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Autore: _Sherazade_    20/11/2019    1 recensioni
Magdalena Pitton è morta lasciando la famiglia e il paese in lacrime.
Ecco cosa provano le persone che l'hanno amata e quello che ha lasciato dietro di sé questa donna.
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La traccia che ha ispirato questo brevissimo racconto: "Scrivi una storia utilizzando i quattro seguenti sostantivi che iniziano tutti per “L”: lucidalabbra, libidine, lutto, laccio."
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Traccia: Scrivi una storia utilizzando i quattro seguenti sostantivi che iniziano tutti per “L”: lucidalabbra, libidine, lutto, laccio.
Genere: Generale, malinconico
Fandom: Originale
Lunghezza: OneShot 1170
 
Peony

Il cielo era grigio, pioveva e sembrava che il sole non sarebbe più tornato per illuminare le giornate del paese di Libeccio.
Magdalena Pitton era morta a soli sessantacinque anni, con una carriera importante alle spalle, una famiglia amorevole che ne piangeva la perdita e un paese intero che si era vestito a lutto per salutare quella che era stata una delle maggiori benefattrici della loro comunità.
La famiglia Pitton era riuscita a costruire la propria fortuna tre secoli prima, e in seguito anche quella della loro cittadina, cominciando a produrre una delle migliori birre sul mercato internazionale.
Da una piccola bottega, alla creazione di un vero e proprio impero. Generazione dopo generazione, la famiglia si era allargata e aveva apportato modifiche qua e là per potersi guadagnare una fetta del mercato, meritandosi la fama ed offrendo a moltissime persone un lavoro stabile e ben remunerato.
Magdalena fu la prima donna della famiglia a gestire l'azienda, e ai suoi tempi non era facile pensare di passare il testimone a una figlia, ma Marino, suo padre, aveva deciso di credere in lei.
Aveva dimostrato di avere il potenziale, e la giusta visione delle cose per poter gestire il loro piccolo tesoro di famiglia. Marino la seguì passo per passo, istruendola e dandole le dritte giuste, senza però dimenticare di ascoltare anche le sue idee, spronandola a portarle avanti, anche a sbagliare. Perché solo sbagliando possiamo capire e migliorare.
Prima di lasciare questo mondo, Marino salutò sereno la figlia che aveva imparato il loro mestiere, e che sapeva avrebbe portato avanti la loro tradizione.
Fu dura per la giovane donna, ma non si arrese e continuò a mandare avanti l'azienda di famiglia, superando tutti gli ostacoli che avrebbero incontrato.
Per molti, specie all'inizio, Magdalena avrebbe dovuto rinunciare a questo sogno e dedicarsi alla famiglia, lasciando la gestione agli uomini, ma lei non lasciò che le voci l'allontanassero dal suo sogno.
Suo marito Paolo, che si è spento pochi mesi prima di questo triste giorno, l'aveva sempre appoggiata e sostenuta. Lei, nonostante il lavoro impegnativo, non ha mai fatto mancare la sua presenza, o il suo amore a chi gli stava intorno, dimostrando anche sul lavoro di essere un capo deciso ma gentile, corretto e disposto ad ascoltare i suoi dipendenti essendo sempre rispettosa.


