Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
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Autore: PrimbloodyBlack    26/10/2019    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Eloyn fa parte di una famiglia di cacciatori di vampiri. Durante la sua prima battuta di caccia viene separata dal gruppo e catturata. Viene portata nella grande dimora di uno dei 5 Signori Vampiri. Viene resa schiava dalla potente Lux che la renderà una Bloodgiver, il cui compito è quello di donare il suo sangue al suo padrone.
Lux riuscirà mai a sottomettere uno spirito ribelle come quello di Eloyn? Sarà una sfida che lei non vorrà di certo perdere.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Lux

Mi svegliai lentamente, priva di forze. Sentivo qualcosa che mi bloccava, non riuscivo a muovermi liberamente. Aprii lentamente gli occhi, inondata da un dolce profumo. Quando cominciai a prendere coscienza capii di essere abbracciata a qualcuno. Ero poggiata sul suo braccio, con l'altro invece mi stringeva a sé. La mia mano stringeva forte la sua maglia e con l'altra l'abbracciavo di conseguenza. Poi vidi i suoi lunghi capelli neri sfiorarmi il viso e sorrisi spontaneamente.

"Rhea?" sussurrai.

"Shhh..." sibilò accarezzandomi la testa. "Devi riposare."

"Che...ore sono?"

"Non ha importanza."

Tentai di alzarmi ma fu inutile.

"Perché non riesco a muovermi Rhea?!" cominciai ad agitarmi.

"Eri molto ansiosa, hai anche fatto male ad Amelie."

È vero, adesso ricordo...

"Mi dispiace..." sussurrai con voce strozzata.

"Lo so." disse baciandomi la fronte. "Sono sicura che non ce l'ha con te."

Tirai su col naso e affondai il viso nel suo petto. Era da tanto tempo che non avevamo un momento del genere. Lei c'è sempre sta per me, sempre. Anche quel giorno, quando tutto intorno a me non aveva più senso, quando le uniche cose che provavo erano rimpianti ed odio. Quando il mio unico conforto erano i ricordi. Non dimenticherò mai quel giorno di dieci anni fa. Mai.

Mi manca... Davvero tanto.

Senza accorgermene mi addormentai di nuovo, ma stavolta non ero sola, ero circondata da amore. Forse per la prima volta mi sentivo veramente bene.

Quando mi risvegliai, il sole di prima mattina illuminava tutta la stanza. Con la mano toccati il materasso in cerca di Rhea, ma non c'era nessuno, ero sola. Mi sedetti, ancora un po' intontita e con gli occhi pesanti. Mi guardai intorno e poi la vidi, affacciata alla finestra.

"Finalmente ti sei svegliata sorellina!" ed io sbuffai.

"Come se dipendesse da me."

"Vuoi che ti porto la colazione?" chiese sorridendomi, ma non ne avevo davvero voglia e scrollai la testa. Così assunse un'espressione seria e sospirò. "Lux devi mangiare." disse più imperterrita. Alla fine annuii. "Allora scendi, non sono la tua cameriera personale." disse con un ghigno. Sapevo che lo stava facendo per me e sapevo che anche gli altri erano preoccupati.

Sono un Lord, mi dissi, devo essere forte, devo essere un esempio!

Ma è davvero difficile ricoprire un ruolo che non era tuo in primo luogo. Non ho mai chiesto di diventare Lord, ma allo stesso tempo non ho rifiutato quando Rhea ha deciso di non seguire le orme di nostro padre. Ha sempre detto di non sentirsi degna, in quanto bastarda, anche se a nessuno importava, neanche a mia madre che l'aveva cresciuta come se fosse sua. In fondo, penso che questa era soltanto una scusa. Non era interessata al potere, né a vivere una vita stanziata. A lei piace viaggiare, conoscere persone e fare ogni tipo di esperienza. Per me invece è difficile fare tutto ciò, ho delle responsabilità e a volte la pressione mi fa fare cose di cui mi pento. Ora capisco perché Eloyn ha reagito in quella maniera con quel ragazzo, è stata colpa mia anche quella volta. Più il tempo passa e più non riesco a controllare le mie emozioni. Ho paura che un giorno ferirò le persone che amo e non so come fare a fermare questa rabbia e sete. Quando ho morso Eloyn, non ho visto una persona davanti a me, bensì un semplice recipiente che conteneva ciò che più desideravo in quel momento. Amo essere forte ed avere qualcuno sottomesso a me, forse è nella mia natura o forse solamente nella mia testa.

