Film > Il gobbo di Notre Dame
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Autore: Angelica Cicatrice    08/11/2019    1 recensioni
Clopin aveva dedicato tutta la sua vita nel donare il sorriso ai bambini di Parigi. Non desiderava altro nella sua umile vita da giullare della piazza. Eppure, qualcosa stava per stravolgere quella felice monotonia, e la paura di essere dimenticato o messo da parte ( per colpa dell'arrivo di un nuovo cantastorie ) lo avrebbe logorato. Per non parlare dell'imminente giorno della Festa dei Folli. I due giullari si sarebbero scontrati in un duello all'ultimo spettacolo? O sarebbe accaduto qualcosa di assolutamente inaspettato da far rovesciare gli eventi? Il re degli zingari non si era mai posto il quesito: e se esistesse, in questo mondo folle, una persona come me ?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clopin, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                                Pezzo della mia anima

- Roxanne, aspettaaaa! -.
Il feroce grido del re degli zingari rimbombò tra le pareti spoglie della grotta, e per un momento sembrò che perfino le pietre tremassero a quel richiamo. Clopin non aveva mai sospettato di potersi trovare in una situazione del genere. Eppure, nella sua vita da emarginato, ne aveva passate tante e aveva superato molti ostacoli grazie al suo sangue freddo. La sua forza era sempre sfociata dall'istinto selvaggio e sanguinario da gitano della Corte. Ma in quel preciso istante, quella sua tenacia, quasi animalesca, era esplosa per via di un qualcosa di ben più grande, capace di spezzare le catene di ogni male. Riconquistando quell'ultimo ricordo, il giullare del piazzale aveva scoperto la vera forma del sentimento che lo legava a Roxanne. Dopo essersi rimesso in piedi con uno dei suoi mirabolanti salti acrobatici, si fiondò verso quell'uscita oscura. Lo zingaro non ebbe modo di fare un passo in più, che il gruppo di vandali, rimasti nascosti fino a quel momento, gli si trovò addosso per fermarlo.

PV Clopin

- Prendetelo! - gridarono in coro alcuni zingari. I cani da guardia di Armand, sporchi vigliacchi, erano rimasti nascosti tra le ombre del luogo per tutto il tempo. Come ratti affamati, pronti ad attaccare la preda, stavano per aggredirmi per farmi la pelle. Facile per loro, dieci contro uno. Ma lo svantaggio di numero non mi spaventò, anzi, mi diede lo stimolo necessario per scatenarmi e dare inizio a una battaglia senza precedenti.  Il primo del gruppo ricevette un mio sonoro calcio in faccia, e cadde intontito per terra. Altri due, che cercarono di bloccarmi in due lati, si scontrarono tra di loro, perché li avevo evitati con una capriola aerea sul posto. Nonostante fossero armati e agguerriti, erano troppo lenti e per niente agili, rispetto a me.
Ora chi è il pagliaccio di turno? pensai, soddisfatto di me stesso. Dovetti poi vedermela con altri tre, che dopo avermi accerchiato, erano pronti a farmi a striscioline con i loro coltelli. Ma anche in quella situazione riuscì a cavarmela. Sicuri di tenermi in trappola, mi attaccarono al'unisono. Allora feci una verticale e con un' elasticità pazzesca degli arti, girai su me stesso divaricando le gambe. La descrizione giusta era che sembravo una trottola impazzita. I tre furono colpiti varie volte in faccia e in pochi secondi caddero al suolo come mele marce. Essere un buffone di strada ti da più vantaggi di quello che immagini. Dopo ciò, ero ormai stufo di quella lotta e desideravo solo raggiungere Roxanne. Ma proprio quando mi ricomposi atterrando sul terreno, fui letteralmente bloccato dall'ammasso del resto del gruppo nemico. Evidentemente avevano finalmente realizzato che non dovevano sottovalutarmi, e quella era l'unica soluzione per sconfiggermi. Il mio corpo esile avvertiva dolori ovunque e il respiro diventava sempre più debole. Maledizione! 
- Tenetelo fermo, ragazzi! Adesso gliela faremo pagare cara - disse qualcuno, mentre gli altri mi bloccavano per terra.