Il corteo che aveva sfilato per tutto il paese si arrestò di fronte al Mausoleo di famiglia.
Il dolore era palpabile, c'erano un sacco di persone in lacrime, chi piangeva silenziosamente e chi non riusciva a trattenere i singhiozzi. Magdalena non era stata solo una madre, una moglie, una nonna, o una datrice di lavoro; era stata anche una grande amica per molti dei presenti.
Suo figlio Alfio, il maggiore dei tre, aveva poco più di quarant'anni; il viso mostrava gli effetti di quel dolore che lacera dentro. Dopo avere fatto la gavetta in azienda e dopo avere affiancato la madre nella gestione della stessa, era subentrato come capo, anche se si faceva sempre consigliare da lei. Era un uomo sicuro di sé, in gamba e con molte delle qualità che avevano reso sua madre un ottimo capo, ma in quel momento aveva perso la sua guida, e lui si sentiva perso. Gli occhi erano gonfi e rossi: aveva pianto al suo capezzale per un tempo che gli era parso infinito.
Le era stato accanto fin dalla comparsa della malattia, fino a che non emise il suo ultimo respiro, senza mai lasciarle la mano.
Si sentiva una bambina che piangeva, era Cleo, la più piccola delle nipoti di Magdalena, figlia di Elio, il terzogenito. La bambina era molto legata alla sua nonna, e la sua perdita l'aveva sconvolta. Elio sentiva la mancanza della madre, ma sapeva di dover essere forte per la sua famiglia, sapeva che, nonostante il dolore, non doveva crollare. L'uomo era a capo dell'ufficio che si occupava delle acquisizioni e dell'ampliamento dell'azienda all'estero. Aveva trentacinque anni, sposato, irrimediabilmente innamorato della moglie e la piccola Cleo aveva riempito la loro vita. Vederla sciolta in lacrime gli faceva stringere il cuore.
Si inginocchiò e le accarezzò amorevolmente la testa, cercando di consolarla. La piccola singhiozzava e, quasi vergognandosi, disse al padre che le si erano slacciate le stringhe delle scarpe, e che non riusciva più a fare il nodo. Elio sorrise, le diede un buffetto sulla guancia e prese tra le mani il laccio della scarpina e mostrò alla figlia come fare.
«Ora prova tu con l'altra scarpa». La bambina si asciugò il viso dalle lacrime e provò, riuscendo con calma nell'impresa. Abbracciò il padre e gli disse che le mancava tantissimo Dadà, quando aveva appena imparato a parlare era così che chiamava nonna Magdalena. Da allora era rimasta per tutti nonna Dadà.
«Manca tanto anche a me, ma vedrai che veglierà sempre su di noi». La bimba sorrise e abbracciò teneramente il padre.
Moltissime persone si avvicinarono ai famigliari della donna per porgere le proprie condoglianze.
Mancava solo Luca, il figlio di mezzo, e il più turbolento dei tre.
Non che non volesse bene alla famiglia, ma era sempre stato preda dei suoi istinti, troppo preso da essi per fare la cosa giusta.
Aveva partecipato al funerale, ma era appena finita la cerimonia che il ragazzo era già scomparso per soddisfare la propria libidine assieme all'ultima fiamma, che molto probabilmente era più interessata al suo conto in banca che ad altro.
Ma il ragazzo non si era allontanato solo per quello. Odiava la folla, e preferiva vivere da solo il proprio dolore. Sfogarsi assieme a una ragazza era un modo per non pensare a quanto stava accadendo e alla tristezza che provava nel cuore.
Luca non era un cattivo figlio, senza che nessuno se ne fosse accorto, aveva lasciato nella bara un mazzolino di peonie rosacee, le preferite della madre, il cui colore richiamava anche quello del suo lucidalabbra preferito. Lo stesso che la truccatrice aveva usato per prepararla per il suo ultimo viaggio. Magdalena aveva sempre tenuto ad essere in ordine e curata, Luca lo sapeva bene e aveva ingaggiato una delle migliori artiste della regione per poterla curare un'ultima volta.
Dato che non si era mai interessato alla carriera in azienda, lavorava in essa ma come semplice operaio, e la cosa gli andava comunque bene dato che aveva una parte di rendita grazie agli appartamenti che lui aveva ereditato e successivamente dati in affitto.


Quasi tutti lasciarono il cimitero, ed erano rimasti solo Alfio, Elio e Luca, che li aveva raggiunti quando la gente se ne era andata, lasciandolo libero di avvicinarsi alla bara per dare il suo ultimo saluto all'amata madre.
Erano sui gradini del mausoleo e si stavano dirigendo verso l'uscita del cimitero, l'aria si fece più calda, e si sentiva una fragranza inconfondibile che i tre ragazzi riconobbero immediatamente: era il profumo preferito di Magdalena, seguito dal suono lontano di una fisarmonica. Paolo, il loro padre, adorava suonarla.
I tre si guardarono e sorrisero, con l'immagine dei loro genitori sorridenti riuniti e con la certezza che non li avrebbero mai lasciati soli.



 


L'angolo di Shera 

Eccoci con un nuovo racconto, non pensavo nemmeno che lo avrei pubblicato oggi.
La prima fase della mia personale challenge è quasi terminata, e così anche le tracce meno impegnative. Ora si comincia a fare sul serio!
Ero indecisa fra questa e un'altra, simile a quella del racconto precedentemente pubblicato, solo che invece che cominciare il racconto con una frase, avevo pronta la chiusura.
È un racconto semplice, ma lo trovo carino, senza pretese, e su un argomento a me caro come lo è quello della morte.

Aspetto vostri suggerimenti, critiche o consigli vari.
Un abbraccio

Shera♥
  
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