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Autore: Riflessi    17/11/2019    5 recensioni
Draco lo sapeva che quella donna -prima o poi- l'avrebbe fatto morire...
D'odio, o d'amore.
Che, in un modo o nell'altro, lei non sarebbe mai uscita dalla sua vita, per tormentarlo deliziosamente fino alla fine dei suoi giorni.
Hermione Granger era nel destino di Draco Malfoy come Tom Riddle era stato in quello di Harry Potter: una persecuzione costante, continua, perenne, che l'avrebbe portato alla pazzia totale... o forse chissà, l'avrebbe invece salvato dal profondo abisso della solitudine!
SEQUEL DE "LE FIABE OSCURE"
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 22
-Come uno snaso lesso-



 

Wiltshire, Inghilterra.

Il mondo dei maghi stava cambiando...
Ma Narcissa Malfoy non sapeva stabilire con certezza se quei cambiamenti fossero cosa buona e giusta, o solo un inesorabile ed impercettibile declino che avrebbe portato la loro comunità ad essere sempre meno compatta e segreta.
E la cosa peggiore, era che il destino beffardo aveva voluto che, incredibilmente, proprio suo figlio si trovasse fra coloro che avevano mosso i primi passi verso quell'epocale rinnovamento: lui che era nato da un'immacolata stirpe magica e al di sopra di qualsiasi altra nobile famiglia inglese, lui che per primo aveva disprezzato chi non aveva sangue puro nelle vene...

Ti svegli un mattino, e decidi di cambiare.
C’è un sortilegio dentro il cuore,
un sussurro nei polmoni,
una chiamata alle armi della pancia,
una formula magica nella mente...
quel genere di cambiamento
che si chiama rivoluzione.


Narcissa ormai, aveva cinquantaquattro anni, e dopo quello che i suoi occhi avevano visto, ma soprattutto dopo quello che aveva affrontato, era stanca di lottare, ed era stanca pure di incaponirsi su ideologie alle quali forse... non credeva più nemmeno lei!
La signora Malfoy aveva raggiunto quell'età che ti permette finalmente di stare in pace con te stesso e con il mondo; che ti fa vedere le faccende della vita con tutt'altra prospettiva, e che ti placa quella smania di dover per forza avere tutto sotto controllo, tutto perfettamente assoggettato al tuo volere.
Draco aveva fatto il suo percorso, aveva affrontato i suoi demoni, preso le sue decisioni, scelto la donna che più credeva adatta... e Narcissa non poteva certo mettersi a corrergli dietro per obbligarlo ad amare chi diceva lei!!! Cosa diavolo avrebbe potuto dirgli, ad un uomo di quasi trent'anni? Che doveva sposare una giovane aristocratica purosangue per avere una progenie incontaminata?! E nel caso altamente probabile che lui si fosse rifiutato, poteva mica minacciare di sequestrargli la scopa per una settimana come quando era un ragazzino!? Gettargli alle fiamme tutte le figurine delle cioccorane o mandarlo a letto senza cena!
Non rientrava più nei suoi piani, litigare con il figlio: Narcissa voleva affrontare il sopraggiungere della vecchiaia, in serenità.
Nel passato del mondo magico in fondo, se ne annoveravano parecchie di storie d'amore -più o meno romantiche- fra sanguepuro e nate babbane. Quella fra suo figlio ed Hermione Granger non era certo la prima, e non sarebbe nemmeno stata l'ultima! Quindi...

Vivi e lascia vivere.

Narcissa, in ogni caso, aveva cominciato da un po' di tempo anche a credere nel fato, perché beh... doveva per forza esserci qualcosa di prodigioso, nel fatto che Draco avesse finito per innamorarsi proprio della ragazzina che anni orsono aveva tormentato e perseguitato con tutte le sue forze!

Spesso, s’incontra il proprio destino nella via che s’era presa per evitarlo.

Hermione Granger.
LEI...
Lei era destinata a lui da sempre! Era questa la verità, aveva aperto gli occhi Narcissa. Ma a quell'epoca, loro due non se n'erano accorti, troppo presi ad odiarsi o, forse, troppo bambini per saper riconoscere il fremito dell'amore vero.

I sentieri del destino sono lunghi e tortuosi. Si biforcano, si ramificano, a volte si ricongiungono. Si dice che nemmeno il destino sappia con certezza dove porti ogni sentiero, dove conduca ogni svolta e ogni curva. Si dice che alcuni suoi sentieri portino oltre l’universo, oltre la morte, fin dove c’è Dio, ma nessuno può sapere.

Alla signora Malfoy non importava più niente né della sua ricchezza, né del suo rango sociale; non credeva più nella sincerità della gente, non amava più soffermarsi ad intrattenere conversazioni con conoscenti che, non appena voltava loro le spalle, andavano di corsa a parlar male di lei!
Dopo aver rischiato di vedere la sua famiglia sgretolarsi a causa di Voldemort, Narcissa aveva finalmente capito che solo l'amore era davvero importante, soprattutto quello per un figlio.
Ooh sì... infatti lei avrebbe letteralmente dato la vita, per lui! E si sarebbe addirittura strappata il cuore dal petto, se solo egli ne avesse avuto bisogno!

