Film > Indiana Jones
Segui la storia  |       
Autore: IndianaJones25    13/11/2019    5 recensioni
Dopo quasi quarant’anni, Indiana Jones fa ritorno sulle alture interne del Perù per raggiungere ancora una volta il tempio dei Chachapoyan dove, in gioventù, tra mille difficoltà, rinvenne l’idolo d’oro della fertilità. Ma nel tempio era celato molto più di una piccola e semplice statua d’oro, qualcosa di davvero unico e prezioso: un sorprendente segreto, rimasto custodito in quel luogo per migliaia di anni, che l’anziano archeologo intende finalmente riportare alla luce.
In questa nuova occasione, però, ad accompagnarlo ci sarà sua figlia, perché solo unendo le forze i due Jones potranno svelare quell’antico mistero, che sembra provenire da una galassia lontana lontana...
Genere: Avventura, Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Henry Walton Jones Jr., Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
3 - INCONTRI GALATTICI

       «Chewbacca, lascialo immediatamente andare, stupido ammasso di peli che non sei altro!» risuonò a quel punto una vocetta monotona, che non incuteva nessun timore. «Come puoi credere che sia davvero il signor Han Solo, dopo tutto questo tempo?»
       Con un ultimo grugnito, la cosa che aveva intrappolato Indy si ritrasse, facendo crollare al suolo l’archeologo che respirava a fatica. Sebbene terrorizzata, Katy gli corse a fianco per accertarsi delle sue condizioni.
       «Lo perdoni, signore, ma a volte è un vero primitivo» continuò a dire la vocetta, che pareva quasi essere quella di un servile maggiordomo inglese, per quanto assurdo fosse credere che, là sotto, potesse essercene uno. «Del resto, non è programmato per capire il comportamento umano, come invece sono io.»
       Per sua fortuna, Jones non era ferito, ma semplicemente frastornato. Che diavolo era quella cosa che…?
       Sollevati gli occhi, padre e figlia rimasero paralizzati dallo stupore. Ad osservarli a breve distanza, ben illuminati da quelle che parevano essere a tutti gli effetti lampade artificiali appese alle pareti rocciose, vi erano quello che sembrava essere un robot umanoide dorato ed una creatura gigantesca, alta più di due metri e ricoperta di un foltissimo e morbido pelo marrone.
       Il mostro chinò leggermente di lato la testa ed emise un piccolo e incomprensibile latrato, che tuttavia non aveva nulla di minaccioso. Incomprensibile, perlomeno, per Katy, mentre Indy - per quanto illogico e irragionevole potesse sembrare - capì immediatamente le sue parole, come se parlasse una lingua che gli era notissima.
       «Non volevi spaventarmi, eh?» borbottò, per tutta risposta. «Per poco mi prendeva un infarto… alla mia età certe emozioni non vanno bene…»
       La giovane sgranò i grandi occhi, decisamente più sorpresa che spaventata per quella situazione paradossale e fino a pochi istanti prima del tutto inimmaginabile.
       «Stai… stai veramente parlando con quella… quella cosa?!» borbottò, incredula. Che suo padre fosse un grande conoscitore di lingue, idiomi e dialetti dei più vari generi lo aveva sempre saputo, ma questo gli sembrava veramente troppo: era quasi come guardare San Francesco predicare agli animali. «Tu la capisci?!»
       «E quella cosa capisce te» sottolineò Indy, facendole un segno molto eloquente perché non si sbilanciasse troppo con le offese.
       «Arrgghhh uooo uuuooorrrrrr» replicò il mostro, scuotendo piano la testa.
       «Lo so, lo so, non è colpa tua se sono caduto…» si ritrovò a rispondere ancora l’archeologo, annuendo adagio. «È anche colpa mia, il dottore mi ha detto di prendere alcune pastiglie, ma io non gli ho dato retta e le ho buttate tutte via…»
       D’improvviso, Jones ammutolì: stava sul serio discorrendo dei suoi problemi di salute di uomo che aveva passato da un pezzo la settantina con un mostro che aveva appena tentato di strangolarlo dopo essere sbucato da una galleria nel cuore più tenebroso e lontano della montagna? Forse stava semplicemente facendo un sogno, il sogno più strano ed assurdo che ricordasse di aver mai vissuto, oppure cominciava davvero a soffrire di demenza senile o qualcosa di simile… magari, una nuova visita dal medico non gli avrebbe fatto alcun male e, questa volta, non avrebbe gettato nell’immondizia la scatolina ancora intatta delle compresse…
       Il robot dorato - perché proprio di un robot dorato si trattava - fece un passettino in avanti, provocando dei suoi metallici con le sue giunture che, a quanto pareva, dovevano avere bisogno di un’urgente lubrificata.
       «Salve» disse, cercando di apparire formale, per quanto formale potesse apparire una ferraglia dorata come quella. «Io sono C-3PO, relazioni umane-cyborg. Sono davvero spiacente per quanto accaduto, ma Chewbacca è un tale irruento che…»
       Il robot partì in quarta in una logorroica spiegazione a cui nessuno, dopo avergli prestato attenzione solo per mezzo minuto, badò più di tanto.
       Sebbene ancora frastornata e seduta in terra accanto a suo padre, Katy non riusciva ad avvertire paura, dentro di sé, anche se riconosceva che, in una simile situazione, averne sarebbe stata la scelta più ovvia e più saggia. Ma quelle due… cose (persone le pareva un termine ben poco appropriato per definirle) non incutevano alcun tipo di timore, anzi infondevano quasi una certa sicurezza, nonché un immediato senso di calore, come se si trattasse di due vecchi amici a cui non fosse possibile non volere bene. Con agilità, balzò finalmente in piedi e si mosse verso di loro di un paio di passi.
       «Tu… tu sei un droide?» mormorò, con una vocina piccina piccina, rivolgendosi al robot dorato e luccicante, che stava ancora profondendosi nel suo mare infinito di scuse.
       «Oh» fece l’interpellato, interrompendosi. La guardò per un momento con i suoi occhi simili a fanalini, quindi rispose, ripetendo una seconda volta: «Certo. Salve, io sono C-3PO, relazioni umane-cyborg. Sono un droide protocollare, lieto di conoscerti. E sono davvero dolente per questa accoglienza che…»
       «E… lui…?» chiese ancora la ragazza, gettando una timida occhiata all’imponente figura dell’enorme essere ricoperto di folta pelliccia marrone.
       «Lui è un Wookiee» spiegò Jones con voce roca, rialzandosi a sua volta. «È un abitante del pianeta Kashyyyk. Faceva il contrabbandiere galattico, prima di capitare qui…» Ammutolì di nuovo, disorientato e perplesso.
       Ma come diavolo faceva a saperlo? Chi gli aveva insegnato quelle cose? E come poteva capire il senso di quei latrati grotteschi, che sembravano l’incrocio tra il barrito di un elefante e i versi di un vecchio tricheco affamato? Guardò confuso il droide e la creatura, mentre le sue stesse domande comparivano nella mente di sua figlia, sempre più dubbiosa ed incerta. La situazione stava prendendo una tale piega che anche Katy, proprio come suo padre, cominciava a pensare che potesse averle dato di volta il cervello.
