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Autore: mietze    30/10/2019    1 recensioni
[James ♥ Lily] "Esci con me, Evans." le aveva detto Potter con uno sguardo carico di desiderio. Era diverso. Qualcosa era cambiato. Sembrava quasi che stesse facendo sul serio quella volta.
"Non uscirò mai con te. Lo vuoi capire Potter ?" gli disse Lily. Ma se prima quella frase le era sempre uscita con un tono gelido, ora non era più certa di pensarla così. Non era più sicura di detestarlo così tanto. Non era più neanche sicura di detestarlo. Ma non lo avrebbe mai ammesso. Non poteva ammetterlo.

[Remus] Il bisogno di avere qualcuno vicino era viscerale. Il bisogno di non essere più solo era così radicato in lui, come se le sue viscere si fossero annodate.
[Sirius] Era stato uno stupido. Si era reso conto solo in quel momento di quanto fosse importante per lui. Solo in quel momento, quando era sicuro che fosse troppo tardi, che l'avesse combinata troppo grossa per essere perdonato, aveva capito che ne aveva bisogno.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Devotion
Capitolo 11 # Scala di grigi.
Hogwarts, 12 ottobre 1977.
Lo sguardo di Lily si posò sul posto vuoto accanto a lei.
Non riuscì a fare a meno di chiedersi se Lyanna stesse bene. Erano passati esattamente quattro giorni dalla gita ad Hogsmeade. Nonostante probabilmente era già lontana dal trio che cercava di acciuffarla, con le buone o con le cattive, Lyanna Morland era ricomparsa ai Tre Manici di Scopa con un *pop* e, senza neanche pronunciare una sillaba, si accovacciò davanti alla ragazza e la guarì del tutto, nonostante le sue proteste.
“Grazie” le aveva detto il cugino, sapendo quanto le costasse tutto quello. La ragazza non si era neanche voltata a guardarlo. Si limitò a dire un “Non lo sto facendo per te. Lo faccio perché è la cosa giusta da fare.”. Una volta rimarginata la ferita, si alzò, incedette verso il cugino e gli pose il braccio. “Sappi che questa è l’ultima volta che cedo a questi vostri ignobili sotterfugi” gli aveva sussurrato freddamente, per poi afferrargli l’avambraccio e sparire con un *pop*.
La mente della ragazza volò lontano, al giorno in cui aveva conosciuto Lyanna.
 

Era una calda giornata di inizio agosto. Non erano nemmeno le otto del mattino e a casa Evans regnava già una confusione terrificante. La signora Evans era già all’opera da diverse ore; aveva potato il giardino e, nel frattempo, aveva ascoltato le notizie dell’ultima ora tramite la sua radio color pastello. Quando il caos esplose, la signora Evans si trovava in cucina ad armeggiare con una padella rovente. Lily, ancora in pigiama, sbucò in cucina ansante, come per magia. Petunia, che era intenta a versarsi del tè, le lanciò un’occhiataccia di disapprovazione.
« Accidenti! Quella maledetta sveglia non ha suonato! Questa volta mi uccide! » esclamò la ragazza in preda alla disperazione.
« Chi, tesoro ? » chiese la signora Evans, senza distogliere lo sguardo dalla padella. Niente e nessuno avrebbe compromesso i suoi pancake, nossignore.
« Remus! Non ti ricordi che la signora Lupin mi ha invitata per pranzo ? » fece Lily, guardando oltre la spalla della madre, per capire a che punto fossero i pancake.
« Oh sì, hai ragione! Saluta Hope da parte nostra, Lily cara. » esclamò dolcemente la signora Evans, spostando i pancake nei piatti, per poi servirli in tavola. « Lavora ancora all’agenzia assicurativa ? Avrei proprio bisogno di farle dare un’occhiata al nostro contratto, credo che il nostro assicuratore non ci abbia fatto fare un bell’affare. » commentò la signora pensierosa.
Lily Evans nel frattempo aveva preso posto a tavola e si era fiondata sul pancake senza ritegno. In quel momento entrò in cucina il signor Evans, che aveva cercato di muoversi furtivamente.
« Richard! Non credere di poterti intrufolare nella mia cucina dopo quello che hai combinato! » aveva tuonato la signora Evans, brandendogli contro la padella.
« Olivia, mia cara — » esordì l’omone, facendosi piccolo piccolo davanti alla furia della moglie.
« Una macchia d’olio gigante nel vialetto! Una disgrazia! » sbottò accigliata la donna, che al contrario del marito era impeccabile. I capelli acconciati con dei ricci appena modellati da un’intensa seduta di bigodini, un velo di fard sulle guance, il rossetto perfettamente applicato e un completo arancione coperto da un grembiule immacolato.
« Mia cara, è stato un incidente! Volevo recarmi al club con la moto, ma oggi faceva i capricci e l’ho smontata per ripararla! » spiegò il signor Evans, guardando la moglie dispiaciuto.
« Quella dannata motocicletta! » commentò imperterrita la donna, scuotendo il capo in totale disapprovazione. « Tu e quell’aggeggio infernale sarete la mia rovina! Non avete pietà per il mio povero cuore. »
Il signor Evans posò il suo sguardo sul piatto vuoto davanti a lui, terribilmente dispiaciuto. La moglie, poi, gli versò le uova strapazzate e il bacon nel piatto con fare amorevole. Sapeva che quella strigliata era stata sufficiente.
« Ora mi chiederai anche di usare la macchina per andare al club, non è così ? » chiese la signora Evans, prendendo posto a tavola con la sua tazza di Horlicks.