Ma Hermione Granger... Hermione Granger sarebbe stata capace di amare Draco con la stessa intensità?!

A Narcissa venne da ridere: stava già facendo le tipiche riflessioni della suocera diffidente!
Doveva ammettere però, che c'era qualcosa che rendeva decisamente diverso, il legame che univa quei due giovani: qualcosa di particolare, inconsueto, di... poetico quasi. Nonostante tutto.

Draco ne veniva da un'antica dinastia nobile e ricca, aveva nelle sue vene sangue mischiato a magia purissima, ed era cresciuto pieno di credenze errate, convinto della sua sprezzante superiorità; Hermione invece era umile, banalmente babbana, e si era fatta spazio solo grazie ad una buona dose di talento e determinazione... fiera di ciò che era.

Lei, l'orgoglio. Lui, il pregiudizio.

La signora Malfoy sospirò alzando lo sguardo verso il cielo del Wiltshire, e socchiuse le palpebre per proteggersi gli occhi dalla luce di quel tiepido pomeriggio invernale. Poi, si voltò per cercare la figura di suo marito, e sorrise appoggiando una mano al braccio di lui.
Erano appena tornati dal Somerset, ed il grande cancello in ferro battuto del maniero si stava lentamente aprendo per farli passare.

Si sentiva serena, Narcissa! Stava imparando, una volta per tutte, a prendere la vita come veniva, senza preoccuparsi troppo del domani. E pure Lucius, da qualche tempo a quella parte, ci stava provando, anche se faceva un po' più di difficoltà rispetto a lei: egli in fondo, era sempre stato più ostinato, più rigido, risoluto, poco aperto ai cambiamenti...
Ma ce l'avrebbe fatta lo stesso! Ce l'avrebbe fatta anche lui, prima o poi, ad arrendersi alla "tragedia" di vedere l'albero genealogico rovinato!

Mentre camminavano lungo il viale alberato che portava alla villa però, la donna aggrottò le sopracciglia, improvvisamente allarmata. C'era qualcosa di negativo, nell'aria. Una strana elettricità che era quasi palpabile! Gli uccellini non cantavano, il vento non soffiava, perfino le nuvole sembravano immobili.

"Lucius..." Chiamò, in tono inquieto.
"Sì, dimmi!" Rispose lui, battendo tranquillo il suo bastone da passeggio sulla ghiaia bianchissima.

"Non trovi che sia tutto troppo silenzioso?"

Il signor Malfoy si guardò attorno, fece una smorfia strana e poi disse, vago: "Beh... s-sì! In effetti..."

Narcissa iniziò a far volare rapidamente lo sguardo da una parte e dall'altra del maniero per captare qualsiasi particolare fuori posto, una traccia di pericolo, un elemento stonato. Ma nulla.

"Ho una brutta sensazione, caro!"
"Che vuoi dire?"
"Non lo so, Lucius! Ma c'è qualcosa che non va. Ne sono sicura."

Affrettarono il passo per raggiungere la villa, e quando finalmente entrarono dentro... Narcissa cacciò un urlo terrorizzato.

L'atrio era completamente devastato: tutte le tende penzolavano a brandelli dalle lunghe aste che le sorreggevano, i tappeti erano stati ribaltati, i lampadari giacevano a terra in frantumi, i quadri storti mancavano dei soggetti (sicuramente fuggiti via per la paura), la carta da parati era strappata in diversi punti, gli specchi erano rotti, ed infine... in un angolo, c'era Toby, l'elfo personale di Draco, accasciato sul pavimento, esanime e con del sangue secco sulla testolina.

"Ma che cazzo è successo qui dentro, dannazione?" Proruppe Lucius, atterrito.
Narcissa invece, pallida come un cadavere, si era portata entrambe le mani sulla bocca, esalando una timida invocazione:
"Oh mio Dio..."


 
***

 

Wallingford, Oxfordshire.

"E' ASSURDO, CAZZO!" Urlò Draco, con il volto arrossato dalla collera: "Quante volte te l'ho ripetuto che devi darci un taglio con questo maledetto vizio di tenermi nascoste le cose, Hermione?!"

Non avevano fatto in tempo neanche a smaterializzarsi via da Grimmauld Place, che lui l'aveva subito aggredita per rinfacciarle la storia della bacchetta di sambuco.

"Santo cielo, Draco!" Sbraitò lei, che aveva ruotato gli occhi verso il soffitto: "Ti ho già detto TRE VOLTE che non l'ho fatto di proposito! Non ti ho lasciato all'oscuro della faccenda per chissà quale misterioso e sleale motivo, cavolo!"

Il giovane la guardò con occhi assassini: "Non volevi, eh?! Ma certo! E allora perché sono venuto a sapere tutto da Potter, invece che da te? Eh?! Mi hai fatto fare la figura del cretino... te ne rendi conto?!! La figura di quello che cade da una scopa in volo come uno snaso lesso!"

