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Autore: Shimba97    30/10/2019    6 recensioni
La vita in Inghilterra trascorreva tranquilla dopo l’Apocalisse non avvenuta; uragani, incendi autostradali e motociclisti demoniaci erano ormai un lontano, ma neanche tanto ricordo.
Nessuno si ricordava di quei due giorni concitati e paradossali che avevano quasi causato lo sterminio dell’intero genere umano, a parte una manciata di persone che si contavano sulle dita delle mani…
- Ehi angelo, senti. Se questa libreria è frutto di un miracolo, puoi spiegarmi questo libro?
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Del nome di Crowley e dell’amore di Aziraphale
Di uscite non programmate
 
 
- Quindi è successo così?
- Esattamente, mia cara -
- Le tue parole sembrano uscite da un romanzo, sei molto sicuro di te -
- Oh ma no, la realtà è molto meglio di un romanzo - disse Aziraphale, sorseggiando il tè nella sua tazza preferita.
Era passato qualche giorno da quella fatidica giornata e molte cose erano cambiate; come il fatto che la sua camera da letto era diventata la loro e che il demone amava tentarlo per rimanere in quel giaciglio caldo ed accogliente invece di alzarsi per aprire la libreria.
Non hai mai venduto nulla, sarebbe un'altra giornata inutile!
Gli aveva più volte ricordato, ma l'angelo l'aveva sorpreso quando aveva ammesso che qualche tomo lo aveva dato via, durante la sua assenza. Crowley si era premurato di dirgli che poteva farglieli riavere creando delle copie perfette anche agli occhi di un esperto, ma all'angelo andava bene così. Aveva compreso che i libri non erano tutto nella sua esistenza, se non c'era qualcuno con cui condividerli. Che poi era un parolone, condividere. Aveva scoperto con sua enorme sorpresa che Crowley leggeva, specialmente filosofia e psicologia.
Sono interessanti, non annoiano come i libri che leggi tu!
Ovvio che non annoiavano! Erano fatti proprio per scavare nella mente umana e nei suoi pensieri più profondi! I libri che preferiva lui erano quasi sempre storie d'amore, dove il cavaliere salvava la sua dama e regnava l'amore. Cosa c'era di sbagliato? Sicuramente li trovava più interessanti di Nietzsche o Freud. A quest'ultimo aveva anche avuto la possibilità di conoscerlo, per una coincidenza - o fatalità - mentre si trovava a Vienna per risolvere degli screzi fra regni ed aveva avuto una interessante conversazione, finita con un brutto battibecco.
Studiare le droghe, che assurdità! Per non parlare dell'altro, come gli studi sulla sessualità, che lo avevano costretto a troncare la conversazione e battere bandiera bianca, troppo imbarazzato per continuare a parlarne.
- Sapevo che vi sareste riappacificati -
Aziraphale sorrise, terminando la sua bevanda. La sua amica ci aveva creduto più di lui, esortandolo a non mollare la presa nelle sue ricerche, tenendo accesa una flebile luce di speranza. Doveva tutto a lei, un'umana dal cuore grande.
- È stato inaspettato per entrambi -
- Non per me, caro mio angelo - rise appena, portandosi la lunga chioma scura all'indietro, guardandolo divertita - e così le vostre aure... sono unite -
Il biondo sorrise, poi mutò il suo sguardo in stranito - unite? Le hai viste? -
La strega non disse nulla, ma il suo sguardo fu abbastanza esauriente.
- Oh -
- Già -
L'angelo arrossì, colto in fallo. D'altronde era meglio che li avesse visti lei e non qualcun'altro, come per esempio il Sergente Shadwell.
 
- Ehi angelo! - Crowley entrò nella libreria, spalancando la porta. Non aveva bisogno di chiavi o altri oggetti inutili, gli bastava schioccare le dita e tutto il mondo cadeva ai suoi piedi.
Anathema ed Aziraphale si voltarono di scatto, uno con un sorriso da ebete e l'altra con un sopracciglio alzato accompagnato da un sorrisino.
- Oh Crowley caro! - si alzò, lisciandosi i pantaloni eleganti, andandogli incontro. Ormai il loro saluto era il classico bacio sulle labbra, come ogni normale coppia, ma in quel momento Aziraphale si trovava in difficoltà.
