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Autore: Leatessa    29/10/2019    2 recensioni
POSTATO CAPITOLO 28
Dalla storia:
“Possibile che nella nostra famiglia, nessuno e sottolineo nessuno, sia in grado di comportarsi normalmente? Chi ha avuto questa idea? Io non intendo partecipare … non contate su di me …”.
Quelle furono le ultime parole famose di Albus Potter. Ovviamente, come giusto che fosse, prese parte all’iniziativa.
Quella domenica mattina, Rose lo buttò giù dal letto di malagrazia. Lo spinse sotto la doccia e tra una lamentela, un Merlino e un Salazar invocati a pieno Impeto riuscì a trascinarlo al villaggio.
-Lily, quindici anni di astuzia e prodigi, innamorata e senza freni darà inizio alla rivoluzione. Jim e Al aiuteranno il padre e la sua squadra di Auror nelle missioni più disperate. Il resto della combriccola sarà lì a dare una mano, l'amicizia riuscirà a tenerli tutti uniti?
La paura costringerà vecchi nemici e muovi amici a riunirsi ad uno stesso tavolo, per risolvere una serie di gialli che sconvolgeranno l'intero mondo magico!
Buona lettura...
{Capitoli:Prologo/Intro/Alla scoperta dei Black/Le disavventure di Lily&Tunia/La terrorista/Segreti di Famaglia/Le scelte sbagliate}
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Black, Famiglia Dursley, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, James Sirius/Dominique, Lily/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'FORBIDDEN lOVE '
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CAPITOLO SEDICI
 
Lily si era smaterializzata per la seconda volta nel giro di qualche giorno. Poteva affermare con certezza che la prima volta era andata molto meglio. Nessun senso di nausea e vertigini almeno per quello che le faceva comodo ricordare. Perché la nausea l’aveva avuta ma, risentita dal bacio di Scorpius, ne aveva attribuito a lui la colpa. Ovviamente!
Rose aveva portato lei e Petunia in una landa fredda e desolata a nord della Scozia. Come se ci potesse essere qualcosa più a Nord della Scozia si disse Lily, tra sé e sé. Una capanna fatiscente e abbandonata ha detta di occhi poco attenti, se ne stava nel centro della radura. Il vento, terribile quella sera, sembrava non sfiorarla nemmeno. Non una tegola che traballasse, non un asse di legno che volasse via. Magia, che altro?

“Benvenute alla Bettola!” Esordì Sophia, con un sorriso sornione in bocca. “Oggi… potremmo fare la vostra iniziazione dato che … a Capodanno non ci avete fatto la grazia e l’onore di essere qui...”

“Ero in punizione…”

“Non ha importanza. E silenzio mentre vi spiego le regole”.

Sophia elencò un mucchio di regole. Lily le fece entrare da un orecchio e uscire dall’altro, da brava Potter quale era. Se c’erano delle regole, era buona norma infrangerle per quanto ne sapeva lei. Non avrebbe di certo messo da parte la sua indole solo perché, l’unico vero motivo per il quale stava lì, era baciare Scorpius. Di nuovo.

“Fate attenzione, siamo state chiare. È pieno zeppo di brutta gente qui!”. Concluse Rose prima di incamminarsi verso la Bettola. All’entrata, poco prima che raggiungessero la porta, comparve un Troll delle Montagne. Era alto quasi tre metri e puzzava di piscio e vomito. Lily era sicura che non si trovasse lì fino ad un attimo prima e non riuscì, mai, a spiegarsi come facesse a nascondere la sua ingente stazza e il suo forte olezzo. “Le Signore hanno un invito?”. Beh, per la cronaca dei fatti, Lily, non riuscì a capacitarsi del fatto che sapesse parlare. Che avesse saltato qualche paragrafo sui troll al terzo anno?

“Ecco gli inviti, Signor Troll”. Cinquettò Rose, porgendo al Troll del Montagne due spesse buste color panna.
Dopo averli controllati con parsimonia le fece entrare. Sapeva anche leggere? Questa è evoluzione sì convinse Lily. Avrebbe dovuto farci uno studio. Approfondire l’argomento subito dopo aver scoperto dove portava il passaggio segreto nella biblioteca. Il passaggio segreto che aveva trovato con Scorpius, con le dovute specifiche.
“Incantesimo Geminio, i troll sono troppo stupidi alla fine dei conti. Sicurezza al minimo come sempre in questo posto!” Osò affermare sua cugina. Dopo averle fatte entrare illegalmente. Ipocrita!
“Qui ci dividiamo. Fate buon uso della possibilità che vi abbiamo gentilmente dato!”
“Divertitevi!”.

