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Autore: RyodaUshitoraITbis    06/11/2019    3 recensioni
Sono passati ben quindici anni da quando Nick Wilde era fuggito da Zootropolis con l'intento di lasciarsi il passato alle spalle e rimettere insieme i pezzi del suo cuore infranto. Nonostante sia riuscito a rifarsi una vita all'estero, dovrà ora fare ritorno e affrontare nuovi dolori e vecchi fantasmi. Riuscirà a riallacciare i rapporti con Judy dopo la loro tempestosa rottura? Come reagirà quando verrà a sapere dell'esistenza di qualcuno che non sarebbe mai dovuto venire al mondo?
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Finnick, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XII

L’ultimo addio

 

(dal punto di vista di Nick)

 

La sveglia accanto al letto di Nick suonò. Lui tirò fuori una zampa da sotto le coperte e la posò su di essa, silenziandola. Si alzò lentamente e si stiracchiò.

Si guardò attorno nella stanza con gli occhi assonnati.

La sua stanza.

Nick non era più un ospite in quella casa. Ne era diventato il proprietario.

La domanda era che cosa Nick ci avrebbe fatto, perché in quel momento non si sentiva affatto a casa sua. Quella era la casa di sua madre.

Nick scostò le coperte e si alzò dal letto. Dopo essersi stiracchiato un’altra volta, i suoi occhi si posarono sul completo che avrebbe dovuto indossare quel giorno.

Meno di due settimane fa, Viola aveva scherzato sul fatto che Nick sembrava essere pronto per andare a un funerale. Il fatto ironico era che oggi lo avrebbe fatto.

Oggi era il giorno in cui Nick avrebbe affidato le spoglie di sua madre al riposo eterno.

“Tienilo bene a mente, Wilde.” ordinò Nick a sé stesso, “Non mostrare mai a nessuno le tue fragilità.”

Nick sentì una lacrima scivolargli sul viso.

“Certo, come no…” esclamò Nick dopo essersela passata via.

Uscì dalla camera da letto e si diresse dritto verso il bagno, fermandosi solo per dare un’occhiata alla vecchia stanza di Viola. A parte alcune contenenti varie cose che Nick aveva tirato fuori negli ultimi giorni, la camera era praticamente intatta. Nick non era il tipo da installare edicole o cose del genere, ma sentiva che una volta che avesse riordinato la stanza, sarebbe stato meglio lasciarla così com’era.

Allontanatosi dalla stanza da letto di Viola, Nick andò in bagno, chiuse la porta dietro di sé e aprì il rubinetto della doccia.

******

Oggi sarà il giorno peggiore di tutta la mia vita.

Peggiore di quello dell’incidente durante quella conferenza stampa tenutasi diciotto anni fa.

Peggiore di quello in cui ho dovuto scoprire la verità quindici anni fa.

Peggiore di quello in cui ho dovuto far cremare Anabel.

Peggiore di quello in cui sono tornato a Zootropolis ad affrontare la realtà.

Oggi è il giorno in cui devo accettare il fatto che mia madre…

Non avrei mai pensato che mi sarei di nuovo sentito così triste in così breve tempo, ma non c’è davvero paragone. Sembra che qualcuno mi abbia strappato il cuore dal petto.

******

Dopo che Nick ebbe finito di farsi la doccia, tornò nella sua stanza e iniziò a indossare il completo, lasciando per il momento da parte la cravatta e la giacca, appoggiate su una sedia. Uscì dalla stanza e si diresse verso quella affianco, bussando delicatamente alla porta prima di aprirla.

Robin dormiva ancora. Nick notò il completo che era rimasto appeso a una gruccia nel guardaroba aperto.

“Robin?” lo chiamò Nick con gentilezza. Per tutta risposta, suo figlio si raggomitolò sotto le coperte. Nick entrò nella stanza.

“Robin… alzati, figliolo.” disse Nick.

“Altri cinque minuti…” mormorò Robin. Nick emise un suono che sembrava quasi una risatina. Scostò delicatamente le coperte dal letto di Robin, il quale gemette mentre si metteva a sedere.

“Che ore sono?” domandò la giovane volpe.

“Le sette.” rispose Nick lanciando un’occhiata al suo orologio da polso, “È ora di alzarsi e di prepararsi.”

