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Autore: FireFenix    16/11/2019    3 recensioni
Dopo la vittoria contro l’Oscuro Signore, Harry perde la vita e si ritrova a fare una scelta, morire o reincarnarsi?
Nel momento in cui apre gli occhi si ritrova nel corpo del sé stesso di un altro mondo e a dover fare i conti con una realtà estremamente diversa e intricata rispetto alla propria. A questo si aggiunge la presenza di tre figure estremamente astute a cui deve tenere nascosta la verità sul suo conto. Riuscirà Harry a vincere di nuovo contro il Lord Oscuro e a tenere per sé i propri segreti?
Confesso che questa è la prima storia che scrivo, perciò ogni critica costruttiva è ben accetta.
Genere: Erotico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Tom Riddle/Voldermort, Voldemort | Coppie: Harry/Voldemort, James/Lily, Remus/Sirius
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Da Epilogo alternativo
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Note Autrice
Colgo l'occasione per scusarmi per la lunga attesa, purtroppo impegni vari hanno drasticamente ridotto il tempo che posso dedicare alla scrittura e per tale ragione gli aggiornamenti saranno molto discontinui.
In più avviso che ho riveduto e corretto lo scorso capitolo, in quanto non riuscivo a continuare la storia con le premesse fatte in precedenza, quindi considerati i cambiamenti invito a rileggere il terzo capitolo per non confondersi.
Auguro a tutti i lettori una buona lettura.



La mattina del quindici di luglio era iniziata stupendamente per Harry.
Si era alzato alle nove in punto col sorriso sulle labbra, aveva scandagliato con la magia la casa per appurare che i suoi zii e il cugino fossero ancora rinchiusi in cantina e si era diretto a farsi una lunga doccia rinfrescante.
Quando poi a colazione si era seduto a mangiare e si era accorto che le boccette col medicinale prescritto dalla medimaga erano ormai quasi giunte al termine aveva sorriso, comprendendo che si sentiva bene proprio grazie al fatto che quel disastro che era stato il suo corpo si era finalmente riassestato.
In quei giorni si era dedicato esclusivamente a riposarsi e a riflettere su quelle che dovevano essere le sue mosse successive.
Girovagando per la casa aveva trovato alcuni biglietti di auguri di Dudley dell’anno prima, nei quali i parenti e gli amici si congratulavano per i suoi quindici anni, per tale ragione aveva il forte sospetto che in quella dimensione fosse tornato ad avere sedici anni e, come conseguenza, quello che avrebbe passato ad Hogwarts sarebbe stato il suo sesto anno.
Aveva inoltre riflettuto sul problema di acquistare una bacchetta ed era arrivato alla conclusione di non potersi arrischiare ad andare a comprarla da Olivander, per non correre il rischio di non riuscire a rispondere alle domande che il fabbricante gli avrebbe posto, rischiando poi di venir scoperto dal Ministero stesso.
L’idea migliore era quindi quella di andare a Nocturn Alley e trovare un rivenditore di bacchette di seconda mano in buone condizioni, che di per sé era una sfida non poco difficile, in quanto di norma quelle bacchette di dubbia provenienza – talvolta strappate delle mani di qualche cadavere – funzionavano malissimo e tendevano a rompersi con un uso troppo prolungato.
Così in quell’assolato mattino di luglio il giovane, appena ebbe finito di fare colazione, salì al piano superiore, prese il mantello dall’invisibilità e la valigetta della Gringott e si smaterializzò a Diagon Alley.
Il ridente paesino magico era rimasto pressochè lo stesso della sua dimensione, anche se mostrava appieno gli effetti che la guerra aveva avuto su di esso.
Le strade un tempo brulicanti di vita e sature del chiacchiericcio dei passanti erano adesso molto più silenziose e vuote, solo poche persone, rigorosamente in compagnia, si arrischiavano a fermarsi davanti alle vetrine dei negozi. Per tutte le strade e le viuzze si potevano vedere sventolare i lunghi mantelli cremisi degli Auror, più numerosi delle stesse persone che si aggiravano per i negozi, intenti a pattugliare e monitorare la situazione.