Petunia che per tutto il tempo non aveva osato aprire bocca esplose con i peggiori improperi. Gergo che non era nel suo vocabolario giornaliero come ben si sapeva. “Quanto è dannatamente stronza la Zabini? Chi si crede di essere? Regole di la, regole di qua… la possibilità che vi abbiamo gentilmente dato …” Scimmiottò con vocalità fin troppo realistica. “Come fa Rose a starle accanto? È di una antipatia sovrumana …” e avrebbe continuato così per diverse ore se Lily non l’avesse trascinata fino al bancone. Fatta sedere su uno sgabello libero, occupando il posto accanto al suo e ordinato da bere. “Due Firewisky, grazie!”
“Smettila di criticare la Zabini… siete tutte uguali voi Serpeverdi. Qualsiasi cosa fate è una gentilezza per gli altri a parer vostro!”.
“Oh, smettila un po’. Meglio voi? E poi spiegami perché il Firewisky? Non voglio ubriacarmi! Voglio scoprire il segreto del mio fidanzato!”
“Appunto. Stiamo per carpire i peggio segreti dei cugini Greengrass, ci serve qualcosa di forte!” esclamò prima di ingurgitare alla goccia tutto il contenuto del suo bicchiere.

 
***

Dominique Weasley si era recata alla festa. Aveva tentennato, in effetti, più volte aveva pensato di chiudersi in casa e non uscirne più per parecchi mesi. Alla fine, aveva ceduto: sarebbe andata a divertirsi, avrebbe visto gente e avrebbe ballato come le piaceva fare molto tempo prima. Prima della storia infinita con James. Prima di quest’amore non corrisposto con cui da anni lottava senza accaparrarsi mai una vittoria. Dominique aveva perso. Doveva farsene una ragione, rimboccarsi le maniche e smetterla di progettare la sua vita ritagliandola sopra quella di James. Dall’indomani avrebbe ricominciato da capo. Avrebbe finito i lavori, sarebbe andata in Francia dalla zia Gabrielle e poi in Italia per seguire un corso che da mesi avrebbe voluto fare. Ma aveva sempre rimandato. E alla fine sarebbe arrivato settembre e tutto avrebbe avuto un senso. Lei avrebbe avuto senso, nel suo mondo, non in quello di James.

“Pensierosa Nicky?!”

“Oh Sophy … certo che no…anche se avrei due o tre domande da farti!”.

“Bevi e chiedi!”. Le disse porgendole un bicchiere con dentro un liquido color viola sbrilluccicante. “Sono diamanti di zucchero e qualcosa altro… ti scoppiano in bocca …” continuò, osservando la sua faccia piuttosto dubbiosa sulla natura del cocktail.
Nicky mando giù un sorso. I diamanti le esplosero in bocca, uno ad uno, e l’alcool che in realtà contenevano agirono sulle sue sinapsi. “Cosa volevi chiedermi?” la esortò la Zabini, dissoluta come ogni qualvolta entrava in quel locale. “Può aspettare. Andiamo a ballare!”. Dominique fu trascinata in pista dalla Serpeverde: ballò allungo, per ore forse e, a causa dell’alcool, si perse i due più importanti eventi di quella primavera.

 
***
Rose Weasley aveva abbandonato la sua migliore amica da un pezzo. La osservava ballare con sua cugina Nicky e pregava tutti i fondatori che non le avesse versato nel bicchiere niente che fosse troppo illegale. Per la sottoveste di Merlino!

Markus l’aveva raggiunta direttamente alla festa. Da circa un anno non riuscivano a vedersi molto spesso. Quasi mai! Per due semplici ma allo stesso tempo complicati motivi: primo, Rose stava chiusa in un castello in Scozia per circa dieci mesi all’anno e, questo rendeva oltremodo difficile il contatto visivo o carnale che fosse; secondo, da quando Markus aveva finito gli studi seguiva suo padre nei viaggi di lavoro. Imparava il mestiere di famiglia, come si suol dire. Anche se Rose non aveva ancora ben chiaro quale esso fosse, purtroppo.

