Prologo
& Selezione OC
-
Signorina, gli ospiti stanno cominciando ad arrivare. –
La
voce dell’elfa domestica la richiamò dalla vasca
da bagno
in cui era immersa fino al collo, riportandola alla realtà.
Amalya riemerse
dall’acqua e allungò una mano ad afferrare
l’accappatoio che aveva abbandonato
sullo sgabello. Aveva sperato che un bel bagno le desse
l’energia per
affrontare la folla al piano di sotto, ma più passavano i
minuti e più si
rendeva conto che nulla avrebbe mai potuto aiutarla ad affrontare
quello
strazio.
-
Signorina -, insistè la vocina al di là della
porta, - ci
sono anche i suoi amici. –
Quello
sì che ebbe il potere di convincerla definitivamente.
Sapeva che l’invito era stato recapitato anche ai Malfoy,
agli Shacklebolt e
agli Yaxley e si era chiesta più di una volta se i loro
rampolli sarebbero
stati o meno presenti. Uscì dal bagno, indossando
l’abito da giorno color crema
che sua madre le aveva portato da Diagon Alley il giorno precedente; le
arrivava all’altezza del ginocchio e le risaltava il fisico
sottile, sebbene
non fosse tanto aderente da risultare eccessivo, e dovette riconoscere
che le
stava particolarmente bene. Sebbene non amasse fare shopping e non si
unisse
spesso a sua madre doveva ammettere che la donna aveva un gusto
veramente
squisito.
Studiò
il riflesso che lo specchio le rimandava, mordicchiando
il labbro inferiore con fare pensieroso mentre si truccava in modo
leggero.
-
Capelli su o giù? –
L’elfa
puntò gli occhietti acquosi sui lunghi capelli prima di
spingere verso di lei il piccolo pouf.
-
Se la signorina vuole posso farle una bella acconciatura –
propose con un inchino.
Le
rivolse un sorriso riconoscente prima di accomodarsi e
permetterle di mettersi al lavoro. La osservò mentre muoveva
rapidamente le
mani dalle dita lunghe e ossute, intrecciando e fissando le ciocche.
Impiegò
sorprendentemente poco tempo per ultimare la sua opera e Amalya
sgranò gli
occhi, impressionata dalla morbida ed elegante crocchia ferma alla base
del suo
collo.
-
Hai fatto un lavoro fantastico. –
-
Lieta di aver aiutato la signorina. –
S’inchinò
nuovamente prima di correre sulle gambette corte per
spalancare la porta della sua stanza e invitarla a precederla.
Amalya
percorse il lungo corridoio, impreziosito da un tappeto
di velluto nero che contrastava con il marmo bianco, fino ad arrivare
alla
rampa di scale che l’avrebbe condotta all’ingresso.
Sbirciò
da dietro la balaustra.
Come
aveva previsto villa Nott era affollata di facce conosciute,
giovani e meno giovani, attirate dal ricevimento in occasione
dell’inaugurazione
del ventennale.
Prese
un respiro profondo, poi cominciò a scendere i gradini
stando attenta a non inciampare a causa dei tacchi alti.
Ormai
era in ballo, tanto valeva terminare quella serata senza
danni collaterali.
Regael
afferrò un paio di calici di cristallo sul vassoio
nell’angolo,
porgendone uno alla ragazza accanto a lui e sorseggiando
l’altro.
Mavis
l’accettò con un sorriso di ringraziamento,
sorseggiandolo lentamente mentre osservava la sala. Le piaceva provare
a
leggere dentro le persone che la circondavano, capire cosa si annidasse
nella
loro mente e quali fossero i loro desideri e ambizioni. Era stata
proprio
questa sua attitudine a spingerla a legarsi a Regael. L’aveva
conosciuto poco
dopo il suo incontro con Amalya e fin da subito aveva deciso che il
rampollo
dei Lestrange era un enigma che le sarebbe piaciuto decifrare. Da
allora erano
passati dieci anni ed era sempre più convinta di aver fatto
la scelta giusta
nel diventare sua amica. Aveva imparato a interpretare i silenzi, i
sorrisi e
persino le piccole espressioni facciali dell’amico,
perciò sapeva bene che in
quel momento era in attesa.
-
Fawn ed Enwar non si sono ancora visti? –
-
Ho visto Fawn poco fa -, replicò la bionda, - stava
salutando Aries ed Eve. Quanto ad Enwar … -
-
Sarà elegantemente in ritardo come suo solito –
concluse Amalya
per lei, unendosi alla coppia di amici e portando con sé
Fawn.