Non era abituato a scambiare certe effusioni con un pubblico davanti, anche se era una sua cara amica.
Crowley lo vide avvicinarsi e fermarsi a pochi centimetri da lui, esitante, il che lo portò ad alzare un sopracciglio - davvero, angelo? - si voltò verso Anathema - non ti dispiace se saluto il mio ragazzo, vero? -
- Assolutamente, fate pure - lo esortò, ancora seduta.
- Perfetto. Idiota di un angelo - lo prese per il colletto, facendo scontrare le loro labbra.
Aziraphale finì per poggiare le mani sul suo petto, per non perdere l'equilibrio, lasciandosi travolgere da quel bacio irruento quanto passionale; ci volle poco per scioglierlo del tutto, portandolo a ricambiare con la stessa intensità, anche se con più dolcezza.
Rimasero interi secondi ad assapprarsi, dimenticandosi di Anathema e di tutto il resto.
Furono interrotti da una leggera tosse imbarazzata - mi dispiace interrompervi, ma credo che sia ora di andare - si alzò, lisciandosi la gonna blu con fantasie floreali.
- Mh? Ah sì certo, grazie cara per essere passata, dovremmo farlo più spesso - l'angelo sembrò tornare nel mondo dei vivi, avvicinandosi all'attaccapanni per aiutarla ad indossare l'impermeabile - torna quando vuoi -
- Lo farò, grazie Aziraphale. Ciao Crowley - lo salutò, sorridendo appena ed uscendo dalla libreria.
Il demone la salutò con un cenno del capo, poi tirò l'angelo verso di sé - allora, dove eravamo rimasti? -
Aziraphale arrossì, cingendogli il collo con le braccia - Crowley caro... mi stavi salutando... -
Il demone sorrise, togliendosi gli occhiali e stringendogli i fianchi - giusto, e sono molto contento di vederti - riunì le loro labbra, in un bacio più dolce ma che ben presto finì per scaldarsi.
Ed alla fine l'angelo aveva capito che ormai loro, i ritmi, non li rispettavano più.
 
 
- Crowley? -
- Mh? -
- Posso farti una domanda? -
Il demone alzò lo sguardo dal cuscino, incatenandolo al suo - Spara -
Il biondò si voltò verso di lui, coprendosi col lenzuolo fino alla vita - tutti ti conoscono come Anthony J. Crowley -
- Si, quindi? - non capiva dove voleva andare a finire.
- Mi chiedevo... quella J a cosa corrisponde? - le sue gote si arrossarono leggermente, ma mantenne il contatto visivo.
Crowley sgranò gli occhi, colto di sorpresa. Nessuno gli aveva mai fatto quella domanda, nemmeno il suo angelo, anche quando aveva avuto l'occasione.
- Non sta per nulla, è messa lì per caso -
- Bugiardo - lo rimbeccò bonariamente - so che sta per qualcosa, tu non fai mai nulla senza un motivo -
Il rosso si mosse sul materasso, a disagio - Perché ti interessa tanto? -
- Perché mi piacerebbe conoscere anche questo mistero del mio compagno, sempre che non ti dispiaccia -
E Crowley si sciolse, già prima di finire quella frase, perché con quegli occhioni innocenti che lo guardavano in quel modo non riusciva a resistere. E pure dopo avere fatto per l'ennesima volta l'amore, continuava a vedere il suo angelo come un essere puro e casto, perché il suo cuore era rimasto tale e quale dal loro primo incontro.
Sospirò, poggiando la schiena sul letto e guardando il soffitto - James. Quella J sta per James -
Provò ad ignorare lo sguardo stupito di Aziraphale, che non emise una parola. Se non avesse sentito il suo respiro avrebbe potuto ipotizzare di averlo reso una statua di sale, solo con lo shock.
- James...? Ma è… -
- Ebraico, si -
- S-si ma... vuol dire... -
- So quello che vuol dire, angelo-
- E... perché l'hai scelto? -
Crowley respirò rumorosamente, infastidendosi appena - ti stranisce così tanto che un angelo caduto abbia voluto scegliere un nome ebraico? -
- Oh no, certo che no. Mi chiedo solo perché hai scelto uno dei pochi che ha un significato stretto con Dio -
James significava "colui che diviene il primo, che Dio ha protetto". Era un nome strano, se si pensava che Crowley era un demone e quindi... doveva averlo scelto per un motivo.