       «Ahhhhhrrrrrrr!» esclamò Chewbacca, che parve nuovamente sul punto di voler abbracciare Indy, che arretrò di un passo, facendo scudo alla ragazza quasi temendo il peggio. Eppure, continuava a non esserci alcuna minaccia nello sguardo del mostro peloso, bensì solamente una dolce tenerezza.
       «Oh, cielo!» esclamò invece C-3PO. «Le possibilità che quaggiù capitasse una persona a noi conosciuta come il signor Han Solo erano una a novecentotredicimilaseicentoquarantasette! Eppure, per quanto ciò sia strano, pare proprio che sia successo! Oh, cielo! Sia lodato il mio creatore!»
       «Ma chi diavolo sarebbe questo Han Solo di cui continuate a parlare…?! È la seconda volta che lo tirate fuori, ma vi assicuro che non lo conosco!» sbottò Indy, saettando lo sguardo dall’uno all’altro. «Io mi chiamo Ind…»
       Ancora una volta, però, le parole gli morirono sulla labbra, perché, d’improvviso, il nome Han Solo non gli parve più così campato in aria e gli sembrò quasi di rammentare qualcosa, qualcosa a cui non aveva più rivolto alcun pensiero da… migliaia di anni?
       «Non è possibile» borbottò, scuotendo la testa per provare a fare ordine nella sua mente. «No. Non è possibile per niente…»
       «Che cosa, papà?» domandò Katy, ansiosa di saperne di più, con la voce che tremava per quell’emozione indefinibile che riesce a mischiare un’eccitata curiosità ad una paura indefinibile. «Che cosa non è possibile? Ma tu, allora, li conosci, questi due?»
       L’archeologo, preda della confusione e di strane sensazioni che si rincorrevano senza sosta nel profondo della sua memoria, aveva abbassato lo sguardo, ma adesso tornò a sollevarlo verso il droide ed il Wookiee. Forse non li conosceva, anzi non poteva affatto conoscerli, dato che non li aveva mai visti prima in vita sua, eppure era come se, quelli, fossero due vecchi amici, due amici che non aveva più rivisto da tantissimo tempo, due vecchi compagni d’avventura che non aveva mai dimenticato, bensì solamente messo da parte in attesa che arrivasse il momento di incontrarli di nuovo. In poche parole, non era mai stato meno sicuro e contemporaneamente tanto certo di qualcosa come in quel momento.
       «Non so» mugugnò, scuotendo la testa e torcendosi le mani nel tentativo di mascherare il proprio nervosismo. «Ma ho come una strana sensazione, come se in qualche modo fossi già stato qui, come se…»
       Nello stesso istante, inaspettato e lucente, qualcosa si materializzò di fronte ai loro occhi, un’apparizione opalescente ed eterea che li fece sobbalzare e indusse Katy a gridare, con spavento: «Un fantasma!»
       Era davvero troppo e, sotto la camicetta sbottonata oltre misura, il suo petto cominciò a sollevarsi e ad abbassarsi velocissimo, in preda ad una folle agitazione che minacciava di farle scoppiare le vene.
       «Una proiezione nella Forza, più precisamente» la corresse il nuovo venuto, un uomo anziano e con la barba, avvolto da una tunica, sul cui viso rifulgeva lo sguardo ironico di un eterno ragazzino. «E tu non devi avere paura di me, Katy Jones, perché non ho cattive intenzioni.»
       «Luke… Luke Skywalker…» balbettò Indy, stravolto. Possibile che non avesse alcun timore, di fronte ad un simile visione? E come diavolo poteva sapere persino il nome di quello spirito?
       «Sì, sono io» replicò il vecchio spettro, incrociando le braccia ed appoggiandosi stancamente e con sollievo ad una parete per potersi riposare. Anche i fantasmi, in fondo, hanno bisogno di concedersi qualche minuto di pausa, di quando in quando. «Era da tanto tempo che speravo di vederti ancora, Han. Tantissimo tempo…»
       Indy, notando la spavento della figlia, l’attirò a sé e la tenne stretta in un abbraccio confortante, per farle capire che sarebbe andato tutto bene e che non c’era proprio nulla di cui avere paura, fintanto che lui era lì insieme a lei. A quel contatto, Katy riuscì a calmarsi, fino a che il suo respiro tornò a farsi nuovamente normale.
    Poi, per quanto la situazione fosse delirante e fosse certo di essere sul punto di perdere per sempre l’uso della ragione, l’archeologo sollevò nuovamente gli occhi verso quei tre individui misteriosi e sbottò: «Insomma, finitela tutti quanti, con questo Han! Io mi chiamo Indiana Jones!»
       «Raaahh» commentò Chewbacca, incuriosito.
       «È vero, è così che sei solito farti chiamare, adesso, ed è in questa maniera che i tuoi attuali contemporanei ti conoscono e si rivolgono a te» rispose Luke, dal fondo della sua antica e sconfinata saggezza, facendo balenare su di lui uno sguardo attento e intenso. «È questo il tuo nome, in questa vita. Ma, in fondo, che cosa cambia? Che cosa vuoi che possa significare, un semplice nome, di fronte agli arcani misteri del tutto, a confronto dei disegni della Forza? Noi veniamo dal tutto, proveniamo da un unico fuoco primordiale che, inizialmente, ci ha plasmati tutti simili e uguali, ma nel momento stesso in cui ne siamo usciti siamo divenuti diversi, differenti da chiunque altro; ciascuno di noi, nato una prima volta, è unico e tale resterà per sempre, oltre le barriere del tempo e dello spazio. I nomi non contano, perché essi, esattamente come i corpi, sono semplici rivestimenti di un uno eterno e immutabile, un uno che, sommandosi a tutti gli altri uni senza mai deperire, forma l’ammasso dell’intero universo infinito. Che tu ti faccia chiamare Han Solo od Indiana Jones, sempre uno rimani.» Un sogghigno ironico balenò sull’antico volto di quell’immagine fosforescente. «In qualsiasi forma io ti possa incontrare, tu sarai sempre lo stesso avventuriero scavezzacollo che si butta a capofitto nelle situazioni più complesse ed incredibili, uscendone vivo per puro miracolo e senza sapere bene neppure tu stesso come abbia fatto per cavartela.» Il ghigno divertito dell’apparizione spettrale, ora, lasciò il posto ad un sorriso sincero e la sua voce si fece più calda, piena di amicizia fraterna mai sopita. «Sarai sempre l’uomo dal cuore d’oro che, pur trincerandosi dietro a un velo di sarcasmo e di apparente egoismo, si sente perennemente in dovere di fare qualcosa per gli altri, specialmente per le persone a cui tiene di più, senza pensare che, questo, potrebbe mettere a repentaglio la sua stessa esistenza.»
       Katy, liberatasi dalla dolce presa del padre, si mosse un po’ in avanti, prima che lui la afferrasse per una spalla, trattenendola ancora. Incredibilmente, superato il primo momento di naturale panico, aveva scoperto che neppure quel fantasma le faceva paura, anzi adesso vi vedeva niente altro che un uomo simpatico e rassicurante, in grado di infondere emozioni positive in chiunque se lo trovasse di fronte.