Il freddo della pietra mi indolenziva il volto, e non riuscivo a muovere neanche un muscolo. Dimenarmi era del tutto inutile. In quel momento disperato mi venne in aiuto un solo pensiero: la mia giullare. Se mi fossi arreso, senza provare a fare uno sforzo in più, sarebbe stata la fine. Credevo che perdere i ricordi, il mio adorato carretto, e il mio orgoglio di unico re delle feste, fosse stata una pura tragedia, qualcosa di insopportabile. Ma mi resi conto che niente di tutto ciò equivaleva a quello che avrei perso di lì a poco. E non si trattava della mia vita. Ero nato per rischiare la pelle, in ogni attimo. Ciò che non 
potevo perdere era Roxanne. Non si trattava di semplice egoismo, desideravo solo riaverla sana e salva. Poterla ammirare di nuovo nelle sue esibizioni ed elogiare il suo talento invidiabile. Desideravo poter udire ancora una volta il suono vibrato del suo violino. Osservare il sorriso colmo di gioia sul suo candido volto.  Non potevo lasciarla nelle grinfie di Armand. Proprio lei, che per tutto quel tempo aveva cercato di proteggermi, anche a costo della sua vita. Se mi fossi lasciato andare, il suo sacrificio sarebbe risultato vano.
" Roxanne, mia Roxanne..." mi martellarono quelle parole nella testa e nel cuore. Non so come spiegarlo, ma una forza sovrumana mi scorse lungo i muscoli delle braccia, e senza rendermene conto stavo riuscendo a farmi spazio sotto quel peso umano. La mia mano, magra e affusolata, riuscì a muoversi e a sfilare un piccolo pugnale nascosto tra le pieghe della casacca di uno dei vandali. Ciò che avvenne dopo fu troppo impressionante, almeno per chi è sensibile di natura.
Squarciai la pancia del primo zingaro che mi intrappolava. Con ferocia pugnalai il petto ad altri due malcapitati e creparono in poco tempo. Il seguente disgraziato non ebbe neanche il tempo di fare la sua mossa. Era in evidente stato di shock, e per pena gli sferrai un semplice pugno in pieno volto, rompendogli il naso. Mentre quest'ultimo cadde in ginocchio sanguinante, lanciai uno sguardo inferocito all'ultimo rimasto. Ero così fuori di me che la mia parte razionale non mi poneva alcun dubbio; se tutto ciò fosse per pura vendetta o per altro. Quei bastardi avevano recato troppo male alla mia gente, a Parigi...e a Roxanne.
Sì, forse era per lei che combattevo e distruggevo tutto ciò che minacciava la nostra felicità. Lo zingaro rimase indeciso sul da farsi e mi guardava con aria sbalordita. Infine riuscì a smuoversi e pronunciò le seguenti parole:
- Tu...cosa diavolo sei? -. 
Senza farmelo ripetere, lo accontentai subito, mentre mi pulivo via il sangue dalla faccia con la mano.
- Dovresti saperlo...Sono Clopin Trouillefou. il re degli zingari - dissi, con una nota d'orgoglio. Il mio avversario si irrigidì, e riprendendo coraggio alzò per aria il grosso coltello affilato e corse verso di me. Per via della stazza possente, mi difesi e mi parai come potei. Il peso dello zingaro mi fece cadere all' indietro e mi ritrovai quel gigante addosso. Atterrando con la schiena mi feci sfuggire un gemito di dolore: la ferita stava peggiorando e sentivo che ormai stavo perdendo molto sangue. L'uomo, sentendosi già vittorioso, ghignò ed era sul punto di uccidermi. Per l'ennesima volta, la forza di volontà mi aiutò e con uno sforzo sovrumano spinsi con le gambe sul torace dello zingaro, facendolo volare sopra di me. Come una volpe mi rimisi all'erta, e bloccai il nemico che era rimasto a terra, con la faccia rivolta sul terreno. Il mio lato oscuro prese il sopravvento, e dopo averlo tirato per i capelli, misi la lama sotto al suo mento, sulla gola.
- Grazie per la bella azzuffata, è stato divertente...- gli sussurrai ironico e potei vedere nei suoi occhi il terrore di chi già sapeva come sarebbe finita.
Senza indugi, mossi il pugnale in orizzontale, premendo con decisione. Un grido e uno zampillo di sangue, infine il silenzio assoluto. Intorno a me vi erano le carcasse del gruppo nemico, tutti morti o feriti, chi più, chi meno. 
- Clopin! - sentì gridare il mio nome, e subito alzai lo sguardo in direzione dell'uscita immersa nelle tenebre.
Avevo riconosciuto la voce e corsi verso quel punto. 
- Fermo dove sei! - fece una seconda voce e capì che si trattava di Armand. Dall'ombra sbucò fuori lo zingaro dagli occhi di ghiaccio e teneva stretta a se Roxanne. Ciò che mi fece vibrare dalla collera fu il grosso pugnale, che una volta apparteneva a Zacarias, all'altezza del collo della giullare. 
- Pessima mossa, mio sovrano! - ricominciò lui - Sono stato fin troppo generoso con te, accettando il patto con la tua adorata zingarella. E cosa ne ricavo? La carneficina dei miei uomini -.
Aveva legato i polsi di Roxanne dietro la schiena in modo che non potesse reagire e liberarsi. Conosceva bene le sue qualità nel combattimento, e quelle erano le giuste precauzioni.