Robin si stiracchiò e sbadigliò acutamente. Nick arruffò la pelliccia sulla testa del figlio.

“Papà, smettila…” protestò Robin, cercando di scostare via la zampa del padre, “Mi stai arruffando tutto il pelo.”

“Tira fuori la coda dal letto e la smetterò.” replicò Nick. Robin sbuffò e saltò giù dal letto, stiracchiandosi ancora una volta.

“Oggi è una giornata importante.” disse Nick voltandosi.

“Sì, lo so.” esclamò Robin in tono sommesso.

Nick lasciò la stanza e si diresse in cucina per preparare la colazione. Riempì il bollitore d’acqua e si preparò una tazza di caffè. Mentre il bollitore ribolliva, qualcuno bussò alla porta d’ingresso. Nick uscì dalla cucina e l’aprì, guardando in basso. Finnick era in piedi davanti all’ingresso, con indosso un completo nero e un paio di occhiali da sole, nonostante stesse piovendo.

“Ehilà.” esclamò Finnick entrando.

Nick chiuse la porta e ritornò in cucina, mentre Robin usciva dalla sua stanza con indosso i pantaloni e la camicia del completo. Nick versò al figlio un bicchiere di succo d’arancia, versò il caffè in due tazze e andò in soggiorno.

“Non potresti offrirmi qualcosa di più forte?” domandò Finnick alzando un sopracciglio mentre Nick gli porgeva la tazza.

“Prima di tutto, sai bene che mia madre non beveva mai.” rispose Nick, “In secondo luogo, oggi spetta a te guidare. Perciò puoi scordarti l’alcool.”

“Gestisci una compagnia che si occupa di parchi a tema. Dovresti essere divertente.” commentò Finnick fingendo di tenere il broncio, mentre prendeva un sorso di caffè.

“Oggi non c’è posto per il divertimento, Fin.” rispose Nick con un sospiro, prima di bere un goccio di caffè, “E poi questa è una cosa che non mi riguarderà più.”

“Che cosa dovrebbe significare?” domandò Finnick alzando un sopracciglio.

“Ieri ho firmato la mia lettera di licenziamento.” affermò Nick appoggiandosi alla sedia, “L’ultimo documento che abbia firmato come Nicholas Hood.”

Finnick inarcò le sopracciglia per la sorpresa.

“Hai lasciato il tuo lavoro?” domandò il fennec.

“Già.” rispose Nick, “Io e Robin ne abbiamo parlato e ho deciso di consegnare le redini della società al mio vicedirettore. Quando torneremo in Messigatto, metterò in vendita l’appartamento.”

Finnick continuò a fissare l’amico a bocca aperta.

“Allora hai proprio deciso di tornare sui tuoi passi?” domandò il fennec.

Gli angoli della bocca di Nick si contrassero in una breve smorfia.

“Te l’ho detto, Fin. Era ora che smettessi di scappare.” rispose la volpe.

“E coma farai con Robin?” domandò Finnick fissando la giovane volpe, intenta a guardare indietro.

“Finora ho sempre studiato a casa.” rispose Robin scrollandosi le spalle, “Papà ha detto che per me sarebbe stato meglio evitare gli stessi guai che ha dovuto affrontare quando era un cucciolo.”

“E per quanto riguarda sua madre?” chiese Finnick con un grugnito, “Sarà difficile per lui andare a trovarla se è stata seppellita all’estero.”

“Lei era stata cremata e custodisco ancora le sue ceneri.” rispose Nick, “Senti, Fin… possiamo discuterne più tardi?”

******

Finnick lascia cadere l’argomento e nella stanza cala il silenzio. Dopo aver finito di bere il mio caffè, ritorno nella mia stanza da letto e finisco di prepararmi; anche Robin torna nella sua camera, mentre Finnick ci aspetta seduto in salotto. Mi guardo allo specchio e per la prima volta in quindici anni, vedo finalmente me stesso, il mio vero io, che mi fissa.

Quelle parole mi ritornano alla mente.

Rimani te stesso.

Sento una lacrima scorrere sul mio volto. Mi asciugo la faccia. Mentre guardo l’orologio da polso, noto che l’ora di andare si sta avvicinando.