Hermione fece una smorfia esasperata, prima di dire: "Ooh Merlino, aiutami tu!"
Dopodiché, si portò una mano sulla fronte, nel gesto tipico di chi è al limite della pazienza, e riprese, determinata: "Senti, Malfoy... veniamo direttamente al sodo! Quanto a lungo vorrai tenermi il muso, per questa cazzata?! Dimmelo, così mi preparo psicologicamente!"

Per un attimo lui la guardò sbigottito, poi però, la collera tornò a gonfiargli inesorabilmente il petto: "Non si tratta una cazzata, Hermione. Non si tratta AFFATTO di una cazzata. Smettila di sminuire lo sbaglio che hai fatto solo per renderlo meno grave ai miei occhi! Non sono così stupido come credi tu, sai?!"

Infine, digrignò i denti e mise su un'espressione beffarda: "Tu e quegli altri due imbecilli avete prodotto la Polisucco per introdurvi nella sala comune di Serpeverde e carpirmi i segreti di famiglia, avete escogitato piani per mettermi in ridicolo, usato una mappa magica per spiare i miei spostamenti in tutta Hogwarts, seguito fino a Nocturn Alley... e sicuramente la lista delle cose di cui devo venire a conoscenza è ancora lunga!!! Come puoi pretendere che non mi incazzi? Eh?! Può darsi che la prossima volta mi capiterà di aprire il settimanale delle streghe e scoprire di avere le corna! Dovrò tenermi pure quelle, Granger? O magari in quel caso, per tua gentile concessione, avrò il diritto di protestare!?"

E mentre diceva ciò, aveva buttato stizzito la giacca sul divano e si era infilato le mani nei capelli, fumando di rabbia.

"Ma smettila, Malfoy... non farla più tragica di quello che è!" Gli rispose Hermione, nervosa: "Te l'ho già spiegato il motivo per cui non ti avevo parlato dei doni della morte!" E terminò con una risata cinica e derisoria: "Neanche se ti avessi vigliaccamente lanciato una Cruciatus alle spalle te la saresti presa così!!!"

Poi, dopo essersi anche lei tolta il cappotto, si diresse verso le scale tutta impettita, con l'intenzione di chiudersi in bagno e lasciarlo a spolmonarsi da solo finché se ne fosse andato finalmente a casa sua, regalandole un po' di pace e solitudine.

Lei e Draco non avevano mai litigato con quell'intensità o, per lo meno... non da quando stavano insieme. L'ultima volta che si erano mandati a quel paese infatti, l'avevano fatto silenziosamente, senza troppe sceneggiate: lui inviandole un gufo, lei restituendogli l'anello.
Che cosa stava succedendo adesso? Sembravano aver rimosso di colpo tutte le cose belle per ritornare ad essere i due adolescenti arrabbiati di Hogwarts che si sputavano addosso le reciproche frustrazioni.
Hermione avrebbe tanto voluto girarsi, correre a rintanarsi fra le sue braccia forti e dirgli, tutta timida ed esitante: ti prego amore mio, basta litigare! Odio quando lo facciamo, mi ricorda tante cose brutte...

Ma non l'avrebbe fatto. No!

Stavolta non si sarebbe piegata per niente al mondo: aveva tutte le ragioni, per farlo! Draco non poteva mica pretendere che lei gli raccontasse ogni più piccolo segreto, ogni singolo avvenimento, ogni minimo dettaglio della sua vita!

C'erano cose che si potevano dire, ed altre che dovevano essere taciute...

NON perché Hermione avesse scarsa fiducia in lui, ma semplicemente perché DOVEVA essere così. In particolare le faccende della guerra... quelle erano davvero troppo delicate per essere confidate! Riportarle a galla era doloroso come conficcarsi un coltello in un fianco. Sarebbe stata una tortura gratuita, soprattutto per loro due, che avevano vissuto quei tempi bui su due fronti opposti.
E poi andiamo! I segreti andavano mantenuti! Altrimenti che segreti erano?

Il giorno in cui era morto Voldemort, undici anni prima... lei, Harry e Ron, avevano gettato la pietra della resurrezione nella foresta proibita, piegato e riposto il mantello dell'invisibilità nella soffitta di Grimmauld Place, rimesso la bacchetta fra le mani di Silente, ed infine GIURATO di non raccontare a nessuno dei doni della morte.
Quei tre oggetti, se riuniti, costituivano un'arma troppo potente e pericolosa per farla conoscere al mondo, per cui... sarebbe stato soltanto un bene lasciar credere per un altro centinaio di anni almeno, che essi fossero solo una bellissima e nebulosa leggenda!

Un segreto da portarsi nella tomba.