- E' proprio vero che non ci si può fidare di nessuno, perfino della propria razza - continuò a blaterare - ma questa volta basta coi compromessi. Basta patti e condizioni. Si farà a modo mio! -.
Rimanere lì, immobile e impotente, osservando quello spettacolo indegno mi fece digrignare i denti. Non potevo tollerarlo.
- Lasciala libera, maledetto bastardo! Se vuoi sfogarti, prenditela con me! - gridai verso di lui, e feci qualche passo avanti.
- Non avvicinarti di più, o altrimenti...! - rispose Armand, ed ebbi un attimo di pura paura. La lama del pugnale era premuta su quella pelle candida e sembrava che lo zingaro avesse tutta l'intenzione di fare sul serio. Il cuore mi si fermò di colpo mentre vedevo il terrore negli occhi vermigli di lei.
- Non...non oserai...- dissi, barcollando con le parole ed Armand allungò un sorriso malefico. Nei suoi occhi non c'era neanche un briciolo di pietà.
- Chissà, tutto dipende da te, mio re - rispose e intanto cominciò a muoversi verso l'uscita della grotta, trascinandosi con se la mia amata.
- Non fare quella faccia spaventata, Mi fai quasi tenerezza - mi prese in giro - In fondo, non è la prima volta che vedi questa scena...ma giustamente non puoi ricordarla. Non importa, tanto il finale sarà diverso, questa volta. Basta che tu non ci segua e ci risparmi altri grattacapi -. 
Cosa potevo fare? Ero praticamente con le mani legate. Non potevo rischiare di fare un altro piccolo passo, altrimenti me ne sarei pentito amaramente. Non potevo neanche contare su qualcuno, perché tutti i miei uomini erano stati uccisi. Ero solo e incapace di fare qualsiasi cosa. Ma dovevo tentare.
- Ascolta, se mi lascerai venire con voi per accompagnarvi al carretto, ti prometto sul mio onore che mi sottometterò al tuo volere - cominciai, cercando di sembrare il più sincero possibile - Ma Roxanne, lasciala libera. Non c'è tutta questa necessità di portarla via con te, ormai i cammei sono tuoi e potrai benissimo trovare le ricchezze da solo -. 
Le mie speranze di poter salvare Roxanne furono spazzate via nell'esatto momento in cui Armand scosse il capo con decisione.
- Non ci penso nemmeno! - esclamò e tenne ancora più stretta la giullare, come se quella mia offerta minacciasse di portargliela via. Era stato tutto inutile e mi sentì frustrato, pieno di collera e di amarezza. - Vedrai, mi prenderò cura io della "nostra" Roxanne. Viaggeremo per tutta la Francia e vivremo mille avventure. Romantico, non credi? - Quella spudorata sceneggiata mi stava facendo ribollire il sangue nelle vene. Ma non volevo mollare ed ero sul punto di obbiettare.
- Clopin, lascia perdere! - disse Roxanne, suscitando l'attenzione mia e di Armand. Ci osservammo per un breve secondo negli occhi, poi lei aggiunse:
- Va bene così...davvero -. Quelle semplici parole mi lacerarono il petto, come una lama affilata che ti colpisce e ti toglie il respiro.
- Hai sentito, Vostra Maestà? E' la dama che sceglie! -  disse trionfante quello schifoso verme. 
Infine accadde qualcosa che mi fece impazzire.
  Armand prese Roxanne per i capelli e la tirò per farle piegare la testa all'indietro. Non curandosi dei suoi gemiti di dolore, lo zingaro mise in bella mostra il collo immacolato e lo sfiorò con il suo alito. Gli occhi di ghiaccio si accesero di una strana luce, ambigua e per niente rassicurante, mentre vagarono sulla pelle di Roxanne.
                                        
                                                             " His eyes upon your face
                                                               his hand upon your hand
                                                              his lips caress your skin
                                                             It's more than i can stand" *

- Sono sicuro che io e lei ci divertiremo come matti. In fondo, non posso lamentarmi...è la copia esatta di sua madre... - disse lui, con voce quasi sussurrata che mi fece venire i brividi. Un senso di voltastomaco mi scosse le viscere, e la rabbia, il disgusto, tutto ciò che di negativo potesse esistere, mi stavano uccidendo. Ma il colpo di grazia lo ebbi un secondo dopo. Roxanne riuscì a inclinare il capo di lato, e potei scorgere l'ombra di una lacrima silenziosa, scenderle sul neo dello zigomo sinistro. Tutto ciò, mi stava facendo diventare...matto...