"Lux smettila di startene sulle nuvole e scendi a mangiare."

"Si va bene." dissi infastidita.

Una volta scese le scale mi diressi in cucina. C'erano gli umani già a lavoro mentre gli altri stavano facendo colazione nell'altra sala. Ero intimorita, aveva paura del loro giudizio.

Cosa mi chiederanno? Che diranno?! Continuai a chiedermi nella mia testa.
"Fatti rispettare, vai a testa alta." Queste parole me le ripeteva spesso Rhea quando ero giovane ed ancora timorosa. A quanto pare sto perdendo la mia confidenza...

Alla fine, mi diressi fuori in giardino, dove non c'era nessuno. Andai nella parte dove si trovava la fontana, proibita agli umani. Mi sedetti sulla panchina e cercai di rilassarmi bevendo un po' di vino. Poi mi sdraiai circondata dal fruscio delle foglie e dallo scorrere dell'acqua. Per un momento mi sentii in pace, svuotata da tutti i pensieri e dalle tensioni. Avevo la mente libera, l'unica cosa su cui mi stavo concentrando erano i suoni e chiusi gli occhi. Sentivo qualche cicala, qualcosa che muoveva le foglie cadute, addirittura qualcuno parlare in lontananza. Il mio respiro divenne sempre più controllato e calmo. Poi sentii qualcosa. Dei leggeri passi prima lontani. Lentamente si fecero sempre più vicini ma anche più fievoli ed impercettibili. Finché non calpestò una foglia. Alzai la testa di scatto, mettendomi seduta e le afferrai il polso. Era in piedi difronte a me, con uno sguardo stupito e poi infastidito perché l'aveva scoperta.

Sapevo che eri tu.

"Che ci fai qui?" dissi calma per non intimorirla. "Non sai che gli umani non possono venire qui?"

"Si lo so!" strattonò via il braccio liberandosi dalla mia presa.

La solita orgogliosa.

Io le sorrisi, ma la calma intorno a me andò in frantumi quando mi ritornò alla mente quello che le avevo fatto. D'impulso abbassai lo sguardo verso terra, il mio corpo tremante. Avevo paura, ma sinceramente non so di che cosa. Ma poi le incertezze sparirono e con esse anche le paure quando fui accolta da delle calde braccia. Mi spinse verso di sé ed io appoggiai la testa sul suo ventre. Questo tepore, mi ricordava qualcosa. Qualcosa di doloroso, una ferita mai rimarginata. Ricambiai il suo affetto circondandole i fianchi con le mie timorose mani.

Sentii di nuovo quella stretta al cuore che l'altra notte mi aveva logorata fino a farmi impazzire. "Lasciati andare," mi disse. "Fai uscire tutto
fuori. Sfogati per bene." 
Prima che me ne potessi accorgere avevo il viso bagnato dalle lacrime. E poi mi chiesi se anche lei ne avesse mai avuto bisogno. Di una persona che fosse lì a confortarla e a sorreggerla per tutto il tempo che è stata qui, per tutto il tempo che io l'ho fatta soffrire.

"Mi dispiace," mormorai. "Davvero tanto. Ti fiderai di me... Ancora una volta?"

Ma lei rimase in silenzio, non rispose. Si limitò a stare lì, a confortarmi con la sua unica presenza. Ma la cosa che mi sollevò e che mi diede speranza per un futuro perdono, era la semplicità con cui mi aveva fatta passare nella sua barriera. Se in questo momento non si fidava di me, non mi avrebbe aperto le sue braccia o non si sarebbe neppure avvicinata. 
Allora mi chiesi, merita davvero di vivere in un posto del genere? Ma da egoista quale sono, non potevo che non essere felice di averla catturata e resa mia.

Ecco subito subito un nuovo capitolo!!! Spero vi piaccia. Grazie e al prossimo capitolo~

 

   
 
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