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Autore: Aristofane4ever    15/11/2019    1 recensioni
Il bagno non è il luogo migliore dove incontrare il proprio idolo, soprattutto se, dopo le prime frasi, si sfocia in una discussione sul coming out. Per fortuna esiste ancora il perdono.
Tra dubbi, indecisioni, amici pazzi, partite di calcio e lavatrici, la storia di un Harry e di un Louis.
________
"Harry" Louis si rivolse nuovamente al cantante "la tua voce è davvero fantastica."
"E i miei testi, non sono anche loro bellissimi?" si intromise timidamente il più giovane.
"Certo, magnifici! Molto personali e carichi di spunti di riflessione."
"E la musica?"
"Ovviamente. Tutto riguardo te, le tue canzoni e i tuoi ricci è incredibile!"
"Ehi, cosa c'entrano i miei ricci?"
*Estratto dal secondo capitolo*
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The interview

 
♫Back to the start ♫
Michael Schulte

 
“Ricapitolando…  Un cornetto integrale al miele e un caffè medio, da consumare qui o da portare via?”
Il giovane continuò a tenere lo sguardo fisso verso un punto indefinito, quindi l’addetto alla cassa dovette ripetere la domanda di nuovo. E ancora. E ancora. E ancora, fino a che non perse la pazienza e decise di allungare una mano oltre il lungo bancone di marmo che lo separava dal resto della sala e scuotere leggermente la spalla al suo cliente.
Questo sembro risvegliarsi e, dopo essersi fatto ripetere il quesito un’altra volta –cercando di non farsi vedere il cassiere roteò gli occhi al cielo: perdinci!- , disse:
“No, no, non mangio qui, metta pure tutto in un sacchetto” controllò l’orologio con apprensione, per poi aggiungere “anzi, credo di essere irrimediabilmente in ritardo!”

Il cameriere lo guardò interdetto per un paio di secondi, come per sincerarsi che il viso che aveva davanti non appartenesse ad un alieno giunto da qualche strano pianeta (oltretutto gli sembrava di aver già visto quella faccia).
In seguito scosse la testa e si rassegnò al fatto che il mondo è popolato da persone non proprio normali.
Svolse alacremente il suo compito porgendo, dopo pochi minuti, una busta al ragazzo, da cui ricevette le monete della propria colazione –contate- e un sorriso a metà.
Un saluto veloce ed entrambi tornarono al proprio lavoro.
Chi dietro un bancone di un caffè.
Chi seduto su una macchina diretta verso un alto grattacielo.
 
“Ci hai messo un bel po’ di tempo! Credevo avessi deciso di abbandonarmi qui!” scherzò Monica, l’autista dell’automobile, non appena Harry aveva chiuso la portiera essendosi seduto sul sedile anteriore.
“Mi ero un attimo perso, scusa Mon” si sbrigò a spiegare il cantante, estraendo dal sacchetto la brioche. “Ne vuoi un pezzo?”
Ricevendo una risposta negativa da parte della donna ne morse una punta, bevendo un sorso della bevanda calda. Intanto la macchina percorreva le strade trafficate di Londra, facendo slalom tra bus e macchine ferme vicino al marciapiede, mentre l’autista si era piuttosto arrabbiata per l’incapacità di molte persone a guidare.

“Sai Harry, sono due settimane che ti comporti in modo strano: stai immobile per diversi minuti a guardare fuori dal finestrino, non rispondi, non continui a cambiare stazione alla radio per riuscire a trovare le canzoni di quel Louis che ti piace tanto…” proprio in quel momento infatti, l’emittente su cui erano sintonizzati stava passando “Say you won’t let go” di James Arthur, che al cantante seduto sul posto del passeggero non piaceva per niente. Monica fece il suo elenco abbassando a ogni ‘sintomo’ un dito sul volante, convinta che fosse successo qualcosa “Problemi di cuore?”

