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Autore: pampu    16/11/2019    1 recensioni
[storia scritta a quattro mani da pampu e blu992]
Agguanta il primo bicchiere di vino quando lo vede e il respiro gli si blocca in gola. Scott deve essersi accorto che qualcosa non va perché: “tutto bene?“ chiede.
“Co-cosa ci fa lui qui?”
Scott segue il suo sguardo e sgrana gli occhi sorpreso. “Derek?”
“A meno che non sia un suo clone, è lui. Cosa faccio? Cosa facciamo?” domanda in panico.
“Dimmi tu. Sei tu il suo ex marito. Io sono tuo amico. Se mi dici di ignorarlo, lo farò. Se vuoi che gli spacchi ancora la faccia, posso provarci. Anche se temo che ora avrebbe la meglio.”
Stiles vuole davvero bene a Scott e, dopo quella risposta, anche di più. Anche se, vedendo i muscoli sotto a quella giacca che gli calza a pennello, non può che dargli ragione sull’ultima affermazione. “A meno che non gli voglia saltare addosso tu” sussurra Scott.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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Sono passate tre settimane da quella sera e Stiles non sa nemmeno più che giorno è: Scott e Amy sono partiti quattro giorni dopo; Isaac era completamente sparito staccando pure il telefono e Stiles non aveva più rivolto la parola a Derek se non per lavoro. I giorni si susseguivano sempre uguali e Stiles non aveva più voglia di fare niente. La mattina si alzava esclusivamente per andare a lavoro ma aveva perso ogni stimolo pure in ufficio. Ci andava praticamente solo per portare la colazione ad Erica anche se si stava avvicinando il momento in cui avrebbe dovuto smettere di andare in ufficio. 

“Ehi, cucciolo, come va?” gli domanda Erica come ogni mattina. 

“Bene.” 

“Stiles…” 

“Andrà meglio.” 

Erica lo prende per il polso. “Non potete andare avanti così, vi state distruggendo.” 

“Non posso.” 

“Datevi una possibilità, ora siete cresciuti.” 

“Erica, ti prego” la supplica Stiles con gli occhi lucidi.  

“Okay, va bene” risponde Erica abbracciandolo per poi lasciarlo andare.  

Stiles entra in ascensore, ma un piede blocca le porte prima che si chiudano.  

“Ehi, ex nipotino!” lo saluta Peter Hale.  

“Peter.” 

“Siamo tristi anche oggi? Che ne dici se ti fermi al mio piano e mi aiuti con delle cose legali e varie scartoffie?” 

“Devo fare delle cose importanti per Derek” risponde laconico.  

“Lo so, ma Derek è stato chiamato in ospedale per un’emergenza, un bambino che ha in cura da due anni si è aggravato all’improvviso. Allora?”  

Stiles annuisce, non convinto.  

Anche altre volte si è trovato costretto a lavorare con Peter, ma quel giorno è più pesante del solito. Si sente inquieto, preoccupato e nemmeno sa perché e Peter sembra essere dello stesso umore, nonostante stia cercando di nasconderlo. È metà mattinata quando Erica entra in ufficio insieme a Laura, entrambe visibilmente preoccupate.  

“Peter, cosa dobbiamo fare?” chiede Laura.  

L’uomo lascia andare il foglio che stava leggendo. “Non lo so. Cora e Boyd?” chiede.  

“Cora è a casa, non ha aperto la palestra oggi. Boyd è di sopra in ufficio, ma sta come noi.” 

Stiles non riesce a trattenere la curiosità, sta per chiedere di cosa stanno parlando e cosa sta succedendo, quando un crampo allo stomaco lo fa piegare in due.  

“STILES!” urla Laura avvicinandoglisi.  

“Non-non è niente, sarà che sto mangiando da schifo in questi giorni” cerca di tranquillizzarla lui.  

Vede con la coda dell’occhio Erica bisbigliare con Peter, mentre Laura lo aiuta ad alzarsi. “Meglio?” chiede la donna e Stiles annuisce, ma un nuovo crampo lo blocca.  

“No, non va meglio. Forse devo andare in bagn-“ ma Peter lo interrompe. “Vai a casa, forse hai l’influenza, lo dico io al tuo capo” dice con un finto sorriso.  

Stiles sta troppo male per ribattere, quindi se ne va, sperando di riuscire ad arrivare a casa. In realtà si sente un po’ offeso dal fatto che nessuno si sia offerto di accompagnarlo, ma avranno avuto degli impegni a lavoro.  