Non sopportavo più di vedere quelle mani viscide sulla sua pelle, gli occhi perversi che la stavano spogliando, e tanto meno quella orrenda bocca che stava lì per lì per marchiarla con il suo lurido tocco. Una forza bruciante, la stessa che avevo provato qualche attimo prima, ma più devastante, mi scosse dalla testa ai piedi. Cominciai ad ansimare forte, come un cavallo agitato e nervoso sul punto di imbizzarrirsi. Stavo perdendo il controllo.
- Cosa c'è, mio re? Vi è forse familiare questa scena? - mi canzonò il bastardo. Ma io non risposi, con la testa abbassata in uno stato apparentemente calmo e mansueto.
- Abbiamo perso fin troppo tempo! Addièu, re dei matti! Ti manderemo una lettera! - disse infine Armand, sentendolo ridere soddisfatto.

                                " Why does my heart cry?
Feelings i can't fight
you're free to leave me
but just don't decieve me
And please believe me when i say:...!"

Tutto in me esplose. I forti sentimenti e le emozioni in contrasto mi fecero crollare tutte le barriere che tenevano a bada il mio istinto. Senza rendermene conto, le mie gambe si mossero in automatico. Fui veloce come il lampo e devastante come il fulmine. Dimenticando del tutto quello che era accaduto poco prima,  non riuscì a frenarmi e mi gettai addosso al mio nemico. Lo zingaro non se lo aspettò e fu colto di sorpresa dal mio gesto impulsivo. Il mio pugnale sfrecciò nell'aria e colpì il braccio dell'uomo, lo stesso che teneva stretta la giullare. La ferita non era profonda ma fu abbastanza per far scuotere la presa, e 
così Roxanne riuscì a liberarsi. Ne approfittai allora per afferrarla per un braccio e tirandola a me, per poi spingerla dietro la mia schiena, per tenerla al sicuro finché non avessi finito con quel suino. Armand mi fissò con occhi accesi di collera e per la prima volta lo vidi ringhiare in maniera furiosa, come un cane da caccia bastonato.
- Quante volte dovrò cercare di ucciderti, pagliaccio...!? - esclamò lui, mentre si tappava la ferita con una mano.
In risposta, mi misi in posa di duello e gli mostrai il pugnale sporco di sangue. 
- Uccidermi? Con chi diavolo credi di parlare?! Almeno io so come sporcarmi le mani, a differenza tua - lo provocai, sputandogli addosso quella verità pungente.  Armand spalancò gli occhi e con una forza feroce si scagliò verso di me, armato del grosso pugnale. Ci scontrammo in un duello senza esclusioni di colpi, e nonostante fossi munito di un piccolo pugnale me la stavo cavando. Ciò che mi fece rimanere stranito era il temperamento di Armand. Ad ogni colpo che sfoderava, gridava e boccheggiava, come se fosse in uno stato di pura pazzia. Sembrava un mostro indemoniato. A un certo punto avvertì un capogiro. La troppa perdita di sangue sulla schiena mi stava giocando brutti scherzi. Approfittando di quel momento di debolezza, lo zingaro mi fece lo sgambetto e scivolai per terra, proprio di schiena. Un dolore allucinante mi fece soffocare il respiro, come se una corda mi stesse stringendo intorno al collo. La vista era annebbiata, e mi sembrava che l'intero mondo mi girasse attorno. Provai a sollevarmi ma subito dovetti rinunciare. Avvertì la voce di Roxanne, ma mi sembrava così lontana. 
Intanto, Armand mi stava fissando, con i suoi occhi stralunati. Infine, sentì il suo peso sopra di me, e sfoggiò la lama del pugnale sulla sua testa.
- Clopin, nooooo! - gridò la mia giullare.
Girai il volto di lato, e cercando di mettere a fuoco vidi la sagoma di Roxanne, ancora con i polsi legati. Senza esitare, corse verso Armand e cercò di spintonarlo via per salvarmi. Ma l'uomo, grande e grosso, la spinse lontano, facendola cadere come un sacco di farina. 
" No, ti prego...fai tutto quello che vuoi...uccidimi pure, ma non toccarla..." cercai di dire, ma le mie labbra si mossero senza emettere un suono. Ormai le forze mi stavano abbandonando. Non riuscivo più a muovere neanche un dito. La testa mi girava e i contorni si stavano sfocando sempre di più. Poi, stremato, chiusi gli occhi.
- Armand, non farlo! - sentì ancora gridare.
- E' tutta colpa tua, Yolèn... - gridò lo zingaro, con un tono di voce cavernoso. Perché la stava chiamando con il nome della madre?... 
- Tutto questo non sarebbe accaduto se tu avessi scelto me... -. 
Nonostante lo stordimento, riuscivo a seguire il discorso, e la mia mente aveva conservato quel barlume di lucidità per capire cosa stava accadendo. Armand era impazzito. Ebbi la forza di riaprire gli occhi e in quel momento vidi la lama brillare sopra la mia faccia. E il volto di Armand rivolto a Roxanne.