“Ma no! Come puoi pensare una cosa simile?!” ribatté velocemente il riccio a disagio: nessuno sapeva- e poteva sapere- cosa fosse successo dopo il suo evento nel locale di Londra “credo sia un momento particolare della mia carriera, e della mia mente. Non ho più ispirazione: non riesco a trovare l’ispirazione per scrivere nulla. Niente, nada, nothing, nihil! Nemmeno un accenno di melodia!”
Non era una bugia: erano state due settimane di vuoto assoluto, e questo non gli era mai successo.
A molti la propria autista potrebbe non sembrare la persona migliore a cui confidare i propri problemi, ma spesso Monica aveva già aiutato il cantante.

“Tu che non scrivi è un evento davvero anomalo e preoccupante, di solito riempi i tuoi quaderni pentagrammati dappertutto.” Accennò con un sorriso.
“Lo so, infatti ne sono sconvolto” scosse la testa rassegnato, appoggiando la confezione di caffè vuota nella busta; poi si sollevò di scatto, come se illuminato da un’improvvisa idea “Magari ho contratto una strana malattia per la quale non trovo più ispirazione!”

“Ma ti senti quando parli?” lo riprese bonariamente Monica, facendolo sgonfiare come un palloncino. Aveva appena parcheggiato la macchina in uno spiazzo subito dopo aver controllato l’orologio ed essersi accorta di avere ancora qualche minuto. Si girò verso di lui ricominciando a parlare “Sono sicura di non aver mai ascoltato tante cavolate uscire dalla bocca di una persona sola! Harry” continuò più seria “È normale che a volte si cada nella monotonia, hai solo bisogno di un qualche evento fuori dall’ordinario che ti sblocchi. Una volta ho letto questo libro, ‘La città dei libri sognanti’, oltretutto mi è piaciuto un sacco, dove il protagonista, scrittore, ha paura della pagina bianca, non sa da dove cominciare a stendere il suo romanzo. Allora parte, sotto consiglio del suo mentore, dopo aver visionato il miglior manoscritto di sempre, alla ricerca dell’’unza’, l'ispirazione, attraversa città, arriva sotto terra e incontra colui che ha scritto quelle bellissime pagine. Credo gli abbia detto che abbiamo tutto dentro di noi, come un fiume, e abbiamo bisogno solamente di un qualcosa che distrugga la diga e permetta all’acqua di allagare tutto.”

Harry le sorrise, riconoscente del suo racconto ma, soprattutto, della fiducia che aveva in lui.
Monica riaccese la macchina e si immesse nuovamente nella carreggiata. In pochi, silenziosi minuti arrivarono davanti al grattacielo di vetro, dove il cantante doveva scendere al volo per non essere fermato.
Si salutarono velocemente e poi la macchina ripartì, lasciandolo sotto la custodia della sua guardia del corpo che lo scortò oltre l’entrata, trovando un’immensa folla di fan.
Si fermò diversi minuti a scattare foto, a immortalare quel momento che, per molte persone, sarebbe stato uno dei migliori della propria vita.

In realtà preferiva maggiormente interagire con le persone che lo seguivano durante i concerti piuttosto che in meeting o interviste. Cantare era il suo vero essere, il talento per il quale si presentava al mondo intero.
Riuscì a entrare nell’altissimo grattacielo, e subito fu preso a braccetto dalla sua parrucchiera e dalla sua truccatrice. Pochi passi dietro di loro camminava lo stilista, impegnato in una discussione telefonica in un’altra lingua.
“Caro, come mai queste occhiaie?” domandò l’esperta di make-up.
“E questi ricci che non sono più tali ma sembrano stati calpestati da una moltitudine di elefanti?” le diede manforte l’altra.

Lo braccarono su una sedia subito dopo essere entrati nel suo camerino, e, non appena lo stilista notò le facce preoccupate ed interdette delle due donne si sbrigò a chiudere la telefonata e ad avvicinarsi al trio.
“Cosa sta succedendo?” gli alzò le braccia, e lo guardò bene in faccia “Quanti chili sei dimagrito dall’ultima volta che ci siamo visti?” chiese severo.
Le guance del cantante si tinsero immediatamente di rosso. “In realtà sono ingrassato di un paio di chili, ma se mangiare tutto il giorno gelato e popcorn sul divano porta questa impressione, farò la stessa cosa prima di una sfilata!” scoppiò a ridere, e mentre l’allegria smorzava la tensione creatasi con le prime domande iniziarono a volare pennelli e correttori, piastre e pettini, camicie e scarpe, dando vita a una danza che, sebbene potesse sembrare frenetica vista dall’esterno, era molto rilassante per il destinatario di tutte quelle attenzioni.
 