Prendo il cellulare che si trova nella mia stanza e chiamo il sacerdote, dicendogli che saremmo arrivati entro qualche minuto. Una volta finito, esco dalla stanza e mi unisco a Finnick e Robin in salotto. Lasciamo l’appartamento in silenzio ed entriamo nel furgone di Finnick. Sento che Finnick mi lancia una rapida occhiata prima di accendere il motore e partire.

Il cimitero non è lontano da casa. Ci vogliono solo pochi minuti. Il sacerdote ci aspetta al cancello d’ingresso. Mentre esco, rivolgo un cenno a Finnick e lui entra nel cimitero, dirigendosi verso la cappella.

******

“Benvenuto, Nicholas.” esclamò il sacerdote, una volpe argentata, mentre porgeva una zampa a Nick, “Mi dispiace per la tua perdita.”

“Grazie.” rispose Nick.

Il sacerdote lanciò un’occhiata a Robin. “Lui è il nipote di Viola?” domandò.

“Sì.” rispose Nick, “E c’è qualcos’altro di cui debbo parlarle prima che arrivi qualcun altro.

“Vieni dentro per un momento, così ne possiamo parlare.” disse il ministro di culto. Nick e Robin lo seguirono all’interno del cimitero, fino ad arrivare sotto il portico della cappella.

“C’è un altro membro della famiglia che sarà presente alla funzione.” disse Nick al sacerdote.

“Tutti coloro che desiderano rendere omaggio alla memoria della scomparsa saranno i benvenuti.” esclamò quest’ultimo, “Se fa parte della famiglia, desideri che assista alla celebrazione seduto in prima fila?”

“Esattamente.” rispose Nick, “Non le sarà difficile capire chi sia, dal momento che sua madre è…”

“Judith Hopps.” lo interruppe il sacerdote cogliendo Nick di sorpresa, “Sì, sono abbastanza vecchio da ricordare la coppia di poliziotti che pattugliava le strade della città dopo il caso dei Mammiferi Selvaggi avvenuto quasi vent’anni fa. Suppongo che suo figlio…”

“È anche mio figlio.” disse Nick.

“Oh, buon Dio.” esclamò il sacerdote tenendo gli occhi spalancati per la sorpresa, “Questo sì che è insolito. Non inaudito, ma di certo è qualcosa che non mi è capitato di vedere così tanto di frequente.”

Il mammifero di chiesa si fece da parte mentre uno sparuto gruppo di volpi entrava nella cappella.

“Sono gli amici di Viola.” disse Nick, “Ho incontrato alcune difficoltà nel rintracciarli.”

“Sono in pochi a essere presenti qui.” osservò il sacerdote.

“Alcuni si sono trasferiti altrove, mentre altri sono già passati a miglior vita. Non aveva altri parenti.” fece notare Nick.

L’attenzione della volpe era rivolta al sentiero che conduceva alla cappella, quando vide arrivare Judy e Nicholas. Nick rivolse un cenno a entrambi.

******

Vedere carotina con quel vestito nero è… sembra cupa. E Nicholas… mi dispiace davvero che ci siamo incontrati in questo modo. Dubito davvero che tutto questo sia ciò che la mamma desiderava per ciascuno di noi.

Entrambi si accomodano nella cappella. Seguo il sacerdote sulla soglia e suggerisce loro di sedersi in prima fila. Sento il rumore di un veicolo in avvicinamento. Il sacerdote si gira verso di me e annuisce, dopodiché anch’io faccio lo stesso e ritorno fuori.

L’auto funebre si ferma a circa dieci metri dalla porta d’ingresso della cappella. Dietro di essa c’è una seconda auto, e da entrambi i veicoli escono cinque volpi. Vado loro incontro per salutarli e per un momento, i miei occhi si posano sulla bara presente nella parte posteriore dell’auto funebre.

È in quel preciso istante che tutto diventa reale ai miei occhi. Sono abbastanza sicuro che avrei ripreso a piangere; per un momento sono tormentato da singhiozzi soffocati, mentre la parte posteriore dell’auto funebre si apre per consentire a noi sei di portare fuori la bara con la massima delicatezza.

Portarla nel luogo del suo riposo eterno è tutto ciò che posso fare per mia madre ora.

