18
Daario Naharis
Il
cavallo non si è ancora abituato al loro odore. Al modo in cui il branco gli
gira intorno, aspettando il minimo segnale di Nymeria per saltargli alla gola.
Arya lo cavalca a fatica, cercando di controllare
la sua paura. È quasi strano ritrovarsi insieme dopo tanto tempo. Ed è quasi strano
che tutto il branco le abbia seguite. Nessun lupo l’ha più minacciata, non da
quando Nymeria è intervenuta per salvarla.
Mi ha salvato la vita.
E in un modo diverso da come Arya ha salvato la
sua. Ad Approdo del Re sarebbe morta… se anche Robert avesse convinto Cersei a
rinunciare alla testa dei metalupi… sarebbe morta poco tempo dopo, in una città
lontana da casa.
Perlustrano i boschi vicini alla Strada del Re,
perché Arya non vuole lasciare altri stranieri a fare razzie nelle Terre dei
Fiumi. E i lupi la seguono. Sono il suo branco adesso.
Nymeria cammina lontano da lei, ma ogni volta che
la vede inoltrarsi tra gli alberi, comanda gli altri di seguirla.
Hanno incontrato pochissime persone, e sono
fuggite tutte.
Arya avrebbe voluto rassicurarle, ma non ha
potuto.
Poi, mentre si rende conto di un altro
accampamento di Daario nascosto tra la vegetazione, riconosce la sua lingua.
Capisce subito che non si tratta di gente venuta fuori. Capisce subito che ci
sono dei prigionieri.
«Restate indietro» sussurra a Nymeria, scendendo
da cavallo.
Spera che la capisca, così come un tempo riusciva
a comprendere ogni sua parola.
Nessun lupo la segue stavolta, mentre si muove
tra gli alberi facendo meno rumore possibile.
Trova un uomo di guardia, accovacciato a terra, mentre
indugia nei suoi bisogni fisici. Arya gli arriva alle spalle, gli occhi fissi
sulle brache calate. È talmente veloce a far scorrere la lama sulla sua gola,
che lui nemmeno si accorge di morire.
Accompagna il suo corpo a terra per evitare
baccano inutile.
«Chi siete?» grida qualcuno. «Esigo di sapere chi
siete! Siete nelle mie terre.»
Arya alza la testa di scatto a quelle parole. È
nascosta, ma in lontananza nota le case di un villaggio, la sagoma di un
castello. Si chiede se sia…
«Il Re sa ciò che state facendo qui. Sta mandando
degli uomini per fermarvi. Ci avete attirati qui e io…»
Tu parli troppo, zio.
Ha parlato troppo anche il giorno in cui i lord
si sono riuniti per decidere il Re. Sembra proprio che non abbia perso il
vizio…
Non è solo. Ci sono una decina dei suoi uomini
inginocchiati accanto a lui. Daario li passa in rassegna uno per uno. Tocca i
loro mantelli, solleva le loro collane, accarezza i capelli di quello che è
poco più di un ragazzino.
Poi estrae il coltello.
Non lo ordina ai suoi. No. Si mette alle spalle
del ragazzino e gli taglia la gola. Proprio come poco prima Arya ha fatto con
il suo uomo. Lo lascia cadere a faccia in avanti, mentre il sangue si sparge
sul terreno. Gli altri tremano di paura.
«No!» grida suo zio. «Sono Edmure Tully e
questo…»
Qualcuno lo colpisce forte alla mascella,
voltandogli la testa dall’altra parte.
Daario passa da un uomo all’altro con la sua
lama, disegnando un sorriso di sangue sotto il mento di ogni guardia. Quando
arriva vicino a suo zio Edmure, però, si ferma.
«Avete tradito la vostra Regina» dice Daario, con
un forte accento straniero. «L’avete uccisa.»
«No. Jon Snow l’ha fatto. Jon Snow.»
Arya stringe i denti e la mano vola su Ago. Non è
più così sicura di voler salvare suo zio.
«Oh, lo so.» Daario sorride. «Lo so. E so anche
che lo avete lasciato andare.»
