Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: SagaFrirry    14/11/2019    1 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

79

Mille anni

 

Un sogno. Doveva essere un sogno. In quella notte di dicembre, con il freddo che solo lievemente infastidiva le membra, la vedeva danzare lungo quel che restava dell’antico porto di Costantinopoli. Con i lunghi capelli rossi sciolti alla brezza della sera, quel corpo sinuoso si muoveva per omaggiare la luna che splendeva in cielo. Mihael osservava quel ballo, in silenzio, incapace di parlare. “Carmilla” voleva chiamarla ma la sua mente gli ricordava che Carmilla, la sua amata Carmilla, era morta. E quindi quella donna chi era? Chi riusciva a destare in lui ricordi così vivi del suo unico amore?

“Carmilla!” udì, e l’Arcangelo sobbalzò.

A pronunciare quel nome, una figura che camminava nel buio. Quando i raggi della luna finalmente illuminarono colui che aveva parlato, Mihael trattenne il fiato. Lo sguardo ambrato brillò nella notte e di nuovo pronunciò quel nome: Carmilla.

“Keros…” sussurrò l’abitante del Paradiso, rimanendo celato alla vista e continuando ad osservare.

Erano secoli che non vedeva il proprio figlio, il tempo era trascorso e non se ne era reso conto. Quel che vedeva ora non era più un giovane mezzodemone ma un adulto fiero, con qualche cicatrice in più ed una voce più profonda ed inquietante. Per qualche secondo fu tentato di aprir bocca, di parlare a quel suo frutto proibito e sapere cosa era successo in tutti quegli anni. Si trattenne, capendo che probabilmente loro due non avevano ormai più nulla da dirsi.

E, se quello era Keros, allora la fanciulla doveva essere sua figlia! Com’era cresciuta e com’era diventata straordinariamente bella!

“Carmilla” chiamò ancora Keros “Dobbiamo andare adesso”.

“Arrivo, papà” annuì la ragazza, invitando il genitore a danzare con lei.

Mihael continuò ad ammirarli, mentre padre e figlia improvvisavano un breve ballo e poi si allontanavano per raggiungere il portale che li avrebbe ricondotti all’Inferno. Possibile che Keros non si fosse accorto della sua presenza? O forse lo aveva semplicemente ignorato, preferendo godersi lo splendore emanato della figlia alla luce della luna. Quel che era certo, era che in quei secoli, in quei due millenni trascorsi dalla morte della donna che amava, l’Arcangelo non l’aveva scordata ed anzi… il suo cuore ancora sobbalzava al solo pensiero di riaverla accanto.

 

Al palazzo infernale erano da poco terminate le celebrazioni per i due millenni di Keros e ci si preparava per gli ormai prossimi mille anni dei principi. Dopo un grandioso torneo, in cui Espero era stato il rappresentante della famiglia reale nonché il vincitore, re Lucifero aveva concesso a tutto il regno un’intera settimana di festa. Il sovrano, seduto alla scrivania, sorrise quando vide rientrare l’erede, che gradatamente riprendeva l’aspetto da demone.

“I tuoi cuccioli sono pronti per i mille anni?” domandò il Diavolo.

“Anche se non lo sono, ormai il tempo è giunto” ghignò Keros, orgoglioso dei propri figli.

“Il regno ha proprio bisogno di festeggiare e rilassarsi. Ho riservato anche per loro qualche sorpresa…”.

Di recente si era conclusa l’ennesima guerra agli Inferi, che aveva coinvolto il palazzo reale ed i suoi abitanti. I giovani principi erano stati tenuti al sicuro, con grande disappunto di Nasfer che aveva espresso il desiderio di combattere in prima linea, e Keros aveva marciato a fianco di Lucifero. La battaglia aveva donato al mezzodemone un paio di piccole corna in più ed una cicatrice sul viso, che ne segnava il sopracciglio sinistro e parte della guancia. Era cresciuto, era divenuto molto più potente, e non aveva più mostrato le ali. Rassegnato al fatto che sarebbero sempre rimaste da angelo, scomode per volare all’Inferno, le teneva sempre celate.

“Dov’è Espero? Anche lui fa vacanza oggi?” ipotizzò il sanguemisto.