Dopo un giro lungo la via principale, Harry si accorse che tutti gli accessi a Nocturn Alley erano strettamente sorvegliati, non che fosse un problema per il giovane mago che grazie al suo prezioso mantello e a un incantesimo che attuì il suono dei suoi passi riuscì a passare in mezzo a due guardie e a entrarvi.
Dopo diversi minuti di vagabondaggio, quando ormai aveva perso le speranze di riuscire a trovare una bacchetta decente in quel posto, venne inspiegabilmente attratto da una baracca squadrata di cemento, talmente lercia da poter rivaleggiare con tutte le altre nei dintorni.
Si avvicinò cautamente alla porta in metallo completamente arrugginita, si guardò in torno e, insospettito dall’insolito interesse che gli aveva scatenato a dosso, decise di allontanarsi, temendo qualche agguato da parte di trafficanti o ladri che, disarmato come era, avrebbe faticato a tenere a bada.
Non riuscì a fare che pochi passi per allontanarsi che, di nuovo, una sensazione di attrazione e bisogno di avvicinarsi e di entrare nello stabile lo investì in maniera ancora più forte.
Decise allora di avvicinarsi e vedere cosa stesse accadendo, rimanendo vigile e pronto a scattare al minimo segno di minaccia.
Aperta la porta e fatti pochi passi dentro lo stabile, il giovane rimase completamente senza parole.
Ebbe, infatti, modo di constatare che si trovava in uno dei più stravaganti negozi magici in cui fosse mai stato, batteva persino i Tiri Vispi Weasley ed era assolutamente l’opposto di come si fosse presentato all’esterno.
La stanza in cui si trovava era circolare e piuttosto ampia, le pareti erano completamente coperte da massicce scaffalature in legno della più profonda tonalità di nero che avesse mai visto, stipate di vasi e contenitori in vetro contenenti ognuno ingredienti diversi, che si interrompevano in prossimità di due porte, poste una davanti all’altra, quella da cui era entrato e un’altra che non aveva idea di dove portasse; disseminati in giro per la stanza vi erano una decina di tavoli che sorreggevano pezzi di legno e di metallo di varia natura; il pavimento era completamente ricoperto di tappeti di fattura orientale dai toni neri e bianchi; torreggiava, al cento esatto della stanza, un camino di vetro o cristallo trasparente, in cui un fuoco bianco come la neve innondava di luce l’ambiente e, in particolare, due poltrone dello stesso colore niveo, poste una davanti l’altra e divise da un tavolinetto in legno di betulla; infine, l’intera stanza era invasa da piccole sfere tutte bianche che illuminavano a giorno il locale.
Avvicinandosi il giovane si rese conto che erano piccoli globi di vetro contenenti fiammelle di quel singolare fuoco, incuriosito Harry alzo la mano per toccarne una.
«Io, fossi in te, non lo farei, sono oggetti molto fragili e letali» prima che potesse anche solo sfiorare una di quelle sferette una voce sconosciuta lo fece sobbalzare.
Spostò immediatamente lo sguardo verso la fonte del suono e, appoggiato allo stipite della porta, vide un uomo di non meno di trent’anni.
Superava Harry di quasi venti o trenta centimetri, aveva lunghi capelli ramati che gli incorniciavano il volto, tenuti da parte da quattro mollette nere, in modo che non gli finissero sugli occhi di un cupo rosso cremisi; era vestito con abiti decisamente non magici, come dimostravano la giacca nera con le maniche arrotolate, la camicia bianca sotto, la cravatta rossa e i pantaloni neri allacciati da due cinture bianche.
«Perdonami, non volevo spaventarti, ad ogni modo io sono Sebastian, mentre tu devi essere il giovane Harry Potter» l’uomo non accennava a spostarsi dalla sua postazione e guardava Harry con occhi famelici.