“Benvenuti a tutti!” il presentatore salutò le telecamere e il pubblico con uno smagliante sorriso sulle labbra “Questa è una nuova puntata di LittleTalks! Sono così contento che oggi siate così numerosi; sarà forse per il nostro ospite? Allora facciamolo entrare!”
Le luci si spensero improvvisamente, creando molta suspance, e il conduttore televisivo tornò a parlare: “Ha vinto il premio come miglior artista solista di quest’anno, mentre negli scorsi era nella boyband più acclamata dell’ultimo decennio, i riconoscimenti piovono dal cielo e, oltre a una floridissima carriera da cantante, può vantare di recitato nell’ultimo film di Christopher Nolan. Non dimentichiamoci che ha anche un corpo da urlo! È qui con noi il solo ed unico Harry Styles!”
I riflettori si riaccesero improvvisamente, puntandosi sulla figura del giovane, vestito, per una volta, in modo piuttosto sobrio, in total black.
Si accomodò accavallando le gambe sul divanetto rosso di fronte a quello su cui era seduto il presentatore. “Ciao Nathan, come stai?”

“Benvenuto Harry, è davvero un sacco di tempo che non ci incrociamo in uno di quei party organizzati dai nostri amici e colleghi! Ti trovo davvero in forma e, anche se non sono riuscito a parteciparvi, nonostante tu mi avessi gentilmente invitato, ho saputo che il tuo ultimo concerto è stato una bomba! Cosa vorresti dire a riguardo?”
“È stato davvero incredibile il modo in cui tutti hanno accolto il mio primo lavoro come solista, e questo show, a cui hanno partecipato solamente pochi intimi, mi ha donato la consapevolezza totale di tutto ciò che sta accadendo, del fatto che io possa andare in giro e presentarmi davvero come cantante e non essere guardato male per essere in una boyband. Con questo non voglio assolutamente dire che non è stato bello lavorare con Niall e Liam, ma questo periodo di pausa ci serviva. L’amore dei fan e delle persone che mi stanno vicine è fondamentale.”
Nathan si passò la lingua sulle labbra, preparandosi a porre la domanda tabù: “Pensi che i Multy Direction torneranno?”

“Certo che ci riuniremo! Sicuramente torneremo a cantare insieme, ma non sappiamo quando.” Regalò un ampio e bianco sorriso alle fan, sapendo quanto tenessero a vederli tutti e tre su un palco.
“Benissimo! Siamo tutti contenti che questo accadrà, ma ora facciamo entrare il nostro secondo ospite. Non ve lo aspettavate? Beh… sorpresa!” aspettò che le urla dal pubblico si placassero un poco e poi continuò a parlare. “Abbiamo deciso di festeggiare i 2000 episodi del nostro programma facendo una puntata speciale! Un altro importante nome della musica si sta per aggiungere al qui già presente Harry sul nostro comodissimo divano. Siete pronti?” le persone che assistevano alla diretta fecero iniziare una ola, mentre il cuore del povero ragazzo stava ballando break dance: nessuno lo aveva avvertito di dover condividere quell’importantissima intervista. E se fosse stato qualcuno con cui non andava d’accordo o qualcuno con cui non parlava più da tempo, o un suo compagno di band? Pensando a tutte le possibili ipotesi arpionò la sua mano al tessuto di pelle del bracciolo, stringendolo tra le sue dita. Il buio tornò a regnare nella sala.
“Amato e venerato da quasi un decennio la sua carriera inizia quando, giovanissimo, vince un concorso canoro della sua scuola e viene scelto per rappresentare tutta la sua cittadina per la gara regionale. Straordinariamente ed inaspettatamente, passa anche questa fase e, in un batter d’occhio, si trova a disputare la finale a Londra”

