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Autore: HikariMoon    28/10/2019    1 recensioni
Temporaneamente al sicuro nel Regno di Smeraldo, manca solo il Guerriero Giallo per rendere ancora una volta completo il gruppo dei Maestri della Luce. Mentre Yuuki torna sulla Terra alla sua ricerca, e con un altro compito che sente di doversi assumere, Mai, Hideto, Kenzo e Dan hanno una diversa missione. Per avere un vantaggio sui propri nemici, varcheranno il portale per il futuro in cerca dei Brave. E un’unica domanda rimane fissa nella loro mente: cos’è diventato il futuro del Guerriero Giallo?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clackey/Clarky Ray, Dan Bashin, Moonlight Barone/Barone Chiaro di Luna, Yuuki Momose
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Battle Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce'
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CAPITOLO 2

L’ultimo grafico apparve sullo schermo, affiancato da un’infinita tabella di dati. La dottoressa Stella si tolse gli occhiali e si strofinò stancamente gli occhi. Era appena passata metà mattinata, ma si sentiva già sfinita. Sospirando, afferrò la tazza di caffè posata sulla pila di rapporti, ogni giorno sempre più alta, e ne bevve un sorso. Il liquido freddo le lasciò un retrogusto fastidioso e amaro in bocca, inghiottì e posò la tazza con una smorfia.

Rimise gli occhiali e si obbligò a confrontare gli ultimi risultati. In quegli anni diversi centri di ricerca, anche grazie all’aiuto dei Mazoku, erano rinati e la mole di lavoro era ridistribuita nel network che avevano creato. Ma non era ancora abbastanza. Resoconti e rapporti venivano continuamente inviati dalle astronavi sparse per il mondo e dai vari osservatori a terra.

Era un lavoro senza fine, senza sosta e senza veri risultati: deprimente, in una parola soltanto.

Stella si pentì di non essersi portata la bottiglietta di vodka. Almeno il caffè freddo avrebbe avuto un sapore meno schifoso.

Arrivò appena all’ottava colonna. La sirena dell’allarme rimbombò nel corridoio, a malapena attutita dalla porta chiusa. La dottoressa scattò in piedi e la sedia scivolò via sbattendo contro gli archivi. Il telefono sulla sua scrivania iniziò a suonare. Afferrò la cornetta.

“Dottoressa Stella,” esordì con durezza aprendo allo stesso tempo il primo cassetto.

“Incursione, dottoressa. Nell’ala ovest.”

La donna trasalì e le sue dita si strinsero sull’impugnatura della pistola. “La macchina del tempo.”

“Affermativo. La squadra di difesa si sta già dirigendo sul luogo.”

“Qualcuno avverta il comandante. Mi dirigo là.”

Sbatté il telefono al suo posto e corse alla porta. Nel corridoio, scienziati e ricercatori venivano fatti allontanare, computer e dati più importanti stretti tra le braccia. La donna fermò il primo soldato che incrociò, un giovane Mazoku.

“Una volta che sono entrata, isolate l’area.”

Il Mazoku annuì portando la mano alla ricetrasmittente e la donna proseguì, il camice che sbatteva contro le gambe. Raggiunse le scale di sicurezza e si lanciò giù da esse saltando due gradini alla volta. Arrivata al piano di destinazione, aspettò il clic della sicura ed entrò nella sala di controllo.

Un soldato e un tecnico, gli unici presenti, si voltarono appena.

“Cosa sta succedendo?”

“È stato registrato un picco di energia. Si sta aprendo un varco,” replicò il tecnico continuando a digitare sul proprio portatile.

“Potrebbe essere un errore dei nostri sistemi?”

“Negativo. La nostra macchina è spenta. Ho controllato.”

La dottoressa Stella affiancò il soldato e guardò oltre la vetrata. Una dozzina tra umani e Mazoku era allineata a una decina di metri dalla colonna della macchina del tempo, le armi puntate verso un punto luminoso che si stava espandendo, a pochi passi dal luogo in cui il varco si era aperto e chiuso per l’ultima volta ormai quasi otto anni prima.

Quel varco non era artificiale.