Erano riusciti a vedersi a Natale ma, avevano saltato tutte le uscite ad Hogsmeade. Lui e suo padre erano rientrati per le vacanze Pasquali e, da bravi innamorati quale erano, non avevano perso nemmeno un minuto del loro tempo.
Stanchi di osservare i loro amici bere, ballare e divertirsi, di comune accordo deciserò di smaterializzarsi a casa di lui. “Sono sicura che Albus porterà a casa Lily e Petunia!”

“Certo che sì. Perché mai tuo cugino non dovrebbe farlo …” Ipotizzò scherzoso il suo fidanzato, conoscendo bene la sana indole di Albus nel conquistare ragazze facili alle feste. “Beh ovvio che sia così! E se vogliamo essere precisi ho offerto loro un passaggio per venire fin qui! Non abbiamo mai parlato del ritorno …!”

Markus baciò la sua incantevole serpe, fu così passionale che Rose abbandonò qualsiasi altro argomento che non fosse lui.
E così facendo, anche Rose come sua cugina Nicky si perse lo spettacolo.

 
***

Albus Potter non si stava divertendo. Per nulla. Le cugine di Scorpius e Tarquin erano la quinta essenza dell’idiozia. Per un’intera ora non avevano fatto altro che sghignazzare ad ogni loro frase. E Albus poteva affermare con certezza che nulla di quello che avevano detto era minimante spiritoso. Il suo amico Tarquin stanco di loro e del loro fastidiosissimo cinguettio, spostò la conversazione sul dilemma che più lo tormentava. Preso di coraggio, aveva comunicato i suoi dubbi a proposito della sua relazione con Petunia. Chiedendo consiglio su come avrebbe mai potuto risolvervi e su come avrebbe dovuto astutamente agire.

“Cugino tu che faresti?”. Chiedere ad Albus era fuori discussione, i suoi genitori a parer suo non avrebbero mai fatto troppe storie a proposito dell’albero genealogico della sua futura-ipotetica ragazza. “In che senso che farei?”

“Non fare l’idiota! Se andassi da zio Drago a dirgli di Lily?! Come pensi che reagirebbe?”

“Come dovrebbe reagire, che problemi ha mia sorella? Non è all’altezza dei Malfoy forse?”

“Sono parole di Tarcq non mie! Lily va benissimo. Mio padre non direbbe nulla!”

Albus si chiedeva come e cosa avrebbe dovuto fare. Scorpius parlava di Lily come se fossero fidanzati. Lui aveva fatto la stessa identica coda. Tarquin idem. Purtroppo, la verità era ben lontana dall’essere quella!

“Vai e parlarci!”

“Con mio padre? Non so nemmeno dove sia in questo momento … !”

“Con Petunia dico, sta arrivando qui con Lily!”

“Cosa!” esclamarono in coro i due cugini che, come Albus poteva constatare, non si erano accorti della presenza delle ragazze al bancone. “Come sono entrate?”

“Con Rose e Sophia, un’oretta fa!”

“E non hai detto nulla?!”

“Stavano al bancone a bere, le controllavo da qui … sentite – iniziò, con una idea malsana nella testa, o quasi – sono stanco, se ve le
 lascio promettete di riportarle a casa sane e salve?”

La minaccia di morte non serviva. Il suo sguardo e il suo tono di voce bastavano e avanzavano. “Porterò a casa Tunia promesso!”
“Se tua sorella non mi uccide volentieri!”. Furono le ultime parole di Scorpius prima che Lily lo afferrasse per il braccio e lo trascinasse via. Senza né salutare Albus né presentarsi alle cugine di Scorp e Tarcq.

“Va di fretta. Ciao cugino, Amore … loro devono essere le cugine francesi immagino …”

Albus non voleva sapere nulla di quella storia. Diede un bacio a Tunia, accennò un saluto a Tarquin e uscì dalla bettola in fretta e furia. Avrebbe raggiunto suo fratello che, a quanto ricordava dallo scorso Natale, era una vera frana con i bambini.
Così anche Albus Potter, come le cugine, fu informato degli eventi leggendo la gazzetta del profeta del mattino seguente.

 
***

Petunia si liberò delle cugine francesi in meno di cinque minuti. Tarquin l’aveva osservata mentre con qualche frase ben piazzata le aveva costrette ad alzarsi per lasciarsi soli, per girarsi verso di lui, con quello sguardo serio e deciso che in quei mesi tanto aveva apprezzato e amato.