La
Yaxley aveva l’aria di chi avrebbe preferito essere
letteralmente
da qualsiasi altra parte del pianeta, un lieve broncio sul bel viso e
un flute
già assicurato tra le mani.
-
Per un attimo credevo che non ti avremmo visto –, disse
Reagel
dando voce al pensiero comune, - non sei tu quella che ritiene eventi
come
questi “uno sfoggio di boria e altezzosità
Purosangue”? –
Fawn
si strinse nelle spalle, un gesto che sua madre avrebbe
di sicuro condannato giudicandolo poco signorile. – Meglio io
che Eden. È troppo
giovane, troppo influenzabile, non oso neppure immaginare cosa le
avrebbe messo
in testa mia madre, ma di sicuro sarebbe tornata a casa con un idiota
imbellettato come fidanzato. –
Mavis
e Amalya annuirono con fare comprensivo.
Essere
delle giovani donne nubili e di buona famiglia poteva
essere oppressivo in un ambiente come il loro, non c’era da
sorprendersi se una
persona forte e protettiva come Fawn si fosse sacrificata per il bene
della
sorellina.
Mavis
stava per replicare quando dalla porta d’ingresso fece
la sua comparsa un giovane dal fisico alto e asciutto. I capelli color
dell’oro
contornavano un volto dai tratti decisi e occhi grigio azzurri che
vagavano
alla ricerca di qualcuno.
Quando
si soffermò su di loro il ragazzo si aprì in un
sorriso
e allungò il passo. Si districò abilmente tra gli
ospiti che gli stringevano la
mano e afferrò l’ultimo flute rimasto. Lo fece
tintinnare contro quello di
Regael e ammiccò.
-
Buonasera, signorine. –
-
Buonasera, dongiovanni da strapazzo – replicò Fawn.
-
Quello è … un vestito? Oh per Merlino, sta
indossando un vestito? –
Enwar
si finse scandalizzato nell’esaminare il sobrio vestito
che aveva sostituito il suo solito abbigliamento informale.
-
Già, quello è un vestito. Questo invece
è il pugno che sto
per darti – replicò, mostrandogli la mano destra
con fare minaccioso e
provocando le risate degli amici.
-
Sempre così scontrosa -, scosse il capo il biondo, - forse
dovrei fare quattro chiacchiere con … -
Non
riuscì a terminare la frase, perché il tacco di
Amalya si
conficcò sul dorso del suo piede. Serrò le labbra
per soffocare un gemito di
dolore.
-
Ti sei coalizzata con lei, Lya? Forse dovrei andare dove la
mia presenza è maggiormente apprezzata. –
Mavis
concluse la stoccata tutta all’insegna della
femminilità
con un sorrisetto sornione.
-
Quando avrai trovato quelle persone faccelo sapere, le
eviteremo con cura. –
Enwar
cercò con lo sguardo il sostegno dell’amico, ma le
iridi
smeraldine di Regael luccicavano divertite e il ragazzo aveva tutta
l’aria di
chi voleva silenziosamente ammonirlo: “ehi, non guardare me,
non mi metto
contro tre donne.”
Così
si limitò a sorseggiare il suo drink con un lieve
broncio, rimanendo saldamente in silenzio.
Quando
vide Aries avvicinarsi a lei e alle sue amiche Maya non
potè fare a meno di avvampare vistosamente. Sapeva di avere
un bell’aspetto, ma
da sempre la sottile arte del corteggiamento e del flirt le era
sconosciuta;
inoltre eventi come quelli, in cui i riflettori erano sempre puntati
addosso
agli ospiti, contribuivano a innervosirla e farla diventare una specie
di
pomodoro troppo maturo. Sua madre la trovava un’abitudine
assurda e
disdicevole, specialmente se si considerava che questo suo imbarazzo la
portava
a balbettare e cercare costantemente una via di fuga da qualsiasi
corteggiatore. Gli uomini la mettevano a disagio, specialmente quelli
sicuri di
sé e sfrontati come il rampollo dei Black, ma se non altro
quella sera avrebbe
potuto contare sulla rassicurante presenza di Eve. L’amica
infatti aveva
abbandonato la conversazione in cui era stata impegnata fino a poco
tempo prima
e l’aveva raggiunta, unendosi a lei e a Lucy.