La luce emessa crebbe sempre di più, riflettendosi sulle pareti metalliche della stanza. E il portale aumentava e ondeggiava, assumendo istante dopo istante una forma rettangolare. E finalmente si stabilizzò. Nel ritrovato silenzio, il rumore delle armi che venivano puntate contro il portale riecheggiò contro le pareti metalliche. La dottoressa Stella strinse le dita attorno al grilletto.

Una prima sagoma scura apparve nel varco ed emerse rischiando di inciampare e finire a terra. Una seconda persona emerse e lo afferrò per un braccio. La scienziata sgranò gli occhi. I soldati puntarono le armi contro di loro.

“Non un passo!”

I due ragazzi trasalirono e arretrarono bruscamente, evidentemente colti alla sprovvista dalle armi puntate contro di loro. Una ragazza emerse e si ritrovò a sbattere contro i due davanti. Un ultimo ragazzo la seguì e il varco si chiuse. Tutti e quattro alzarono le mani.

“Non siamo nemici!” esclamò con voce acuta il più basso del gruppo.

La dottoressa Stella premette con fin troppa foga il pulsante dell’altoparlante, continuando sbattere le palpebre, il cuore che batteva all’impazzata nel suo petto. Il dispositivo si attivò gracchiando.

“Dottoressa?”

La donna ignorò il soldato e si avvicinò al microfono. “Abbassate le armi. È un ordine!”

Poi riprese a correre, lasciando i due uomini nella stanza e dirigendosi al piano inferiore lungo la scala di servizio. Spalancò la porta che sbatté contro il muro e si fermò a fissare i quattro arrivati. Il ragazzo dai capelli verdi avanzò con un enorme sorriso.

“Dottoressa Stella!”

“Bella accoglienza,” aggiunse ridendo il ragazzo dai capelli blu.

“Hyoudo, che diamine ci fate qui?”

“Dottoressa, conoscete queste persone?”, domandò una Mazoku avvicinandosi alla donna. Gli altri soldati avevano abbassato le armi, ma tenevano sotto controllo il gruppo pronti al minimo segnale di pericolo.

“Sì. Comunicate il cessato allarme e avvisate il comandante che sono arrivati i Maestri della Luce.”

“Sì, signora.”

La Mazoku raggiunse gli altri soldati e parlò velocemente e sottovoce con un altro. Dopodiché, quest’ultimo attivò la ricetrasmittente e si avviò insieme agli altri verso l’uscita. Più di qualcuno lanciò un rapido sguardo, un vago riconoscimento riflesso nei loro occhi, sul gruppo.

La dottoressa Stella tornò a prestare attenzione ai Maestri della Luce. E li fissò. Scosse la testa e li fissò ancora. Kenzo la affiancò e la afferrò per un braccio, obbligandola a piegarsi verso di lui.

“Dan non ricorda nulla.”

Quelle parole appena sussurrate nel suo orecchio furono sufficienti a far riprendere il controllo alla donna, che spinse tutte le domande in un angolo della sua mente. Non poteva permettersi di essere emotiva proprio in quel frangente. Non aveva idea di come gli altri avrebbe deciso di affrontare la situazione e, fino a quel momento, avrebbe dovuto fare il possibile per non insospettirli inutilmente.

“Non ci aspettavamo una simile accoglienza,” riprese Kenzo, l’unico che si era avvicinato. Lo sguardo del ragazzo si alternava tra la porta da cui erano usciti i soldati e la pistola ancora nella sua mano.

La dottoressa seguì il suo sguardo e si accorse dell’arma: non si era neppure resa conto di averla ancora con sé. Ghignò e riattivò la sicura.

“Hyorò, non so voi, ma non siamo abituati a ricevere inaspettate visite da portali luminosi,” replicò infilando la pistola nella tasca del camice. “O nel passato avete macchine del tempo di cui non ci avete parlato?”

Il Guerriero Verde sbuffò, le guance che si tingevano di rosso, e abbassò lo sguardo. “Andresti tanto d’accordo con M.A.I.A.,” borbottò.

“Dottoressa Stella è un piacere ricontrarla.”

Mai si avvicinata porgendo la mano con un sorriso. Dietro di lei, avanzarono anche Hideto e Dan. Quest’ultimo aveva lo sguardo puntato verso l’alto, meraviglia, entusiasmo e confusione che trapelavano dal suo volto.

Stella strinse la mano di Mai. “A cosa dobbiamo questa visita?”