- Finalmente ti darò ciò che volevi, no? Vederlo morire davanti ai tuoi occhi... il tuo artista di strada -.
Un grido di donna. La voce di Roxanne mi sembrò prolungarsi per minuti interi. Sapevo cosa mi attendeva...ma non ero ancora pronto. No, non ancora...
Oh, Mon Diè, non c'è mai stata fede e preghiera da parte mia... ma ti prego, se esisti davvero, donami un vero miracolo...
Giudicami come vuoi,la mia vita è tua... ma salvala, Roxanne... il pezzo della mia anima...
Ma stranamente qualcosa cambiò. Avvertì uno strano suono. Armand era immobile su di me, ancora con le mani che stringevano l'elsa del pugnale. Un rivolo rosso gli fuoriuscì dalle labbra e scese giù per il mento. Lo zingaro cascò via, atterrando sul terreno sollevando la polvere. Cosa era successo?
Sentì alcune voci, ma erano così distanti. Poi, come se mi fossi destato da un brutto sogno, vidi il volto di Roxanne. Era così preoccupata. Si stava agitando e sembrava chiamare qualcuno lì vicino. Vedevo le sue labbra muoversi, ma non udivo più alcun suono. Sentivo che era arrivata la mia ora. Quindi, allungai la mano e accarezzai quel volto angelico. Appena Roxanne mi diede di nuovo la sua attenzione, provai a sussurrarle qualcosa: 
" ...mia Luna ".
Ero così felice. Sapere che la mia giullare era viva avrei portato con me il ricordo di quelle splendide gemme preziose. Che dolce modo di morire...
Mentre socchiudevo gli occhi, allargai un sorriso e per la prima volta nella mia vita ringrazia quel Dio misterioso che tanto avevo ignorato. Ero pronto a incontrare la Morte, la degna regina, come l'avevo sempre immaginata, col suo mantello nero, la falce e una maschera inquietante che le nascondesse le fattezze cadaveriche. Non avevo mai avuto paura di lei, e l'avrei salutata e accolta come una cara sorella, mia pari. Perché anche io, il re della Corte, avevo sempre amministrato la fine di moltissime vite umane. Ero stato l'avvocato, il giudice, e il boia in ogni singola esecuzione. Finalmente era arrivato il mio turno... e non avrei avuto rimpianti...perché ero morto solo per lei... mia Roxanne...

I miei occhi si aprirono e sentivo le palpebre pesanti. Mi ci volle un pò per abituarmi all'atmosfera, con una luce soffusa che proveniva da mille candele. Le pupille vagarono da un angolo all'altro, e realizzai che mi trovavo proprio nella mia tenda personale. Ero alla Corte dei Miracoli. 
- Ben tornato tra noi, Clopin! - disse una voce maschile.
Corrugai la fronte ed ebbi l'impressione di conoscere quel timbro vocale. Girai il volto di lato e appena scoprì chi era il mio ospite ebbi un sussulto:
- Zacarias!...- esclamai, con un filo di voce. Il mio ex mentore, con il suo solito sguardo serio, era proprio lì, seduto vicino alla branda dove ero sdraiato.
- Ma...tu non eri...- non ebbi il tempo di finire, che lo zingaro mi bruciò sul tempo. Probabilmente voleva evitarmi di sprecare fiato.
- Morto? Beh in effetti - disse, e dopo essersi schiarito la voce riprese - Ma sai com'è, dovresti conoscermi. Ci vuole ben altro per farmi fuori -.
Zacarias gonfiò il torace con modo fiero, ma io ero ancora confuso. Così mi raccontò brevemente cosa gli era successo. In sintesi, dopo essersi separato da Roxanne, trovandosi con le spalle al muro, aveva finto di essere morto. I vandali lo avevano recuperato e sepolto nella fossa comune, insieme agli altri zingari. Per sua fortuna, era riuscito a scavare la terra e a uscirne vivo. Dopo di che aveva mandato un messaggio al capitano Febo, che gli chiedeva aiuto e rinforzi. Infine, dopo aver scovato il carretto nel bosco, si era messo sulle nostre tracce. Era stato proprio lui a uccidere Armand, pugnalandolo alle schiena. Era stato lui a salvarmi. 
In quel momento fui scosso da un senso di disagio. Lui, l'uomo che mi aveva preso in custodia, che mi aveva protetto, alla fine mi aveva salvato più di una volta. Mentre invece, io... Zacarias mi guardò, mentre ero chiuso nel mio mutismo, e mi chiese.
- Cosa ti prende, Clopin? -. Ebbi un attimo di esitazione, ma decisi di sfogare ciò che avevo taciuto per troppo tempo.