« Ecco, sì … » rispose il signor Evans, stringendo le spalle, prevedendo l’ira della moglie.
« Richard! Sei incorreggibile! » sbottò la signora Evans. « Lo sai che il sabato mattina ho le riunioni per l’organizzazione degli eventi di beneficienza! Non arriverò mai in tempo in treno. » spiegò la signora Evans.
« Olivia, cara, hai ragione. Questo è proprio un bel guaio. » rispose il signor Evans. Alla fine, i signori riuscirono a raggiungere un accordo. Il signor Evans avrebbe accompagnato la moglie alla sua riunione e poi sarebbe passato prima di pranzo a prenderla.
« Ah! Le mie ragazze già in piedi! Brave! Il mattino ha l’oro in bocca! » disse il signor Evans, addentando del bacon. « Allora, cosa combinerete oggi ? »
« Vernon e io trascorreremo la giornata insieme. Ha detto che ha una sorpresa! » si pavoneggiò Petunia, guardando Lily con aria di sufficienza.
« Ah! Chissà cosa si è inventato Vernon! Mi auguro che non sia niente di pericoloso. » commentò il padre, guardandola con fare sospettoso. Petunia fugò i suoi dubbi, difendendo il buonsenso di Vernon Dursley a spada tratta. Dopo un po’ il padre annuì.
« E tu, Lily cara ? » chiese il signor Evans, prima che lei potesse fiondarsi fuori dalla cucina.
« Vado da Remus! In mattinata studiamo e dopo pranzo andiamo a Diagon Alley, abbiamo un sacco di acquisti da fare per Hogwarts. » spiegò Lily sull’uscio della porta, rimarcando la parola “Hogwarts” con enfasi, sapendo quanto, infondo, Petunia fosse gelosa.
« Olivia, cara, non mi hai detto che Lily si fosse fidanzata! » sbottò il signor Evans, indispettito per il fatto che gli avessero tenuto nascosto una notizia tanto felice. « Esigo di incontrare questo giovane prima dell’inizio della scuola! La mia Lily! Non può mica frequentare uno scriteriato! » tuonò come se si trattasse di una questione di vita o di morte. Lily strabuzzò gli occhi, incredula, per poi fiondarsi in mezzo alla cucina, sbraitando era tutto un malinteso.
« Remus non è il mio fidanzato! » sbottò la ragazza, totalmente paonazza. « E non è uno scriteriato! L’hai anche conosciuto insieme ai suoi genitori! » continuò Lily nella spiegazione. La signora Evans aveva rassicurato il marito e gli aveva rinfrescato la memoria sulla famiglia Lupin.
« Ah, giusto giusto! » disse il signor Evans. « Comunque io non ci credo che non ci sia nessuno in quel castello che faccia il cascamorto con la mia cara Lily. » mormorò il signor Evans. Nella mente di Lily Evans un volto ben distinto aveva fatto la sua comparsa.
James Potter.
Lily arrossì violentemente e distolse lo sguardo.
« Ah! Lo sapevo! » esclamò il signor Evans al massimo del divertimento. Adorava punzecchiare la sua secondogenita. Petunia non dava certe soddisfazioni.
« Non so di cosa tu stia parlando! Devo andare o farò tardi! » sbottò Lily, schizzando fuori dalla cucina, prima che qualcuno potesse iniziare a farle il secondo grado. Dopo aver fatto una doccia rapidissima ed essersi vestita, salutò i genitori e spari con un *pop*.
Qualche secondo dopo, la ragazza riapparì in un vicolo. Si guardò attorno, per accertarsi che non fosse stata vista. Si lasciò andare in un sospiro profondo; non v’era anima viva. Si diede una sistemata e si avviò verso casa Lupin. Era una giornata splendida. I raggi del sole le carezzavano dolcemente le braccia nude che spuntavano fuori dalle maniche della sua blusa. Sua sorella Petunia avrebbe precisato che si trattavano di maniche alla split flutter. Lei era un’esperta in quel campo. Si prodigava spesso nella lettura di riviste di moda. Non che questo avesse potuto portarle grandi benefici; la poveretta, purtroppo, aveva un viso cavallino e nonostante i suoi sforzi, nulla sembrava in grado di camuffare quegli odiosi lineamenti. Dopo qualche minuto, Lily Evans approdò sul vialetto di casa Lupin. Percorrendolo, poté notare quanto fosse curato il giardino. La signora Lupin era una donna eccezionale; non solo non era dotata di poteri magici, ma sembrava poter fare qualsiasi cosa con quelle mani piccole che aveva. Era un’ottima cuoca e sembrava avere anche il pollice verde. L’erba del giardino doveva essere appena stata tosata, poiché emanava un piacevole profumo di erba fresca. L’erba veniva tagliata frequentemente; non superava mai i tre centimetri e mezzo. Oltre al giardino, vi erano anche numerosi fiori. Qualche anno prima i Lupin vi avevano piantano anche un melo e di recente avevano anche costruito un piccolo orto, ma dovevano essere sul retro, poiché non li aveva scorti nel vialetto. Giunta alla porta, la ragazza suonò il campanello e rimase in attesa. Dopo qualche istante, udì dei passi avvicinarsi e fu accolta dalla signora Lupin.
« Buongiorno signora Lupin. Come sta ? » chiese gentilmente Lily.