Da allora, gli anni erano passati scorrendo placidi, la vita era andata avanti, si erano succeduti altri avvenimenti, ed Hermione aveva sepolto quei fatti sotto quintali di altre preoccupazioni. E se non fosse stato per il quadro maledetto di Grindelwald, probabilmente Hermione avrebbe raccontato a Draco quella storia assurda fra chissà quanti anni... e solo se, ovviamente, la loro relazione fosse andata abbastanza avanti da farli diventare una di quelle coppie consolidate, stabili, unite dal tranquillo affetto che segue allo spegnersi della passione cocente.

Invece... il destino infame aveva fatto sì che fosse NECESSARIO parlarne prima del tempo, per cercare di risolvere la questione dell'Obsurus e sperare di buttarsi alle spalle l'ennesima drammatica sciagura.
Quale colpa ne aveva lei, se la bacchetta di sambuco si stava rivelando di nuovo indispensabile?

Hermione inghiottì fieramente le lacrime che stavano quasi per rotolarle giù dagli occhi, si aggrappò nervosamente al corrimano della scala e salì, decisa, i primi tre gradini.

Ignoralo, Hermione. Lascialo da solo. Fallo urlare quanto vuole. Non deve interessarti.

"Non azzardarti ad andartene di sopra, Granger. Stiamo ancora discutendo!" La richiamò Draco, con la voce alterata.

In realtà, Malfoy ebbe un piccolo sobbalzo al cuore vedendola fuggire via. E si ritrovò a preoccuparsi seriamente. Cosa aveva combinato?
LEI non lo faceva mai... andarsene cioè nel bel mezzo di un battibecco lasciandolo da solo a dare aria alla bocca! Hermione era quella che pretendeva sempre di avere ragione, che voleva avere sempre l'ultima parola, che era capace di sbraitare per ore, tanto da convincere delle sue argomentazioni perfino i quadri appesi in soggiorno.
Invece, adesso, lo stava letteralmente piantando in asso.

"Granger, mi hai sentito?! Torna qui!" Ribadì, più irritato che mai.

Lei si fermò a metà scala, si maledì mentalmente per la poca determinazione che possedeva quando di mezzo c'era Draco, e si voltò indietro, ridiscendendo rapidamente i gradini con gli occhi ridotti a due fessure. Quando lo raggiunse, gli disse a voce pericolosamente bassa: "Falla finita di darmi ordini. Sembri un ragazzino capriccioso!"

Draco però, invece di rabbonirla come si era prefissato due secondi prima, inspirò dilatando le narici per la rabbia, e le si fece vicino per risponderle, con lo stesso tono di voce sottile e minaccioso: "E tu sei solo una fottuta stronza."

Lei sorrise fra il sarcastico e l'irritato, mentre incrociava le braccia al petto per ribattere: "Questo me l'hai già detto prima, a Grimmauld Place!"

"E allora prendilo come un ripasso... così capisci meglio il concetto!" Si indispettì lui.

"Imbecille!"
"Presuntuosa del cazzo!"

Hermione sgranò gli occhi e spalancò la bocca, sconcertata.
Non era più abituata a sentirsi offendere da lui... Era talmente tanto tempo che Draco non lo faceva, che era bastato un banalissimo presuntuosa, per ferirla.

"C-Cosa... cosa hai detto, scusa!?!?!?"
Che poi a dirla tutta, non lo capiva proprio, il perché ci stava rimanendo così male visto che dalle labbra di Draco, tempo addietro, erano uscite parole decisamente più offensive di quella.

"Ti ho detto la verità, Granger. Solo la verità. Quindi è inutile che ti offendi!"
Borbottò lui, che era combattuto fra la voglia di mantenere il punto, o di pregare Merlino affinché gli mandasse una giratempo per rimangiarsi l'ultima frase.

Le gote di Hermione intanto si erano fatte rossissime per il disappunto:
"Vai a farti fottere, Malfoy!" Affermò con determinazione. "E fallo immediatamente."
Poi attese un paio di secondi in silenzio, e non vedendolo muoversi, lo spronò con più veemenza: "Forza, che aspetti?! Vattene! SPARISCI!!!" Gli vomitò contro, provando perfino a spintonarlo, senza riuscire a farlo spostare neanche di un millimetro.

"SMETTILA, GRANGER!"
La rimproverò invece lui, con voce tonante, mentre le afferrava i polsi per impedirle di continuare a spingerlo via.
Draco si era reso conto già da diversi minuti di aver esagerato, di aver portato quel litigio al limite del possibile. Ma cosa diavolo poteva inventarsi adesso, per rimettere a posto le cose?
Lui non voleva andarsene via, dannazione! Non voleva uscire da quella casa senza averla prima vista sorridere.
SORRIDERGLI.
Certo, non era nemmeno contento del fatto che lei lo avesse tenuto all'oscuro della verità riguardo la guerra e la morte di Voldemort, ma... non poteva nemmeno rischiare di perderla per ostinarsi a rinfacciarglielo all'infinito!
Eppure Draco, che come al solito era troppo orgoglioso per chiedere scusa a qualcuno, specialmente a lei, continuò a polemizzare per puro istinto di conservazione:
"Secondo quale criterio, Granger, tu puoi insultarmi a piacere dandomi dell'imbecille, mentre io devo stare zitto senza replicare, perché altrimenti ti offendi?! Mh?"

