Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Fabio Brusa    19/11/2019    2 recensioni
"Fenrir Greyback è un mostro. Un assassino. Un selvaggio licantropo. Approcciare con cautela."
Quello che il mondo vede è solo il prodotto di ciò che mi è stato fatto.
La paura li ha portati a ritenerci delle bestie, dei pericolosi predatori da abbattere. E la vergogna per non averci aiutati li spinge a tentare di cancellare la mia stessa esistenza.
Forse finirò ad Azkaban. Più probabilmente, qualcuno riuscirà a uccidermi, prima o poi.
Non mi importa.
Non mi importa, fintanto che sopravvivrà la verità su come tutto è iniziato e sulla nostra gente.
Sui crimini del Ministero e sull'omertà di uomini come Albus Silente.
Su come il piccolo H. sia morto e, dalle sue ceneri, sia venuto al mondo Fenrir Greyback.
---
GREYBACK segue la storia del famoso mago-licantropo. Attraverso vari stili narrativi, dai ricordi di bambino ad articoli di giornale, dagli avvenimenti post ritorno di Voldemort a memorie del mannaro a Hogwarts, in 50 capitoli le vicende dietro il mistero verranno finalmente portate alla luce.
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Fenrir Greyback
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

24/50

I corridoi del castello sono lunghe arterie buie nelle quali perdersi. Le scale girano, cambiano, fanno di testa loro. Non è sempre facile darsi appuntamento fuori dalle stanze, di notte, e aspettarsi la puntualità quando anche i quadri vanno a dormire.

La rimessa per le barche costituiva un luogo relativamente sicuro dove incontrarsi, abbastanza lontano da professori insonni e raggiungibile dai dormitori in poco tempo. Le acque placide del lago, inoltre, mi erano d'aiuto. Ascoltando il pigro sciabordio allentavo la tensione. 

In parte celata tra le nuvole, la luna cresceva verso il suo apice. Ci sarebbe stata la luna piena entro tre giorni e già il sangue cominciava a ribollire.

Temevo solo una cosa, là fuori: di essere osservato. Non dai professori, o dal Preside o i compagni, ma dalla creatura che ancora si aggirava per i boschi. L'intera scuola ne era stata informata e Silente aveva disposto di fare attenzione, rispettare il coprifuoco e bla bla bla. La verità era che aveva incaricato la professoressa Black, il professor Zittawack e Hagrid di stanare la Megera. "Una creatura infida e pericolosa" aveva detto. Quello che avevo saputo io, invece, era un po' diverso. Ma cosa poteva saperne un ragazzino con un'idea buona solo per le voci di corridoio?

Il pontile scricchiolò sotto al peso di passi leggeri.

- Magnus, finalmente - bisbigliai, uscendo allo scoperto da dietro una catasta di botti. Il mio disappunto fu violento, nel trovarmi di fronte un cespuglio di capelli asimmetrici. - Che cosa diavolo ci fai tu qua? -

- Potrei farti la stessa domanda - rispose Alastor Moody. - Fa freddo e l'umidità ti entra nelle ossa. - Sputò nell'acqua, mancando di poco una misera barchetta di legno ormeggiata. Poi mi allungò da sotto il mantello una fiaschetta cucita a mano. - Sorsino? -

- Dovresti essere a letto - insistetti io.

- E tu pure. Vogliamo continuare questo gioco per molto? -

- Io devo incontrare una persona. -

- Immaginavo non fossi preda di un attacco di romanticheria. Bevi la cioccolata calda. Ci ho messo anche un po' di cannella. -

Non volevo nient'altro che se ne andasse. Avevo già messo sufficientemente in pericolo Magnus e Driade, con la nostra caccia al tesoro. Per non parlare di Hagrid. Dall'inizio dell'anno coglievamo ogni occasione per infilarci dove non avremmo dovuto, sulla pista degli interessi equivoci di Silente. Diligentemente accumulavamo informazioni, piccole o grandi, mentre Driade le catalogava con cura. Continuavo a pensare che saremmo stati presi, prima o poi, espulsi e anche peggio. Temevo saremmo stati tacciati come traditori, forse persino collaborazionisti, immischiati negli attacchi degli esseri senzienti a danno dei maghi in tutta l'isola. Avrebbero scoperto la mia natura e poi...

