Atto 2
Making a choice
E così gli insegnai tutto di lui.
Aveva
venti anni, frequentava con buoni voti la facoltà di Antropologia in
una prestigiosa università che si pagava con la borsa di studio e il
lavoro serale in un ramen store. Viveva dallo zio antropologo che tre
quarti dell’anno era fuori per lavoro. Aveva una gatta rossa di
nome Mine che aveva salvato dalla strada due anni prima e che
considerava come una figlia.
Nel tempo libero praticava il
nuoto, suonava la batteria e frequentava i suoi amici d’infanzia e
dell’università. Tra i primi c’eravamo noi, cioè io e
Sakura.
- Ehi...ma a me piace Sakura?
Naruto aveva le
guance leggermente arrossate e si stava arruffando i capelli. Se ne
stava seduto sul divano a gambe larghe, ai piedi aveva delle
infradito rosa orribili che non ero riuscito a fargli odiare. Gli
istinti, le propensioni, le passioni… avrei scoperto sulla mia
pelle che non si dimenticavano, o meglio, era come se il corpo umano
fosse progettato per amare o odiare sempre le stesse cose.
Riflettei
qualche istante se rispondergli e cosa inventarmi, facendo finta di
essere impegnato ad ascoltare le notizie del telegiornale. Per un
attimo pensai di mentire, ma non ne sarebbe uscito niente di buono,
visto quanto era palese che anche il Naruto smemorato, quello che
diceva di non aver mai visto una ragazza coi capelli rosa prima di
incontrare (per la seconda volta nella vita) Sakura, era cotto della
mia ragazza.
- Diciamo che le vai dietro come un coglione più o
meno da una eternità…- dissi con uno sbuffo finale di
scherno.
Naruto dapprima sorrise e poi assunse un’aria
confusa, stringendosi nelle spalle.
- Ma sta con te, giusto?
-
Annuii, non senza un moto di fastidio. Avrei voluto non far
trapelare alcuna emozione, non lasciar spazio ad alcun dubbio. Non
volevo che il seme del dubbio si insinuasse nella testa di Naruto.
-
Da quel che ho capito sei sempre tu qui il fortunato e figo della
situazione! - esclamò Naruto alzandosi di scatto in piedi e
piombandomi di fronte.
Era più alto di me di qualche
centimetro, più possente, più forte. Emanava una energia positiva,
una luce che non lo aveva abbandonato nemmeno dopo il coma. Sentivo
il suo calore anche se i nostri corpi non si stavano nemmeno
sfiorando. Mi fissò dritto negli occhi senza distogliere mai lo
sguardo per una manciata di secondi, in un modo intenso e fiero che
gli avevo visto fare tremila altre volte. Voleva capire se avessi
dell’altro da dire, leggermi dentro. Fortuna che non ci riusciva
quasi mai, o meglio, non permettevo che mi dicesse cosa aveva
scoperto di me.
Mi balenò alla mente il ricordo di noi due
abbracciati stretti in uno stanzino umido, le mie spalle contro una
parete gelida e il respiro bollente di Naruto sulla mia spalla; “Ti
desidero” il suo sussurro mi
rimbombò nelle orecchie.
- A essere più fortunato e
figo di te non ci vuole molto – dissi tutto d’un fiato, facendo
bruscamente dietrofront. Andai a recuperare il telecomando dal divano
e mi misi a trafficare con il catalogo Netflix, cercando di
riprendere contatto con la realtà, abbassare la frequenza
cardiaca.
Naruto rimase in silenzio alle mie spalle, per un po’
non mi girai a vederlo. Sentii il suo cellulare vibrare e ipotizzai
che stesse scambiando dei messaggi con qualcuno, magari con Sakura,
che non era riuscita a partecipare alla serata di festeggiamenti per
festeggiare un mese che Naruto era fuori dall’ospedale.
Scelsi
un film storico che volevamo vederci al cinema prima che Naruto
facesse l’incidente.
- Scaldo l’acqua per i noodles? - mi
sentii domandare quando mi sedetti sul divano non troppo lontano da
Naruto.
Nell’ultimo mese avevo dovuto insegnargli pure come
scaldare l’acqua sul gas. Jiraya Sakura ed io gli avevamo insegnato
nuovamente ogni cosa dello stare al mondo, dall’allacciarsi le
scarpe al farsi una pasta, dal contare i soldi a guardare l’ora.
Fortuna che, non essendo la prima volta che imparava tutte quelle
cose pratiche, ci aveva messo un attimo ad apprendere.
- Se
vuoi, così poi faccio partire il film. -
Naruto si alzò e
camminò strisciando le ciabatte fino in cucina. Quel ciabattare
aveva un qualcosa di comunicativo, era come se stesse protestando
contro qualcosa. Probabilmente Naruto stava cercando di capire se si
era perso qualcosa nella mia reazione di prima, si stava domandando
se avesse dovuto notare qualcosa o meno. So che le domande nella sua
testa sarebbero durate il tempo di cliccare play.
La fortuna era
che Naruto aveva la memoria corta, in tutti i sensi. Non solo perché
aveva un’amnesia irreversibile. Era corto pure il tempo delle sue
rabbie, delle sue pulsioni, dei moti della sua anima. Mi dava
fastidio questo di lui. Mi faceva imbestialire. Aveva il fuoco dentro
ma si spegneva subito, così come si riaccendeva altrettanto
facilmente. Non covava odio ma solo amore. Era il mio esatto
opposto.
Prima dell’incidente lo avevo costretto a cose che lo
avevano fatto andare contro natura, avevo cercato di farlo
assomigliare al mio essere.
Mi ero ripromesso di aggiustare le
cose, di creare un futuro diverso ma per farlo dovevo cambiare il
passato.
- Sasuke dove tieni il sale??? So che me lo hai già
detto tremila volte… - la voce di Naruto arrivò a svegliarmi dal
flusso di pensieri.
Certe cose sembravano non essere cambiate
proprio. Il sale… vivevo in questo appartamento da due anni eppure
nada, ogni volta la stessa domanda.
- Fottiti! -
E così un mese dopo l’incidente decisi che gli avrei insegnato tutto di ciò che lui non era.
***
N/A
Probabilmente
ci saranno più capitoli di quanti pensassi, poiché ho deciso di
renderli più brevi.
Ringrazio di cuore le persone che hanno
deciso di seguire, preferire e ricordare questa storia. Spero di non
deludervi!
Un abbraccio