“Qual è il problema? Non vuoi più stare con me?” esclamò con un tono di voce parecchio sopra la media.
Petunia gli parlò dritto in faccia e Tarquin potette constare come l’alito della sua fidanzata odorasse un po’ troppo di Firewisky. Aveva bevuto. Ottimo!

“Hai bevuto!”
“Non essere ridicolo e rispondimi Tanquin!”
Petunia non era solita comportarsi così. Con nessuno. Non alzava la voce e non si agitava. Era sempre posata e rilassata. Sfoderava la lingua con frasi piccanti e saccenti e, non aveva mai bisogno di gridare o sguainare la bacchetta per farsi ascoltare. Tarquin dubitava che fosse l’alcool a farle quell’effetto. L’aveva già vista alticcia a diverse feste nella loro sala comune e mai, aveva assunto tale atteggiamento. “Certo che voglio stare con te … che ti salta in mente…”

“Qual è il tuo problema allora?” lo spintonò con forza per poi riportare le braccia sulle gambe a sistemarsi delle pieghe inesistenti della gonna. Tic che da quando ricordava Tunia era solita fare nei momenti massimo stress. Tarquin Nott si rese conto che le scelte erano solo due: verità o bugia. Una bugia non avrebbe mai retto con Petunia così la sua scelta era scesa, nel giro di pochi secondi, ad una sola possibilità.

“Sto pensando a come dirlo a casa. Volevo già invitarti da noi per le vacanze estive. Io ho conosciuto i tuoi genitori in questi giorni ed io volevo presentarti i miei. Ma non ho trovato il modo. Il modo di dirlo a mio padre …”
Ispirò a fondo. Aspettando una reazione della sua fidanzata. Una parola. Qualsiasi cosa. “Sul serio… non sai come dirlo?!”
“Ci sto lavorando. Inizierò da mia madre e poi …!” Petunia lo fermò con un braccio. Si alzò in piedi, si tolse le scarpe e come lui prese un profondo respiro. “Vuoi farlo? Cioè vuoi …!”

“Si Petunia. Voglio stare con te. Abbiamo lavorato mesi. Io ho lavorato mesi su me stesso. Su ciò che ero e su ciò che voglio essere da quando ho conosciuto te. Non avrei cambiato il mio modo di vivere se non credessi nei sentimenti che provo per te!”
“Anche io sono innamorata di te, lo sai, vero?!”

“Credo di saperlo … potresti ricordarmelo, con un bacio ad esempio!” Provò scherzoso. Si alzò in piedi e avvicinandosi la baciò. Piano, come la prima volta. Lentamente, umettandosi le labbra e ispirando il suo odore di Firewisky. “Farò qualcosa per entrambi. Se per te va bene …!”
“Cosa vorresti fare?!”
“Credo sia l’alcool a parlare. Se per te va bene procedo!”
“Se è per noi va bene …Tunia …!”

Tunia l’aveva lasciato lì. Si era allontanata a piedi scaldi senza dargli una spiegazione. Ad ogni passo si avvicinava al palco dove un gruppo di ragazzi ubriachi improvvisava sketch comici di cattivo gusto. Era certo che non stavano sulla lista, avrebbe proprio dovuto lamentarsi della sicurezza.
Petunia salì sul palco. Prese, con molta grazia, in prestito il microfono da quei bifolchi e tossi tre volte. La terza volta, resasi conto che nessuna le prestava attenzione, lanciò un grido degno di una Banshee.
Tarquin si ripromise di non darle mai più un microfono in mano e dell’alcool, se gli effetti erano quelli. Perché l’unica spiegazione possibile a quella bizzarria non poteva che essere l’alcol. Tarquin ne era sicuro. Non era nel carattere di Petunia mettersi al centro dell’attenzione. Salire su un palco scenico e mettersi a gridare come una matta da internare. Si avvicinò al palco il più possibile, non che fosse facile dato le attenzioni che la sua ragazza aveva richiamato.

“Quasi tutti voi sanno chi sono. Chi non ne ha la minima idea può anche continuare così per quanto mi riguarda. Non è qualcosa che mi disturba ma, sono qui per dire una cosa. Mi basta qualche minuto del vostro tempo ….
…. Sarò molto veloce perché non è mia abitudine mettermi così in mostra… quindi in poche parole informo tutti i miei amici e conoscenti e studenti che non ho mai visto e che con molta probabilità non vedrò mai che …Ho un fidanzato!” Sorrise.