Arriva a casa sano e salvo, il dolore quasi passato, ma si sente ancora strano, come se non sapesse cosa lo preoccupa. Si sente ancora triste, quindi comincia a pensare che sia tutto causato dalla sua depressione. Si sdraia sul divano e si addormenta.  

È tutto buio quando, scosso dai brividi, Stiles si sveglia e cerca di alzarsi. Ha dormito in qualche strana posizione, perché gli fa male il collo. Va in cucina per bere, poi cerca il cellulare tra i cuscini del divano. Trova due messaggi. Derek. 

(Ore 20:12) Stiles, so che sei arrabbiato, ma mi hanno detto che stavi male. Sono solo preoccupato, stai bene? DH 

(Ore 20:36) Io non sto bene. DH 

Due secondi dopo, Stiles ha già afferrato le chiavi della macchina e si sta chiudendo la porta alle spalle. Arriva a casa di Derek in molto meno del tempo previsto. Derek non ha mai ammesso di stare male, nemmeno quando era ferito e perdeva sangue e sicuramente non ha mai chiesto aiuto. Non che quella volta l’abbia fatto, ma quel messaggio era una chiara richiesta. Quando arriva, Stiles nemmeno ci pensa a bussare, prende la chiave dallo stesso zerbino della prima volta ed entra. L’interno dell’attico è tutto buio, si vedono solo le spie rosse della tv accese. L’umano si fa luce con il cellulare, fino a scorgere una figura in piedi davanti alla vetrata. Derek nemmeno si è girato, se ne sta lì con le braccia incrociate.  

Stiles si avvicina, arriva alle sue spalle e, semplicemente, spontaneamente, gli stringe le braccia intorno alla vita, appoggiando la fronte contro le sue spalle. Derek sembra irrigidirsi, poi Stiles lo sente rilasciare un sospiro, come se avesse trattenuto il fiato. Non si muovono, nessuno dei due fa nulla, ma Derek comincia a parlare. “July aveva undici anni, ce l’avevo in cura da due anni. Non l’ho mai vista piangere, non si è mai abbattuta. Quando mi hanno chiamato stamattina, però sapevo che non ce l’avrebbe fatta. Aveva un cancro al cervello, impossibile da operare.” 

Stiles stringe un po’ di più l’abbraccio, come a voler reggere se stesso e l’altro. Derek continua. “Ho deciso comunque di operarla stamattina, era l’ultima cosa da fare, anche se sapevo sarebbe andata male. Non è la prima paziente che muore davanti ai miei occhi.” 

Stiles lo sa, Core gliene aveva parlato una volta. 

“So che può succedere, sapevo due anni fa che July non ce l’avrebbe fatta e conosco bene i lati negativi di essere medico.” 

“Però?” chiede Stiles. Sa che questa volta c’è qualcosa di diverso. Derek prende un altro respiro profondo, fa per parlare, ma Stiles ha all’improvviso un altro crampo allo stomaco che gli fa stringere la presa su Derek. Il mannaro si gira nell’abbraccio, prendendogli le mani, mentre Stiles si piega in avanti. “Stiles? Ehi, ehi, guardami, cosa ti succede?”  

Stiles prova a respirare. “Pe-penso sia gastrite o…boh. Mal di stomaco…” 

Derek lo solleva e lo porta sul divano, facendolo stendere. Stiles si rannicchia in posizione fetale, il dolore sta già diminuendo; Derek è inginocchiato all’altezza del suo viso. “Ehi, ragazzone, è solo mal di stomaco, ora pa-passa…” gli dice sforzandosi di sorridere.  

“Idiota” lo rimprovera l’altro, “da quanto stai così?”  

“Da stamattina, giuro. Mi sentivo agitato ed inquieto, poi è arrivato il dolore. Sarà lo stress.”  

“Okay. Vuoi che chiami un medico?” 

Stiles quasi scoppia a ridere, ma quella domanda lo preoccupa. “Der…Tu sei un medico. Anche abbastanza bravo.” 

Derek si affloscia nelle spalle, appoggiando la fronte sul divano.  

“Ragazzone, mi stavi spiegando perché questa volta, con July, è stato diverso. Cos’è successo?” chiede Stiles, passandogli una mano tra i capelli.  

Derek rialza la testa, punta i suoi bellissimi occhi verdi in quelli di Stiles che si rilassa all’istante.  