Hermione lo guardò male, ma non aprì bocca. Non sapeva che dire...
In effetti, nemmeno lei si era risparmiata con le insolenze! Così, provò solo a divincolarsi dalla stretta che le bloccava i polsi, ma il ragazzo, che era più determinato che mai, non la lasciò fuggire.

"Rispondi, Hermione!"
Nessuna reazione.
Draco la fissò con arroganza, lasciando passare altro tempo; e quando comprese con assoluta certezza che lei non aveva più argomenti da sciorinare, gonfiò il petto tutto soddisfatto e, all'espressione offesa della donna, si mise a ridere, divertito.

Era adorabile.
Era assolutamente adorabile: Hermione Granger aveva la straordinaria abilità di farlo incazzare come un avvicino selvaggio, e poi calmarlo del tutto nel giro di due secondi.

Peccato però che la stessa cosa non la stava pensando lei di lui!
Draco Malfoy era l'UNICO che riusciva a metterla nel sacco, e questa era una cosa che ad Hermione dava profondamente sui nervi, visto che non c'era mai riuscito nessuno (nemmeno il professor Piton con le sue verifiche a sorpresa... o Ron, quando le faceva due moine per copiare i compiti!).
Fanculo.
E intanto, lo stronzo continuava a ridere.
A RIDERE, ACCIDENTI!
Come se fino a dieci secondi prima non stessero affatto tentando di scannarsi come due grugnicorti svedesi...

Era molto piacevole per Malfoy invece, osservare il broncio delizioso sul viso di Hermione, perché gli dava una sicurezza spavalda che aveva perso da troppi anni, ormai.

"Non rispondi perché sai benissimo di aver esagerato anche tu con quella linguaccia lunga che ti ritrovi! Non è così, brutta strega?!" Le disse lui, tentando di reprimere una smorfia divertita ed amorevole allo stesso tempo.

Hermione si limitò a fulminarlo socchiudendo le palpebre. Non aveva per niente voglia di soprassedere a quel litigio facendosi infinocchiare dalle sue lusinghe ben studiate, quindi riprovò di nuovo a spintonarlo, cercando a fatica di liberarsi dalla sua presa ferrea.

Il risultato, fu che si azzuffarono in silenzio per qualche secondo, senza magia, ognuno deciso ad avere la meglio. Una battaglia muta, che era decisamente bizzarra per due come loro, sempre abituati ai più agguerriti scontri verbali.
Era una lotta di braccia che colpivano, istigavano, poi abbracciavano (quelle di Draco), e dita che afferravano, serravano forte... mani che schiaffeggiavano (quelle di Hermione), gambe che tiravano calci (sempre quelle di Hermione), e corpi che fremevano (quelli di entrambi).
Draco stava avendo la peggio. Era come se si fosse immolato di sua spontanea volontà alla furia di Hermione, lasciandola sfogare come meglio credeva, e prendendosi tutti i ceffoni che lei voleva dargli: lo stava facendo per farsi perdonare la sua eterna stronzaggine da aristocratico purosangue. E continuò a prenderle di santa ragione, per quanto ovviamente una donna, con la sua esigua forza, potesse picchiare per davvero un uomo!
La pazienza di Draco però, non era certo infinita come quella di un elfo domestico, perciò... quando ritenne opportuno riappropriarsi finalmente del suo orgoglio di maschio, la strattonò leggermente, le serrò i polsi, se la premette addosso, e la baciò con un'irruenza furiosa.

Finalmente.

Le riversò sulle labbra tutta la tensione nervosa che aveva accumulato in quei minuti. E non gli importò un grinzafico rinsecchito del fatto che la giovane donna stava tentando palesemente di respingerlo in ogni modo... lui aveva bisogno di lei, del suo sapore, del suo calore, della sua essenza.
Punto.
Draco la violò senza pudore, infilandole la lingua in bocca, bloccandola fra le sue braccia d'acciaio, forzandola a piegarsi ai suoi voleri. Strinse fra i denti la carne polposa del suo labbro inferiore, glielo succhiò fino a sentire il sapore del sangue, giocò con la sua bocca in tutti i più appassionati modi che gli passarono per la testa... finché le proteste di lei andarono pian piano ad esaurirsi.
E Draco vinse. Come sempre.

Fra loro, d'altronde, era sempre stato molto sottile il confine tra l'odio sfacciato e la passione cocente.

Hermione si aggrappò alla sua nuca afferrandogli violentemente i capelli fra le dita, e lui se la strinse addosso fino a farla sollevare da terra.
La strega si era resa conto che tutti gli schiaffi, i pugni e le botte che aveva rifilato a Malfoy non lo avevano minimamente scalfito; allora si era fatta assalire da lui e dalla sua voglia impetuosa, assalendolo a sua volta per scaricare la furia incontenibile.

