kai no yokan: Il sentimento che si prova nell'incontrare per la prima volta una persona di cui ci si innamorerà.

Quando Crowley si era svegliato, quella mattina, era stato preso dal panico. Era su una poltrona marrone sconosciuta, in una casa sconosciuta. Su di lui era stata appoggiata e rimboccata una morbida coperta gialla e la stanza era illuminata dalla luce del mattino.

Probabilmente era stato colpito, rapito e sarebbe stato presto venduto al mercato nero degli schiavi o degli organi. Si alzò di scatto e il suo stomaco si rigirò in modo molto poco simpatico. La sbronza del giorno prima non era stata proprio un toccasana.

Gli volle qualche secondo per ricordare.

Ci aveva provato con il ragazzo della band, era corso via, si era diretto a casa ed era stato accolto dal ragazzo dai capelli biondi. Quello carino con le guance morbide.

Vestito ancora con gli abiti della sera prima, si alzò e premette la lingua contro il palato, sentendo sulla bocca un sapore spiacevole.

Quel ragazzo, che forse non voleva rapirlo e venderlo, sembrava non esserci.

Crowley, prendendo un elastico che aveva al polso, si legò i capelli in un codino disordinato e si alzò in piedi. Quando avesse rivisto Aziraphale (così si chiamava, pensò tra sé e sé, giusto?), cosa gli avrebbe detto?

Grazie di avermi recuperato dalla strada, ma la spazzatura si butta nei bidoni, non la si riporta in casa.

Ok forse meglio di no. È che si sentiva scortese. Aveva invaso la casa di un ragazzo senza neanche sapere chi fosse, e un ragazzo con quel bel viso e quei begli occhi. Certo, forse non era quello il problema principale, ma si faceva un po' schifo. Un po' più del solito.

Le sue azioni da ubriaco potevano essere strane, ma non avrebbe mai pensato di accamparsi così in casa di qualcuno. Sospirò, guardandosi attorno. Che cosa avrebbe dovuto fare?

Si sentiva imbarazzato per cosa aveva fatto, molto imbarazzato. Come poteva pronunciare una parola davanti a quel ragazzo? Quel ragazzo che era stato così gentile e disponibile?

"Oh, Crowley, ti sei svegliato."

Parli del diavolo e spuntano le corna, Aziraphale nome-stranissimo Fell era emerso da quella che forse era una camera da letto. Con addosso dei pantaloni e un maglione molto semplici, era arrivato con un libro dall'aria vecchia sotto braccio e una tazza fumante che profumava di cioccolata calda stretta tra le dita. Crowley fece caso ai suoi gesti rilassati, alla sua espressione gentile e tranquilla, al modo in cui teneva la tazza. Ai suoi capelli ricci e ai tratti morbidi del suo viso. Era proprio un bel viso. In generale, un bel ragazzo. Forse non il tipo di tutti.

Però era carino. O forse Crowley era così represso da provare attrazione per chiunque respirasse. Aziraphale non somigliava molto al cantante della sera prima, però gli piacevano tutti e due, quindi anche quella teoria era valida.

Si rese conto di essere rimasto a fissarlo in silenzio mentre questi pensieri correvano selvaggi nella sua mente solo quando i suoi occhi corsero su quelli dell'altro, che lo stava fissando.

"Cosa? - chiese Crowley, rendendosi conto di star arrossendo fino alle orecchie - Eh?"

"Dicevo, ti sei svegliato."

"Uhm, sì. Grazie per oggi. Cioè per ieri sera. Grazie."

Era andato in panico e lo sapeva.

"Di nulla - rispose l'altro, appoggiando la tazza e il libro sul tavolino in legno e vetro che stava davanti alla poltrona - Anzi, mi spiace che tu abbia dormito sulla poltrona, avrai un torcicollo... Vuoi qualcosa per colazione? Ho dell'impasto per pancake. E della cioccolata, o del caffè. E marmellata, miele, biscotti, latte..."

Aziraphale, Crowley lo realizzò in quel preciso istante, doveva essere pazzo.

Primo, si era offerto di ospitare in casa un ragazzo ubriaco trovato sul marciapiede.

Secondo, quando tale ragazzo si era addormentato in casa sua, invece che lanciarlo fuori dalla porta gli aveva dato una coperta e lo aveva lasciato dormire.

Terzo, si era dispiaciuto per non avergli potuto darle una postazione più confortevole.

Quarto, gli stava praticamente offrendo un menù da buffet in albergo per la colazione.

Una persona così gentile doveva per forza avere qualche rotella fuori posto, se non tutte. La gente normalmente non era così carina, non solo con lui ma in generale, con l'universo.