« Oh molto bene. Hai visto che giornata meravigliosa ? Entra, entra, cara. » disse la signora Lupin, facendosi leggermente da parte per far passare la ragazza. « Potremmo pranzare in giardino. »
« Io la trovo una splendida idea! Non vedo l’ora del pranzo, lei è davvero una cuoca eccezionale, signora Lupin! » disse Lily dolcemente. La signora Lupin arrossì e le ricordò di chiamarla Hope, dopotutto ormai era di casa. Non v’era alcun bisogno di tutte quelle formalità.
« Starai cercando Remus, credo sia in giardino. » spiegò la signora Lupin, indicandole la strada. Lily annuì e si avviò verso il giardino. Udì delle voci poco distanti da lei e incuriosita, rimase in ascolto.
« Smettila! » sbottò Remus.
« Sei davvero un désastre con questo incantesimo. » disse una voce femminile, tra una risata e l’altra.
« Vedrai se non ti acchiappo! » disse Remus. Per un po’ Lily non udì altro, se non risate e sbuffi. Poi però dovevano essersi fermati.
« Remus, mettimi giù! Ti ho detto di mettermi giù! » sbottò la voce femminile, piuttosto irritata.
« Non ci penso neanche! » disse Remus, ridendo di gusto.
« Sei … Sei un homme des cavernes! » continuò la ragazza. Lily uscì in giardino. Remus ancora non l’aveva notata. La ragazza dai capelli neri puntò la bacchetta contro il melo, sussurrò qualcosa e schizzò via dalle braccia del ragazzo, per poi finire seduta sul primo ramo dell’albero. Remus si guardò attorno sconcertato.
« Ma come hai fatto ? » chiese stupidamente il ragazzo. Era consapevole che avesse usato la magia, ma non aveva mai visto un incantesimo simile.
« Qui sait ? » fece la ragazza, per poi staccare una mela, pulirla con un pezzo di stoffa della sua gonna e poi addentarla. « Non ti sembra di correre un po’ troppo ? Devi ancora finire di imparare il pêche-charme. »
Lily salutò Remus, prima che potesse schizzare ad acciuffarla, al ché Remus arrossì dalla vergogna. Lily sorrise lievemente, non volendo rigirare il coltello nella piaga. La ragazza dai lunghi boccoli neri scese dall’albero con un salto aggraziato e li raggiunse.
« Oh, ciao Lily! » fece Remus, accennando un sorriso.
« Non dirmi che ti sei dimenticato che dovevamo studiare! » rispose Lily con un tono fintamente indispettito.
« Oh, no, no! Nient’affatto! » si affrettò a rispondere lui. Poi passò alle presentazioni. « Lily, lei è Lyanna Morland. Lyanna, lei è Lily Evans, andiamo ad Hogwarts insieme, ti ricordi ? Te ne avevo parlato. » spiegò per poi avviarsi verso il tavolo in ferro battuto. Le ragazze si strinsero la mano, studiandosi un poco, poi lo seguirono e si accomodarono.
« Oui, oui, mi ricordo. » fece Lyanna, sorridendo alla ragazza. « Anche lei è à Griffon d’or, oui ? » domandò.
« È Grifondoro, non Griffon d’or. » spiegò Remus con fare volutamente zelante, il suo tentato accento francese, però, era dei più scadenti.
« Sì, sono di Grifondoro anche io. » fece Lily cordialmente.
« Lyanna verrà ad Hogwarts quest’anno. Prima studiava a Beauxbatons, ma si è trasferita qui. I nostri genitori si conoscono da secoli, però è una storia lunga. » esordì Remus, tagliando corto sui particolari. Non era certo il momento di tirar fuori una storia così triste e dolorosa. « Speravo faceste amicizia, così non sarà troppo dura una volta a scuola. » ammise il ragazzo, guardando Lily, la quale si aprì in un sorriso sincero. Fu proprio in quel momento che germogliò la loro amicizia.
 
« Lily! Per le mutande di Merlino, Lily! » sbottò sottovoce Emmeline nel banco dietro di lei. Dovette tirarle un calcio per risvegliarla dalla trance.
Fu solo in quel momento che Lily si accorse di non aver ascoltato nemmeno una sillaba di quella lezione. Si guardò attorno con gli occhi sgranati e il cuore che galoppava, constatando che tutti impugnavano una bacchetta e che borbottavano formule magiche. Davanti a lei torreggiava la professoressa McGranitt.
« Signorina Evans, credo sia meglio che lei oggi si limiti a leggere il capitolo sulla lezione odierna. » commentò la professoressa con fare intransigente. La ragazza abbassò lo sguardo, mentre le guance presero fuoco. Non le era mai successo di distrarsi ad una lezione. Nonostante l’aria austera, Lily riuscì comunque a scorgere lo sguardo addolcito della professoressa.
Deve aver capito cosa mi passa per la testa, pensò Lily Evans, annuendo energicamente, per poi scusarsi mestamente e fiondarsi sul libro ed immergersi nella lettura.
Qualche banco dietro di lei facevano capolino James Potter e Sirius Black, che senza troppi sforzi, continuavano a trasfigurare e ritrasfigurare l’oggetto, senza riuscire a nascondere il profondo senso di noia che stavano provando.
« Allora, è tutto pronto ? » chiese svogliatamente Sirius Black all’amico.
« Sì, ma per sicurezza farei qualche prova in più. Non si sa mai. » rispose James con un ghigno stampato in viso. Sirius gli sorrise di rimando.
« Dici che stava pensando a Lyanna ? » chiese James, mentre faceva cambiare colore all’oggetto, dopo averlo evocato.
« Che ? » fece l’amico, che si era distratto.