Harry si sentì morire. Una sola persona che in quel momento dominava il mondo dello spettacolo ha vissuto questa storia. Perché è questo che sembra, una storiella, una favoletta inventata dai genitori per far addormentare il proprio bimbo innamorato del canto e che sogna di diventare famoso.
Una sola persona. L’unica che non aveva compreso nelle sue ipotesi, quella per cui ucciderebbe piuttosto che vedere.
“Vince, e viene catapultato in un altro universo, costituito da note, parole, folle di fan e migliaia di riconoscimenti. Per fare un esempio, appena lo scorso settembre è stato nominato migliore cantautore di quest’anno dalla rivista Rolling Stone, la sua penna viene definita benedetta dal cielo da qualsiasi suo collega. Ebbene sì, signori e signore, stiamo parlando di Louis Tomlinson!”

La camminata verso il divanetto sembrò durare millenni al povero Harry, che stava trattenendo il fiato da parecchi minuti. Quando l’altro cantante si sedette al suo fianco si ricompose, sforzandosi di sorridergli e di porgergli la mano, fingendo che quella fosse la prima volta che si incontravano.
Dopo la stretta (al ragazzo venne quasi da ridere: era la seconda volta che compivano quel saluto), il presentatore iniziò a chiacchierare: “Vi siete presentati, perfetto! Sapete ormai tutti che al centro delle nostre interviste c’è sempre la musica, ma abbiamo deciso di far conoscere a tutte le ragazze del pubblico ogni più sordido particolare della vostra vita.”

Dalla platea si elevarono grida e fischi di apprezzamento, i due ragazzi, invece, si guardarono un po’ preoccupati e nei loro occhi si sarebbe potuta scorgere una scintilla di complicità che non ci si sarebbe aspettati dopo la loro ‘discussione’.
“Ho pensato di partire con una cosa alquanto bizzarra. Io e il mio team, andando a spulciare in tutte le vostre interviste precedenti e qualsiasi cosa a contatto con voi, abbiamo trovato due strane paure per ognuno di voi. Allora… Louis!?”
“All’appello!”
“Recentemente hai twittato: ‘Oggi le cimici hanno invaso casa mia. Armato di spada e insetticida vado in battaglia!’ e, qualche ora dopo, ‘Missione annullata! Le cimici sono ancora appostate sul mio letto. Non mi siederò mai più su lì. Odio quegli esseri schifosi, e verso di loro provo una dannatissima paura!’ Cosa ci puoi dire riguardo questo tuo terrore?”

“Sono sempre stato disgustato dagli insetti ma, sebbene non sopporti le api e le zanzare quando le vedo in giro non mi metto a urlare come un disperato, mentre con le cimici sì. A quanto pare devo essere stato traumatizzato da piccolo. Quel giorno torno a casa dopo un paio di giorni in cui ero mancato e ho trovato ben due cimici…”
“DUE cimici?” chiese incredulo Harry.
“Sì, due bruttissime ed enormi cimici che mi aspettavano sul mio letto. Mi sono allarmato e ho condiviso la notizia con le mie fantastiche fan, infatti, dopo che il mio miglior amico è venuto a togliere quei mostri, sotto la mia richiesta d’aiuto ho scorto migliaia di proposte da parte delle ragazze- e ragazzi, lo so che ci siete anche voi e siete fantastici! - in cui dicevano che sarebbero volentieri venute a salvarmi.”

“Grazie per l’esternazione di questa tua paura, Louis!” sorrise il presentatore soddisfatto di essere riuscito a racimolare tutte quelle informazioni. “Abbiamo una fobia assurda anche per il nostro Harry: se quella delle cimici può anche non sembrare così strana, seppur un poco esagerata” Tomlinson alzò le spalle, in un tacito gesto in cui fece intendere di non poterci fare nulla “il terrore del nostro altro ospite mi ha fatto scoppiare a ridere, scusa Harry, ma i Teletubbies sono troppo carini!”
Il cantante fece un saltellò sul divano non appena udì il nome incriminato.
“Ti credevo un amico, Nathan! Come puoi farmi venire in mente quelle orribili creature? Sono dei mostri. Non voglio nemmeno parlarne! Andiamo avanti!”
“Sicuro? Non ci spieghi nemmeno il perché?” Harry scosse vistosamente la testa, non avrebbe detto una parola su quei cosi nemmeno sotto tortura.
“Benissimo” continuò il presentatore “io e la mia fantastica squadra abbiamo trovato un’altra informazione bizzarra: siete entrambi terrorizzati dalle tempeste.” I due ragazzi interpellati annuirono simultaneamente “Solo che tu, Louis, hai più paura dei lampi, mentre Harry dei tuoni, dico bene?”