       Mordendosi le labbra, capì che, adesso, ciò che aveva addosso era soprattutto la curiosità, una curiosità talmente forte da non ricordare di aver mai provata prima qualcosa di simile.
       «Ma…» osò domandare, vincendo la ritrosia che provava, «chi siete voi? Che cosa ci fate qui, sottoterra? E come fate a conoscere mio padre?»
    A lei, tutto quel discorso degli uni che si susseguono o qualcosa di simile, era parsa più che altro una dissertazione filosofica che si sarebbe potuta ascoltare presso una qualche scuola greca del quinto secolo avanti Cristo, oppure nell’aula del professor Jennings, non certo in una grotta sconosciuta nel folto dell’Amazzonia. E, di certo, non le aveva dato alcuna risposta alle mille domande che le stavano vorticando nella mente.
       Luke la guardò e le rivolse un sorriso incantevole, capace di attraversare i millenni per giungere intatto fino al presente, come se ogni singolo confine si fosse annullato nella sua consapevolezza di essere andato ben oltre i limiti della comprensione umana.
       «Noi e tuo padre eravamo compagni di lotta, un tempo» la informò, con una solennità che, però, tradiva anche un certo divertimento misto a rimpianto.
       «Come?» balbettò la ragazza, sempre più disorientata. «Che cosa sta dicendo, Old J? In che senso compagni di lotta…? Intende forse dire che avete fatto le guerre mondiali insieme?»
       Sollevò gli occhi verso il genitore che, però, pareva aver perso la parola.
       Nello sguardo di Indiana Jones, adesso, si leggeva un turbine inafferrabile di strane e contrastanti emozioni ed il suo vecchio volto rugoso e segnato dalle cicatrici, nella penombra, pareva quasi ringiovanito. Era proprio come se lui ricordasse, in maniera inconsapevole, come se non avesse mai scordato nulla…
       «È stato tanto tempo fa, in una galassia lontana, lontana…» proseguì Luke, incrociando le mani dietro la schiena e scostandosi dalla parete per iniziare a passeggiare avanti e indietro. «Abbiamo lottato insieme contro il malvagio Impero Galattico e, devo dirlo, ci siamo fatti valere. Non dimenticherò mai le nostre scorribande tra le stelle e, in fondo, sono sicuro che neppure Han… Indy… le abbia mai dimenticate per davvero.» Il suo sguardo eloquente si volse verso l’archeologo. Gli sorrise e proseguì. «Pensate, nonostante le battaglie continue, c’era persino tempo per provare dei sentimenti. Eravamo entrambi innamorati della stessa ragazza e facevamo di tutto per conquistarne il cuore, ma non abbiamo mai litigato, per questo motivo. Alla fine, però, Leia scelse Han, e in fondo non poteva nemmeno andare diversamente, considerato che, poi, scoprimmo di essere fratello e sorella.»
       Prima che Katy potesse replicare qualcosa, Jones decise di intervenire, prendendo poderosamente in mano la situazione. Lo scherzo gli pareva durato abbastanza, perché doveva trattarsi per forza di uno scherzo, non potevano esserci altre spiegazioni logiche; e, poiché si rifiutava in maniera categorica di credere nell’esistenza dell’illogico, non restavano altre vie che quella.
       «D’accordo, adesso basta con tutte queste frottole!» ruggì, sollevando un dito ammonitore verso il fantasma. «Se dovessi dare retta a voi, io sarei una specie di… di reincarnazione di qualche idiota stellare?»
       «Rahh! Uh uh uh» confermò Chewie, ridendo sotto i baffi.
       Indy gli rivolse un’occhiataccia.
        «Non diciamo stupidate!» continuò. «Non so che cosa stiate facendo, qui sotto, se siate qui per girare un qualche sciocco film sugli extraterrestri o che altro, ma io…!»
       «Papà, a me non sembrano per niente attori» balbettò Katy, continuando ad osservare C-3PO che si muoveva a piccoli scatti, Chewbacca che girava adagio il testone e tratteneva a stento il riso e Luke che sorrideva serafico e distaccato.
       «Ma certo che lo sono!» si impuntò il coriaceo archeologo. «E pure scadenti, per giunta! Ne devono fare, di strada, con gli effetti speciali, per realizzare un prodotto soddisfacente! Sta a vedere…!»
       Detto questo, mosse una paio di passi minacciosi in avanti, sollevò il pugno destro e, senza perdere tempo, lo fece partire con forza verso il volto di Luke, che restò immobile, senza tentare di scansarsi e senza neppure battere ciglio, rimanendo impassibile e sorridente.
       Il gancio, così micidiale che avrebbe abbattuto senza difficoltà anche un uomo molto più possente di Skywalker, non sortì alcun effetto, se non quello di colpire il vuoto e di sbilanciare Indy che, ancora una volta, crollò al suolo.
       Con un «Uooo» rassegnato, dopo aver agitato le braccia in segno di arrendevole condiscendenza, il Wookiee lo afferrò prontamente sotto le ascelle e lo rimise subito in piedi, mentre ancora Jones strabuzzava gli occhi nel tentativo di capire che cosa fosse accaduto di preciso.
       «Han, Han, Han» lo biasimò mestamente Luke, scuotendo il capo alle sue spalle. «Sempre il solito incredulo. Ancora dubiti del fatto che le vie della Forza siano infinite? Ancora credi che non esista un fato superiore a cui non possiamo sottrarci?» L’antico guerriero fece una breve pausa, ricambiando con affetto lo sguardo stizzito che l’archeologo gli aveva rivolto, poi riprese: «Io lo so perfettamente che nessun campo di energia mistica domina il tuo destino, eppure credevo che lo avessi accettato, alla fine. Hai veramente dimenticato tutto? La Forza, i Jedi, il Lato Oscuro… e, soprattutto, Leia… il vostro amore… vostro figlio… e te medesimo… veramente ogni cosa si è cancellata dalla tua mente? Sul serio non è rimasto nulla, di ciò che fu?» Luke si interruppe di nuovo, studiandolo con interesse.
       «Leia…» borbottò Jones, con una strana luce accesa nello sguardo. Dopo un attimo, però, aggiunse: «Ne ho conosciute tante… ma con un nome simile nemmeno una! Di certo, non ci ho fatto un figlio!»
       «E, quindi, hai voluto scordare ogni cosa, tutto ciò che la Forza aveva creato ed unito» continuò lo spirito, senza mostrare alcun tipo di tristezza. «Eppure, è proprio grazie alla Forza che ti è stata data questa nuova possibilità, questa seconda opportunità… ed è grazie alla Forza che sei giunto qui, oggi. Perché, lo sai quanto lo so io, le vie della Forza non hanno mai termine e chiunque, anche il più lontano da essa, è destinato a entrare a far parte del grande mistero. La Forza scorre potente in tutte le cose, ci unisce e ci permea, e…»
       «E basta, con queste teorie da vecchio stregone!» sbraitò Jones, ancora ansante, distogliendo lo sguardo dal suo. Sollevò gli occhi al volto del mostro ricoperto di pelliccia e sbottò, con sarcasmo: «Ma lo senti, Chewie? Cerca ancora di ingannarci con queste sciocchezze, proprio come faceva il vecchio pazzo…» Ammutolì, basito, perché quell’ultima frase gli era uscita da sola, spontaneamente, come se non l’avesse neppure formulata lui stesso, cosa che effettivamente poteva anche corrispondere al vero.