- Zacarias, lo so che dopo tanto tempo non possa significare granché, ma volevo dirti... mi dispiace, per ciò che ti ho fatto - mentre parlavo, rimasi a fissare un punto della spalla scoperta del mio amico. Lì era visibile una cicatrice, una delle tante che gli erano state inflitte in passato.
- E grazie, per tutto quello che hai fatto per me - terminai, e i miei occhi affrontarono quelli scuri del mio ex mentore. Seguì un momento di silenzio, ma il suo volto si illuminò con un largo sorriso. Quasi mi spaventai a quella reazione, dato che era sempre così serio. Lui scosse la testa.
- Non dirlo neanche, ragazzo mio - disse, con un tono paterno che mi era mancato da anni e anni. Quel suo modo di chiamarmi, così nostalgico, mi fece crollare dall'emozione, e gli sorrisi. Poco dopo, si ricompose e tornò a essere quello di prima. Ci teneva a non sembrare sdolcinato.
- Comunque, non devi ringraziare me - aggiunse - ma solo quella bella violinista -. 
Stava parlando di Roxanne? In quel momento, come se fossi stato folgorato, alzai la testa dai cuscini e chiesi:
- Roxanne? Dov'è?! -. Un forte dolore alla schiena mi costrinse a rimettermi al mio posto. Zacarias mi fece segno di non muovermi assolutamente. Mi spiegò che avevo rischiato davvero di morire, poiché avevo perso molto sangue. Meno male che poco dopo il suo arrivo, nella grotta, erano giunti anche Febo e i suoi soldati.  Con il loro aiuto erano riusciti a soccorrermi e a riportarmi in tempo alla Corte dei Miracoli. Ovviamente, tutti si erano mobilitati per curarmi.
- Prima fra tutti, la tua giullare - mi spiegò nello specifico - Come ti stavo dicendo prima, se non fosse stato per lei e il suo stratagemma, non sarei mai arrivato in tempo per salvarti. Quella grotta era un vero labirinto, sai? -. 
- Quale stratagemma? - chiesi, incuriosito. Ma in quel preciso istante, sentì che qualcuno era entrato nella tenda. Da dietro al separé era apparsa un'ombra.
- Zacarias?...- sentì quella voce, dolce come un battito d'ali. Era lei. Roxanne. Zacarias mi fece l'occhiolino e mi rispose piano.
- Chiedilo alla diretta interessata - e detto ciò si alzò, per scomparire da dietro il separé. Lo sentì perfettamente dire: 
" Vai, violinista, il tuo re ti sta aspettando ". E infatti, subito dopo, sbucò fuori la mia bellissima Roxanne. Una forte emozione mi devastò appena la vidi. Era tornata a indossare le sue comuni vesti da zingara, col corpetto nero e rosso, le rose tra i capelli e la calzamaglia vinaccio che le modellava le gambe. L'unica cosa che mancava all'appello era lo scialle con i cammei. Chissà che fine avevano fatto? Dopo esserci legati con lo sguardo, Roxanne si avvicinò e notai che portava un catino e varie bende. Appena si accomodò accanto a me, cominciò a parlare.
- Hai dormito per tre giorni interi, sai? -.
Nel tono della voce, così pacato, mi accorsi che in lei c'era qualcosa di strano. Sembrava quasi che stesse trattenendo uno sfogo troppo grande, ma che per la mia serenità lo tenesse nascosto. Riuscivo a capirlo dai suoi modi meccanici. 
- Tutta la Corte ha temuto che non ti riprendessi più. Ed eccoci qua, nuovamente come l'ultima volta - riprese, mentre stava preparando le bende di ricambio. 
Quella frase era riferita sicuramente a quando mi risvegliai, dopo la tragedia dell'incendio. E proprio come quella volta, mi trovavo sulla stessa branda. Mi limitai ad osservarla, e per me era già un'enorme fortuna. Credevo di essere spacciato, e trovarmi ancora vivo, accanto a lei, mi sembrava un sogno ad occhi aperti. La signora Morte mi aveva fatto un grande dono, davvero. Ma tornando sui miei passi, volevo sapere cosa era accaduto. Quando le chiesi spiegazioni sulla faccenda, smise di occuparsi delle bende, e mi diede tutta la sua attenzione. In pratica, quando aveva capito che il covo della banda era una sorta di labirinto, non era sicura di potercela fare. Anche se fosse riuscita a trovarmi, probabilmente non avrebbe più ricordato la strada
per il ritorno. Così aveva usato i suoi cammei. La giullare mi mostrò un sacchetto di stoffa verde, e appena lo aprì tintinnarono quei preziosi gioielli. Mi spiegò per filo e per segno tutto. Che aveva staccato i cammei dallo scialle e li avesse seminati durante il cammino, in modo da formare una scia di segni dorati che indicassero la strada giusta. A quel punto capì molte cose. E ancor di più perché non poteva cederli ad Armand. Erano l'unico modo, per me, per uscire fuori da quella trappola. 