“Puoi parlare di tutto con me, lo sai” lo incoraggia.  

“Tutto il branco sta male e io mi sento come se mi mancasse un pezzo di cuore.”  

Stiles non sa cosa rispondere, resta fisso a guardare gli occhi lucidi di Derek. Non sa cosa significa quello che gli ha detto l’altro, vorrebbe chiederglielo, ma il suono di un telefono lo distrae. Derek si alza per rispondere. “Erica… Sì… mi dispiace… lo so, Erica, ma no-Erica!... Sì, tranquilla, sono a casa… no, non venite… no, nemmeno Boyd… No… C’è Stiles… A domani, grazie.” 

Derek posa il cellulare e si avvicina di nuovo al divano. “Stenditi sulla schiena e alza la maglietta” ordina.  

“Eh?” chiede Stiles preso di sorpresa.  

“Sono un medico e anche abbastanza bravo, ti devo visitare.” 

Stiles, titubante, obbedisce e Derek gli poggia entrambe le mani sull’addome, cominciando a premere. Stiles rabbrividisce a quel tocco. “Scusa, ho le mani troppo fredde?” chiede il lupo.  

“Der, sei un lupo, non hai mai le mani fredde.” 

“Volevo solo toglierti dall’imbarazzo, ma va bene, continuo” dice, senza nemmeno guardarlo, continuando a tastarlo.  

Dopo un po’ si raddrizza e gli abbassa la maglietta.  

“Sto morendo?” chiede Stiles.  

“No, ma dovresti seriamente rilassarti. Hai l’intestino così contratto che è strano che tu non abbia dolori costanti. Vado a farti una camomilla.” 

Derek non gli dà nemmeno tempo di rispondere e va in cucina. Stiles resta da solo, ancora sdraiato e sfila il cellulare dalla tasta. Un messaggio di Erica.  

(Ore 21:30) Grazie per essere lì. ER 

Stiles non sa cosa rispondere, quindi non lo fa. Si mette a sedere, aspettando Derek che torna due minuti dopo con una tazza fumante. “Grazie.” 

Restano in silenzio mentre Stiles beve, non è imbarazzante, ma Stiles si sente ancora un po’ agitato. Quando mette giù la tazza sul tavolino che ha di fronte, Stiles si rivolge di nuovo all’altro. “Perché il branco sta male? Sembravano tutti preoccupati” chiede.  

“Tu perché stai male?” ribatte l’altro, girandosi a guardarlo.  

Stiles prende un respiro. “Perché ti sto evitando da quando ti ho ingiustamente urlato addosso.” 

“Il branco sta male perché l’Alpha sta male” ricambia la risposta Derek.  

“Perché l’Alpha sta male?” 

“Perché non mi hai urlato addosso ingiustamente. Sono stato cattivo con te e non parlo solo di quello che è successo anni fa, sono stato stronzo anche in questi mesi. Un membro del branco se ne è andato e questo non fa bene a nessuno, nemmeno a me.” 

“È quello il pezzo di cuore che ti manca?” chiede Stiles. Sa cosa significa perdere un membro del branco per un Alpha, lo ha provato anche Scott.  

“Sì, il pezzo che manca è una parte fondamentale del mio branco” risponde Derek.  

“Mi dispiace, è colpa mia, lo so…” dice Stiles, il tono bassissimo, le mani che tremano. Non voleva fare del male al branco di Isaac, non voleva fare del male a Derek. “È colpa mia se state tutti male, ho ferito Isaac, ho ferito te, Erica è incinta e non dovrebbe provare sentimenti negativi e voi ne avete già passate tant-“  

Sentire le braccia di Derek intorno a sé è del tutto inaspettato, ma così necessario che Stiles ricambia subito la stretta, senza nemmeno pensarci. Si sente al sicuro lì, in quella stretta spacca costole. “Tu non hai nessuna colpa.” 

“E invece sì, questa volta è solo colpa mia.” 

Derek non ribatte, probabilmente perché ha capito che sarebbe inutile. “Resti qui stanotte?” 

“È quello che vuoi?” 

“È quello di cui abbiamo bisogno.” 

Stiles si alza a fatica e si dirige verso la camera da letto. Si sistema dalla ‘sua’ parte e aspetta che Derek faccia altrettanto prima di accoccolarsi contro il corpo caldo del mannaro che se lo stringe immediatamente contro. 

   
 
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