“Ci siamo ritrovati una certa situazione tra le mani.”

“E pensiamo che i Brave potrebbero esserci di grande aiuto”, concluse Hideto affiancando Kenzo.

La scienziata annuì e inconsciamente il suo sguardo si diresse verso l’ultimo dei Maestri della Luce. Solo allora anche gli altri si resero conto che il Guerriero Rosso non era più al loro fianco.

Dan era già stato nel futuro. Era una delle poche cose di cui poteva essere sicuro. Come fosse stato il futuro, cosa fosse successo lì, quello era tutto un altro discorso. Nell’attesa che venisse aperto il varco, aveva provato in tutti i modi a far riaffiorare i ricordi. Dopotutto, andare nel futuro doveva pur aver lasciato un impatto.

Ma non era servito a niente.

Nella sua mente c’era solo il vuoto.

Dan si era voltato verso Mai, Hideto e Kenzo, gli unici nel gruppo che avevano condiviso la stessa esperienza. Erano a pochi passi da lui eppure era come se fossero su un piano diverso.

I tre ridevano e scherzavano, sprizzavano euforia da tutti i pori. Non vedevano l’ora di tornare nel futuro, di rincontrare amici che credevano di aver salutato per sempre. Amici di cui lui non ricordava neppure i nomi.

Aveva cercato di far finta di niente, ma vedeva la malinconia nei loro sguardi quando si voltavano verso di lui. Quando gli avevano detto che il precedente Guerriero Giallo era rimasto nel futuro e che lui e tutti gli altri sarebbero stati felici di rivederlo, aveva visto il disappunto celato a fatica per la sua mancata reazione. Aveva visto le ombre nei loro sguardi, quando gli aveva chiesto come mai Yuuki non fosse andato con loro.

E si era sentito a disagio.

E, nell’istante in cui il portale si era aperto e mentre coloro che restavano auguravano buona fortuna, li aveva invidiati. Il loro affiatamento, i loro ricordi condivisi. Li aveva invidiati e si era sentito solo, messo da parte.

Dan si era subito sentito in colpa, perché non era giusto, perché era irragionevole. Non era colpa loro, se lui non ricordava più nulla.

Kenzo fu il primo a svanire nella porta di luce.

Hideto lo seguì a ruota.

Mai inclinò la testa verso di lui. “Sei pronto?”

Dan sorrise e annuì, ricacciando quelle odiose accuse dentro di lui. Ma, nel seguirla, non poté evitare di sentire la mancanza di quello che era stato. Un vuoto che lentamente si insinuava e prendeva forma dentro di lui.

La luce lo avvolse e Gran RoRo scomparve alle sue spalle.

“Ehi, fermale! Non posso farlo!”

“Andranno benissimo quelle del luogo.”

Dan sentì una fitta e strinse le palpebre, portando una mano alla tempia. La luce scemò attorno a lui e inciampò sull’inatteso pavimento di metallo. Per un soffio evitò di finire contro Mai.

Alzò lo sguardo e imitò di scatto gli altri. C’erano dei soldati, uomini e creature di Gran RoRo, davanti a loro. E li tenevano sotto mira.

“Non siamo nemici!”

Dan non si era aspettato molto dall’arrivo nel futuro, ma quello non gli era neppure passato per la mente. Neanche gli altri sembravano esserselo aspettato.

“Cosa abbiamo fatto per cambiare il futuro?” bisbigliò costernato Hideto.

Il Guerriero Rosso gelò, temendo di vedere la sua stessa realizzazione nei loro movimenti, nei loro sguardi. Forse era lui la causa di tutti i cambiamenti. Forse era la sua presenza che aveva cambiato tutto.

Un ronzio statico si diffuse nell’aria.

“Abbassate le armi. È un ordine.”

Al comando della donna, tutti i soldati si rilassarono impercettibilmente e le armi smisero di essere puntate contro di loro.

Dan e gli altri abbassarono le braccia, visibilmente sollevati.

A lato, una porta sbatté con violenza contro il muro e ne uscì una donna in camice bianco che si fermò, il busto inclinato e gli occhi sgranati.

Kenzo avanzò senza esitazione. “Dottoressa Stella!”

“Tutto è a posto, visto? Pessimista!” disse Mai ridendo.

“Bella accoglienza,” sbuffò il Guerriero Blu.

