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Autore: Will Darklighter    27/10/2019    9 recensioni
"Unisciti a me, e insieme potremo governare la galassia, come padre e figlio!". Questa celeberrima frase racchiude in se tutto il desidero di un padre di ricongiungersi alla propria discendenza e al contempo la volontà di un apprendista di voler mettere fine una volta per tutte al legame che lo vincola al proprio Maestro. E se questa duplice intenzione avesse avuto una possibilità di realizzarsi? E se al padre fosse riuscito quantomeno di porre il seme del dubbio nel cuore del proprio emotivo figlio? A questo e ad altri interrogativi, come un possibile approfondirsi della relazione sentimentale tra gli inconsapevoli gemelli Skywalker e un miglior trattamento di alcuni comprimari sin troppo maltrattati nei film, provo a rispondere in questa storia.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
Capitoli:
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Capitolo 25 – Il segreto svelato


LUKE
 

Con gli occhi chiusi e con soltanto la Forza a fargli di guida, Luke Skywalker era pronto ad affrontare ancora una volta uno degli esercizi più difficili a cui il maestro Drallig lo avesse mai sottoposto da che aveva cominciato ad addestrarsi con l’holocron: era una sorta di pista ostacoli molto particolare solo che sbagliare significava farsi un bel bagno.
Giacché l’apprendista doveva imparare ad affidarsi ciecamente alla più potente alleata di ogni Jedi, cosa poteva esserci di più efficace che attraversare il lago da una parte all’altra a balzi che dovevano essere per forza di cose sempre molto precisi al fine di atterrare sulle rare e strette formazioni rocciose che spuntavano di tanto in tanto sull’acqua cristallina? Ma non finiva qui la difficoltà del compito che era stato assegnato al giovane uomo, no di certo. Doveva anche tenere accesa la sua lama in una mano, portare nell’altra l’holocron con il maestro jedi che non faceva altro che distrarlo e ciliegina sulla torta, tenere il suo elmo con il parablaster abbassato di modo tale che i suoi occhi fisici non potessero far nulla per aiutarlo!
“Stai migliorando – disse l’anziano mentore non senza una punta di ironia nella sua voce – lentamente ma stai migliorando. E ringraziamo la Forza che ti ho fatto inserire un rivestimento impermeabile all’acqua quando ti ho dato le indicazioni per costruire la tua arma altrimenti i tempi di questo semplice incarico si sarebbero allungati ulteriormente.”
 
Semplice, lo chiama lui – pensò sarcastico il ragazzo mentre si accingeva a fare, di nuovo, quanto gli era stato chiesto. A quanti tentativi era arrivato? Cinquanta forse nella settimana da che aveva cominciato ad allenarsi su Naboo? E tutte le volte era impietosamente caduto in acqua anche se a quest’ultimo tentativo, aveva percorso più di metà lago. Era bagnato fradicio e abbastanza stanco ma questo non intenerì minimamente l’hologramma senziente.
 
“Per l’ennesima volta, apprendista Skywalker – riprese a parlare con il consueto tono severo – non devi pensare assolutamente a nulla. Se vuoi diventare un provetto praticante dell’Ataru, la quarta forma di combattimento con la spada, la tua mente non deve essere scalfita da niente. Devi essere tutt’uno con la Grande Energia che è alla base di tutto. E so che puoi farcela. Cos’è che ti distrae così tanto ? – era una domanda retorica, poiché ne avevano già parlato.

La verità era che desiderava svelare il segreto che si nascondeva dietro quella visione che aveva avuto il giorno in cui era giunto sul verde pianeta; conoscere il mistero di quei due giovani che si scambiavano effusioni, a quanto pare non completamente lecite.
E poi  c’era la questione Esme, naturalmente.
Sempre più spesso i suoi pensieri cadevano su di lei e sulla circostanza che quanto fatto da loro due somigliasse all’esperienza che la Forza avesse deciso di mostrargli e sapeva bene che non poteva trattarsi di una coincidenza.