« Intendo Lily. Dici che stava pensando a Lyanna ? » riformulò il ragazzo.
« Sarà preoccupata, è via da un po’. » esordì a bassa voce il giovane Black. « A me interesserebbe di più sapere che ha combinato Remus. Sembra un condannato a morte. » proseguì facendo cenno con il mento nella direzione dell’amico, che sedeva in uno dei banchi in prima fila, accanto a Benjamin Dixon.
« Già, vorrei tanto saperlo anche io. Stavolta sembra averla combinata grossa. » commentò James, aggrottando la fronte, mentre si sforzava di pensare a cosa potesse aver fatto Remus per essere così angosciato.
 
*
 
 
Hogwarts, 13 ottobre 1977
Il suono di una tazzina che si schiantava al suolo e si frantumava, seguito da un urlo teatrale ruppe la serena atmosfera che regnava in quell’aula.
« Oh ragazzo! Povero ragazzo! » esordì teatralmente la professoressa Cooman agitando le braccia nell’aria con un’espressione angustiata. « Una luna calante. Un presagio davvero funesto. » proseguì la donna guardando Remus Lupin angosciata.
Ci risiamo, pensò la maggior parte degli studenti presenti, che si rilassarono e presero a guardare la scena annoiati.
« Tre morti evidentemente non sono sufficienti ? » commentò in un sussurro sarcastico Lily Evans alla sua amica Marlene McKinnon.
« Per lei non esiste una misura al drama. » ridacchiò Marlene, pensando che la professoressa Cooman fosse ormai completamente senza speranze di recupero.
« Allora professoressa, morirò ? » chiese Lupin annoiato.
« No! Peggio! » tuonò la Cooman con gli occhi sgranati. « La luna calante presagisce la fine di qualcosa. Una perdita! Perderai qualcuno a te caro. » spiegò addolorata, prendendo la mano del ragazzo e stringendola per dargli sostegno.
« Mi dispiace caro. » fece la professoressa, per poi staccare la presa e riprendere il giro delle predizioni.
Non lo sa nemmeno, ma per una volta ha davvero ragione, pensò Lupin con lo sguardo basso e i pugni stretti sulle ginocchia. La gola gli pizzicava e il cuore aveva preso a martellare.
Quello che aveva fatto era terribile, imperdonabile. Non sarebbe più riuscito a guardarla negli occhi. Come avrebbe potuto ? Dopo aver agito così egoisticamente. Erano passati cinque giorni da quando se n’era andata, ma gli sembrava che fosse passata un’eternità e con essa anche tutte le speranze di ricucire. Se ad Hogsmeade avevano trovato un modo di ritornare in buoni rapporti, quello che aveva fatto avrebbe compromesso tutto. Strinse i pugni con tale forza che le nocche impallidirono e le unghie premettero con violenza sulla pelle morbida del palmo.
« Dai Remus, non prenderla sul serio. » fece Lily con dolcezza. « Lo sai che adora predire sciagure. Non farci caso. » proseguì la ragazza con uno sguardo amorevole, andando a spettinargli i capelli con una mano. Prim’ancora che il ragazzo avesse la possibilità di replicare si sentì un frastuono e della musica provenire dai corridoi.
La Cooman posò lo sguardo sull’orologio e sbuffò.
« Avanti, andate. Tanto mancavano due minuti alla fine. » disse la professoressa raccomandando loro prudenza, visti i presagi funesti che incombevano su di loro.
Fiumi di studenti emozionati si riversarono nei corridoi. Degli strumenti musicali stavano intonando una pièce classica e le armature avevano preso a danzare. Alcune trascinavano con sé gli studenti, che, presi totalmente alla sprovvista, non facevano altro che risultare ridicoli e sgraziati.
Lily Evans si era ritrovata a saltellare in un cancan frenetico, accompagnato da degli strumenti che non erano nemmeno accordati a dovere. Sirius Black e Marlene stavano ridendo fino a lacrimare. Mary tentava di divincolarsi da un’armatura, ma a causa delle risate non riusciva a schiantarla. James era piegato in due dalle risate. Aveva cercato di darsi un contegno, ma ovunque volgesse lo sguardo si presentava una scena esilarante e non riusciva a smettere di ridere.
Un raggio rosso sfrecciò accanto al gruppo, colpendo l’armatura che stava importunando Lily Evans, che si bloccò all’istante, per poi marciare al suo posto e ritornare composta. Lyanna Morland fece la sua comparsa con un’aria annoiata. Puntò la bacchetta sugli strumenti musicali, che rincominciarono a suonare con un suono più melodioso.
« Certo che chi li ha stregati non ha proprio orecchio. » commentò freddamente la ragazza riponendo la bacchetta al sicuro. Lily Evans le corse incontro, per poi abbracciarla.
« Mi hai fatto prendere uno spavento. Pensavo non volessi tornare più! » disse la rossa con il viso triste, staccandosi poi da lei. « Non hai mandato nemmeno un gufo! » borbottò accigliata.
« Ma che dici! Ho un torneo da vincere e i Serpeverde da stracciare a Quidditch! » commentò di rimando Lyanna. Non fece in tempo ad aggiungere altro che un’armatura l’aveva acciuffata. James e Sirius che avevano appena notato la sua presenza a qualche metro di distanza stavano per scoppiare nuovamente a ridere, quando rimasero completamente stupefatti dalla vista che si stava presentando. Lyanna, che aveva vissuto in Francia, conosceva il cancan e ora si ritrovava a saltellare e sgambettare aggraziatamente. Sirius la fissò ipnotizzato, perdendo un colpo quando la gonna si alzò leggermente, scoprendole la coscia.