Al contrario di tutto quello che poteva accadere, dopo un silenzio iniziale, scoppiò un grosso applauso. Guidato dai bifolchi che poco dietro Petunia la esortavano a continuare. Come se l’alcool non bastasse.
“Il mio fidanzato è tra di voi, proprio lì – lo indicò, o almeno ci provò dato che nemmeno lui sapeva bene dove si trovasse in mezzo a quella ressa – eccolo … ciao Amore…
Ciao Tarquin! Vieni a prendermi, sono esausta e voglio andare a casa…”.

Tarquin Nott, sotto gli occhi di tutti, si fece spazio tra la folla e salì sul palco a recuperare la fidanzata. L’avrebbe portata a villa Potter come promesso al suo caro amico e il mattino seguente avrebbe parlato con suo padre.
Non che a questo punto ce ne fosse bisogno.

 
***

Harry Potter non si era accorto di nulla. Vantava fama di essere il miglior cacciatore di maghi oscuri degli ultimi decenni. Era famoso in tutto il mondo per la sua astuzia e intuizione ma, non aveva capito che sua figlia Lily se l’era svignata senza nemmeno chiedere il permesso.
Ovvio, un vero Potter a questa affermazione avrebbe con molte probabilità risposto “Se non ha bisogno di chiedere, la risposta la sai già!” quindi, a conti fatti, Lily non aveva infranto nessuna regola. Non che Harry Potter ne fosse al corrente comunque.

Lui se ne stava seduto lì, alla scrivania della sua biblioteca con quella busta in mano. Da ore. Teddy non aveva voluto condividere quell’informazione. Eppure, Teddy si fidava della sua squadra e non aveva espresso dubbi sulla task force che era stata creata per risolvere il caso, cosa mai poteva turbarlo tanto?
Qualsiasi cosa avesse scoperto era nelle sue mani. In quella busta c’era il tassello mancante che li avrebbe portati alla risoluzione del caso. Prese il taglia carte che Ginevra gli aveva regalato per uno dei suoi tanti compleanni e l’aprì di netto. Estrasse i fogli al suo interno e lesse. 
 
Reperto ritrovato nel castello Scozzese dei Black “Caistel an Edana fìor – ghlan”, da una prima analisi sommaria, pergamena e inchiostro non risalgono a più di sei mesi fa, la trama si infittisce.
 

P.S. da ricerche effettuate il castello risulta una tua proprietà. Vai a darci un’occhiata!

P.P.S. non penso di esserci ai prossimi incontri mi farò vivo io!
 

Ottime notizie da quello che poteva constatare. Era proprietario di un castello, per la felicità di Lily! Appena avesse trovato cinque minuti del suo tempo, sarebbe andato dal maginotaio a farsi dire con certezza cosa possedeva. Le proprietà saltavano fuori dall’oggi al domani, come qualche anno prima, quando per puro caso, aveva scoperto dell’esistenza della casa di famiglia dei Potter. Una tenuta con dodici camere da letto, cinque saloni, 100 acri e spiaggia privata. L’aveva fatta ristrutturare per passarci le vacanze estive e, in quella occasione era venuto a conoscenza di quanto poco l’estate piacesse ai suoi figli. Aveva anche fatto costruire una piscina. Al diavolo le vacanze all’estero! L’estate che sarebbe arrivata l’avrebbero trascorsa lì. Nella villa dei suoi avi.
Il secondo foglio, di carta pregiata e un intenso profumo di fiori, riportava ben poche parole. Singolari, concise e poco chiarificatrici.
 
   Lascia il castello.
Recati nei possedimenti a Sud.
Preparala al mondo.

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Qualcuno aveva vissuto nel suo castello. Per anni? Mesi? Ma ad un certo punto si era recato a Sud. Per sua fortuna, Harry era a conoscenza e seguiva con parsimonia la squadra speciale Italiana e, poteva affermare con certezza che con Sud, chiunque avesse scritto quel biglietto, intendeva il Sud Italia. La Sicilia nello specifico.

Ma chi o cosa doveva essere preparato per il mondo?

E quel disegno, o meglio quella firma, cosa stava a significare?
Teddy doveva averlo intuito e anche lui, più lo guardava e più gli sembrava familiare. L’aveva già visto. Quando? Dove?

