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Autore: PrimbloodyBlack    26/10/2019    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Eloyn fa parte di una famiglia di cacciatori di vampiri. Durante la sua prima battuta di caccia viene separata dal gruppo e catturata. Viene portata nella grande dimora di uno dei 5 Signori Vampiri. Viene resa schiava dalla potente Lux che la renderà una Bloodgiver, il cui compito è quello di donare il suo sangue al suo padrone.
Lux riuscirà mai a sottomettere uno spirito ribelle come quello di Eloyn? Sarà una sfida che lei non vorrà di certo perdere.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Eloyn

È passato qualche giorno dopo quell'accaduto. Amelie mi ha raccontato che dopo avermi portata da lei, Lux si era chiusa in camera e fino ad oggi non è ancora uscita. Quando mi ripresi, ho visto tanta preoccupazione nel suo sguardo, ma non ha voluto darmi spiegazioni ed io non ho insistito. Ero troppo scossa da quello che Lux aveva fatto e non volevo che qualcuno la giustificasse, ma effettivamente vedevo della delusione in Amelie, forse anche un po' di rabbia. Ho cercato di occupare il tempo con ogni lavoro disponibile. Non volevo davvero pensarci. Ho annaffiato il giardino, ho lavato il piano inferiore, tenendomi alla larga da quello dei vampiri, ed ho persino aiutato a cucinare. Nonostante mi sono abituata a questa vita e a questi visi che vedo ogni giorno, mi manca la mia vecchia routine e penso che mi mancherà per sempre. Con il fatto che questi misteriosi cacciatori si sono infiltrati nel territorio vampiro, quelle uscite nel boschetto che avevamo programmato sono state rimandate. L'unica cosa che aspettavo con ansia.

Adesso ero affacciata alla finestra, tutto era fermo e non c'era vento. Ero appena tornata dalla cena e la tensione nell'aria era stata elevata. I vampiri che solitamente ridono e scherzano erano in silenzio ed era ancora più strano vedere il posto a capo tavola vuoto. Mentre al nostro tavolo potevo percepire gli sguardi che gli altri mi lanciavano, soprattutto quel piccolo idiota di Brandon. Anche Dave era strano, sembrava più distante. Inoltre a volte mangiare con le posate era imbarazzante. La ferita sulla mano non era ancora guarita e ogni volta mi ritrovavo a stringere i denti per il dolore. Sta sera infatti fu particolarmente difficile tagliare la cane, ma la cosa che mi innervosiva di più era che Brandon se la rideva sotto i baffi. So che è sbagliato ma gli darò un'altra lezione non appena ne avrò l'occasione, ma nulla di violento,non voglio più sentirmi in quel modo. 
Una volta finito di mangiare ci siamo messi un po' a parlare, mentre alcuni di noi avevano cominciato a pulire. C'erano alcuni umani di cui non avevo ancora fatto la conoscenza ma in fin dei conti non mi importava molto. Mi basta Dave, pensai in quel momento. Effettivamente era proprio così.

"Ehi!" Disse per attirare la mia attenzione. Io mi girai sorridendogli. "Sta sera ci riuniamo in giardino, portiamo un po' di sedie e stiamo un po' insieme. Ti va di venire?"

"Certo." dissi senza pensarci due volte. "Ho bisogno di svagarmi un po'."

Ma dentro di me provavo un po' di timore a stare con loro. Dopo quello che avevo fatto a Brandon avevo paura che si volessero tutti vendicare contro di me, con la scusa del "Mai tradire uno dei nostri." Ma in realtà erano solo paranoie, per cui svuotai la mente di questi pensieri e cominciai a prepararmi. Basta brutti pensieri! 
 

Ormai era passata già mezz'ora e Dave ancora non si era fatto vivo. Mi aveva detto che sarebbe venuto a chiamarmi non appena fosse tutto pronto. Dalla finestra potevo sentire delle voci avvicinarsi sempre di più, finché non scorsi due figure.

"Elo!" gridò una voce familiare. "Dai scendi!"

Dave!

Mi affrettati a raggiungerli, ancora insicura di chi fosse l'altra persona. Ma non appena la vidi la riconobbi subito. "Ciao Bessie." lei ricambiò alzando la mano. "Andiamo?" loro annuirono e ci dirigemmo verso gli altri. 
La serata andò abbastanza bene. Mi sono tenuta lontana dall'alcol, per di più rubato, e da facce indesiderate. Brandon e la sorella non mi rivolsero mai la parola e rimasero sempre a debita distanza, agli altri invece pareva non importare molto, il che mi tranquillizzò. Nonostante questi giorni Dave si era comportato in maniera un po' insolita, forse l'aveva turbato quello che avevo fatto, stasera era stato più premuroso del solito.

Ad un certo punto mi aveva preso la mano e ci eravamo allontanati dagli altri. Non mi lasciò finché non eravamo soli. Non si sentivano neanche più le risate dei ragazzi. Improvvisamente assunse uno sguardo preoccupato e abbassò il capo. Si mise difronte a me ed io feci una espressione interrogativa. Poi con voce mortificata mi chiese scusa.

"Perché?" sorrisi. "Non hai fatto nulla di male."