“Hyoudo, che diamine ci fate qui?”

Dan seguì gli altri, anche se si fermò un passo più indietro. Conoscevano quella donna. L’aveva conosciuta anche lui? Osservò il suo volto, sperando che potesse far riaffiorare qualcosa, come le poche parole che avevano riecheggiato nella sua testa attraversando il portale.

Una dei soldati si avvicinò, scrutandoli dall’alto verso il basso, lo sguardo sospettoso e la mano posata sull’arma che aveva a tracolla.

“Sì. Comunicate il cessato allarme e avvisate il comandante. Sono arrivati i Maestri della Luce.”

La granroriana annuì una singola volta e ritornò con passo spedito verso gli altri soldati.

Dan lasciò vagare lo sguardo attorno a lui. Era una specie di hangar, il soffitto alto e le pareti di lucido metallo. Avrebbe voluto che gli sapesse dir qualcosa. Si allontanò dagli altri, lasciandoli riallacciare i rapporti con la donna. Lui sarebbe stato di troppo.

Raggiunse una delle pareti e vi posò la mano. Continuò a camminare, lasciando scivolare le dita sulla superficie fredda. Si fermò una volta tornato all’area del varco.

In un certo senso era familiare.

Era una sensazione indefinita, che non riusciva a spiegare.

“Benvenuto nel futuro. La data di oggi è 30 settembre 2650.”

Aggrottò la fronte. Il ricordo svanì nelle ombre della sua mente, tormentandolo con la sua vaghezza.

Dan strinse la mano a pugno. Era inutile. Sospirò e si voltò verso gli altri. Lo stavano fissando tutti. Non si era accorto di essersi allontanato per così tanto tempo. Scacciò i pensieri di poco prima e avanzò verso di loro ad ampie falcate, nascondendo ogni inquietudine dietro un sorriso.

Si fermò davanti alla dottoressa e le porse la mano. “Non so se ci siamo già conosciuti, ma… Bashin Dan.”

La donna lo fissò e rimase immobile. Il sorriso di Dan vacillò. L’ansia si insinuò nel volto degli altri.

Stava quasi per abbassare la mano, convinto di aver fatto un qualche errore, quando la donna allungò la mano e gliela strinse. La tensione scivolò via da tutti loro.

“Sono la dottoressa Stella Aleksàndrovna.”

Dan sbatté le palpebre, tentando di ripetere il nome nella sua testa. Cominciò a sudare.

Kenzo alzò gli occhi al cielo. “E non hai sentito il suo cognome…”

La dottoressa rise e allontanò la mano. “Puoi limitarti a dottoressa Stella.”

Il Guerriero Rosso annuì, senza neanche provare a nascondere la sua gratitudine. Stella era molto più semplice.

Angers alzò di scatto la testa dal cuscino. Il telefono vibrò tra le coperte. Tastò accanto a lei un paio di volte prima di trovarlo. Lo posizionò sull’orecchia nello stesso momento in cui infilò la prima ballerina.

“Loché.”

“Mon ange, ti ho svegliato?”

La donna afferrò il borsone ai piedi del letto, scuotendo leggermente la testa per scacciare via le ultime tracce di sonno. Un riccio le scivolò sulla guancia.

“L’allarme ti ha preceduto. La situazione?”

“Allarme rientrato. Prendi un respiro.”

Si lasciò scivolare sul letto. “Che cos’è successo? Non eri in riunione?”

“Siamo stati interrotti nel bel mezzo della relazione.” Clarky si interruppe, voci concitate in sottofondo si accavallarono per poi affievolirsi. Doveva essersi allontanò di qualche passo dagli altri. “Si è aperto un varco nell’area D. Il protocollo di confinamento è stato interrotto dalla dottoressa Stella.”

Sgranò gli occhi. “L’ala della macchina del tempo?”

Dall’altra parte del collegamento le rispose solo il rumore statico. Angers aggrottò la fronte, stringendo istintivamente la cinghia del borsone, ancora tra le sue dita.

“Mon nounours? Clarky?”

L’uomo sospirò. Quasi lo vedeva mentre si passava una mano tra i capelli, camminando avanti e indietro nella sala.

“Sono tornati,” rispose infine con una voce carica di emozione. Dubbio. Gioia. Paura? “Mai, Hideto, Kenzo…”

Seguì un secondo sospiro, ancora più pesante del primo. “Dan.”