 
***

Lily Potter aveva molte sicurezze nella sua vita. Era la cocca di papà, aveva due fratelli ultra-protettivi, era ricca, aveva fin troppi cugini che passavano il loro tempo ad impicciarsi degli affari altrui e, adesso, aveva anche un mal di testa colossale dovuto al Firewisky. Ah già, aveva Scorpius Malfoy nelle sue mani. O almeno lo credeva.

L’aveva trascinato fin dietro il palco. Lui non aveva fatto obiezioni. Le aveva afferrato la mano e insieme avevano trovato un angolo tranquillo per chiarire. Per parlare del bacio che Scorpius le aveva dato. E di quanto lei, in fin dei conti, avesse gradito tutta la faccenda. Lily si rese conto che era molto più facile pensarle certe cose, che dirle. Non riusciva a crederci. Lei, Lily Potter, stava avendo seri problemi di comunicazione. Malissimo!

“Dobbiamo parlare…” iniziò, portandosi indietro i capelli, rendendosi conto che le stava sudando la fronte e le si era impastata la lingua. Aveva una gran sete, come se non bevesse acqua da giorni. Ed era certa non fosse un problema di disidratazione dovuto al Firewisky bensì alla presenza del ragazzo vicino a lei.

Scorpius, per quanto lei non fosse nelle migliori delle condizioni, non smetteva di guardarla. Ma non che dicesse una parola per Godric! Doveva sospettarlo che avrebbe dovuto fare tutto lei! Ma lei non aveva nessuna intenzione di esporsi per prima. Senza avere la conferma di piacere a Scorpius. Senza avere la conferma che quel bacio non era stato dato solo per beffeggiarla e farla passare per una stupida ragazzina all’inseguimento del principe Azzurro.

“Tu mi hai baciata, senza nemmeno chiedermi il permesso! È giusto precisare. Sorvolando sul bacio in sé, io ti chiedo di dirmi perché l’hai fatto!”. Aveva scandito parola per parola. E nella sua mente tutto era andato a rallentatore: come in quei film babbani che guardavano la sera a casa e le scene fra innamorati venivano scandite per istanti infiniti. Lente. Inesauribili. Senza né spazio né tempo.

Scorpius le si avvicinò lentamente. Se non fosse stata lei a portarlo lì, in quel angolo invisibile a tutti, avrebbe potuto affermare di essere finita in trappola. Lei era in trappola. Perché se Scorpius avesse ammesso di essersi preso gioco di lei, sarebbe morta dalla vergogna. Avrebbe ucciso lui per averla fatta vergognare così tanto e sarebbe diventata una latitante. Di certo non si sarebbe fatta arrestare e chiudere ad Azkaban!

Per fortuna, Scorpius non accennava minimamente ad allontanarsi. Le prese una ciocca di capelli e come in ogni favola che si rispetti, se la girò tra le dite odorandone il profumo alla malva del suo shampoo preferito. “Non è nella mia natura chiedere il permesso Potter! E non è scritto da nessuna parte che ti debba una spiegazione!”.

Lily, in quel preciso momento odiò che fosse tornato ad utilizzare il cognome e, odiò ancora di più la sua reticenza a nascondersi dietro quel muro di boria e narcisismo che teneva in piedi per chiunque non fosse nella cerchia ristretta dei suoi amici. Per quanto odio tutto ciò le provocava il desiderio di baciarlo, nuovamente, aumentava proporzionalmente. Convinta della sua battaglia e che per nessuna ragione al mando Scorpius si sarebbe tirato in dietro, colmò la poca distanza che li separava.

Lily era di una spanna più bassa di lui e, per quanto i tacchi potessero aiutare dovette alzare il collo per guardarlo dritto negli occhi. Brillavano. Il grigio di quegli occhi, che in quegli anni aveva mal sopportato, brillavano di eccitazione. Lily lo sapeva. In fin dei conti era una brava intuitrice.

“So che vuoi baciarmi, Scorpius.” Soffiando quelle abili parole sulle sue labbra, Lily, armata di coraggio allungò le braccia. Si strinse al suo petto e con sorpresa si rese conto di quanto veloce battesse il cuore di Scorpius. Fa qualcosa! Qualunque cosa! Per Godric! Non lasciar fare tutto a me… perché ho bisogno di un aiutino! Qualcuno lo aiuti!

“Scapperai di nuovo, Lily?”.

“Smaterializzata con successo, vorrei precisare!”.