       Luke, invece, sorrise e pure il Wookiee emise un basso ringhio ricolmo di soddisfazione.
       «Lo vedi?» domandò. «È ancora tutto dentro di te, devi solamente farlo riemergere. Noi non possiamo dimenticare, perché siamo destinati a ricordare tutto eternamente… e, forse, c’è qui qualcosa che ti farà rinfrescare la memoria. Credo che nulla, meglio di questo, ti chiarirà chi sei e ti farà rivedere tutto ciò che, ancora, vive racchiuso dentro di te.»
       Detto questo, lo spettro fece un cenno in direzione della vasta sala alle sue spalle, come ad invitare padre e figlia a proseguire nel loro cammino per scoprire che cosa vi si nascondesse.
    Incuriosito, Jones decise di obbedire: che altra diavoleria li aspettava, adesso? Da quel vecchio fantasma saccente, che pareva saperla parecchio lunga su ogni cosa, si sarebbe potuto aspettare proprio di tutto.
       «Stammi vicina» ordinò seccamente a Katy, costringendola a togliersi di bocca il dito che aveva cominciato a masticarsi pensosamente nell’ascoltare il discorso di Luke e tenendola stretta per la mano, quasi temesse che potessero portargliela via.
       Insieme, scortati da un lato da Chewbacca e dall’altro da C-3PO - mentre Luke, dopo un ultimo sorriso, scomparve nel nulla, come se non fosse mai esistito - si avviarono a passo lento dentro la grotta, ansiosi di scoprire che cosa vi celasse.
       L’ampia caverna era illuminata da numerosi fari che pendevano dal soffitto, i quali emettevano un basso ronzio, che si mischiava a quello proveniente da strani pannelli e monitor di vetro accostati alle pareti - alimentati da numerosi cavi intrecciati in maniera disordinata sul terreno - pieni all’inverosimile di lucine e di diagrammi così strambi da sembrare quasi cabalistici, il cui scopo era del tutto fuori dalla portata delle conoscenze di Indy e Katy.
       Ma quello che maggiormente attrasse l’attenzione dei due terrestri non fu tanto l’arredo di quell’inaspettata base sotterranea nel ventre delle Ande peruviane, bensì l’oggetto di immense dimensioni che essa custodiva, un relitto di un’epoca lontanissima eppure ancora perfettamente in grado di calamitare su di sé gli sguardi, per via della sua forma - che pareva quasi quella di un disco volante, anche se diverso da qualsiasi altro velivolo del genere fosse stato rappresentato al cinema - e del suo fascino indescrivibile.
       In verità, a primo impatto, Katy pensò che quella fosse solamente una vecchia ferraglia piena di ruggine e cominciò a credere che suo padre avesse ragione, nel ritenere che si stessero trovando al cospetto della messinscena di un qualche scadente film di serie B; mai, nemmeno se glielo avessero dimostrato sotto il naso, avrebbe potuto credere che della gente avesse attraversato le buie distese siderali a bordo di un affare come quello.
       Non riuscendo a trattenersi, scoppiò in una risata piena di sarcasmo, che le attrasse le attenzioni del droide e del Wookiee che, però, non dissero nulla a riguardo.
       Tuttavia, Indy non parve affatto essere della stessa opinione della figlia.
       Incapace di fare altro, si trovò a sorridere come un bambino di fronte a quell’astronave ineguagliabile ed ardita, quel mezzo dalle proporzioni e dalle forme a prima vista poco attraenti ma in realtà del tutto perfette - esattamente come quelle di una morigerata ragazza tutta acqua e sapone che, sollecitata giusto un poco, si sfili il castigato maglioncino della nonna rivelando una leggera camicetta ed un fisico da mozzare il fiato - quella nave che, proprio come aveva predetto quel sapientino di Skywalker, gli stava risvegliando ricordi lontanissimi, reminescenze di una vita che non aveva mai smesso, neppure per un istante, di scorrere dentro di lui, di battere in ogni pulsazione del suo cuore vecchio ma sempre energico.
       Il furto di coassio, i bonari litigi con Lando Calrissian, il contrabbando di spezia, gli incidenti continui, l’amicizia irrinunciabile con Chewbacca, le fughe dagli spietati ma un po’ tonti cacciatori di taglie di Jabba, la Ribellione, la lotta sempre più serrata contro l’Impero Galattico… e, soprattutto, Leia, la sua principessa, il loro amore proibito in mezzo alle stelle, un sogno coronato dalla nascita di un figlio tanto amato ma, forse, lasciato troppo solo… all’improvviso, quelli non furono più semplici e vuoti nomi privi di significato, bensì  fatti, fatti più concreti e vivi che mai.
       «E noi dovremmo credere alle vostre bugie?» disse intanto Katy, sorridendo con ironia. «Volete veramente prendervi gioco di noi? Si vede benissimo che quella ferraglia non si è mai sollevata da terra e…»
       «Cosa?! Come?!» esclamò suo padre, richiamato repentinamente alla realtà. «Ehi, ehi, signorina, piano con le offese!» Si interruppe un momento, poi riprese, fissandola dritta negli occhi: «Non avrà un bell’aspetto, ma non le manca niente!»
       «Oh, cielo!» commentò nuovamente C-3PO, voltandosi a guardarlo di scatto, mentre anche Chewie grugniva adagio, in attesa dell’ultima e più importante delle conferme.
       «Guarda che, quella, è la nave che ha fatto la Rotta di Kessel in meno di dodici parsec!» continuò imperterrito l’archeologo, sentendosi quasi oltraggiato dalla mancanza di rispetto di sua figlia. «Non hai mai sentito nominare il Millennium Falcon?!»
       Katy lo fissò con tanto d’occhi, mordendosi il labbro inferiore come le capitava spesso quando era nervosa per qualcosa, mentre Chewie, al settimo cielo, sollevò le lunghe braccia pelose in un gesto di trionfo e ruggì tutta la sua estrema felicità, facendo echeggiare dei suoi latrati le pareti della vasta cavità sotterranea.
       «Arrrgghhh! Rraauurrraaa! Wwwuuuooooorrrrrggg! Hhhhaarrrrr!»
       Indy, ormai, non aveva più dubbi.
       Sapeva bene di essere sempre se stesso, il medesimo uomo che era stato fino a quel giorno, ricordava ogni singolo dettaglio del suo passato, dall’infanzia a quello stesso giorno, non aveva dimenticato neppure una virgola delle sue numerose avventure intorno al mondo, e provava ancora i medesimi sentimenti di prima per Marion e per i loro figli, oltre naturalmente che per lo studio della storia e dell’archeologia; questo incontro inaspettato, sotto quel punto di vista, non gli aveva provocato nessun cambiamento a livello psichico, neppure il più minimo. Lui, per quanto lo concerneva, era stato Indiana Jones fino a quel momento e avrebbe continuato ad esserlo fino a quando avesse avuto abbastanza fiato in corpo per continuare a respirare.