La donna inalò bruscamente. Faticò a non far tremare la voce. “Sei sicuro che-”

“La dottoressa li ha fatti scannerizzare immediatamente. I DNA coincidono con il database.”

Angers sfiorò il fianco con una mano, prese un respiro e si rimise in piedi. “Cosa vuoi che faccia?”

Quasi percepì il sorriso del marito.

“Il loro arrivo richiede una riunione urgente di tutti gli stati maggiori. Non è una questione che possiamo tenere nascosta. Anche vista la situazione.”

Angers passò davanti alla scrivania e afferrò il proprio badge, agganciandolo alla blusa.

“Pensi siano tornati a Gran RoRo?”

“Non può essere diversamente, Ange. I dati raccolti all’apertura del portale dovrebbero confermarlo.”

“Ok”, sussurrò spostando il riccio dietro l’orecchio. Odiava lasciarlo solo, soprattutto quando non poteva evitarlo. Sperava davvero che la sonnolenza finisse prima di quanto le fosse stato comunicato.

“Ho bisogno che tu li tenga occupati insieme a Yus e Plym. Almeno finché non sarà deciso il da farsi.”

Attivò la porta e uscì nel corridoio, un sorriso divertito che piegava le sue labbra. “Non ti fidi di lasciare quei due da soli?”

“Sai che li adoravano, senza di te racconterebbero ogni cosa. Ho bisogno che ci sia tu lì, a fare da filtro.”

Angers premette il pulsante di chiamata dell’ascensore. “O speri che la mia presenza sia in grado di distrarli a sufficienza?”

Clarky rise dall’altra parte. Le porte dell’ascensore si aprirono e lei entrò, scegliendo senza esitazione il piano di collegamento.

“Mi fido di te, Ange.”

Sorrise inumidendosi le labbra e inclinando il capo. “Aspetto il tuo via libero allora.”

“T’adore.”

Il silenzio nel comunicatore fu quasi inatteso, ma Angers sapeva che non potevano permettersi di perdere tempo. Inspirò e drizzò la schiena, passando in rassegna mentalmente tutto quello che non poteva assolutamente dire ai Maestri della Luce, non senza un via libera.

Non sarebbe stato semplice.

Sarebbero stati pieni di domande. Troppe domande.

L’ascensore si fermò. Due voci dietro la porta continuavano ad accavallarsi. Angers scosse la testa. Le porte si aprirono e Plym si fiondò all’interno, afferrandosi al suo braccio e trattenendosi appena dal saltellare.

“Angers! Hai sentito? Hai sentito?”

Yus la seguì, fermandosi accanto a loro a braccia conserte, l’indice che tamburellava insistentemente. Come faceva sempre quando cercava di mantenere il decoro che ci si aspettava dal suo ruolo. Aveva ancora indosso l’uniforme. Ma non avrebbe partecipato alla riunione quel giorno.

“Clarky mi ha avvisato.”

“Io non ci posso credere!”, trillò la ragazza nascondendo il sorriso dietro le mani. “Sono tornati! E hanno riportato indietro Dan!”

“E il Capitano ci ha detto che dobbiamo stare attenti a cosa diremo,” la rimproverò il ragazzo.

Plym sbuffò, incrociando le braccia. “Non sarà certo sufficiente a frenare il mio entusiasmo! Yus, ma ti rendi conto? Credevamo che non li avremmo più visti. E Dan!”

Angers si infilò tra i due prima che iniziasse uno dei loro soliti battibecchi.

“Ragazzi, possiamo assolutamente mostrare la nostra felicità. Non è questo il problema. Dobbiamo solo stare attenti a cosa diremo.”

I due ragazzi tornarono seri e, per lunghi istanti, il silenzio regnò nell’ascensore. Poi, Plym si voltò verso Angers.

“Clarky ti ha svegliato, vero?”

La donna alzò gli occhi al cielo. “Ovviamente, non mi sembra di fare altro in questo periodo. Mangio, dormo e riinizio da capo.”

“Ma se il Capitano ha dovuto quasi supplicarti in ginocchio per convincerti a non restare così a lungo in laboratorio,” ribatté Yus.