“Hai intenzione di schiaffeggiarmi nuovamente, Lily?”

“Legittima difesa, sempre meglio dell’essere schiantato!”.

Ad ogni risposta il corpo di Scorpius colmava spazi che per Lily, fino ad allora, erano stati inesistenti. Sentì il freddo del muro sulla schiena e il caldo bollente sul petto. Si propagava in ogni direzione, incessantemente. Aveva come l’impressione di essere finita nel mezzo di agosto. E per la prima volta, tra sé e sé, pensò che quel tepore non avrebbe potuto paragonarlo con nulla al mondo. Amava quella sensazione, straziante, di calore.

“Hai intenzione di schiantarmi, Lily?”

“Hai intenzione di baciarmi, Scorpius?”.

E la baciò. Lily non aveva mai baciato nessuno prima di Scorpius. E sperò di non doverlo mai fare. Ogni millimetro delle sue labbra combaciava alla perfezione con le sue. Credette di non respirare e morse le labbra carnose di Scorpius con provazione. Impeto e lussuria. Sorrise incoraggiante, trascinando con lentezza le mani che sfiorarono il torace scolpito di Scorpius, fino ad allacciarsi dietro il suo collo, tra i suoi capelli. Ogni centimetro del corpo di Scorpius scottava al tocco delle sue dita.

Le labbra roventi di Scorpius scendevano piano suo collo. Le sue mani le cingevano la schiena con così tanta forza da farle mancare il respiro. E come mille e più volte aveva visto nei film babbani, il suo battito cardiaco accelerò così notevolmente, ispirò così forte, da far fermare Scorpius nella sua discesa. Le sistemo le spalline del vestito baciandole delicatamente la clavicola, il collo e le labbra arrossate. Respirò piano, sulle sue labbra, poggiandole sulle sue. Per un secondo bacio. Un terzo. Quarto, altri mille. La guardò negli occhi per un tempo indecifrabile. E si chiese se fosse quello l’Amore con la A maiuscola di cui tanto si parlava nella sua famiglia. “Ti porto a casa Lily, prima che i Potter ti diano per dispersa!”.

“Pensi di baciarmi ancora, Scorpius?”

“Devo chiederti il permesso tutte le volte, Lily?”

“Penso che per te si possa fare un’eccezione, Scorpius!”

“Deve esserti piaciuto particolarmente se mi viene date una tale concessione, Lily!”.

 
***

Fu così che le due cugine finirono sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta e di Strega Oggi. Petunia in una serie di foto che la immortalavano sul palco della Bettola e in braccio al suo fidanzato che con classe la portava via da quel postaccio (che con certezza aveva deciso che non avrebbe più frequentato!). La didascalia, di entrambi, gridava a chiare lettere il suo nome e la sua arrampicata sociale. I trafiletti sottostanti riportavano il sunto del suo breve discorso e l’immolare comportamento con cui aveva messo in cattiva luce non solo la famiglia Potter ma, anche, la purissima famiglia Nott.

Petunia dal canto suo evitò di ribattere a qualsivoglia domanda e per settimane si rifugiò in biblioteca lontana da occhi e bocche indiscrete. Non riusciva a capacitarsi di come Lily, al contrario di lei, prendesse tutto con filosofia e trasformasse ogni calunnia e ogni insulto in un’arma a suo vantaggio.

Lily, quella mattina, osservando le foto di entrambi i giornali rimpianse di non aver scelto un vestito più bello per dichiararsi a Scorpius. Sapeva benissimo che la possibilità di finire in prima pagina era parecchio alta, chiunque avesse avuto la possibilità di vederli non avrebbe di certo perso l’occasione di guadagnarci su. Ma Lily era abituata a leggere di sé sui giornali. Ed era abituata a leggere di una fantomatica relazione di lei e Scorpius dall’estate passata, quindi, tutto ciò giocava a suo favore. Le avevano risparmiato la fatica di raccontarlo ai genitori e a James, tutte le ragazze di Hoqwarts erano state messe in guardia sul non avvicinarsi a Scorpius, ed infine, non per importanza, i giornali avevano facilitato la questione più importante: lei e Scorpius stavano insieme!?

Scorpius non aveva obiettato, lei non ne aveva la minima intenzione così, giusto perché era una brava persona, scrisse un biglietto di ringraziamento per la carissima e amatissima giornalista S. Se lo meritava proprio!




 
 
 
   
 
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