« Black sei il solito pervertito! » sbottò Lily, colpendolo con il libro che aveva in mano.
Lyanna riuscì a divincolarsi e Lily schiantò l’armatura, che cadde a terra. Stava per commentare la cosa, ma una voce dietro di lei catturò la sua attenzione. Senza girarsi rimase ad ascoltare.
« Vuoi venire al ballo con me ? » chiese Nora Johnson con voce squillante.
Remus era impallidito e la guardò con gli occhi sgranati e pieni di sorpresa.
« N-non … Non lo so. » rispose in un sussurro. Il cuore aveva preso a battere sempre più veloce e una stretta improvvisa allo stomaco gli provocò un attacco di nausea.
« Perché no ? Volevi già chiederlo a qualcun’altra ? » chiese con fare ingenuo.
« No. » rispose sinceramente Remus Lupin.
« Allora non vedo perché rifiutare! È deciso allora, ci andiamo insieme ?  » chiese la ragazza con uno sguardo speranzoso. « Non ti dispiace, vero Morland ? » domandò improvvisamente la ragazza con ironia. Lyanna si voltò piano e incedette verso di loro. All’improvviso aveva assunto un’aria preoccupante. Il suo sguardo era freddo e sul viso le si era dipinto un ghigno, che non le si era mai visto prima.
« Certo che no, Johnson. » rispose Lyanna con garbo. « Non mi piacciono i giocattoli rotti. Non ti facevo il tipo da pregare per i miei avanzi, ma serviti pure. » concluse con un sorriso gelido e lo sguardo divertito. Il sorriso dipinto sul volto di Nora Johnson si spense immediatamente. Quelle parole le erano arrivate come uno schiaffo in pieno viso.
« Johnson, quando decidi di provocare qualcuno, dovresti assicurarti di poter poi affrontare quella persona. » disse Lyanna piantando i suoi occhioni blu in quelli della ragazza davanti a lei.
« Chi ti dice che non ne sia in grado ? » sbottò la ragazza con le braccia conserte a mo’ di difesa. Non era andata come se lo era immaginata per niente. Non credeva che potesse essere così spietata.
« Ti faccio una piccola predizione, Johnson. » disse Lyanna con aria compiaciuta. Sfoderò la bacchetta, vi soffiò sulla punta, per poi sussurrare delle parole. Apparì del fumo. All’inizio non successe nient’altro, ma qualche secondo dopo, presero forma delle immagini. « Piangerai in una danza sfrenata. Puoi andare, ci vediamo al duello. » concluse Lyanna glacialmente, facendo riferimento alla prima prova della Giostra, in cui si sarebbero presto scontrate.
Le immagini evocate avevano sconvolto Nora a tal punto da scappare via.
« Sei ancora qui. Pensavo avessi avuto il buonsenso di evaporare. » commentò Lyanna, guardando Remus con lo sguardo più freddo e carico d’odio di cui fosse capace.
Remus abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere quell’odio. Sapeva di meritarselo, ma non riusciva a vederla in quello stato. Era colpa sua. L’aveva ferita, di nuovo. In quei giorni a casa doveva aver provato un dolore incommensurabile. Sapere di esserne in parte la causa lo distruggeva. Il senso di colpa lo portava a provare ribrezzo per se stesso.
Sono uno schifoso egoista, lo so Lyanna, pensò Remus con il magone alla gola.
« Mi dispiace, io — » sussurrò Remus. Si rese conto dello schiaffo solo quando la guancia aveva preso a pizzicargli. Lily guardava l’amica con un’espressione preoccupata, mentre James e Sirius avevano disincantato le armature e ora guardavano allibiti la scena. Qualsiasi cosa avesse fatto Remus, non avevano mai pensato che Lyanna fosse in grado di colpirlo. Lo amava troppo per odiarlo davvero fino a quel punto. Non poteva essere vero. Non riuscivano a credere ai loro occhi.
« Stai zitto. » lo interruppe lei con il cuore che galoppava. I muscoli facciali si erano irrigiditi, lo sguardo si era infuocato e aveva preso leggermente ad ansimare, trovando difficile respirare con il caldo che improvvisamente avvertiva. « Non guardarmi più, non parlarmi più. Quello che hai fatto … Non te lo perdonerò mai. » proseguì Lyanna duramente.
Remus ansimò a quelle parole. Una fitta al cuore lo spezzò in due dal dolore, come se un pugnale lo avesse appena trafitto. Una morsa gli attanagliò le viscere, la gola prese a bruciare e gli occhi presero a pizzicare.
« Puoi dimenticarti la tregua di Hogsmeade. » disse per poi prendergli la mascella tra le dita e guardarlo negli occhi. « Mi alzerò ogni mattina solo per ricordarti il male che mi hai fatto. » pronunciò lei con un sorriso meschino.
Remus era totalmente paralizzato nell’orrore. Quella davanti a lui non poteva essere Lyanna. Non poteva sopportare che fosse cambiata in quel modo per colpa sua. La ragazza avvicinò le labbra all’orecchio di lui, andando a coprirle con una mano, per poi sussurrare un “Potrei iniziare prendendomi il tuo amico Sirius solo per il gusto di farlo. Che ne dici ?” sussurrò impercettibilmente, per poi allontanarsi con una risata gelida.