Avere
Eve vicino la aiutava a sentirsi un pizzico più a suo
agio ed era sicura che lo stesso valesse per Lucy, notoriamente
riservata e
timida quasi quanto lei.
Fu
proprio Lucy ad accogliere la rossa con un abbraccio.
-
Dove hai lasciato Ophelia e Demetra? –
Eve
lasciò vagare una mano a mezz’aria, da qualche
parte alle
sue spalle tra la schiera di presenti. – Da qualche parte a
chiacchierare con
Oswald Selwyn. Perché sei arrossita, Maya? –
L’ex
Tassorosso non ebbe modo di replicare, perché la voce di
Aries giunse a interrompere la loro conversazione.
Il
ragazzo aveva un’espressione a metà tra il
divertito e l’incerto.
-
Credo che sia colpa mia, anche se non ho ben capito quale
sia il motivo questa volta. –
-
Ti ho già detto che le mie amiche sono off limits per te -,
replicò Eve assestandogli un buffetto, - perciò
smettila di fare il cascamorto
e imbarazzarle. –
-
Ma se non ho ancora rivolto la parola a nessuna delle due –
protestò.
-
Eve … a quanto pare tuo cugino non è da solo
– intervenne timidamente
Lucy, accennando al giovane che avanzava sorridendo.
Quel
commento ebbe il potere di distogliere l’attenzione della
Rosier, che puntò le iridi color indaco sul nuovo arrivato.
Antares
Dorian Avery.
Perché
Aries passasse il suo tempo in compagnia di quel tipo
le era completamente incomprensibile.
Eppure
per qualche strana ragione quei due andavano da sempre
d’amore e d’accordo.
Antares
si fermò proprio davanti a lei, folgorandola con la
migliore delle sue espressioni accattivanti.
-
Mi concedi un ballo, Eve? –
-
Piuttosto mi metto a ballare con l’elfa domestica di Amalya
–
replicò asciutta.
-
Oh andiamo -, insistette gioviale, - prometto che terrò le
mani a posto. Non avrai paura di me, no? –
Aries
sogghignò sentendo le parole dell’amico.
Se
c’era un tasto da premere per convincere Eve a fare
qualcosa quello era di sicuro il tono di sfida.
Eve
era troppo competitiva per considerare l’idea di
rinunciare a una sfida, specialmente a una posta in modo evidente e
sotto gli
occhi di tutti.
Così
la cugina accettò la mano di Antares e rivolse
un’occhiata
alle amiche.
-
Torno subito. Se Aries fa l’idiota siete autorizzate a
Schiantarlo. –
Si
lasciò guidare tra gli altri ballerini e poco dopo il loro
allontanamento fu Sheridan Crouch a prendere il posto lasciato libero.
-
Hai aspettato che Eve se ne andasse per venirci a salutare? –
domandò Lucy, vincendo la timidezza.
Il
giovane Crouch era una delle poche compagnie maschili con
cui la Greengrass si trovasse a suo agio. Era schietto, un tipo senza
troppi
fronzoli, e non si preoccupava troppo di quello che la gente pensava di
lui. In
un certo senso in sua presenza riusciva a dimenticare di quanto fosse
atipica
come Greengrass.
-
Ho preferito evitare un incontro ravvicinato -, ammise il
biondo, - per non innescare la solita bomba a orologeria. Senza offesa,
amico –
aggiunse all’indirizzo di Aries.
-
Figurati, che tra te e mia cugina le cose procedano sempre
sul filo del rasoio non è certo una sorpresa. –
-
A proposito di persone sul filo del rasoio. Non hai visto
chi è arrivata cinque minuti fa? –
Aries
e le due ragazze seguirono il suo sguardo, individuando
una ragazza nell’angolo opposto della sala.
Morwenna
Carrow rispondeva pacatamente ad alcune domande poste
dalle matrone presenti, studiando la pista con fare incerto.
Sembrava
che da un lato volesse unirsi alle danze, dall’altro
che non sapesse se qualcuno l’avrebbe o meno invitata a farlo.
A
Maya si strinse il cuore nel vederla così in
difficoltà.
Lei
e Morwenna non erano amiche, anzi a dire il vero non si
erano mai scambiate una sola parola, ma provava empatia per quella
ragazza di
cui tutti sparlavano.
I
Carrow erano considerati strani, pericolosi e inclini alla
follia più sadica, ma Morwenna aveva sempre cercato di
mostrarsi diversa dalla
percezione comune.