In quei giorni, non si erano visti granché: l’agente al servizio di Darth Vader se ne stava perlopiù rintanata nelle sua astronave alla ricerca della informazioni che Luke le aveva chiesto di cercare ossia tutti i collegamenti che ci fossero tra la casa e quei due misteriosi ragazzi. Tutto ciò che la giovane donna sapeva di quella magione dove stavano soggiornando, era che si trattasse di un museo voluto e creato proprio dal suo datore di lavoro con maschera e armatura, anche se lui non ci metteva mai piede. Il che non aveva fatto che incrementare la sua voglia di sapere ma trovare altre informazioni, a quanto pare, si stavo rivelando estremamente complicato. La giovane donna stava incrociando centinaia e centinaia di dati , cosa che non faceva che ripetergli ogniqualvolta si incontravano a cena decisamente frustrata ma non c’era stato modo di cavare un ragno del buco, almeno fino a quel momento. Il guerriero nero aveva nascosto con grande attenzione qualsivoglia traccia e questo induceva Luke a voler insistere ancora di più perché intuiva dovesse trattarsi di qualcosa di molto importante.
 
“Ci sei, apprendista ? – disse la voce dell’holocron richiamandolo da quell’oceano di pensieri – o forse questo esercizio è troppo difficile per te ? Vuoi lasciar perdere ?”
Toccato sull’orgoglio, il ragazzo fece un cenno secco di diniego con il capo. Dopodiché calò il parablaster del suo elmo da pilota in modo da non poter più usare gli occhi fisici e accese la sua lama.
“Dove sto sbagliando ? Provo sempre ad annullare mentalmente tutti i rumori attorno a me, senza mai riuscirci completamente. Forse è giunto il momento di provare qualcosa di diverso …”
Decise di fare un tentativo, ricordandosi del suo addestramento su Nar Shaddaa, concentrandosi sulla sua lama e sul ronzio che emetteva. Se era vero che dava il meglio di sé quando era impegnato in combattimento come sosteneva il maestro Drallig, allora probabilmente la soluzione era fingere mentalmente che stesse combattendo contro qualcuno, così che la proverbiale necessità aguzzasse l’altrettanto proverbiale ingegno.  
Ripensò alla battaglia contro IG-100, immaginando che fosse davanti a lui e che lo stesse attaccando con la medesima foga dimostrata sulla Luna dei Contrabbandieri e che l’unico modo per riuscire a batterlo fosse farsi seguire al di la del lago.
D’istinto spiccò un balzo, l’istruttore di spada cercava di distrarlo come sempre aveva fatto durante i precedenti tentativi ma questa volta riuscì a non sentirne la voce. Nella sua mente IG-100 lo stava inseguendo e doveva essere rapido per non farsi colpire dalla sua temibile elettrostaffa.
Atterrà su terreno roccioso e senza riflettere un istante, saltò un'altra volta e altre ancora, senza contarle: la Magnaguard gli era alle spalle e se lo avesse raggiunto altro che un semplice bagno, lo avrebbe atteso una forte scarica elettrica, capace di bloccargli la sua mano cibernetica.
La Forza gli venne in soccorso nel pericolo, anche se si trattava soltanto di una proiezione mentale, e sapeva esattamente dove arrivare con i suoi salti potenziati dalla Grande Energia, come lo aveva chiamata anche il suo istruttore olografico.
Richiamò infine a se tutte le sue energie e balzò più in alto e più in lungo che poteva, restando in aria per un tempo maggiore rispetto ai precedenti salti: dalla sensazione tattile che riuscì a percepire nonostante indossasse robusti stivali comprese di essere atterrato sulla sabbia e fu il primo a sorprendersene.
Si sfilò l’elmo e si accorse  di aver saltato in lungo da fermo almeno dieci metri!
“Ma come ? – disse sconcertato all’anziano Jedi che lo fissava compiaciuto –  come ci sono riuscito ?”
“Fai domande di cui già conosci le risposte, apprendista Skywalker – risposte con il consueto sarcasmo l’ologramma – se non permetti al tuo io cosciente di infastidirti e di bloccarti con questa incredulità che ancora ti porti dietro, la Forza ti rende capace di prodezze eccezionali. Congratulazioni!”