"Ma no, no - disse Crowley, senza sapere come reagire a una gentilezza simile - Io vivo qui vicino... ma anzi. Scusa se sono piombato qui- cioè grazie. Ero un po' sbronzo. Penso si vedesse. Comunque grazie. Bella casa. La poltrona comunque era comoda."

Il ragazzo iniziò a camminare verso la porta d'ingresso, senza sapere se aggiungere qualcosa. Doveva fuggire da lì prima di esplodere o sciogliersi, per diventare un semplice frullato di imbarazzo e omosessualità.

"Ma non disturbi se resti, davvero." disse Aziraphale, con un sorriso che sarebbe stato abbastanza per trascinarlo all'altro mondo.

"No, no, meglio di no, ti ho già invaso casa abbastanza. Grazie ancora, cioè scusa, entrambi. Arrive-ciao. Ecco, ciao."

Crowley aprì la porta, fece un cenno con la mano al ragazzo e uscì. Dopodiché, ancor prima di aver iniziato a scendere le scale per andare via dal condominio, iniziò a frugare nel proprio zainetto, alla ricerca degli occhiali da sole. Li trovò, li mise addosso e tirò fuori anche il piccolo sketchbook che si portava sempre dietro.

Rimase fermo per un attimo, poi si sedette sulle scale, tirando fuori anche la matita, e iniziò a disegnare.

Solo che non ricordava bene il suo viso. Provando a disegnarlo non riusciva ad afferrarlo del tutto, sembrava sempre avere qualcosa di sbagliato. Come tutti i suoi disegni in quell'ultimo periodo, del resto. Tentò tre o quattro volte, avrebbe voluto catturare quel qualcosa in Aziraphale che lo aveva colpito così tanto, quella dolcezza e gentilezza che però non riusciva a raggiungere. Era sempre innaturale.

Sbuffò, chiudendo lo sketchbook di scatto e infilandolo senza grazia nello zaino. Non era il caso di farsi prendere da un'altra crisi di nervi. Si alzò in piedi e andò verso casa sua, dove avrebbe bevuto un tè e, probabilmente, dove avrebbe fantasticato su quel ragazzo più a lungo del dovuto.

Sarebbe voluto rimanere a fare colazione ma no, sarebbe stato decisamente imbarazzante. Anche solo incrociarlo per caso in strada lo avrebbe portato a una crisi.

Ed era un peccato, perché lui gli era parso così... luminoso.

°°°

Aziraphale amava la solitudine almeno quanto la odiava.

Per questo gli era dispiaciuto che Crowley fosse andato via, ma insieme si era sentito sollevato.

Sentiva di contraddirsi sempre, perché quando era solo si trovava a immaginare di avere di fianco a sé qualcuno a cui comunicare tutti i propri pensieri, qualcuno con una spalla su cui appoggiare la testa. Però quando aveva compagnia non voleva altro che chiudersi da solo in una stanza. Trovare la giusta combinazione delle due cose non sarebbe stato affatto male.

Sospirò. Crowley gli era sembrato uno un po' strano, ma fondamentalmente innocuo. Gli sarebbe piaciuto poter fare una chiacchierata con lui, o con qualcuno, di fianco a una bella tazza di cioccolata e a un piatto di pancakes coperti di sciroppo d'acero.

Certo, gli sarebbe piaciuto ma presto si sarebbe trovato a desiderare di essere solo, ne era quasi certo. Perché la sua testa non poteva funzionare in modo normale?

Eppure, eppure si diceva, Crowley gli era sembrato... ok. Per quel poco in cui gli aveva parlato, almeno. Aveva la sensazione di voler conversare di più con lui. Aveva un'aria non intimidatoria, non cattiva, non perfida o maligna o falsa.

Gli era sembrato solo un tizio con il mondo un po' in disordine, grandi occhi ambra e un look abbastanza assurdo.

Ma nulla di meno. Anzi, forse gli era sembrato di più.

Decise che forse era il momento di scrivere qualcosa. Era mattina presto, suo fratello sarebbe venuto da lui solo nel pomeriggio. Bisognava pur far fruttare il tempo, no?

 Bisognava pur far fruttare il tempo, no?

 

E andiamo avanti. Sì, abbiamo il pov di Aziraphale. Ci sarà per tutta la storia anche se il punto di vista principale dovrebbe restare quello di Crowley... staremo a vedere.

Sì, ho aggiornato a mezzanotte e quarantacinque e sì domani, anzi oggi, ho scuola.

Buona fortuna a me!

 

   
 
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