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Autore: Miharu_phos    04/11/2019    1 recensioni
“Vedi Riccardo? Adesso non fa più male come prima. Basta solo abituarsi al dolore e prima o poi riuscirai a non sentire più niente. Te lo prometto”
Dove Riccardo cerca di aiutare il povero Gabriel ma finirà per essere trascinato a fondo insieme a lui.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Da quando i compagni di classe di Riccardo avevano fatto quelle osservazioni sul nuovo arrivato, il castano non aveva potuto fare a meno di osservarlo ancora di più, spesso col rischio di sembrare maleducato.

 

Certo, non avrebbe mai voluto offenderlo in alcun modo, sapeva che fissare le persone è da maleducati e certamente non voleva metterlo a disagio, non proprio Gabriel che si teneva già a distanza da tutti quanti.

 

Insomma, Riccardo non avrebbe mai voluto mancare di rispetto al nuovo compagno ma, nonostante i suoi sforzi di guardarlo il meno possibile stando sempre attento a non farsi scoprire, ogni volta che poteva girava lo sguardo verso di lui, avvantaggiato dal fatto che fossero seduti alquanto lontani l’uno dall’altro.

 

Infatti Gabriel era solo qualche banco più in là rispetto a Riccardo, ma considerando tutti gli studenti seduti fra di loro il castano si trovava in un ottima angolazione per studiare il piccolo ragazzino nuovo, poiché dal punto in cui si trovava il suo banco poteva sembrare che lui stesse guardando qualcun altro.

 

In ogni caso Riccardo sapeva che Gabriel non si sarebbe mai voltato verso di lui: pur sapendo di trovarsi gli occhi di mezza classe puntati addosso, il ragazzino dai lunghi capelli rosa non si era mai girato a guardare nessuno, anzi, se ne stava quasi sempre ricurvo sul banco, fingendo di leggere qualcosa.

 

Era passata solo una settimana dall’arrivo del nuovo compagno e, come aveva predetto l’amico di Riccardo, durante la lezione di ginnastica il ragazzo disse di non sentirsi bene per non fare educazione fisica.

 

-Ve lo dicevo, quello non ha neanche la tuta- disse beffardo il ragazzo ai suoi amici, facendo scricchiolare il cuore di Riccardo che non poté fare a meno di provare profonda pena per il ragazzino deriso.

 

Decise quindi dentro di sé che la settimana successiva avrebbe preso uno dei suoi doppioni di tuta che aveva ammassato a casa nei cassetti e che lo avrebbe messo di nascosto nell’armadietto di Gabriel, così che anche lui avrebbe potuto fare palestra con gli altri.

 

Ma quando arrivò il tanto atteso giorno di educazione fisica e Riccardo si infiltrò negli spogliatoi dieci minuti prima della sua classe, rimase perplesso nel trovarsi davanti un completo nuovo, ripiegato accuratamente e riposto nell’armadietto di Gabriel.

 

Se il ragazzino aveva il necessario per fare palestra, perché non lo usava? 

 

Riccardo non riusciva a capire.

 

Inoltre un giorno, uno di quelli in cui i professori si fermavano in classe a parlare con Gabriel alla fine delle lezioni, Riccardo notò distintamente la professoressa di matematica porgere un mucchio di libri rovinati al ragazzino, che li infilò nello zaino dopo aver fatto un inchino di ringraziamento. 

 

La professoressa gli aveva accarezzato la testa intenerita e gli aveva detto qualcosa, ma Riccardo non era riuscito a capire, era troppo lontano.

 

Così si mise in testa che durante il ritorno a casa avrebbe seguito Gabriel, per scoprire se le voci sul suo conto fossero vere.

 

E fu molto turbato dallo scoprire che il tenero e silenzioso ragazzino dai capelli rosa fosse realmente povero, come dicevano i suoi compagni di classe.

 

Viveva in una casa visibilmente vecchia e rovinata, ai margini della città.

 

Il giardino era pieno di ciarpame e dal tetto mancavano alcune regole.

 

Riccardo si intristì nel constatare personalmente quanta strada dovesse fare a piedi ogni giorno il ragazzo, mentre lui si faceva accompagnare comodamente davanti al cancello di scuola tutte le mattine.

 

Ma non fu questo a ferire Riccardo, lui non avrebbe mai giudicato un bambino per le condizioni economiche della propria famiglia.

 

Quel che ferì il ragazzo fu sentire le urla isteriche provenire da quella casa non appena Gabriel vi ebbe fatto ingresso.

 

Non si riusciva a distinguere bene le parole ma si trattava certamente di insulti e imprecazioni, per non parlare dei rumori sinistri che provenivano da quelle mura.

 

Forse Gabriel aveva fatto arrabbiare i suoi genitori? Appena arrivato a casa ne aveva combinata una così grossa da farli infuriare?

 

Riccardo non riusciva a capire, tanto che ad un certo punto, stanco di quelle urla, aveva deciso di andare via.

 

Vedere Gabriel uscire di casa in lacrime però, lo bloccò.

 

Il ragazzino teneva fra le mani uno dei libri regalatogli dalla professoressa e tentava di rimettere insieme le pagine che erano state violentemente strappate via.

 

Fu la prima volta in cui Riccardo sentì la voce di Gabriel, o meglio, i suoi singhiozzi.

 

Il castano era pietrificato, non riusciva a muoversi.

 

Il cuore gli si stava stringendo in una morsa nel sentire quel pianto sommesso e nel guardare quel piccolo ragazzino cercare disperatamente di rimettere a posto un libro ormai distrutto.

 

Era disperato, si capiva che quella perdita per lui dovesse essere stata devastante.

 

Riccardo provava l’irrefrenabile desiderio di sbucare fuori dal suo nascondiglio e regalare il proprio libro di matematica al ragazzo, i suoi genitori gliene avrebbero certamente comprato uno nuovo all’istante.

 

Immaginava che Gabriel non avrebbe mai potuto avere il coraggio di raccontare alla professoressa quale fine avesse fatto uno dei suoi libri gentilmente concessi, e si sentiva addolorato per lui.

 

Infine decise di andar via e lasciare al ragazzo l’intimità che meritava.

 

Il giorno dopo gli avrebbe regalato il proprio libro e tutto si sarebbe risolto.

 

Riccardo purtroppo non immaginava che questo era solo un minuscolo assaggio di tutto quello che il povero Gabriel passava in casa.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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