Pronunciò l’ultima parola visivamente soddisfatto e Luke fece un lieve inchino per ringraziarlo. Proprio in quell’istante, si sentì chiamare dall’altra parte dello specchio d’acqua: Esme si stava sbracciando sul pontile dove era ancora ormeggiata la barca sulla quale una settimana prima si erano concessi un po’ di svago.
“Sembra sia importante – disse il ragazzo tra sé e sé e con un lieve sorriso, tornò da dove era partito, ripetendo con maggiore sicurezza l’esercizio che aveva appena concluso.
Esme lo guardò sorpresa e si avvicinò a lui, dandogli una pacca sulla spalla.
“Stai diventando proprio bravo eh ? Spero tu non lo abbia fatto per fare colpo su di me!”
Luke arrossì lievemente, scuotendo il capo imbarazzato mentre la ragazza cominciò a ridere di gusto, ormai aveva compreso che adorava prenderlo in giro. Spense la lama e l’assicurò alla cintola.
“Scherzo! Sai che non ne hai affatto bisogno, caro il mio contadino – disse mentre cominciò a strattonare il giovane uomo – vieni, torniamo in casa. Finalmente ce l’ho fatta! Ho le informazioni che mi avevi chiesto!”
A sentire quelle parole, l’apprendista Jedi la abbracciò istintivamente, cogliendola completamente di sorpresa. “Grazie – le sussurrò pieno di riconoscenza.
 Ma prima che lei potesse ricambiare quella stretta, Luke la lasciò e cominciò a strattonarla a sua volta.
“Piano, piano! Quanta fretta – disse lei un po’ imbronciata.
Entrati in casa, si sedettero all’elegante tavolo dove erano soliti consumare i loro pasti e il ragazzo vide che c’era un datapad depositato al suo centro.
“Li c’è tutto – disse la giovane donna indicandogli il portatile – e non pensare che ti basti un abbraccio e un grazie per sdebitarti. Mi devi un altro favore!”.
“Va bene, va bene – rispose distrattamente il biondo guerriero, lanciandosi letteralmente sull’oggetto e poggiando l’holocron di fianco.
Cominciò a leggere le informazioni riportate al suo interno : la casa dove erano alloggiati apparteneva ad una nobile famiglia di Naboo, i Naberrie. Acquisirono importanza e prestigio non molto tempo prima della caduta della Repubblica, quando un membro della loro famiglia, una ragazza quattordicenne all’epoca di nome Padme, venne eletta Regina di Naboo, e cambiò il proprio cognome, come da usanza del luogo quando si accedeva al trono, in Amidala. La villa vicino al lago fu una sorta di riconoscimento che la suddetta sovrana acquisì al termine del suo mandato di leader politico del pianeta. Diventata senatrice all’interno del Congresso della Repubblica, amava di tanto in tanto venire a trascorrere brevi periodi di relax, proprio li in riva al lago. E finalmente sul file comparve una foto: era lei, non c’erano dubbi, era la stessa ragazza della visione!
Luke posò il datapad, prendendo fiato: era vero che aveva avuto quel sogno ad occhi aperti così nitido e potente ma perché il volto di quella donna gli causava un così grande sgomento interiore?
“Ma che ti prende? – lo guardò allarmata la ragazza – sembra che tu abbia visto un fantasma!”
Il giovane Jedi fece appello ad una delle sue tecniche di rilassamento per ritrovare lucidità.
“Esme – disse all’improvviso, fissando lei negli occhi con sguardo molto serio – che ne è stato di Padme Amidala ?”
La giovane donna sembrò infastidirsi a quella domanda e questa volta non sembrava uno dei suoi soliti scherzi. La cosa non mancò di sorprendere il suo interlocutore.
“Uccisa da uno di quelli – disse la ragazza indicando freddamente l’holocron – uno Jedi come un tempo lo era il tuo prezioso ologramma!”
L’animo del giovane uomo venne assalito da una miriadi di pensieri ma tutti convergevano su di uno.

“Uno Jedi? E se fosse stato l’altro ragazzo della visione ?”