Maya
sapeva quanto dovesse essere difficile fronteggiare quel
costante senso d’inadeguatezza e imbarazzo.
Così,
prima ancora di rendersene conto, si ritrovò a rompere
il suo silenzio.
-
Perché uno di voi non le chiede di ballare? –
Aries
e Sheridan si scambiarono una silenziosa occhiata, poi
il moro si allontanò annunciando che ci avrebbe pensato lui.
Quando
vide Aries Black avvicinarsi con due calici stretti tra
le mani a Morwenna parve che la fortuna avesse finalmente cominciato a
sorriderle. Aveva accettato di partecipare al ventennale dei Nott con
la
speranza di trovare un buon partito che le permettesse di riscattare il
suo
nome, di elevarsi e smetterla di essere accostata al gene della follia
della
sua famiglia, ed ecco che uno dei rampolli più ambiti le
offriva da bere.
-
Il tuo vestito ti dona veramente moltissimo –
esordì Aries,
porgendole il calice con un inchino appena accennato.
Sorrise
di rimando, facendo tintinnare il calice contro quello
del ragazzo e sorseggiandolo piano.
-
Ti ringrazio, anche tu sei molto elegante. –
-
Non sta bene che una ragazza così carina stia da sola ad una
festa -, aggiunse con il suo solito modo di fare disinvolto, -
perciò mi sono
detto che dovevo proprio sopperire a questa mancanza e invitarti a
ballare. –
Il
sorriso sul volto di Morwenna si aprì, perdendo forse solo
un po’ dell’aria civettuola ma divenendo in un
certo qual modo più autentico.
Non aveva veri amici, non ne aveva mai avuti, e il pensiero che
qualcuno si
fosse mosso di sua spontanea volontà per coinvolgerla in
un’attività le
scaldava il cuore.
-
Accetto il tuo invito con molto piacere, ma devo avvisarti che
non sono una ballerina di livello come tua cugina e le sue amiche
– si schermì.
-
Sono certo che te la caverai divinamente e poi io sono un
abile conduttore. –
Le
porse il braccio e la scortò sulla pista, facendola
volteggiare prima di cingerle la vita con le braccia.
Dopo
che ebbero mosso i primi passi, tra la curiosità
generale, Aries ruppe il silenzio cercando un argomento di
conversazione.
Gli
era stato insegnato che non stava bene rimanere in silenzio
durante un ballo, dava l’impressione alla propria dama che
non si fosse
sufficientemente interessati a lei.
-
Cosa pensi di quest’idea del signor Nott? –
-
La trovo un’opportunità molto interessante.
Misurarsi tra di
noi sarà divertente. –
-
Lo sarà di sicuro -, convenne, - ma non mi sembri
particolarmente
preoccupata dall’altro risvolto dell’evento.
–
Morwenna
corrugò la fronte.
-
Intendi il matrimonio? Perché dovrei esserlo? Ho ventidue
anni, è giunto il momento di guardarmi attorno. –
-
È buffo sentirlo dire in modo così diretto. Sono
abituato a
sentire ragazze lamentarsi, quasi mi sembra surreale un tale senso
d’accettazione.
–
-
Intendi tua cugina e le sue amiche? –
Annuì
prima di farla volteggiare di nuovo.
Morwenna
cercò il suo sguardo dopo la piroetta e asserì
con
decisione: - Io non sono come loro. Voglio sposarmi, desidero davvero
un marito
adatto a me, non è una costrizione della mia famiglia.
–
-
Se è così che la pensi -, replicò
galantemente, - allora ti
auguro di riuscire a trovare la persona che desideri. –
Gerhilda
si illuminò quando vide il profilo dell’ex
compagno
di Casa. James Burke era in un angolo, impegnato in una fitta
conversazione con
Nathan Parkinson, e sembrava che nessuno dei due fosse minimamente
interessato
ai pettegolezzi e ai corteggiamenti in atto in quel momento nel salone
dei
Nott.
Si
avvicinò alla coppia di ragazzi con passo leggero,
tossicchiando leggermente e sorridendo quando li vide voltarsi verso di
lei.
-
Spiacente d’interrompervi, ma sono veramente contenta di
vedere qualche faccia amica in mezzo a questo marasma di pettegoli
altolocati. –
James
le si avvicinò, scoccandole un rapido bacio su una
guancia perfettamente truccata.