Quando è troppo, è troppo,” aggiunse Plym imitando il tono di Clarky. “Cos’era? Ti aveva trovata addormentata sul divanetto vero?”

“Stavo appena riposando un po’ gli occhi,” puntualizzò Angers mentre i due trattennero appena una risata. “Clarky si preoccupa sempre troppo.”

Ma la sua voce si addolcì su quelle ultime parole. Sorrise e sfiorò con il pollice la fede, facendola ruotare delicatamente.

La vibrazione delle loro ricetrasmittenti li colse di sorpresa. Yus fu il più veloce ad attivarla.

“C’è un aggiornamento.”

Le due donne si affrettarono ad attivare le loro.

“Comunicazione urgente a tutto il personale in servizio e non: confermata l’arrivo dei Maestri della Luce. Protocollo 25B7 attivo.”

Plym sbuffò. “Lo sapevamo già questo.”

Yus le intimò di fare silenzio.

“Confermata la presenza di Shinomiya Mai, Suzuri Hideto, Hyoudo Kenzo e Bashin Dan. Si informa che Bashin Dan risulta essere colpito da amnesia retrograda. Il comandante richieda massima discrezione-”

I tre spensero le comunicazioni in silenzio, occhi sgranati ed espressioni angosciate. Plym aveva gli occhi lucidi.

“Dan non ricorda nulla?”

I tre si ritrovarono davanti alla porta dell’ufficio della dottoressa Stella. Parte dell’entusiasmo di pochi minuti prima era svanito. Come poteva essere diversamente? Erano felici, entusiasti di rivedere Mai, Hideto e Kenzo. Ma avrebbe voluto poter anche essere felici per Dan, poterlo riabbracciare.

Notando l’esitazione degli altri, Plym allungò la mano verso la maniglia. Angers le afferrò il braccio.

La donna fissò negli occhi entrambi i due ragazzi.

“Ricordate”, ripeté con la voce poco più alta di un sussurro. “Non una parola sulla situazione. E tenete a mente che Dan non ricorda nulla.

I due annuirono solennemente. Angers liberò il polso di Plym e la ragazza aprì la porta. All’interno, tutti scattarono in piedi. La dottoressa, a un passo da Kenzo, incrociò il loro sguardo.

Poco oltre c’erano Mai e Hideto.

Non li vedevano da quasi otto anni.

“Supermecha fantastico!”

Plym si fiondò in corsa verso di loro, lanciando le braccia al collo di Mai. La Maestra della Luce ondeggiò sotto il peso inaspettato ma nel suo sguardo si poteva leggere la stessa felicità. E anche tanta sorpresa.

“Mi siete mancati così tanto!” biasciò Plym tra le lacrime. Continuava a stringersi a Mai quasi avesse paura che svanisse da un momento all’altro.

Yus la seguì più lentamente, con la schiena rigida e le mani strette a pugno. Si fermò davanti a Hideto. Il Guerriero Blu inarcò un sopracciglio, lo scrutò dalla testa ai piedi e alla fine gli assestò una pacca sulla spalla.

“Sei cresciuto! E più di quanto mi aspettassi!”

Yus si rilassò e sorrise, ricambiando la pacca di Hideto. “È bello rivedervi.”

“Aspettate un attimo!” Kenzo si fece avanti e si fermò tra i due umani del futuro, alterando lo sguardo tra uno e l’altra. Il primo lo superava in altezza per più di un palmo, mentre la seconda di almeno un paio di centimetri. “Ma non è giusto! Perché sono sempre il più piccolo?”

Plym rise tra le lacrime e allungò la mano a scompigliargli i capelli. “Come sei carino!”

Il Guerriero Verde arretrò, sbuffando e borbottando oltraggiato.

Angers si avvicinò al gruppo sorridendo e posò una mano sulla spalla del ragazzo. “Puoi ancora crescere, non temere.”

“Lo spero.”

Lo sguardo della donna incrociò quello di Mai, ancora avvinghiata dalle braccia di Plym. E vide la realizzazione nel suo sguardo. Ma venne interrotta da Yus.

“Dan?”

La sua voce suonò titubante. Il sorriso svanì dai volti del Maestri della Luce. Plym si separò da Mai, camminando all’indietro fino ad affiancare Yus, strofinandosi la faccia con il dorso della mano.