Remus aveva sgranato gli occhi con un’espressione mista tra l’orrore e la rabbia. Voleva urlarle che fosse ingiusto, che l’aveva fatto per non farla soffrire e che la sua fosse una reazione esagerata, ma non ci riuscì. Perché sapeva che avesse tutte le ragioni del mondo per detestarlo. Non poté farsi colpire in pieno petto da tutto quell’odio che gli stava riversando.
« Trasudi sete di sangue, Morland. Grifondoro non è la casa dei nobili d’animo ? » la voce di Jones la riportò alla realtà. Lyanna si voltò lentamente per poi squadrarlo con aria di superiorità.
« Nella tua agenda di Serpeverde, invece, a quest’ora non dovresti disprezzare qualche anima pia ? » disse sarcasticamente Lyanna. « Dimmi che cosa vuoi e sparisci. » concluse senza distogliere lo sguardo.
« Sono un po’ troppo grande per certe stupidaggini. » commentò il ragazzo avvicinandosi con un ghigno in viso. Sirius e James lo guardarono in cagnesco, schierandosi di fianco alla ragazza. « Te lo sei dimenticata ad Aritmanzia. » spiegò il ragazzo, porgendole un grosso tomo. Lyanna nell’afferrare il libro sfiorò le dita del ragazzo. A quel lieve contatto distolse lo sguardo imbarazzata.
« Però non sei troppo grande per essere un idiota, come funziona ? » fece Lyanna con un ghigno insolente. Lily non riuscì a trattenersi e sorrise apertamente a quella battuta.
« Se mi chiedi scusa non toglierò punti a Grifondoro. » la provocò Jones divertito.
« Continua a sognare, idiota! » disse Lyanna di rimando.
« Un punto in meno a Grifondoro per la tua insolenza, Morland. » fece con un ghigno Jones, prendendosi una librata sulla spalla da parte di Lyanna. « Ora muoviti, abbiamo la presentazione di Alchimia. » disse afferrandola per un braccio e trascinandola con sé. James afferrò il braccio del ragazzo, intimandogli di lasciarla stare.
« Su, Morland, non mordo mica. » disse il ragazzo spazientito.
Lyanna sospirò e lo seguì. Percorsero il corridoio in religioso silenzio a debita distanza, per poi svoltare e scendere le scale. Quando giunsero al sesto piano, percorsero il corridoio a destra con fatica, in quanto pieno di studenti dei primi anni, incapaci di fermare le armature. Quando trovarono l’aula di alchimia si rifugiarono dentro. Nell’aula vi era già una coppia di studenti intenti a ripetere la presentazione richiesta per quella mattina. Lyanna prese posto dove di solito lavoravano e rimase in silenzio, rileggendo il foglio di pergamena.
« Com’è che non c’eri in questi giorni ? » chiese Jones fissandola con interesse.
« Problemi personali. » si limitò a dire la ragazza senza distogliere lo sguardo dalla pergamena. Jones poteva giurare che per un secondo avesse assunto un’aria triste.
« Se non hai troppo da studiare, possiamo vederci stasera. » disse la ragazza a bassa voce.
« Dovrei essere io a dirlo a te. » fece il ragazzo guardandola con il sopracciglio alzato.
« La McGranitt ha provveduto affinché mi tenessi in pari. » spiegò Lyanna senza dilungarsi troppo.
« Comunque, dopo la ronda. Non posso assentarmi come l’altra volta. » fece Jones, alludendo al loro ultimo incontro. Non voleva dover dare spiegazioni a Lupin.
« Vorrà dire che dopo cena ci andrò direttamente e studierò lì. Altrimenti rischierei di incontrare metà dei compagni di casa. » fece lasciandosi poi andare in un lungo sospiro.
 
 
*
 
« Vado a vedere dov’è andato a finire. » decretò poi in un sussurro Sirius Black al suo amico James Potter, che annuì con un’espressione seria, passandogli furtivamente la Mappa del Malandrino.
Non che temessero che il professor Rüf li scoprisse; era del tutto improbabile che ciò avvenisse. Il fantasma aveva la testa china sul grosso tomo polveroso, parlava lentamente, come una cantilena ininterrotta. Qualche banco più in là del suo Lyanna Morland si era completamente addormentata e il professore non si era accorto di nulla.
Sirius raccattò silenziosamente le sue cose e con discrezione si defilò da quell’aula più veloce che poté. Si nascose in uno sgabuzzino lì nei pressi ed estrasse la mappa.
« Giuro solennemente di non avere buone intenzioni. » sussurrò il ragazzo, per poi battere un colpo sulla pergamena. La mappa si attivò subito e i suoi occhi saettarono su ogni centimetro della carta alla ricerca del cartiglio che portava il nome di Remus Lupin. Quando individuò l’iscrizione sbuffò.
Dannazione Remus, fino alla Torre di Grifondoro mi devi far correre ? pensò scocciato.
Dopo aver dato un’ultima occhiata alla mappa si fiondò verso le scale e corse come un dannato, approfittando dell’assenza di mastro Gazza, che si stava dirigendo verso la capanna di Hagrid.
Non trovò nessun ostacolo nella sua lunga corsa. Dopo aver riempito di lusinghe la Signora Grassa, entrò nella Sala Comune del Grifondoro e si lasciò cadere su una poltrona, completamente stremato. Si portò le mani al viso e inspirò profondamente, trattenendo l’aria nei polmoni, per poi espirare lentamente. Il cuore pian piano aveva ripreso a battere ad un ritmo meno sostenuto.