-
Lieto di rivederti, Hilda. È passato veramente tanto tempo
dall’ultima volta. –
-
Già, confesso di essere sorpresa di vederti qui. –
-
Lo ero anche io -, asserì Nathan, - visti i suoi trascorsi
con la famiglia. Però devo riconoscere che è una
splendida sorpresa. –
-
Credo che siate tra i pochi a pensarla così -,
replicò
James, - visti gli sguardi che ho ricevuto appena sono entrato.
–
Nathan
aggrottò la fronte.
-
Sei pur sempre un Burke, il tuo posto è tra di noi.
–
-
Forse, ma a quanto pare il nome non sostituisce un
comportamento oltraggioso. Come i miei genitori hanno amabilmente
sottolineato
in più di un’occasione, sono un
“pagliaccio”, una sorta di grottesca pantomima
di ribellione – concluse amaramente.
-
Eppure sei qui -, constatò Gerhilda, - quindi forse vuoi
dimostrare quello che davvero vali, no? –
James
annuì.
L’amica
aveva centrato in pieno la questione. Se aveva deciso
di prendere parte all’evento dei Nott era stato proprio mosso
da quella
ragione: dimostrare di valere molto, anche se la pensava in modo
diverso dalla
sua famiglia.
-
Sarà una sfida interessante. –
Nathan
rivolse lo sguardo verso i venticinque rimanenti
concorrenti presenti nella sala, tutti agguerriti e pronti a dimostrare
il loro
valore.
-
Puoi giurarci. –
Oswald
smise di aggiornare le amiche sulla pianificazione dei
capitoli del libro a cui stava segretamente lavorando, puntando lo
sguardo
verso Cantankerus Nott.
L’anziano
patriarca della famiglia era in piedi al centro del
salone. Aveva gli occhi di tutti puntati su di sé e ne era
visibilmente
compiaciuto.
-
Se la sta godendo tantissimo – considerò Demetra
con un
sorrisetto.
-
Poco ma sicuro, è nuovamente al centro
dell’attenzione anche
se la sua famiglia non è né la più
pura né la più ricca delle presenti. Un
toccasana per un uomo ambizioso ed egocentrico come lui –
sussurrò di rimando
Ophelia.
Oswald
annuì alle parole delle amiche.
Cantankerus
era un tipo singolare, uno di quei personaggi che
ben si sarebbero prestati a prendere parte delle avventure del suo
romanzo, e
non escludeva che potesse effettivamente rielaborare la figura del
patriarca e
inserirlo all’interno della trama.
-
Non si può dire che non sappia come farsi valere. –
-
Sssh, sentiamo cosa ha da dire. –
Cantankerus
si schiarì la voce e diede inizio al suo discorso.
-
Desidero dare il benvenuto a tutti i nostri prestigiosi
ospiti. È un onore rivedere tante facce note in occasione di
un ventennale che
ha segnato la vita e la reputazione di tutte le nostre famiglie. La
precedente
edizione è stata vinta dalla famiglia Black, ma oserei dire
che date le felici
unioni concluse in quegli anni tutti noi ne siamo in qualche modo
usciti
vincitori. Ed ecco che si ripresenta l’opportunità
di emergere anche per i
nostri figli e nipoti. Che magnifica occasione, amici miei. Invito
tutti voi a
godervi il resto della serata, al suo termine troverete
l’elenco dei gruppi di
lavoro che ho già redatto. Da domani il ventennale
avrà inizio e con esso la
prima prova! –
E
dopo aver sganciato quella bomba, tornò a conversare con il
signor Lumacorno lasciando la sala in preda al vociare.
Oswald
sgranò gli occhi, guardando le amiche.
-
Non ci credo, si comincia già domani? –
-
Così sembra, perciò godiamoci questa festa fino
all’ultimo
minuto – replicò Demetra, alzando il calice in una
sorta di brindisi al quale
risposero entrambi i giovani.
La
festa era giunta quasi al termine quando Diana vide uno
degli elfi domestici dei Nott avvicinarsi a una delle vetrate e apporre
un
pezzo di pergamena sul vetro.
Diede
di gomito ad Alastair, indicandogli quella scena.
L’amico
abbandonò la conversazione con un paio di colleghi
Auror e le dedicò la sua completa attenzione.
-
Cosa c’è, Di? Troppo whiskey incendiario? Ti avevo
detto che
una cosetta piccola come te non doveva esagerare con il bere.
–
Per
tutta risposta gli rivolse una smorfia che lo fece
ridacchiare.