«Come diavolo fai a conoscere il mio nome?» chiese Harry con la voce carica di stupore e timore, quell’uomo e quel suo sguardo così malizioso lo caricavano di un inquietudine che mai aveva provato.
«Io, Giovane Salvatore, so molte cose. So che hai ottenuto la possibilità di reincarnarti nella versione morente di te stesso e di farti di nuovo carico del compito di sconfiggere quell’abominio contro natura che è diventato Voldemort. In più so che hai bisogno di aiuto per poterti inserire in questo nuovo mondo, di informazioni che sappaino guidarti nel tuo cammino. Questo è il posto che fa al caso tuo, qui al giusto prezzo puoi comprare tutto ciò che ti serve» nel mentre che parlava l’uomo si era finalmente staccato dalla porta e si era avvicinato a Harry.
«Non hai risposto alla mia domanda, tu come fai a sapere tutte queste cose sul mio conto?» il timore del Bambino Sopravvissuto si era trasformato ben presto in furia e la sua magia aveva iniziato a sfrigolare ed era pronta a scagliarsi contro l’uomo.
Nel preciso momento in cui formulò nella sua mente il pensiero di attaccare l’uomo e fuggire se si fosse ulteriormente avvicinato, le sfere presenti all’interno del negozio iniziarono a vibrare in maniera incontrollata.
«Calmati pulcino umano, un solo pensiero sbagliato e queste sfere riverseranno il loro sacro fuoco contro di te, trasformando la tua anima e il tuo corpo in cenere» la voce dell’uomo era talmente dura e cupa che il giovane non riuscì a trattenersi dall’indietreggaire. A quella reazione il viso di Sebastian si rilassò.
«Avanti, rilassati e siediti, in fin dei conti per parlare di affari bisogna essere comodi» e in meno di un istante, senza rendersi conto di come ci fosse finito, il giovane si ritrovò seduto sulla comoda poltroncina, con davanti una tazza in porcellana bianca come la neve, colma fino all’orlo di thé fumante e dal colore ambrato. Davanti a lui, sul tavolinetto, facevano mostra di sé dolcetti e biscotti di ogni tipo. 
«Come già ti ho detto prima, ogni informazione o cosa che puoi ottenere qui dentro ha un costo. Potrei anche risponderti, ma al momento non hai nulla che possa essere tanto prezioso quanto l’informazione che desideri. Perciò non sarebbe meglio concentrarci su ciò di cui hai davvero bisogno?» il sorriso incoraggiante che l’uomo gli mandò convinse Harry che l’uomo non fosse una minaccia, fintanto che teneva sotto controllo il suo temperamento, per tale ragione decise di annuire e vedere dove la conversazione lo avrebbe portato.
«So che hai bisogno di una bacchetta nuova e di un’identità che sia quantomeno perfetta. Io posso offrirti entrambe, ma il prezzo da pagare non sarà certo basso» continuò l’uomo prendendo un sorso del suo thé.
«Il denaro che ho con me dovrebbe bastare a coprire cifre discretamente elevate» rispose immediatamente il giovane, ottenendo in cambio un sorriso indulgente.
«Il denaro può comprare determinate cose, ma non nel nostro caso. Per ottenere la bacchetta e la nuova identità ti proporrò uno scambio, non potrai contrattare ciò che ti chiederò, o accetterai o potrai uscire da quella porta, con la consapevolezza che finché avrai bisogno di qualcosa potrai sempre tornare qui e le mie richieste non cambieranno» detto ciò rimase in silenzio, aspettando che il giovane facesse la sua mossa.
«Cosa vuoi in cambio per la bacchetta?» chiese il maghetto estremamente incuriosito.
«Che tu rinunci a qualsiasi diritto sulla pietra della resurrezione o sulla bacchetta di sambuco» rispose prontamente l’uomo.
«Per quale ragione dovrei scambiare due doni della morte con una normale bacchetta?» chiese stupito il giovane.