- Caro, puoi spiegarmi perché? - poggiò con delicatezza le dita sul suo viso spigoloso, facendolo voltare verso di lui - non ti giudicherei mai -
Calò un silenzio pesante per qualche minuto, intervallato solo dai loro respiri più o meno regolari. I loro occhi si guardavano, scrutandosi; uno cercava di rassicurarlo, l'altro provava a rassicurarsi.
- Prima di cadere... ero un angelo molto importante - iniziò - non allo stesso livello di Gabriel & Co, anche se Lui me l'aveva chiesto. Diciamo una via di mezzo tra un arcangelo ed un cherubino - il suo sguardo divenne triste - Rafael... era così che mi chiamavo - vide lo sguardo del suo compagno diventare triste e gli occhi farsi lucidi - creavo stelle, sai? Ti ricordi Alpha Centauri? È una delle poche stelle rimaste ancora in mio possesso - sospirò - comunque... ho scelto James perché mi piaceva l'accostamento, anche se non ne sono più degno -
- Oh Crowley...- sentì la sua voce tremare, allungando la mano verso il suo viso per accarezzarlo - io non sapevo niente di tutto ciò -
Crowley annuì - lo so, perché non ne ho mai fatto parola con nessuno. Tu sei l'unico ed il solo a saperlo. Custodiscilo -
Questa volta fu il turno dell'angelo annuire, avvicinandosi ancora ed annullando le distanze, per donargli un bacio intenso quanto avvolgente.
Non rivelerò mai il tuo segreto. Adesso è il nostro.
- Vuoi ballare con me? -
Gli occhi serpentini si aprirono di scatto, a pochi centimetri dal suo viso. I suoi occhi azzurri ancora lucidi lo guardavano con aspettativa, accarezzando ogni parte del suo viso – Ma io non so ballare -
- È facile, ti insegno io, vuoi? – nel momento in cui il demone annuì lo fece mettere seduto, schioccando le dita, facendo indossare ad entrambi i boxer, uno nero con delle fantasie serpentesche, l'altro bianco, molto semplice.
Aziraphale lo prese per mano, facendolo scendere dal letto, posizionandosi al centro della stanza. Sorrise, guidando le sue mani sui fianchi, cingendogli il collo dolcemente - Adesso lasciati andare... -
- Ma non c'è la musica -
- Non è necessaria, prova a riprodurla con questo - gli poggiò una mano sul cuore, sentendo il suo ritmo accelerato. Poco dopo iniziarono a dondolare, poggiando la fronte l'uno con l'altro, ad occhi chiusi.
E quella volta fu Crowley ad accorgersi che il loro ritmo correva, poi si fermava bruscamente, per poi ripartire mite. In 6 millenni erano cresciuti entrambi, imparando a capirsi, anche commettendo degli errori.
Le prese si rafforzarono, concludendosi in un abbraccio che sapeva di casa, di amore e di... famiglia.
La loro, quella che avevano creato con il loro legame. Se fossero stati immortali o no poco importava. Loro sarebbero rimasti sempre insieme, fino alla fine.
 
 
Era pomeriggio inoltrato ed il sole al crepuscolo creava dei giochi di colori molto intensi, ricreando un’atmosfera accogliente nonostante il freddo residuo di quel fine aprile. Crowley aveva sorpreso Aziraphale, chiedendogli se voleva uscire.
Ti devo portare a mangiare fuori, te lo devo dalla nostra ultima cena al Ritz.
E così, dopo un’ora trascorsa a prepararsi uscirono dalla libreria, con l’angelo stretto al braccio del demone, passeggiando tra le vie di una Londra ancora sveglia.
Chiacchieravano tranquilli, godendosi quei momenti di normalità che era mancata loro per molto tempo.
Visitarono diversi locali, ma nessuno quella sera era adatto a loro, portandoli a passeggiare più del dovuto. Alla fine arrivarono davanti ad un parco, immerso totalmente nel verde; entrambi si guardarono e non ci furono bisogno di parole: era perfetto.