Pochi istanti dopo, il giovane Black si alzò e si diresse verso la sua stanza. Quando vi entrò, trovò il letto a baldacchino alla sua sinistra del tutto serrato.
Non l’ha presa proprio bene, pensò il ragazzo con una smorfia in viso. Non sapeva cos’avesse fatto di così grave, ma la reazione di Lyanna lo aveva del tutto sorpreso. Non l’aveva mai vista così fredda e pungente nel poco tempo che aveva potuto osservarla. Remus ne aveva sempre parlato con affetto, raccontando loro quanto fosse dolce e gentile. Lui stesso aveva potuto constatare quanto fosse buona e saggia, non ascoltando le brutte voci sul suo conto e dandogli la possibilità di farsi conoscere per quello che era davvero. L’aveva vista fragile e impaurita, ferita e umiliata, follemente arrabbiata con i Serpeverde, ma non l’aveva mai vista così. Non poteva trattarsi della loro rottura; si era disperata e aveva pianto per settimane, ma poi era riuscita a riprendersi. Era riuscita addirittura a cercare di avere un rapporto civile con Remus. Qualsiasi cosa le avesse fatto, doveva averla sconvolta per farle nascere un sentimento così negativo nei confronti del ragazzo che aveva amato alla follia.
« Ciao Remus, sono Sirius … » si annunciò lui, trovando poi stupido specificare chi fosse, visto che Remus avrebbe potuto tranquillamente riconoscerlo dalla voce.
Dall’altra parte non ci fu risposta, ma Sirius sapeva che l’aveva sentito.
Eddai Remus, vienimi incontro, non sono bravo in queste cose, pensò Sirius, mentre un centinaio di idee su come affrontare la situazione sfrecciavano incontrollate nella sua testa.
« Io non so cos’hai combinato, Lunastorta, però non ti potrai nascondere per sempre. » esordì Sirius incerto. « Dev’essere stata dura sentire quelle parole, però è stata la rabbia a parlare. Dalle un po’ di tempo … Quando la rabbia sparirà, avrete modo di parlarne e potrai spiegarti. » proseguì a ruota libera, senza sapere minimamente da dove provenisse tutta quella saggezza.
La sua mano aveva afferrato delicatamente la tenda del letto a baldacchino di Remus. Chiuse forte gli occhi e pian piano la fece scorrere. Quando li riaprì, la vista dell’amico raggomitolato su se stesso con il viso pieno di lacrime, che abbracciava il cuscino gli provocò un moto di tristezza incredibile.
Sapeva cosa voleva dire sentirsi completamente solo, abbandonato a se stesso, desiderando solo che qualcuno lo abbracciasse e gli dicesse che tutto sarebbe andato bene.
« Posso sedermi ? » chiese il ragazzo indicando un piccolo spazio libero accanto all’amico. Remus fece una smorfia addolorata e annuì lentamente, senza incrociare lo sguardo.
Lo sguardo di Sirius si soffermò sul biondo, osservandone il viso corrucciato in un’espressione di dolore. Sirius pensò che non l’avesse mai visto così angosciato nemmeno la notte in cui l’avevano accompagnato per la prima volta a trasformarsi.
« Lei ti ama, Remus. » fece Sirius con semplicità. « Ha provato dei sentimenti profondi per te fin da subito, è normale che anche quelli negativi siano amplificati. Essendo così importante per lei, è chiaro che tu abbia il potere di ferirla più di altri. » proseguì, sperando di non peggiorare ulteriormente la situazione.
Remus sospirò, per poi spostarsi in mezzo al letto in posizione supina, stringendo il cuscino al petto.
« Non puoi capire, Sirius. » disse Remus con voce roca, guardandolo negl’occhi con lo sguardo intriso di disperazione.
« Allora aiutami a capire. » fece Sirius più serio che mai.
« Mi devi promettere che non lo dirai a nessuno. A nessuno, Sir. » sbottò in preda all’ansia, tirandosi su a sedere.
Sirius sgranò gli occhi, colto completamente alla sprovvista. Si ricompose e con fare serio annuì.
« Te lo prometto, Remus. » disse solennemente Sirius. « Ti prometto che non ne farò parola con nessuno. »
Remus lo squadrò con fare ansioso, per poi rilassarsi quando capì che fosse serio.
« Sarà un po’ lunga da spiegare … » esordì il biondo, torturandosi le mani. « La sorella di Lyanna, Madeline, è morta in un tragico incidente … Sua madre, una babbana, si è convinta che fosse colpa sua, che con la magia avrebbe potuto fare qualcosa. Non ha retto la cosa e si è suicidata. » spiegò lentamente, cercando di essere il più conciso possibile.
« Ma perché proprio Lyanna ? Anche il marito è un mago. » chiese Sirius, aggrottando le sopracciglia.
« Perché Lyanna ha ereditato un potere … » sussurrò piano, come se avesse paura che anche le mura potessero origliare. « Un potere che le fa avere delle visioni. »
Sirius rimase del tutto spiazzato. Si era spesso domandato quale potesse essere il suo problema, ma non aveva mai pensato che potesse trattarsi di una cosa del genere.
Ti prego, Sirius, fallo smettere, le parole della ragazza cominciarono a rimbombargli prepotentemente nella testa e più ripensava a quel momento, più il cuore gli si appesantiva.
Sono stato uno stupido, pensò Sirius con la pelle d’oca e lo stomaco che si attorcigliò in una stretta morsa. Lei stava soffrendo così tanto, sola, in un posto così lontano e così diverso e io non ho fatto altro che vederla solo per un bel corpo, pensò schifato di sé stesso.