I due ragazzi si osservarono attentamente, scrutandosi per alcuni minuti e chiedendosi come fosse possibile che si fossero trovati in quella strana situazione; poi, continuando a guardare verso l’altro e non verso le telecamere o il pubblico, Louis iniziò a parlare:
“Quando ero piccolo, ogni volta che in estate scoppiava un temporale, mi nascondevo in camera mia con gli occhi chiusi e lo faccio anche oggi. I lampi rappresentano qualcosa di improvviso, abbagliante e accecante, che ti può illuminare tutto ciò che hai attorno per un solo secondo, dopo tornerà di nuovo tutto buio. Anche nella vita ho paura di qualsiasi cosa che transita davanti a me per poco tempo, e poi scompare, lasciando dietro di sé la scia di una luce ormai spenta. Sfortunatamente nel corso di questi pochi anni mi è capitato piuttosto spesso di incontrare persone che mi hanno abbandonato subito, sfruttandomi per raggiungere i loro obiettivi, senza curarsi di come potessi sentirmi io. Ho paura dei lampi. Sia di quelli durante un temporale che ogni giorno, con il sole perché, a volte, sembra che anche quest’ultimo si spenga.”

Nello studio calò il silenzio. Il pubblico trattenne il respiro così come Nathan, mentre Harry si apprestava a rispondere, non distogliendo lo sguardo da Louis.
“Al contrario io sono sempre stato sconvolto dai tuoni. Perché è questo che fanno: sconvolgono le nostre vite, e io ho sempre avuto paura delle novità. Potrebbe sembrare strano, ma se si tratta di fatti che cambiano la mia vita per poco tempo non ci faccio caso, mentre se durano per molto mi inquietano di più. Ogni volta che vedo un fulmine nel cielo mi tappo le orecchie con le mani, perché so che tra poco il tuono rimbomberà e mi sconvolgerà dentro ancora.”
Nessuno parlò per altri secondi, poi il presentatore si riscosse e spezzò la tensione con una qualche battuta per poi concentrarsi sulla musica dei cantanti.

Entrambi, mentre rispondevano alle altre domande, pensarono di essersi sporti troppo oltre, di essersi spogliati totalmente, ma, in quel momento, era come se stessero parlando solamente per l’altro, non davanti a decine di persone.
“La nostra intervista sta per giungere al termine, ma prima che questo accade ho pensato di sfruttare il fatto che siano qui con noi due diversi rappresentanti del mondo musicale. Quindi, parlando in questi minuti, cosa pensate l’uno dell’altro e della sua musica?”

Ci fu una nuova occhiata nervosa tra i due uomini a cui era stata posta questa domanda, però si sorrisero subito dopo, e sembrava davvero che quella serata di due settimane prima non ci fosse stata.
“Inizio dicendo che sono davvero un grande fan di Louis, tanto da essermi ispirato a lui per molto tempo. Ora che ho anche io raggiunto livelli che non mi sarei mai aspettato (ovviamente non tanto alti quanto quelli del mio collega qui a fianco)” impercettibilmente l’altro spostò la sua gamba contro il suo ginocchio, come per ringraziarlo silenziosamente “lo vedo come una persona importantissima nella mia crescita musicale e mi ritrovo spesso a fare partire una playlist sua o a cercare le sue canzoni tra le emittenti della radio. In conclusione, posso dire di essere totalmente affascinato da Louis, dalla sua musica e dal suo carattere, per quello che ho potuto captare oggi e spero di poter approfondire questa conoscenza” terminò con un ulteriore e vero sorriso.