- Alastor, tornatene al castello. Non sono affari che ti riguardano. -

- Questo è un parere. Io ne ho un altro, vuoi sentirlo? -

- No. -

- Io dico che c'è del marcio, in questa scuola. Ce l'hanno tutti sotto agli occhi, ma non vogliono vederlo. -

Senza aver fatto alcun rumore, improvvisamente, Magnus comparve nella rimessa. Alla luce pallida del cielo notturno sembrava un fantasma. Bacchetta alla mano, puntò Moody. - Lo vedo io, qualcosa di marcio. E ora gli faccio fare un bella nuotata nel lago. -

Alastor non si scompose, ma alzò le mani e la sua fiaschetta. - Lovegood. -

- Che ci fa questo ficcanaso qui? - mi domandò Magnus, irritato.

- Credo mi abbia seguito fuori dalla Sala Tassorosso. -

- E ora che ne facciamo? Non può stare qui mentre... discutiamo. -

Il vento spirò abbastanza forte da aprirci i mantelli come le ali dei corvi. Alastor, il cui ultimo pensiero doveva essere stato quello di farsi sistemare i capelli, in parte potati dalle cesoie della Megera, abbassò le braccia. - So già più di quanto immaginiate voialtri. Fatti un favore, Lovegood, abbassa quella bacchetta. -

- E che vorresti sapere, tu, topo di biblioteca? - chiese Magnus, più divertito che perplesso.

- Delle antipatie del Ministero verso gli esseri senzienti. Delle brutte cose che sono accadute qui durante la guerra. Del fatto che gente come la Black dovrebbe marcire ad Azkaban, piuttosto che poggiare il suo grasso culone su una cattedra a Hogwarts. - Poi mi guardò, come se tutti i misteri del mondo fossero solo uno scherzo per lui. - O che tu sei un lupo mannaro, per esempio. -

Il cuore prese a martellarmi nel petto. Come poteva sapere una cosa del genere? Ero stato accorto, Hagrid mi aveva sempre aiutato... per scoprire infine che era stato tutto inutile! La mia vita sarebbe potuta finire in un istante, se avesse aperto bocca con le persone sbagliate. E le persone sbagliate erano praticamente tutti.

Magnus sembrò fare lo stesso pensiero. Si avvicinò lentamente, sempre tenendo la bacchetta puntata alla pancia di Moody. Aveva quel suo solito volto inespressivo, di un altro mondo, come la sua mente imperscrutabile.

Si avvicinò guardandolo negli occhi e, con il braccio, scattò.

Afferrata la fiaschetta di Alastor, tolse il tappo con i denti e ingollò una calda sorsata di cioccolata.

Espirai tutta l'aria che avevo nei polmoni, colmo di tensione. Magnus sorrise e mi invitò a bere. - No, grazie, - gli risposi - non mi piace il sapore del cioccolato. -

Per qualche minuto, la serata sembrò prendere una piega più serena. In tre, con le gambe a penzoloni dalla banchina, ci sentivamo a nostro agio. Io un po' meno, con il mio costante formicolare dei nervi, ma tentai di non farci caso. La luna piena si stava avvicinando: era normale sentirmi agitato. La Furia dava le prime avvisaglie, ringhiando e scalciando in lontananza. Mi veniva incontro a grandi passi, ululava, graffiava, sbuffava...

- Come hai fatto a sapere di queste cose? - domandò a un certo punto Magnus ad Alastor, entrambi con lo sguardo rivolto ai monti.

- Non sono stupido quanto te. - Un istante di silenzio e poi Moody allargò un sorriso su quel volto di legno grezzo.