Noi sei abbiamo il compito di portare la bara sulle nostre spalle. Sono davanti agli altri, con la bara in equilibrio sulla spalla destra. Camminiamo verso l’ingresso. Una volta dentro, scendiamo nella navata centrale in direzione della parte anteriore della cappella.

Noi sei adagiamo con cura il feretro di mia madre sul cavalletto allestito di fronte all’altare. Gli altri cinque portatori fanno un passo indietro e si dirigono verso il retro della cappella per aspettare la conclusione della funzione. Io rimango accanto alla bara della mamma.

******

“Siamo qui riuniti oggi per rendere omaggio e celebrare la memoria della nostra defunta sorella, Viola Emma Wilde.” disse il celebrante, “Ha lasciato questo mondo per ricongiungersi nell’aldilà alle anime di coloro che l’hanno preceduta.”

Il mammifero di chiesa alzò gli occhi verso l’alto.

“Ora cederò il testimone a suo figlio, Nicholas Wilde, il quale vorrebbe aggiungere alcune parole.” disse prima di scendere dal pulpito. Nick, che si era seduto in prima fila accanto a Robin, si alzò e prese posto sul pulpito. Tutti gli occhi dei presenti erano fissi su di lui mentre spiegava un foglio di carta e lo posizionava sul piedistallo.

******

Desideravo dire molte cose. Avevo scritto e riscritto questo discorso così tante volte che alla fine, dopo averlo tirato giù, non riuscivo quasi a sopportarlo. Per la verità, il discorso che ho preparato non è così lungo. Non ho neppure riempito una pagina, ma alla fine credo che tutti fossero a conoscenza delle buone azioni che mia madre ha compiuto nella vita. Mi sembra quasi palese.

Quindi mi ritrovo qui, sul pulpito, a fissare il foglio contenente il mio discorso. Dopo averlo letto, sento che avrei potuto scrivere qualcosa di più, ma il solo pensiero mi arreca dolore. Sento come un coltello trafiggermi il cuore.

Prima che possa perdere del tutto il controllo, inizio a parlare:

 

Quando ero un cucciolo, la mamma mi diceva sempre ‘La notte cala, ma il sole sorgerà sempre il giorno successivo’. Per me, la notte è stata presente per molto tempo, ma lei era sempre lì a cercare di strapparmi dalle tenebre per riportarmi alla luce. Non aveva mai smesso di credere nel bene presente nel mondo là fuori. Non aveva mai smesso di credere in coloro che amava. Lei era così. Vedeva il bene in ognuno. Sapeva che tutti, a un certo punto della loro vita, cadono a terra, ma era sempre lì, a offrire una zampa per aiutarti a rialzarti. Per lei non doveva essere stato facile crescere da sola un figlio che aveva perduto la speranza, ma non aveva mai voluto arrendersi con me. Questo è stato il dono più grande che abbia mai potuto offrire al mondo: il dono della speranza.

 

Mentre proseguo il mio discorso, sento le lacrime tornare a bagnarmi gli occhi. La mia voce trema, mentre il mio sguardo torna a posizionarsi sulla tomba della mamma. Era la madre migliore che un cucciolo dal cuore a pezzi avrebbe mai potuto avere.

Dopo aver concluso, scendo dal pulpito e torno a sedermi accanto a Robin. Devo ammettere che non sono riuscito a prestare attenzione alla successiva lettura del sacerdote, poiché i miei occhi erano fissi sulla mamma.

Il sacerdote infine chiede a tutti i presenti di alzarsi. Torno indietro verso la bara della mamma e la risollevo sulle mie spalle insieme agli altri cinque portatori. La portiamo fuori dalla cappella e dal retro attraversiamo il sentiero fino ad arrivare in prossimità della fossa appena scavata. Una volta avvicinatisi, la adagiamo lentamente sul fondo. Il sacerdote riprende a parlare; le sue parole segnano la fine della funzione.

Prendo uno dei gigli che giacciono accanto alla fossa e la lancio all’interno di essa, mentre gli attendenti all’inumazione iniziano a riempire la fossa di terreno, in modo che possa riposare in pace per l’eternità.

Il mio ultimo addio.