       Allo stesso tempo, però, era certo di chiamarsi anche Han Solo e di questo Han Solo, che fino a un istante prima non aveva significato assolutamente nulla per lui, conservava ogni minimo ricordo, compreso il fatto di essere una canaglia stellare della peggior specie. Non che fosse molto diverso da lui, in fondo; cambiavano gli ambiti in cui spostarsi, mutavano magari le condizioni di lavoro e la professione, d’accordo, ma per il resto erano praticamente identici, la copia fatta e finita l’uno dell’altro: donnaioli impenitenti, capaci però di amare con tutto se stessi una donna sola, sempre pronti a mettere da parte il proprio orgoglio ed il proprio sagace sarcasmo per aiutare gli altri, spericolati, coraggiosi fino all’idiozia… non era affatto difficile identificarsi o nell’uno o nell’altro, oppure in tutti e due contemporaneamente. Erano due facce della medesima medaglia. Era come… come se, guardandosi allo specchio, vedesse riflesso quell’altro uomo senza però provare alcun tipo di angoscia, perché era perfettamente normale che il primo fosse l’immagine speculare del secondo e viceversa.
       Ormai consapevole di chi fosse davvero, mosse un passo  deciso in direzione del Millennium Falcon, ansioso di risalire a bordo di quella sua amata nave da cui era stato lontano troppo a lungo, pronto a sedersi nuovamente al posto del pilota, con Chewbacca al suo fianco. Provò quasi un brivido di impazienza, mentre una ridda di pensieri vorticosi gli si affollava nella mente: le stelle lo aspettavano, i viaggi interstellari lo richiamavano a sé, di nuovo, per sempre…
       All’improvviso si fermò.
       Che accidenti stava facendo? Lui non era Han Solo, era Indiana Jones. Non poteva prendere, lasciarsi tutto alle spalle e partire a bordo di un’astronave come se nulla fosse, come se non ci fosse niente altro a tenerlo legato a sé a doppio filo.
    Sul serio era sul punto di commettere - un’altra volta - un simile, madornale, errore? Scavando tra i ricordi di quell’antico contrabbandiere, lo vide profondamente legato alla sua famiglia, ma non al punto da metterla al primo posto. Han Solo aveva sempre preferito viaggi e avventure alla donna che amava ed a loro figlio, al punto di lasciarli soli sempre più a lungo, fino ad andarsene per non fare più ritorno; e, quella donna, l’amatissima Leia, si era gettata a capofitto nella politica per non pensare alle sue continue assenze, mentre quel povero bambino aveva sofferto, invocandolo nel buio delle notti, chiamandolo a sé. Ma lui non c’era, non c’era mai e questa, alla fine, si era rivelata la sua rovina.
       Han era un uomo dal cuore d’oro ma che, pur non in maniera consapevole, aveva compiuto una serie impressionante di errori imperdonabili, in vita sua. E, forse, era esattamente questo il messaggio che, quella misteriosa Forza, voleva comunicargli: agli errori può esserci rimedio, anche a distanza di migliaia di anni, purché non li si commetta nuovamente. Ed il suo errore più grande, adesso, sarebbe stato quello di lasciarsi alle spalle tutto ciò che aveva costruito faticosamente nei lunghi decenni della sua vita, di abbandonare ciò che più amava al mondo per potersi lanciare a capofitto verso la luce delle stelle.
       Turbato, si voltò all’indietro, osservando gli altri tre, che ricambiarono il suo sguardo ma, soprattutto, cercò gli occhi di Katy, quegli occhi così dolci, verdi come il mare, gli stessi occhi di Marion, della sua amata Marion.
       «Che succede, Old J?» gli chiese la ragazza, ancora confusa. «Come fai a sapere che questo affare si chiama… come hai detto che si chiama?»
       «Millennium Falcon» grugnì suo padre, distratto.
       All’improvviso, Indiana Jones ebbe una voglia matta di prendere in braccio la sua bambina, di tenerla stretta a sé e di cullarla come faceva quando era ancora quella frugoletta sorridente che gli zampettava incontro quando lui rientrava dal lavoro; sentì un ardente desiderio di accarezzarle i capelli e di schioccarle un bacio sulle guance, come non faceva più da anni, di stringerla e di sentirla più concreta e presente che mai, rassicurandola che, per lei, per i suoi fratelli e per la mamma, lui ci sarebbe stato sempre e non se ne sarebbe mai andato. Lui non avrebbe ripetuto di nuovo quegli antichi ma sempre dolorosi sbagli…
       Però, prima che Indy o chiunque altro potesse dire o fare alcunché, da un angolo della caverna risuonarono dei rapidi fischi in successione ed un piccolo droide bianco con inserti blu, a forma di cilindro con una testa a cupola, si fece loro incontro, trascinandosi sugli arti meccanici muniti di rotelle.
       «R2» lo salutò C-3PO, «dove ti eri cacciato?» Quindi, voltatosi verso i due terrestri, aggiunse: «Questo è R2-D2, la mia controparte. Vi chiedo scusa per il suo carattere impudente, ma purtroppo è un modello di astrodroide molto obsoleto, che…»
       «Fiii… bibibi… fiiiuu…» lo interruppe con un tono ben poco accomodante il piccolo droide, volgendo verso di lui l’unico occhio blu.
       «Oh, ma come ti permetti, stupido barattolo!» replicò 3PO, offeso.
       Ignorandolo, il droide girò nuovamente l’occhio, mentre Katy lo guardava estasiata.
       «Ma è bellissimo!» esclamò, innamorandosi all’istante del robottino. «Old J, possiamo portarlo a casa?»
       Nonostante tutta la situazione lo avesse gettato in una specie di sconforto interiore, suo padre ghignò, mentre si appoggiava le mani sui fianchi e osservava con curiosità il nuovo venuto.
       «Non è un cucciolo abbandonato, piccola… Però lo hai riconosciuto? È senza dubbio il nano bianco e luccicante di cui parla la leggenda dei Chachapoyan.»
       R2-D2 permise a Katy di stringerlo in un abbraccio, a cui rispose con cinguettii e gorgoglii elettronici molto più docili e affettuosi rispetto a quelli decisamente impudenti che aveva rivolto al droide dorato, dopodiché si scostò un poco e cominciò subito a proiettare delle immagini sotto forma di ologramma bluastro, come se volesse raccontare a Indy ed a sua figlia una storia. E Jones non dubitò neppure per un istante che, a ordinargli di farlo, fosse stato Luke Skywalker.
       In effetti, fu veramente una storia, quella che scoprirono attraverso quella proiezione. Era quasi come guardare un film in tre dimensioni, un film girato nel corso di tantissimi anni.
       Nella proiezione, si videro due strane creature con una lunga cresta che partiva dalla sommità della nuca e ricadeva sul retro della schiena che caricavano a bordo del Millennium Falcon, sotto lo sguardo vigile di Chewbacca, un oggetto che Indy, per quanto non riuscisse a credere ai propri occhi, riconobbe a prima vista: l’Arca dell’Alleanza. Poco discosto, un altro di quegli strani umanoidi con la lunga cresta e la pelle verde, che pareva veramente molto vecchio, al punto che doveva appoggiarsi ad un bastone sormontato da un monile, stava parlando con il fantasma di Luke.