«Prima di tutto perché in questa dimensione i due doni sono destinati ad altre persone e in un modo o nell’altro troveranno i modo di sfuggire al tuo possesso, anche attraverso la tua morte, per arrivare nelle mani di chi veramente è degno di possederli. Poi per il fatto che la bacchetta che ti darei in cambio non sarebbe una “semplicissima bacchetta” ma una costruita su misura per te, che solo tu potrai usare e che troverà sempre il modo, anche a distanza di secoli, di tornare nelle tue mani» rispose prontamente l’uomo.
«Accetto lo scambio» per qualche strana ragione, guardando Sebastian negli occhi, Harry sentì di potersi fidare ciecamente del giudizio dell’uomo e per tale ragione la scelta fu infinitamente facile da prendere.
Nel momento in cui pronunciò quelle parole, tutte le sfere presenti nella stanza si illuminarono, emettendo una luce abbagliante che accecò il giovane, il quale percepì un leggero bruciore sul polso destro.
Abbassato lo sguardo trovò una runa di un brillante bianco incisa sul punto dove aveva avvertito il bruciore.
«Non ti preoccupare, il marchio indica che hai accettato lo scambio e che hai intenzione di rispettarlo, nessuno potrà vederlo all’infuori di te» tali parole ebbero il potere di calmarlo immediatamente, in fin dei conti quello non era affatto il periodo giusto per girare con dei tatuaggi sul braccio.
«Ora ascoltami bene, per forgiare la tua nuova bacchetta avrò bisogno che tu scelga di quali elementi essa dovrà essere composta. Dovrai lasciarti guidare dal tuo istinto e dovrai scegliere due ingredienti riposti nelle scaffalature, uno dei blocchi di legno di metallo che ricoprono i tavolini. Prenditi tutto il tempo che ti serve e quando hai fatto portami ciò che hai scelto» detto ciò prese in mano un pasticcino e bevve un sorso di thè, prima di alzare un sopracciglio e di guardare in maniera divertita il giovane che ancora non si era mosso dalla sedia.
Dopo pochi istanti Harry balzò in piedi e si mise a vagare per la stanza, di tanto in tanto prendendo in mano alcune boccette che attiravano la sua curiosità e che subito riponeva. Dopo diversi minuti il giovane ripose sul tavolino gli ingredienti che, più di tutti gli altri, lo avevano colpito.
«Interessante combinazione di elementi, ne verrà fuori una bacchetta dall’immenso potere, unica nel suo genere» dopo una rapida rassegna del materiale fornitogli, Sebastian allineo sul tavolinetto tutti gli ingredienti, ovvero una sorta di zanna, una boccetta contenente un liquido nero come la pece, del legno di non meglio identificata natura e una sottile lastra di metallo.
«Zanna di Ungaro Spinato, ideale per un mago irascibile e avventato, rende il nucleo abbastanza solido da sopportare la pressione magica degli incantesimi più distruttivi, senza correre il rischio che la bacchetta si sfaldi dall’interno con il tempo e l’usura; veleno di basilisco, uno dei catalizzatori magici più efficienti presenti in natura, con questo nel nucleo della tua bacchetta sarai in grado di lanciare incantesimi di una potenza inimmaginabile col minimo dispendio magico; legno di cipresso, da il suo meglio nelle mani degli audaci, in particolare di chi è pronto a sacrificarsi per le più nobili cause; argento, un tipo di metallo prezioso in grado di equilibrare la potenza distruttiva del nucleo con quella più delicata dell’involucro esterno, fra tutti i tipi di metalli è l’unico in grado di unificare e far collaborare due parti così distinte e separate, il nucleo portato alla magia nera e il rivestimento portato a quella bianca. Il veleno di basilisco renderà il cipresso estremamente flessibile e darà vita alla bacchetta più pieghevole che io abbia mai creato, talmente fedele da non essere in grado di accettare di farsi maneggiare da nessun altro padrone all’infuori di te; infine la lunghezza, devi sapere che tanto più è lunga una bacchetta tanto più lo stile di combattimento del mago che la possiede è drammatico, tanto più è corta tanto più lo stile di combattimento è raffinato. Immagino che il tuo stile di combattimento sia tutto fuorché raffinato, per tale ragione ritengo che tu debba avere una bacchetta che sia almeno più lunga di sette pollici, ma non così lunga da risultare eccessivamente drammatica, direi che undici pollici e mezzo potrebbero meglio adattarsi al tuo stie di combattimento» nel mentre che descriveva i vari ingredienti al ragazzo, Sebastian li indicava uno ad uno; infine li raccolse e li portò dietro a quella porta di cui Harry non sapeva la destinazione.