"Ho visto tutto e non ho fatto niente, scusami!"

"Aspetta," corrugai la fronte. "Dopo che me ne sono andata con Lux... Tu hai visto?" Lui annuì.

"Dave..." appoggiai la mano sulla sua spalla. "Tranquillo, non potevi fare nulla. E poi sto bene. Sapevo che non potevo fidarmi di lei, è stato un mio errore." Alzò lo sguardo un po' incerto ed io sorridendogli gli scompigliai i biondi capelli. "Dai torniamo dagli altri."

Per un momento mi ero sentita libera, che quella non era una prigione e che io non ero una schiava. Avevo trovato un amico, di cui potevo fidarmi. Ma quella realtà non perse tempo a ripresentarsi davanti a me.

Per essere una cacciatrice, una delle qualità più importati è l'osservazione. Essere sempre attento ad ogni minimo particolare è cruciale per la riuscita di una missione. Fu proprio la mia scarsa attenzione a portarmi qui. Come seconda cosa, bisogna avere un udito ben sviluppato, per riuscire a intercettare il nemico attraverso i suoni. Ammetto di non eccellere, ma sono sicuramente più abile di questi umani. Infatti fui l'unica a notare gli stani movimenti che c'erano in casa. Era notte fonda ed era alquanto strano vedere delle luci accese, a meno che non fosse successo qualcosa. "Torno subito." dissi a Dave accanto a me. Ero tentata nell'entrare, ma alla fine ho deciso di fare un giro intorno alla casa e quasi senza volerlo alzai lo sguardo verso la finestra della sua stanza. La luce era spenta e anche se riluttante stavo per andare avanti, finché non sentii un forte botto. Alzai di nuovo lo sguardo allarmata. L'oscurità mi impediva di vedere bene finché la luce della stanza si accese. Vidi la sagoma di qualcuno, anzi due persone. Spalancai gli occhi quando capii. C'era Lux che aveva scaraventato Amelie contro la finestra e la teneva per il colletto. Poi mi fu difficile capire cosa successe, qualcuno era entrato e le aveva separate.

È completamente impazzita!

Con l'ansia che mi travolgeva, corsi dentro e salii le scale più velocemente che potevo, tanto che incominciai ad ansimare. Finalmente arrivai al corridoio. C'erano alcuni vampiri affacciati dalle loro stanze, che confusi cercavano di capire. Quando mi videro correre si allarmarono e dopo essersi scambiati qualche sguardo preoccupato mi seguirono. Quando arrivai, la porta era aperta, Amelie era appoggiata al muro e si teneva la mano sul petto ansimando. Ma mi si spezzò il cuore quando vidi Lux a terra che piangeva e si dimenava contro Rhea, che sopra di lei la bloccava. Quando la mora mi vide sulla soglia, mi lanciò uno sguardo assassino. Non sapevo cosa fare, né cosa pensare. Ero confusa, non capivo... L'unica cosa che facevo era guardare Lux, per terra con i capelli scompigliati, gli occhi rossi per il pianto e il viso bagnato. Sembrava non notare la mia presenza e forse era un bene. Amelie poi mi corse incontro e tentò di portarmi via.

"No!" insistetti.

Era pronta a trascinarmi via con la forza, se non fosse stata distratta da tutti gli altri vampiri a pochi passi da noi, che indecisi erano rimasti in disparte.

"Che succede?" domandò Camilla, ma Amelie disse a lei e a tutti gli altri di tornare nelle proprie stanze.

"Adesso!" esclamò aggressiva.

Gli altri anche se combattuti, fecero come detto e tornarono nelle loro camere mormorando.

Poi mi spinse via e chiuse velocemente la porta alle nostre spalle impedendomi di vedere ulteriormente cosa stesse succedendo. "Anche tu," disse volgendosi verso di me. "Vai via!"

Dapprima guardai verso la porta, indecisa se entrare o meno con la forza, poi posai i miei occhi su di lei. I capelli legati in una coda erano così spettinati, che due ciocche ne delineavano il viso. Aveva la camicia bianca completamente stracciata e il colletto, trasandato ed alzato, le nascondeva in collo. Istintivamente mi avvicinai, e lei si ritrasse incerta delle mie azioni. Eravamo faccia a faccia, lei poco più alta di me. Quando allungai la mano, abbassò lo sguardo in segno di vergogna. Sbottonai il primo bottone e allargai di più il colletto. C'erano segni di strangolamento ed io rimasi impietrita.

"Eloyn..." sospirò. Mi prese le mani spostandole via. "Io sto bene, ti prego di andartene."

Nuovamente guardai verso la porta. Ora c'era silenzio, forse qualche mugolio. Il mio cuore si calmò e feci un profondo respiro.

"Va bene." mi voltai ma prima di andarmene le dissi un'ultima cosa, "Se c'è bisogno di me, venite a chiamarmi senza esitare."

L'unica cosa che dissi durante tutto il tragitto per arrivare in camera mia era "perché?"

Ciao a tutti, spero che il capito vi sia piaciuto. Scusatemi per eventuali errori grammaticali o di battitura. Ditemi cosa ne pensate e al prossimo capitolo!

 

   
 
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