- Ecco perché, alla fine, ti eri sottomessa ad Armand - le dissi.
Roxanne annuì, per poi riprendere il racconto. Proprio come mi aveva accennato Zacarias, grazie a quel trucco, il mio amico ci aveva trovati in tempo. Aveva seguito la scia dei cammei che, riconoscendoli, non aveva perso altro tempo e ci aveva raggiunti. Tutto poi, era andato a buon fine grazie anche all'intervento di mio cognato, che con le sue guardie ci avevano portato via e scortati a Parigi. 
Mentre mi raccontava, rimasi a fissarla, e man mano avvertivo una piacevole sensazione. Era pura ammirazione nei confronti della mia amata. Nessuno avrebbe avuto un'idea più geniale di quella. Nuovamente stavo riconoscendo il grande coraggio che la rendeva unica. Il sacrificio che aveva patito solo per salvarmi. Ne ero certo. Nessun'altra donna mi aveva dimostrato una lealtà, fiducia e amore come solo Roxanne aveva riservato per me. La mia ex rivale, amica e amante, era parte della mia anima. 
Ciò che avevo temuto di perdere più della mia stessa vita. Quel pensiero mi fece rimembrare quei momenti orribili e ansiosi. Quanta paura avevo avuto... 
Con un gesto impulsivo, le afferrai le mani e lei tacque. Con uno sforzo mi sollevai dai cuscini, volevo vederla bene negli occhi. Lei mi raccomandò di stare comodo, ma non lo feci. Il suo viso era a pochi centimetri dal mio. Le mie braccia la avvolsero e mi lasciai andare completamente. E desideravo che anche lei facesse lo stesso.
- Clopin... - disse in un sussurro - che hai... stai piangendo -.
Era proprio così. Mi ero sempre vergognato delle mie lacrime. Odiavo passare per un lagnoso.
Ma quelle erano lacrime di felicità. Con lei, non avevo bisogno di usare una maschera per sembrare una persona migliore. Mentre lasciavo che quelle gocce cristalline mi rigassero il viso, le donai un sorriso e le baciai le mani. 
- Sì, cherie. E ne vado fiero - le spiegai, mentre mi tuffavo in quelle due pozze d'acqua verdi - perché sono la prova di quanto sono felice e fortunato da quando la vita mi ha dato te -. 
Le labbra rosse di Roxanne tremarono leggermente e i suoi occhi brillarono di una luce profonda. Sentivo che la sua barriera di forza si stava rompendo.
- C'è una cosa importante che devo assolutamente dirti - ripresi, e la strinsi tra le mie braccia - e devo farlo ora, prima che qualche altro imprevisto me lo neghi -. 
Mentre le sorridevo ironico, lei si lasciò andare e smise di essere tesa. Il tocco delle mie dita sulla pelle la fece rilassare, e a quel punto feci la mia mossa. La baciai sulle labbra, per poi distaccarmi leggermente per sussurrarle quella confessione. 
- Je t'aime... -. 
La mia giullare rimase senza parole, come in uno stato catatonico. Sembrava incredula, allora le dichiarai tutto ciò che avevo nel cuore.
- Ti ho amata come non ho mai amato nessun'altra. Anzì, credo di non aver mai amato davvero, prima di conoscerti. Amo il tuo talento, la tua forza, il tuo animo nobile, il tuo coraggio. E sai? - feci una pausa, per formulare al meglio le seguenti parole - Ne sono certo, perché ho scoperto di essermi innamorato di te...per ben due volte. Neanche una perdita di memoria può tenerci separati, mon cher -.
Detto ciò, Roxanne mi sorrise, e finalmente dai suoi occhi scesero calde lacrime. Ci baciammo ancora, con più passione. Le asciugai le guance con i miei baci, e le sussurrai parole dolci per confortarla. Quel pianto liberatorio, misto a tensione e felicità, la fece sentire meglio. Avevo capito fin da subito, da quando si era presentata al mio cospetto, che stesse nascondendo la paura e l'ansia per tutto quello che era accaduto. Ma come al solito, per il mio bene, aveva taciuto tutte quelle emozioni e io non potei che ammirarla e amarla di più. Dal canto mio, il calore delle sue labbra era così intenso da farmi dimenticare persino la ferita e il dolore alla schiena.
- Tu sei il primo e unico uomo che abbia donato tutto di me - mi disse, poggiando la fronte sulla mia - e non potrò amare nessun'altro. Mai -. 
Quelle parole mi colmarono di gioia e un nuovo desiderio si fece largo dentro di me. Ero sicuro della mia scelta e morivo dalla voglia di pronunciarlo.