Riemerse qualche minuto dopo con un sogghigno soddisfatto e riprese immediatamente posto nella poltrona davanti a lui.
«Non pensavo ci volesse così poco per creare una bacchetta» disse sconcertato il ragazzo.
«Ovviamente non ci vuole così poco ragazzo, ho solo dovuto consegnare alla mia assistente il materiale, sarà lei a creare un capolavoro di bacchetta. Perdonami se non ti ho parlato subito di lei, ma è così introversa da non voler avere nulla a che fare con nessuno all’infuori di me, ma posso personalmente assicurare sulla qualità del suo lavoro» le ultime parole le pronunciò con una tale enfasi che, Harry ne era certo, se avesse espresso qualche dubbio sulle abilità della misteriosa assistente, l’uomo non ci avrebbe pensato poi molto a sbatterlo fuori.
Ancora una volta decise di fidarsi di lui.
«Mi fido del tuo giudizio. Ad ogni modo, intanto che attendiamo possiamo parlare della nuova identità di cui mi avevi accennato?» domandò Harry, il quale iniziava a sentirsi sempre più stanco a causa della lunga giornata, in fin dei conti dentro quella stanza priva di finestre non aveva modo di sapere che ore fossero, anche se era convinto che fosse passata da un pezzo l’ora di pranzo.
«Thomas Smith, morto all’età di quarantatré anni, era un natobabbano celibe, talmente introverso da non essersi riuscito a farsi alcun amico durante i sette anni passati ad Hogwarts, che aveva deciso di trasferirsi nel mondo babbano per sfuggire alla minaccia rappresentata dai Mangiamorte. La sua famiglia era composta dalla madre Elisabeth White, morta di vecchiaia qualche anno prima che tu e Thomas vi incontraste, e dal padre Eduard Smith, uomo violento e alcolizzato, morto in un incidente d’auto.
Thomas, subito dopo la scuola, decise di avviare una ditta di costruzioni, la quale, in uno dei suoi primissimi impieghi, fu ingaggiata per sistemare un tetto al numero sei di Privet Drive.
Subito dopo questo incarico all’anagrafe del Ministero Magico venne registrata l’accettazione di una domanda di adozione, con la quale diveniva effettivamente il padre di un bambino di circa sei anni, nato babbano e proveniente da una famiglia abusiva, che egli aveva ribattezzato Hadrian Smith.
Cinque anni dopo venne recapitata nella nuova dimora della famiglia Smith la lettera di accettazione alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts per il piccolo Hadrian, ma non potendosi permettere di comprare né il materiale scolastico, né la retta della scuola, Thomas decise di istruire il ragazzo a casa e di fargli fare gli esami da privatista. Il giovane Hadrian, con immenso orgoglio del padre, svolse i suoi Gufo ottenendo una A in erbologia, una E in difesa contro le arti oscure e una O in tutte le altre materie.
Ma la felicità non era destinata a durare in quanto l’uomo è rimasto ucciso in un raid, dopo aver messo in salvo il figlio.
Purtroppo il giovane Hadrian, adottato da Smith solo nel mondo magico, perde ogni diritto sull’attività del padre, ma diviene proprietario della sua camera blindata, nella quale vi è abbastanza denaro da fargli frequentare Hogwarts per almeno due anni» espose tranquillamente l’uomo.