«È tra i Guardiani della Notte adesso! Paga lì il
suo crimine!»
Daario gli gira intorno. «Sto andando da lui,
infatti. Ma prima voglio liberare il continente da voi traditori… così come
avrebbe fatto la mia Regina: Daenerys Nata dalla Tempesta.»
«Non sono un traditore» mormora Edmure, alzando
la testa per guardare Daario negli occhi. «Non lo sono.»
«Non ti sei inchinato alla Madre dei Draghi…
quindi lo sei.»
«Cosa volete?»
«Realizzare il sogno della nostra Regina, ad
esempio. Distruggere la ruota.»
«La ruota è distrutta. Alla morte di Re Brandon
verrà eletto un nuovo Re.»
«Non basta per realizzare il suo sogno… Verme
Grigio mi ha riferito le parole della mia Regina: liberare il mondo, da Grande
Inverno a Dorne. Ed è da qui che voglio cominciare. Gli Immacolati sono spariti
su qualche isolotto, mentre a Meereen gli schiavi sono insorti quando hanno
saputo della morte della loro salvatrice.»
Gioca con il coltello che ha tra le mani,
facendolo dondolare da una parte all’altra.
«Non volevano più che li governassi in sua vece…
Non quando lei era morta.»
Edmure scivola con le ginocchia in avanti,
cercando di capire. Arya invece ha già capito.
«Dopo quanto era successo, i Grandi Padroni non
hanno più richiesto i nostri servizi… nonostante la Compagnia Dorata sia stata
sterminata da Daenerys. Sembra che più nessuno si fidasse di noi… Troppo fedeli
alla Madre dei Draghi, dicono. E allora cosa fare?» Lancia il coltello in aria
e lo riprende. «Dove potevamo andare?»
Ora il disprezzo sul volto di Edmure è evidente.
«E siete venuti qui.»
«Sì. Qui era il posto più adatto per
ricominciare. Riportare la pace di cui tanto parlava Daenerys… vendicarla… e
intanto razziare qualche città, prenderci qualche castello. Sai, molti dei miei
uomini non avevano mai visto castelli antiquati come il tuo. Penso che ci
troveremo bene.»
Non può essere tutto qui.
«Non può essere tutto qui.» Edmure sembra averle
letto nel pensiero.
«Davvero? Cosa pensi che accadrà quando ogni lord
del continente occidentale sarà morto? Noi saremo i padroni.»
«Non hai abbastanza uomini.»
«No, è vero. Ma non è mai stata mia intenzione
affrontare eserciti in campo aperto. E poi… c’è qualcuno che sta tornando qui.
E darà più problemi a voi che a me.»
Arya stringe gli occhi, cercando di pensare. Chi
potrebbe essere?
«Chi?»
«Drogon, l’ultimo drago di Daenerys.»
Edmure non risponde. Lui non ha mai visto un
drago. Non sa cosa significhi.
Mentre Arya… dopo averli ammirati sorvolare
Grande Inverno, ha vissuto sulla sua pelle il loro potere. Drogon ha distrutto
una città. Ha sterminato una popolazione. Se davvero sta tornando…
D’istinto, volta il capo verso i lupi che la
aspettano al di là del bosco. Cosa ne sarebbe di loro se Drogon arrivasse fin
lì?
Finirebbero in cenere.
E solo per averla seguita.
«Quando ho saputo di Daenerys ho aspettato. Non
sapevo cosa fare. Non avevamo più una casa, dopo che ormai ci eravamo stabiliti
nella Piramide. I Grandi Padroni ci hanno cacciati via. Gli schiavi, impauriti,
si sono inginocchiati di fronte a loro, ignorando noi e tutta la protezione che
avevamo offerto fino a quel momento.»
Edmure guarda il suolo. Non sembra capire molto
di Piramidi, Padroni e schiavi.
«Ci siamo messi a vagare. Abbiamo visitato posti
visti solo di sfuggita. E l’abbiamo trovata.»
Arya si fa attenta.
«La tomba di Daenerys. Il suo corpo.»
Arya sente un brivido scorrerle lungo la schiena.