Scacciò con forza quelle sensazioni negative; no, uno Jedi non avrebbe mai fatto qualcosa del genere. Ben e Yoda potevano aver manipolato Luke ma avevano un loro motivo per farlo, per quanto discutibile. Ed era quello di … eliminare un ex membro dell’Ordine che si era votato al male, tradendo i suoi fratelli e che aveva preso a farsi chiamare Darth Vader.
Ancora una volta al ragazzo mancò il fiato, quando venne colto ancora una volta da quella forte emozione, solo che questa volta era pronto ad affrontarla e ad identificarla: era una forte tristezza che si accompagnava ad una altrettanto profonda malinconia.  Luke si passò la mano sul petto mentre ancora una volta ricorreva alle sue tecniche di rilassamento Jedi.
“Scusami se te lo chiedo – replicò il giovane alla sua interlocutrice senza voler minimamente commentare la pesante affermazione che aveva appena fatto – il luogo in cui lei riposa è qui? E se è così, puoi portarmi sul posto ?”
“Sì e sì – rispose in maniera un po’ più rilassata l’agente imperiale, senza volerlo il giovane Jedi era riuscito a farle togliere anche se solo per un istante la sua maschera di semi-perenne allegria ma in quel momento non aveva alcuna intenzione di indagare ulteriormente – e con questo sono altri due favori. Uno per avermi fatto arrabbiare e l’altro per il passaggio!”
Gli sorrise e Luke fu sollevato che la giovane donna avesse ritrovato il suo consueto modo di fare.
“Andiamo – disse lei e senza aspettare si recò all’esterno, seguita dal suo interlocutore non prima però che questi ebbe recuperato l’holocron dal tavolo. Avrebbe avuto necessità di chiedere spiegazione al Maestro Drallig riguardo tutto quello che stava vivendo in quegli istanti ma non prima di aver visitato il luogo che anelava a conoscere con tanta, ancora in parte inspiegabile, intensità.
Saliti a bordo della Cannoniera Skipray di Esme, la giovane donna ne accese i motori e partirono. La nave cominciò a dirigersi alla volta di Theed, la capitale del pianeta e l’agente imperiale la fece atterrare in un sobborgo periferico ove sorgevano numerose e imponenti costruzioni in pietra lavorata, dislocate al centro di piccoli laghi artificiali. Atterrarono vicino ad una delle più eleganti e Luke non attese: non appena il portello di uscita venne calato, si recò velocemente all’esterno, oltrepassò il laghetto di corsa mediante un raffinato ponte in pietra lavorata, per dirigersi alla volta di quello che aveva compreso essere un mausoleo.
L’edificio aveva quattro entrate, collegate alla terra ferma da altrettanti camminamenti come quello appena attraversato dal giovane apprendista; senza alcun indugio, si diresse alla volta della magnificente tomba di marmo che sorgeva al centro della struttura a cupola del monumento.
Dopo aver depositato a terra l’holocron, poggiò la mano sulla spessa lastra di pietra grigia del sepolcro e proprio come si aspettava lasciarsi andare nella Forza fu immediato e ci fu una nuova visione ad attenderlo.

Era immerso nella più profonda oscurità, con un solo piccolo spiraglio di luce dal quale provenivano delle voci soffuse e ovattate. Decise di muoversi in quella direzione; lo spiraglio divenne sempre più grande fino a quando venne abbagliato da un luce accecante. Non ci vedeva e si accorse di stare piangendo.
Senti che qualcuno, probabilmente un droide a giudicare dal suo tocco freddo, dopo averlo preso in braccio lo stava avvolgendo in un panno. Con un sforzo sovraumano, riuscì ad aprire anche se di poco gli occhi e vide che il più strano umanoide meccanico che avesse mai visto, lo stava porgendo nelle braccia di un uomo dalla barba e dai capelli rossicci che gli sembrò immediatamente familiare.
“E’ un maschio – così parlò, mostrandolo con un mezzo sorriso ad una donna sdraiata vestita di bianco e con volto dolorante. E quella donna era Padme Amidala! E lui stava vivendo quella visione nei panni di un neonato!
“Luke – disse la giovane con una voce pregna di felicità mentre il rosso lo avvicinava a lei . “Oh Luke – gli disse mentre a malapena riuscì a sfiorargli una guancia.
Un istante dopo vide il volto della ragazza contrarsi nuovamente dal dolore e la voce del droide riprendere a parlare. A seguito di un urlo disperato ed altre evidenti contrazioni, vide con i suoi occhi di creatura appena affacciatasi alla vita, che l’unita medica metallica stava tenendo tra le mani un nuovo neonato!
“E’ una femmina – disse con il medesimo sorriso di poc’anzi l’uomo che lo stava tenendo in braccio.
E la replica della partoriente fu immediata: “Leia”
Le emozioni che il giovane Jedi sentiva dentro di sé erano esplosive, aveva urgente bisogno di riflettere e di razionalizzare ma la Forza non aveva ancora finito con lui.
“Obi-Wan – sentì parlare con voce sempre più flebile la ragazza – in lui c’è ancora del buono; io lo so, so che c’è, ancora…” E la vide spegnersi, sentendo con chiarezza che stava morendo.