«Sembra perfetta» rispose estasiato il ragazzo.
«Non sembra, è perfetta» e detto ciò, con un sorrisetto strafottente stampato in faccia, schioccò le dita, facendo comparire un plico di documenti con una chiave in cima.
«Questi sono i documenti dell’adozione, di idetità è una copia dei tuoi Gufo, mentre la chiave è quella di una camera blindata alla Gringott. Se pagherai bene i goblin farannno in modo di nascondere il fatto che sei stato tu a versare il denaro e ti reggeranno il gioco» detto ciò si concesse una seconda tazza di thè.
«Quale è il costo di un’identità tanto perfetta?» domandò guardingo il giovane.
«Duplice. Dovrai accettare di avere un pezzo dell’anima di Voldemort dentro di te ancora una volta e quindi di essere ancora un Horcux; poi dovrai accettare di proteggere, con ogni mezzo possibile l’incolumità di due persone» espose tranquillamente l’uomo.
«Chi?» chiese curiosamente il giovane.
«Lo saprai nel momento in cui dovrai agire» rispose criptico Sebastian.
Harry ci pensò a fondo, in fin dei conti gli stava chiedendo molto, non solo per il fatto che avrebbe dovuto prendersi cura di due persone di cui non conosceva l’identità, ma avrebbe dovuto di nuovo sacrificarsi per spezzare il legame che aveva con Voldemort e per sconfiggerlo definitivamente.
«Una di queste due persone è Voldemort?» chiese allora.
«No, né Voldemort né Silente» rispose l’uomo, anticipando la sua domanda successiva.
«Accetto lo scambio» disse infine Harry.
A quelle parole, come era successo per l’accordo precedente, tutte le sfere presenti nella stanza si illuminarono, accecando temporaneamente il giovane; infine, una rapida occhiata al polso, sinistro questa volta, gli mostrò un secondo sigillo dello stesso colore niveo del primo.
Qualche istante dopo Harry sentì un campanello suonare e vide Sebastian sogghignare.
«Perfetto, direi che la tua bacchetta è pronta» detto ciò si alzò e si diresse verso la stanza adiacente.
Ne riemerse pochi minuti dopo tenendo in mano un pacchetto rettangolare, che gli porse immediatamente, tornando poi a sedere.
Appena Harry vi posò gli occhi sopra rimase esterrefatto, la bacchetta si presentava come una lunga stecca di legno, priva di ogni qualsivoglia forma di imperfezione, ma ciò che lasciò basito Harry era il suo colore.
Essa, infatti, era nera come il carbone e la sua intera superficie era solcata da filamenti sottilissimi d’argento, quasi invisibili, che si diramavano come tante piccole vene, formando arabeschi che talvolta si interrompevano all’improvviso, dando l’impressione che si immergessero nel legno, per poi riaffiorare da un’altra parte.
«Ti vedo perplesso, devi sapere che il veleno di basilisco macchia di nero qualsiasi superficie, mentre la lastra d’argento che hai preso è stata intagliata fino a formare un unico filo sottilissimo che collega l’involucro di cipresso con il nucleo. La zanna è stata intagliata, mentre il veleno è stato inserito in una fessura scavata nella zanna e fatto impregnare nel legno» disse l’uomo, leggendo la perplessità sul volto del ragazzo.
Poi estrasse la bacchetta, ancora posata nel fodero, che Harry non aveva ancora osato prendere in mano e la porse al giovane, che non esitò nemmeno un secondo ad afferrarla. 
Nell’esatto momento in cui prese in mano la bacchetta non ci furono scoppi di magia, non ci furono scintille dorate ne grandi dimostrazioni di potere; anzi fu esattamente il contrario.
Sembrava che la bacchetta avesse finalmente preso il posto che le spettava di diritto, come se avesse riempito un vuoto che Harry non aveva mai nemmeno notato, ma che in quel momento si faceva sentire con una prepotenza incredibile.