- Caro, sai che parco è questo? –
- Mi sembra di aver letto in qualche rivista che da queste parti si trovava l’Holland Park –
Ma certo! Come aveva fatto a non riconoscerlo? Ovviamente erano passati anni – forse una quarantina? – dalla sua ultima visita, poi il suo parco di riferimento era diventato il Saint James.
- Me lo ricordavo diverso –
- Sei già stato qui? –
- Molto tempo fa – ammise, superando l’entrata, rimanendo piacevolmente colpito dai paesaggi mozzafiato che quei giardini offrivano – guarda, una cascata! – esclamò, indicando col dito, come un bambino. Il demone sorrise, divertito ed al tempo stesso intenerito, incamminandosi verso una panchina in pietra proprio vicino quella cascata naturale, come se la natura l’avesse scolpita solo per quel luogo.
Aziraphale rimase a contemplarla per minuti interi, memorizzando ogni piccolo dettaglio; era proprio un giardino a tema giapponese, con i mandorli in fiore ed i boccioli dei fiori ancora chiusi; pensò che niente sarebbe stato migliore, quella serata.
Erano le 6 e 30 del pomeriggio ed il sole illuminava ancora il cielo. Entrambi avevano amato l’invenzione dell’ora legale, un po' meno l’ora solare, perché gli permetteva di godere di un’ora in più di luce, specialmente adesso che potevano approfittarne insieme.
- A cosa pensi? – disse l’angelo dopo qualche minuto, trovando Crowley con in mano i suoi occhiali e lo sguardo fisso sull’acqua che veloce sbatteva sulle rocce.
- Nulla di importante – fece spallucce – ti va… se facciamo un picnic? – chiese, suscitando un sorriso entusiasta nel suo volto.
- Ma certamente! Volevo proprio chiedertelo – si alzò, lisciandosi il panciotto.
Anche il rosso si alzò, schioccando le dita; nel prato accanto si materializzò una grande tovaglia a scacchi bianca e rossa, con un generoso cesto da picnic, che ovviamente attirò subito l’attenzione dell’angelo.
Si sedettero, uscendo fuori dei tramezzini, delle insalate, ed ovviamente dei dolci al cucchiaio, per la gioia del biondo.
Mangiarono con calma, scambiandosi sorrisi complici e piccoli gesti dettati ancora dall’imbarazzo, come il rimanere imbambolato a fissare l’altro senza battere ciglio o il sporcarsi le labbra con la ganache al cioccolato (che fu subito spazzata via utilizzando ben altri metodi). Quel momento di condivisione così intimo e leggero lo fecero durare il più a lungo possibile, fino a quando non riposero tutto dentro il cesto, rimando seduti sulla tovaglia a godersi il silenzio del parco, ormai quasi vuoto visto l’orario serale. Avevano miracolato delle piccole candele, per poter rimanere illuminati anche se avvolti nell’oscurità. Aziraphale sentiva gli ingranaggi nella testa di Crowley girare velocemente – Caro, Crowley – gli prese la mano – sicuro che vada tutto bene? –
Il suo compagno dagli occhi dorati lo guardò, attento - ma anche con timore? – voltando poi lo sguardo verso la fontana ormai al buio – pensavo all’acqua –
- All’acqua? – domandò confuso, ricevendo un assenso.
- A quanto può essere libera di andare dove vuole. Certo, tralasciando il fatto dei maremoti o delle alluvioni, perché i disastri naturali sono… -
- Crowley? – lo bloccò, accarezzandogli il dorso della mano – stai straparlando –
- Oh sì, giusto – tossì appena, riprendendosi – dicevo… penso a come ha il potere di andare dove vuole, quando lo vuole –
- Ma… è semplice acqua, non ha il dono del pensiero, caro – adesso l’angelo era davvero stranito. Non voleva fare sentire Crowley a disagio, ma i suoi discorsi erano senza senso.
- Lo so, ti sembra che non lo sappia? – quella che voleva essere una frecciatina suonò come una normale affermazione.
- Perdonami, ma non riesco a seguirti… - ed era vero. Non capiva il nesso logico, sempre che lo avesse. Era cambiato da un momento all’altro, appena seduto sulla panchina; era diventato silenzioso e disattento, come se fosse stato oscurato da un pensiero molto pesante.