       «Questo è l’ultimo artefatto sopravvissuto in grado di convogliare la Forza e di trasformarla un’energia molto pericolosa, maestro Jedi» spiegò la creatura, rivolgendosi con riverenza allo spettro del guerriero. «Quando fu costruito, nessuno avrebbe potuto immaginare che qualcuno avrebbe pensato di utilizzarlo per scopi malvagi.»
       Indy non ne sapeva bene il motivo, forse era un altro ricordo di Han Solo che affiorava alla sua memoria, ma era più che certo che, quello strano essere, fosse un twi’lek; anzi, senza riuscire a evitare di provare un brivido lungo la schiena, gli tornarono alla mente l’avvenenza straordinaria e la grande capacità amatoria delle femmine di twi’lek, nonché certe sue avventure amorose con una di loro, molto tempo prima di conoscere Leia… cacciò via quei ricordi che gli appartenevano e al medesimo tempo non erano suoi e tornò a concentrarsi sul filmato.
       «L’accumulatore sarebbe stato un’arma molto potente, se fosse caduto nelle mani di Darth Sidious o degli uomini del Primo Ordine» confermò Luke, annuendo gravemente. «Per fortuna, non è mai accaduto. Ora lo nasconderemo in un luogo irraggiungibile, dove la Forza stessa ha meno vigore che altrove, perché laggiù la sua conoscenza non è ancora avvenuta. Speriamo che, questo, riesca ad impedire per sempre che possa arrivare nelle mani sbagliate.»
       Il vecchio parve compiaciuto e soddisfatto, tanto che il suo volto si distese in un’espressione di puro sollievo e di serenità, come se si fosse appena tolto un grosso peso dal cuore.
       «Prendi anche questo» disse, porgendo il bastone che, ad un cenno di Luke, fu preso in consegna da C-3PO. «È sempre stato legato alla storia dell’accumulatore. La affido a te, grande maestro Jedi, perché so che tu potrai custodirla meglio di quanto potrei fare io…»
       A quel punto, Indy riconobbe senza più alcun dubbio quel bastone: era l’Asta di Ra e, quello sulla sua cima, era il medaglione che Abner Ravenwood aveva raccolto nel corso di uno scavo archeologico e di cui lui stesso si era servito per poter localizzare l’ubicazione esatta del Pozzo delle Anime, tanto tempo prima…
       R2 crepitò piano e l’immagine mutò.
       Adesso, si videro Chewbacca e C-3PO che, sempre sotto l’occhio vigile di R2-D2 e della presenza discreta di Luke, scaricavano l’Arca - o quello che era davvero - in una terra fertile che pareva a tutti gli effetti l’antico Egitto e domandavano ai sacerdoti di custodirla per sempre, tenendola nascosta e segreta affinché non fosse mai utilizzata da malintenzionati, dato che la sua potenza avrebbe scosso le fondamenta stesse della Terra, mettendo chiunque in pericolo.
       Poi, circondati da uomini inginocchiati che li adoravano alla stregua di divinità discese dal cielo, i tre viaggiatori stellari risalirono a bordo del Millennium Falcon, diretti oltre l’oceano, nelle terre dei Chachapoyan che, a loro volta, li avevano accolti come esseri divini, ricevendone in cambio l’idolo d’oro della fertilità che era stato trasportato fino a lì da un mondo lontanissimo…
       Ma ecco, dopo parecchio tempo, giunse una notizia inaspettata: durante il regno di uno dei più grandi Faraoni, una popolazione si era sollevata in Egitto e ne era fuggita, trafugando l’Arca che, da tempo immemore, vi era nascosta. Chewbacca e C-3PO, non sapendo che cosa fare, si misero nuovamente in contatto con Luke che, però, consigliò loro di non muovere alcun passo, di lasciare che la Storia di quel pianeta di cui erano ospiti svolgesse il proprio corso senza ulteriori interferenze.
   L’Arca, infine, come previsto dal maestro Jedi, fece ritorno in Egitto, dopo l’ennesima e sanguinosa campagna militare combattuta in suo nome, ma per quanto tempo vi sarebbe rimasta ancora, prima che altri la rubassero per scopi malvagi? Luke, dunque, decise che fosse giunto il momento di intervenire personalmente: dopo aver fatto sgomberare da tutti i suoi abitanti la città di Tanis, dove il pericoloso oggetto era stato nuovamente celato, provocò grazie alla Forza un’enorme tempesta di sabbia, seppellendola completamente, perlomeno fino a quando, tremila anni più tardi, un giovane ed intraprendente archeologo dall’aria decisamente familiare non discese nel Pozzo delle Anime per recuperarla prima che lo facessero i nazisti…
       Con un ultimo gorgoglio, R2-D2 terminò la sua proiezione nel momento esatto in cui si vedevano Indy e il suo fedele compagno Sallah sollevare il coperchio di pietra del contenitore che aveva nascosto l’Arca e Jones sollevò gli occhi, sconvolto.
       Sapeva bene che, in vita sua, aveva avuto l’inattesa fortuna di poter assistere ad eventi oltremodo prodigiosi, ma mai e poi mai avrebbe creduto che l’Arca dell’Alleanza, quella a cui lui ed Abner Ravenwood avevano dato con ostinazione la caccia per tanti anni, potesse provenire da luoghi tanto remoti e incredibili.
       Improvvisamente, gli tornarono alla mente le parole pronunciate da Sallah parecchi anni prima, quando lo aveva aiutato nella ricerca di quell’oggetto, nello stesso momento in cui anche Belloq ed i nazisti, pronti a tutto pur di riuscire nella propria impresa, si stavano dando da fare per ottenere lo stesso risultato: «L’Arca non è un oggetto terrestre.» Il suo vecchio amico aveva parlato mosso più che altro da un timore reverenziale, certo, dalla paura che l’indefinito e l’ignoto sempre eserciteranno sui cuori degli uomini, magari spaventato da un poco di superstizione, e forse non aveva mai avuto la più pallida idea di quanto si fosse decisamente avvicinato alla verità…
       «L’Arca, adesso, è al sicuro» commentò l’archeologo, non sapendo che altro dire. «Si trova nascosta in un luogo da dove nessuno potrà mai più rubarla.»
       «Lo sappiamo» risuonò la voce di Luke, che ricomparve al fianco di Indy. «Ecco perché, infine, è giunto il momento di andarcene da questo pianeta… il momento di tornare tra le stelle. Ed ora tocca a te compiere una scelta, amico mio. Ti abbiamo atteso a lungo, consapevoli che un giorno la Forza ti avrebbe condotto fin qui, e quel giorno è arrivato. È il tuo momento, questo.»
       L’archeologo si volse a guardare il volto, adesso indecifrabile, dell’antico Jedi.
       «Una scelta?» ripeté, stralunato. «Non capisco.»
       «Ahhrrrrr» brontolò Chewie, adagio. «Raahh uuuhh.»
       Jones, quasi spaventato, voltò di scatto la testa verso di lui, incredulo. In quanto a Katy, pur non capendo che cosa accidenti stesse succedendo, si sentì improvvisamente impaurita, tanto che prese di nuovo la mano di suo padre e la strinse con tutte le sue forze.
       «Che cosa stanno dicendo?» chiese, intimorita.