Era un bacio indecente quello che si stavano dando, un bacio in cui la rabbia e la passione cercavano di imporsi.
Quel gioco lussurioso di lingue sembrava quasi voler proseguire, in modi più profani, la lotta silenziosa che avevano ingaggiato prima.

L'amore può anche aspettare una vita,
ma una passione... quella no! Non aspetta neanche un secondo.


Prima o poi forse, Draco Malfoy ed Hermione Granger si sarebbero distrutti a vicenda, per quella smania di voler prevalere sull'altro e di consumarsi come due cannibali che si strappano le carni a morsi, ma... nonostante fossero consapevoli di ciò, erano ben coscienti pure del fatto che non era possibile sottrarsi al fuoco del desiderio.

Quale mortale seppe mai il perché di un violento amore? Tu potrai trovare la causa di tutto, nel mondo, ma non la causa di una passione.

La voluttà era qualcosa di irrazionale, che annebbiava totalmente ogni pensiero logico. Quando essa prendeva, non c'era modo di sottrarvisi. E non esitevano più incertezze, rancori, impedimenti, differenze sociali... nulla, che non fosse solo l'incendio dilagante dei sensi.

Draco serrò le braccia intorno alla vita di Hermione, e la trascinò con sé a terra, incapace di pensare a nient'altro oltre al suo corpo delizioso incollato al suo. La riempì di baci umidi su ogni angolo del viso, del collo, respirandole sulla pelle profumata, e mordendole piano una spalla scoperta.
Si erano distesi al centro del salotto come se non ci fosse stato il tempo o la possibilità di trovarsi un rifugio più accogliente, rispetto a quello di un pavimento duro e freddo.

C'era troppa urgenza, nel loro volersi.

Ed Hermione, che gli aveva obbedito come una bestia selvatica appena domata, in quel momento se ne stava scompostamente gettata su di lui, prendendosi ogni bacio, ogni carezza, ogni sua spinta oscena come se fosse una sorsata d'acqua dopo ore di corsa sfrenata.
Non aspettò che fosse lui a passarle le mani sul ventre, sulle gambe e sul seno per liberarla di tutto ciò che la copriva, ma... la giovane si privò da sé di ogni più piccolo pezzo di stoffa che potesse celarla a quegli splendidi occhi grigi. Occhi che avevano assunto una brillante sfumatura azzurra.
Hermione trascurò la cognizione del tempo e dello spazio, perse ogni briciolo di pudore, di intransigenza, di tensione nervosa. E non si accorse nemmeno di aver schiuso le gambe per sentire il robusto desiderio di lui che la pretendeva, e la pregava di abbandonarsi al piacere. Allora, accettando la muta richiesta, poggiò i palmi sul torace ansante di Draco, e mentre si muoveva ondeggiando con il bacino per dargli, o piuttosto darsi, un poco di sollievo, chiuse gli occhi e fece sparire dal corpo dell'uomo ogni barriera che impediva alle loro carni di entrare in contatto.

A Draco si spezzò il respiro quando la magia silenziosa fatta da Hermione lasciò la sua pelle libera di sfiorare quella di lei. Nudi.
Così, avvolto da un improvviso calore cocente, tornò a baciarle la bocca con impeto, mentre le sue mani l'afferravano saldamente per i fianchi assecondando il suo oscillare sinuoso.

Ogni volta sembrava volerle trapassare l'anima, invaderla con prepotenza, travolgerla, riempirla fino all'ultimo respiro, marchiarla con la sua essenza... e rimanerle dentro fino alla fine dei giorni.
Brutalmente SUA. In ogni senso. Sua nel corpo, sua nella mente, sua nel sangue.

Hermione lo lasciava sempre fare, indecisa se ritenere quella smania di possesso completo qualcosa di lusinghiero, o piuttosto un pericoloso segno di follia. Purtroppo, in quei momenti, non era mai abbastanza lucida per capirci qualcosa! Soprattutto quando lui, sfacciatamente, le si strusciava addosso inumidendole il ventre, oppure la voltava di schiena per possederla senza troppo romanticismo, o le afferrava dolcemente la testa per guidarla verso la sua virilità.

"Sei meravigliosa..." Lo sentì improvvisamente sussurrare sulle sue labbra, intanto che la forzava ad aprire di più le gambe. "Eccitante..." Aggiunse roco, dandole un piccolo bacio all'angolo della bocca.

"Perfetta..." Un altro bacio.
"Provocante..." Ancora un altro bacio.
"Piena..." Le sfiorò un seno carnoso con tocco leggero.
"Mia!" Disse infine con più forza, serrandole la vita in un abbraccio energico che la lasciò boccheggiante.