Lanciò un urlo e finalmente la visione cessò; si ritrovò ansimante in ginocchio a terra, cercando di prendere fiato. L’agente imperiale si era inginocchiata con lui, tenendolo stretto.
“Finalmente ti sei svegliato ! – gli disse con voce sinceramente preoccupata – eri paralizzato, in piedi e sembrava che non respirassi. Ho provato a chiamarti e a scuoterti ma non reagivi. Poi finalmente sei caduto e ho provato a sostenerti !”
Il giovane Jedi cominciò a respirare lentamente e a piani polmoni; pian piano la sensazione di soffocamento che aveva percepito cominciò a svanire ma la stessa cosa non accadde con le sue emozioni. Vedere tutte quelle verità così rapidamente lo aveva letteralmente sconvolto.
“ Grazie – riuscì a sussurrare semplicemente mentre il cuore gli batteva all’impazzata – mi dispiace averti fatto preoccupare.”
Con molta fatica, riuscì a mettersi in piedi.
“Esme, possiamo tornare a casa? Ho bisogno di … - non finì quella frase, perché percepì all’improvviso la presenza di quattro individualità relativamente potenti nella Forza a pochissima distanza da loro.
E la Grande Energia non gli stava mentendo neanche in quel frangente.


Quattro uomini fecero il loro ingresso all’interno del mausoleo, uno per ciascuna delle entrate nella struttura. Indossavano una armatura e divisa rosso cremisi e ognuno di essi stringeva nella mani una picca ad energia. Anche Esme si mise in all’erta vedendoli arrivare e istintivamente afferrò la sottile elettrostaffa che portava sulla schiena. Erano letteralmente circondati.
“Sono le Guardie dell’Imperatore – gli bisbigliò la giovane donna nell’orecchio – fai attenzione, non sono qui per parlare.”
Uno dei soldati fece un paio di passo in avanti.
“Luke Skywalker, in nome dell’Impero Galattico, ti dichiaro in arresto – dichiarò solennemente
Ancora frastornato della recente esperienza soltanto in parte onirica, il giovane Jedi non seppe pronunciare una risposta immediata.
“Uccidete la donna, lei non ci serve – ordinò a quel punto perentoriamente il militare.
Due degli uomini in rosso si mossero in contemporanea, facendo roteare le loro picche energetiche.
La ragazza sfilò l’elettrostaffa e l’attivò, guardando con preoccupazione il suo compagno.
“LUKE, SVEGLIATI! – urlò con quanto fiato aveva in gola, quasi disperata.
Facendo appello a tutte le risorse migliori e alla sue tecniche di rilassamento, l’apprendista riuscì a chetare il suo animo, richiamato da quel grido di aiuto.
Repentinamente accese la spada e prima ancora che la lama arancio si fosse materializzata, si mosse contro le due guardie.
Lasciò che la Forza scorresse dentro di lui come contro IG-100 prima e poi sul lago; prontamente Essa giunse in suo aiuto e i movimenti oggettivamente rapidi dei suoi avversari, ai suoi occhi divennero molto lenti e prevedibili. Usavano in maniera molto rudimentale la Forza e sicuramente nessuno dei due aveva avuto un addestramento personalizzato e incisivo quanto il suo.
Prontamente, scagliò due rapidi fendenti contro le picche dei due soldati ma il plasma della spada non riuscì a fonderle; evidentemente dovevano essere fatte di un materiale resistente alla lama Jedi come quelle di IG e del cacciatore di taglie Dengar.
I due provarono a contrattaccare facendo vorticare le loro armi e provando a colpire il giovane Jedi con un affondo combinato ma questi affidandosi completamente alla Sua Alleata, si piegò sulle ginocchia andando all’indietro col busto, lasciando che le punte delle due picche passassero sopra di lui. L’attacco aveva lasciato i due uomini scoperti sul fianco; probabilmente se si fossero trovati contro un qualsiasi altro avversario sprovvisto delle abilità del giovane Skywalker, avrebbero ritrovato velocemente la posizione di guardia e il combattimento sarebbe proseguito ancora a lungo. Ma contro un praticante dell’Ataru, il loro destino era segnato: con una velocità che aveva ben poco di umano, Luke scagliò altri due veloci fendenti e entrambi trovarono lo schienale delle armature, trapassandolo.
Quando l’apprendista era tornato dritto in piedi , entrambe le Guardie si erano già accasciate al suolo.