       Indy non rispose subito. Stava cercando di capire anche lui il senso di quelle parole; lo aveva ben compreso, in verità, ma gliene sfuggiva il reale motivo, forse perché ne aveva una paura folle, un tipo di paura mai provata prima in tutta la sua vita.
       «È semplice, amico mio» continuò Luke. «È giunto il momento, per te, di operare questa scelta: vuoi continuare ad essere Indiana Jones, oppure preferisci ritornare Han Solo? Insomma, intendi venire via con noi, oppure sceglierai di rimanere qui?»
       Indy sbiancò. Dentro di lui, una miriade di emozioni contrastanti si accumularono senza sosta, rischiando di togliergli il fiato, facendogli diventare molli le gambe, che tremarono senza ritegno. Esattamente come già accaduto pochi istanti prima, ricordi e sensazioni di entrambe le sue lunghe ed avventurose vite si sommarono gli uni alle altre, apparendo nitidissimi ai suoi occhi. Vite intere, diverse ed uguali, gli scivolarono davanti agli occhi, facendolo sussultare, riempiendolo di sgomento e insieme di folli aspettative che non avrebbe saputo qualificare in una maniera precisa.
       Di nuovo, rivide se stesso come un contrabbandiere stellare, sempre pronto a cacciarsi nei guai, follemente innamorato di una principessa guerriera che gli aveva dato un figlio, quello stesso figlio che, trascurato e abbandonato a se stesso, si era irrimediabilmente volto al male, causando persino la sua morte, oltre che distruzioni terribili in tutta la Galassia; e, poi, vide il se stesso di adesso, l’archeologo un po’ spensierato che, dopo mille tribolazioni, si era unito in matrimonio ad una donna unica ed incredibile, la stessa donna con cui ancora viveva, la madre dei suoi figli che adorava. Veramente avrebbe potuto pensare di abbandonarli, di dire addio alla più grande delle sue gioie, per fare ritorno in quel mondo lontanissimo che, dopotutto, al termine di un’esistenza caotica, gli aveva riservato soltanto dolore e sofferenza?
       Ma poi, davanti ai suoi occhi sempre colmi di curiosità per tutto ciò che avrebbe potuto arricchirlo interiormente, apparvero le meraviglie degli altri pianeti, antichissime civiltà tutta da scoprire stuzzicarono la sua fantasia, contrapponendosi con decisione a questo suo mondo ormai tutto esplorato e che andava pian piano morendo, schiacciato sotto i fumi velenosi del progresso e dell’inquinamento…
       Avvertì una dolce pressione sulla mano ed abbassò gli occhi su Katy, la sua bambina: era così bella e l’amava così tanto, anche se a volte si comportava come una vera peste, anche se spesso tra di loro la comunicazione era estremamente difficile ed anche se insisteva a tenere fin troppo sbottonata quella sua camicetta, lasciando intravedere un po’ troppo di quello che vi era sotto… ebbe nuovamente una gran voglia di prenderla in braccio e, questa volta, lo fece davvero: pur sentendo fitte dolorose nella schiena, prese tra le braccia la figlia e se la strinse contro il petto, trasmettendole tutto il proprio amore. E lei, che normalmente si sarebbe divincolata per una cosa del genere, questa volta ricambiò l’abbraccio, sorpresa, certo, ma anche piena di felicità a sapere che suo padre non sarebbe mai e poi volato via tra le stelle, abbandonandola nella solitudine…
       Perché a lui, in fondo, che cosa importava se nel mondo non c’era più nulla da scoprire? E, soprattutto, che importanza potevano avere l’inquinamento ed il cemento, se per contrastarli aveva la sua famiglia, quell’affetto che aveva cercato per tutta la vita e che, infine, aveva trovato?
       Il mondo stava andando a pezzi, d’accordo, ma si era ancora largamente in tempo per salvarlo, per evitare che tutto peggiorasse, si poteva ancora pienamente credere di poter mettere dei paletti, di porre fine all’inquinamento, di liberare gli oceani dalla spazzatura e di frenare l’avanzata del cemento per far rinascere le foreste vergini e rigogliose; e, in fondo, ci si sarebbe battuti ancora più strenuamente di fronte alla prospettiva di lasciare un ambiente intatto e pulito per le generazioni future, rappresentate da Katy, da Abner, da Mutt, con sua moglie ed il loro piccolo figlio Henry IV, e da tutti quei ragazzi e quelle ragazze che stavano nascendo in quel preciso momento o che ancora dovevano nascere…
       Oltre a questo, avrebbe sempre avuto qualcosa di nuovo da scoprire, da imparare e da riportare alla luce, perché le testimonianze del passaggio dell’essere umano sulla terra erano tali e tante che sarebbe stata pura e semplice presunzione convincersi che tutte le sorprese fossero finite. Doveva esserci ancora tantissimo, nascosto sotto gli strati della terra accumulatisi in migliaia di anni, e l’emozione di una nuova scoperta non se ne sarebbe mai andata…
       No, abbandonare tutto, fuggire e rifugiarsi tra le stelle per sottrarsi alle proprie responsabilità non sarebbe stata una soluzione, bensì una vigliaccheria, una vigliaccheria già commessa in passato ma che non avrebbe ripetuto adesso. Perché lui era Indiana Jones, ormai, e per quanto fosse difficile dire nuovamente addio a quei vecchi compagni appena ritrovati, avrebbe sepolto per sempre Han Solo e tutte le sue grossolane ed imperdonabili colpe, quel passato che non sarebbe più ritornato.
       «Il tempo ritorna» gli era capitato di leggere una volta sopra il portale di un castello medievale da qualche parte nel nord della vecchia Inghilterra, ai margini di un antico affresco ormai quasi del tutto cancellato. Mai, come adesso, quella frase gli era parsa più vera e concreta, quasi una sorta di monito da non scordare. Tuttavia, non le avrebbe dato retta, perché il suo tempo era lì ed ora, non altrove, in altre galassie.
       Sentendosi la schiena sempre più in difficoltà, depose con delicatezza Katy, senza però smettere di tenerle la mano, rivolgendole un sorriso dolcissimo e talmente eloquente che Luke non ebbe neppure bisogno di ascoltare le sue parole per sapere quale sarebbe stata la sua risposta.
       «Hai compiuto la tua scelta, Indy, e da te non mi sarei aspettato nulla di meglio. Hai sempre avuto un cuore puro e, una volta di più, me lo stai dimostrando. Sono fiero di te.»
       «Aaaaahhhrrrrr» ululò Chewbacca, afferrando l’archeologo tra le braccia e stringendolo in un altro dei suoi formidabili abbracci che, questa volta, coinvolsero anche Katy, che si sentì ancora più rassicurata e confortata in quella nuove ed amabile stretta.
       «Biii… ffiiiffiiibiii» pigolò R2-D2 e C-3PO, appoggiando la sua mano dorata sulla testa a cupola del piccolo amico, soggiunse: «Mancherà molto anche a me, signor Han Solo.»
       Liberatosi dalla stretta del vecchio e peloso amico, l’archeologo rivolse un cenno al droide.
       «Indiana Jones» corresse, con fierezza. «Io mi chiamo Indiana Jones. Han Solo, per quanto sia dentro di me, non esiste più.»