Magnus non aveva la minima intenzione di accettare la battuta. Corrugò la fronte e si accigliò, come non gli avevo mai visto fare. - No, sul serio. Stai sempre con il naso fra i libri e noi siamo più che attenti. Non ci sono riusciti i professori, ad accorgersi di noi. Non ancora, almeno. Quindi non puoi avercela fatta tu. - Il labbro di Magnus tremava, in preda a quella che scambiai in un primo momento per rabbia. - Chi te le ha dette queste cose? -

Alastor, il ritratto della serenità, si dondolò sulle braccia, prima di tirarsi in piedi. - Me le ha dette lui. Ignavus. - Non avevo mai udito la sua sincera risata. Posso giurare di essermene accorto immediatamente: nemmeno in quel momento pensai di poter scambiare il latrato osceno che fece per la vera voce di Alastor Moody.

Sia io che Magnus fummo presi dal panico. Balzai indietro, mettendo distanza fra me e l'ammasso di carne ribollente che era stato il mio compagno di Casa. La faccia gli si stava gonfiando, mutando, allungando fino ad assumere nuove e più primitive spoglie. Ebbi una sensazione terribilmente familiare nel vedere un individuo cambiare aspetto ma, invece che trovarmi faccia a faccia con zanne e artigli, alla fine della mutazione ciò che avevo di fronte erano le rachitiche spoglie di una vecchia orripilante.

Ero pronto allo scontro, bloccato fra la creatura e il lago. Invece che combattere, però, fui pietrificato dalla più forte delle magie: la paura. Magnus strisciava sul pontile, incapace di reggersi sulle gambe. Si reggeva la testa, afflitto da dolori e spasmi. I muscoli di gambe e braccia si contraevano da soli... e un Billywig, uscito da sotto la gonna della Megera, ronzò fulmineo verso di lui, infilzando il pungiglione nel collo scoperto.

Urlai con ferocia, infischiandomene della possibilità di essere scoperto a violare il coprifuoco. Nel tentativo di soccorrere Magnus provai a scartare la Megera di lato, scoprendo quanto il corpo da vecchia deforme fosse solo questione di estetica. Di certo non era prestante, ma si mosse velocemente per sventolarmi di fronte al naso un dito contrariato.

- No, proprio no, piccolo lupo - disse con voce stridula. - Se tentassi un'altra volta, il tuo amico ne risentirebbe. Un puntaspilli per la vita diverrebbe, un destino triste e cupo. -

Impugnai la bacchetta saldamente, facendo memoria di tutti gli insegnamenti appresi fino a quell'istante nell'arte del duello. Ci vollero pochi secondi per passare a scandaglio i due incantesimi che conoscevo. Nonostante la Megera non portasse alcuna bacchetta, ero io a sentirmi completamente indifeso.

- Torcigli un capello e ti verrò a cercare con la luna piena. - Magnus aveva cominciato a levitare come una prugna-dirigibile attaccata a un ramo secco dalle dita fameliche.

- Non è mio interesse, se vuoi capirmi. I piani a lungo fermi han fatto adirare colui che tesse. -

- Smettila di recitare filastrocche! Cosa vuoi? Perché ti ha mandato qui? - Ero fuori di me, sull'orlo della Furia anche senza essermi trasformato. Pensai che avrei potuto farcela, così come avevo ucciso quel ragazzino al Palo del Martire. Strapparle il naso adunco dalla faccia e infilarle i pollici negli occhi fino a sentire il sangue colare sulle mie mani... avrei potuto, ma non evitando conseguenze irrimediabili per Magnus.

La Megera, con un gesto, fece scivolare il mio amico fin sulla barchetta sgangherata. Poi allungò le gambe, lunghe zampe ossute d'insetto, e mi rivolse un ghigno agghiacciante. - Non puoi sfuggire te stesso per sempre. I clan sono tornati e fuori abbiamo visto Silente. Ora sai come lui vi ha trattati, non puoi far finta di niente. Ti aspetto sotto la tua grande luna: o porti la guerra o lui vola per sempre. -

Con un gesto leggero cominciò a far muovere i remi. La barca si allontanò lentamente, nell'oscurità, lasciandomi solo sul pontile, senza idea di cosa stesse accadendo o di come porvi rimedio.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Fabio Brusa