A pochi passi da loro, rimasto in disparte fino a quel momento, c’era Dan. Il ragazzo ricambiò il loro sguardo con un sorriso imbarazzato, le mani infilate in tasca.  Per lui stava diventando sempre più snervante vedere l’entusiasmo negli occhi di quelle persone, che evidentemente lo avevano conosciuto, trasformarsi in delusione e tristezza.

Dan cominciava a rimpiangere l’avere accettato di venire con loro. Avrebbe fatto meglio a restare a Gran RoRo. Ma ormai era lì.

“Posso,” Plym deglutì, “posso abbracciarti?”

Il ragazzo spalancò gli occhi a quella richiesta inattesa, non solo da lui ma anche da tutti gli altri, ma non riuscì a dire no al tono disperato e speranzoso della ragazza. Annuì.

Plym singhiozzò e si fiondò contro di lui, affondando la testa sulla sua spalla e aggrappandosi a lui con forza. Non sapendo cosa fare, Dan ricambiò piano l’abbraccio.

“Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace!” ripeté Plym tra i singhiozzi. “Avrei dovuto controllare quella maledetta colibrì.”

Dan sorrise.

“È ok. Ora sono qui, il resto non ha importanza.”

Plym scoppiò a ridere tra le lacrime e si staccò da lui. Yus si avvicinò lentamente. Mai ne approfittò per affiancare Angers e intrecciare le loro braccia, rivolgendo alla donna un luminoso sorriso.

“Le congratulazioni sono d’obbligo. Quanti mesi?”

“Quasi cinque. Un inaspettato regalo scoperto al nostro terzo anniversario.”

La Guerriera Viola emise un gridolino e abbracciò Angers. “Sono così contenta per voi! Non vedo l’ora di incontrare anche Clarky.”

Angers rise e, quando si separarono, alzò la mano sinistra. Sull’anulare brillavano una fede dorata con piccoli topazi.

“Abbiamo sentito la vostra mancanza al matrimonio.”

“Il vecchio Clarky si è sposato?” si intromise Hideto divertito. “Quanti giorni ha aspettato prima di chiedertelo?”

Tutti scoppiarono a ridere. Angers scosse la mano. “Se non era per tutta la faccenda della ricostruzione, avremmo organizzato tutto molto prima.”

“Siete davvero anime gemelle!” ribatté il Guerriero Blu.

Kenzo aggrottò la fronte e cominciò a contare sulle dita. Si interruppe e ricominciò. Arrivò a due e poi si voltò verso la dottoressa Stella.

“Quanti anni sono passati?”

“Quasi otto, Kendurò.”

I Maestri della Luce si scambiarono un’occhiata sbalordita. Quell’informazione spiegava un sacco di cose. In primis quanto fossero cresciuti rispetto a loro. Plym e Yus erano di un anno più grandi anche di Mai. Avevano creduto che Aileen fosse riuscita ad aprire il portale molto più vicino al giorno in cui erano partiti.

Yus li scrutò perplesso.

“Perché? Per voi quanti anni sono passati?”

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti! Sono molto contenta di essere riuscita a pubblicare questo capitolo nei tempi che mi ero ripromessa.

Sono molto soddisfatta di questo capitolo: esplorare il futuro da punti di vista esterni ai Maestri della Luce (che, poveri, sperano/credono che tutto sia rose e fiori almeno lì) è stato davvero divertente. Come noterete, ci sono molte cose diverse rispetto a Saga Brave. Anche se, ovviamente, Clarky e Angers sono sposati (e in attesa del loro primo pargolo). E sì, Clarky e Angers parlano in francese tra di loro (anche se non mi vedrete mai trascrivere loro dialoghi con google translate).

La parte di Dan è stata interessante per tutta una serie di altri aspetti. In un certo senso, è stata un po’ una sfida riuscire a rendere Dan il Dan di sempre ma allo stesso tempo riflettendo la situazione particolare in cui si trova.

Ah, ho leggermente modificato il nome di Stella (nella mia storia il nome completo sarà Stella Aleksàndrovna Korabelishchikova) nel tentativo di aderire all’onomastica russa. Spero di non aver sbagliato.

Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Per qualunque cosa, dubbio e commento, io sono qui e se volete potete lasciarmi una recensione per dirmi cosa ne pensate.

A presto,

HikariMoon

  
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