In realtà, Hermione aveva ancora la tremenda e maledetta voglia di riempirlo di schiaffi, esattamente come dieci minuti prima: Draco Malfoy era odioso oltre ogni ragionevole dubbio, e niente poteva cambiare questo fatto! Ma doveva ammettere pure che sentire la sua lingua umida scorrerle avida lungo tutto il collo la faceva rabbrividire di soddisfazione.
Ed ogni volta che nel suo animo furioso riaffiorava la smania di mordergli un labbro a sangue per rimarcare tutta la sua collera... lui, astuto manipolatore -quasi le leggesse nel pensiero- le spezzava il fiato infilando le dita in posti dove più ne sentiva segretamente il bisogno.
Avrebbe voluto addirittura dirgli qualcosa di mostruosamente cattivo, sperando che Draco si offendesse a tal punto da rivestirsi in fretta ed andarsene, visto che a lei mancava la forza per farlo! Però poi, invariabilmente, succedeva che lui le affondava il volto fra i seni, ansimando felice... e a quel punto Hermione lasciava perdere, rendendosi conto che sarebbe stata una follia, fargli (e farsi) un torto simile. In fondo, possedersi senza freni era la cosa che riusciva meglio ad entrambi, soprattutto quando in precedenza si erano fatti del male e non avevano avuto il coraggio di spiegarsi a parole.

Fare l'amore è meno complicato che chiedere scusa.

Le mani pallide e forti di Draco le strinsero le natiche, affondando i polpastrelli nella carne burrosa, e lei gemette profondamente, soffocando il godimento nell'incavo del collo teso di lui, bagnandoglielo con i suoi respiri caldi, e pregandolo in silenzio di non farla più attendere. Aveva bisogno di lui.

Draco inspirò a fondo, tremando impercettibilmente. La desiderava con un'intensità tale che era sicuro che quella voglia se la sarebbe portata dietro per tutta la vita, come un drogato. Lo sguardo implorante di Hermione poi, l'aveva tramortito definitivamente, dandogli il colpo di grazia.

Sarebbe morto d'amore! Ne era certo! D'amore, e di sesso.

Occhi. Quei maledetti occhi mi fottevano sempre. Ci facevo l’amore solo a guardarli.

"Amore mio..."
Fu un sussurro spezzato quello di Hermione, a cui seguì una richiesta timidissima ed esitante: "Non aspettare più... ti prego."

A quelle parole, lui spalancò i suoi occhi cristallini... quasi incredulo di sentire Hermione pronunciare, seppur in un soffio impacciato, una supplica tanto esplicita.
Il cuore gli mancò un battito, e mentre la baciava appena sulla bocca, una volta, due volte, tre volte, appropriandosi delle sue labbra con dolcezza, la fece sua di colpo.
Senza esitazione. Annegando nelle sue carni bollenti.

Hermione affondò i denti nella spalla destra del giovane, inghiottendo un grido trepidante e muovendosi frenetica sul suo bacino, senza pensare più a niente.
I suoi occhi innamorati, ora, vedevano soltanto il viso di Draco contratto dallo sforzo, il suo profilo perfetto, lo sguardo concentrato, la leggera barba che le pizzicava la pelle, le labbra schiuse che cercavano le sue in un'intimità profonda, forse più pronfonda del sesso stesso che stavano facendo...
Hermione vedeva ogni suo più piccolo dettaglio, perfino le minuscole rughe agli angoli delle palpebre e il neo sotto la mascella.
Solo e soltanto lui. Nient'altro.
Ed era giusto così.

Draco, dal canto suo, sorrise brevemente e rallentò il ritmo, portandolo ad un dondolio lento e più profondo. Gli sembrava come di rinascere a nuova vita, tutte le volte che la possedeva. Era una specie di vittoria faticosamente ottenuta, un premio per essersi comportato bene.
Aah, se solo lo avesse saputo dieci anni fa che per trionfare su Hermione Granger e dominarla completamente, bisognava solo amarla! Avrebbe sicuramente tentato di sfilarle le mutande già da allora, invece di ostinarsi ad inventare senza sosta nuove e più fantasiose invettive per farla incazzare!

L'erede dei Malfoy ritrovava sempre la via, quando si inabissava fra le cosce di quella donna una volta tanto odiata.

Riprese ad ancheggiare a ritmo sostenuto mentre la guardava con uno sguardo schifosamente innamorato, poi... con un leggero affanno nella voce, le sussurrò sulle labbra gonfie:
"Vorrei poter tornare indietro nel tempo, sai?"

La donna aggrottò un momento le sopracciglia, aggrappandosi con le mani al suo collo irrigidito dallo sforzo:
"P-Per quale motivo?" Rispose, ansimando.

L'uomo le accarezzò una guancia delicatamente, continuando a spingersi in lei, e le portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio in un gesto confidenziale, prima di dirle, con voce intensa:
"Per rincontrarti di nuovo."

"Hermione sorrise, deliziosamente interdetta, e gli soffiò sulla bocca: "Rincontrarmi?!"

Draco chiuse gli occhi ed affondò più profondamente: " Rincontrarti senza pregiudizi, intendo. Così da amarti più a lungo."

Lei spalancò la bocca in un grido silenzioso, per poi sussurrare a fatica: "Ma non importa, Draco. N-Non importa. Mi hai ritrovata lo stesso!"
E lo baciò quasi penetrandogli l'anima, cercando la sua lingua in un gioco duro e perverso.