“Sai, Harry, il modo in cui ti ho scoperto è stato tanto strano quanto casuale. Aprite bene se orecchie perché questo è un aneddoto davvero divertente. Un giorno ero spaparanzato sul divano, poi quel guastafeste del mio coinquilino e migliore amico Zayn mi obbliga ad uscire di casa; ogni volta che mi impone questo tipo di stressanti ed estreme attività, come passeggiare nel parco di fronte al nostro appartamento, scendere a buttare la pattumiera o simili” una forte risata si levò dal pubblico “ci mette davvero tanto impegno, e, soprattutto, utilizza il suo fantastico sguardo da cucciolo, allora io non posso proprio pensare di negarmi. La stessa cosa accadde quel giorno: cedetti alle sue richieste e mi ritrovai a camminare verso un qualche strano negozio, quando sentii il mio amico urlare (con voce innalzata di qualche ottava): ‘Louis, attento alla macchina!’ In mezzo secondo mi spiaccicai contro al muro, appiccicato alla faccia di nientemeno che… Harry Styles! Ovviamente si trattava di una locandina per un concerto, e al suo fianco c’erano anche Niall e Liam. Appuntai il nome in una nota del cellulare e passai la notte su YouTube a guardare e ascoltare videoclip dei Multy Direction. Per un periodo ne sono stato totalmente dipendente, e di questo devo ringraziare solamente quella macchina che voleva prendermi sotto e non ci è riuscita. Harry” tornò a rivolgersi al cantante “la tua voce è davvero fantastica.”

“E i miei testi, non sono anche loro bellissimi?” si intromise timidamente il più giovane.
“Certo, magnifici! Molto personali e carichi di spunti di riflessione.”
“E la musica?”
“Ovviamente. Tutto riguardo te, le tue canzoni e i tuoi ricci, è incredibile!”
“Ehi, cosa c’entrano i miei ricci?”

Prima che il liscio potesse rispondere si intromise il presentatore: “Benissimo, anche questa puntata speciale di LittleTalks è giunta al termine, voglio ringraziare i nostri ospiti. Davvero, Harry e Louis, continuate a scrivere musica pazzesca e trovate il tempo per venirci a trovare qualche volta…”
“Grazie mille a voi di avermi invitato, sono molto felice di questa chiacchierata” rispose Louis.
“Sì, grazie Nathan, ho passato un pomeriggio speciale in vostra compagnia e quella del pubblico”
Urla, applausi e fischi riempirono la sala per alcuni secondi, mentre il conduttore salutava un’ultima volta con la formula di rito della trasmissione e i cantanti sorridevano alle telecamere.
Poi i riflettori si spensero.
 
 
 
“Liam, non ci posso credere!”
“Non capisco cosa sia successo di così eclatante da farti urlare in questo modo al telefono, sapendo che qui è notte fonda!”
Erano trascorse alcune ore dalla fatidica intervista, ed Harry aveva davvero provato a tenere a freno la sua gioia, ma alla fine si era arreso ed aveva preso in mano il cellulare per chiamare l’amico. Non importava se sulla sua isola sperduta fossero le tre e l’altro stesse provando a dormire.

Ci fu un dettagliatissimo racconto della giornata appena trascorsa, poi il riccio prese un respiro profondo, pronto a sganciare la bomba.
“Mi ha chiesto di dimenticare tutto, capisci?” disse, in un tono entusiasta.
“E dovrebbe essere una cosa buona?” domandò l’amico, scettico.
“Certo! Poi, non è che abbia detto proprio così. Le testuali parole sono state: “Harry, scusami per l’altro giorno, pensavo di aiutarti, ma, in realtà, sono stato solamente invadente ed inopportuno. Ti andrebbe di tornare all’inizio e ripartire da capo? Capisci, Liam?! È magnifico!”

“Sì, Haz, magnifico soprattutto per le mie orecchie e, sicuramente, anche quelle dei signori che dormono nella camera accanto, perché, non so se te ne rendi conto, ma stai urlando come un ossesso.”
“Scusami”
“Dai, scherzavo, non offenderti! Stai diventando un poco permaloso, Hazzie. Comunque… appena torno a Londra mi racconti nuovamente tutto e sono sicuro ci saranno nuovissimi e scabrosi dettagli. A presto.”
“Ah, Liam! Non ti ho detto la parte più importante: mi ha dato il suo numero.”
   
 
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