“Sta giocando con Asmodeo…” sorrise Lucifero

Keros trattenne una risata. Espero giocava con Asmodeo come un gatto gioca con un topo. Il ragazzo, seppur ancora molto giovane, era incredibilmente forte e dotato di energia ineguagliabile. Con discrezione, il sanguemisto osservò dalla finestra le mosse di colui che era l’unico suo allievo. Addestrare il figlio del Diavolo si era rivelato un compito gravoso ed impegnativo, e lo aveva coinvolto totalmente, portandolo ad abbandonare il ruolo di tentatore. Sapeva che era una situazione temporanea, perché presto Espero sarebbe divenuto così potente da non aver più nulla da insegnargli. Non vedeva l’ora di poter tornare a fare il tentatore a tempo pieno, riscoprire il mondo umano che tanto era cambiato in quei secoli, rivedere l’alba…

“A che pensi?” si sentì dire e sobbalzò per la sorpresa.

“A niente” si affrettò a mentire, riconoscendo la sagoma di Arikien.

“Che pessimo bugiardo…” ghignò l’erede di Alukah.

Anche lui aveva preso parte alla guerra, ottenendo una medaglia al valore per aver ucciso uno dei generali sovversivi. Non era cambiato molto in quegli anni, si era solo fatto più sadico. Giocherellando con i capelli di Keros, che ricadevano lungo tutta la schiena, Arikien si fermò qualche minuto a spiare Espero che picchiava di santa ragione il povero Asmodeo.

“Dove sono i ragazzi?” domandò il principe, riferendosi a Koknos, Mavros e Vasilissa.

“A lezione. Ora li raggiungo…”.

Keros annuì. Arikien era riuscito a divenire un maestro di recente ed ora seguiva una piccola classe di giovanissimi demoni, addestrandoli sul mondo umano.

“Comunque quel ragazzo fa paura” ridacchiò il vampiro.

“Deve ancora imparare una cosa fondamentale” mormorò il principe.

“E sarebbe?”.

“Ad infrangere la barriera angelica. Quando imparerà, sarà invincibile. Quando imparerà, il mio compito sarà terminato come maestro. E lui sarà pronto per la guerra contro gli angeli”.

“E quanto credi che avverrà?”.

“Presto. Temo molto presto…”.

 

Le urla e le risate sadiche di Kaya si espandeva per tutto il girone. La giovane principessa aveva scelto di divenire una punitrice di anime peccatrici e stava imparando nuovi metodi per farle soffrire. Il suo maestro, Abbaddon, era fiero di quella ragazza. Era crudele, spietata, e nulla la fermava dal suo intento: punire. Con due grosse catene in mano, Kaya le faceva ruotare e percuoteva le anime, volando sopra di esse. Era ancora piccola, e doveva essere seguita dal maestro, ma presto avrebbe potuto ottenere un settore tutto per sé in cui torturare a proprio piacere.

“Sorella!” la chiamò Vixa, fermandosi sulla riva del lago ribollente in cui Kaya stava frustando anime.

Le due gemelle erano pressoché identiche. Minute, con lunghi capelli scuri ed occhi viola, assomigliavano molto alla madre. L’unica differenza chiaramente visibile in quel momento era il vestiario che indossavano. Kaya era vestita in pelle, con pantaloni e blusa aderenti, con un pesante trucco nero sul viso. Doveva incutere molto timore e le catene, gli occhi incavati ed i canini in vista aiutavano molto. Vixa aveva scelto una carriera ben diversa. Addestrata da Lilith, imparava a divenire una perfetta Succubus. In abiti succinti e tacchi alti, dimostrava qualche secolo in più rispetto alla gemella.

“Non hai lezione oggi?” domandò Kaya, raggiungendola.

“Lilith mi ha concesso il pomeriggio libero. Ha detto che deve aiutare Lucifero a preparare la festa per i nostri mille anni”.

“E sappiamo già in che modo lo aiuta” fece l’occhiolino Kaya, mentre Vixa arricciava la coda con fare malizioso.

“Vuoi provare a frustarne una?” invitò poi la punitrice, notando la curiosità della sorella.

“Magari! Dai, fammi provare!”.

“Prego. Son tutte tue…”.

Un ghigno apparve sul volto di entrambe, mentre un’anima colpita lanciava un grido di dolore.