L’uomo che aveva dato gli ordini tornò a parlare con voce molto più cupa che in precedenza.
“Uccidi la donna – disse rivolto all’ultimo dei suoi subordinati rimasto in vita – ci penso io a questa feccia ribelle!”
Il ragazzo percepì subito che la possanza nella Forza dell’individuo al comando era maggiore rispetto a quella degli altri uomini in rosso.
Coraggiosamente, l’ufficiale imperiale si lanciò all’attacco con una velocità che sebbene fosse inferiore a quella che la pratica della quarta forma concedesse al giovane Jedi, non mancò di colpire positivamente il suo avversario.
Stettero lama contro lama per diversi secondi e Luke approfittò di quel momento di stallo per guardare di sfuggita come Esme se la stesse cavando contro l’altra Guardia e si accorse non senza un certo moto di sollievo che la ragazza stava tenendo testa a quello che era a tutti gli effetti anche un suo nemico, nonostante appartenessero alla stessa fazione.
Ma fu una distrazione che il graduato cremisi non gli perdonò: con tutta la forza che aveva in corpo, spinse verso il basso la lama arancio e colpì l’apprendista con la lunga elsa della picca in piena fronte, stordendolo.
Senza tregua, l’ufficiale al servizio dell’Imperatore sferrò un micidiale colpo di taglio al petto del ragazzo che solo per un soffio non riuscì a ferirlo in maniera letale: un istante prima di essere colpito era infatti riuscito a balzare all’indietro.
Del sangue cominciò a macchiargli la tuta grigia da pilota che generalmente indossava. La Guardia Imperiale assunse una posizione di difesa lasciando questa volta a lui la mossa.
“Sei un degno avversario – disse il giovane Jedi, con tono dal quale emergeva sincero rispetto – ma sei stato inviato a combattere una battaglia che non puoi vincere. E sono certo che anche tu te ne renda conto. Richiama il tuo uomo e andate via, questo è un luogo sacro. Non voglio imbrattarlo con altro sangue.”
“Meglio la morte in battaglia che il disonore del fallimento – rispose secco il graduato e come aveva fatto all’inizio dello scontro, si lanciò in salto contro il suo avversario.
Ma questa volta non ci fu alcuna sorpresa: senza attendere l’arrivo dell’attacco, Luke balzò a sua volta contro di lui. In aria avvenne lo scambio finale: ci fu un movimento di spada e subito dopo uno di picca. Quando i loro piedi toccarono il terreno, erano entrambi ancora in piedi ma uno dei due cadde subito dopo a terra.
L’apprendista si fermò a guardare per un istante il cadavere del suo oppositore prima di scoprire che Esme aveva avuto ragione dell’ultimo degli uomini in armatura. Aveva il fiatone ed era provata ma non aveva riportato ferite e un nuovo pensiero, come se già non ne avesse abbastanza, si intrufolò nella mentre del ragazzo.

“Ha sconfitto un avversario che sapeva ricorrere alla Forza! E se anche lei l’avesse dentro di se ?”