-
Sono perfettamente sobria, ti ho colpito con intenzione. –
Alastair
finse di mostrarsi offeso da quell’affermazione,
sgranando gli occhi come se fosse completamente estraneo a qualsiasi
azione che
potesse mai farla arrabbiare.
Certo,
come se l’immagine da innocente angioletto fosse anche
solo lontanamente accostabile a lui.
-
E cosa ho mai fatto per meritarmi una simile violenza? –
-
Non volevo farti male -, lo rimbrottò, - ma indicarti
l’elfo
dei Nott. Ha appeso la lista dei gruppi. –
Questo
sì che ebbe il potere di farlo tornare immediatamente
serio. La prese per mano e, sfruttando la sua stazza,
l’aiutò a farsi largo tra
gli invitati fino a raggiungere la finestra.
Le
famiglie erano state divise in cinque gruppi.
Scorsero
le divisioni alla ricerca dei rispettivi cognomi.
-
A quanto pare in questa prima parte del ventennale saremo
effettivamente l’una contro l’altro –
considerò Diana.
-
Già, pronta a essere sconfitta Prewett? –
-
Continua a crederci, Rowle, se ti aiuta a sentirti meglio –
rilanciò battagliera.
1°
gruppo
Gerhilda
Ollivander
Eve
Rosier
Regael
Lestrange
Demetra
Fawley
Antares
Avery
2°
gruppo
Mavis
Shacklebolt
Sheridan
Crouch
Aries
Black
Lucy
Greengrass
Alastair
Rowle
3°
gruppo
Oswald
Selwyn
James
Burke
Diana Prewett
Enwar Malfoy
Fawn Yaxley
4°
gruppo
Ophelia
Abbott
Morwenna
Carrow
Nathan
Parkinson
Maya
Bulstrode
Amalya
Nott
Spazio autrice:
Buonasera!
Scusate
per l’attesa, ma i personaggi erano molti e ho preferito
prendermi un pochino
di tempo in più per pubblicare. Spero di aver reso bene i
vostri OC, seppure
siamo ancora all’inizio e siano solo accennati, ma se
così non fosse non fatevi
scrupoli a farmelo presente. Detto ciò vi lascio con
l’elenco completo di
prestavolto, che troverete qui sotto.
A
presto.
Salem
Enwar
Malfoy
(PV Nick Slater) –
21 anni, ex Serpeverde. Membro del Wizengamot.
Mavis
Shacklebolt
(PV
Chiara Parravicini) – 21 anni, ex Corvonero. Auror.
Oswald
Selwyn (PV Matthew
Clavane)
– 18 anni, ex Tassorosso. Apprendista presso il Ministero
della Magia.
Fawn
Ava Yaxley
(PV Kacey
Rohl)
– 22 anni,
ex Corvonero. Giornalista presso il Daily Mail.
Demetra
Cassandra Fawley
(PV Katie
McGrath) – 18 anni, ex Grifondoro. Specializzanda
in Alchimia.
Diana
Prewett
(PV Marie Avgeropoulos)
– 23 anni, ex Tassorosso. Restauratrice e antiquaria.
Nathan
Alexander Parkinson
(PV William
Moseley) – 25 anni, ex Serpeverde. Specializzando
in Medimagia d’urgenza.
Alastair Rowle (PV Tom Ellis)
– 25 anni, ex Serpeverde. Auror.
Antares
Dorian Avery
(PV Theo
James) – 22 anni, ex Grifondoro. Auror.
Maya
Alya Bulstrode
(PV Meghan
Ory)
– 20 anni,
ex Tassorosso. Magizoologa.
Lucy
Greengrass
(PV Mackenzie
Foy)
– 20
anni, ex Corvonero. Specializzanda in Medimagia.
Sheridan Seymour Crouch (PV Bradley James)
– 19 anni, ex Grifondoro. Ereditiere.
Ophelia
Heather Abbott
(PV Dove
Cameron) – 18 anni, ex Corvonero. Specializzanda in
Medimagia.
Morwenna
Iphigenia
Carrow
(PV Sophia
Bush)
– 22 anni, ex Serpeverde. Segretaria
all’anagrafe magica.
Gerhilda
Olivander
(PV Chloe
Grace Moretz)
–
24 anni, ex Corvonero. Ereditiera.
James
Terrence Burke
(PV
Chris Overgaard)
–
24 anni, ex Corvonero. Scrittore.