 

Carmilla era rientrata a palazzo. Stava riordinando alcune erbe raccolte con la luna piena e sorrideva soddisfatta. Maestro Furcas sarebbe stato fiero di lei! Aveva iniziato l’addestramento da guaritrice da giovanissima e durante la recente guerra aveva avuto modo di imparare e fare molta pratica. Era fiera di poter seguire, in qualche modo, le orme della nonna materna. Molti avevano tentato di spingerla verso la carriera di tentatrice, ma la ragazza aveva da sempre le idee chiare su chi voleva divenire. Ad una delle figlie di Lilith, più anziana della principessa, era stato dato l’appellativo di “Carmilla” e girava per il mondo umano come tentatrice, ma a lei poco importava se per tutti la nonna era solo tentatrice e non guaritrice. La giovane principessa, legandosi i capelli, aprì un paio di boccette di vetro e si preparò a realizzare un unguento con le erbe raccolte. Osservava il quadro della sua omonima antenata ogni giorno, ancora appeso al muro del corridoio reale, e le sorrideva. Non avrebbe curato gli umani, non amandoli particolarmente, ma avrebbe aiutato moltissimi demoni. Il percorso era ancora lungo, lo sapeva, ma era certa che sarebbe divenuta una guaritrice perfetta!

 

La luce del sole illuminava gli occhi ambrati di Nasfer, che rideva divertito mentre raccontava un fatto spassoso che gli era capitato all’Inferno. Sophia ascoltava e rideva a sua volta. I due giovani, seduti fra l’erba alta, si godevano il sereno e la lieve brezza del mattino. Il giovane principe era cresciuto, surclassando in altezza il padre ed il re. Nessuno era riuscito pienamente a comprendere come mai, dato che i genitori erano entrambi piuttosto minuti, quel ragazzo era cresciuto così. Alto e magro, con i capelli scuri a riflessi verdi che ricadevano lisci sulle spalle e metà della schiena, stava intraprendendo il lungo e difficile addestramento per divenire giudice degli Inferi. Di nascosto, quando aveva del tempo libero, si recava nel mondo umano e vedeva Sophia, la gemella angelica.

“Cosa farete in Paradiso per il tuo compleanno?” domandò Nasfer, curioso.

“Non lo so” ammise lei “Non si celebrano molti compleanni in Cielo…”.

“Ma mille anni è un traguardo importante!”.

“Lo so. E so anche che all’Inferno faranno grande festa per te”.

“Per me e per le nostre sorelle. Non vedo l’ora!”.

“Già. Saremo adulti a tutti gli effetti. E… immagino che per un demone cambi molto”.

“Dici?”.

“Noi angeli siamo sempre uguali. Tu… immagino inizierai ad avere delle femmine. No? E cose del genere”.

“Voi angeli non vi sposate? Non avete dei compagni?”.

“No”.

“E… scusa la domanda… come nascono nuovi angeli? Li create plasmando le nuvole come fossero plastilina?”.

“Non nascono nuovi angeli. Io sono un avvenimento eccezionale. Gli angeli non muoiono, al massimo cadono. Quindi non serve un ricambio. Ogni tanto arriva qualche umano particolarmente bravo a cui spuntano le ali, ma ormai sono molto rari”.

“Non è triste? Intendo dire… non provi il desiderio di avere qualcuno accanto? Di amare qualcuno? Di…”.

“Noi angeli non abbiamo certi istinti e desideri. Potrà sembrarti strano, immagino. Sarò molto felice però di conoscere la tua futura compagna ed i tuoi figli”.

“Hei, non correre! Per carità! Non ci penso proprio di fare come papà!”.

“Che ha fatto di male?”.

“Ci ha avuti per errore, da troppo giovane, con una demone che a malapena sopporta. Ci ha ignorati per secoli…”.

“Per me è stato un bravo papà. Ha fatto molto più di quanto ci si aspetti da un demone. Giusto? Non fosse stato per lui, che mi ha affidato agli angeli, sarei morta”.

“Può darsi…”.

Nasfer era perplesso. Poi sorrise di nuovo, volendo cambiare argomento. Amava i momenti che trascorreva con lei e trovava frustrante doverla vedere di nascosto. Che avrebbero pensato all’Inferno se lo avessero visto? Il principe che si perde in chiacchiere con un angelo. Che vergogna!

“Comunque io non farei mai cambio” ruppe il silenzio Sophia.

“Con che cosa?”.

“Con la vita di qualcun altro. Non vorrei essere umana o demone. Vorrei solo che quelli come noi fossero liberi di vedersi, senza doversi nascondere. Se Mihael sapesse che sono qui con te…”.