Fu solo un momento fugace, perché un colpo di blaster pesante proveniente dall’esterno centrò in pieno la parete del mausoleo alle loro spalle, provocando una crepa ben visibile.
“ARRENDETEVI, SIETE CIRCONDATI! AVETE UN MINUTO! SE NON USCIRETE, FAREMO SALTARE IN ARIA L’EDIFICIO! – urlò una voce tramite microfono.
Velocemente, si portarono di corsa ai lati dell’entrata dal quale era giunto il colpo ad energia e videro che in effetti attorno al mausoleo doveva esserci un’ intera compagnia di truppe d’assalto e un paio di camminatori AT-ST. Dovevano aver approfittato della battaglia all’interno del sepolcro per avvicinarsi senza farsi notare.
“Ti prenderanno vivo, se ti arrenderai – disse Esme a voce non troppo alta, spezzando la tensione – io invece non sarò così fortunata.”
Quanto stava avvenendo aveva ben poco senso per Luke: lui era un criminale ricercato, era vero, ma la ragazza che era con lui? Lavorava per Darth Vader e di conseguenza per l’Impero a meno che …  “Non sono al corrente della tua identità – replicò il ragazzo con tono deciso – mi consegnerò e dirò loro chi sei, così anche tu sarai salva!”
Lei lo guardò riconoscente e con una lieve tristezza dipinta sul volto.
“L’ho detto che sei adorabile – riprese a parlare offrendogli uno dei suoi consueti sorrisi – ma non permetterò che ti sacrifichi per me. Non riesci proprio a correre verso di loro e a sconfiggerli tutti quanti ?” Parlava con tono divertito ma non stava affatto scherzando.
“Io ti seguirò e ti darò tutto l’aiuto di cui sono capace; almeno, se andrà male, morirò a casa mia e li dove vengono sepolte le Regine di Naboo”
Luke la guardò quando con determinazione lei prese a fissare la schiera nemica innanzi a loro e fu allora che dovette ammettere a se stesso che ci teneva davvero a quella ragazza. Gli ricordò molto una persona, una ancora su cui non poteva riflettere se non voleva perdere del tutto la concentrazione e che pensava di amare come un ragazzo possa amare una ragazza e che invece era … sua sorella.
“Non ti costringerò ad essere salvata, se non vuoi. Ma quello sarebbe l’unico motivo per il quale potrei consegnarmi ma essendo assodato che non ti interessa – mise la lama arancio in posizione verticale davanti al suo volto, in una sorta di saluto cerimoniale – allora non interessa neanche a me. Pronta? Sfrutteremo il momento prima dell’attacco per uscire di qui e tentare di sorprenderli.”
“CINQUE SECONDI ! – sentirono la stessa voce di poc’anzi prendere la parola.
“Con te ? Sono sempre pronta a tutto – e gli sorrise ancora una volta – se riusciamo a salvarci, ti condono entrambi i favori che mi devi! E’ una promessa!”