«Mi sono fermato lì per un po’, cercando una
soluzione al mio problema. Dove andare? Dove portare tutti gli uomini che mi
erano rimasti? Finché non l’ho visto.» Daario ride, alza la voce, come se si
stupisse ancora di quella notizia. «Drogon tornava a trovarla! Di continuo.
Pensavo che mi avrebbe bruciato vivo quando mi ha visto, invece è ripartito.
Forse era felice che sua madre non fosse sola.»
Fa una pausa, e l’aria diventa solida e pesante
come se fosse fatta di pietra.
Arya ha paura di sapere il resto.
«E lì ho avuto l’idea.»
Edmure guarda gli uomini di Daario, ma la maggior
parte non sembra capire una parola della loro lingua. E gli altri sono intenti
a scuoiare un animale.
«Con il corpo di Daenerys con me, pensavo, il
drago mi avrebbe seguito ovunque. Sarebbe diventato mio.»
Brividi su brividi si rincorrono sulla pelle di
Arya a quella notizia.
«Non è andata così. Non si può domare un drago.
Però puoi costringerlo a seguirti rubandogli ciò a cui tiene di più… e io ho
rapito sua madre.»
«Sua madre è morta» ribatte Edmure, secco.
«Infatti! Non è questo il bello? Drogon la sta
cercando. Sta venendo qui per riprendersela.»
«E cosa farai quando ti avrà trovato?»
«Oh, troverà me, ma non sua madre. Lei è in un
luogo sicuro.»
Poi restano in silenzio a scrutarsi, e Arya si
chiede se non sia il caso di intervenire. Con i lupi potrebbe facilmente
liberare Edmure. E se riuscisse a catturare Daario… a farsi dire dove si trovi
il corpo di Daenerys… potrebbe liberare il continente dalla minaccia del drago.
«Perché non mi uccidi?» chiede Edmure,
stupendola.
«Credi che abbia sprecato tanto fiato per
ucciderti?» Daario ride, ed è incredibile quanto la sua sia una risata genuina,
quasi piacevole. «Devi raccontare ciò che ti ho detto, ai tuoi. Devi dir loro
che se vogliono sopravvivere, se vogliono che tenga Drogon lontano dalle loro
terre, devono darmi qualcosa.»
«Cosa?»
«Oh, qualcosa… terre, castelli per i miei uomini…
una corona magari.» Guarda il cielo, poi di nuovo Edmure. «E la testa di Jon
Snow.»
N.d.A.:
Ciao!
Prima di tutto devo dirvi che “La voce dell’inverno”
andrà in pausa per il mese di novembre. Questo per vari impegni che mi
farebbero tardare con gli aggiornamenti. Mentre le minilong che ho in corso, se
le seguite (“The sound of dream”; “Legami” nel fandom di Death Note) sono già
concluse e vedranno la fine questo mese.
In questo capitolo avrei dovuto inserire anche
Jon, Sansa e Bran, ma Daario mi ha rubato tutto lo spazio. Spero perdonerete la
mancanza dei nostri beniamini! Ma era giusto dare qualche spiegazione.
Limitarsi a dire ciò che Daario era venuto a fare a Westeros sarebbe stato
davvero troppo superfluo. Mi serviva che spiegasse per bene perché è arrivato
fin lì. Perché sta attaccando. E cosa vuole.
Ho immaginato che lui e Verme Grigio si siano
incontrati prima che gli Immacolati partissero per l’isola di Naath. E pensare
che i Grandi Padroni (o ciò che ne è rimasto) tornassero a governare dopo la
morte di Dany mi è sembrato ovvio…
Bisogna ricordare però che Daario non è il solo a
sentire la mancanza di Dany. Bisogna ricordarlo bene! Chi altri la considerava
la propria Regina? Pensateci, anche se è un po’ uno spoiler.
Ora, le probabilità che lui c’entri qualcosa con
l’attacco a Sansa scendono di parecchio.
Nel prossimo ritroveremo anche gli altri personaggi.
Restate con me, e fatemi sapere cosa ne pensate! Grazie mille a chi continua a
seguire la storia.
Celtica