“Immagina la reazione di Lucifero. Mi farebbe rinchiudere. Papà poi, da quando si è azzuffato con il nonno, non parla mai di angeli e non mostra mai le ali. È come se volesse rimuovere quel lato della famiglia…”.

“La guerra fra noi c’è sempre stata. E quando verrà quella finale…”.

“Tutti si aspettano che lotti al fianco del re. Ma perché mai dovrei farlo? Io sarò giudice, manderò le anime peccatrici nel posto che spetta loro, in base ai peccati commessi. Di quel che fanno gli angeli, poco mi importa! E poi… dicono che dopo la guerra verranno chiuse definitivamente le porte. Nessun passaggio per il regno umano, solo Inferno o Paradiso per l’eternità. Non voglio”.

“Nemmeno io! Non potrei più sedere sull’erba, cogliere un frutto o ammirare il Mondo. E non potrei più vedere te…”.

Lei sospirò, poggiandosi contro le spalle di Nasfer. L’aureola solleticò leggermente il viso del demone, che non sapeva che cosa dire. In quel momento, lo sapeva, avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere colei che aveva accanto e per vederla sorridere. Non vederla più? Il solo pensiero lo opprimeva. Da quel giorno, quando erano bambini e si erano incontrati e parlati, si erano rivisti moltissime volte ed il loro legame si era fatto più forte. Che fatica sopprimere quella voce, quel desiderio da demone, che lo spingeva a desiderarla! Ne era consapevole ormai: lui la voleva. Voleva baciarla, possederla, danzare con lei ed averla per sempre. Come Lucifero con la gemella, ora Nasfer provava lo stesso desiderio. Ma non si sarebbe mai spinto oltre. Non avrebbe mai permesso la caduta di quell’angelo, la sua rovina.

“Devo andare adesso” mormorò.

“Anch’io” sospirò Sophia “Spero di rivederti presto”.

Nasfer non rispose. Era meglio non rischiare di lasciarsi sfuggire qualche parola di troppo…

 

La cerimonia dei mille anni era stata grandiosa, come tutti si aspettavano. Giurare fedeltà al re, ricevere da lui i migliori auguri e consigli, erano dei momenti che ogni giovane demone attendeva con impazienza. Keros vedeva i propri figli nel gruppetto dei ragazzi che quell’anno erano giunti a compiere il primo millennio. Era fiero dei suoi piccoli, anche se erano cresciuti molto in fretta e vederli lì, abbigliati in modo sontuoso e regale, lo faceva sentire quasi vecchio. Ma subito sorrise, scacciando quell’idea.

“Che bello vedere dei giovani demoni con così tante aspirazioni diverse!” parlava Lucifero, dall’alto della balconata che dava sulla piazza principale della capitale “Fra voi so che ci saranno futuri tentatori, messaggeri, torturatori, giudici… ogni sorta di categoria demoniaca. È bello vedere nei vostri occhi entusiasmo ed energia. Siete il futuro di questo regno, ognuno di voi unico a suo modo. Non dimenticatelo mai”.

I ragazzi sorrisero, emozionati. Per alcuni era la prima volta che potevano ammirare così da vicino il sovrano e, dovevano ammetterlo, metteva in gran soggezione.

“Ora siete cittadini adulti del regno dei demoni” aggiunse Keros, in piedi accanto al re “Siatene fieri e siatene consapevoli. Agite per gli Inferi ed agite per voi stessi. Ogni ostacolo che incontrerete sul vostro cammino sarà una sfida che sono certo saprete affrontare. Perché siete demoni. Ed il futuro appartiene a noi. A voi”.

Si alzò un grido d’approvazione. Poi re e principe si congedarono, lasciando ai ragazzi la possibilità di festeggiare. Erano stati organizzati spettacoli e musica, con liquori e cibi da tutto il regno.

“Sei preoccupato per le tue figlie?” ridacchiò Lucifero, incamminandosi lungo il corridoio buio con le mani dietro la schiena.

“Dovrei?” storse il naso Keros, mostrandosi tranquillo.

“A certe feste succedono sempre cose strane…”.

“Nasfer saprà allontanare presenze non desiderate. Se avranno altri programmi, non posso farci molto. Sono grandi, ormai”.

“Ammiro il tuo autocontrollo. E la fiducia che riponi in loro”.

“Sono loro padre. Devo avere fiducia in loro. Se non ne ho io, chi può averne?”.

“Giusto…”.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: SagaFrirry