“TEMPO SCADUTO! F … - l’ufficiale non riuscì a dare il suo comando in quanto cominciarono a piovere colpi di blaster dal cielo, proprio al centro dello schieramento imperiale.
D’istinto, Luke riuscì a fermarsi un millesimo prima di cominciare il suo attacco e a trattenere Esme dal farlo.
Alzò lo sguardo in alto e lo vide: era il Millenium Falcon! E al suo interno c’era una persona potente quanto lui nella Forza!
“Giuro, un colpo di fortuna così non l’ho mai avuto in tutta la mia vita – sentì Esme parlare con notevole sollievo – che aspettiamo? Coraggio, alla nave! Andiamo via da qui!”
La ragazza corse all’esterno e Luke la seguì ma non prima di aver recuperato l’holocron che giaceva ancora al suolo dinanzi alla tomba e di aver rivolto un sorriso mesto al feretro della madre. Gli Imperiali erano stati messi in rotta facilmente da quell’attacco assolutamente imprevedibile e nessuno disturbò la sua fuga.
Quando giunse alla Cannoniera Skipray , vide il portello aperto e i motori in accensione. Ma non salì al suo interno. Restò in attesa che il Falcon atterrasse, in maniera piuttosto grossolana c’era da dire e che qualcuno ne uscisse.
Non restò deluso.
Leia stava già per precipitarsi all’esterno, i due mezzi non erano molto distanti ma l’apprendista Jedi, confuso, non si mosse.
Lui guardò lei e lei guardo lui. La Forza era con la ragazza appena scesa dal mercantile corelliano, a quanto pare si stava addestrando anche lei. Erano così tante le rivelazioni che c’erano state in quella giornata che ormai il ragazzo non le contava più.
“LUKE! – la sentì gridare con quanto fiato aveva in gola e la vide cominciare a correre nella sua direzione.
Lui non si mosse, indeciso sul da farsi e sentì Esme comparirgli alle spalle.
“Ma che stai aspettando? Muoviti, andiamo! – tacque un istante, sicuramente si era accorta di quanto stava succedendo – quella ragazza ti sta venendo incontro. Ma non sarà mica – si sentì prendere per la spalla – la tua amata ?”
Leia si fermò più o meno a meta strada tra il Falcon e la cannoniera.
“Luke! Sono io ! – si stava sbracciando, con il chiaro intento di chiedergli di avvicinarsi – dobbiamo andarcene! Presto arriveranno altri imperiali!”
Alle sue spalle, senti l’agente imperiale emettere un lungo sospiro, impossibile dire se di sollievo o di rammarico.
“Vai da lei – gli disse tutto in un fiato – ora che la nostra copertura è saltata del tutto, io posso portarti soltanto in un luogo. Uno dove Darth Vader ci raggiungerà presto. E li mi è chiaro che ti attenderà soltanto dolore.”
Il giovane uomo si volto a guardarla, poteva percepire chiaramente il dispiacere di lei e con quanto difficoltà avesse pronunciato quelle parole.
“Ma se io vado via – le prese la mano mentre cominciò a vedere un velo di lacrime formarsi negli splendidi occhi di giada di lei – lui ti punirà. Non è uomo da perdonare il fallimento.”
“Sei così testardo – replicò la ragazza passandosi sugli occhi la mano libera – e stupido! Vai! La tua amata ti aspetta!”
Luke lanciò uno sguardo alla sua ignara sorella, aveva smesso di muovere le braccia e sebbene fosse piuttosto distante, si accorse della frustrazione e costernazione che si erano formati sul volto di lei. Forse aveva capito quanto stava per accadere.
“No, Esme – disse lui d’un fiato tornando a guardarla – affronterò qualsiasi dolore ma non permetterò che tu soffra a causa mia.”
Detto questo, afferrò l’holocron che portava con se e lo lanciò in direzione di Leia. L’altra apprendista Jedi lo prese al volo.
“Ci rivedremo. Scusami ma non posso venire con te. Corri adesso – le parlò tramite la Forza come già aveva fatto su Bespin.
Detto ciò, si diresse assieme all’agente imperiale a bordo della Cannoniera. Lei non aggiunse altro ma Luke comprese che aveva notevolmente gradito il suo generoso gesto. Esme si diresse di volata in cabina di comando, terminò l’accensione dei motori ed eseguì il decollo mentre il ragazzo si recò in infermeria per fare qualcosa per quella brutta ferita che sebbene superficiale, andava comunque curata.
Pochi minuti più tardi, sentì la nave sussultare: erano entrati in iperspazio. Mentre terminava la fasciatura, la sua mente e il suo cuore ripresero a turbinare: tutto quello che aveva scoperto aveva dell’ incredibile eppure sapeva, sentiva dentro di se che era tutto vero. Aveva finalmente svelato il mistero delle sue origini e scoperto di avere una sorella gemella, aveva visto il volto di sua madre e scoperto che lei la pensava esattamente come lui in merito ad Anakin Skywalker. Doveva riuscirci, doveva fare tutto ciò che poteva affinché Darth Vader ricordasse chi fosse veramente specialmente ora che sapeva che aveva il sostegno di colei che lo aveva messo al mondo. Lo avrebbe fatto anche per lei anzi soprattutto per lei.


Venne distratto dai suoi pensieri dall’ingresso di Esme in infermeria. Lei gli sorrideva ma il suo sorriso questa volta aveva qualcosa di diverso, non era giocoso ma denso di desiderio. Gli si avvicinò saltandogli letteralmente in braccio e lui non potette fare altro che sdraiarsi sul letto della piccola sala medica.
Lo guardò fisso negli occhi, verde contro blu, quasi trattenendo il respiro.
“Ci ho ripensato: anche se ci siamo salvati, voglio i due favori che mi devi e li voglio adesso – gli disse quasi in un sussurro.
“Il primo, resta fermo. Il secondo, concedi a questa ragazza di offrirsi a te, fosse anche solo per sdebitarsi per ciò che hai fatto oggi.”
Lui non resistette più: l’attirò a se e prese a baciarla con foga, assaporando le sua labbra profumate e la sua lingua affamata di attenzioni.
Il bacio durò per più di un minuto e quando si staccarono lui replicò.
“Ti restituirò entrambi i favori ma non lo sto facendo perché credo tu debba sdebitarti. Lo faccio perché questo è ciò che voglio, più di ogni altra cosa in questo universo.”
E i due si amarono a lungo, felici di essersi trovati, felici di essere sopravvissuti, felici di essere semplicemente insieme.
   
 
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