Io più di tutti avrei dovuto capire, pensò ancora non riuscendo a sostenere lo sguardo di Remus.
« Io, però, non capisco che le hai fatto di male. » fece Sirius quando ritornò in sé.
Questa volta fu Remus ad abbassare lo sguardo. Aveva i pugni serrati e il viso incupito.
« Un giorno in estate, mentre stavo rientrando in casa, ho sentito per sbaglio una conversazione tra mio padre e Charles, il padre di Lyanna … » esordì il biondo, senza guardarlo. « E ho scoperto che, in realtà, Charles non è suo padre … Che Claudine non era sua madre. »
Sirius sembrava pietrificato. Gli occhi velati dalla tristezza osservavano l’amico con il capo chino.
« Finn, il ragazzo che hai visto ad Hogsmeade, non è suo cugino. È suo fratello. » proseguì Remus, per poi lasciarsi cascare nuovamente con la schiena sul letto. « Io e lui abbiamo litigato in estate. Era venuto per dirglielo. Diceva che ora lei è adulta, che non c’erano più scuse per non dirglielo. Suo zio, Charles, era d’accordo, ma voleva aspettare le vacanze di Natale, visto quello che era appena successo. » continuò il ragazzo, per poi distogliere bruscamente lo sguardo da Sirius.
Il giovane Black non disse nulla, immaginando che stesse giungendo al nocciolo della questione.
« Io non volevo che lei lo venisse a sapere. Sapevo che si sentiva completamente abbandonata a se stessa, sapevo quanto volesse avere una famiglia, specie dopo quello che le è successo … » fece Remus con la gola che aveva preso a bruciargli nuovamente. « Però non gliel’ho detto. Io ho giudicato male la sua famiglia. Pensavo che la rivolessero per via dei suoi poteri, per controllarli, non sapevo che avevano deciso di spacciarla per la nipote per tenerla al sicuro. » proseguì con gli occhi pieni di lacrime.
« Tenerla al sicuro da cosa ? » chiese Sirius, non riuscendo a seguirlo.
« Una sua antenata ha avuto delle premonizioni e, lasciamo stare, non ci voglio nemmeno pensare. » spiegò Remus senza entrare nei dettagli, spostando lo sguardo in quello dell’amico. « Ci credo. Se imparasse a controllare il suo potere, il vantaggio che potrebbe dare sarebbe enorme. Chiunque vorrebbe metterci su le mani. » concluse Remus con il cuore pesante.
« Lei si fidava di me, Sirius. » sussurrò qualche istante dopo Remus, singhiozzando. « Come ho fatto a tenerle nascosta una cosa del genere ? So che ha tutte le ragioni per odiarmi, però … »
Il ragazzo non riuscì a finire di pronunciare la frase. Le parole gli morirono in gola. Affossò il capo nel cuscino, nascondendo il viso pieno di lacrime e soffocando i singhiozzi, per poi lanciare via il cuscino in un moto di rabbia.
« Perché poi ? Perché prendersi il disturbo di nasconderle una cosa del genere, se poi l’ho lasciata, per poi riprendermela, per poi lasciarla di nuovo! » sbottò Remus prendendosi il viso tra le mani. « MA CHE CAZZO DI PROBLEMI HO ? »
Remus, ormai, straparlava a ruota libera, incontrastato. Sirius aveva provato a calmarlo, ma sembrava che la cosa lo alimentasse ancora di più.
« REMUS, CALMATI! » sbottò Sirius dopo averlo preso con forza per il colletto. « So che è dura, ma una cosa alla volta. Lyanna si calmerà e per il resto ci siamo noi. Ne verremo a capo, okay ? » borbottò il ragazzo duramente.
Non era stata sua intenzione risultare così brusco e duro, però la cosa riportò Remus alla realtà e Sirius ne fu felice. Il biondo si limitò ad annuire, senza guardarlo. Nessuno dei due osò dire qualcosa. Il silenzio che era calato in quella stanza pesava sulle loro giovani spalle. Potevano udire l’uno il respiro dell’altro, senza sapere che entrambi avevano il cuore che pesava come un macigno e che il mondo là fuori sembrava sempre meno colorato di quanto lo fosse un tempo.
Un tempo il mondo brillava di una luce calda.
Un tempo il mondo era verde di amicizia.
Un tempo il mondo era azzurro di serenità, arancione di allegria, rosso di amore e giallo di speranza. Ora, invece, le foglie arancioni della speranza si congedavano dagli alberi e le piogge d’autunno avevano lavato via dal cielo la serenità e la speranza. Non c’era più calore. Solo una spaventosa scala di grigi che incombeva su di loro.
 
 

 
Note dell’autrice. ♥
Ciao a tutti!
Innanzitutto, vorrei scusarmi per la lunghissima attesa. So che non è una scusante, ma è un periodo difficile e riuscire a non riversare i miei sentimenti in questo capitolo è stato piuttosto difficile.
Non so nemmeno se qualcuno stia ancora seguendo questa storia, se vi piaccia o se ci siano delle cose da migliorare.
Ogni tanto ci sono momenti in cui penso che forse sarebbe il caso di abbandonarla, ma mi piacerebbe finirla.
Finalmente in questo capitolo scopriamo un po’ di più sul passato di Lyanna e pare che Remus si sia cacciato di nuovo in un grosso pasticcio. Proprio ora che si stavano riavvicinando, sembrano più distanti che mai. Ce la faranno mai a ritrovarsi ?
Che ne pensate ?
 
Lily
   
 
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