Resto a guardare. Non c’è nient’altro che io possa fare. Rimpiango di non essere stato più presente nella vita della mamma. Sento i passi di qualcuno venire verso di me. Mi giro e vedo Nicholas avvicinarsi; il suo viso sembra una maschera di cupa determinazione. Per un momento fugace, temo che voglia colpirmi di nuovo, come aveva fatto la prima volta in cui ci siamo incontrati.

Quello che fa, però, mi lascia completamente spiazzato.

Nicholas mi abbraccia forte. All’inizio rimango immobile per lo stupore, senza sapere che cosa fare. Ma non dura a lungo, e alla fine ricambio quel gesto affettuoso.

Mi lascia andare e si dirige verso Robin per porgergli senza alcun dubbio le sue condoglianze, ma la mia attenzione si rivolge invece verso Judy, che è rimasta a guardare per tutto il tempo.

Non c’è nulla da dire. Sono abbastanza sicuro che gli sguardi di entrambi si incrociano in quella che pare un’eternità. In quel preciso istante, torno indietro a quell’incontro di diciotto anni fa, sotto quel ponte.

L’illusione non dura a lungo. Faccio un passo in avanti e abbraccio Judy. Questa volta, però, sono io a versare le lacrime.

Ho perduto tante cose qui. Ma non ho ancora perso tutto.

Non so per quanto tempo restiamo avvolti in quell’abbraccio, ma alla fine lascio andare Judy. Guardo per un attimo Robin e Nicholas, la mia sola eredità che ho lasciato al mondo. Ci guardano senza proferire parola. Annuisco brevemente verso Judy prima di voltarmi e lasciare il cimitero. Non c’è altro da fare qui. Tutti coloro che hanno preso parte alla funzione stanno andando via.

Ma mentre mi accingo ad andar via, mi fermo vicino alla tomba accanto a quella della mamma. La tomba in questione appartiene a una volpe di nome Johnathan Reginald Wilde.

Era mio padre.

Non ho mai visitato la sua tomba da quando ero ancora un cucciolo, anche se la mamma lo ha sempre fatto. Fino a quando non ho fatto ritorno a Zootropolis, non avevo mai capito il perché.

Per un momento, considero l’idea che, in qualche modo, John Wilde mi stia guardando.

Quindi rivolgo queste parole alla sua lapide: Faresti meglio a prenderti cura della mamma, d’accordo?

Perché se non lo farai, ti butterò fuori dal paradiso a calci nel sedere quando sarò morto.

Rimango a fissare la lapide per un altro po’ di tempo, prima di girarmi e prendere il sentiero che porta al cancello d’ingresso del cimitero.

Lancio uno sguardo di traverso in direzione di Judy. La mia zampa, quasi istintivamente, si avvicina alla sua… ma i fantasmi del passato ritornano a perseguitarmi per un attimo, prima di lasciarmi stare, e la mia zampa ricade sul mio fianco.





Note dell’autore: Siamo così arrivati al dodicesimo capitolo!

Dopo il turno di Judy e Nicholas, questa volta è spettato a Nick. La nostra volpe ha dovuto incassare molti colpi bassi da parte di un destino che non si è di certo risparmiato nei suoi confronti. La scomparsa di suo padre, l’incidente della museruola, la conferenza stampa, la volontà – non realizzatasi – da parte di Judy di abortire il suo primogenito, la fuga da Zootropolis, la morte di Anabel, il mesto ritorno nella casa materna, la scoperta dell’amara verità a proposito di Nicholas… e ora, la sepoltura del feretro della sua stessa madre. Eppure, nonostante tutto questo, Nick è sempre riuscito a sopravvivere e a trovare la forza di volontà per ricominciare daccapo, ancora e ancora. Questo dimostra che, contrariamente alle apparenze, Nick possiede una forza di volontà ferrea. Non credete anche voi che sia così?

Come è mia consuetudine, vi lascio alcuni link utili:

Pagina DeviantArt dell’autore: https://www.deviantart.com/giftheck/

Capitolo XII di Grief’s Reunion: https://www.deviantart.com/giftheck/art/Grief-s-Reunion-12-The-Last-Goodbye-689659259

Storia completa: https://archiveofourown.org/works/10995909/chapters/24492501

 

Questo è quanto. Come sempre, vi ringrazio per la vostra cortese attenzione e vi auguro una buona lettura. A presto!

   
 
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