La presa sulla sua mano si intensificò, incatenando le iridi con le sue, scavandogli dentro – Angelo… e se mi sposassi? –
Tra tutti gli scenari apocalittici che aveva pensato in quell’attimo di secondo, quello lo destabilizzò più di tutti, facendogli bloccare il respiro.
Gli aveva davvero chiesto se volesse passare tutta la sua esistenza con lui, come una vera coppia, senza più limitazioni? Era quello che voleva davvero?
- I-Io.. oddio, ti sembra il modo di chiedermelo?! – si agitò sul posto, allentandosi il papillon; improvvisamente faceva così caldo, nonostante ci fossero una ventina di gradi.
- Mi è uscita così! E poi aspetta… è un no? – si accigliò il demone, provando a sciogliere la presa con la sua mano, trovando resistenza.
- E’ un no? Ma dico, sei totalmente impazzito?! – Aziraphale stava avendo una crisi di panico, era sicuro di questo, ma era… un attacco di panico buono? – s-stiamo insieme da una settimana, certo, ci conosciamo da millenni, ma io credevo che questa sarebbe stata una semplice uscita, dove avremmo mangiato e scherzato e poi saremmo tornati a casa e forse avremmo guardato un film e poi.. –
- ANGELO! – Crowley lo prese per le spalle, bloccando il suo flusso di pensieri – se ti stai chiedendo se era programmato la mia risposta è no, ci ho pensato poco fa – cercò di tranquillizzarlo – ed anche io sono spaventato, perché eravamo compagni, poi nemici, finendo per diventare amici e poi… eccoci qui, in questo parco, alle 8 della sera, dopo un picnic, per festeggiare la nostra prima settimana insieme –
Oh. La loro prima settimana. Gli era passato di mente… che persona orribile che era!
- E smettila di pensare al fatto che te lo sei dimenticato, ti conosco – sospirò – lo giuro, volevo solo fare qualcosa di speciale con te, ma le cose mi sono sfuggite di mano – adesso anche la sua voce aveva tradito del tremore, dettato dal nervosismo – quindi se tu non sei pronto puoi anche dirmi di no, non scapperò mica –
Aziraphale lo guardò, col fiato corto ed il cuore a mille. Il suo demone preferito… - Sono stato codardo per troppo tempo, Crowley – gli spostò un ciuffo ribelle che era ricaduto davanti al viso – adesso non voglio esserlo più – si avvicinò, rimanendo a pochi centimetri dalle sue labbra – e la mia risposta è sì, perché ti amo più di ogni altra cosa al mondo e non immagino più un giorno senza di te – quella promessa la siglò premendo le sue labbra con quelle del suo amato, che ebbe prima un momento di shock, ma poi ricambiò con più ardore. Sembrò un bacio infinito, quello; le labbra si sfioravano, gonfie, approfondendo il bacio e accarezzandosi più in profondità, stringendo le loro mani intorno ai vestiti ormai stropicciati; era il loro momento, che stavano aspettando da tutta una vita e che credevano non sarebbe mai arrivato, non per loro almeno.
Fu Crowley a staccarsi appena, per riprendere aria – quindi è un sì? –
L’angelo sorrise, aprendo gli occhi per perdersi ancora nei suoi, oceano contro oro liquido – è un sì –
 
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Salve a tutti!
Mi scuso per l’enorme ritardo e per il mancato aggiornamento della scorsa settimana, ma come avrete ben letto il mio umore non era dei migliori. Credo che questa settimana sia stata la più intensa quanto devastante della mia vita e vi confesso di avere scritto questo capitolo in una giornata, perché le parole spingevano per uscire ma la voglia di mettermi al pc e buttare giù il capitolo era zero.
So che probabilmente i personaggi risulteranno un tantino OOC, ma avevo bisogno di gioia ed ho voluto trasmetterlo nel capitolo, almeno a loro.
Spero che non faccia così schifo, ci ho messo impegno per concluderlo il prima possibile per non tardare troppo la pubblicazione; per qualunque inesattezza o errore non esitate a farmelo presente.
Ringrazio tutti i lettori e vi dico che il prossimo sarà ahimè l’ultimo. Mi piange il cuore ma credo che sia arrivata l’ora di dare un degno finale a questa storia che mi ha sbloccato dopo anni di silenzio.
Come sempre, se volete farmi sapere un vostro parere ne sarei felice!
A presto,
R.

 
   
 
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