Accarezzai il volto della mia amata, e mentre ci donavamo sguardi languidi, pensai a cosa dire.
- C'è un'altra cosa che devo dirti. O meglio, chiederti - le sussurrai e i suoi occhi si aprirono mostrando stupore.
- Un'altra? Non sarebbe meglio aspettare che ti rimetta in sesto? - mi disse, per poi sorridermi divertita. Le pizzicai la guancia con le dita.
- No, non posso aspettare - la informai - o rischierei di morire prima di poterlo fare -. 
Nonostante la battuta agrodolce, ridemmo insieme e infine lei aspettò con una certa curiosità. Avrei tanto voluto inginocchiarmi, come un vero gentiluomo, ma nelle mie condizioni non mi era possibile. Pazienza. Ciò che stavo per proporle era qualcosa che mai avrei pensato di fare, fino a quel momento. Ma era tutto ciò che desideravo, e non sarei mai più tornato sui miei passi. Con un profondo respiro, la guardai negli occhi e dissi:
- Roxanne Carraro, figlia di Lorenzo Carraro e Yolèn Roux, mi faresti l'onore di diventare la mia sposa? -. 
A quella richiesta la mia giullare rimase impietrita, come se le avessero lanciato un incantesimo. I suoi occhi divennero così grandi e maestosi.
- Vuoi passare il resto della tua vita al mio fianco, essere la Regina della Corte dei Miracoli, e regnare con me per il resto della tua vita? -.
Ero così emozionato, eppure riuscì a spiccicare l'intera frase che mi scorreva nella mente, come un fiume in piena. Passarono secondi che per me furono ore intere, prima che Roxanne mi rispose.
- Ouì, ma a una condizione...che non smetterai di essere il mio partner di carretto. Il povero petit Clopin non sopporterebbe un drastico cambiamento -.
Quell'insolita risposta mi lasciò di sasso, ma come mi era capitato altre volte, finì per strapparmi un sorriso e risi spensierato insieme a lei. Non c'erano dubbi. Roxanne era la donna più bella, forte e matta ( proprio come me ) che potessi desiderare al mio fianco. Non l'avrei cambiata per tutto l'oro, le esecuzioni, e le feste cittadine dell'intero mondo. 

Nella tenda color porpora del re dei gitani, si respirava un'aria intima e piena di dolcezza. Nessun altro ancora sapeva la bella notizia, e almeno per un po sarebbe rimasto un dolce segreto tra i due giullari. Dopo tutto quello che avevano superato, era giusto che Roxanne e Clopin avessero il tempo giusto per godersi quell'attimo, che apparteneva solo a loro. Il re del piazzale abbracciò la sua futura sposa e la fece sdraiare sopra di lui. Adorava tenerla in quel modo e passò minuti interi ad ammirare i lineamenti del suo viso. Quella situazione gli fece ricordare quella sera, quando si trovavano nel suo carretto. Erano accoccolati sul divanetto e Clopin aveva da poco capito quanto quella violinista fosse speciale. Allora, forse per suggellare nuovamente quella promessa, il giullare sussurrò alla sua amata:
- Posso tenerti con me, per sempre, mia Luna? -
- Oui...-. gli rispose lei, solleticandogli il pizzetto con la punta delle dita. Un bacio pieno di vero amore li unì con quel voto infrangibile, mentre le fiammelle delle candele, uniche testimoni, bruciarono intensamente come a voler donare maggiore calore ai due amanti prossimi alle nozze.

Angolo dell'autrice

Eccomci quà! Sono passati vari giorni dopo l'ultimo capitolo pubblicato, ma sappiate che dopo il Lucca comics ( dove ho presentato il cosplay di Roxanne) non ho fatto altro che scervellarmi per rendere questo ennesimo capitolo degno delle vostre aspettative. E credetemi se vi dico che non è stato affatto facile...
Ora sono le 1.25 di notte, e solo ora posso tirare un sospiro di sollievo. Comunque, pensiamo alle cose belle! Finalmente siamo giunto al lieto fine, e come avete potuto vedere i due giullari hanno avuto il loro momento importante ( Clopin finalmente si è dichiarato **) e avremo un matrimonio <3 Il prossimo capitolo infatti sarà più leggero da scrivere, e non avrò tutta questa ansia da scrittrice XD Spero solo che vi piaccia, e che vi abbia lasciato anche di stucco ( eh non ve lo aspettavate che Zacarias fosse ancora vivo XD). Detto ciò, sono stanca morta, e evo pubblicare subito il capitolo. Alla prossima <3 
Nota* La strofa in inglese fa parte della celebre canzone dei The Police - Roxanne - ( guarda caso XD). Ho pensato che rispecchiasse appieno quello che Clopin stesse provano in quella situazione ( e poi adoro quella canzone **) 

    
   
 
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