       Guardò nuovamente gli antichi amici e, tenendo un braccio sulle spalle della figlia, domandò: «Partirete subito?»
       «Arrrhhh wwwaaahhhh waaahhh waahh rrrrrhh aaaarrrr» spiegò Chewie, in un latrato concitato, agitando le braccia e indicando tutte le attrezzature sparpagliate nella base sotterranea.
       «Capisco» rispose Indy, annuendo. Poi, notando lo sguardo confuso di Katy, tradusse: «Giusto il tempo di raccogliere le ultime cose, poi se ne andranno per sempre dalla Terra. La loro missione, qui, è terminata e, se non se ne sono andati già da tempo, è solamente perché… be’, lo hai capito, perché aspettavano che io capitassi qui.»
       Luke sollevò le mani. «È così. Come già ti ho detto, sapevo perfettamente che la Forza, un giorno o l’altro, ti avrebbe guidato fino a noi.» Tacque un momento, poi riprese: «Lasceremo dietro di noi solamente il diario dei Whill, affinché rimanga impresso per l’eternità nella pietra. Speriamo solo che, così, gli antichi errori non si ripetano mai più e che tutti gli abitanti dell’universo possano vivere eternamente in pace.»
       Jones fece un ghigno amaro, sentendosi quasi divertito dalle pure speranze da adolescente sognatore del vecchio guerriero Jedi, speranze che Skywalker non aveva ancora perduto nonostante gli pesassero addosso decine di migliaia di anni. Se c’era qualcuno in grado di incarnare la figura dell’eroe senza macchia, quello era proprio Luke, questo eterno ragazzino a cui non si poteva non volere bene.
       «Vane illusioni, vecchio mio» replicò, con tono acre. «Il giorno in cui finiranno odio e guerre sarà quello in cui tutte le stelle si spegneranno e la materia tornerà alla sua forma primordiale. Forse soltanto allora ci sarà la pace, in attesa di un nuovo inizio, un nuovo inizio in cui il caos, il bene, il male e tutto il resto torneranno a scontrarsi come sempre, in un conflitto destinato a durare per una seconda eternità.»
       Lo sguardo del Jedi si fece un po’ più triste, poi scrollò le spalle come a dire che, in fondo, nessuno avrebbe mai potuto controllare il destino. Sarebbe stato quel che sarebbe dovuto essere, senza che nemmeno la più potente di tutte le eteree e sfuggenti energie potesse intervenire per modificare quegli eventi.
       Con un ultimo sorriso, Luke Skywalker cominciò a svanire, dicendo: «La Forza sia con voi, Indy e Katy. Sono certo che essa illuminerà sempre il vostro cammino e vi accompagnerà in tutte le vostre decisioni.»
       Padre e figlia restarono in silenzio per qualche istante, osservando il punto in cui lo spirito si era dissolto nell’aria, come se non fosse mai esistito; eppure, le sue ultime parole continuarono a risuonare nelle loro orecchie, echeggiando dalle eterne profondità del tempo, un mantra che non credevano di poter dimenticare tanto alla svelta.
       Infine, sebbene la sua mente fosse così piena di domande che per esternarle tutte le sarebbe probabilmente servita una settimana intera, e anche in quel caso dubitava di poter ricevere risposte soddisfacenti, Katy riuscì a dare voce ad almeno uno dei suoi tanti dubbi.
       «Io, ancora, non ho ben capito che accidenti sia, questa Forza» sbottò, sollevando il pugno davanti alla bocca e mordicchiandosi la punta del pollice già malmesso.
       «Un campo di energia mistico che controllerebbe il destino di ciascuno di noi, a sentire lui, un po’ come il chakra delle culture orientali ed altre balle del genere» replicò suo padre, con la solita ironia che sfoggiava sempre in quei casi. «Tutte balle, nessuna cosa del genere controlla me o te, piccola, stanne certa.»
       Guardarono Chewbacca ed i due droidi che, nel frattempo, con molta lena, avevano già cominciato a darsi da fare per caricare sul Millennium Falcon alcune casse metalliche contenenti il loro equipaggiamento.
       La vecchia astronave sarebbe riuscita a sollevarsi da terra? Katy, dentro di sé, nutriva ben più di qualche dubbio, né le cambiava qualcosa sapere che, quella carcassa rugginosa, avesse percorso la Rotta di chissà che cosa in quattordici parsec o quello che era; eppure, osservando i due droidi e il possente Wookiee così indaffarati, le venne di pensare che, forse, qualcosa di vero poteva esserci.
       Un po’ imbarazzata, sentendosi esattamente come una bambina che non abbia il coraggio di domandare ai genitori di acquistarle il giocattolo bellissimo ma fin troppo costoso esposto dietro una vetrina di Toys “Я” Us, sollevò gli occhi al volto legnoso del padre che, accortosi di quello sguardo, distolse l’attenzione da Chewbacca - che, in quello stesso momento, stava sollevando da solo, senza sforzo apparente, un pesante macchinario di metallo che doveva pesare qualche quintale - e le rivolse un cenno interrogativo per invitarla a parlare.
       «Dici… Old J, dici che sarebbe chiedere troppo…» mormorò, mentre una chiazza purpurea le si allargava sulle guance chiazzate di acne, «…se volessimo fare un giretto sulla loro astronave…?»
       Il coriaceo archeologo allargò la bocca in un ampio ghigno divertito.
       Era da quando erano scesi là sotto e si era trovato di fronte il Millennium Falcon che non aspettava altro che l’occasione per poter domandare qualcosa di simile.
       D’accordo, Han Solo stava lentamente scomparendo di nuovo, dentro di lui, ed Indiana Jones stava ricominciando a prendere il sopravvento su tutto; ed era pure d’accordo che questa fosse l’unica cosa che desiderasse con tutto il cuore. L’antico contrabbandiere galattico probabilmente lo avrebbe sempre accompagnato, ma lo avrebbe fatto silenziosamente, in maniera discreta, come un sogno notturno, mentre l’attuale archeologo terrestre sarebbe rimasto in prima linea.
    Eppure, non poteva neppure negare che, quella di farsi un giro sopra una vera astronave, fosse un’occasione davvero ghiotta, che non si sarebbe presentata mai più. Insomma, era da quando i primi uomini erano giunti sulla Luna, il 20 luglio di sei anni prima, che dentro di sé covava il sogno segreto di poter compiere anche solo un piccolo viaggio nello spazio! Gli sembrava un po’ uno spreco non approfittarne proprio adesso, giusto per fare un giretto veloce e per provare l’iedita emozione di staccarsi da terra e avvicinarsi agli arcani misteri del cosmo…
       «Aspettami qui» le sussurrò col suo vocione cavernoso, dirigendosi con passo deciso verso Chewbacca.
       Katy li osservò confabulare per alcuni istanti, poi il Wookiee emise quello che parve a tutti gli effetti un abbaiamento di apprezzamento, del quale non ebbe neppure bisogno di ascoltare la traduzione, dato che le bastò vedere suo padre tornare verso di lei con il pugno chiuso ed il pollice sollevato in segno di trionfo.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Indiana Jones / Vai alla pagina dell'autore: IndianaJones25