Il giovane inspirò, soddisfatto. Poi, si tuffò con maggior vigore tra le sue gambe aperte, ormai irrimediabilmente perso, mentre Hermione si inarcava contro il suo corpo sudato, resa pazza da un bruciante piacere.

Avrebbero sicuramente smesso di parlare, da qui in poi, e forse addirittura di pensare razionalmente, così presi a rincorrere la meta finale della loro intensa comunione fisica e spirituale, ma...

Improvvisamente, dal nulla, una brillante luce verdastra illuminò il salotto, e dato che entrambi erano troppo presi dall'amore, credettero si trattasse soltanto dell'avvicinarsi inesorabile dell'estasi. Un crepitio nelle braci spente del camino ed una leggera folata di vento però, li fece subito ridestare da quella terribile illusione. Si misero rapidamente in allarme.

Chi diavolo era?
Restarono immobili, e ad Hermione mancò addirittura il fiato, per il panico.

Qualcuno stava usando la metropolvere!
Da un momento all'altro sarebbe apparso chissà chi nel salotto di casa sua, e... e...

"Oh cazzo!" Sbiancò lei, cercando di liberarsi dalla stretta ferrea di Draco, terrorizzata dalla figura pessima che avrebbero fatto. Malfoy invece, fin troppo irritato per l'interruzione, non si mosse, preferendo piuttosto imprecare a voce bassa:
"Giuro su Dio che se si tratta di quei due cretini di Potter e Weasley, mi faccio sbattere un'altra volta ad Azkaban!"

Hermione mostrò un'agitazione folle, e prese a dimenarsi nel vano tentativo di sgusciare via dalle sue braccia:
"Lasciami andare, stupido! Ma non hai un briciolo di imbarazzo a farti trovare così?!" Sbraitò furiosa, intanto che guardava verso il camino sempre più impaurita.

"Stai zitta e fermati, una buona volta!" La rimproverò lui, tenendosela premuta addosso: "Non siamo noi, a doverci vergognare!"

"Ma che cazzo c'entra!?! Non è una buona giustificazione per farsi sorprendere ad amoreggiare su di un pavimento come due ragazzini incoscienti!!!"

Il rumore si fece sempre più intenso, la cenere del focolare spento prese a sollevarsi in piccolissimi mulinelli, il sibilo dell'aria dentro la canna fumaria echeggiava vivace, e...

Alla fine, fu soltanto una lettera color panna a sbucare dal camino, svolazzando.

Hermione sospirò immediatamente, ringraziando Merlino per la sua benevolenza: "Oh, grazie al cielo!"
Ed i battiti violenti del suo cuore iniziarono a rallentare per riprendere un ritmo normale.

Draco borbottò irritato parole incomprensibili, fra cui spiccarono un paio di volgarità; poi, staccando subito gli occhi dalla posta fluttuante -deciso ad ignorarla bellamente- tornò a dedicarsi ancora ad Hermione, o almeno ci provò.
La donna infatti evitò abilmente i suoi baci ingordi per rimproverarlo:
"Smettila, Draco!!! Aspetta un attimo! Guarda lì..."

Lui sbuffò seccato ruotando gli occhi al soffitto, mentre Hermione gli indicava la missiva che, frusciando, si era dissigillata da sola, come le spaventose strillettere che i genitori di tutti gli studenti di Hogwarts mandavano almeno due volte al giorno in sala grande.

A quel punto, il giovane Malfoy seppe per certo di doversi arrendere... e che l'unica cosa sensata da poter fare era solo rinfilarsi i pantaloni con quanta più dignità ed eleganza gli fosse possibile: la voce piena d'angoscia di Narcissa Malfoy infatti, si era appena sprigionata dalla lettera aperta, riempiendo la stanza.

"Draco, devi tornare immediatamente a casa. Ti prego, fai in fretta! Corri."
 




Continua...






Note:

"Ti svegli un mattino, e decidi di cambiare. C’è un sortilegio dentro il cuore, un sussurro nei polmoni, una chiamata alle armi della pancia, una formula magica nella mente... quel genere di cambiamento che si chiama rivoluzione."
-Fabrizio Caramagna-

"Spesso, s’incontra il proprio destino nella via che s’era presa per evitarlo."
-Jean de La Fontaine-

"I sentieri del destino sono lunghi e tortuosi. Si biforcano, si ramificano, a volte si ricongiungono. Si dice che nemmeno il destino sappia con certezza dove porti ogni sentiero, dove conduca ogni svolta e ogni curva. Si dice che alcuni suoi sentieri portino oltre l’universo, oltre la morte, fin dove c’è Dio, ma nessuno può sapere."
-Fabrizio Caramagna-

"Quale mortale seppe mai il perché di un violento amore? Tu potrai trovare la causa di tutto, nel mondo, ma non la causa di una passione."
-Liala-

"Occhi. Quei maledetti occhi mi fottevano sempre. Ci facevo l’amore solo a guardarli." -Charles Bukowski-
   
 
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