Con la bacchetta in piuma di fenice aveva sentito una sensazione di gioia vibrante invadere ogni fibra del suo corpo e con la bacchetta di sambuco aveva percepito un potere ineguagliabile esplodergli nelle vene, mentre con quella sentiva una miscela densa e sconvolgente di sensazioni riempirgli il cuore: nostalgia, fiducia incrollabile e invincibilità.
Sentiva di poter compiere il più ostico e sfiancante degli incantesimi senza nemmeno affaticarsi, come se ogni cosa fosse possibile e la bacchetta non avesse il bisogno di mostrare il suo potere con esuberanza o superbia, in quanto profondamente sicura di se.
«È perfetta, sembra parte di me» il giovane era senza parole e non era in grado di levare gli occhi dalla bacchetta.
«Bene, ora che dici se mi comporto da negoziante e ti propongo un paio di affari che richiedono in cambio valuta monetaria?» domandò l’uomo con sguardo predatore.
«Ma come, ora si parla di vil denaro?» ridacchiò il giovane.
«Già, in fin dei conti le materie prime e lo stipendio per una così brava assistente non si pagano certo da soli. In più immagine che i tuoi problemi di vista siano un ostacolo insormontabile per un cercatore  è un soldato come te, mi sbaglio?» l’uomo non smetteva di sorridere in maniera predatoria.
«Esiste un modo per guarire definitivamente la vista? Mi era stato detto che nemmeno i maghi sono in grado di curare questi problemi» chiese il giovane, la cui attenzione era ormai stata catturata dall’uomo.
«Vi è una cura per ogni cosa, solo che i costi per ottenere queste cure vengono sempre considerati troppo alti in confronto al guadagno che si ottiene, poi ci si lamenta se si muore a causa di un incantesimo non visto» rispose acidamente l’uomo, alzandosi per andare a prendere una bocchetta contenente una sostanza che, a prima vista, pareva avere la stessa consistenza del vapore acqueo.
«Ecco, questa sostanza si chiama “Perpetua sanazio visionis”, una sola di queste ti rimette a posto la vista per il resto della tua vita. Accosti la boccetta agli occhi spalancati, la apri, lasci che il vapore venga assorbito dai bulbi e attendi venti minuti completamente al buio. Se non te la senti di andare a farlo a casa compi il processo qui, così per ogni problema possiamo aiutarti. E per rispondere alla tua domanda, sono diecimila galeoni» spiegò l’uomo, sventolando la boccetta davanti ai suoi occhi.
«Preferisco farlo qui» rispose il ragazzo, accettando implicitamente l’offerta.
Il giovane rimase perplesso nel notare che le sfere quella volta non si illuminarono.
«Quando si tratta di “vil denaro” – come l’hai chiamato tu – non c’è bisogno di sottoscrivere un contratto magico attraverso l’incisione di rune sacre» rispose l’uomo, lasciando Harry ancora più perplesso di prima, ma fermamente deciso a non indagare oltre, quella giornata si stava rivelando più stancante del previsto.
Dopo venti minuti e con un leggero mal di testa – normalissimo a detta di Sebastian – Harry infine uscì dal negozietto con la valigetta svuotata di diecimila galeoni in mano, gli occhiali riposti in tasca e il mantello a dosso.
Quasi inciampò sui suoi piedi quando notò il cielo stellato sopra di lui, non solo per l’emozione di poter distintamente osservare la stellata che lo sovrastava, ma anche perché non si era assolutamente accorto di quanto tempo avesse impiegato in quel negozio.
Con un sospiro stanco ripercorse la strada che aveva fatto a ritroso, passò in mezzo a due Auror differenti – a un certo punto le vecchie guardie dovevano aver finito il turno e aver lasciato il posto alle altre – uscì da Diagon Alley prima e dal Paiolo Magico e infine si smaterializzò a Privet Drive, crollando ancora vestito nel letto.
   
 
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